Meno giornate di lavoro... e gli addetti invecchiano

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1 Meno giornate di lavoro... e gli addetti invecchiano 57 All inizio degli anni Cinquanta, gli occupati agricoli in Emilia-Romagna erano oltre 860 mila, più della metà della forza lavoro complessiva. Nell ultimo mezzo secolo, nella regione come nel resto d Italia e, più in generale, in tutti i Paesi ad economia avanzata il tasso di occupazione in agricoltura si è drasticamente ridotto, sia perché lo sviluppo economico generale ha offerto molte più opportunità di lavoro in altri settori, sia perché la diffusione della meccanizzazione e di altre innovazioni tecniche ha enormemente aumentato la produttività del lavoro in agricoltura. Le statistiche sulle forze di lavoro quantificano, per il 2001, in gli occupati complessivi dell Emilia-Romagna, di cui solo il 5,6 per cento (101 mila unità) in agricoltura, contro il 35,9 per cento dell industria ed il 58,5 per cento dei servizi. La fortissima diminuzione del lavoro agricolo, che costituisce indubbiamente un indicatore di benessere sociale, non ha però avuto un andamento omogeneo nelle diverse classi di età. Negli anni, infatti, sono stati soprattutto i più giovani a cercare al di fuori del mondo agricolo l opportunità non solo di migliorare il proprio reddito, ma anche di conseguire uno status sociale giudicato da molti più appagante. Tale processo è alla base del progressivo invecchiamento degli addetti agricoli che, come vedremo più avanti, rappresenta una delle questioni cruciali per il futuro dell agricoltura emiliano-romagnola. Tab. 1 - Emilia-Romagna: aziende, SAU e superficie totale per classe di età del conduttore; anno TIPOLOGIA DI AZIENDA AZIENDE SAU SUPERFICIE TOTALE n % Ettari % Ettari % persona giuridica , ,01 9, ,70 12,0 con meno di 40 anni , ,92 15, ,80 14,4 tra 40 e 60 anni , ,56 35, ,75 34,4 con oltre 60 anni , ,43 39, ,31 39,2 TOTALE REGIONE , ,92 100, ,56 100,0 Fonte: elaborazione su dati Istat, censimento generale dell agricoltura 2000

2 D O S S I E R C E N S I M E N T O Tab. 2 - Emilia-Romagna: aziende con conduttore di 60 anni ed oltre: potenzialità di ricambio generazionale in rapporto alla presenza o meno di successori *; anno REGIONE E ZONE ALTIMETRICHE PRESENZA DI ALMENO UN SUCCESSORE ASSENZA DI SUCCESSORI SAU MEDIA (ETTARI) Aziende Sup. totale SAU Sup. totale SAU Aziende Aziende Aziende (Ettari) (Ettari) (Ettari) (Ettari) con successore senza successore Emilia-Romagna , , , ,47 21,5 5,9 28,4 Montagna , , , ,19 19,0 5,0 34,2 Collina , , , ,65 21,9 5,7 29,4 Pianura , , , ,63 21,7 6,2 27,0 * per successore si intende, in questo caso, un familiare o parente del conduttore che lavora in azienda per almeno 100 giornate all anno ed ha meno di 55 anni. Fonte: elaborazioni su dati Istat, censimento generale dell agricoltura 2000 % DI SAU TOTALE PRIVA DI SUCCESSORE 58 Fig. 1 Emilia-Romagna: incidenza del lavoro salariato sul totale delle giornate; anno Fonte: elaborazione Regione Emilia-Romagna su dati Istat meno di 5% 5-9,9% 10-14,9% 15-24,9% 25% e oltre Graf. 1 Emilia-Romagna: giornate di lavoro per categoria di manodopera; anno Conduttore Coniuge del conduttore Altri familiari del conduttore Parenti del conduttore a tempo indeterminato a tempo determinato Cosa emerge dal 5 5 censimento (1) Nel 2000 le giornate di lavoro (2) svolte nelle aziende agricole dell Emilia-Romagna sono state circa 25,8 milioni, in calo del 32,6 per cento rispetto al Continua di conseguenza a ridursi anche l impiego di lavoro per unità di superficie coltivata, ormai sceso, come media, a 23 giornate per ettaro di SAU, contro le 31 del 1990, le 43 del 1982 e le 66 del Per questo indicatore non si riscontrano significative differenze tra le zone altimetriche (il numero medio di giornate per ettaro di SAU è compreso tra 21,1 per la montagna e 23,7 per la pianura), mentre sono assai più ampie le oscillazioni tra una provincia e l altra. Valori superiori alla media regionale si registrano in tutta la Romagna (con il massimo a Rimini: oltre 41 giornate per ettaro), ma anche nelle due province Reggio Emilia e Modena più intensamente zootecniche. All agricoltura più estensiva di Ferrara e Piacenza corrispondono invece i valori più bassi, nell ordine di giornate ad ettaro. Esiste inoltre una correlazione inversa tra intensità nell impiego del fattore lavoro e dimensioni aziendali: il numero medio di giornate per ettaro di SAU decresce progressivamente da quasi 120 nelle aziende inferiori all ettaro fino ad 8 nelle aziende di oltre 100 ettari. Tale andamento è sicuramente da mettere in relazione con gli ordinamenti produttivi, generalmente assai più intensivi nelle piccole aziende, ma anche con le economie di scala che possono,

3 e devono, conseguire le aziende di maggiori dimensioni, dove il ricorso al lavoro salariato costituisce un importante voce di costo. Tra le diverse forme di conduzione, sono infatti le aziende a conduzione diretta ma con manodopera extrafamiliare prevalente e quelle in economia a far registrare la minore intensità nell impiego di lavoro: in media, rispettivamente 18 e 11 giornate per ettaro di superficie agricola utilizzata. Circa la metà delle quasi 108 mila aziende operanti in regione impiega meno di 100 giornate di lavoro all anno. Ma oltre il 72 per cento del lavoro in agricoltura è assorbito da un numero relativamente esiguo di aziende (28 mila, poco più di un quarto del totale): quelle che richiedono almeno 300 giornate l anno. Le categorie di manodopera I L RUOLO DELLE DONNE In Emilia-Romagna le donne costituiscono circa il 35 per cento delle persone stabilmente impegnate nelle aziende agricole (esclusi quindi i salariati avventizi, ma compresi i familiari che svolgono anche un numero limitato di giornate di lavoro). Il loro ruolo in agricoltura presenta però alcune peculiarità e, soprattutto, rimane fortemente differenziato rispetto a quello degli uomini. In primo luogo, il lavoro femminile è più frequentemente a part-time rispetto a quello degli uomini: l incidenza delle donne scende infatti a meno del 27 per cento se si considerano, invece delle persone, le giornate di lavoro. La proporzione tra lavoro maschile e femminile è poi molto diversa a seconda delle categorie di manodopera (grafico 2, a pag. 60): l incidenza delle donne risulta infatti preponderante nel ruolo di coniugi del conduttore, con l 83,4 per cento delle giornate di lavoro complessivamente svolte da questa categoria. È notevole anche la presenza femminile tra i salariati avventizi: dirigenti o impiegati (29,8% delle giornate) ma, soprattutto, operai (44,2%); di minore rilievo il ruolo delle donne come salariati fissi anche se, in questo caso, la loro incidenza è maggiore tra i dirigenti e impiegati (27,4% delle giornate) che tra gli operai (12%). Nell ambito della manodopera familiare, la presenza femminile è piuttosto contenuta per quanto riguarda i parenti ed i familiari del conduttore diversi dal coniuge (23-24% delle giornate) e decisamente bassa nel ruolo centrale di conduttore: appena il 13 per cento delle giornate. Se però si considera il numero di persone e non quello di giornate, l incidenza delle donne si innalza al 22,3 per cento. Le conduttrici donne dedicano infatti al lavoro aziendale un numero di giornate mediamente molto inferiore rispetto ai colleghi uomini. Ma il motivo non va cercato solo nel fatto che le donne che lavorano (e non solo in agricoltura...) devono sobbarcarsi anche molteplici compiti di tipo domestico. La ragione principale del minor impegno delle donne conduttrici trova invece origine proprio dalle caratteristiche strutturali delle aziende loro affidate, che risultano mediamente più marginali di quelle condotte dagli uomini. La SAU media delle aziende emiliano-romagnole con un conduttore donna si ferma infatti a 6,3 ettari, contro i 10,4 delle aziende degli uomini e, di conseguenza, le donne governano solo il 14,8 per cento della SAU complessiva delle aziende gestite da persone fisiche. Le aziende al femminile sono poi più numerose in montagna, dove rappresentano un quarto del totale, che in pianura, dove solo un azienda su cinque è condotta da una donna. La proporzione tra conduttori uomini e donne non cambia molto da una provincia all altra: in genere la percentuale di donne oscilla tra il 21 ed il 24 per cento; solo in tre province (Reggio Emilia, Ferrara e Ravenna) si scende al 19-20%, mentre Bologna risulta la più femminista, con oltre un quarto delle aziende (e quasi il 20% della SAU) gestite da donne. In tutte le province, comunque, le donne dispongono di aziende nettamente più piccole rispetto agli uomini. La maggior parte del lavoro agricolo continua ad essere assicurato dalla manodopera familiare (quasi 22 milioni di giornate), che negli ultimi dieci anni cala solo del 30,4 per cento a fronte del -43,1 per cento che si registra per il lavoro salariato. Nell ambito del lavoro familiare, poi, oltre la metà delle giornate di lavoro sono attribuibili al conduttore, e l apporto dei familiari risulta in forte calo rispetto al 90. Ciò sembra indicare una sempre maggiore concentrazione del lavoro agricolo nella figura del conduttore, che assicura, da solo, il 50 per cento di tutto il lavoro impiegato nelle aziende della regione (grafico 1), mentre l apporto dei familiari e parenti è del 35 per cento e quello dei salariati del 15 per cento (nel 90 le proporzioni erano rispettivamente 43,5, 39 e 17,5%). L incidenza delle diverse categorie di manodopera è fortemente condizionata dalle dimensioni aziendali, dalla forma di conduzione e dall ubicazione delle aziende. In particolare, le giornate svolte dalla manodopera extrafamiliare rappresentano quasi i due terzi del totale nelle aziende prive di terreno agrario (e cioè con allevamenti specializzati senza terra), si mantengono al di sotto del 10 per cento per tutte le classi fino a 10 ettari di SAU, quindi aumentano rapidamente fino al 78 per cento in corrispondenza della classe superiore ai 100 ettari. Le aziende condotte in economia sono ovviamente quelle con la più elevata incidenza della manodopera salariata, che svolge oltre il 91 per cento delle giornate di lavoro complessive. Particolarmente contenuto risulta il ricorso al lavoro salariato nelle aziende di montagna (6,3% delle giornate) e nella provincia di Rimini (6,4%), le cui aziende hanno una superficie agricola utilizzata media di soli 4 ettari e mezzo. Nelle altre province l incidenza del lavoro extrafamiliare è compresa tra l 11 ed il 16%, con l unica eccezione di Ferrara, dove si sfiora il 25 per cento (figura 1). 59

4 D O S S I E R C E N S I M E N T O Graf. 2 Incidenza del lavoro maschile e femminile per categoria di manodopera; anno % 90% 80% % giornate di lavoro 70% 60% 50% 40% 30% 20% 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% 10% 0% Femmine Maschi Conduttore Coniuge Altri familiari Parenti fissi: dirigenti, impiegati fissi: operai avventizi: dirigenti, imp avventizi: operai TOTALE GIORNATE DI LAVORO La famiglia del conduttore Il conduttore e la sua famiglia continuano quindi a fornire una quota preponderante del lavoro in agricoltura e, d altra parte, abbiamo visto che la conduzione diretta, pur assai differenziata al proprio interno, costituisce tuttora la struttura fondamentale della nostra agricoltura. Vale quindi la pena di vedere più nel dettaglio le caratteristiche della manodopera familiare. Nelle 106 mila aziende condotte da una persona fisica, i componenti delle famiglie dei conduttori sfiorano nel complesso le 310 mila unità: ai conduttori vanno infatti aggiunti coniugi, altri familiari e 18 mila parenti non conviventi, ma che svolgono comunque giornate di lavoro in azienda. Nel 60 per cento dei casi, però, i coniugi e gli altri familiari del conduttore non lavorano in azienda. Le persone che effettivamente collaborano con il conduttore si riducono quindi a meno di 92 mila, di cui coniugi ed altri familiari e 18 mila parenti. Ma per molti di essi il coinvolgimento nell attività aziendale assume un carattere saltuario: oltre (il 56,1% del totale) lavorano in azienda meno di 50 giornate all anno e altri (il 13,4%) svolgono tra le 50 e le 100 giornate, fornendo nel complesso poco più del 23 per cento del lavoro attribuibile all insieme dei familiari. In definitiva, oltre i due terzi delle giornate di lavoro sono garantite solo da 22 mila familiari (il 24% del totale), ciascuno dei quali svolge in azienda almeno 150 giornate all anno. Queste poche cifre mostrano il divario esistente tra il numero di persone che abitano in azienda (eventualmente collaborando in misura marginale all attività agricola) e l effettiva entità, molto più esigua, della manodopera familiare in grado di fornire un apporto significativo e sistematico ai lavori aziendali. Ciò va tenuto presente nel valutare le reali potenzialità di avvicendamento alla guida delle aziende da parte di familiari o parenti del conduttore. Bisogna inoltre considerare che solo il 26 per cento dei familiari e parenti che lavorano in azienda ha meno di 40 anni, il 38 per cento tra i 40 ed i 60 anni ed il 36 per cento ha 60 anni ed oltre. Troppo alta l età dei conduttori Tra il censimento del 1982 e quello del 2000 l età media dei conduttori del-

5 le aziende agricole emiliano-romagnole è aumentata di circa 3 anni, passando da 57,3 a 60,2 anni. L età media sale andando dalla pianura (59,7 anni) alla collina (60,2) e alla montagna (62,1), area in cui, già nel 1982, questo indicatore risultava superiore ai 60 anni. L andamento dell età media può fornire un indicazione sintetica sulle tendenze in atto negli ultimi decenni, ma rappresenta un indicatore piuttosto grossolano: per valutare la situazione attuale, e cercare di delineare le prospettive future, è necessario verificare la situazione dell agricoltura regionale in base all età dei conduttori (tabella 1, a pag. 57). Su quasi 108 mila aziende censite nel 2000, appartengono ad enti e a società diverse dalla società semplice e quindi non hanno come conduttore una persona fisica ; tali aziende sono solo l 1,6 per cento del totale ma, (Foto Severi) avendo in genere dimensioni molto elevate, coprono poco meno del 10 per cento della SAU regionale. Delle rimanenti aziende condotte da persone fisiche, di cui è quindi possibile analizzare la struttura d età, solo (meno del 10% del totale) hanno un conduttore con meno di 40 anni, età soglia per gli incentivi comunitari destinati ai giovani agricoltori. Con un conduttore tra i 40 ed i 60 anni troviamo quasi aziende (33,6%), mentre le rimanenti aziende, il 55 per cento del totale, hanno un conduttore di almeno 60 anni (ma sono più di 17 mila le aziende il cui conduttore ha superato i 75 anni). La situazione appare un po più ottimistica se, invece delle aziende, consideriamo la loro superficie totale o, ancor meglio, la superficie agricola utilizzata. In questo caso, infatti, l incidenza dei giovani si avvicina al 16 per cento e quella dei 40-60enni al 36 per cento, contro il 39 per cento degli ultra 60enni. Le aziende condotte da giovani sono infatti più grandi delle altre: la loro SAU media si colloca attorno ai 16,5 ettari, a fronte degli 11 ettari dei 40-60enni e dei 7,3 dei più anziani (per l insieme delle aziende persona fisica la media è di 9,5). Trova pertanto conferma la constatazione che i giovani permangono in agricoltura se dispongono di un azienda di dimensioni adeguate a garantire un reddito soddisfacente. Tra le zone altimetriche vi sono differenze piuttosto sensibili: la quota di aziende gestite da giovani è del 10,4 per cento in pianura e del 7,8 per cento in montagna, mentre gli ultra 60enni incidono, rispettivamente, per il 54,2 ed il 59,6 per cento; la collina, pur risultando intermedia tra queste due aree, si avvicina di più alla situazione della pianura. È necessario il ricambio generazionale Tornando ai dati della tabella 1 e assumendo, almeno in prima approssimazione, che per le aziende condotte da enni non sussistano gravi problemi di continuità nel breve periodo, l area problematica dal punto di vista del ricambio generazionale è costituita dalle aziende con conduttore di 60 anni ed oltre. In altri termini, per il 55 per cento delle aziende ed il 39 per cento della SAU della regione si pone nell immediato, o comunque nel breve periodo, la questione dell avvicendamento. Per questo sotto-insieme di aziende si sono effettuate elaborazioni specifiche dei dati censuari per verificare se tra i familiari ed i parenti del conduttore esistessero o meno potenziali successori. Si tratta ovviamente di una simulazione, impostata su alcune ipotesi: * i familiari che lavorano meno di 100 giornate all anno sono molto probabilmente già impegnati in altre attività al di fuori dell azienda o non sono comunque interessati (ad es. studenti, casalinghe) ad un maggiore coinvolgimento nell attività agricola e non sono stati pertanto considerati potenziali successori ; * i successori ideali dovrebbero essere impegnati in azienda, se non a tempo pieno, almeno per un tempo prevalente (e quindi almeno 150 giornate all anno) ed avere meno di 40 anni; * si sono però considerate altre tipologie di successori, caratterizzate da minori vincoli sia riguardo alle giornate di lavoro (ritenendo accettabile anche la soglia di 100 giornate), sia riguardo all età, considerando anche le persone fino a 55 anni. I risultati delle elaborazioni mostrano che già per la tipologia meno esigente (tabella 2, a pag. 58) per la quale si definisce successore chi lavora almeno 100 giornate e ha meno di 55 anni le aziende prive di successore nell ambito familiare sono molte di più (oltre ) di quelle in cui è presente un potenziale successore (circa 5.500). Si deve però sottolineare una vistosa differenza strutturale: le aziende con successore hanno una SAU media di 21,5 ettari contro i 5,9 di quelle prive di successore e di conseguenza il loro peso in termini di SAU risulta sensibilmente maggiore. Impiegando definizioni di successore via via più selettive riguardo all età o alle giornate di lavoro, il numero di aziende con successori si ri- 61

6 D O S S I E R C E N S I M E N T O 62 duce fino ad un minimo di per la tipologia di successore più restrittiva (almeno 150 giornate e meno di 40 anni) e, nel contempo, aumentano le loro dimensioni medie. La quota di superficie agricola utilizzata priva di successore varia, a seconda delle tipologie considerate, tra il 28,4 ed il 32,8 per cento per l insieme della regione, ma in montagna tali percentuali sono sistematicamente superiori e comprese tra il 34,2 ed il 37,7 per cento. In conclusione, i margini per un ricambio all interno del nucleo familiare degli attuali conduttori anziani esistono ma non sembrano molto ampi. Del resto la dinamica che si è registrata nell ultimo decennio in pianura, dove il numero di aziende si è ridotto di circa un quarto a fronte di un calo contenuto della SAU (-4%), sembra delineare più una tendenza a cedere i terreni (spesso come affitto) ad aziende preesistenti che a passare il testimone ad un familiare giovane. Diversa è la situazione della montagna, per la quale i dati del censimento evidenziano una forte perdita, oltre che di aziende, anche di SAU. In questa area, infatti, al problema della scarsità di successori, si somma anche una ridotta propensione, da parte delle aziende esistenti, ad allargare la maglia poderale acquisendo i terreni delle aziende cessate. L uso del suolo e le coltivazioni Confrontando i dati del 2000 con la situazione di trent anni fa (tabella 1), per la superficie complessivamente occupata dalle aziende agricole si registra una riduzione di 380 mila ettari (-21%). L andamento non è però omogeneo per le diverse forme di utilizzazione dei terreni; tra il 1970 ed il 2000, infatti, la superficie agricola utilizzata (SAU) perde 230 mila ettari (-17%). Le riduzioni più sensibili si sono quindi verificate per le forme di utilizzazione diverse dalla SAU (boschi, superfici non utilizzate e tare ), che hanno un incidenza particolarmente elevata in montagna. E, come abbia- mo già visto nelle pagine precedenti, questa è l area in cui l attività agricola ha subìto nel tempo i ridimensionamenti più forti, con una accelerazione proprio nell ultimo decennio. Nell ambito della SAU, la tenuta maggiore si riscontra per l insieme dei seminativi (-15% nell ultimo trentennio), mentre cali ingenti si sono verificati per prati permanenti e pascoli (-21%) e, soprattutto, per le coltivazioni legnose agrarie (o coltivazioni permanenti ), la cui superficie si è ridotta del 26 per cento. Ma vediamo più nel dettaglio la situazione al 2000 per le principali coltivazioni e le variazioni intervenu- (1) I dati del censimento agricolo non sono comparabili con quelli derivanti dalle statistiche sulle forze di lavoro: mentre queste ultime classificano gli occupati in base all attività principale da essi svolta, con il censimento dell agricoltura vengono rilevate tutte le persone che effettuano giornate di lavoro in azienda, comprese quindi quelle in condizione non professionale (pensionati, studenti, casalinghe, ecc.) o che esercitano la loro attività principale in settori extra-agricoli. (2) Giornate svolte dalla manodopera familiare e dai salariati fissi e avventizi; non sono quindi compresi i contoterzisti.

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