CAPITOLO 1 - Il modello organizzativo e il capitale umano aziendale

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1 LA CALABRIA 1

2 INDICE Introduzione CAPITOLO 1 - Il modello organizzativo e il capitale umano aziendale 1.1 La struttura organizzativa 1.2 Caratteristiche della forza lavoro 1.3 Il turnover aziendale 1.4 Investimenti in capitale umano aziendale 1.5 Evoluzione dei livelli occupazionali CAPITOLO 2 - Gli investimenti 2.1 La propensione ad investire delle imprese 2.2 Gli interventi e gli obiettivi 2.3 Le fonti di finanziamento CAPITOLO 3 - L innovazione aziendale 3.1 La propensione ad innovare delle imprese 3.2 Le aree ed i canali di innovazione 3.3 Le fonti di finanziamento 3.4 Innovazione e competitività CAPITOLO 4 - L internazionalizzazione 4.1 La propensione all export 4.2 Delocalizzazione produttiva 4.3 Internazionalizzazione delle imprese: alcune considerazioni CAPITOLO 5 - La competitività delle imprese 5.1 Il posizionamento competitivo 5.2 Le leve della competitività aziendale 5.3 Il livello tecnologico delle imprese Conclusioni 2

3 Introduzione Il presente rapporto analizza il tessuto produttivo calabrese nei settori dell industria manifatturiera, delle costruzioni, delle attività turistiche e dell ICT per il Il lavoro si prefigge il compito di studiare dettagliatamente gli elementi strutturali e le dinamiche aziendali del modello competitivo calabrese. Più specificatamente, ciò avviene con lo studio de: - Il modello organizzativo delle imprese calabresi, la tipologia delle risorse umane impiegate, la dimensione del turnover aziendale e le connesse dinamiche occupazionali - Gli investimenti, le fonti finanziarie e le scelte aziendali di interventi ed obiettivi strategici - La innovazione aziendale analizzata in correlazione ai canali d innovazione, alle fonti finanziarie ed al rapporto tra innovazione e competitività - La internazionalizzazione vista come propensione regionale all export e grado di delocalizzazione di processi produttivi - La competitività e relativa interdipendenza con tutti gli altri importanti fattori strutturali e con il livello tecnologico raggiunto. L obiettivo del presente lavoro è di delineare il modello d impresa calabrese, di valutarne il suo potenziale innovativo e competitivo, ed il livello di internazionalizzazione raggiunto. In un contesto socio economico nazionale, caratterizzato da non poche problematiche del sistema produttivo, la percentuale più rilevante di imprese (ben il 35%) che produce ai limiti della sussistenza è costituita da imprese individuali e società di persone con sede nel Mezzogiorno. Dal rapporto annuale dell Istat per il 2007 emerge che il tessuto imprenditoriale nazionale si sta riorganizzando a causa della crescente rilevanza del fenomeno dell internazionalizzazione produttiva. Le realtà imprenditoriali italiane più dinamiche e competitive hanno scelto il trasferimento strategico di funzioni aziendali in paesi che offrono condizioni più favorevoli al loro svolgimento. Dalle rilevazioni Istat risulta che circa la metà delle grandi imprese industriali italiane ha ormai trasferito all estero parte dei propri processi. Sebbene molte imprese italiane siano consapevoli delle trasformazioni in atto su scala globale e sappiano cogliere le opportunità di espansione sui mercati interni e internazionali, si assiste ad un modesto ritmo di sviluppo complessivo dell attività che testimonia il perdurare delle difficoltà del sistema imprenditoriale, delle inefficienze e dei ritardi che allontanano le prospettive di crescita e di innovazione. L evoluzione di competitività, produttività e capacità esportatrice delle imprese è correlata alla localizzazione delle imprese ed al contesto socio-economico di riferimento. Alla luce dei fattori strutturali più recenti, il sistema produttivo meridionale, presenta alcuni comportamenti virtuosi, anche se il quadro generale indica grande fragilità. Tra il 1999 e il 2005, la crescita di imprese ed addetti è stata più vivace nel Mezzogiorno che in altre realtà produttive nazionali. Il sistema 3

4 produttivo meridionale è però particolarmente instabile, con bassi valori del tasso di sopravvivenza a cinque anni ed elevati valori di natalità e mortalità delle imprese. Le variazioni del fatturato per addetto, analizzate su base territoriale, segnalano una separazione più netta tra Mezzogiorno e Centro-Nord Italia. Risulta infatti che, nel Sud, le imprese sono cresciute molto più in termini di occupazione che non di dimensione economica, per l effetto preminente della specializzazione in settori a bassa produttività, fattori che le espongono al rischio d inefficienza. Il PIL pro-capite della Calabria occupa permanentemente le ultime posizioni nella graduatoria delle regioni italiane; nonostante le discrete performance di crescita degli ultimi dieci anni (+21%), superiori sia alla media del Mezzogiorno che del Centro- Nord. La crescita del PIL regionale si ascrive principalmente all andamento delle costruzioni e di alcuni comparti dei servizi. Quanto all occupazione, la partecipazione al mercato del lavoro da parte delle donne resta modesta e quasi un terzo delle unità di lavoro impiegate in Calabria e irregolare. La gracilità del sistema economico calabrese, la specializzazione produttiva tradizionale e incentrata su attività poco aperte alla concorrenza esterna, nonché il largo predominio di imprese minute, fanno sì che l economia regionale risulti scarsamente permeata da processi innovativi e dinamici. Accanto a indicatori macroeconomici non esaltanti, la Calabria evidenzia anche alcuni importanti ambiti territoriali e settoriali di eccellenza e segnali di dinamismo, che tuttavia sono circoscritti e, dunque, insufficienti a rompere il circolo vizioso dell arretratezza dell economia regionale. Un primo punto di eccellenza della mappa regionale produzioni-territori è la Piana di Sibari. Negli ultimi trenta anni nell area si è consolidata una rete di piccole e medie imprese agricole e agroindustriali (oleifici, industrie di conservazione della frutta, di trasformazione agrumaria, di surgelati) integrate, innovative e fortemente orientate al mercato. Accanto a queste imprese si è venuto nel tempo costituendo un nucleo di strutture cooperative di servizi alla produzione e alla promozione commerciale. Di recente nella Piana è stato promosso un Distretto Agricolo di Qualità (DAQ), approvato dalla Regione Calabria con la LR 21/04 Istituzione del Distretto agroalimentare della Piana di Sibari. Il distretto comprende 32 comuni, con una popolazione di oltre 211 mila abitanti e una superficie complessiva di circa 184 mila ettari. Il porto di Gioia Tauro è un altro luogo esemplare della geografia economica calabrese. In pochi anni è diventato l hub di transhipment leader del Mediterraneo, grazie alla sua centralità geografica, che consente di servire in maniera ottimale con i feeder sia i porti della costa orientale sia quelli della costa occidentale. La struttura portuale è ancora fortemente specializzata nel transito delle merci, con scarsi impatti sulla loro movimentazione e manipolazione. Da segnalare è poi la specializzazione metalmeccanica nelle province di Vibo e di Crotone. La prima genera ben l 87% del valore totale delle esportazioni provinciali e il 40% delle esportazioni totali della metalmeccanica regionale. Il sistema metalmeccanico vibonese si compone di circa 30 aziende nate dal processo di decentramento produttivo dell impianto Nuovo Pignone. La maggior parte di queste 4

5 imprese, di dimensioni medie di poco più di 20 dipendenti, produce prodotti meccanici per il settore petrolchimico, per committenti per lo più internazionali. Il settore metalmeccanico crotonese copre circa il 70% delle esportazioni provinciali e si concentra nella carpenteria metallica pesante e, in particolare, nella produzione di serbatoi e parti di centrali elettriche, destinata ai mercati arabi e asiatici. Le aziende metalmeccaniche crotonesi sono nate perlopiù come imprese dell indotto delle due grandi industrie crotonesi, Pertusola e Montedison, che per molti decenni hanno dominato la scena economico-produttiva di Crotone. Sul versante della capacità di attrazione turistica, di interesse è l area di Zambrone- Tropea-Capo Vaticano nel vibonese fortemente vocata al turismo balneare, che vede annualmente una quota consistente di visitatori stranieri, pari a circa il 30% (un incidenza doppia rispetto a quella regionale). Al pari della provincia di Vibo, nel territorio crotonese vi sono le precondizioni per la formazione di un piccolo distretto turistico tra Isola Capo Rizzuto e Crotone incentrato sulle risorse naturali e archeologiche. Nelle tabelle 1 e 2 si riportano alcune caratteristiche fondamentali del campione. TABELLA 1 Imprese campionate per provincia e settore produttivo Catanzaro Cosenza Provincia Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia Totale Imprese settore Manifatturiero nel campione Imprese settore Costruzioni nel campione Imprese settore Turismo nel campione Imprese settore ICT nel campione Le diseconomie organizzative e produttive legate alle ridotte soglie dimensionali delle impresi regionali potrebbero essere in parte superate attraverso il potenziamento delle aggregazioni produttive sia a livello territoriale e che settoriale che, in certi casi, consentono l attivazione di economie di integrazione e di agglomerazione. Tuttavia, la propensione alla cooperazione interaziendale da parte degli imprenditori regionali è alquanto bassa: la quota di occupati nelle imprese interessate da rapporti interaziendali nel periodo è pari allo 0,9%, a fronte di un incidenza a livello nazionale del 36%. TABELLA 2 Imprese campionate per classe di addetti e forma giuridica Classe di addetti Forma giuridica Fino a 50 Da 51 a 250 Oltre 250 Ditta individuale Società di persone Società di capitali Società cooperativa Altra forma giuridica Totale Manifatturiero Costruzioni Turismo ICT

6 Difficili sono anche i rapporti degli imprenditori calabresi con il sistema del credito. Nel 2007, i tassi di interesse praticati in Calabria sono mediamente 1,5 e 3,3 punti più alti rispettivamente di quelli meridionali e nazionali. Ciò si correla ad un rapporto sofferenze/impieghi pari al 7,3%, leggermente più basso di quello meridionale ma più del doppio di quello nazionale. Il mercato del lavoro regionale risulta pesantemente condizionato dalla debolezza del sistema produttivo, che assorbe una quota limitata dell offerta di lavoro regionale, evidenziando consistenti ritardi rispetto alle aree più sviluppate del Paese e enormi distanze rispetto agli obiettivi occupazionali fissati in sede europea. Nel caso della Calabria, le maggiori criticità sul fronte occupazionale si riscontrano con riferimento alle componenti più deboli del mercato del lavoro: i giovani e, più in generale, le donne. I divari nei tassi di occupazione specifici rispetto alla media nazionale e alla media dei Paesi EU25 raggiungono, infatti, i livelli massimi per questi due gruppi ed in particolare per le giovani donne di età compresa fra i 15 e i 24 anni. Il problema della forte incidenza del sommerso si caratterizza, dunque, come aspetto particolare di un più generale problema di sviluppo economico e di debolezza dell apparato produttivo regionale. Le distanze del mercato del lavoro locale dagli standard qualitativi e quantitativi nazionali si rivelano significativamente più profonde relativamente alle fasce giovanili delle forze di lavoro. Il tasso di occupazione giovanile nella regione è sistematicamente più basso di quello delle altre regioni meridionali, che pure rappresentano l area dove si concentrano i problemi da carenza di domanda di lavoro in Italia. Squilibri eccezionalmente marcati sono riscontrabili anche nella struttura della disoccupazione giovanile, che raggiunge alla fine degli anni novanta il valore più alto nel panorama delle regioni europee. In sintonia con modelli di comportamento prevalenti su scala nazionale, quasi la totalità dei giovani in cerca di occupazione vive all interno della famiglia di origine, che svolge un ruolo di ammortizzatore sociale contro i disagi della disoccupazione, ma anche, spesso, di collocatore, indirizzando e facilitando i contatti di lavoro. L affermarsi di tali modelli familiari può avere qualche influenza sul prolungamento della ricerca di un occupazione. La lunga durata della disoccupazione è una minaccia di impoverimento, perché tende a svalutare il capitale umano acquisito nel corso degli anni di formazione scolastica e può creare un circolo vizioso: la difficile ricerca di un lavoro spinge il giovane ad accrescere la propria formazione, ma una volta conseguiti titoli formativi più elevati, il salario di riserva si innalza, cosicché i tempi della ricerca si allungano nuovamente a causa della maggiore difficoltà di trovare un occupazione che soddisfi le nuove aspettative di salario e di status sociale. Il campione di riferimento utilizzato è stratificato per settore, province di appartenenza dell impresa e per incroci significativi, quali la dimensione media aziendale, la classe di fatturato, l effettuazione o meno di investimenti, la capacità innovativa e di internazionalizzazione, e specifiche caratteristiche strutturali. 6

7 CAPITOLO 1 IL MODELLO ORGANIZZATIVO E IL CAPITALE UMANO AZIENDALE 1.1 La struttura organizzativa Il processo attraverso il quale l'insieme di persone che, con il loro lavoro, partecipano direttamente allo svolgimento dell'attività dell'azienda viene strutturato secondo i principi di divisione del lavoro e coordinamento; della funzione aziendale che svolge detto processo; e del risultato ottenuto dal processo. Le funzioni caratteristiche individuate all interno delle aziende calabresi comprendono le aree finanziaria, strategica, produzione e logistica, amministrativa, informatica, ricerca e sviluppo, ambiente e sicurezza e commerciale. Nei quattro comparti produttivi, l area commerciale è presente in grandi percentuali attestandosi al 60% nel comparto manifatturiero, al 61,2% nelle costruzioni, al 72,8% nel turismo e solo al 42,6% nel settore ICT. Dall analisi dei dati emerge che, l area produzione e logistica presenta valori percentuali significativamente alti nel settore manifatturiero, dove il valore regionale è pari rispettivamente al 55,8% e nel comparto edile con una percentuale pari al 59,8%. Nei settori turistico, costruzioni ed ICT l area amministrativa e controllo gestione è presente in percentuali superiori al 40%, raggiungendo nell edilizia quasi il 60%. L area strategica e l area ricerca e sviluppo sono rappresentate in piccole percentuali in tutti i comparti produttivi. Nel comparto ICT si osservano i dati più significativi,con l area ricerca e sviluppo pari al 8,3% e l area strategica pari al 7%. Le imprese calabresi non impegnano molte risorse finanziarie nell area strategica ed affidano l immagine dei propri prodotti a reti di distribuzione commerciale più o meno organicamente organizzati. L impatto più evidente di tale scelta aziendale è quello di avere un debole canale di comunicazione che interessa prevalentemente il breve periodo e che non permette di incorporare fattori strategici di crescita aziendale di medio e lungo termine. Se l azienda avesse puntato maggiormente sull area strategica, avrebbe tratto significativi benefici non solo dal piano strategico messo in atto ma anche dalle sinergie tra le area funzionali del marketing e della produzione e commercializzazione dei prodotti, laddove la comunicazione organizzata e scientifica avrebbe raggiunto fornitori e clienti con un diverso impatto. 7

8 TABELLA 3 Aree funzionali (anche se dislocate su unità/settori separati) affidate ad un Responsabile di funzione sulle quali si basa l'attuale modello organizzativo della Azienda Manifatturiero Costruzioni ICT Turismo Area finanziaria (credito, finanza) 3,0% 1,0% 4,2% 0,8% Area strategica (marketing, investimenti) 4,4% 4,9% 7,0% 5,5% Area produzione e logistica 59,6% 59,8% 28,4% 18,4% Area ricerca e sviluppo 0,3% 1,0% 8,3% 40,6% Area amministrativa e controllo gestione 23,7% 50,9% 43,5% 1,5% Area informatica e tecnologia 2,2% 4,7% 27,5% 72,8% Area ambiente e sicurezza (certificazioni) 61,2% 1,5% 7,0% Area commerciale (clienti, fornitori,pubbliche Relazioni) 59,4% 1,0% 42,6% 0,8% Non indica 1,7% 1,0% --- 5,5% I comparti produttivi delle società di capitali, caratterizzate da una complessità organizzativa superiore rispetto le altre forme societarie mostrano una timida propensione ad internalizzare le funzioni più complesse, quali l area ricerca e sviluppo. Questo è sicuramente vero per il comparto manifatturiero, ma risulta completamente assente nelle costruzioni. Nei comparti turismo ed ICT si osserva che la gestione interna dell area ricerca e sviluppo è più significativa in valori percentuali per le società cooperative piuttosto che per le società di capitali. TABELLA 4 Aree funzionali presenti organizzativamente nelle imprese manifatturiere calabresi per classi di addetti e per forma giuridica Fino a 50 Classe di addetti Da 51 a 250 Oltre 250 Ditta individuale Società di persone Forma giuridica Società di Società capitali cooperativa Altra forma giuridica Area finanziaria (credito, finanza) 1,4% 1,7% 2,4% Area strategica (marketing, investimenti) 6,1% 1,7% 3,6% 15,6% Area produzione e logistica 55,3% 100,0% 100,0% 58,7% 52,3% 53,4% 88,6% 100,0% Area ricerca e sviluppo 3,0% 0,7% 0,1% 9,7% Area amministrativa e controllo gestione 22,1% 64,7% 100,0% 10,7% 18,7% 45,2% 100,0% Area informatica e tecnologia 0,8% 5,2% 0,6% 2,0% Area ambiente e sicurezza (certificazioni) 0,7% 0,1% 0,2% 2,0% Area commerciale (clienti, fornitori,pubbliche 59,7% 69,8% 100,0% 52,6% 69,8% 60,1% 100,0% 74,4% Relazioni) Non indica 2,7% 1,3% 6,5% 1,0% 8

9 BOX DI APPROFONDIMENTO Chi effettua la pianificazione strategica nelle imprese? La pianificazione strategica, attività fondamentale con la quale si fissano gli obiettivi aziendali e si indicano le azioni per raggiungerli, dalla produzione e logistica fino alle vendite al dettaglio, viene effettuata in tutti i comparti produttivi dell impresa calabrese. Si raggiunge il valore percentuale più alto nell ICT (7%), segue il manifatturiero con il 6%, il turismo con il 5,5% e da ultimo il comparto edile con quasi il 5%. Una più alta percentuale delle società di capitali dei comparti manifatturiero (15,6%) e servizi di ICT (16,9%) realizza attività di pianificazione aziendale. Dall analisi dei dati risulta che le imprese calabresi prediligono affidare l attività di pianificazione aziendale all imprenditore-amministratore senza coinvolgimento alcuno del gruppo di dirigenti. Questo si osserva in tutti i comparti produttivi con un peso percentuale più significativo nel manifatturiero e nelle costruzioni dove è possibile osservare rispettivamente valori percentuali pari al 67,3% ed al 67,7%, a fronte del 55,9% del comparto turistico e del 58,8% del settore ICT. Un dato da evidenziare è rappresentato dal 20, 3% delle aziende turistiche calabresi che sceglie di non ricorrere ad alcuna attività di pianificazione aziendale, raggiungendo il 28,6% nelle province di Catanzaro e Crotone ed il 24% nel cosentino. Nel comparto manifatturiero, solo l 1,2% delle aziende campionate, nei territori provinciali di Catanzaro (1,7%), Crotone (1,6%) e Reggio Calabria (2,9%) sceglie di affidare all esterno la propria pianificazione aziendale. Negli altri comparti produttivi nessuna azienda calabrese adotta la medesima scelta. TABELLA 5 Figure professionali che effettuano la pianificazione strategica nelle imprese calabresi Manifatturiero Costruzioni ICT Turismo Imprenditore-amministratore (talvolta comunicata al gruppo dirigenziale) 67,3% 67,7% 58,8% 55,9% Imprenditore-amministratore (sempre comunicata al gruppo dirigenziale 10,6% 18,3% 16,8% 10,5% Imprenditore con la partecipazione diretta del gruppo dirigenziale 9,2% 11,4% 10,7% 3,7% Imprenditore insieme ai collaboratori 2,5% 0,4% 2,1% 9,6% Viene affidata all' esterno ad aziende specializzate 1,2% --- 1,2% 20,3% Non si ricorre ad attività programmate di pianificazione 9,2% 2,2% 10,4% 55,9% 9

10 1.2 Caratteristiche della forza lavoro La forza lavoro delle imprese calabresi non presenta caratteristiche di omogeneità nei quattro comparti produttivi esaminati. Il risultato è fisiologico alla naturale concentrazione di impiegati nei servizi di ICT (90% circa), dove vengono richieste competenze specifiche ed il know-how dei lavoratori è particolarmente apprezzato; alla necessaria presenza di operai qualificati nel manifatturiero (quasi il 65%) ed ad una maggiore diversificazione di profili professionali nelle costruzioni e nel turismo. Nel comparto manifatturiero le figure professionali più numerose sono gli operai qualificati (64,6%), seguono gli impiegati con il 32,1% e gi operai comuni con il 30,8%. I consulenti rappresentano solo l 1,3% delle figure presenti in organico. La provincia di Vibo Valentia conferma le scelte del comparto con il 77,9% di operai qualificati ed il 37,7% di impiegati. Il valore più basso di operai qualificati, pari comunque a quasi il 60%, si osserva nella provincia di Catanzaro. I dati relativi all edilizia calabrese si presentano in relativa controtendenza rispetto alle distribuzione della forza lavoro del comparto. Dall osservazione dei valori risulta che il 68,2% delle figure presenti nell organico aziendale è costituito da operai qualificati, seguito dal 60,0% di impiegati e dal 56,1% di operai comuni ed apprendisti. Il dato è realistico poiché l organizzazione del lavoro prevede che all interno delle imprese intervistate vengano ricoperte più figure professionali contemporaneamente dagli stessi lavoratori. Alla luce di questa considerazione tutti o quasi tutti gli operai qualificati sono anche operai comuni e spesso svolgono mansioni di carattere impiegatizio all interno della ditta edile per la quale lavorano. L alta presenza di personale qualificato in edilizia è giustificata dai numerosi corsi di formazione professionale realizzati negli ultimi anni in Calabria sulla sicurezza sul posto di lavoro ed altri tematiche d interesse per il comparto edile. TABELLA 6 Figure presenti nell'organico aziendale (esclusi Titolari e Soci) Manifatturiero Costruzioni ICT Turismo Dirigenti 2,0% 5,4% 1,8% 4,9% Quadri 1,6% ,3% 1,3% Impiegati 32,1% 60,0% 89,9% 58,1% Intermedi 2,0% 9,9% 4,3% 3,0% Operai qualificati 64,6% 68,2% 7,9% 49,1% Operai comuni e apprendisti 30,8% 56,1% 4,0% 34,7% Consulenti 1,3% 10,5% 6,5% Non indica 2,7% ,3% 0,8% La dimensione aziendale costituisce un elemento cruciale per la comprensione della distribuzione dell organico all interno della compagine delle imprese manifatturiere, edili, turistiche e di servizi di ICT. Il tessuto imprenditoriale della Calabria è caratterizzato da unità produttive con meno di 10 lavoratori, il numero di addetti per azienda è pari a circa 3 (di un punto inferiore a quello nazionale); prevalgono forme di 10

11 conduzione aziendale di tipo elementare e a carattere familiare (oltre i quattro quinti delle imprese sono ditte individuali e poco più di un impresa su 20 è costituita come società di capitale). Nei settori produttivi oggetto di studio si riscontra che le ditte con classe di addetti non superiore alle 50 unità sono molto più rappresentative rispetto alle imprese calabresi di dimensioni medio-grandi. Anche la ripartizione delle funzioni dei lavoratori nelle piccole realtà produttive evidenzia nel manifatturiero una prevalenza di personale con mansioni di operaio qualificato (65%). Nelle aziende con più di 250 addetti risulta che tutto l organico è rappresentato da personale che contemporaneamente ricopre il ruolo di operaio comune e di impiegato. Vi è un quadro analogo per le aziende con numero di addetti compreso tra 51 e 250 negli altri macrosettori. La struttura gerarchica della compagine imprenditoriale calabrese evidenzia una organizzazione del lavoro elementare, con una minima presenza di funzioni intermedie come quelle dei quadri, intermedi, consulenti. Questo andamento, contravvenendo alle regole basilari di organizzazione aziendale, tende a semplificarsi ulteriormente con l aumento della dimensione aziendale, evidenziando una gestione imprenditoriale pressoché patronale. Nella realtà calabrese l articolazione aziendale è poco evoluta, concentra i propri sforzi su attività produttive e commerciali e non investe su funzioni complementari più complesse dell organizzazione aziendale, quali la pianificazione strategica e la ricerca e sviluppo tecnologico. TABELLA 7 Figure presenti nell'organico aziendale (esclusi Titolari e Soci) Manifatturiero Costruzioni ICT Turismo < >250 < < >250 < Dirigenti 2,0% 5,1% 5,5% 1,8% 4,4% 50,0% Quadri 1,6% 5,1% 0,3% 1,3% Impiegati 31,5% 69,8% 100,0% 60,7% 89,6% 100,0% 100,0% 57,7% 100,0% Intermedi 2,0% 5,1% 10,0% 2,2% 100,0% 3,0% Operai qualificati 65,0% 51,9% 67,9% 100,0% 6,2% 100,0% 49,7% Operai comuni e apprendisti 30,4% 43,0% 100,0% 56,7% 2,2% 100,0% 34,0% 100,0% Consulenti 1,3% 10,6% 4,7% 100,0% Non indica 2,8% 0,3% 0,8 Come è possibile osservare nella tabella che segue, la quasi totalità della manodopera del comparto manifatturiero è assunta dall impresa. Le collaborazioni di tipo consulenziale interessano in modo residuale l area strategica, con il 3,7% dei casi,l area ambiente e sicurezza, con 4,6%, e l area amministrativa con l 1,8%. Interessante la comparsa del manager interinale, o manager in affitto, che offre la propria prestazione consulenziale di affiancamento alla dirigenza aziendale nell area produttiva e logistica e nell area commerciale. Per le imprese manifatturiere di medie 11

12 dimensioni, la percentuale di manager interinali raggiunge il 37,8% del personale presente in azienda. TABELLA 8 Distribuzione della manodopera per qualifiche, funzioni e classe dimensionale di addetti nell industria manifatturiera Area Finanziaria Classi di addetti Area Strategica Classi di addetti < >250 < >250 Dipendente fisso 54,1% Dipendente fisso 88,4% Non indica 45,9% Consulente 3,7% Non indica 11,6% Area Produttiva e logistica Classi di addetti Area Ricerca e Sviluppo Classi di addetti < >250 < >250 Dipendente fisso 97,5% 100,0% 100,0% Dipendente fisso 83,1% Consulente 0,1% Non indica 16,9% Manager interinale 1,3% 37,8% Area Informatica e Tecnologia Classi di addetti Non indica 1,5% < >250 Dipendente fisso 100,0% 100,0% Area Amministrativa Classi di addetti Area Ambiente e Sicurezza Classi di addetti < >250 < >250 Dipendente fisso 99,1% 100,0% 100,0% Dipendente fisso 95,4% Consulente 1,8% Consulente 4,6% Area Commerciale Classi di addetti < >250 Dipendente fisso 98,8% 100,0% 100,0% Manager interinale 0,4% Non indica 1,2% La classe dirigente delle imprese calabresi è costituita preminentemente da quarantenni. I dati mostrano che nel manifatturiero il 43,3% dei manager appartiene alla fascia d età 40-50, il 37,9% alla fascia più giovane anni e solo il 18% a quella degli ultracinquantenni. Nei servizi di ICT quasi il 42% dei dirigenti appartiene alla fascia d età intermedia ed il 38,6% ha meno di 40 anni. Nei rimanenti macrocomparti è possibile osservare una presenza percentuale maggiore di manager ultracinquantenni, rispettivamente pari al 33,8% nell edilizia ed al 32,7% nel turismo. In nessun sottocomparto del manifatturiero, i manager ultracinquantenni rappresentano la maggioranza relativa della propria classe. Nel industria turistica calabrese il 34,3% delle aziende alberghiere e motel intervistate afferma che i dirigenti del proprio organico sono ultracinquantenni, il 32,9% ha meno di 40 anni ed il rimanente 32,7% appartiene alla fascia anagrafica intermedia. Nel sottosettore di ospitalità turistica più informale rappresentato da campeggi e altri alloggi per brevi soggiorni i dirigenti sono quarantenni nel 48,3% dei casi analizzati, ultracinquantenni per quasi il 30% ed appartenenti alla fascia anagrafica più giovane nel 22% circa dei casi. I dati evidenziano, nei macrosettori più innovativi, quali l ICT ed alcuni sottocomparti del manifatturiero, la tendenza a dare fiducia e responsabilità decisionali ai più giovani, considerati inclini a riconoscere fattori innovativi promettenti ed ad anticipare tendenze sui costumi sociali e relativi consumi. 12

13 La classe dirigente calabrese, costituita prevalentemente da quarantenni, non presenta caratteristiche marcate di senescenza, ma al contrario anche la sua componente più giovane è significativamente rappresentata. La compagine industriale regionale, caratterizzata da una molteplicità di piccole e piccolissime aziende, spesso organizzate in ditte individuali ed in imprese a conduzione familiare, favorisce l inserimento di giovani e giovanissimi nei vertici dirigenziali aziendali. Nel sistema impresa calabrese sussistono due elementi caratterizzanti ed interconnessi che spiegano parzialmente sia dati statistici che la fisionomia delle aziende: il manager è spesso anche il proprietario dell impresa e sovente le piccole imprese sono sorte grazie a incentivi regionali di promozione dell imprenditoria giovanile e femminile. Questo insieme di fattori ha favorito un processo di ringiovanimento della classe dirigente imprenditoriale regionale. TABELLA 9 Età media del gruppo dirigente (dirigenti e quadri) dell'azienda Manifatturiero Costruzioni ICT Turismo < >250 < < >250 < Fra 25 e 40 anni 38,5% 21,2% ,8% 29,2% Fra 40 e 50 anni 42,7% 57,0% 100,0% 45,0% ,0% 100,0% 100,0% 37,6% 100,0% Oltre i 50 anni 17,9% 43,0% 33,8% ,2% 33,1% Il livello d istruzione medio della forza lavoro calabrese non presenta elementi particolarmente positivi. Nel manifatturiero e nelle costruzioni la maggioranza assoluta dei lavoratori possiede il diploma della scuola dell obbligo. Nel turismo la situazione migliora ed infatti il 47,5% degli occupati ha una scolarità media superiore, a fronte del 45,7% che non supera il livello d istruzione dell obbligo. Diversamente, nei servizi di ICT i profili professionali richiesti prevedono un titolo di studio superiore (64,1% dei casi) oppure un diploma di laurea (31% dei casi). Analizzando dettagliatamente i dati relativi al comparto manifatturiero, nel quale viene richiesta una massiccia prestazione di manodopera qualificata, si può osservare che solo nelle poco numerose aziende di grandi dimensioni (con più di 250 addetti) vi è una predominante presenza di lavoratori in possesso di un titolo di studio di secondo grado. (75% degli addetti impiegati). Nelle numerosissime aziende di piccole dimensioni, con meno di 50 dipendenti, i dati sono perfettamente coerenti con i rispettivi valori regionali ed evidenziano uno spaccato occupazionale caratterizzato da un elementare livello d istruzione. Il comparto edile calabrese possiede una distribuzione per titolo di studio delle proprie risorse molto simile al comparto manifatturiero, sebbene tradizionalmente e strutturalmente, il manifatturiero necessiti di maggiore specializzazione della propria forza lavoro. Come evidenziato in precedenza, elementi caratterizzanti del tessuto imprenditoriale calabrese sono risultati essere da un lato una bassa specializzazione dei 13

14 lavoratori del manifatturiero e dall altro livelli professionali più alti degli dipendenti di ditte edili rispetto a valori medi di altre regioni. TABELLA 10 Distribuzione per titolo di studio della forza lavoro complessiva dell' Azienda Manifatturiero Costruzioni ICT Turismo < >250 < < >250 < Scuola dell'obbligo 53,9% 60,2% 25,0% 53,1% 100,0% 4,1% 0,0% 50,0% 45,8% 35,0% Scuola media superiore 43,1% 33,1% 75,0% 42,5% 0,0% 64,5% 25,0% 40,0% 47,6% 40,0% - di cui tecnici-professionali 1,2% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,1% 0,0% 0,0% 1,6% 0,0% Diploma di laurea 3,0% 6,7% 0,0% 4,4% 0,0% 31,4% 75,0% 10,0% 6,6% 25,0% L impresa turistica, considerata negli ultimi venti anni volano dell economia calabrese, ha offerto, nelle medesime proporzioni, occupazione a lavoratori in possesso di un titolo di studio dell obbligo (45,7%) ed in possesso di un titolo d istruzione di secondo grado (47,5%). Quasi il 7% della forza lavoro possiede un diploma di laurea e solo l 1,5% dei lavoratori diplomati ha conseguito un titolo di studio tecnicoprofessionale affine all occupazione svolta. I dati trovano sostegno nella organizzazione dell azienda turistica che necessita sia di personale istruito che di personale poco qualificato ed a basso costo per servizi al piano, ecc. Il basso valore dei diplomati nell area tecnico-professionale turistica indica una scarsa propensione da parte dei giovanissimi a vedere il turismo quale mercato di sbocco occupazionale, ma indica anche che i diplomati formatisi presso istituti professionali alberghieri calabresi hanno trovato lavoro in realtà turistiche extra-regionali. GRAFICO 1 Distribuzione per titolo di studio della forza lavoro complessiva dell' Azienda Aziende con meno di 51 dipendenti 100% 50% 0% Manifatturiero Costruzioni ICT Turismo Scuola dell'obbligo Scuola media superiore Diploma di laurea 14

15 BOX DI APPROFONDIMENTO La forza lavoro straniera nelle imprese La forza lavoro straniera rappresenta per molte imprese del Triveneto, della Lombardia e dell Emilia Romagna una riserva preziosa di manodopera, soprattutto per la copertura di mansioni caratterizzate da un basso costo e che non richiedono competenze e qualifiche specifiche. In Calabria la compagine imprenditoriale è diversamente strutturata ed i fabbisogni professionali delle aziende sono molto più contenuti, in termini di dimensioni aziendali, di produzione e di fatturato. Nella realtà calabrese i dipendenti stranieri regolari rappresentano una piccola minoranza della forza lavoro complessiva. Nei servizi di ICT la percentuale di immigrati impiegati è quasi nulla, pari a solo lo 0,1%, concentrata esclusivamente nella provincia di Reggio Calabria. Il comparto turistico fa maggiormente ricorso alla forza lavoro straniera (con il 7% di immigrati e 93% di lavoratori italiani)., riservando loro, nel 55,8% dei casi mansioni di operai comuni, nel 40,9% mansioni di operai qualificati e nel residuale 3,4% compiti impiegatizi vari. Anche nel manifatturiero e nelle costruzioni prevalgono le percentuali di occupazioni di operai comuni non qualificati riservati a lavoratori stranieri. Le basse percentuali di lavoratori immigrati presenti in Calabria dipendono prevalentemente da un clima di diffidenza nell impiegare manodopera straniera, giustificata da parte dei datori di lavoro dalle differenze linguistiche e culturali, che affetterebbero la comunicazione, le modalità operative e gli standard produttivi, ma anche dal possibile impiego in nero della stessa. TABELLA 11 Percentuale di dipendenti stranieri presenti nell'organico aziendale sul totale dipendenti Provincia Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia Totale Manifatturiero 1,3% 1,7% 1,4% 5,1% 2,4% 2,2% Costruzioni 4,0% 1,2% 1,1% 1,1% 7,8% 2,1% Turismo 8,8% 7,6% 0,7% 10,1% 13,7% 7,0% ICT ,9%.--- 0,1% 15

16 TABELLA 12 Inquadramento professionale degli stranieri presenti all'interno dell'organico aziendale Manifatturiero Costruzioni ICT Turismo Dirigenti 8,5% Impiegati 4,1% ,0% 3,4% Intermedi 10,7% Operai qualificati 41,6% 47,1% ,9% Operai comuni e Apprendisti 43,7% 52,9% ,8% 1.3 Il turnover aziendale Il tasso di turnover aziendale misura la percentuale di neoassunti rispetto l organico complessivo dell azienda. Rappresenta un valido indicatore del grado di mobilità delle risorse umane di un azienda e laddove è particolarmente elevato indica un alto livello di precarietà occupazionale. In tutte le compagini produttive calabresi il turnover aziendale dei dirigenti, dei quadri, dei consulenti, degli impiegati, degli operai e degli intermedi è considerato nella maggioranza assoluta dei casi analizzati di entità trascurabile. Se questo dato induce a pensare che le aziende calabresi usufruiscano di una solida stabilità economica, d altro canto è vero che imprese che non rinnovano il proprio personale difficilmente riescono ad attuare innovazioni di processi e prodotti e sono capaci di incrementare la propria competitività. 1.4 Investimenti in capitale umano aziendale Gli investimenti in capitale umano aziendale effettuati nel 2007 dalla compagine imprenditoriale calabrese sono esigui in tutti i macrocomparti esaminati. La formazione e l aggiornamento professionali del personale non rappresentano per l impresa una opportunità preziosa di rafforzamento aziendale e di specializzazione del proprio capitale umano ma piuttosto un costo facilmente ridimensionabile se non completamente evitabile. Il livello di turnover è sensibilmente trascurabile, la scelta prevalente di pianificazione aziendale non prevede il coinvolgimento della classe dirigente da parte del manager-proprietario-imprenditore e non vi è un piano formativo apprezzabile per il personale occupato nell impresa calabrese. La percentuale di imprese che ha effettuato attività di formazione ed aggiornamento è minoritaria ed in calo nel 2008 rispetto all annualità precedente. Per il 2007 le imprese manifatturiere che hanno formato il proprio personale sono solo l 11,7%, nel 16

17 turismo la percentuale sale a quasi il 20%, nelle ICT al 23% circa e nelle costruzioni raggiunge quasi il 32%. Questo ultimo dato, riferito al comparto edile, rappresenta la motivazione dell alta percentuale di operai qualificati che hanno già completato un percorso formativo. TABELLA 13 Attività di formazione e aggiornamento professionale al personale dipendente nel 2007 e nel 2008 settore manifatturiero Classe di addetti Forma giuridica Fino a 50 Da 51 a 250 Oltre 250 Ditta individuale Società di persone Società di capitali Società cooperativa Altra forma giuridica Totale 2007 Si 11,6% 46,7% 5,2% 10,2% 23,9% 11,7% No 86,9% 53,3% 100,0% 92,7% 88,1% 75,7% 100,0% 100,0% 86,8% Non indica 1,5% 2,1% 1,6% 0,4% 1,5% 2008 Si 11,7% 16,5% 5,2% 9,5% 24,5% 11,7% No 82,6% 53,3% 100,0% 91,2% 84,5% 66,3% 100,0% 100,0% 82,5% Non indica 5,7% 30,2% 3,6% 6,0% 9,3% 5,8% Analizzando i dati in base alla dimensione aziendale, si riscontra che, ad eccezione del comparto delle costruzioni, l investimento in attività formative è stato sostenuto principalmente dalle imprese medio grandi con più di 50 addetti. TABELLA 14 Attività di formazione e aggiornamento professionale al personale dipendente nel 2007 e nel 2008 settore Costruzioni Occupati Forma giuridica Fino a 50 Da 51 a 250 Ditta individuale Società di persone Società di capitali Società cooperativa Altra forma giuridica Totale 2007 Si 32,0% 12,3% 22,1% 54,9% 100,0% 31,7% No 68,0% 100,0% 87,7% 77,9% 45,1% 100,0% 68,3% 2008 Si 31,2% 5,2% 30,4% 45,4% 100,0% 30,9% No 67,8% 100,0% 94,8% 67,5% 54,6% 100,0% 68,1% Nel 2007 l attività di formazione ed aggiornamento è stata sostenuta dal 46,7% delle imprese manifatturiere con più di 50 addetti, a fronte dell 11,6% delle imprese di dimensione minore. Questo dato indica che le imprese di medie e grandi dimensioni hanno investito molto in formazione nel Infatti, il 64,7% delle ditte intervistate appartenente a quest ultima classe dimensionale afferma di avere formato un numero di dipendenti superiore rispetto al

18 Nel 2008 la totalità delle imprese di addetti campionate sceglie di mantenere inalterato il numero di lavoratori formati rispetto l annualità precedente. Risulta che la variazione media di dipendenti formati nel 2007 rispetto al 2006 è pari al 51,8%; risulta invece nulla nel 2008 rispetto al Alla domanda relativa alle principali fonti di finanziamento delle attività formative, il 35% delle imprese con più di 50 addetti afferma di farsi carico dei costi complessivi, mentre il rimanente 65% non indica la fonte di finanziamento. Le imprese con meno di 50 addetti, nell 83,1% dei casi, affermano di sostenere internamente le spese di formazione; nel 6,9% di usufruire di contributi regionali; nel 2,6% di ricevere contributi da Camere di Commercio ed altre istituzioni, nell 1,1% di ricorrere ai fondi paritetici. GRAFICO 2 Attività di formazione e aggiornamento professionale al personale dipendente nel 2007 Aziende con meno di 51 dipendenti 100% 50% 0% Manifatturiero Costruzioni ICT Turismo Si No Non Indica Lo studio dei sottocomparti produttivi è utile alla comprensione delle esigenze formative aziendali del manifatturiero calabrese. Dall analisi dei dati il tessile risulta maggiormente interessato da attività formative. Ben l 85,8% delle imprese tessili campionate afferma di avere svolto nel 2007 maggiore attività formativa rispetto l annualità precedente. Nel 2008 il 50% delle ditte del sottocomparto ha incrementato ulteriormente la propria attività formativa. 18

19 GRAFICO 3 Attività di formazione e aggiornamento professionale al personale dipendente nel 2008 Aziende con meno di 51 dipendenti 100% 50% 0% Manifatturiero Costruzioni ICT Turismo Si No Non Indica Anche le ditte metalmeccaniche, e di apparecchiature meccaniche hanno incrementato la propria attività formativa, con valori pari al 44,7% dei casi intervistati nel 2007, e pari al 31,3% nel Diversamente nel comparto edile, sono le ditte con meno di 50 addetti ad investire maggiormente in attività formative. Il valore percentuale è pari al 32% nel 2007 e nel 2008 si contrae al 31,2%. Le aziende di maggiore dimensione scelgono di non investire nel training dei propri dipendenti. TABELLA 15 Attività di formazione e aggiornamento professionale al personale dipendente nel 2007 e nel 2008 settore ICT Fino a 50 Classe di addetti Da 51 a Oltre Non indica Ditta individuale Società di persone Forma giuridica Società di Società capitali cooperativa Altra forma giuridica Totale 2007 Si 22,2% 100,0% 46,8% 14,2% 28,8% 36,5% 26,2% 23,7% No 74,7% 100,0% 53,2% 81,6% 66,8% 63,5% 73,8% 100,0% 73,2% Non indica 3,2% 4,1% 4,4% 3,1% 2008 Si 22,2% 100,0% 46,8% 12,8% 35,4% 31,3% 26,2% 23,7% No 72,8% 100,0% 53,2% 78,9% 64,6% 63,5% 73,8% 100,0% 71,4% Non indica 5,1% 8,3% 5,2% 4,9% Per quanto concerne i servizi di ICT la totalità delle imprese campionate con più di 250 addetti afferma di avere effettuato attività formative sia nel 2007 che nel 2008 e di essersi fatta carico totalmente delle spese relative. 19

20 Nel turismo, infine, la quasi totalità delle principali fonti di finanziamento delle attività formative è imputabile alle risorse a totale carico dell'impresa (97,7%). In controtendenza, l aumento di dipendenti nell anno in corso. Dall analisi dei dati risulta infatti che il 78% circa delle aziende turistiche intervistate ha intenzione di formare nel 2008 lo stesso numero di dipendenti rispetto l annualità precedente ed il 21,7% invece sostiene di voler formare un numero superiore di dipendenti. Nell annualità precedente solo il 6,3% delle imprese ascoltate dichiara di avere formato un numero superiore di lavoratori. TABELLA 16 Attività di formazione e aggiornamento professionale al personale dipendente nel 2007 e nel 2008 settore Turismo Occupati Forma giuridica Fino a 50 Da 51 a 250 Ditta individuale Società di persone Società di capitali Società cooperativa Altra forma giuridica Totale 2007 Si 19,5% 50,0% 19,4% 17,9% 19,3% 100,0% 51,2% 19,9% No 79,7% 50,0% 80,6% 80,5% 80,7% 48,8% 79,3% 2008 Si 16,2% 50,0% 9,3% 17,8% 33,6% 100,0% 16,6% No 83,8% 50,0% 90,7% 82,2% 66,4% 100,0% 83,4% Un nuovo paradigma competitivo induce molte aziende del comparto turistico a ponderare e valutare adeguatamente le professionalità dei propri addetti, ad investire sulle proprie risorse umane ed a puntare su più elevati standard qualitativi dei servizi turistici offerti. TABELLA 17 Principali fonti di finanziamento dei corsi di formazione attivati, o da attivare- settore costruzioni Occupati Ditta individuale Società di persone Forma giuridica Società di capitali Società cooperativa Fino a 50 Totale Risorse a totale carico dell'impresa 83,8% 57,7% 92,7% 84,6% 83,8% Contributo della regione 10,5% 42,3% 7,3% 4,7% 100,0% 10,5% Contributo di altre Istituzioni (es. Camera di 5,8% 10,7% 5,8% Commercio) Come è possibile osservare nella tabella precedente, quasi l 84% dei costi sostenuti dalle piccole imprese edili calabresi sono a proprio carico, poco più del 10% a carico della regione ed un residuale 5% circa sostenuto da altre istituzioni. Le differenze strategiche tra piccole e medio grandi imprese del comparto analizzato, non dipendono dalla possibilità di ottenere finanziamenti a fondo perduto o a tassi agevolati per la formazione dei propri dipendenti, ma rappresentano invece una scelta strategica ponderata dal management aziendale. Questo è di chiara interpretazione se si 20

21 considerano le caratteristiche del campione rappresentativo di una realtà edile calabrese costituita dalla stragrande maggioranza di piccole imprese. 1.5 Evoluzione dei livelli occupazionali Le politiche e strategie aziendali, determinanti dell evoluzione dei livelli occupazionali, sono correlati alle caratteristiche strutturali del tessuto imprenditoriale ed a fenomeni economici e finanziari di più ampio respiro. Il precario stato di salute economica e finanziaria dell impresa calabrese non aiuta la crescita e l evoluzione dei livelli occupazionali. Al contrario, in Calabria, si registrano valori molto bassi del tasso di occupazione pari, nel 2007, al 44,9% della popolazione attiva. Vi è una difficoltà economica e finanziaria di tutto il tessuto occupazionale che non si concilia bene con investimenti in formazione ed alti oneri di personale. Analizzando i dati su base regionale risulta che nel comparto manifatturiero, quasi l 85% delle imprese non prevede di attuare un ampliamento del proprio organico. Analoga situazione si verifica per l 89% delle ditte edili, per l 80% circa delle imprese turistiche e per il 92% circa delle aziende di servizi di ICT. Contrariamente a quanto ipotizzabile, nell industria calabrese si osserva una maggiore propensione all ampliamento dell organico aziendale nelle aziende di dimensioni più piccole. I valori percentuali non sono particolarmente significativi. A titolo esemplificativo, nel manifatturiero il dati evidenziano che l 11% circa delle ditte con meno di 50 addetti, il 5% circa delle ditte di dimensione intermedia ( addetti) e nessuna ditta con più di 250 addetti prevedono entro il 2008 di attuare un ampliamento del proprio organico. Fa eccezioni il comparto di servizi di ICT, dove la totalità delle aziende intervistate con più di 250 addetti prevede di assumere personale entro il L attività prevalente di tutte le aziende ICT calabresi di grandi dimensioni appartiene al sottosettore produttivo dell Informatica, settore in fortissima crescita sia su scala mondiale che su scala regionale. Il dato deve essere pesato in base alla sua rappresentatività rispetto al campione, cioè tenendo nella dovuta considerazione che la base numerica delle imprese ICT campionate con più di 250 addetti è pari a 7, quella delle piccole imprese (1-50 addetti) è pari a 374 unità ed alla dimensione aziendale intermedia ( addetti) appartiene sono una impresa ICT. Si sottolinea inoltre che il macrocomparto produttivo con i dati relativi all ampliamento organico peggiori è proprio l ICT. Il 2008 è un anno di grandi opportunità per le imprese calabresi. La Regione Calabria ha infatti predisposto ed attuato una serie di misure a sostegno della crescita e competitività delle imprese, a sostegno ai processi di internazionalizzazione e delle attività formative e misure di incentivazione per nuove assunzioni. A livello provinciale si osserva che le imprese manifatturiere di Crotone (17,4%) e Cosenza (15,1%) prevedono di ampliare il proprio organico in proporzioni maggiori rispetto l andamento regionale. La provincia di Reggio Calabria, al contrario, mostra il 21

22 più alto livello di scetticismo sulle possibilità di effettuare nuove assunzioni di personale (non effettua nuove assunzioni il 92% delle imprese intervistate). TABELLA 18 Aziende che prevedono di attuare nell'immediato futuro (entro l'anno in corso) un ampliamento del proprio organico aziendale Provincia Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia Totale Manifatturiero Si 11,5% 15,1% 17,4% 5,4% 6,5% 11,6% No 84,3% 82,5% 78,2% 92,0% 83,6% 84,8% Non indica 4,2% 2,3% 4,4% 2,5% 9,9% 3,6% Costruzioni Si 14,3% 5,0% 5,0% 5,0% 6,6% No 76,2% 90,0% 95,0% 95,0% 95,0% 88,7% Non indica 9,5% 5,0% 5,0% 4,6% Turismo Si 33,3% 12,0% 19,0% 4,5% 14,3% 15,6% No 66,7% 84,0% 71,4% 81,8% 85,7% 79,6% Non indica 4,0% 9,5% 13,6% 4,8% ICT Si 4,5% 9,5% 12,5% 7,6% No 95,5% 90,5% 100,0% 87,5% 95,2% 92,1% Non indica 4,8% 0,3% Nelle costruzioni, il dato migliore appartiene alla provincia di Catanzaro (14,3%), mentre Cosenza, Reggio Calabria e Vibo Valentia solo nel 5% dei casi ritengono di ampliare il proprio organico. Nessuna delle imprese campionate del crotonese considera verosimile l assunzione di nuovo personale all interno della propria compagine aziendale. Nel turismo, si ottengono i valori percentuali settoriali migliori, anche se non sono affatto incoraggianti dello stato di salute del sistema imprenditoriale. Il 15,6% di imprese ascoltate è intenzionato ad assumere nuovo personale nel Catanzaro, con un valore percentuale pari al 33,3%, è la provincia con maggiore previsione di assunzioni entro il Seguono Crotone e Vibo Valentia, con valori uguali rispettivamente al 19% ed al 14,3%. 22

23 TABELLA 19 Numero di entrate previste nell'organico aziendale Provincia Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia Totale Manifatturiero Unità di cui donne Costruzioni Unità nd di cui donne 0 0 nd Turismo Unità di cui donne ICT Unità nd 17 nd 315 di cui donne nd 3 nd 146 Nella realtà imprenditoriale calabrese, i divari nei tassi di occupazione specifici di donne ed uomini rispetto alla media nazionale e alla media dei Paesi EU25 raggiungono i livelli massimi, in particolare per le giovani donne di età compresa fra i 15 e i 24 anni. Nel complesso le donne presentano un tasso di occupazione che, pur risultando leggermente più elevato rispetto al dato medio meridionale (30,8% contro 28,2%), raggiunge appena la metà dell obiettivo fissato a Lisbona (60%). D altra parte, pur se la componente più anziana presenta tassi di occupazione superiori alla media nazionale (37,7% a fronte del 31,4% nazionale), imputabili in gran parte all elevata quota di popolazione anziana ancora occupata nel settore agricolo, tali valori restano anch essi ancora molto distanti dagli obiettivi occupazionali stabiliti a Lisbona per questo specifico target (50%). Il numero previsto di nuove lavoratrici calabresi differisce sensibilmente nei macrocomparti produttivi esaminati. La più alta presenza femminile è prevista nell ICT, dove quasi la metà dei nuovi assunti è costituita da donne. I valori scendono progressivamente nei comparti, turismo, manifatturiero e costruzioni. In questo ultimo settore non è prevista l assunzione di nessuna donna. La ragione è legata alle caratteristiche delle figure professionali richieste, quali muratori, capi cantiere, ed altri e connessi stereotipi di genere. Nel turismo la richiesta di personale femminile è meno del 30% del futuro organico. 23

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