Attrito Nicola Giglietto Attrito Radente Attrito Radente Attrito Radente Attrito Radente ATTRITO STATICO e DINAMICO 3.8
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- Valerio Mosca
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1 Nel movimento di un corpo su una superficie SCABRA o attraverso (aria,acqua) vi è una resistenza al moto dovuta all interazione del corpo con la superficie. Tale interazione è detta forza di. Supponiamo ad esempio di avere il blocco M poggiato su un piano orizzontale. Se applichiamo una forza F, il cui modulo aumenta progressivamente, troviamo che occorre arrivare ad un certo valore di forza f S,max prima di sbloccare l oggetto Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
2 Nel movimento di un corpo su una superficie SCABRA o attraverso (aria,acqua) vi è una resistenza al moto dovuta all interazione del corpo con la superficie. Tale interazione è detta forza di. Supponiamo ad esempio di avere il blocco M poggiato su un piano orizzontale. Se applichiamo una forza F, il cui modulo aumenta progressivamente, troviamo che occorre arrivare ad un certo valore di forza f S,max prima di sbloccare l oggetto. Quindi fintanto che F F S,max si manifesta una forza di attrito f S = F, che chiamiamo STATICO, e si ha che F+ f S = 0 a = 0 per cui l oggetto rimane fermo Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
3 Quindi fintanto che F F S,max si manifesta una forza di attrito f S = F, che chiamiamo STATICO, e si ha che F+ f S = 0 a = 0 per cui l oggetto rimane fermo. Superando il valore limite f S,max dell attrito statico, riusciremo a smuovere il blocco ma avremo ancora la presenza di una resistenza che rallenta il moto. Lo possiamo verificare ad esempio rimuovendo la forza F: si osserva che il blocchetto si ferma immediatamente Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
4 Superando il valore limite f S,max dell attrito statico, riusciremo a smuovere il blocco ma avremo ancora la presenza di una resistenza che rallenta il moto. Lo possiamo verificare ad esempio rimuovendo la forza F: si osserva che il blocchetto si ferma immediatamente. Se volessimo mantenere almeno un moto rettilineo uniforme occorre bilanciare la forza di attrito con una forza esterna F ext. Se otteniamo questo bilanciamento ( v = cost a = 0 F i = 0) avremo che fd + F ext = 0 f D = F ext. Parleremo in questo caso di attrito dinamico Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
5 L attrito a livello microscopico è dovuto ai legami (sono delle vere e proprie microsaldature) che si instaurano tra i corpi a contatto. Per vincere tali legami è necessaria una forza che stira e rompa tali legami (e questo spiega la minima forza necessaria a iniziare il moto) i quali però si riformano continuamente ad ogni contatto con le asperità (con questo spieghiamo l attrito dinamico) Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
6 Ne deduciamo che: L attrito è proporzionale alla effettiva superficie di contatto e poichè la superficie di contatto dipende dalle forze normali alla superficie (più comprimiamo l oggetto verso la superficie tanto maggiore sarà la superficie di contatto microscopica) allora deve aversi f att N indicando con N la componente normale delle forze agenti Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
7 STATICO Troviamo che la forza di attrito è f S f S,max = µ S N e parallela alla superficie. Significa che se la componente lungo la superficie delle forze agenti è F f S,max si ha f S = F che da risultante nulla (non si ha moto). Il valore massimo di f S è proporzionale alla componente normale ed il coefficiente µ S è detto coefficiente di attrito statico. Troviamo che la forza di attrito è f d = µ d N e parallela alla superficie ed inoltre si ha f d f S Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
8 STATICO Troviamo che la forza di attrito è f S f S,max = µ S N e parallela alla superficie. Significa che se la componente lungo la superficie delle forze agenti è F f S,max si ha f S = F che da risultante nulla (non si ha moto). Il valore massimo di f S è proporzionale alla componente normale ed il coefficiente µ S è detto coefficiente di attrito statico. Troviamo che la forza di attrito è f d = µ d N e parallela alla superficie ed inoltre si ha f d f S Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
9 Quando un corpo si muove in un fluido (liquido o gas) il mezzo oppone una forze di resistenza che si oppone al moto relativo. La forza risultante è in genere una funzione della velocità F = b v ed è opposta al moto. L esperienza mostra che il moto nei può anche essere più complesso: ad esempio quando un oggetto si muove nell aria con una velocità abbastanza grande da produrre moti turbolenti nell aria, si trova che la forza di resistenza dell aria è D = 1 2 CρAv2, con A l area efficace della sezione trasversale dell oggetto e ρ la densità dell aria Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
10 Quando un corpo si muove in un fluido (liquido o gas) il mezzo oppone una forze di resistenza che si oppone al moto relativo. La forza risultante è in genere una funzione della velocità F = b v ed è opposta al moto. L esperienza mostra che il moto nei può anche essere più complesso: ad esempio quando un oggetto si muove nell aria con una velocità abbastanza grande da produrre moti turbolenti nell aria, si trova che la forza di resistenza dell aria è D = 1 2 CρAv2, con A l area efficace della sezione trasversale dell oggetto e ρ la densità dell aria. La cosa che si può prevedere è che all aumentare della velocità aumenta la forza di attrito sino a quando annullerà la forza attiva. In questa situazione finale avremo che il moto prosegue con velocità costante (a=0) che viene chiamata velocità limite come mostra la figura in un esempio Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
11 La cosa che si può prevedere è che all aumentare della velocità aumenta la forza di attrito sino a quando annullerà la forza attiva. In questa situazione finale avremo che il moto prosegue con velocità costante (a=0) che viene chiamata velocità limite come mostra la figura in un esempio. F v Figura: Esempio di moto in mezzo viscoso: andamento con il tempo dell accelerazione (in alto) e della velocità (in basso) t t Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
12 3.11-forza attrito viscosa (caduta libera nell aria) Deriviamo formalmente il moto in questa sezione. La forza F assumiamo sia F = b v Supponiamo di trattare il moto di caduta verticale del grave nell aria che parte da fermo Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
13 3.11-forza attrito viscosa (caduta libera nell aria) Deriviamo formalmente il moto in questa sezione. La forza F assumiamo sia F = b v Supponiamo di trattare il moto di caduta verticale del grave nell aria che parte da fermo. Avremo mg +bv = ma = m dv dt da cui dv dt = g b m v = g kv Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
14 3.11-forza attrito viscosa (caduta libera nell aria) Avremo mg +bv = ma = m dv dt da cui dv dt = g b dv v = g kv m g kv = dt Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
15 3.11-forza attrito viscosa (caduta libera nell aria) Avremo mg +bv = ma = m dv dt da cui dv dt = g b dv v = g kv m g kv = dt v dv t g kv = dt Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
16 3.11-forza attrito viscosa (caduta libera nell aria) dv dt = g b dv v = g kv m g kv = dt v dv t g kv = dt ln g kv g 0 = kt v(t) = g k (1 e kt ) Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
17 Molla e forze elastiche F F La figura in alto mostra una molla a riposo. Se la allunghiamo (figura centrale) la molla esercita una forza di richiamo che tende a riportare la molla verso la sua posizione a riposo Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
18 Molla e forze elastiche F F La figura in alto mostra una molla a riposo. Se la allunghiamo (figura centrale) la molla esercita una forza di richiamo che tende a riportare la molla verso la sua posizione a riposo. Analogamente se invece comprimiamo la molla essa reagisce esercitando una forza repulsiva (foto in basso) Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
19 Molla e forze elastiche La figura in alto mostra una molla a riposo. Se la allunghiamo (figura centrale) la molla esercita una forza di richiamo che tende a riportare la molla verso la sua posizione a riposo. Analogamente se invece comprimiamo la molla essa reagisce esercitando una forza repulsiva (foto in basso). In definitiva troviamo che la forza dipende dalla posizione e sperimentalmente si trova che la forza esercitata dalla molla è F = kxû x detta Legge di Hooke. Il segno meno evidenzia che la forza ha sempre verso opposto allo spostamento. La costante k è detta costante elastica della molla Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
20 Molla e forze elastiche In definitiva troviamo che la forza dipende dalla posizione e sperimentalmente si trova che la forza esercitata dalla molla è F = kxû x detta Legge di Hooke. Il segno meno evidenzia che la forza ha sempre verso opposto allo spostamento. La costante k è detta costante elastica della molla Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
21 3.10 Forze elastiche e molle Consideriamo di nuovo il blocchetto di massa M legato ad una molla che ha uno estremo vincolato (vedi figura prec). Abbiamo che spostando di un tratto x il blocchetto esso sarà soggetto ad una forza di richiamo F = kx e per la 2 a Legge della Dinamica di deve avere F = kx = Ma Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
22 3.10 Forze elastiche e molle Consideriamo di nuovo il blocchetto di massa M legato ad una molla che ha uno estremo vincolato (vedi figura prec). Abbiamo che spostando di un tratto x il blocchetto esso sarà soggetto ad una forza di richiamo F = kx e per la 2 a Legge della Dinamica di deve avere F = kx = Ma da cui a = k M x e chiamando ω 2 = k M troviamo a = ω2 x che in base a quanto detto nel capitolo 1.16 significa che il moto risultante sarà armonico semplice ovvero risulterà che la posizione x(t) avrà una legge del tipo x(t) = x M sin(ωt +φ) Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
23 3.10 Forze elastiche e molle da cui a = k M x e chiamando ω2 = k M troviamo a = ω2 x che in base a quanto detto nel capitolo 1.16 significa che il moto risultante sarà armonico semplice ovvero risulterà che la posizione x(t) avrà una legge del tipo x(t) = x M sin(ωt +φ) essendo in questo caso ω = k M oscillazione sarà T = 2π ω = 2π M k cos(x) x(t) ω t+φ e di conseguenza il periodo di Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
24 Esempio 3.13 Un carrello sale lungo un piano inclinato di 20 con accelerazione costante a 1 = 2m/s 2. Sul carrello si trova un corpo di massa m=0.25kg, fissato ad una parete del carrello tramite una molla di costante elastica k=12n/m. Non ci sono attriti e oscillazioni. Calcolare di quanto si allunga la molla e in che verso, e verificare cosa cambia se l accelerazione a 2 = 5m/s 2 ma verso il basso Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
25 Esempio 3.13 Un carrello sale lungo un piano inclinato di 20 con accelerazione costante a 1 = 2m/s 2. Sul carrello si trova un corpo di massa m=0.25kg, fissato ad una parete del carrello tramite una molla di costante elastica k=12n/m. Non ci sono attriti e oscillazioni. Calcolare di quanto si allunga la molla e in che verso, e verificare cosa cambia se l accelerazione a 2 = 5m/s 2 ma verso il basso Il blocchetto, date le condizioni, si muoverà di moto uniformemente accelerato: kx mg sinθ = +ma x = m k (a 1 +g sinθ) = m Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
26 Esempio 3.13 Un carrello sale lungo un piano inclinato di 20 con accelerazione costante a 1 = 2m/s 2. Sul carrello si trova un corpo di massa m=0.25kg, fissato ad una parete del carrello tramite una molla di costante elastica k=12n/m. Non ci sono attriti e oscillazioni. Calcolare di quanto si allunga la molla e in che verso, e verificare cosa cambia se l accelerazione a 2 = 5m/s 2 ma verso il basso Il blocchetto, date le condizioni, si muoverà di moto uniformemente accelerato: kx mg sinθ = +ma x = m k (a 1 +g sinθ) = m Nell altro caso cambia il segno dell accelerazione ma l accelerazione complessiva è comunque a 2 > g sinθ quindi forza peso ed elastica sono ancora concordi: kx mg sinθ = ma x = m k (a 2 g sinθ) = m Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
27 Dinamica e Moto circolare uniforme Abbiamo visto nella cinematica che un corpo che percorre una circonferenza di raggio R a velocità costante è soggetto ad una accelerazione centripeta pari ad a c = v2 R. Vediamo esempi di tali moti in dinamica. Esempio 1: Moto in automobile, percorrendo una curva. a=a c Per il 2 principio l accelerazione è causato da una forza F = Ma = Ma c = M v2 R Tale forza, diretta come l accelerazione, è detta centripeta. (nell esempio è dovuta all attrito tra la strada ed i pneumatici) Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
28 Esempio 2 Pallina legata ad un filo ed in rotazione (fionda) La pallina segue ancora un moto rotatorio fino a quando non si lascia il filo. A questo punto la pallina prosegue di moto rettilineo ed uniforme. In questo esempio è il filo stesso che esercita una forza (tensione) che mantiene il moto circolare uniforme: T = Ma c = M v2 R Questi 2 esempi evidenziano che le forze centripete accelerano i corpi variando solo la direzione della velocità e non il modulo Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
29 Esempio 2 Pallina legata ad un filo ed in rotazione (fionda) La pallina segue ancora un moto rotatorio fino a quando non si lascia il filo. A questo punto la pallina prosegue di moto rettilineo ed uniforme. In questo esempio è il filo stesso che esercita una forza (tensione) che mantiene il moto circolare uniforme: T = Ma c = M v2 R Questi 2 esempi evidenziano che le forze centripete accelerano i corpi variando solo la direzione della velocità e non il modulo Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
30 Verifiche Verifiche La forza di attrito statica ha espressione: µ s Mg 3 µ s N 4 µ s N Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
31 Verifiche Verifiche La forza di attrito statica ha espressione: µ s Mg 3 µ s N 4 µ s N Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
32 Verifiche Verifiche La forza di attrito statica ha espressione: µ s Mg 3 µ s N 4 µ s N Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
33 Verifiche Verifiche La forza di attrito statica ha espressione: µ s Mg 3 µ s N 4 µ s N Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
34 Verifiche Verifiche La forza di attrito statica ha espressione: µ s Mg 3 µ s N 4 µ s N La 4) è quella giusta Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
35 Problema 6.7 Halliday e simile 4.39 Mazzoldi Nel 1901 un acrobata di un circo si lanciò nel numero del giro della morte in bicicletta su una pista circolare verticale. Assimiliamo la pista ad un cerchio di raggio R=2.7 m, qual è il minimo valore che deve raggiungere la velocità v della bicicletta per rimanere in contatto nel punto più in alto della pista? N P Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
36 Problema 6.7 Halliday e simile 4.39 Mazzoldi Nel 1901 un acrobata di un circo si lanciò nel numero del giro della morte in bicicletta su una pista circolare verticale. Assimiliamo la pista ad un cerchio di raggio R=2.7 m, qual è il minimo valore che deve raggiungere la velocità v della bicicletta per rimanere in contatto nel punto più in alto della pista? Considerando la dinamica del punto materiale nel punto più in alto della pista, si deve avere: N mg = ma quindi (vedi figura) N P Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
37 Considerando la dinamica del punto materiale nel punto più in alto della pista, si deve avere: N mg = ma quindi (vedi figura) in quel punto sia la reazione normale N della pista che la forza peso sono dirette verso il basso. Ma la pista è una circonferenza e la accelerazione in quel punto è solo centripeta quindi a = v 2 /R da cui otteniamo che N = mg+mv 2 /R Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
38 Considerando la dinamica del punto materiale nel punto più in alto della pista, si deve avere: N mg = ma quindi (vedi figura) in quel punto sia la reazione normale N della pista che la forza peso sono dirette verso il basso. Ma la pista è una circonferenza e la accelerazione in quel punto è solo centripeta quindi a = v 2 /R da cui otteniamo che N = mg+mv 2 /R. C è inoltre da notare che se N=0 si ha una mancanza di contatto quindi N 0 mg+mv 2 /R 0 da cui v 2 /R g v R g = 5.1m/s la velocità minima è proprio v = R g = 5.1 m/s Molla e (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
39 3.13 Pendolo semplice Un auto di massa M=1600Kg viaggia con velocità costante v=20m/s su una pista circolare di raggio R=190m. Qual è il minimo valore di coefficiente di attrito statico µ s tra pneumatici e strada che impedisce all auto di slittare? (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
40 3.13 Pendolo semplice Un auto di massa M=1600Kg viaggia con velocità costante v=20m/s su una pista circolare di raggio R=190m. Qual è il minimo valore di coefficiente di attrito statico µ s tra pneumatici e strada che impedisce all auto di slittare? Quando la forza centripeta non è bilanciata dalla forza d attrito si hanno le condizioni per un moto relativo (radiale) rispetto la circonferenza, ovvero comincia uno scostamento dalla traiettoria circolare. La condizione che cerchiamo è f s,max = µ s N = ma c = m v2 R quindi (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
41 3.13 Pendolo semplice Un auto di massa M=1600Kg viaggia con velocità costante v=20m/s su una pista circolare di raggio R=190m. Qual è il minimo valore di coefficiente di attrito statico µ s tra pneumatici e strada che impedisce all auto di slittare? Quando la forza centripeta non è bilanciata dalla forza d attrito si hanno le condizioni per un moto relativo (radiale) rispetto la circonferenza, ovvero comincia uno scostamento dalla traiettoria circolare. La condizione che cerchiamo è f s,max = µ s N = ma c = m v2 R quindi µ s m/g = m/ v2 R µ s = v2 Rg (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
42 3.13 Pendolo semplice TEORIA θ 3.13 Pendolo semplice L y T m P x Un oggetto di massa m è fissato tramite una fune come in figura. Costruiamo il digramma delle forze agenti sul punto materiale non appena l oggetto è spostato dalla posizione di equilibrio che è la verticale. Le forze agenti sono la tensione del filo T e la forza peso P. Scegliamo un sistema di riferimento con l asse x tangente all arco descritto dall oggetto (se lasciato libero) e y come in figura. La 2 a Legge ci dice che T+ P = m a che possiamo scomporre lungo gli assi ovvero come componenti normali e tangenziali: (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
43 3.13 Pendolo semplice comp. tangenziale (x) : mgsinθ = ma T comp. normale (y) : T mgcosθ = ma c (a c è l accelerazione centripeta) La seconda equazione diventa T = mgcosθ+m v2 L Dalla prima si ricava invece il tipo di moto: ricordiamo che nel moto circolare vario l accelerazione tangenziale è a T = αr = R dω dt = R d2 θ otteniamo (nel nostro caso L=R): dt 2 gsinθ = L d2 θ e quando sono piccole oscillazioni sinθ θ dt 2 L d2 θ = gθ d2 θ = g dt 2 dt 2 Lθ che è l eq. diff. del moto armonico. Alternativa per la dim. Per piccoli angoli sinθ θ s L, s è la lunghezza dell arco; inoltre l accelerazione tangenziale si può scrivere come a T = d2 s. Riscrivendo la prima componente diventa dt 2 g s L = s md2 e riaggiustando i termini: d2 s + g dt 2 dt 2 L s = 0 che è la stessa eq. differenziale (quindi stessa soluzione e parametri di prima) rispetto alla variabile s (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
44 3.13 Pendolo semplice comp. tangenziale (x) : mgsinθ = ma T comp. normale (y) : T mgcosθ = ma c (a c è l accelerazione centripeta) La seconda equazione diventa T = mgcosθ+m v2 L Dalla prima si ricava invece il tipo di moto: ricordiamo che nel moto circolare vario l accelerazione tangenziale è a T = αr = R dω dt = R d2 θ otteniamo (nel nostro caso L=R): dt 2 gsinθ = L d2 θ e quando sono piccole oscillazioni sinθ θ dt 2 L d2 θ = gθ d2 θ = g dt 2 dt 2 Lθ che è l eq. diff. del moto armonico. Alternativa per la dim. Per piccoli angoli sinθ θ s L, s è la lunghezza dell arco; inoltre l accelerazione tangenziale si può scrivere come a T = d2 s. Riscrivendo la prima componente diventa dt 2 g s L = s md2 e riaggiustando i termini: d2 s + g dt 2 dt 2 L s = 0 che è la stessa eq. differenziale (quindi stessa soluzione e parametri di prima) rispetto alla variabile s (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
45 3.13 Pendolo semplice comp. tangenziale (x) : mgsinθ = ma T comp. normale (y) : T mgcosθ = ma c (a c è l accelerazione centripeta) La seconda equazione diventa T = mgcosθ+m v2 L Dalla prima si ricava invece il tipo di moto: ricordiamo che nel moto circolare vario l accelerazione tangenziale è a T = αr = R dω dt = R d2 θ otteniamo (nel nostro caso L=R): dt 2 gsinθ = L d2 θ e quando sono piccole oscillazioni sinθ θ dt 2 L d2 θ = gθ d2 θ = g dt 2 dt 2 Lθ che è l eq. diff. del moto armonico. Alternativa per la dim. Per piccoli angoli sinθ θ s L, s è la lunghezza dell arco; inoltre l accelerazione tangenziale si può scrivere come a T = d2 s. Riscrivendo la prima componente diventa dt 2 g s L = s md2 e riaggiustando i termini: d2 s + g dt 2 dt 2 L s = 0 che è la stessa eq. differenziale (quindi stessa soluzione e parametri di prima) rispetto alla variabile s (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
46 3.13 Pendolo semplice comp. tangenziale (x) : mgsinθ = ma T comp. normale (y) : T mgcosθ = ma c (a c è l accelerazione centripeta) La seconda equazione diventa T = mgcosθ+m v2 L Dalla prima si ricava invece il tipo di moto: ricordiamo che nel moto circolare vario l accelerazione tangenziale è a T = αr = R dω dt = R d2 θ otteniamo (nel nostro caso L=R): dt 2 gsinθ = L d2 θ e quando sono piccole oscillazioni sinθ θ dt 2 L d2 θ = gθ d2 θ = g dt 2 dt 2 Lθ che è l eq. diff. del moto armonico. Alternativa per la dim. Per piccoli angoli sinθ θ s L, s è la lunghezza dell arco; inoltre l accelerazione tangenziale si può scrivere come a T = d2 s. Riscrivendo la prima componente diventa dt 2 g s L = s md2 e riaggiustando i termini: d2 s + g dt 2 dt 2 L s = 0 che è la stessa eq. differenziale (quindi stessa soluzione e parametri di prima) rispetto alla variabile s (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
47 3.13 Pendolo semplice In definitiva otteniamo l eq. di un moto armonico nel quale ω 2 = g L ω = g L e la posizione sarà θ(t) = θ 0 sin(ωt +φ) oppure s(t) = s 0 sin(ωt +φ) Il periodo di oscillazione quindi è T = 2π ω = 2π L g Il periodo di oscillazione del pendolo non dipende dalla massa dell oggetto appeso alla fune ma solo dalla lunghezza della fune (e da g) N.B. Attenzione a non confondere la ω pulsazione del moto armonico con la velocità angolare ω del moto circolare (c è un collegamento tra le due come abbiamo visto ma sono due grandezze differenti anche come unità di misura). (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
48 3.13 Pendolo semplice In definitiva otteniamo l eq. di un moto armonico nel quale ω 2 = g L ω = g L e la posizione sarà θ(t) = θ 0 sin(ωt +φ) oppure s(t) = s 0 sin(ωt +φ) Il periodo di oscillazione quindi è T = 2π ω = 2π L g Il periodo di oscillazione del pendolo non dipende dalla massa dell oggetto appeso alla fune ma solo dalla lunghezza della fune (e da g) N.B. Attenzione a non confondere la ω pulsazione del moto armonico con la velocità angolare ω del moto circolare (c è un collegamento tra le due come abbiamo visto ma sono due grandezze differenti anche come unità di misura). (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
49 3.13 Pendolo semplice Verifiche Quale affermazione delle seguenti è l unica corretta? 1 Il periodo di oscillazione del pendolo è proporzionale alla massa 2 Il periodo di oscillazione del pendolo è linearmente dipendente dalla lunghezza del filo 3 Il periodo di oscillazione del pendolo dipende dalla lunghezza del filo 4 Il periodo di oscillazione del pendolo dipended da k/m (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
50 3.13 Pendolo semplice Verifiche Quale affermazione delle seguenti è l unica corretta? 1 Il periodo di oscillazione del pendolo è proporzionale alla massa 2 Il periodo di oscillazione del pendolo è linearmente dipendente dalla lunghezza del filo 3 Il periodo di oscillazione del pendolo dipende dalla lunghezza del filo 4 Il periodo di oscillazione del pendolo dipended da k/m (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
51 3.13 Pendolo semplice Verifiche Quale affermazione delle seguenti è l unica corretta? 1 Il periodo di oscillazione del pendolo è proporzionale alla massa 2 Il periodo di oscillazione del pendolo è linearmente dipendente dalla lunghezza del filo 3 Il periodo di oscillazione del pendolo dipende dalla lunghezza del filo 4 Il periodo di oscillazione del pendolo dipended da k/m (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
52 3.13 Pendolo semplice Verifiche Quale affermazione delle seguenti è l unica corretta? 1 Il periodo di oscillazione del pendolo è proporzionale alla massa 2 Il periodo di oscillazione del pendolo è linearmente dipendente dalla lunghezza del filo 3 Il periodo di oscillazione del pendolo dipende dalla lunghezza del filo 4 Il periodo di oscillazione del pendolo dipended da k/m (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
53 3.13 Pendolo semplice Verifiche Quale affermazione delle seguenti è l unica corretta? 1 Il periodo di oscillazione del pendolo è proporzionale alla massa 2 Il periodo di oscillazione del pendolo è linearmente dipendente dalla lunghezza del filo 3 Il periodo di oscillazione del pendolo dipende dalla lunghezza del filo 4 Il periodo di oscillazione del pendolo dipended da k/m La 3) è quella giusta (Politecnico di Bari) 14 ottobre / 18
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