Fordismo e crisi del fordismo. Le analisi della nuova sociologia economica a livello micro
|
|
- Florindo Roberti
- 8 anni fa
- Visualizzazioni
Transcript
1 Fordismo e crisi del fordismo Le analisi della nuova sociologia economica a livello micro
2 Trasformazioni del lavoro industriale Artigiano = imprenditore che conduce la sua impresa prevalentemente con il lavoro proprio e dei suoi familiari, con l eventuale assunzione anche di dipendenti (Bagnasco, Barbagli, Cavalli 1997) Ci si serve di utensili che estendono le possibilità di chi lavora : sono molto flessibili (= servono per fare molte cose diverse) L abilità nell uso diretto dell utensile sui materiali (es. tornio per creare vaso ) è decisiva per la produzione L abilità richiesta si apprende con un lungo tirocinio Putting-out system: coordinamento di artigiani che lavorano a domicilio, ai quali l imprenditore-mercante ricorre a seconda delle richieste del mercato (es. tessitori) XVIII sec.: prime concentrazioni di manodopera in uno stesso luogo, sotto il controllo di un imprenditore (factory system, organizzazione di fabbrica) 2
3 Le origini dell organizzazione di fabbrica Vengono introdotte le prime macchine utensili Ancora flessibili (come i vecchi utensili): macchine universali L operatore deve conoscere le varie possibilità della macchina, predisporla (es. fresatrice) e poi finire il pezzo a mano Operai di mestiere Spesso organizzati in squadre composte di anziani e apprendisti Sistema disorganizzato Tempi poco prevedibili Modalità differenti per realizzare lo stesso prodotto Ruolo fondamentale dell operaio di mestiere e del caposquadra nell organizzazione del lavoro 3
4 L organizzazione scientifica del lavoro Taylor (1911) per ottenere efficienza sono necessari: Un organizzazione centralizzata con una netta divisione dei compiti di decisione/pianificazione e quelli di esecuzione La scomposizione del lavoro in operazioni più semplici, ad ognuna delle quali corrisponde un posto di lavoro La standardizzazione delle singole operazioni (per ogni operazione possono essere fissati tempi e metodi precisi) Le operazioni diventano così estremamente prevedibili Importanza della selezione del personale ( l uomo giusto al posto giusto ) Tentativo di stabilire scientificamente il modo migliore di fare una cosa (one best way) A volte il taylorismo diventa semplicemente un modo per comprimere i tempi di lavoro Una produzione più efficiente doveva garantire salari maggiori, tuttavia, il sistema provocò vivaci reazioni, perché sottraeva ai lavoratori potere e autonomia Si tratta comunque del primo tentativo di introdurre in azienda il problema dell organizzazione del lavoro 4
5 L organizzazione scientifica del lavoro Introduzione delle macchine speciali Compiono una sola o poche operazioni Non richiedono interventi di regolazione Funzionano con continuità Sono veloci e non flessibili Richiedono lavoro molto più semplice di quello dell operaio di mestiere (aumentano gli operai poco qualificati o non qualificati) Breve tirocinio Possibilità della lavorazione a catena La catena di montaggio fu applicata da Ford alla produzione di auto in grande scala nel 1913 Nasce il modello fordista-taylorista 5
6 Il modello fordista-taylorista Imprese verticalmente integrate Includono tutte le fasi produttive, dall acquisto delle materie prime alla distribuzione del prodotto finito Produzione di massa Beni standardizzati prodotti in grande quantità con macchine specializzate Organizzazione del lavoro tayloristica Parcellizzazione delle mansioni (lavoro diviso in compiti molto semplici e ripetitivi) Separazione netta e rigida tra progettazione e realizzazione dei prodotti Impresa = grande organizzazione burocratica basata sul controllo gerarchico 6
7 Il modello fordista-taylorista Non è un caso che il fordismo sia nato in America : Grande mercato nazionale precocemente uniformato dalle infrastrutture (ferrovie) Immigrazione, popolazione in crescita (differenziazioni sociali minori che in Europa) Forte carenza di manodopera specializzata Diffusione più discontinua in Europa Dove persistono anche forme di organizzazione produttiva differenti (come i distretti industriali ) 7
8 Il modello fordista-taylorista Altri aspetti del modello (esigenze di stabilizzazione dopo gli anni 30): Estensione della contrattazione collettiva e istituzionalizzazione delle relazioni industriali (per controllare il conflitto e garantire la collaborazione) Intervento dello stato nella regolazione della domanda (stato sociale keynesiano) Relazioni industriali e intervento pubblico stabilizzano il mercato (stretto legame tra stato sociale keynesiano a livello macro e fordismo a livello micro) 8
9 Tensioni e trasformazioni del modello fordista a partire dagli anni 70 La saturazione del mercato dei beni di massa riduce lo stimolo alla crescita del consumo Cresce la concorrenza dei paesi di nuova industrializzazione (con più basso costo del lavoro, soprattutto nelle produzioni più semplici e di minore qualità) Cresce il prezzo del petrolio e delle materie prime Maggiore instabilità dei mercati (fine del regime di cambi fissi) Esplosione della conflittualità sociale nei primi anni 70 La piena occupazione rafforza il potere della classe operaia L intensificazione dell organizzazione del lavoro tayloristica, per far fronte alla crescita della competizione, rende il lavoro più alienante e meno gratificante 9
10 Tensioni e trasformazioni del modello fordista a partire dagli anni 70 L esistenza di sistemi di rappresentanza neocorporativi più strutturati e di pratiche di concertazione hanno reso meno dirompenti gli effetti del cambiamento (che sono stati invece più forti negli Stati Uniti, in Gran Bretagna o in Italia ) In ogni caso, ovunque si sviluppano nuovi modelli produttivi Saturazione dei mercati domanda più diversificata e di beni di maggiore qualità (anche per crescita redditi e formazione nuovi gruppi più istruiti e nuovi stili di vita) Esigenze di flessibilizzazione dell organizzazione industriale (rivoluzione organizzativa) Ma anche nuove possibilità di sviluppo per le imprese proprio nel campo della produzione diversificata e di qualità 10
11 L evoluzione della grande impresa La sfida della flessibilità dal modello Toyota all impresa-rete 11
12 Trasformazioni delle grandi imprese Riorganizzazione che mira a: Offrire più prodotti (non si sa in anticipo quale avrà successo) Produrre rapidamente ciò che sarà richiesto dal mercato (tipo e quantità di prodotto) Le grandi imprese devono 1. Ridurre la separazione tra concezione ed esecuzione 2. Cambiare organizzazione interna e organizzazione del lavoro 3. Modificare il rapporto con i subfornitori 4. Capovolgere il rapporto con il contesto istituzionale locale (fattori culturali e normativi) 12
13 Trasformazioni delle grandi imprese 1. La separazione tra concezione ed esecuzione rende l introduzione di nuovi prodotti lenta, complicata e rigida Decentramento dell autorità Strutture centrali più snelle Laboratori più piccoli a livello di unità operative Le unità operative diventano aziende semiautonome La grande impresa si trasforma in una holding che controlla società specializzate in diversi prodotti 2. L organizzazione del lavoro I modelli tayloristi vengono rimessi in discussione Just in time per rispondere velocemente alla domanda Ridurre il magazzino (accumulo di scorte) Ridurre scarti, tempi morti e risorse ridondanti Uso di macchinari meno specializzati Qualificazione più polivalente, gruppi, coinvolgimento 13
14 Trasformazioni delle grandi imprese 3. Rapporto con i subfornitori l impresa si apre verso l esterno, potenziando la collaborazione con i subfornitori Siccome i prodotti aumentano e il loro ciclo di vita si accorcia, le imprese non possono più fare tutto da sole Si concentrano su alcune tecnologie chiave, sul design, sull assemblaggio finale mentre le parti vengono prodotte da una rete di subfornitori 4. Rapporto con il contesto istituzionale locale Le imprese dipendono di più dall ambiente, sono radicate (embedded) nel contesto (locale) Si sviluppano modelli locali di riorganizzazione produttiva Ad es., le capacità di apprendimento e di cooperazione sembrano più sviluppate dove i processi di dequalificaizone del lavoro sono stati più deboli (come in Giappone e in Germania) 14
15 Es.: il sistema Toyota Lo schema organizzativo fordista viene rovesciato : L ordinazione di un certo numero di auto mette in moto la produzione L ordinazione arriva agli uffici commerciali Lungo la linea produttiva viene messa in moto la richiesta dei pezzi necessari I pezzi necessari vengono prodotti solo nella quantità necessaria Produzione just in time (Hono 1978, trad.it. 1993) In caso di errore la macchina viene fermata e il problema risolto direttamente dall operaio (i controlli di qualità non avvengono solo alla fine, ma durante il processo produttivo) Il sistema Toyota richiede responsabilizzazione e partecipazione da parte di tutti i lavoratori Resa possibile da un particolare sistema socio-economico (es. garanzia del posto di lavoro a vita ; differenze fra paghe di operai e dirigenti più basse che in occidente ) 15
16 Il sistema Toyota Lo studio del modello giapponese ha smentito la tesi della continua dequalificazione del lavoro: Le nuove forme di organizzazione possono richiedere maggiore qualificazione e maggiore autonomia dei lavoratori 16
17 NOTA: Modelli di regolazione a livello micro La grande impresa verticalmente integrata ha internalizzato attività che prima erano (o potevano essere) svolte da attori tra loro indipendenti Es. Ford acquista ingranaggi o li produce al proprio interno? Alternativa tra mercato e organizzazione (Williamson 1975): Mercato (il ricorso ai meccanismi di mercato ha un peso variabile nella regolazione) Gerarchia = comandi imperativi dello stato o delle grandi imprese, a livello micro significa controllare (attraverso la gerarchia aziendale) tutto il processo produttivo > Scelta tra produrre e acquistare (make or buy): problema dei costi di transazione 17
18 NOTA: Modelli di regolazione a livello micro Quali fattori definiscono i costi di transazione? Fattori economici fornitura complessa, dilazionata o mutevole nel tempo Fattori sociologici comportamenti opportunistici del venditore, informazione imperfetta dell acquirente NB: ruolo delle reti di relazioni nel generare la fiducia necessaria per una transazione difficile Conoscenza diretta Appartenenza ad una stessa subcultura (meccanismi di socializzazione e controllo sociale possono essere garanzia di correttezza negli affari) 18
19 L impresa-rete Soluzioni intermedie tra mercato e gerarchia: Contratti di lunga durata Franchising Impresa-rete L impresa-rete è un impresa che coordina una rete di imprese minori, collegate da rapporti di quasimercato e quasi-organizzazione Le fasi produttive possono essere svolte da imprese diverse, collegate tra loro in un modello a rete Ruolo delle macchine a controllo numerico (effetto centrifugo sulla produzione) Ruolo degli strumenti di comunicazione e dell informatica (possibilità di centralizzare le funzioni di coordinamento, e di controllare complessi processi di produzione decentralizzati) 19
20 Riscoperta (e persistenza) dei sistemi di piccole imprese Specializzazione flessibile e distretti industriali 20
21 La (ri-)scoperta dei distretti industriali Pioree SabelThe Second Industrial Divide 1984 (trad.it. Le due vie dello sviluppo industriale 1987) Nel corso degli anni 70, crescita delle piccole imprese, Concentrate in sistemi locali (in aree urbane di dimensioni ridotte, costituite da uno o più comuni vicini) Specializzazione settoriale (soprattutto nei settori tradizionali come tessile, abbigliamento, calzature, mobilio, ceramica, ecc., ma non solo) Mercato del lavoro integrato Terza Italia (Bagnasco 1977) Aree di specializzazione produttiva che in alcuni casi esistevano da molto tempo, convivendo con la produzione di massa, e che in altri casi si formano o crescono sotto lo stimolo delle nuove opportunità per le produzioni flessibili 21
22 I distretti industriali Divisione specialistica del lavoro > integrazione tra piccole imprese molto elevata Integrazione verticale tra le imprese: ogni impresa si specializza in una particolare fase (o in un particolare componente del prodotto) La produzione è decentrata e presuppone un elevata collaborazione tra unità produttive La flessibilità dei distretti non dipende solo dall uso di nuove tecnologie da parte delle singole aziende, ma soprattutto dai rapporti di cooperazione tra le aziende 22
23 I distretti industriali La capacità di innovare e migliorare la qualità dei beni prodotti è sostenuta da economie esterne alle singole imprese, ma interne all area in cui esse sono localizzate: Disponibilità di collaboratori specializzati Disponibilità di manodopera specializzata Disponibilità di servizi e infrastrutture collettivi Ma anche di fattori immateriali che influiscono sulla produttività (Marshall atmosfera industriale ) Risorse cognitive che si formano nel tempo e che creano conoscenze tacite (Becattini 2000) = saper fare diffuso e linguaggio condiviso che sostengono la capacità di adattamento e di cooperazione 23
24 Origini e condizioni di successo dei distretti industriali Perché i distretti si sviluppano solo in certi contesti? Lo sviluppo dell economia diffusa e dei distretti è sostenuto da alcuni fattori istituzionali (Bagnasco 1988; Trigilia 1986): Una rete di piccoli e medi centri urbani, caratterizzati da tradizioni artigianali e commerciali diffuse (spesso anche da scuole tecniche) L eredità dei rapporti di produzione in agricoltura prima dell industrializzazione (mezzadria e piccola proprietà contadina) e il rapporto città-campagna, che sostengono l imprenditorialità La presenza di aree caratterizzate da subculture politiche territoriali, che rafforzano il tessuto fiduciario senza il quale i distretti non possono svilupparsi (N.B.: rinuncia a massimizzare l utilità a breve termine da parte di clienti e subfornitori) 24
25 I distretti come sistema economico La costruzione sociale del mercato è un elemento fondamentale per la comprensione e per lo sviluppo dei distretti industriali Cooperazione tra imprese (es. tempi di consegna, investimenti per innovazione, ecc.) Cooperazione all interno del mercato del lavoro (elevata flessibilità interna in termini di orari e di disponibilità a svolgere mansioni diverse; mobilità tra le imprese; propensione a mettersi in proprio ) Formazione professionale, informazioni sui mercati e sulle tecnologie, promozione delle esportazioni ecc. non possono essere sostenute dalla singola impresa: è il sistema economico che se ne fa carico 25
26 I distretti come sistema economico I distretti si basano sulla presenza di specifiche risorse: Tradizioni artigianali e/o presenza di istituzioni di ricerca pubbliche o private che alimentano il saper fare diffuso L innervamento del distretto in una comunità locale garantisce interazioni più dirette e circolazione delle informazioni (sanzionamento ed esclusione di chi non si adegua alle norme e alle aspettative condivise) Il saper fare e la circolazione delle informazioni possono essere sostenuti anche dalle istituzioni (centri per la diffusione della tecnologia, per la formazione imprenditoriale e del lavoro, per la promozione delle esportazioni, per la raccolta di informazioni sui mercati ) Relazioni industriali poco presenti o molto cooperative 26
27 Insegnamenti del caso dei distretti: i beni collettivi locali La possibilità di intraprendere un certo percorso di sviluppo è data dalla presenza di beni collettivi locali (BCL) Il ruolo dei BCL è particolarmente evidente nel caso delle piccole imprese, che non hanno al proprio interno le risorse necessarie per svolgere tutte le funzioni di cui hanno bisogno per essere competitive (beni collettivi locali per la competitività) Ma ogni modello organizzativo ha bisogno di risorse locali (provenienti dal sistema istituzionale e sociale in cui è inserita l impresa) 27
28 Beni collettivi locali per la competitività Secondo Crouch, Le Galès, Trigilia e Voelzkow [2004] l elemento mancante nella spiegazione del successo delle economie locali sta in quelli che vengono chiamati beni collettivi locali per la competitività Questi beni sono definiti dagli autori come i vantaggi che la prossimità geografica e la relativa densità delle comunicazioni possono offrire alle imprese I contesti locali sono importanti proprio in quanto offrono BCL: fattori intangibili ( risorse cognitive e normative, come la conoscenza implicita, i linguaggi specializzati, le convenzioni e la fiducia ) e tangibili ( infrastrutture e servizi ) Il problema centrale delle piccole imprese non sembra essere dato dalle loro dimensioni, bensì dal fatto di essere isolate 28
29 I nuovi modelli organizzativi flessibili: una tipologia (strategie di riaggiustamento industriale ) 29
30 Una proposta di analisi Crisi fordismo differenziazione (modelli locali ) Quali sono questi modelli, e perché sono locali? Regini [1995] suggerisce una tipologia di modelli organizzativi flessibili: 1. (+ Multinazionalizzazione) 2. Produzione di massa flessibile (Pmf) 3. Produzione diversificata di qualità (Pdq) 4. Specializzazione flessibile (Sf) 30
31 1. Multinazionalizzazione Modello fordista (idealtipo): imprese verticalmente integrate produzione di massa (standardizzata: grandi serie e grandi volumi) manodopera scarsamente qualificata e organizzazione tayloristica Nuove condizioni: saturazione mercati concorrenza paesi a più basso costo del lavoro instabilità mercati internazionali (venir meno regime cambi fissi) conflittualità industriale anni 70 difficoltà sostenere spese welfare Strategia = investire nei paesi in via di sviluppo per ritrovare le condizioni di vantaggio prima presenti nei paesi più avanzati: mercati in crescita e condizioni di più basso costo del lavoro [Trigilia 1998: 366] 31
32 2. Produzione di massa flessibile Strategia delle imprese che puntano sulla produzione di massa di una varietà di beni Possibilità di competere sul prezzo e sulla diversificazione automazione programmabile (cn) Nuove tecnologie informatiche per adattare il modello fordista: neofordismo [Arrighetti 1988: 82]; produzione flessibile di massa [Boyer 1988] Risorse umane: polarizzazione tra personale a bassa qualificazione e ad alta qualificazione Riduzione della domanda di figure a medio-bassa qualificazione e di competenze tecniche (domanda crescente di adattabilità al mutamento e cooperazione) Domanda di qualificazioni elevate per quadri, tecnici e personale dell area commerciale 32
33 3. Produzione diversificata di qualità Strategia delle imprese che puntano sulla qualità e sulla diversificazione, ma non sul prezzo Per evitare la concorrenza delle economie a bassi salari, puntano su segmenti di mercato più elevati e sulla (semi-) customizzazione dei prodotti elevate capacità organizzative e di coordinamento + elevati livelli tecnologici e standard di qualità Alla forza lavoro è richiesta ampia qualificazione a tutti i livelli, capacità di integrare diversi compiti e di imparare rapidamente nuove mansioni, coinvolgimento negli obiettivi aziendali di miglioramento costante e di innovazione 33
34 4. Specializzazione flessibile Strategia delle imprese che competono su un estrema flessibilità e adattabilità Piore e Sabel [1984]: modello neoartigianale = produzione di beni non standardizzati con macchine utilizzabili per modelli diversi, realizzati con manodopera più qualificata Modello dei distretti: integrazione verticale tra le imprese del sistema locale e divisione specialistica del lavoro (tra le imprese), che richiede un elevata collaborazione tra unità produttive specializzate La capacità di rispondere in modo flessibile ai cambiamenti del mercato si basa non solo sull uso delle nuove tecnologie da parte delle singole aziende, ma soprattutto sui rapporti di cooperazione [Trigilia 1998: 369] La capacità di innovare e di migliorare la qualità dei beni prodotti è sostenuta dalla presenza di beni collettivi locali (per la competitività) 34
35 Modelli flessibili e contesto locale Il successo dei diversi modelli organizzativi non dipende (solo) dalle dimensioni aziendali, ma (anche) dal contesto istituzionale: determinati contesti locali favoriscono alcuni modelli organizzativi e non altri. Per questo i modelli di produzione spesso sono concentrati localmente (tipicamente nei distretti, ma anche nei cluster ) Il contesto istituzionale è tanto più rilevante quanto più sono ridotte le dimensioni aziendali: la grande impresa è più indipendente dal territorio, mentre la piccola impresa ha bisogno di trovare sul territorio tutto ciò che non può produrre (o acquistare) autonomamente (= i beni collettivi locali per la competitività) 35
36 Modello Beni collettivi locali per la competitività Multinazionalizzazione PMF PDQ Basso costo del lavoro, basso costo degli stabili e dei servizi, accessibilità dei mercati di sbocco, infrastrutture (nel paese di origine: sostegno all internazionalizzazione) Mercato del lavoro polarizzato, accesso al credito per investimenti in ricerca e innovazione, infrastrutture Mercato del lavoro qualificato, formazione professionale, istituti di ricerca e trasferimento tecnologico, infrastrutture SF Collaboratori e manodopera specializzata e disponibile, servizi e infrastrutture collettivi, ma soprattutto atmosfera industriale Beni collettivi MATERIALI: aree industriali attrezzate, sostegno alla formazione professionale, servizi alle imprese, sostegno all export Beni collettivi IMMATERIALI: saper fare condiviso, linguaggi comuni, fiducia, propensione all imprenditorialità Originate da: Subculture politiche territoriali Mezzadria e piccola proprietà contadina Tessuto urbano di piccoli e medi centri con tradizioni artigianali Modelli familiari 36
Il rapporto strutturale sul sistema economico produttivo della provincia di Bologna
Il rapporto strutturale sul sistema economico produttivo della provincia di Bologna Gian Carlo Sangalli Presidente Camera di Commercio di Bologna IL SISTEMA ECONOMICO PRODUTTIVO BOLOGNESE E E IN UNA FASE
DettagliCAPITOLO 3. Elementi fondamentali della struttura organizzativa
CAPITOLO 3 Elementi fondamentali della struttura organizzativa Agenda La struttura organizzativa Le esigenze informative Tipologia di strutture Struttura funzionale Struttura divisionale Struttura per
DettagliIL MARKETING E QUELLA FUNZIONE D IMPRESA CHE:
IL MARKETING E QUELLA FUNZIONE D IMPRESA CHE:! definisce i bisogni e i desideri insoddisfatti! ne definisce l ampiezza! determina quali mercati obiettivo l impresa può meglio servire! definisce i prodotti
Dettagliqualità e certificazione
Globalizzazione, standard di qualità e certificazione Maria Angela Perito INEA Istituto Nazionale di Economia Agraria Campobasso, 19 maggio 2008 Complessità del problema Cambiamenti delle esigenze del
Dettaglimanifatturiera e per i servizi
CAPITOLO 7 Tecnologie per la produzione manifatturiera e per i servizi Agenda Tecnologia e core technology Processi core ed ausiliari Tecnologia e struttura organizzativa Tecnologia core manifatturiera
DettagliRETE DI PRODOTTO RAPPRESENTA LE CONNESSIONI TRA I SINGOLI COMPONENTI CHE VANNO A COSTITUIRE IL PRODOTTO FINALE
RETE DI PRODOTTO RAPPRESENTA LE CONNESSIONI TRA I SINGOLI COMPONENTI CHE VANNO A COSTITUIRE IL PRODOTTO FINALE RETE DI PRODOTTO Grezzi Lavorati Sottogruppi Prodotto A1 B1 A2 B2 A3 B3 C2,3,4 A4 Prodotto
DettagliLE COMPETENZE CHE VALGONO UN LAVORO LE INDICAZIONI FORNITE DALLE IMPRESE ATTRAVERSO IL SISTEMA INFORMATIVO EXCELSIOR
Le sfide all'orizzonte 2020 e la domanda di competenze delle imprese LE COMPETENZE CHE VALGONO UN LAVORO LE INDICAZIONI FORNITE DALLE IMPRESE ATTRAVERSO IL SISTEMA INFORMATIVO EXCELSIOR Domenico Mauriello
DettagliLa scelta dei canali di entrata. Michela Floris micfloris@unica.it
La scelta dei canali di entrata Michela Floris micfloris@unica.it Una premessa Individuare il canale che, meglio degli altri può essere efficace per la propria attività nei mercati esteri non è semplice
DettagliImprese multinazionali e outsourcing
Economia Internazionale Alireza Naghavi Capitolo 9 (a) L outsourcing di beni e servizi 1 Imprese multinazionali e outsourcing Gli investimenti diretti all estero rappresentano quegli investimenti in cui
DettagliConcetto e sistema di Marketing
Università degli Studi di Urbino Carlo Bo Facoltà di Economia Corso di Laurea in INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE IMPRESE ECONOMIA, GESTIONE E INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE IMPRESE Prof. Fabio Musso A.A. 2008-09
DettagliPIL : produzione e reddito
PIL : produzione e reddito La misura della produzione aggregata nella contabilità nazionale è il prodotto interno lordo o PIL. Dal lato della produzione : oppure 1) Il PIL è il valore dei beni e dei servizi
DettagliL ORGANIZZAZIONE AZIENDALE
L ORGANIZZAZIONE AZIENDALE CONCETTO: L ORGANIZZAZIONE SI PONE COME OBIETTIVO LO STUDIO DELLE COMPOSIZIONI PIU CONVENIENTI DELLE FORZE PERSONALI, MATERIALI E IMMATERIALI OPERANTI NEL SISTEMA AZIENDALE.
DettagliI modelli di qualità come spinta allo sviluppo
I modelli di qualità come spinta allo sviluppo Paolo Citti Ordinario Università degli studi di Firenze Presidente Accademia Italiana del Sei Sigma 2005 1 Si legge oggi sui giornali che l azienda Italia
DettagliEconomia e Gestione delle imprese e dei servizi. Domenico Barricelli Sociologo del Lavoro Esperto di politiche e interventi nei sistemi di PMI
PRINCIPI DI SERVICE MANAGEMENT R. Normann La gestione strategica dei servizi Economia e Gestione delle imprese e dei servizi Università dell Aquila, Facoltà di Economia Domenico Barricelli Sociologo del
Dettaglileaders in engineering excellence
leaders in engineering excellence engineering excellence Il mondo di oggi, in rapida trasformazione, impone alle imprese di dotarsi di impianti e macchinari più affidabili e sicuri, e di più lunga durata.
DettagliDecentramento e federalismo
Decentramento e federalismo Teoria economico-finanziaria dell ottimo livello di governo. Principi: ECONOMIA PUBBLICA (6) Le giustificazioni del decentramento e del federalismo sussidiarietà; responsabilità;
DettagliIL MANAGER COACH: MODA O REQUISITO DI EFFICACIA. Nelle organizzazioni la gestione e lo sviluppo dei collaboratori hanno una importanza fondamentale.
IL MANAGER COACH: MODA O REQUISITO DI EFFICACIA Nelle organizzazioni la gestione e lo sviluppo dei collaboratori hanno una importanza fondamentale. Gestione e sviluppo richiedono oggi comportamenti diversi
DettagliLe strategie di marketing
Stampa Le strategie di marketing admin in Professione Consulente Con l analisi di mercato è possibile mettere a punto i prodotti o servizi corrispondenti alle esigenze di ogni segmento di mercato. Essa
DettagliS i s t e m a d i v a l u t a z i o n e d e l l e p r e s t a z i o n i d e i d i p e n d e n t i
S i s t e m a d i v a l u t a z i o n e d e l l e p r e s t a z i o n i d e i d i p e n d e n t i P r o d o t t o d a A l b e r t o P a o l i n i G r o s s e t o P a r c h e g g i s r l V e n g o n o p
Dettaglischede di approfondimento.
I macro temi segnalati nella mappa sono trattati nella presentazione e fruibili attraverso schede di approfondimento. 2 è l insieme delle attività volte a smaltirli, riducendo lo spreco(inparticolaredirisorsenaturaliedienergia)elimitandoipericoliperlasalutee
DettagliLe politiche di modernizzazione per un amministrazione pubblica di qualità
Le politiche di modernizzazione per un amministrazione pubblica di qualità Pia Marconi Direttore generale Ufficio per il programma di modernizzazione delle PA Dipartimento della Funzione Pubblica 1 Le
DettagliCAPITOLO 11 Innovazione cam i amen o
CAPITOLO 11 Innovazione e cambiamento Agenda Ruolo strategico del cambiamento Cambiamento efficace Cambiamento tecnologico Cambiamento di prodotti e servizi i Cambiamento strategico e strutturale Cambiamento
DettagliSeminario «Imprese, mercati, nuove tecnologie e nuovi settori: come cambia l organizzazione aziendale nello scenario competitivo»
Seminario «Imprese, mercati, nuove tecnologie e nuovi settori: come cambia l organizzazione aziendale nello scenario competitivo» Torino, 28-30 Novembre 2011 Luca Pignatelli Demografia (2010-2011) Popolazione
DettagliA.I.N.I. Associazione Imprenditoriale della Nazionalità Italiana Udruga Poduzetnika Talijanske Narodnosti
L AINI ( ) è un Associazione di artigiani e di piccole e medie imprese appartenenti ai diversi settori merceologici i cui proprietari sono appartenenti alla Comunità Nazionale Italiana in Croazia (CNI),
DettagliLezione 1 Organizzazione, organi e relazioni
Lezione 1 Organizzazione, organi e relazioni Economia e Organizzazione Aziendale Modulo 4 - L organizzazione aziendale Unità didattica 1 Concetti base dell organizzazione Antonio Dallara Concetto di organizzazione
DettagliAlta Formazione Manageriale
Rendere competitiva l azienda: dal al Sede Cisita Parma La difficile congiuntura di questi anni ha creato per molte aziende un forte stato di difficoltà e di tensione. Le garanzie che tutto torni come
DettagliPiani integrati per lo sviluppo locale. Progetti di marketing territoriale. Progettazione e start-up di Sistemi Turistici Locali
Piani integrati per lo sviluppo locale Progetti di marketing territoriale Progettazione e start-up di Sistemi Turistici Locali Sviluppo di prodotti turistici Strategie e piani di comunicazione Percorsi
DettagliIL CASO: Hewlett-Packard
IL CASO: Hewlett-Packard Proposta acquisizione Compaq con duplice finalità (Fiorina): 1) conseguimento economie di scala; 2) ingresso nel mercato dei servizi. Pareri sfavorevoli alla fusione (Hewlett e
DettagliRUOLO CENTRALE DEL DS NELL ACCOGLIENZA DEGLI ALUNNI DISABILI COME SENSIBILIZZARE E RESPONSABILIZZARE I DIRIGENTI
INTEGRAZIONE, ORIENTAMENTO E BUONE PRASSI RUOLO CENTRALE DEL DS NELL ACCOGLIENZA DEGLI ALUNNI DISABILI COME SENSIBILIZZARE E RESPONSABILIZZARE I DIRIGENTI L iscrizione degli alunni con certificazione L.104
DettagliLO SVILUPPO DELLE COMPETENZE PER UNA FORZA VENDITA VINCENTE
LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE PER UNA FORZA VENDITA VINCENTE Non c è mai una seconda occasione per dare una prima impressione 1. Lo scenario Oggi mantenere le proprie posizioni o aumentare le quote di mercato
DettagliSCHEDA DI RICHIESTA DI ATTIVAZIONE DI REGIMI DI AIUTO nei PISL INVESTIMENTI IN R&S. 2. Sezione I: Identificazione dell intervento
SCHEDA DI RICHIESTA DI ATTIVAZIONE DI REGIMI DI AIUTO nei PISL INVESTIMENTI IN R&S 1. INFORMAZIONI GENERALI SUL REGIME DI AIUTO DA ATTIVARE 1.1 TITOLO DELL OPERAZIONE: INVESTIMENTI IN R&S PER LE IMPRESE
DettagliCOSA HA VERAMENTE DETTO IL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE
75 i dossier www.freefoundation.com COSA HA VERAMENTE DETTO IL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE NEL RAPPORTO CONCLUSIVO DELLA MISSIONE IN ITALIA DEL 3-16 MAGGIO 17 maggio 2012 a cura di Renato Brunetta EXECUTIVE
DettagliNOTE DI PRESENTAZIONE DELLA MALAVOLTA CONSULTING S.a.s.
NOTE DI PRESENTAZIONE DELLA MALAVOLTA CONSULTING S.a.s. Malavolta Consulting S.A.S. del Dott. Roberto Malavolta & C. 63016 Campofilone (AP) Via Borgo San Patrizio, 112 tel 0734 937058 - fax 0734 935084
DettagliELEMENTI DI SOCIOLOGIA II
ELEMENTI DI SOCIOLOGIA II Flessibilità del lavoro e occupazioni Le aree della flessibilità del lavoro 1. flessibilità numerica: vincoli che regolano licenziamenti e assunzioni; rapporti di lavoro a tempo
DettagliLa Dichiarazione di Verona sugli investimenti in salute (The Verona Declaration on Investment for Healt)
SCHEDA 8 La Dichiarazione di Verona sugli investimenti in salute (The Verona Declaration on Investment for Healt) Verona, Italia, 5-9 luglio 2000 LA SFIDA DI VERONA Investire in salute significa promuoverne
DettagliCAPITOLO 5. Relazioni Interorganizzative
CAPITOLO 5 Relazioni Interorganizzative Agenda Le relazioni interorganizzative Modello interorganizzativo Dipendenza dalle risorse Network collaborativi Ecologia delle Popolazioni Istituzionalismo 2 Le
DettagliCapitolo II. GLI ISTITUTI, LE AZIENDE, LA SPECIALIZZAZIONE ECONOMICA
Capitolo II. GLI ISTITUTI, LE AZIENDE, LA SPECIALIZZAZIONE ECONOMICA 1 LE SOCIETÀ UMANE E IL BENE COMUNE Ciascuna persona partecipa a più società umane di varia natura: famiglie, Stato, istituti pubblici
DettagliMANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6
MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6 INDICE GESTIONE DELLE RISORSE Messa a disposizione delle risorse Competenza, consapevolezza, addestramento Infrastrutture Ambiente di lavoro MANUALE DELLA QUALITÀ Pag.
DettagliI modelli organizzativi della PA
Regione Calabria Programma STAGES I modelli organizzativi della PA Rocco Reina Organizzazione Aziendale rreina@unicz.it Reina - 2008 1 Organizational Key Words Organizzazione Management Strategia Struttura
DettagliUNIVERSITA DEGLI STUDI DI ROMA FORO ITALICO. Ufficio Stampa. Rassegna stampa. Roma 30 settembre 2015
UNIVERSITA DEGLI STUDI DI ROMA Ufficio Stampa Rassegna stampa Roma 30 settembre 2015 Argomento Testata Titolo Pag. Università scuola24.ilsole24ore.com Italia ancora indietro in abbandoni, disoccupazione
DettagliOrganizzazione, marketing interno e cultura del servizio
Organizzazione, marketing interno e cultura del servizio Principi organizzativi La piramide rovesciata Il marketing interno La cultura del servizio Roberta Bocconcelli a.a. 2011/2012 DESP Dipartimento
DettagliI PROCESSI GESTITI DALLA FUNZIONE DI MARKETING. Prof. Giancarlo Ferrero Corso di marketing Università di Urbino
2 I PROCESSI GESTITI DALLA FUNZIONE DI MARKETING 1 IL PROCESSO DI CREAZIONE DEL VALORE Finalità del marketing: la creazione di valore per il cliente e per l impresa. Le fasi del processo di creazione del
Dettagli16 Rapporto Nazionale sulla Formazione Indagine su Comuni e Province. Nicoletta Bevilacqua Responsabile Ufficio Monitoraggio e ricerca FormezPA
16 Rapporto Nazionale sulla Formazione Indagine su Comuni e Province Nicoletta Bevilacqua Responsabile Ufficio Monitoraggio e ricerca FormezPA Obiettivi della presentazione Illustrare i principali risultati
DettagliRETI D IMPRESA. Un alternativa a società e consorzi per integrare e valorizzare in modo innovativo la propria individualità e le proprie competenze
110 BUSINESS & IMPRESE Maurizio Bottaro Maurizio Bottaro è family business consultant di Weissman Italia RETI D IMPRESA Un alternativa a società e consorzi per integrare e valorizzare in modo innovativo
Dettaglida Centri Territoriali Permanenti Centri provinciali di Istruzione per Adulti di Augusta Marconi
da Centri Territoriali Permanenti a Centri provinciali di Istruzione per Adulti di Augusta Marconi Introduzione QuickTime e un decompressore sono necessari per visualizzare quest'immagine. Attualmente
DettagliEasyMACHINERY ERPGestionaleCRM. partner
ERPGestionaleCRM partner La soluzione software per le aziende di produzione di macchine Abbiamo trovato un software e un partner che conoscono e integrano le particolarità del nostro settore. Questo ci
DettagliIl modello generale di commercio internazionale
Capitolo 6 Il modello generale di commercio internazionale [a.a. 2015/16 ] adattamento italiano di Novella Bottini (ulteriore adattamento di Giovanni Anania, Margherita Scoppola e Francesco Aiello) 6-1
DettagliGUIDA - Business Plan Piano d impresa a 3/5 anni
GUIDA - Business Plan Piano d impresa a 3/5 anni 1 Executive summary...2 2 Business idea...2 3 Analisi di mercato...2 4 Analisi dell ambiente competitivo...2 5 Strategia di marketing...3 5.1 SWOT Analysis...3
DettagliPOLITICA DI COESIONE 2014-2020
INVESTIMENTO TERRITORIALE INTEGRATO POLITICA DI COESIONE 2014-2020 A dicembre 2013, il Consiglio dell Unione europea ha formalmente adottato le nuove normative e le leggi che regolano il ciclo successivo
DettagliI DIECI PRINCIPI DELL ECONOMIA
Corso di Laurea in Servizio Sociale Istituzioni di Economia Introduzione allo studio dell Economia I DIECI PRINCIPI DELL ECONOMIA (Capitolo 1) Il termine economia... Deriva da una parola greca che significa
DettagliMULTIFUNZIONALITÀ AZIENDALE: UN OPPORTUNITÀ PER LE IMPRESE FEMMINILI E IL TERRITORIO VERONICA NAVARRA PRESIDENTE DELEGATO ONILFA
MULTIFUNZIONALITÀ AZIENDALE: UN OPPORTUNITÀ PER LE IMPRESE FEMMINILI E IL TERRITORIO VERONICA NAVARRA PRESIDENTE DELEGATO ONILFA Sul filo del lavoro Nuove trame per lo sviluppo della filiera tessile e
DettagliLO STATO DELL ARTE NEL DIRITTO DEL LAVORO
LO STATO DELL ARTE NEL DIRITTO DEL LAVORO LA TRASFORMAZIONE del rapporto di lavoro. I rapporti di lavoro flessibili: le nuove tipologie di lavoro quale risposta alla necessità di flessibilità. Piazza della
DettagliSERVE ANCORA AVERE UN SISTEMA DI QUALITÀ CERTIFICATO?
LA NUOVA ISO 9001 : 2008 SERVE ANCORA AVERE NEL 2009 UN SISTEMA DI QUALITÀ CERTIFICATO? Paolo Citti Ordinario Università degli Studi di Firenze Presidente AICQ Tosco Ligure 1 Si legge oggi sui giornali
DettagliECONOMIA DEI GRUPPI DELLE IMPRESE TURISTICHE
ECONOMIA DEI GRUPPI DELLE IMPRESE TURISTICHE Dott.ssa Francesca Picciaia Università di Perugia Facoltà di Economia LE FORME AGGREGATIVE NELLE IMPRESE TURISTICHE 2 IL CONTESTO DI RIFERIMENTO Globalizzazione
DettagliLe organizzazioni semplici
Le organizzazioni semplici Contenuti del capitolo L assetto imprenditoriale e il controllo La forma artigiana e il problem solving Il gruppo di pari tra conoscenza e potere Quando funzionano le forme semplici?
DettagliIl modello generale di commercio internazionale
Capitolo 6 Il modello generale di commercio internazionale adattamento italiano di Novella Bottini 1 Struttura della presentazione Domanda e offerta relative Benessere e ragioni di scambio Effetti della
DettagliL impresa. a) Cosa è un impresa? b) Comportamento. c) La diversità delle imprese. a1) confini dell impresa a2) contratti
L impresa a) Cosa è un impresa? a1) confini dell impresa a2) contratti b) Comportamento c) La diversità delle imprese (a) Impresa e costi di transazione Contrapposizione impresa-mercato (Coase): se i mercati
DettagliSistemi Informativi e Sistemi ERP
Sistemi Informativi e Sistemi Trasformare i dati in conoscenza per supportare le decisioni CAPODAGLIO E ASSOCIATI 1 I SISTEMI INFORMATIVI LI - E IMPRESA SISTEMA DI OPERAZIONI ECONOMICHE SVOLTE DA UN DATO
DettagliInvestimenti Diretti Esteri
Investimenti Diretti Esteri Daniele Mantegazzi IRE, Università della Svizzera Italiana 14 novembre 2013 Daniele Mantegazzi Economia Internazionale 14 novembre 2013 1 / 24 Contenuti e struttura della lezione
DettagliPROGETTO DI RICERCA. Titolo: LO STUDIO DI UNA GOVERNANCE PER L ATTUAZIONE DI PROTOCOLLI DI AZIONE IN
PROGETTO DI RICERCA Titolo: LO STUDIO DI UNA GOVERNANCE PER L ATTUAZIONE DI PROTOCOLLI DI AZIONE IN MATERIA DI MEDIAZIONE. Ambito: Mediazione civile e commerciale delle controversie. Proponenti: Prof.
DettagliCHI SIAMO. Viale Assunta 37 20063 Cernusco s/n Milano 02-92107970 info@cimscarl.it
CHI SIAMO C.I.M. non è un comune consorzio ma una società consortile creata dopo approfonditi studi ed esperienze maturate da un gruppo di specialisti in grado di operare in molte aree geografiche del
DettagliCorso di Valutazione Economica dei Progetti e dei Piani. Marta Berni AA. 2006-2007
Corso di Valutazione Economica dei Progetti e dei Piani AA. 2006-2007 PIANO e PIANIFICAZIONE 3 Pianificazione È il Processo con il quale un individuo, una impresa, una istituzione, una collettività territoriale
DettagliCapitolo XVII. La gestione del processo innovativo
Capitolo XVII La gestione del processo innovativo Il ruolo dell innovazione nell economia dell immateriale L innovazione ha assunto un ruolo particolarmente significativo come variabile esplicativa della
DettagliIl presente documento viene redatto da Career Counseling con lo scopo finale di avere una visione dell andamento del MdL, in modo da poter
1 Il presente documento viene redatto da Career Counseling con lo scopo finale di avere una visione dell andamento del MdL, in modo da poter predisporre, in tempo reale, azioni correttive e migliorative
DettagliCapitolo 13. La distribuzione al dettaglio e all ingrosso. Capitolo 13- slide 1
Capitolo 13 La distribuzione al dettaglio e all ingrosso Capitolo 13- slide 1 e all ingrosso Obiettivi di di apprendimento La distribuzione al dettaglio. Le decisioni di marketing dell impresa al dettaglio.
DettagliIndustrial versus Commodity nel Campo dei Veicoli Concetti di Base
Industrial versus Commodity nel Campo dei Veicoli Concetti di Base Missione di un veicolo: E il Lavoro/Servizio che il Veicolo deve fare, occorre però definire dove, come, in quanto tempo ed a quali costi.
DettagliALLEGATO H VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE INDIVIDUALE DEI DIPENDENTI COMUNE DI CINISI Prov. Palermo
SCHEDA di 3 II Fattore di Valutazione: Comportamenti professionali e organizzativi e competenze Anno Settore Servizio Dipendente Categoria Profilo professionale Responsabilità assegnate DECLARATORIA DELLA
DettagliIl servizio di registrazione contabile. che consente di azzerare i tempi di registrazione delle fatture e dei relativi movimenti contabili
Il servizio di registrazione contabile che consente di azzerare i tempi di registrazione delle fatture e dei relativi movimenti contabili Chi siamo Imprese giovani e dinamiche ITCluster nasce a Torino
DettagliWorkflow grafico. Daniele Fortarel La stampa digitale Materiale tratto da: brochure tecniche (Xerox Docucolor 7002/8002) TAGA doc 12 - Stampa digitale
Workflow grafico Daniele Fortarel La stampa digitale Materiale tratto da: brochure tecniche (Xerox Docucolor 7002/8002) TAGA doc 12 - Stampa digitale Considerazioni Il mercato ANALISI - CONSIDERAZIONI
DettagliIL FONDO ITALIANO D INVESTIMENTO
IL FONDO ITALIANO D INVESTIMENTO Roberto Del Giudice Firenze, 10 febbraio 2014 Il progetto Si tratta del più grande fondo italiano di capitale per lo sviluppo, costituito per dare impulso alla crescita
DettagliInnovare i territori. Ennio Lucarelli Vice Presidente Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici
Innovare i territori Ennio Lucarelli Vice Presidente Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici 1 La Federazione CSIT Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici 51 Associazioni di Categoria (fra
DettagliFAST FASHION. La novità del Fast Fashion: perché è un fenomeno interessante LA DINAMICA DEL MERCATO:
FAST FASHION Un modello di business emergente e la sua influenza sull industria tessile Como, 14 gennaio 2010 La novità del Fast Fashion: perché è un fenomeno interessante LA DINAMICA DEL MERCATO: è il
DettagliIl modello generale di commercio internazionale
Capitolo 6 Il modello generale di commercio internazionale [a.a. 2013/14] adattamento italiano di Novella Bottini (ulteriore adattamento di Giovanni Anania) 6-1 Struttura della presentazione Domanda e
DettagliMinistero dello Sviluppo Economico
Ministero dello Sviluppo Economico DIPARTIMENTO PER L IMPRESA E L INTERNAZIONALIZZAZIONE DIREZIONE GENERALE PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE E GLI ENTI COOPERATIVI Div. VIII PMI e Artigianato Indagine su
DettagliLezione 3. La macro struttura organizzativa: la struttura funzionale e le sue modifiche; la struttura divisionale; la struttura a matrice.
Lezione 3 La macro struttura organizzativa: la struttura funzionale e le sue modifiche; la struttura divisionale; la struttura a matrice. 1 LA STRUTTURA FUNZIONALE ALTA DIREZIONE Organizzazione Sistemi
DettagliCorso semestrale di Analisi e Contabilità dei Costi
Corso semestrale di Analisi e Contabilità dei Costi Aureli Selena 1_Sistema di controllo e contabilità analitica Perché analizzare i costi aziendali? La CONOSCENZA DEI COSTI (formazione, composizione,
DettagliEffetti sulla distribuzione del reddito
Sanna-Randaccio Lezione 17 Frammentazione della produzione a livello internazionale e commercio di beni intermedi Cosa è la frammentazione della produzione (offshore outsourcing) Cosa indicano i dati Perché
DettagliTHS: un idea semplice, per un lavoro complesso.
THS srl unipersonale via Borgo Vicenza 38, Castelfranco Veneto (TV) telefono 0423 492768 fax 0423 724019 www.thsgroup.it info@thsgroup.it THS: un idea semplice, per un lavoro complesso. Un solo coordinamento,
DettagliIndice. pagina 2 di 10
LEZIONE PROGETTAZIONE ORGANIZZATIVA DOTT.SSA ROSAMARIA D AMORE Indice PROGETTAZIONE ORGANIZZATIVA---------------------------------------------------------------------------------------- 3 LA STRUTTURA
DettagliPROCESSI PRODUTTIVI E LOGISTICA I.T.S.T J.F. KENNEDY - PN
PROCESSI PRODUTTIVI E LOGISTICA I.T.S.T J.F. KENNEDY - PN A.S. 2014/15 Innovazione e ciclo di vita di un prodotto La progettazione di un prodotto e di conseguenza il suo processo produttivo dipende dalla
DettagliANALISI DI SETTORE. Robert M. Grant
ANALISI DI SETTORE Robert M. Grant Prof. T. Pencarelli Spagnoletti Massimo indice 1. Analisi ambientale e settoriale 2. Analisi dell attrattività del settore 3. Previsione della redditività settoriale
DettagliUN GRUPPO DI LAVORO EVOLVE
GRUPPI DI LAVORO GRUPPO DI LAVORO Un gruppo di lavoro è costituito da un insieme di individui che interagiscono tra loro con una certa regolarità, nella consapevolezza di dipendere l uno dall altro e di
DettagliLa cooperazione tra PMI e Centri di Ricerca per l innovazione.
La cooperazione tra PMI e Centri di Ricerca per l innovazione. Treviso, 24 febbraio 2015 Smart Specialisation Strategy Rappresenta il rafforzamento delle specializzazioni del territorio e la promozione
DettagliGli Elementi fondamentali della Gestione Aziendale
Gli Elementi fondamentali della Gestione Aziendale n La Pianificazione n L Organizzazione n Il Coinvolgimento del Personale n Il Controllo Componenti del Sistema di Pianificazione n Valutazioni interne
DettagliCOME SVILUPPARE UN EFFICACE PIANO DI INTERNET MARKETING
Febbraio Inserto di Missione Impresa dedicato allo sviluppo pratico di progetti finalizzati ad aumentare la competitività delle imprese. COME SVILUPPARE UN EFFICACE PIANO DI INTERNET MARKETING COS E UN
DettagliImportanza dello studio della localizzazione delle attività
Importanza dello studio della localizzazione delle attività L ambito territoriale ha acquistato sempre più importanza come dimensione del vantaggio competitivo tra sistemi economici e paesi. Il caso italiano
DettagliIl quadro odierno: l anno doloroso
Il quadro odierno: l anno doloroso 2 E ritiene che negli ultimi 12 mesi la situazione economica della sua azienda sia: 2 18 48 25 7 migliorata di molto migliorata rimasta la stessa peggiorata peggiorata
DettagliIl ruolo del chimico per la sicurezza ambientale
ambientale di Piero Frediani * Ciampolini A. (a cura di). L innovazione per lo sviluppo locale ISBN 88-8453-362-7 (online) 2005 Firenze University Press Nell Anno Accademico 1996-97 l Università di Firenze
Dettaglinuove dimensioni della performance aziendale: la Balanced Scorecard
nuove dimensioni della performance aziendale: la Balanced Scorecard Prospettiva conoscenza e competenze Prospettiva dei processi Prospettiva dei clienti Prospettiva economico finanziaria le relazioni causa-effetto
DettagliPMI : Conferenza Bologna 2000 Business Symposium. TAVOLA ROTONDA 2 : Partenariati locale, Distretti industriali e Globalizzazione delle PMI
PMI : Conferenza Bologna 2000 Business Symposium TAVOLA ROTONDA 2 : Partenariati locale, Distretti industriali e Globalizzazione delle PMI TEMI DI DISCUSSIONE Questa nota è destinata a fornire una base
DettagliPolitiche di sostegno dei consumi e Osservatori prezzi
Politiche di sostegno dei consumi e Osservatori prezzi Intervento di: PALMA COSTI Assessore Interventi Economici, Innovazione e Pari opportunità della Provincia di Modena Mercoledì 1 aprile 2009 Camera
DettagliLe imprese manifatturiere del IV capitalismo: profili di crescita. Paola Dubini Incontro Confindustria Prato 23 novembre 2007
Le imprese manifatturiere del IV capitalismo: profili di crescita Paola Dubini Incontro Confindustria Prato 23 novembre 2007 1 % 40 35 30 25 20 15 10 5 0 % Ripartizione per classi dimensionali di fatturato
DettagliLe IMPRESE INDUSTRIALI
Le IMPRESE INDUSTRIALI Economia Aziendale 5 I.T.C.G. Saraceno Morbegno Laboratorio di Ec. Aziendale 5 B Prog. Mercurio Prof. Pellegrini Claudio ASPETTI GENERALI E STRATEGIE DELLE IMPRESE INDUSTRIALI LA
Dettaglinewsletter N.4 Dicembre 2013 Erasmus+ il nuovo programma integrato per l istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport.
newsletter N.4 Dicembre 2013 Questo numero è stato realizzato da: Franca Fiacco ISFOL Agenzia Nazionale LLP Programma settoriale Leonardo da Vinci Erasmus+ il nuovo programma integrato per l istruzione,
DettagliOutlook finanziario dell agricoltura europea
Gian Luca Bagnara Outlook finanziario dell agricoltura europea I prezzi agricoli hanno colpito i titoli dei giornali negli ultimi cinque anni a causa della loro volatilità. Tuttavia, questa volatilità
DettagliAlternanza scuola lavoro: che cosa significa
Alternanza scuola lavoro: che cosa significa È una modalità didattica realizzata in collaborazione fra scuole e imprese per offrire ai giovani competenze spendibili nel mercato del lavoro e favorire l
DettagliCap. 12: INTEGRAZIONE VERTICALE
: INTEGRAZIONE VERTICALE Facciamo un passo indietro INTEGRAZIONE VERTICALE ORIZZONTALE Si ha integrazione orizzontale quando l impresa espande l attività a prodotti, processi e know-how affini alla filiera
DettagliCorso di Economia e Gestione delle Imprese
Lezione 7 (rif. (rif. cap.. 6 Sciarelli) Corso di Economia e Gestione delle Imprese elena.cedrola@unimc.it a.a. 2009-2010 2010 Prof. Elena Cedrola http://docenti.unimc.it/docenti/elena-cedrola Contenuti
DettagliBERGAMO SMART CITY VERSO EXPO 2015. Parco Scientifico Tecnologico Kilometro Rosso - 26 novembre 2013
BERGAMO SMART CITY VERSO EXPO 2015 Start Up Innovative -Le imprese fanno sistema Parco Scientifico Tecnologico Kilometro Rosso - 26 novembre 2013 START UP E INCUBATORI Il Decreto Sviluppo (179/2012), introducendo
DettagliCorso di. Analisi e contabilità dei costi
Corso di Analisi e Contabilità dei Costi Prof. 1_I costi e il sistema di controllo Perché analizzare i costi aziendali? La CONOSCENZA DEI COSTI (formazione, composizione, comportamento) utile EFFETTUARE
Dettagli