POLYMNIA Studi di Storia romana 2

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1 POLYMNIA Studi di Storia romana 2

2 Polymnia Collana di Scienze dell antichità fondata e diretta da Lucio Cristante Studi di Storia romana a cura di Gino Bandelli e Giovannella Cresci Marrone COMITATO SCIENTIFICO INTERNAZIONALE Élizabeth Deniaux (Paris), Hartmut Galsterer (Köln), Andrea Giardina (Roma), Juan Santos Yanguas (Vitoria), Claudio Zaccaria (Trieste), Giuseppe Zecchini (Milano) RESPONSABILE DI REDAZIONE Simona Ravalico I testi pubblicati sono liberamente disponibili su: Mangiameli, Rita Tra duces e milites : forme di comunicazione politica al tramonto della Repubblica / Rita Mangiameli. - Trieste : Edizioni Università di Trieste, XX, 412 p. : ill. ; 24 cm. (Polymnia : studi di storia romana ; 2) ISBN Propaganda politica Roma antica a.c (ed.22) Questo volume è stato finanziato dai Fondi di Ricerca di Ateneo 2009/2010 di Giovannella Cresci Marrone sul tema: cerimonie alla romana in età triumvirale ed augustea Copyright EUT EDIZIONI UNIVERSITÀ DI TRIESTE Proprietà letteraria riservata I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale di questa pubblicazione, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm, le fotocopie o altro), sono riservati per tutti i Paesi Autore e editore hanno operato per identificare tutti i titolari dei diritti delle illustrazioni riprodotte nel presente volume e ottenerne l autorizzazione alla pubblicazione; restano tuttavia a disposizione per assolvere gli adempimenti nei confronti degli eventuali aventi diritto non rintracciati

3 Rita Mangiameli Tra dvces e milites Forme di comunicazione politica al tramonto della Repubblica

4 Ai miei genitori

5 indice Prefazione Introduzione I. Grammatica di un antagonismo politico 1. Il post-cesaricidio 1.1 Le Idi di marzo: «erano rimasti grandi eserciti devoti a Cesare» 1.2 Il diciottenne Gaio Ottavio: «cambiò totalmente il proprio nome» 1.3 L erede a Roma: «mi basterà la fama di mio padre» 1.4 La conciliazione: «una moltitudine di soldati era giunta sulle porte» 1.5 I centurioni nella domus di Antonio: «riponevamo la sicurezza del futuro in te» 1.6 La risposta del comandante: «lo vendicheremo» 2. L autunno del 44 a.c. 2.1 L erede e i veterani in Campania: «li fece venire in casa sua» 2.2 Il console e i legionari a Brindisi: «imparerete a ubbidire» 2.3 Gli evocati giunti a Roma: «si risentirono per quella dichiarazione contro Antonio» 2.4 Ottaviano e le truppe ad Alba: «non sveliamo noi per primi la finzione» 3. Da Modena a Bologna (43 a.c.) 3.1 I milites a Modena: «nessuno, né vinto, né vincitore, pronunciò una parola durante lo scontro» 3.2. La fusione degli eserciti: i soldati di Lepido «aprirono le porte ad Antonio» 3.3 L arringa di Ottaviano: «tutto ciò che vi fu dato dal padre mio sarà saldamente vostro» 3.4 La parola delle truppe per il consolato ottavianeo: «glielo darà questa spada!» 3.5 I duces a Bologna: «A coronamento degli accordi conclusi, i soldati li circondarono» IX XI V

6 II. Parole e segni negli anni del secondo Triumvirato 1. Da Filippi a Perugia (42-40 a.c.) 1.1 I cesaricidi a Filippi: «noi, discendenti da coloro che lo avevano giurato» 1.2 I triumviri contro Bruto: «gettarono sulle sue trincee dei libelli» 1.3 Le assegnazioni terriere in Italia: «ai capi giovava l aiuto dell esercito» 1.4 Le mediazioni: «allora i veterani marciarono su Roma in gran numero» 1.5 Dopo la resa: «né vi era più distinzione o divisione» 1.6 Le ghiande missili a Perugia: Caesar imperator, Antonius imperator 2. Gli accordi triumvirali, l Occidente e l Oriente (40-36 a.c.) 2.1 A Brindisi: «le acclamazioni ad entrambi furono incessanti» 2.2 A Miseno: «un forte e lunghissimo grido di gioia si alzò» 2.3 A Taranto: «i presenti ammirarono un bellissimo spettacolo» 2.4 A Nauloco: «La flotta cesariana alzò dal mare un grido di vittoria» 2.5 Ottaviano a Messina: «portando con sé nient altro che il proprio nome» 2.6 L ammutinamento: «corone e porpora erano divertimenti per bambini» 2.7 Antonio sconfitto dai Parti: «volendo parlare ai soldati, chiese un mantello scuro» 3. Dallo scadere del Triumvirato ad Azio (32-30 a.c.) 3.1 La guerra propagandistica: «si accusavano e si giustificavano» 3.2 L adlocutio di Antonio: «dirò solo quanto hanno osato fare contro di me» 3.3 L adlocutio di Ottaviano: «non chiamatelo Antonio, ma Serapione» 3.4 L ultima vittoria dell erede: «lesse di sua volontà i fogli ai soldati» III. Una lettura semiotica 1. Luoghi e canali della comunicazione 1.1 Uno sguardo d insieme 1.2 Il contesto comunicativo Il campo militare La città 1.3 I canali della comunicazione Il canale orale Il canale visivo-gestuale Il canale scritto 2. La voce del dux 2.1 La parola come azione politica 2.2 Il discorso politico Ottaviano VI

7 Lucio Antonio Marco Antonio I cesaricidi 3. La parola del dux e il discorso visivo: un rapporto simbiotico 3.1 La multimedialità dell azione politica 3.2 La moneta castrensis Il nuovo Cesare e la pietas verso il padre Marco Antonio e l ultio del dittatore La libertas e le Idi di marzo Tra Antonio augure e Ottaviano Divi filius La pietas erga parentem di Sesto Pompeo 3.3 La narrazione visiva 4. La voce dei milites 4.1 L azione di un gruppo sociale 4.2 La massa militare e le delegazioni di ufficiali Il confronto orizzontale Il consenso Il dissenso La richiesta dell accordo 4.3 Interesse economico e consapevolezza politica 5. Il codice clientelare 5.1 L esercito volontario e professionale 5.2 Tra duces-patroni e milites-clienti Il modello comunicativo: salutatio, deductio, adsectatio La scorta difensiva del patrono, in formam iusti exercitus La rete dei clientes cesariani Tra fides e pietas Riflessioni conclusive Categorie, dinamiche, complessità dei segni Successi e insuccessi comunicativi Demokratie in Rom? Bibliografia Indice analitico VII

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9 prefazione Il volume che esce per secondo nella serie storica della collana Polymnia delle Edizioni dell Università di Trieste (EUT) sviluppa un tema, quello delle forme assunte dalla comunicazione politica nel corso della cosiddetta rivoluzione romana, che da tempo viene coltivato, sotto diverse prospettive, dai ricercatori di Storia romana dell Università di Venezia. Il progetto prevede che si esplorino le modalità e le occasioni in cui i vertici al potere dialogarono al loro interno e quelle in cui si rapportarono con i ceti subalterni seguendo profili innovativi rispetto alla prassi consuetudinaria, in un periodo storico connotato da profonde lacerazioni e da incisivi mutamenti istituzionali, che non solo favorirono l affermazione di nuovi soggetti politici ma anche la sperimentazione di strumenti di comunicazione alternativi. Consapevole della vivacità dell odierno dibattito sulla cosiddetta «Demokratie in Rom», il contributo di Rita Mangiameli pone al centro dell indagine il rapporto instauratosi fra duces e milites nelle fasi conclusive della repubblica. Applicati gli opportuni filtri interpretativi alle fonti storiografiche e coniugandone le risultanze con gli apporti della numismatica e dell epigrafia emergono dall analisi i soggetti implicati nel dialogo sia diretto che a distanza, i vettori assunti dallo scambio informativo, gli slogans elaborati, i mezzi adottati per la loro divulgazione, la progettualità politica formulata dai leaders e le istanze avanzate dalle basi, ovvero dai cosiddetti senatori caligati, il modello relazionale alle base dei rispettivi processi comportamentali. Il lavoro, iniziato nel corso del dottorato di ricerca in Storia antica e archeologia, Storia dell Arte dell Università Cà Foscari di Venezia, e progressivamente cresciuto giovandosi del contributo di discussione, del vaglio critico e del confronto dialettico con Elvira Migliario, Elizabeth Deniaux, Gino Bandelli e Francesca Rohr, vede ora la luce in una collana dell Università di Trieste; ciò deve leggersi come un tributo al passato e insieme come una scommessa per il futuro. Un tributo al passato, in quanto la fervida esperienza scientifica maturata nel contesto del dottorato di Storia antica dell Università di Roma La Sapienza, IX

10 unita in consorzio negli anni Novanta con le Università di Padova, Venezia e Trieste, ha contribuito a rinsaldare nel tempo le sinergie di ricerca, le collaborazioni didattiche, le consonanze tematiche e metodologiche tra i ricercatori delle due sedi, nel comune ricordo dei Maestri oggi scomparsi, Filippo Càssola, Ruggero Fauro Rossi, Augusto Fraschetti e Domenico Musti. Una scommessa per il futuro in quanto, insieme con Gino Bandelli, si intende mantenere vivo e incrementare, anche attraverso questo impegno editoriale, lo spazio della ricerca e la passione per l antico, attraverso il filo rosso di un confronto plurigenerazionale. Giovannella Cresci Marrone X

11 introduzione «Si narra che la famosa Medea della tragedia seminasse un giorno i denti di un serpente ucciso, dai quali, come messe dal seme, emersero dalla terra guerrieri armati che in breve, combattendo tra loro, si annientarono. Certo è una finzione escogitata dai poeti; ma la nostra Roma, ucciso Cesare, quanti eserciti armati partorì dalle sue ceneri!» 1 Il suggestivo accostamento d immagini attraverso cui Orosio definisce gli ultimi anni della Repubblica romana illustra, con pregnante efficacia, il ruolo di primo piano assunto dagli eserciti dopo la scomparsa del dittatore, nel 44 a.c., e delinea il quadro in cui si inserisce l oggetto specifico di questa indagine, ovvero la comunicazione tra i duces e i milites protagonisti della vicenda politica conseguente al cesaricidio. La comunicazione, sia essa affidata al canale verbale, gestuale, scritto o iconico, denota l intenzione del soggetto mittente, include il punto di vista del destinatario, genera un messaggio che si giova di significati e pratiche condivise dagli interlocutori, nel segno della reciprocità. Assumendo tali requisiti ed instaurando la dinamica di un dialogo verticale, la comunicazione politica di ogni epoca e contesto coincide con il multiforme riprodursi di un medesimo modello di interazione, che consegna il ruolo di protagonisti ai vertici di potere e alle basi delle quali essi si rendono partners comunicativi. Analogamente, sia le strategie persuasive poste in essere dai leaders sia i linguaggi e i codici adottati dalle loro basi di consenso sono soggetti alla teorizzazione e all analisi tipologica, così come i tanti e diversificati contenuti del dialogo politico si possono ricondurre, complessivamente, a più ampie categorie concettuali, quali la consensualità, il conflitto, la negoziazione. 1 Oros. hist. VI 17, 7-8: Medeam illam fabulae ferunt dentes quondam occisi sevisse serpentis, e quibus quasi conpetens semini seges armati homines terra emerserint seseque mox invicem pugnando prostraverint. Equidem hoc poetarum commenta finxerunt; nostra autem Roma Caesare occiso quanta de cineribus eius agmina armata parturiit! Si segue la traduzione di G.Chiarini in Lippold 1976.

12 introduzione Dunque, l individuazione dei tratti caratterizzanti il processo comunicativo sembra costituire la necessaria premessa dello studio di una sua qualsivoglia manifestazione specifica e storicizzata: ciò vale particolarmente per il mondo antico e soprattutto per la storia antica narrata, in ragione dei limiti che la trasmissione della memoria, ad opera degli autori coevi o posteriori ai fatti indagati, impone ai moderni intenti ricostruttivi. Pertanto, sulla base della narrazione storiografica antica, coniugata a strumenti teorici di analisi applicabili ad essa, il lavoro si propone di esplorare i contenuti e le forme della comunicazione stabilitasi tra i vertici e le basi dell esercito romano nel periodo compreso tra il 44 e il 30 a.c., ovvero durante l ultima guerra civile di età repubblicana: una comunicazione che, a seguito del declino delle istituzioni centrali, soccombenti dinnanzi all agire dei viri militares, assume una connotazione prettamente politica. Il fenomeno che si intende indagare rientra, infatti, in un più ampio scenario di trasformazioni politiche, sociali e culturali nell ambito del quale la pratica politica dei leaders, determinati ad imporsi sugli avversari secondo antagonismi individuali e nella complessiva latitanza della legalità, si avvale di modalità inusuali e sedi alternative; pertanto, la ricerca nasce dall intento di riscontrare elementi di rilievo anche in tale specifico livello della comunicazione politica, quale è il dialogo tra generali e truppe al tramonto della Repubblica. Il resoconto storiografico dell età del secondo Triumvirato, per lo più tardo rispetto agli eventi, conferisce un ruolo significativo ai soldati cesariani che, alle Idi di marzo del 44 a.c., rimasero privi del dictator. Che i milites rappresentino la primaria risorsa dei duces in conflitto vale globalmente per le guerre civili della fine della Repubblica, quando l acquisizione di una cospicua forza militare personale si rivela decisiva nel determinare l affermazione dei soggetti politici a confronto 2 ; ma in particolare nel periodo compreso tra la morte di Cesare e la battaglia di Azio, si delinea uno scenario inedito, che sembra incidere propriamente sull interazione tra i leaders e le truppe 3. Infatti, la contrapposizione 2 Sulla fine della Repubblica vd. Syme 1962 e, per le più rilevanti trattazioni del periodo sotto il profilo sia socio-economico che politico, si vedano Gabba 1954; Polverini 1964; Brunt 1971; Brunt 1972; Gruen 1974; sul Triumvirato, vd. in particolare Gara, Foraboschi 1993; sulla lettura politologica del sistema politico romano, cf. i contributi che valorizzano l elemento politico-ideologico popolare nella tarda Repubblica, tra questi Perelli 1982; Mackie 1992; Millar 1995, ; Mouritsen Sulla situazione politica successiva al cesaricidio, si vedano in particolare Grattarola 1990; Gotter 1996; Cristofoli XII

13 introduzione politica tra duces cesariani e repubblicani, destinata ad estinguersi nelle vittorie triumvirali di Filippi e Nauloco, si inscrive nel più duraturo antagonismo personale, interno alla factio sopravvissuta al dittatore 4, al quale si deve l incessante scontro politico, propagandistico e militare tra Ottaviano e Marco Antonio. Tale contrasto, non fondandosi su antitesi ideologiche ma al contrario traendo origine dalla comune identità cesariana, presenta tra le sue più rilevanti manifestazioni l inevitabile contesa della vastissima clientela militare costituita dai legionari e dai veterani di Cesare. Pertanto, l attenzione delle fonti antiche 5 si focalizza necessariamente sulle modalità di acquisizione dell ambita base di consenso, rappresentata dai milites cesariani, messe in atto dall erede di Cesare e dall ex legatus del dittatore, Marco Antonio. A ciò si aggiunge la considerazione, già chiara agli antichi, delle peculiarità dei soldati che avevano militato al servizio del grande generale, quali la devozione alla memoria del dux assassinato e l aspettativa di rassicurazioni economiche da parte di coloro che si proponevano come continuatori della politica di Cesare. È obiettivo del lavoro, dunque, rivolgere particolare attenzione ai principali protagonisti della scena politica e alle clientele militari cesariane da essi contese, data la rilevanza e la valenza ideologica 6 del processo comunicativo che, in tal senso, duces e milites sembrano aver reciprocamente attivato. Poiché l evoluzione della vicenda politica è non solo sfondo, ma soprattut- 4 È soprattutto a partire dalla fase cesariana che i gruppi protagonisti della dialettica politica sono riconosciuti dalle stesse fonti antiche come factiones o partes; sul tema, vd. Zecchini 2009, Il dibattito critico moderno relativo alla concezione politologica di tali schieramenti ha visto emergere due tendenze dominanti: l una ha guardato alla lotta politica tardorepubblicana come allo scontro tra nobili e alle reciproche rivalità personali, l altra ha utilizzato quale unico criterio interpretativo un rigido dualismo Senato-popolo (donde quello tra optimates e populares), che il lavoro di Càssola 1962 ha avuto il merito di far evolvere nella considerazione di una pluralità di gruppi su base socio-economica; sull argomento, si rimanda a Bandelli 2009, e Zecchini 2009, part Il più ampio studio sulle guerre civili come soggetto dell opera storiografica antica è ravvisabile in Jal 1963, il quale precisa la nozione antica del bellum civile, ne affronta le ripercussioni sul piano etico e letterario e, soprattutto alle pp , prende in esame il rapporto tra l opera storiografica, l attualizzazione e la propaganda politica. Per i più significativi contributi sulla lettura critica delle fonti antiche e della loro attendibilità, si rimanda all analisi dei capitoli successivi. 6 Sul fatto che gli interessi, economici e politici, dell enorme clientela di Cesare contribuiscano a far emergere più distintamente un ideologia, se non un partito, vd. Zecchini 2009, ; sul tema, cf. Mackie 1992, part XIII

14 introduzione to argomento dello stesso scambio comunicativo che si intende approfondire, è parso opportuno presentare tutti gli episodi comunicativi attestati dal resoconto storiografico antico per il periodo considerato, dei quali si possa cogliere il preciso contesto e il significato contingente, evidenziandone al tempo stesso gli elementi di continuità e sviluppo nell arco cronologico preso in esame. A tale ricostruzione segue una complessiva analisi semiotica dei dati emersi, finalizzata a mettere in luce gli aspetti più significativi della comunicazione politica, a valorizzarne le modalità espressive, i luoghi e le finalità, nel tentativo di rintracciare i modelli di una sintassi comunicativa ricorrente. Nel panorama del dibattito critico moderno, lo studio degli eserciti triumvirali ha prevalentemente indagato l evoluzione economica e sociale delle masse militari, rilevandone le complessive trasformazioni di status 7 : tanto il costituirsi di eserciti personali quanto la generale fisionomia dei legionari e dei veterani, particolarmente di quelli legati all età cesariana, sono stati pertanto valutati come il frutto di nuovi assetti politico-economici; sulla base di tali premesse, si intende, invece, condurre un analisi circostanziata del fenomeno di relazione e dialogo politico tra generali e truppe nelle sue modalità di estrinsecazione e nei contenuti che esso veicola, ritenendo che, nel quadro di un interdipendenza reciproca, gli obiettivi dei vertici e le istanze delle basi si precisino propriamente nelle forme della comunicazione politica. Quest ultima, peraltro, è oggetto di attenzione da parte della critica sotto un duplice versante: da una parte, gli studi sulla propaganda, soprattutto in merito alla decisiva fase di transizione politico-istituzionale, quale è il passaggio dalla Repubblica al Principato, hanno enucleato le coordinate propagandistiche scelte dai leaders nell ambito della propria affermazione politica 8 ; dall altra, i lavori 7 Sull esercito romano vd. Brunt 1950, 50-71; Parker 1958; Keppie 1984; Breeze, Dobson 1993; Milan 1993; Brizzi 2002; Gabba 2002; con particolare riferimento alle conseguenze della riforma di Mario del 107 a.c., si vedano Brunt 1962, 69-86; Jal 1962, 7-27; Harmand 1967; Harmand 1969, 61-73; Brunt 1971, soprattutto ; Gabba 1973; Sordi 2002b; sui veterani allocati in colonie in questo periodo, in part. Keppie Tra gli studi che fanno riferimento agli eserciti della fine della Repubblica in rapporto al potere politico, vd. Schmitthenner 1960; Botermann 1968; Cresci Marrone 2005, Sulle rivolte militari, in part. Messer 1920; Gabba Si vedano, ad esempio, Scott 1929; Scott 1933; Charlesworth 1933; Levi 1952; Yavetz 1969; Nicolet 1989; Pollini 1990; De Rose Evans 1992; Guilhembet 1992; Marasco 1992; Cresci Marrone 1998b; Simpson 1998; Vanotti 1999; Cresci Marrone 2002; particolarmente per la fase augustea, cf. Zanker 1989 e Cresci Marrone XIV

15 introduzione che indagano in chiave storico-antiquaria le modalità, le sedi e le valenze della comunicazione in Roma, intesa come momento di interazione tra i magistrati e il popolo secondo prassi codificate, hanno recentemente approfondito il significato e la rilevanza delle contiones, circostanze comunicative nelle quali l oratoria e il potere politico sembrano stringersi in un legame significativo ed efficace 9. Entrambi i percorsi di studio, tuttavia, non considerano specificamente le truppe né come destinatari della comunicazione né come eventuali mittenti di messaggi politici. Dunque, poiché si ritiene, per le ragioni poc anzi esposte, che i milites costituiscano la componente privilegiata delle clientele che i vertici si propongono di acquisire in tale segmento cronologico, è parso opportuno, in primis, far emergere dal tessuto evenemenziale del periodo la comunicazione pubblica e la propaganda politica dei leaders esplicitamente diretta alle basi militari, nonché, in secundis, restituire al processo comunicativo la reciprocità che gli compete, enucleando come le basi militari, recepiti i messaggi dall alto, si rendano a loro volta interlocutori e, dunque, coprotagonisti della comunicazione. L indagine si avvale delle opere degli autori antichi che riferiscono gli eventi del periodo considerato; al materiale storiografico preso in esame vanno attribuiti dei limiti intrinseci, che sistematicamente inducono a problematizzare la restituzione dei fatti. In primo luogo, le fonti sono di gran lunga posteriori agli eventi. Infatti, ad eccezione di Nicolao di Damasco biografo del princeps che ci informa sul solo anno 44 a.c. 10, 9 Sul tema, si veda soprattutto Morstein Marx 2004 e la produzione di F.Pina Polo: tra i suoi contributi più significativi, Pina Polo 1989b, che affronta in un ampia trattazione le contiones civili e militari nel mondo romano; per un analisi più sintetica, vd. Pina Polo 1995 e infine Pina Polo Per l estensione dell argomento, con il supporto dello studio epigrafico vd. Pina Polo 1995 e, in riferimento alla rappresentazione dell oratoria su monumenti e monete, cf. Pina Polo Il recente dibattito critico che considera le forme di interazione tra i leaders politici e le basi di consenso valorizza anch esso la contio come momento emblematico della vita civica romana; sul tema, vd. Hölkeskamp 1995, 234ss. e Hölkeskamp 2006, Sulla biografia di Nicolao di Damasco e la sua dipendenza dall autobiografia augustea, vd. Scardigli 1983, part Sull argomento, si veda inoltre Blumenthal Essendo certo l utilizzo dell autobiografia di Augusto da parte di Nicolao, se ne deduce che il favore dei soldati cesariani rappresentasse un tema autocelebrativo molto caro al princeps, che per primo ebbe l interesse a trattare diffusamente di tutte le manifestazioni di consenso ricevute, poi confluite nell opera del biografo. È evidente che nel grande numero di fonti vagliate, più tardi, da Appiano e da Cassio Dione avranno trovato posto anche l autobiografia augustea, l opera di XV

16 introduzione delle notizie che si ritrovano nell epistolario ciceroniano sul medesimo periodo 11 e di sporadici riferimenti rintracciabili nel panegirico tiberiano di Velleio 12, il corpus di testimonianze su cui si basa l analisi è costituito dalle opere, di gran lunga posteriori, di Appiano 13 e Cassio Dione 14 alle quali si aggiungono talora, su altro registro, le biografie di Svetonio 15 e Plutarco 16. Da ciò deriva la necessità di tener conto sia dell esistenza di tradizioni sedimentatesi nel tempo e variamente recepite dagli storici di II e III sec. d.c. sia del sovrapporsi, nel resoconto antico, di molteplici filtri che creano di per sé una distanza tra i fatti e la pagina che ne conserva la memoria: non solo la genealogia delle fonti intermedie, per noi perdute, ma anche l attualità politica si pensi al tema del potere degli eserciti in età severiana, le influenze della retorica, le ambizioni letterarie e l orientamento ideologico degli autori stessi costituiscono fattori destinati a condizionare l angolo visuale, per giunta prevalentemente greco, sul mondo romano della fine della Repubblica. Nicolao di Damasco e presumibilmente altre opere del medesimo orientamento, per noi perdute; sull argomento vd. in particolare Magnino 1984, e Norcio 1996, Per il rapporto tra potere, clientela e l epistolario ciceroniano, vd. in part. Deniaux Su Velleio Patercolo vd. Jodry 1951, ; Lana 1952, passim; Syme 1984a, ; Nuti 1997, Sull ideologia filoaugustea delle Historiae velleiane, alla quale va addebitato il penalizzante ritratto di Lepido nell opera, vd. Rohr Vio 2004, e Rohr Vio 2009a, Sull opera di Appiano si vedano in particolare: Gabba 1956, passim; per il libro III delle Guerre Civili, Magnino 1984, passim; per il libro IV, Magnino 1996, part ; per il libro V, Gabba 1971, ; inoltre Gabba, Magnino 2001, Sul metodo compositivo di Cassio Dione, vd. soprattutto: Cresci Marrone 1998a, 5-36 e Cresci Marrone 1999, ; sul lessico dell autore, vd. Freyburger Galland 1997, passim. Per l esame comparativo tra Appiano e Cassio Dione vd. in particolare Liberanome 1971, e Gowing 1992, passim. 15 Per gli aspetti dell opera di Svetonio più significativi ai fini della ricerca, vd. Lana 1975, ; Carter 1982, passim; Giua 1990, Sulle diverse categorie documentarie (dagli archivi imperiali alle opere di autori di ogni orientamento politico) alle quali il biografo attinge per la stesura della Vita di Augusto, vd. Carter 1982, 6. Complessivamente, l azione del princeps legata alla fase della guerra civile è confinata in una succinta sezione cronologica che tralascia in toto la comunicazione con le basi; viceversa, i pochi dati sul rapporto con le truppe si ricavano dalla successiva sezione tematica dedicata alla vita privata e al carattere del personaggio. 16 Per la vita plutarchea di Antonio, vd. Scuderi 1984, ; per quella di Bruto, vd. Scardigli 2000, ; cf. anche Swain 1990, XVI

17 introduzione Tuttavia, tra le risposte che la critica moderna ha già tentato di fornire ai molti interrogativi che la storiografia antica pone inevitabilmente, si tiene conto di alcune convincenti considerazioni che, chiarendo i tratti costitutivi e il significato culturale del genere storiografico, permettono di valutare e comparare i dati giunti a noi mediante adeguate risorse interpretative 17. Un elemento essenziale consiste nell individuazione del modello tucidideo che, prevedendo la combinazione del materiale storico a disposizione dell autore con l espediente formale del discorso diretto, si colloca ad un livello intermedio tra la restituzione del vero che lo sguardo dei moderni tende a reclamare e la produzione letteraria 18 ; la metodologia utilizzata dagli storici tucididei si avvale di un costante processo di rielaborazione che, se da una parte può essere inteso come limite oggettivo in quanto produce discorsi fittizi, dall altra consente di enucleare dal testo la mappa concettuale delle intenzioni comunicative del personaggio cui il discorso è attribuito, poiché l autore ha lo scopo di esprimersi «nell adesione alla sostanza delle cose dette» 19. È in tal senso che i discorsi diretti riportati da Appiano e Cassio Dione sono analizzati, ovvero ritenendo che il criterio tucidideo, secondo il quale la ricerca dell utile e del vero ammette l uso dell inventio retorica al fine di integrare le lacune della ricostruzione storica, spieghi la natura delle orationes rectae e le renda fruibili, pur riconoscendovi la soggettività degli storici antichi 20, 17 Per il dibattito critico moderno sulla storiografia antica e sul rapporto tra il vero storico e la retorica, si vedano in particolare Momigliano 1984 (che si contrappone ai precedenti lavori di White 1973, al quale si può far risalire la nascita delle teorie narrativiste, e White 1978) e la più recente discussione dell argomento in Pani Per un efficace ricapitolazione dei significati e dei criteri metodologici della storiografia greca e romana, si veda anche Sordi 1993b, Una suggestiva riflessione in merito alla percezione stessa dell antico e, dunque, all anello di congiunzione esistente tra i fatti indagati, gli autori antichi che li tramandano e la loro moderna interpretazione, si deve a Canfora 1989, VI. 18 In proposito, sulla nascita della storia critica ed euristica con Tucidide e sulla scientificità della storiografia antica, vd. Sordi 1993b, 178ss. 19 Così Sordi 2002c, 399. Su tale principio compositivo, applicato - ed esplicitato - da Tucidide e seguito dagli storiografi successivi, cf. Gabba 1956, 158 nt. 3; Ferrero 1962, 27; Moles 1993, 105; Hansen 1995, part ; Pani 2001, In merito al discorso diretto come elemento strutturale in Tucidide, vd. anche Syme 1991b, 74-75; sul tema, cf. Canfora 1981, e Gabba 1996, 68ss. 20 Quanto ad Appiano e Cassio Dione, si veda la considerazione di Gabba 1956, 145: «I discorsi in Appiano non sono affatto vuoti tentativi retorici, come si suole ritenere, né, come ad esempio in Cassio Dione, intinti di un significato attuale per lo storico stesso, ma sono XVII

18 introduzione poiché ad esse corrisponde «non una qualsiasi invenzione o anche la ricerca del verosimile, ma qualcosa che evidentemente è più vicino ancora alla verità fattuale: le cose che in quelle circostanze avrebbero dovuto dirsi» 21. Inoltre, in senso più generale, va riconosciuta alla storiografia di matrice annalistica una valenza sostanzialmente esemplare: storia, politica e oratoria sono legate da un interdipendenza che pone al centro l exemplum e tale tratto, che prevede un travaso di tecniche a scopo didascalico o propagandistico fra le tre pratiche considerate, consente di individuare la presenza dei moventi ideologici degli autori antichi, delle loro fonti e dei personaggi ai quali essi affidano la propria meditazione sul passato 22. Se l intento di rintracciare, in una sistematica successione cronologica, gli episodi che danno voce ai vertici e alle basi militari si avvale dell esame comparativo delle fonti storiografiche, l approfondimento delle modalità espressive così rilevate e il tentativo di comporne un quadro d insieme si affida al supporto delle moderne scienze del linguaggio e della comunicazione 23 : quest ultime forniscopropriamente ancorati ai problemi politici del momento». Sull attualizzazione dionea, vd. invece Cresci Marrone 2005, 160: «[ ] le orationes rectae sono, come è noto, lo spazio privilegiato per le attualizzazioni di Cassio Dione al quale molto stava a cuore il contenimento dello strapotere delle milizie ai suoi giorni». Su questi temi, cf. Sordi 2001, 3-8; Sordi 2002a, ; Sordi 2002c, ; in relazione al modello tucidideo dell adlocutio del generale alle truppe, vd. Hansen 1993, ; Clark 1995, ; Ehrhardt 1995, Pani 2001, Sull argomento, vd. Sordi 2002a, 306. Sulla permeabiltà tra storiografia e pratica declamatoria romana, particolarmente in merito all uso degli exempla del passato, vd. Migliario 2007, e 62. Sul tema vd. anche Jal 1963, 60-63, il quale considera il codificarsi della guerra civile come tema letterario con una propria tradizione e dotato di un repertorio di luoghi comuni, sfruttati, pertanto, dalle scuole di retorica. Per i fatti degni di storia nella storiografia antica, vd. anche Sordi 1993b, 181ss. 23 Per il modello teorico di riferimento, imprescindibile nell ambito dello studio sulla comunicazione, vd. Jakobson Sebbene nel panorama degli studi linguistici moderni non manchino i riferimenti al mondo antico, poiché è nell universo politico greco e romano che sofisticate e attuali strategie di comunicazione sono state teorizzate e praticate, le ricerche fiorite in anni recenti sono orientate all analisi della testualità e della comunicazione politica contemporanea (per una valida ricostruzione della quantità di studi e dei recenti indirizzi di ricerca sulla comunicazione politica, si veda Mazzoleni 1998, 39-45, part ). Pertanto, si fa particolare riferimento agli studi che sembrano offrire efficaci strumenti di analisi teorica, applicabili alla presente ricerca; tra questi, per le più significative monografie sulla comunicazione politica, vd. Tinacci Mannelli, Cheli 1986 e Mazzoleni 1998, alle quali si aggiun- XVIII

19 introduzione no, infatti, categorie d analisi e strumenti interpretativi che sembrano consentire la corretta lettura del fenomeno comunicativo indagato, nelle sue dinamiche strutturali e nell interazione di codici semiotici della quale esso sembra valersi. Ciò interessa, pertanto, sia il proposito di esaminare e confrontare l utilizzo di strategie discorsive e risorse retoriche da parte dei leaders nella loro interazione politico-propagandistica con i soldati, sia il progetto di analizzare e comprendere i vettori comunicativi e i linguaggi adottati dalle truppe. Lo studio della comunicazione politica tra duces e milites, in ultima analisi, intende interrogarsi sul ruolo delle basi militari nell ultima fase della Repubblica e tenta di verificare in che misura i soldati protagonisti del post-cesaricidio, resisi interlocutori dei vertici di potere, assumano una rilevanza politica. In tal senso, il lavoro si inserisce in un recente indirizzo di ricerca che si propone di aggiornare la definizione politologica della Repubblica romana: contrapponendo ad una lettura rigidamente oligarchica della res publica una rinnovata e più complessa interpretazione del sistema politico romano, ad esso è riconosciuta, nell ambito di un vivo dibattito critico, la significativa interazione tra l aristocrazia governante e il popolo, che sembra avvalersi di tutte le pratiche istituzionali e rituali di tipo cerimoniale e performativo 24 e che, secondo le posizioni più gono i contributi di Desideri 2004, e Piemontese 2004, ; con particolare attenzione agli aspetti simbolici del rapporto tra potere e comunicazione, Edelman 1987, Kertzer 1989, Edelman Su alcuni aspetti teorici della comunicazione, vd. Paltrinieri Quanto alle evoluzioni dello studio linguistico che trova in R.Jakobson il suo iniziatore, vd. in part. Hunston, Thompson 2000; Gensini 2004, 21-51; Cicalese 2004, e, per la più interessante posizione sull efficacia performativa della parola, teorizzata nell ambito della filosofia del linguaggio, vd. Austin Sull argomentazione e gli aspetti retorici della comunicazione, si considerino Perelman, Olbrechts-Tyteca 1966; Lo Cascio 1991; Reboul 1996; Van Eemeren, Grootendorst, Snoek Henkemans 2002 e soprattutto Santulli 2005, part Infine, per l approfondimento della comunicazione visiva, in relazione ai suoi elementi strutturali e alle modalità di decodifica, vd. Colombo, Eugeni 1996, Caprettini 1997, part e Appiano 2004, Tra i contributi più significativi che hanno valorizzato le forme espressive spettacolari, i rituali della collettività nella dialettica tra basi e vertici, quindi la rilevanza dell interazione comunicativa, si vedano tra i primi lavori Nicolet 1980, Veyne 1984, vanderbroeck Per il rapporto tra il consenso politico e la cultura dello spettacolo, vd. Noè 1988, Benoist 1999 e i più recenti Flower 2004, Bell 2004, Sumi Sulla relazione tra pratiche comunicative che presiedono alla formazione del consenso e i codici comportamentali della clientela, vd. Deniaux 1997; per l analisi del rapporto tra oralità e gestualità, nell ambito di codificate e riconoscibili prassi comunicative nel mondo romano, vd. Aldrete XIX

20 introduzione radicali, conferisce alla Repubblica significativi tratti di democrazia 25. Pertanto, alla volontà di mettere in luce le dinamiche comunicative attivatesi nei due sensi della relazione verticale tra generali e truppe, si accompagna l obiettivo di ricavarne una lettura politica finalizzata a chiarire il grado di partecipazione dei milites alle vicende che determinano la fine della Repubblica romana. Desidero ringraziare Gino Bandelli per la scrupolosa lettura del testo e per aver accolto il volume nella Collana da Lui diretta; la mia riconoscenza va, inoltre, a Elisabeth Deniaux per le lezioni parigine che hanno arricchito di significative sollecitazioni il mio percorso di Dottorato e ad Elvira Migliario, che mi ha fornito preziosi suggerimenti e spunti di riflessione discutendo con me il lavoro. Per le occasioni di confronto e gli utilissimi consigli rivolgo un grazie sincero anche all amica Francesca Rohr, così come all amico Tomaso Maria Lucchelli, cui devo competenti indicazioni in ambito numismatico. Tutta la mia gratitudine, per la costante dedizione e gli importanti stimoli di ricerca che hanno accompagnato il divenire di queste pagine, a Giovannella Cresci Marrone, mio Maestro, che mi ha trasmesso la passione per l antico e il desiderio di indagarlo. 25 Il dibattito critico nasce sostanzialmente dalle argomentazioni dell inglese F.Millar (esposte in Millar 1998, poi precisatesi in una successiva pubblicazione, Millar 2002), che, riconoscendo forme di effettivo esercizio democratico nella Roma repubblicana, si ponevano in chiave polemica rispetto alle tesi presentate, restando a lungo prive di replica, dal tedesco C.Meier (vd. Meier 1966), al quale va attribuita la concezione di un sistema politico rigidamente bloccato nell esclusivo esercizio del potere da parte dell aristocrazia oligarchica. La contrapposizione tra la scuola anglosassone e quella tedesca si è in seguito arricchita di significativi contributi, vd. Jehne 1995 e Hölkeskamp 2004b, i quali, sebbene mantengano un interpretazione prettamente oligarchica della gestione politica romana, hanno arricchito l analisi di nuovi elementi interpretativi. In particolare, la lettura di K.-J.Hölkeskamp, della quale si ha un aggiornata sintesi in Hölkeskamp 2006, , prende in considerazione tutte le pratiche performative, spettacolari e cerimoniali proprie della vita civica romana, alle quali l autore riconosce una vitale interazione comunicativa tra aristocrazia e basi popolari; tale nuovo apporto alla ricerca trova il consenso della critica, che peraltro discute la troppo rigida interpretazione del ceto dirigente e suggerisce nuovi spunti di riflessione: si vedano in proposito David 2006, ; Jakobson 2006, ; Zecchini 2006, Per ulteriori contributi sul tema, vd. North 1990, Gabba 1997 e Polverini 2005: la tesi di quest ultimo, che ricerca nel modello teorizzato da Polibio il tratto democratico della costituzione romana, trova più scettico E.Gabba ed è superata da Zecchini 2006, in favore di un ulteriore analisi basata su fonti documentarie. XX

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