Tecnologie informatiche per la gestione della conoscenza e del capitale intellettuale. Massimo Ruffolo
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1 Tecnologie informatiche per la gestione della conoscenza e del capitale intellettuale. Massimo Ruffolo
2 1. Modelli organizzativi e soluzioni informatiche IL MODELLO SECI I MODELLI DI INTERAZIONE SOCIALE 7 2. IL CICLO DI VITA DELLA CONOSCENZA SOLUZIONI ICT PER LA GESTIONE DEL CAPITALE INTELLETTUALE IL TRATTAMENTO DELLA CONOSCENZA TACITA E IMPLICITA Knowledge acquisition applications Communication, collaboration systems and groupware Sistemi adattativi ed interfacce multimodali e multicanale IL TRATTAMENTO DELLA CONOSCENZA IN FORMATO SEMI O NON STRUTTURATO Natural language processing Information retrieval Il knowledge discovery in text Document and content management Case based reasoning IL TRATTAMENTO DELLA CONOSCENZA IN FORMATO STRUTTURATO Database, data warehouse e OLAP Knowledge discovery in data: data, web, log, usage, mining L INFRASTRUTTURA DI BASE Internet e intranet Enterprise knowledge portal TECNOLOGIE PER L ESTRAZIONE E L INTEGRAZIONE Integrazione di sorgenti informative eterogenee Wrapping crawling Information extraction TECNOLOGIE PER LA RAPPRESENTAZIONE DELLA CONOSCENZA Ontologie e knowledge representation and reasoning Workflow Web services e service oriented architecture Agenti APPLICAZIONI COMPLESSE Help desk applications e customer relationship management Business process re engineering Decision support systems E learning CASI DI STUDIO IL CASO SKANDIA IL CASO SIEMENS INFORMATION AND COMMUNICATIONS NETWORKS GROUP 38 2
3 4.3 IL CASO UNIQEMA IL CASO SANDWELL HEALTHCARE NHS TRUST 40 3
4 1. Modelli organizzativi e soluzioni informatiche Le attività di creazione, acquisizione, sedimentazione, fruizione e applicazione della conoscenza ai processi di business, tipici di un organizzazione, coinvolgono individui: sono fortemente influenzate, quindi, da dinamiche di tipo sociale ed organizzativo. La gestione della conoscenza, pertanto, riguarda non solo aspetti economici e tecnologici ma anche aspetti psicologici ed organizzativi; ciò implica che le iniziative e le attività di gestione del capitale intellettuale, quand anche possano disporre di tecnologie adeguate, efficaci ed efficienti, rischiano il fallimento laddove si verifichi la sottovalutazione di anche uno solo degli altri a- spetti ad essa collegati. La tecnologia, quindi, gioca un ruolo centrale nella costruzione di soluzioni per la gestione del capitale intellettuale aziendale, ma non è in sé garanzia del successo: una cultura adeguatamente orientata alla condivisione del sapere, una corretta organizzazione e un appropriata leadership, la disponibilità è l esperibilità di sistemi di incentivazione (e disincentivazione) del personale, sono ingredienti fondamentali per il successo di qualunque iniziativa di knowledge management. Negli ultimi anni gli aspetti organizzativi legati alla gestione della conoscenza e del capitale intellettuale sono stati ampiamente studiati: molti autori hanno analizzato, infatti, le implicazioni organizzative legate alla creazione, alla memorizzazione, alla circolazione e all uso della conoscenza. Nei diversi modelli proposti sono stati evidenziati, in particolare, gli a- spetti sociali e psicologici che entrano in gioco in relazione alle forme che la conoscenza organizzativa può assumere. Un fattore che accomuna i diversi modelli, disponibili in letteratura, è la possibilità di evidenziare l esistenza di un ciclo di vita attraversato dalla conoscenza durante il realizzarsi dei processi, siano essi manageriali o operativi, propri di un impresa. Secondo Nonaka e Takeuchi la creazione della conoscenza è da intendere come un processo di diffusione nel quale il sapere creato dagli individui viene sistematizzato all interno della rete di conoscenze dell organizzazione. A partire da tale assunto Nonaka propone il modello denominato Organizational Knowledge Conversion il quale presenta il processo di gestione della conoscenza come una spirale nella quale viene creata sempre nuova conoscenza (FIGURA 1) 1. Come esemplificato nella figura proposta, la spirale riguarda le dinamiche di creazione della conoscenza basate sulle conversioni tacita/esplicita attraverso i processi di socializzazione, esternalizzazione, combinazione, ed internalizzazione (modello SECI). Tale spirale avviene nel cosiddetto Ba ovvero la il luogo fisico o virtuale per la creazione della conoscenza. Nel modello, integrato dallo stesso Nonaka nel 2001, il processo a spirale si sviluppa lungo due dimensioni 2 : la prima, detta epistemologica, riguarda le interazione esistenti tra la conoscenza tacita e quella esplicita; la seconda dimensione, detta ontologica, concerne gli individui e l organizzazione. Secondo questo modello un organizzazione è in grado di creare conoscenza solo attraverso gli individui in essa operanti. Pertanto, le persone più creative vanno valorizzate e sostenute offrendo loro un contesto in cui creare conoscenza. Il sistema di gestione della conoscenza deve, poi, occuparsi della sua sedimentazione, della 1 Nonaka, I. And Takeuchi, H. (1995), The Knowledge Creating Company - how Japanese Companies Create the Dynamics of Innovation, Oxford University Press, Oxford, UK. 2 Nonaka, I., Toyama, R. & Konno, N., (2000) SECI, Ba and Leadership: a Unified Model of Dynamic Knowledge Creation,(Long Range Planning, Vol. 33,), no 1. 4
5 sua circolazione e del suo riuso in modo che la conoscenza possa essere depositata in diversi repository e trattata con gli strumenti tipici dell information and communication technology. Dimensione epistemologica Conoscenza Esplicita Combinazione Internalizzazione esternalizzazione Conoscenza tacita Socializzazione Individule Di gruppo Organizzativā- Inter-organizzativa Livello di conoscenza Dimensione ontologica FIGURA 1 Il modello Organizational Knowledge Conversion 1.1 IL MODELLO SECI Il modello Organizational Knowledge Conversion descriver le dinamiche di sviluppo della conoscenza come un processo a spirale che riguarda il passaggio da livelli ontologici individuali verso livelli di gruppo che possono coinvolgere anche più organizzazioni. Questo processo è governato dal modello SECI, proposto da Nonaka qualche hanno prima del modello Organizational Knowledge Conversion (FIGURA 2) 3. Nel modello SECI vengono postulate quattro modalità di conversione della conoscenza: socializzazione, esternalizzazione, combinazione, internalizzazione. La socializzazione è il processo di trasferimento della conoscenza tacita da individuo a individuo senza che questa cambi forma. Il trasferimento di conoscenza tacita non avviene tramite il linguaggio (essendo la conoscenza in questione non codificabile), ma attraverso un processo di apprendimento basato sull osservazione, l imitazione, la pratica e l esperienza. La socializzazione consiste nel learning by watching, concetto complementare al learning by doing (apprendimento attraverso l azione). Nella socializzazione la creazione della conoscenza si fonda sull osservazione e l esperienza, la socializzazione, però, rappresenta una forma di creazione di conoscenza limitata, in quanto quest ultima permane sempre ad un livello tacito e di conseguenza risulta essere molto difficile da diffondere a livello organizzativo. Essa, però, assume rilevanza fondamentale in quanto contribuisce all arricchimento del capitale umano presente in 3 Nonaka, I. And Takeuchi, H. (1995), The Knowledge Creating Company - how Japanese Companies Create the Dynamics of Innovation, Oxford University Press, Oxford, UK. 5
6 un organizzazione. La socializzazione è supportata soprattutto dagli strumenti tecnologici di groupware e di comunicazione/collaborazione sincrona quali le video conferenze, l instant messaging, le chat, l e learning, anche se ognuno di essi presenta delle limitazioni rispetto al contatto diretto più o meno rilevanti. Condividere e creare conoscenza tacita attraverso esperienze dirette Socialization Socializzazione Esternalizzazione Articolare la conoscenza tacita attraverso il dialogo e la riflessione apprendere ed acquisire nuova conoscenza tacita nella pratica Internalization Internalizzazione Combination Combinazione Sistematizzare e applicare la conoscenza e le informazioni esplicite FIGURA 2 Il processo SECI L esternalizzazione riguarda la trasformazione della conoscenza tacita in conoscenza e- splicita e rappresenta la vera novità nella teoria dell apprendimento organizzativo. Per effettuare la codifica della conoscenza tacita presente in una organizzazione, per definizione, in forma non codificata, si ricorre all uso del linguaggio naturale e di linguaggi astratti che permettono diversi gradi di strutturazione dell informazione. Ciò facilita il processo di conversione della conoscenza che tende a svilupparsi attorno a specifici schemi di comunicazione ed interazione tra i membri dell organizzazione. Il processo di conversione della conoscenza richiede, inoltre, la presenza di condizioni di ridondanza all interno dell organizzazione, ovvero la presenza di una molteplicità di opportunità di scambio e di verifica incrociata delle conoscenze in possesso dei singoli soggetti. La continuità dell interazione e la ridondanza dei contesti consentono ai membri dell organizzazione di avere accesso alle esperienze maturate. L esternalizzazione trae profondo beneficio dalle tecnologie dell informazione che abilitano la cattura e l acquisizione della conoscenza esplicita, la sua memorizzazione, secondo appositi formati caratterizzati da diversi gradi di strutturazione e formalizzazione, in supporti adeguati che possono essere acceduti per dare origine alla combinazione. Le tecnologie usate sono principalmente quelle del knowledge acquisition, dei database, del document/content management. La combinazione consiste nel passaggio di conoscenze esplicite tra individui attraverso le interazioni sociali e si svolge, tipicamente, attraverso il dialogo e la comunicazione, abilitata direttamente in forma sincrona e asincrona dalle tecnologie dell informazione. Gli individui scambiano e combinano conoscenza avvalendosi di diversi strumenti come incontri, documenti, telefonate, reti informatiche, canali di comunicazione e collaborazione. Quando 6
7 in un organizzazione le informazioni provenienti da varie fonti vengono sintetizzate in un rapporto, in un grafico, in uno strumento che consenta di esprimere con efficacia la situazione dell azienda, si realizza una codificazione della conoscenza che riesce ad essere più completa e sistematica delle singole conoscenze (esplicite) individuali o di quelle detenute da singole partizioni organizzative. È, questa della combinazione, l area dove le tecnologie dell informazione giocano un ruolo fondamentale. La conoscenza esplicita può essere e- spressa in documenti testuali, e mail, database, pagine web, etc. e può risultare più o meno trattabile in funzione del grado di formalizzazione e strutturazione con la quale risulta essere espressa: maggiore è il grado di strutturazione, più potenti ed espressivi sono gli strumenti informatici in grado di trattarla (ad esempio, le tecnologie delle basi di dati e dei data warehouse usati in applicazioni di supporto alle decisioni). Negli ultimi anni stanno facendo la loro comparsa sul mercato nuove tecnologie basate sulla rappresentazione di ontologie formali e sulla gestione di dati semi e non strutturati che stanno rendendo trattabile per via automatica anche la conoscenza esplicita debolmente struttura. Ancora, le tecnologie per la rappresentazione di workflow stanno rendendo sempre più agile la rappresentazione formale dei processi aziendali e della componente procedurale della conoscenza esplicita. La conseguenza più evidente è che le tecnologie dell informazione stanno trasformando e ampliando le possibilità di trattare la componente strutturale del capitale intellettuale composta in gran parte dalla conoscenza sedimentata nei sistemi informativi aziendali. L internalizzazione riguarda la conversione della conoscenza esplicita in conoscenza tacita. La conoscenza esplicita comunicata ad un individuo diventa parte del suo bagaglio di conoscenza e della sua capacità di fare, traducendosi concretamente da esplicita in tacita; la conversione è tanto più facile quanto più la conoscenza è rappresentata in documenti elettronici e non, manuali, procedure etc. che ne facilitino la trasmissione anche ad altri soggetti. Gli strumenti di e learning interattivi, le applicazioni di workgroup, le tecnologie di comunicazione sincrona e asincrona (instant messaging, e mail, chat, forum, blog, etc.) permettono, infatti, una comunicazione bidirezionale, sia in senso verticale (da docente a discente e da discente a docente), che in senso orizzontale (da discente a discente). L e learning ed il groupware abituano a condividere in rete con gli altri le proprie conoscenze ed educano all apprendimento continuo, sviluppando così la capacità di ricercare, selezionare ed acquisire di conoscenza in ogni momento. Alla conclusione del processo SECI, il quale può culminare ad esempio nella realizzazione di un nuovo progetto o con l ottenimento di un nuovo prodotto, si ha un nuovo inizio dello stesso ma ad un livello di conoscenze complessivo superiore sia per quanto riguarda gli individui che l organizzazione. Ciò si traduce in un avvenuto aumento del capitale intellettuale nelle sue diverse componenti umana, organizzativa e relazionale. Un opportuno orientamento della struttura organizzativa e corrette soluzioni tecnologiche a supporto di tale ciclo possono potenziarne gli effetti della gestione della conoscenza sulla crescita del capitale intellettuale. 1.2 I MODELLI DI INTERAZIONE SOCIALE Il modello SECI mostra che il processo di creazione della conoscenza è senza fine. Esso nasce a livello individuale e si sviluppa a livello di gruppo concludendosi a livello organizzativo. Affinché questo processo possa avere luogo è necessario creare le condizioni al con- 7
8 torno che lo rendano possibile. Negli ultimi anni sono stati proposti diversi modelli di interazione sociale che supportano il realizzarsi del processo SECI; tra questi si possono citare, in particolare, il Ba e ke comunità di pratica. Il modello di interazione sociale chiamato Ba, termine giapponese che significa posto, luogo, contesto per uno scambio creativo proposto da Nonaka esplicita le modalità attraverso le quali persone comunicano in modo da realizzare il processo di conversione della conoscenza da tacita ad esplicita. Il Ba può essere uno spazio fisico, come un ufficio, o anche un modello mentale condiviso, come quello presente all interno di una rete di relazioni fra persone che condividono gli stessi interessi od obiettivi. Il Ba può anche essere uno spazio virtuale (Cyber Ba) creato da opportune tecnologie dell informazione e comunicazione che facilitano e regolano la conversione della conoscenza. Nonaka individua diverse tipologie di Ba ognuna finalizzata a supportare una diversa fase del processo SECI 4 : a) Originating Ba, nel quale la conversione di conoscenza tacita in tacita (socializzazione) avviene attraverso l interazione faccia a faccia fra gli individui. L interazione avviene in un luogo ove è possibile condividere esperienze, emozioni, sentimenti, modelli mentali. Per realizzare l Originating Ba è importante che siano rimosse le barriere che impediscono la circolazione della conoscenza. Per questo scopo possono essere d aiuto le tecnologie dell informazione e della comunicazione che, grazie alle comunicazioni multimediali, ai sistemi di video conferenza, alle chat, all instant messaging, possono simulare un possibile ambiente per lo scambio di conoscenza tacita; b) Dialoguing Ba, nel quale la conversione di conoscenza tacita in esplicita (esternalizzazione) avviene grazie ad un luogo destinato all interazione e alle discussioni creative attraverso il quale nascono nuovi concetti da gruppi o team. Comunità di individui possono condividere conoscenza attraverso meeting fisici, riunioni personali o strumenti per il lavoro collaborativo on line quali groupware, forum di discussione, blog, mailing list, etc.; c) Sistemizing Ba, nel quale la conversione di conoscenza esplicita in esplicita (combinazione) è realizzata e migliorata dalla disponibilità di tecnologie dell informazione che forniscono strumenti per il trattamento della conoscenza esplicita codificata nei diversi possibili formati. Così un grande numero di persone possono partecipare al processo di creazione, sistematizzazione e classificazione della conoscenza; d) Exercising Ba, nel quale la conversione di conoscenza esplicita in tacita (internalizzazione) avviene tramite il training on the job. Anche in questo caso le tecnologie dell informazione (internet, reti intranet, manuali elettronici, sistemi esperti, sistemi di gestione documentale basati su ontologie, sistemi di e learning, etc.) supportano la conversione della conoscenza assistendo l apprendimento da parte degli individui. Un secondo importante modello di rappresentazione delle interazioni sociali finalizzate alla generazione ed allo sviluppo di capitale intellettuale è quello delle comunità di pratica. Una comunità di pratica è costituita da un gruppo di persone che condividono un patrimonio di conoscenze comune e che possono avere comuni interessi ed obiettivi. Nelle comunità di pratica, costituite sia in maniera formale che informale, gli individui interagiscono tra loro in modo informale, scambiandosi le reciproche conoscenze sui temi di interesse; i processi di scambio provocano la generazione e la condivisione di nuova conoscenza 5. 4 Nonaka, I. And Takeuchi, H. (1995), The Knowledge Creating Company - how Japanese Companies Create the Dynamics of Innovation, Oxford University Press, Oxford, UK. 5 Prusak L., (1997) Knowledge In Organizations: Resources For The Knowledge-Based Economy, Butterworth-Heinmann Trd. 8
9 Una comunità di pratica può nascere e svilupparsi spontaneamente in qualunque organizzazione, mediante un processo di socializzazione finalizzato alla condivisione delle esperienze quotidiane e delle pratiche lavorative; una volta formata è tenuta insieme dalla forte coesione e dallo spirito di gruppo dei partecipanti. Le conoscenze prodotte e scambiate da queste aggregazioni sociali sono prevalentemente tacite e non scritte e, diventando familiari nella comunità, sono accettate in modo universale. Questo perché nelle comunità di pratiche l appartenenza al gruppo non viene messa in discussione. Un individuo può appartenere a diverse comunità di pratica più o meno strutturate, e passa dall una all altra spontaneamente. Le nascita ed il mantenimento di comunità di pratica sono fortemente favoriti dalle tecnologie dell informazione che, grazie agli strumenti di comunicazione/collaborazione e groupware,consentono la costituzione di comunità virtuali e delocalizzate. Le tecnologie dell informazione, inoltre, permettendo di catturare ed acquisire, rendendola esplicita, una parte della conoscenza tacita che viene scambiata e generata all interno delle comunità di pratica. Nelle moderne organizzazioni è sempre più diffusa la costituzione di queste comunità in modo da favorire il processo di creazione e di condivisione delle conoscenze e delle esperienze fra i lavoratori. 9
10 2. IL CICLO DI VITA DELLA CONOSCENZA La conoscenza prodotta dagli individui, secondo i modelli sociali descritti nelle pagine precedenti, oltre a sedimentarsi sotto forma delle diverse componenti del capitale intellettuale (umano, organizzativo e relazionale), circola nei processi di business di un organizzazione attraverso un preciso ciclo di vita contribuendo alla creazione di valore. In letteratura sono stati proposti diversi modelli per la rappresentazione del ciclo di vita della conoscenza; tra questi il più ampiamente riconosciuto ed accettato, grazie alla sua significatività e completezza, è quello proposto dal Fraunhofer IPK, il quale integra i concetti e i termini chiave dei modelli più importanti presenti in letteratura proponendo un ciclo di vita di gestione della conoscenza che collega i diversi processi di business, aventi luogo in una organizzazione, con le diverse variabili organizzative che ne determinano il funzionamento 6. L idea che sta alla base di questo modello e che lo rende estremamente interessante è che per avere una gestione della conoscenza efficace è necessario riconoscere e guidare l interazione critica tra persone, tecnologie ed organizzazione. Secondo il modello del Fraunhofer IPK in un organizzazione esiste un processo chiave, trasversale ai processi di business, che tenendo in conto gli aspetti organizzativi, motivazionali e tecnici, connessi con la gestione della conoscenza, rende effettivi i benefici offerti dalla conoscenza nel realizzarsi dei processi manageriali ed operativi. Il modello definisce uno scenario nel quale il knowledge management può realmente incrementare l efficienza e l efficacia dei processi di business di un organizzazione e contribuire alla creazione di valore e alla crescita del capitale intellettuale. Al fine di porre in essere il ciclo di gestione della conoscenza è necessario mettere a punto un adeguata strategia, tale da definire le modalità di interazione tra le diverse variabili in gioco e le modalità di governo del sistema organizzativo e tecnologico che la implementa. La disponibilità di una strategia fa si che la creazione, la memorizzazione, la distribuzione e l uso della conoscenza all interno dei processi avvenga in maniera consapevole e finalizzata agli obiettivi di business grazie all opportuno coinvolgimento delle diverse componenti dell organizzazione che entrano in gioco nella creazione di valore. Il ciclo di vita della conoscenza prevede due fasi iniziali: la definizione degli obiettivi della gestione della conoscenza e l identificazione della conoscenza da gestire (FIGURA 3). Queste prime due fasi fuori linea vengono compiute attraverso attività di knowledge audit dalle quali deriva la calibratura del ciclo stesso. Le altre quattro fasi, la creazione l immagazzinamento, la distribuzione della conoscenza e la sua applicazione, costituiscono il corpo del ciclo; esse, iterate di continuo, realizzano il ciclo di vita della conoscenza all interno di una qualunque organizzazione. 6 Pubblicazione del Fraunhofer IPK reperibile presso il sito ufficiale dell istituto 10
11 Gestione delle Risorse Umane Identificare La conoscenza Applicare la Formulate Conoscenza KnowledgeGoals Formulare gliobbiettivi Generare la Conoscenza ICT Tecniche di controllo della conoscenza Processi di Business Distribuire la Conoscenza Memorizzare la Conoscenza Leadership Cultura Organizzativa FIGURA 3 Il ciclo di vita della conoscenza Ogni singola fase del processo è chiamata a gestire diverse forme e tipologie e risorse di conoscenza costitutive il capitale intellettuale che operano, in maniera concorrente, alla realizzazione dei processi di business e alla creazione di valore anche sotto forma di capitale intellettuale. Nella fase di generazione, la conoscenza originata nei processi di business, a livello individuale e sociale, viene catturata, acquisita e resa disponibile per l intera organizzazione. Inizialmente, solo una minima parte della conoscenza creata è direttamente disponibile in forma esplicita (immagazzinata nei manuali, database, case study, report, best practice, procedure, processi e routine aziendali, etc.), mentre la gran parte si presenta in forma tacita e implicita (accumulata nelle menti delle persone), e richiede appropriati metodi di cattura ed acquisizione (questionari, stesura di lesson learned, applicazione di strumenti di knowledge acquisition, etc.). Il processo di creazione della conoscenza nell organizzazione è guidato dagli individui che apprendono, generano nuove realtà, rimuovono assunzioni e pensieri preesistenti con nuove idee; la creazione della conoscenza, tuttavia,avviene attraverso un processo che non è sistematico, ma in continuo evolvere, difficile da pianificare e controllare: anche per tale motivo, spesso, la conoscenza viene acquistata da altre fonti, anche esterne all organizzazione, e adattata alle diverse necessità. La selezione e l adozione della conoscenza necessaria avviene in relazione alle strategie aziendali: la conoscenza, infatti, va acquisita in relazione agli obiettivi aziendali, secondo differenti strategie mirate a colmare i gap di sapere emersi durante le fasi di audit; tipici schemi strategici sono: l imitazione, la riproduzione e la sostituzione. La creazione di conoscenza può avvenire anche attraverso la reinterpretazione, il filtraggio e la classificazione di quella già posseduta con l aggiunta di quella proveniente dall esterno. In questo caso diventano determinanti le tecnologie dell informazione che abilitano la scoperta di risorse intangibili espressione di conoscenza (knowledge discovery, OLAP, content management, etc.) 11
12 all interno della grande mole di dati che le aziende accumulano in formato strutturato, semi o non strutturato e il rinvenimento da fonti interne ed esterne (information retrieval). I meccanismi di immagazzinamento della conoscenza (memorizzazione) permettono la sedimentazione del capitale intellettuale nell organizzazione e l accesso ad essa nel momento in cui risulta necessaria. La memorizzazione ha a che fare con l esplicitazione: maggiore è la quantità di conoscenza acquisita dalla menti delle persone e resa disponibile in forma e- splicita, più semplice ne è la gestione. La presenza di sistemi e procedure per l esplicitazione (knowledge acquisition) e l immagazzinamento (database, sistemi di gestione documentale, portali aziendali, etc.) rende la conoscenza complessiva dell organizzazione utilizzabile efficacemente anche in presenza di una prevalenza delle forme tacite all interno del patrimonio intellettuale. L immagazzinamento della conoscenza facilita il processo di sviluppo dei nuovi prodotti e il miglioramento dei processi aziendali, grazie anche alla possibilità di recuperare e classificare la conoscenza esistente. In questo contesto le intranet aziendali, i portali e le tecnologie per il content management sono un supporto fondamentale. Il successo della distribuzione della conoscenza dipende dalla cultura organizzativa, che incide sull efficacia degli strumenti di comunicazione e collaborazione disponibili e dalla propensione degli individui a condividere le conoscenze tacite possedute, nonché dalla quantità di conoscenza esplicita disponibile nell organizzazione. La struttura e la cultura organizzativa hanno un impatto diretto sulla distribuzione di conoscenza: particolarmente importante, in questo senso, è la creazione di un clima non autoritario, senza rigidità e rapporti verticali dove gli strumenti organizzativi, le comunità di pratica e del Ba e gli strumenti tecnologici alla base della distribuzione (applicazioni di comunicazione/collaborazione, groupware, portali, etc.) possano essere usati al meglio evitando gli ostacoli provenienti da limitazioni dovute ad atteggiamenti psicologici e conflitti avversi alla distribuzione (un ambiente informale basato sulla fiducia e sulla cooperazione aiuta, infatti, la distribuzione della conoscenza che diviene rapida e più accurata). Questi sono anche i presupposti affinché nell organizzazione si crei un ambiente che faciliti la conversione di conoscenza tacita in conoscenza esplicita, anche attraverso l introduzione di applicazioni tecnologiche orientate in tal senso. Inoltre, un opportuno sistema di incentivi finalizzato ad incoraggiare atteggiamenti favorevoli alla distribuzione può essere fondamentale nella diffusione di una cultura della condivisione della conoscenza. La conoscenza disponibile viene tipicamente applicata nei processi di business per la creazione di valore secondo modalità dipendenti da fattori prevalentemente umani; l applicazione prevede l apprendimento e l aggiornamento continuo, tale da permettere di far fronte ai cambiamenti stimolati dall ambiente. La conoscenza viene utilizzata per portare a termine un compito in maniera ottimale, per risolvere problemi incontrati durante la realizzazione di un attività, per prendere decisioni, per apprendere un comportamento o un sapere tecnico utile in una certa situazione. Applicare la conoscenza comporta anche un processo di verifica e revisione mirato al mantenimento e all aggiornamento del patrimonio di conoscenze stesso al fine di non farlo divenire obsoleto e passivo. Il ciclo di vita della conoscenza è calato pienamente nella realtà organizzativa nel quale avviene e subisce l influsso delle variabili che ne caratterizzano la struttura in ogni suo a- spetto. Pertanto, nel definire una strategia di gestione della conoscenza è fondamentale definire l influsso che questa avrà sulla creazione di valore e sulla sedimentazione del capitale intellettuale tenendo presente l azione svolta dalle seguenti variabili organizzative: i processi di business, la cultura aziendale, la leadership, le tecniche di controllo della conoscenza, la gestione delle risorse umane e, infine, le tecnologie dell informazione. La creazione, memorizzazione, distribuzione e applicazione della conoscenza avviene durante l evolvere dei processi di business, all interno dei quali ha anche luogo 12
13 l apprendimento. La creazione di un sistema di gestione della conoscenza deve pertanto mirare al ridisegno profondo dei processi, tramite il business process reengineering (BPR), solo laddove questa attività dovesse risultare indispensabile ai fini del miglioramento del processo stesso. Più spesso è bene ricorrere al business process improvement (BPI) per integrare le attività di gestione della conoscenza destinate a migliorare l output dei processi, rendendolo più appetibile alla clientela, e il valore aziendale, attraverso la crescita del capitale intellettuale. Le tecnologie e i paradigmi organizzativi disponibili consentono un approccio non invasivo all integrazione del ciclo di vita della conoscenza nei processi di business. La scelta di una strategia non invasiva risulta maggiormente efficace perché permette un introduzione soft delle attività di gestione della conoscenza: ciò riduce l impatto che le attività di knowledge management hanno sul modo di operare consolidato e, di conseguenza, la resistenza da parte delle persone. La cultura aziendale è determinante ai fine della riuscita di una strategia di gestione del capitale intellettuale, dal momento che supporta o impedisce la creazione e la condivisione della conoscenza sia all interno che verso l esterno. Per orientare un organizzazione verso la gestione della conoscenza è necessario impiantare una mentalità in cui le persone si scambiano idee, informazioni e conoscenza senza forzature, perché ritengono la condivisione una cosa diffusa, naturale e giusta. La condivisione della conoscenza può partire dalla diffusione dei profili personali a tutti i livelli dell organizzazione mettendoli in relazione l un l altro in modo da facilitare la creazione di comunità di pratica, del Ba, di identificare gli esperti per la risoluzione di problemi e per la condivisione di nuove idee e conoscenza. Le imprese dovrebbero diffondere i nuovi comportamenti etici e i valori che sono alla base di una organizzazione basata sulla conoscenza mediante appositi azioni mirate ad incidere sulla cultura aziendale, anche ricorrendo a meccanismi di incentivazione e disincentivazione. La cultura aziendale va supportata da una visione condivisa, aperta alle sfide imprenditoriali e focalizzata sulla condivisione della conoscenza come fattore critico per la salvaguardia e il miglioramento del capitale intellettuale. La leadership è un altro fattore fondamentale sia per la creazione della cultura aziendale che per lo sviluppo ed il coordinamento dei diversi elementi di un sistema organizzativo e tecnologico di gestione della conoscenza. La leadership guida sia la diffusione di una cultura aziendale orientata al knowledge management, sia le attività stesse del processo di gestione della conoscenza. Essa, inoltre, si occupa dello sviluppo costante e dell innovazione, facendo leva su programmi speciali di apprendimento e di gestione del cambiamento per raggiungere i risultati prefissati. La leadership deve possedere carisma, cultura e gli opportuni strumenti tecnici ed organizzativi in grado di orientare i comportamenti verso la cultura della gestione della conoscenza. La gestione del capitale intellettuale si esplica attraverso un insieme di attività che coinvolge aspetti sociali, psicologici, tecnologici, organizzativi ed economici. Per far si che tali fattori, differenti qualitativamente, concorrano ed evolvano correttamente, il ruolo guida del management è cruciale. In questo contesto uno dei fattori più importanti, per l effettiva gestione della conoscenza, è una chiara e consapevole strategia che deve essere allineata sia con le risorse dell organizzazione sia con l ambiente competitivo circostante. Per questo motivo, devono essere sviluppate tecniche di controllo della conoscenza orientate al controllo strategico degli obiettivi, al controllo operativo delle attività di knowledge management e delle loro applicazioni, al controllo e alla valutazione dello stato del capitale intellettuale. Importante è anche, nella definizione delle strategie e delle politiche di gestione e sviluppo del capitale intellettuale, la gestione delle risorse umane. Quest ultima, in particolare deve essere intrapresa con lo scopo di superare le resistenze e stimolare la partecipazione, anche ricorrendo a sistemi di incentivazione e disincentivazione specifici, al fine di svilup- 13
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