Quinta Conferenza Nazionale di Statistica. Roma, novembre Sessione: Problemi di misurabilità della società tecnologica

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1 Quinta Conferenza Nazionale di Statistica Roma, novembre 2000 Sessione: Problemi di misurabilità della società tecnologica Coordinatore Prof. Franco Malerba Intervento programmato Il contributo alla crescita da parte dei settori legati all innovazione tecnologica: confronti internazionali, analisi settoriali e problemi di misurazione. a cura di: S. Iammarino, C. Jona Lasinio, S. Mantegazza e L. Picozzi Dipartimento dell integrazione e degli standard tecnici Direzione centrale della contabilità nazionale (versione provvisoria) Roma, 17 novembre 2000

2 1. Introduzione Recenti analisi dell Ocse, del FMI e della Federal Reserve hanno cercato di individuare le cause del divario di crescita tra gli Stati Uniti e le maggiori economie europee che ha contrassegnato l ultima parte degli anni 90. Il differenziale di sviluppo dei settori legati all Information and Communication Technology (ICT) è apparso, alla luce di questi studi, uno dei fattori esplicativi più rilevanti. Tuttavia, nel momento stesso in cui viene evidenziato il ruolo giocato da questi settori nella diffusione dell innovazione, vengono anche sottolineate con più forza rispetto al passato le difficoltà di misurazione dell output di queste attività, e dell input che esse costituiscono per tutti gli altri comparti dell economia. L obiettivo di questo lavoro è quello di individuare, nel quadro di una descrizione della posizione relativa dell Italia nell attuale fase di transizione dalla old alla new economy, quali siano i sottostanti problemi di misurazione e, di conseguenza, delineare le future linee di ricerca in questo campo. Il presente lavoro è suddiviso in sei paragrafi. Il seguente paragrafo discute la definizione di new economy, concetto ben più ampio della mera diffusione di nuovi processi e prodotti, intendendosi con esso anche una trasformazione delle regole, dei principi, delle istituzioni e della società stessa verso nuovi assetti a livello mondiale. Nel terzo paragrafo vengono riportati gli aspetti principali che emergono dagli studi relativi al ruolo che lo sviluppo e la diffusione delle ICT hanno giocato nel determinare la crescita economica e nello spiegare le divergenze nell andamento della produttività tra i paesi più avanzati. Il quarto paragrafo considera le problematiche relative alla misurazione delle attività economiche nel contesto della new economy, sottolineando la maggiore complessità della stima dei conti nazionali che insorge di fronte alla necessità di cogliere elementi quali ad esempio la velocità del cambiamento, l interdipendenza e l intangibilità dei processi economici e innovativi. Il quinto paragrafo fornisce una rapida panoramica, con specifico riferimento al caso italiano, del peso e dello sviluppo dei settori maggiormente coinvolti nelle trasformazioni in atto in quanto produttori o utilizzatori delle nuove tecnologie dell informazione e della comunicazione. Nel sesto paragrafo, infine, si riportano alcune considerazioni conclusive e si indicano le linee di ricerca future per una migliore comprensione e misurazione del fenomeno della new economy. 2. New economy e ICT La definizione di new economy può essere fornita richiamando l associazione fra tassi di crescita elevati, a fronte di bassi tassi di inflazione, e informatizzazione e globalizzazione dell economia mondiale (Schreyer, 2000). Da ciò deriva che il ruolo giocato dalle Tecnologie dell Informazione e della Comunicazione (ICT, adottando l acronimo inglese) 1 nel sostenere la crescita economica risulta condizione necessaria, anche se non sufficiente, nello spiegare il passaggio ad un nuovo ordine economico a livello internazionale. Il concetto di new economy è dunque ben più ampio della mera diffusione di nuovi processi e prodotti, intendendosi con esso anche una trasformazione delle regole, dei principi, delle istituzioni e, in ultima analisi, della società stessa verso assetti diversi da quelli caratteristici della old economy. 1 Sebbene una esatta identificazione dei settori di attività economica da includere nel comparto ICT risulti piuttosto difficoltosa e variabile, sembra corretto ricomprendervi, dal lato delle IT, i settori dell hardware, software e servizi informatici e, dal lato delle CT, i sistemi e reti di telecomunicazioni e i servizi di telecomunicazioni. In termini di nuove tecnologie, queste possono essere classificate in quattro ampie aeree: microelettronica, tecnologie hardware-platform, telecomunicazioni, tecnologie software-platform (EITO, 2000). 2

3 I processi di internazionalizzazione dei mercati, di multinazionalizzazione della produzione e di globalizzazione delle attività economiche e innovative, alcuni dei quali più che visibili ormai da decenni, concorrono nel dare luogo a tali trasformazioni. L aumento delle interdipendenze, fra sistemi, agenti e istituzioni, è stato di fatto indicato come una delle caratteristiche precipue della globalizzazione, che ha portato a nuove forme organizzative basate sul concetto di rete (network). Ciò è particolarmente evidente se si guarda alle strategie messe in atto dalle grandi imprese multinazionali soprattutto nel corso dell ultimo decennio: una quota crescente delle transazioni economiche, e perfino la generazione di nuove conoscenze tecnologiche, avviene attraverso i confini nazionali all interno di global networks, che legano insieme case-madri e sussidiarie, affiliate e imprese locali, fornitori e contraenti, canali di distribuzione e alleanze strategiche, accordi cooperativi e creazione di R&S, e così via. 2 Inoltre, lo sviluppo e l integrazione dei mercati finanziari, fenomeno anch esso caratterizzante la dimensione globale, è stato accompagnato più di recente dalla quotazione in Borsa di un numero crescente di imprese operanti proprio nel campo delle ICT per citare solo un esempio, la Microsoft ha una quotazione superiore a quella della General Electric. Il ruolo delle ICT nella new economy è stato oggetto di recente dibattito per stabilire se e in che misura si tratti di un cambiamento tecnologico di natura orizzontale - capace cioè di propagare la crescita nel complesso del sistema economico e dunque di rappresentare un nuovo paradigma tecnologico - o se non abbia invece natura specificamente settoriale. Nonostante l evidenza non sia univoca, dalla maggior parte degli studi emerge che le ICT hanno mostrato non soltanto una dinamica particolarmente sostenuta in quanto singoli settori industriali ad elevata intensità di conoscenza, ma anche una notevole capacità di contribuire alla crescita di altri settori, tanto intensivi di tecnologia che di input tradizionali. Guardando all evoluzione storica del progresso tecnologico, tuttavia, emerge che il dibattito non è affatto nuovo. A metà del diciannovesimo secolo l introduzione delle ferrovie determinò un nuovo corso economico, con immensi ed improvvisi guadagni nelle borse mondiali, che si protrasse fino all inizio della prima guerra mondiale. Negli anni venti, l avvento della radio creò un clima di enorme entusiasmo tra le imprese che vedevano nella commercializzazione della nuova tecnologia opportunità di profitto e di crescita potenzialmente vastissime. Anche allora il termine new economy fu coniato ad indicare un nuovo assetto radio-based, e le quotazioni di Wall Street salirono alle stelle fino alla grande crisi del In questi casi, così come in tutti quelli in cui si è assistito all introduzione di nuove tecnologie di portata generale, la combinazione di cambiamenti tecnologici radicali, aumenti di produttività ed esplosione del numero di imprese coinvolte sui mercati finanziari ha dato luogo ad accesi dibattiti sulle possibilità di raggiungere tassi di crescita senza precedenti e di assistere a trasformazioni drastiche della struttura economica (Bruland, 2000). 3 Si sarebbe dunque oggi in presenza di un nuovo paradigma e non, più semplicemente, di nuovi settori industriali a crescita rapida. Il contributo alla dinamica economica e alla produttività, come indicato da numerosi studi empirici, deriva sia dalla produzione di ICT che dalla loro diffusione in settori di attività economica diversi da quelli strettamente definiti dal comparto. A questo proposito c è da osservare che le riduzioni di prezzo intervenute nel settore dell informatica negli ultimi decenni non trovano precedenti nella storia del progresso tecnologico (Tab. 2.1): ciò ha evidentemente incoraggiato gli investimenti in informatica da parte di altre industrie, aprendo ad esse nuovi mercati e nuove opportunità di crescita. 2 Non è possibile richiamare qui la vastissima letteratura sui vari aspetti della globalizzazione. Per una disamina con particolare riferimento alla globalizzazione della tecnologia, cfr. Archibugi e Iammarino (1998). Sul concetto di Global Production Network (GPN) si veda Ernst (2000). 3 Del resto, lo stesso Schumpeter nel Business Cycles identificava onde o fasi di crescita economica trainate dall introduzione di tecnologie portanti: l età del vapore e del tessile, l età delle ferrovie, l età dell elettricità. 3

4 Tabella 2.1 Variazione di prezzo e di costo della tecnologia: confronti intertemporali Variazioni di prezzo delle componenti funzionali di base di un computer (valori in US$ ai prezzi del 1999) Costo per unità di velocità del processore ,17 Costo per unità di memoria di massa ,14 Costo per unità di throughput* ,12 Riduzioni dei costi reali medi annui (prezzi edonici) % Periodo Computer 20% Elettricità 6% Tariffe ferroviarie 3% * Flusso dei dati sul computer fra CPU e periferiche Fonte: Ernst (2000). D altro canto, una esatta definizione della nuova economia knowledge-based (e la sua misurazione) dipende da una chiara specificazione degli input utilizzati e dell output prodotto da un dato sistema economico. Come anche messo in evidenza da David (2000), è estremamente difficoltoso identificare tutte le immobilizzazioni (asset) immateriali prodotte dal settore delle imprese nei processi di adeguamento e apprendimento delle nuove tecnologie, così come tenere conto della crescente interdipendenza e delle nuove forme di organizzazione delle attività economiche. In altri termini, sebbene alcune delle nuove risorse produttive delle imprese e dell economia nel suo insieme siano facilmente identificabili (ad esempio, informatica, capitale umano, formazione, ecc.), il complesso delle attività generate in-house dalle imprese, come lo sviluppo di software ad hoc, la formazione dei dipendenti tramite processi di apprendimento spontaneo o implicito, le innovazioni organizzative e gestionali, ecc., è difficilmente individuabile e lo sarà anche di più nell attuale transizione dalle tecnologie analogiche alle nuove tecnologie digitali. 4 Peraltro, gli investimenti effettuati dalle imprese nelle risorse della new economy sembrano condurre ad un ripensamento delle tassonomie tecnologiche dei settori industriali tipicamente usate nell analisi economica. Emerge infatti che alcuni dei settori a bassa o media intensità di tecnologia (misurata dalla R&S) risultano relativamente più ICT-intensive di molti comparti science-based (Pavitt, 1984): non sembra, cioè, che la relazione fra quantità di tecnologia incorporata nel prodotto e grado di integrazione settoriale nella new economy sia strettamente significativa, potendosi considerare relativamente intensivi di ICT anche beni prodotti da settori quali il tessileabbigliamento o l editoria (Gambardella e Torrisi, 2000). Inoltre, se da un lato le ICT non vengono interamente colte dai criteri basati essenzialmente sul contenuto di R&S, mettendo in discussione un approccio puramente settoriale alla loro definizione, dall altro anche la dimensione geografica, ed il ruolo giocato dalle economie di agglomerazione, risultano profondamente mutati. Ciò ha rilevanza sia in termini di valutazione dell impatto all interno del sistema economico di riferimento che di confronto a livello internazionale. Peraltro, globalizzazione e ICT non toccano nella stessa misura e con la stessa intensità né i settori né i sistemi economici. Problemi fondamentali emergono ove si consideri le differenti capacità di accesso (ampiezza e portata dell infrastruttura di comunicazione), connessione (varietà dei collegamenti) e recettività (capacità di ricevere e assorbire informazione), sia a livello intersettoriale che a livello spaziale. Internet ha contribuito sostanzialmente alla costruzione di canali per attingere a nuove conoscenze e allo sviluppo di competenze avanzate. Per citare solo un esempio, mentre l E- Commerce ha di recente conosciuto tassi di diffusione a tre cifre (cfr. il paragrafo 5 per il caso italiano), il suo immediato predecessore, l EDI (Electronic Data Interchange), ha avuto costi 4 E necessario sottolineare che tali osservazioni hanno portata essenzialmente concettuale: per una trasposizione ai problemi di misurazione e classificazione nei conti economici nazionali, con particolare riferimento al caso dell Italia, si veda il paragrafo 4. 4

5 proibitivi per le imprese di medie e piccole dimensioni. 5 Se da un lato è vero che la tecnologia Internet ha ampliato a dismisura le possibilità di partecipazione all economia e alla società globali, dall altro barriere all informazione permangono tutt oggi. D altronde, se il costo di costruzione e mantenimento di un sito Web di commercio elettronico è stato stimato tra i e i 2,5 milioni di dollari USA (Ernst, 2000), escludendo chiaramente le piccole e medie imprese da una tale iniziativa, la globalizzazione e l inserimento nelle reti di interdipendenza può ovviare a tali limitazioni anche nel caso dei partecipanti più deboli. Va inoltre considerato che, a rigore, non è corretto evocare il concetto di new economy riferendosi alle sole tecnologie dell ICT. Non è infatti possibile non tenere conto di nuovi e cruciali campi come quello delle biotecnologie, dei nuovi materiali o della preservazione dell eco-sistema: come calcolare l impatto di altre general purpose technologies e come separare quello, fondamentale e trasversale, dell innovazione organizzativa e istituzionale? In conclusione, è difficile distinguere gli effetti delle ICT da quelli della internazionalizzazione e della globalizzazione. In entrambi i casi, le attività economiche ed innovative vedono aumentare il livello di complessità, varietà e qualità di prodotti, processi, organizzazione e mercati, ma risulta arduo scindere cause ed effetti nel momento in cui le parolechiave dei mutamenti in atto nell economia e nella società del terzo millennio sembrano essere proprio interdipendenza e integrazione. 3. Crescita economica e ICT: confronti internazionali Negli ultimi anni, l'economia americana è cresciuta a ritmi sorprendenti. L'espansione americana, iniziata nove anni fa, rappresenta la più lunga fase di crescita sostenuta mai registrata. Questa espansione è stata caratterizzata da un basso tasso di disoccupazione, da un'inflazione molto contenuta e, negli ultimi anni, da un'accelerazione nella crescita della produttività del lavoro. Questa formidabile performance dell'economia americana è coincisa con il forte sviluppo, la diffusione e l'applicazione delle ICT che hanno fornito un contributo sostanziale alla crescita economica statunitense. Nella seconda metà degli anni '90, anche altri paesi hanno registrato tassi di crescita paragonabili a quelli americani o addirittura superiori. Tuttavia, mentre negli Stati Uniti il legame tra sviluppo delle ICT e crescita economica è facilmente rilevabile, negli altri paesi non è così. In Canada, in Olanda e in Spagna, ad esempio, la notevole crescita economica va attribuita ad un complesso di riforme strutturali del mercato del lavoro che hanno favorito la crescita dell'occupazione ma non vi sono elementi per stabilire se e in che misura gli investimenti in ICT abbiano contribuito alla miglior performance produttiva. Irlanda, Finlandia e Svezia, a loro volta, hanno fatto rilevare tassi di aumento della produttività totale dei fattori di gran lunga superiori a quello degli Stati Uniti e di dimensioni tali da non poter essere giustificati solo dalla diffusione e dallo sviluppo delle ICT (che possono indurre un incremento nella TFP di circa un punto percentuale) 6. In Finlandia e Svezia, ad esempio, i beni ad alto contenuto tecnologico costituiscono circa il 4% o il 5% dell'output di ciascun sistema economico, molto più di quanto non avvenga in altri paesi sviluppati. Assumendo che il tasso di crescita del settore industriale sia lo stesso degli Stati Uniti, il settore delle ICT potrebbe contribuire in misura pari allo 0,25% alla crescita della produttività del sistema. Il Ministero delle Finanze svedese ha stimato che, negli ultimi anni, la crescita della produttività delle industrie IT ha influito dello 0,5% sulla crescita della produttività del lavoro. Tutto ciò suggerisce che gran parte dell'aumento della produttività di tali paesi va attribuito anche allo sviluppo di altri settori. 5 Ernst (2000) riporta che negli Stati Uniti il 95% delle 500 grandi imprese presenti nella lista di Fortune fa largo uso di EDI, ma solo il 2% di tutte le imprese sfrutta tale opportunità tecnologica. 6 Federal Reserve Bulletin, October

6 Nel triennio , infatti, vi sono paesi che hanno registrato tassi di crescita di gran lunga superiori a quello degli Stati Uniti. Prendendo in considerazione solo i dati 7 relativi al settore delle imprese, è evidente il divario che si è stabilito tra Stati Uniti, e paesi come l'irlanda, la Finlandia e la Norvegia e tra i primi ed il resto d'europa. Negli Stati Uniti il tasso medio di crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) è stato pari al 4,8% a fronte del 5,5% e del 9,8% rispettivamente della Finlandia e dell'irlanda e del 2.5% e dell' 1,4% rispettivamente di Francia e Italia Tassi medi di crescita del PIL Svezia 2,93 Spagna Norvegia Olanda Irlanda Finlandia Danimarca Belgio Australia UK Giappone Italia Germania Francia Canada U.S.A. 1,31 1,38 1,72 3,69 3,15 3,65 2,74 2,39 2,78 2,53 3,53 4,78 4,84 5,51 9,87 Ma se lo sviluppo e la diffusione delle ICT hanno svolto un ruolo trainante nella crescita dell'output e della produttività degli Stati Uniti, si può affermare che ciò accadrà o che stia già accadendo anche in altri paesi? Certamente sì, anche se le modalità, la portata ed i tempi di realizzazione sono difficilmente prevedibili. Non è infatti immediato che la disponibilità di nuove tecnologie si traduca automaticamente in una migliore performance produttiva. La struttura del sistema economico, le istituzioni che vi appartengono e la regolamentazione dei mercati influenzano la velocità con cui le innovazioni tecnologiche sono adottate nonché il modo in cui tali avanzamenti inducono maggiore efficienza produttiva. Recentemente, alcuni studi 8, hanno cercato di spiegare le divergenze tra i tassi di crescita europei e quello americano analizzando i legami tra la diffusione e lo sviluppo delle ICT e l'aumento della produttività del lavoro. La fase ciclica in cui si trova il sistema economico è uno degli elementi più importanti da considerare nell'analisi della crescita della produttività di un paese. E' infatti possibile che una parte della divergenza tra le performance produttive di due paesi sia attribuibile ad una differenza nelle rispettive posizioni cicliche. Le imprese, ad esempio, tendono ad adeguare l'intensità d'uso dei fattori produttivi (lavoro e capitale) prima ancora di variare il numero di lavoratori o di macchinari (factor hoarding) in funzione della fase in cui si trova il sistema economico. Durante una recessione, le imprese possono decidere di non dismettere lavoratori o di non ridurre il numero di ore lavorate in misura proporzionale alla diminuzione della produzione programmata (labor hoarding). Di consenguenza, durante una recessione l'output può ridursi in misura maggiore rispetto alle ore di lavoro, determinando una diminuzione della produttività del lavoro. Viceversa, in una fase espansiva l'output può aumentare di più delle ore lavorate perché aumenta la capacità produttiva utilizzata, provocando così un incremento della produttività del 7 Per gli Stati Uniti i dati provengono dal BLS, mentre per gli altri paesi la fonte è l'ocse. 8 Paul Schreyer, "The Contribution of Information and Communication Technology to Output Growth: A Study of the G-7 Countries", OECD Science, Technology and Industry Working Paper, 2000/2 (OECD, 2000); e A.Bassanini, S.Scarpetta e I.Visco, "Knowledge,Technology and Economic Growth: Recent Evidence from OECD Countries", lavoro presentato al "150 th Anniversary Conference of the National Bank of Belgium: How to promote economic growth in the euro area", Brussels, 11 and 12 May,

7 lavoro. In un'analisi condotta 9 dalla Banca Centrale Americana (FED) si dimostra tuttavia che l'influenza della fase ciclica sulla performance produttiva di un paese può spiegare solo parzialmente l'andamento del tasso di crescita della produttività. Vi sono infatti da considerare i fattori strutturali che possono incidere sulla dinamica del tasso di crescita della produttività. In primo luogo, le variazioni nella qualità della forza lavoro, così come vengono riflesse dalle competenze, dal livello di educazione e dalle caratteristiche demografiche dei lavoratori. A tale proposito, in uno studio effettuato all'ocse da Scarpetta, Bassanini, Pilat e Schreyer (2000), emerge che tali variazioni non sono state significative per la crescita della produttività del lavoro negli Stati Uniti mentre lo sono state per gli altri paesi. Infatti, mentre nel primo caso il tasso di incremento della qualità del lavoro impiegato è rimasto sostanzialmente stabile nel periodo , indicando così che tale miglioramento non è stato un fattore importante nell'accelerazione della produttività americana, in alcuni paesi europei, tra cui l'italia, un rallentamento nella crescita delle competenze del fattore lavoro giustifica, sebbene solo parzialmente, lo scarso incremento della produttività. Il lavoro dell'ocse mostra, comunque, che, complessivamente, la mancata considerazione delle variazioni nella qualità del lavoro non giustifica le divergenze riscontrate nei tassi crescita della produttività americana ed europea. Il secondo fattore da considerare è il diverso grado di penetrazione dei beni ad alto contenuto tecnologico nei sistemi produttivi che svolge un ruolo importante nell'analisi delle cause della minor perfomance dei tassi di crescita della produttività europea. Prima di esaminare a fondo tali ragioni, tuttavia, è necessario capire quali sono i canali attraverso cui le innovazioni tecnologiche determinano un incremento di produttività. Il primo è il contributo fornito dalle industrie che producono beni ad alto contenuto tecnologico alla produttività totale del sistema economico. Tale contributo può infatti aumentare più di quanto non avvenga in altri settori se la rapida crescita produttiva delle industrie ICT è dovuta a forti incrementi di produttività nelle stesse. In altri termini, anche se si tratta di comparti che incidono relativamente poco sulla produzione totale, sono comunque settori che contribuiscono in modo sostanziale alla crescita della produttività a livello macroeconomico. Oliner and Sichel (2000), ad esempio, stimano che nel periodo i settori che producono computers e semiconduttori, sebbene abbiano concorso solo al 2,5% della produzione industriale degli Stati Uniti, sono responsabili della metà dell'incremento della crescita della produttività multifattoriale americana stimata per lo stesso periodo. Da notare che in base ad una stima effettuata dall'ocse, la produzione delle industrie ICT rappresenta tra il 2,5% e il 4,5% del prodotto interno lordo a prezzi correnti a seconda del paese e della definizione di ICT considerata (OECD, 2000). Gli altri due canali attraverso cui si determinano incrementi nella produttività sono legati all'utilizzazione delle ICT negli altri comparti del sistema economico. Gli investimenti in beni ad alto contenuto tecnologico (beni IT) tendono a far lievitare la produttività del lavoro determinando un aumento nel rapporto capitale-lavoro (capital deepening). Per un dato livello di tecnologia, il capital-deepening mette i lavoratori nelle condizioni di produrre di più a parità di sforzo. Negli ultimi tempi gli investimenti in IT sono notevolmente aumentati rispetto a quelli in altre tipologie di beni capitali grazie al progressivo declino dei prezzi dei beni IT, dovuto alla rapida evoluzione delle nuove tecnologie. L'adozione delle ICT genera, infine, delle esternalità positive: le ICT producono benefici che vanno oltre quelli che affluiscono agli investitori. Ad esempio, uno dei vantaggi delle transazioni via Internet deriva dal fatto che, per le imprese che fanno parte di un network, ogni nuovo investimento in una connessione è vantaggioso sia per l'investitore che per gli altri membri del gruppo. Il fatto stesso di fare parte di tale sistema determina un incremento nella produttività delle imprese partecipanti che si traduce a sua volta in un aumento nella produttività a livello macroeconomico. Tornando ai confronti internazionali, va sottolineato che mentre negli Stati Uniti i forti investimenti in ICT si sono tradotti in un cospicuo aumento di produttività attraverso i meccanismi sopra descritti, negli altri paesi non è stato così. La ragione principale è che tali paesi hanno 9 Federal Reserve Bulletin, October

8 comunque investito in misura minore nelle IT di quanto non abbiano fatto gli Stati Uniti, e, quindi, l'aumento nel tasso di crescita della produttività potrebbe non essere ancora visibile. Schreyer (2000), ad esempio, ha stimato che, fino al 1996, la porzione di beni IT nello stock di capitale produttivo variava tra il 2% e il 3% in Francia, Germania ovest, Italia e Giappone; era di circa il 5% in Canada e nel Regno Unito e del 7,5% negli Stati Uniti. E' quindi ovvio che, con un investimento così elevato, il peso di tale settore sul prodotto totale americano sia di gran lunga maggiore che negli altri paesi europei. 10 Inoltre, da un'analisi condotta dalla FED in cui si esamina il tasso di crescita della produttività multifattoriale in relazione al numero di Internet hosts e di secure servers per un gruppo di paesi appartenenti all'ocse, nei periodi e emerge che i paesi in cui il forte incremento della produttività multifattoriale è stato accompagnato da un notevole sviluppo dell IT sono Norvegia, Canada, Stati Uniti e Svezia; mentre quelli in cui il declino della produttività multifattoriale è stato associato ad una scarsa diffusione dell'it sono Giappone, Francia ed Italia. Le ragioni sottostanti tale divario sono molteplici. In primo luogo, i tempi di diffusione delle nuove tecnologie sono diversi da paese a paese. Essi dipendono sia dall'ammontare di investimenti in IT che dalla regolamentazione del mercato, così come dalle agevolazioni finanziarie a disposizione delle imprese che dal tempo di apprendimento dei lavoratori. La struttura del mercato del lavoro, inoltre, può secondo Ferguson (2000) giustificare parte del forte dinamismo dell'economia americana. Rispetto ai paesi dell'europa continentale infatti, il mercato del lavoro americano è molto flessibile ed è stato recentemente sottoposto ad un processo di deregolamentazione che ha determinato un forte incremento dell'occupazione giovanile. 11 Secondo Ferguson, la regolamentazione europea, decisamente orientata alla conservazione dei posti di lavoro, ha ostacolato la rapida diffusione delle nuove tecnologie. Poiché l'evidenza empirica mostra che l'introduzione di nuove tecnologie si traduce spesso in una crescita dell'occupazione nelle industrie innovative e in uno spostamento della domanda dai lavoratori meno qualificati a quelli più specializzati, si determina così un potenziale spiazzamento dei primi. Le imprese europee disporrebbero, quindi, di una minor flessibilità nel reperire e dismettere lavoratori, il che rallenterebbe la loro capacità di adottare nuove tecnologie. L'eccessiva regolamentazione dell'attività economica in genere, sostiene Ferguson, ha un impatto negativo sull'innovazione tecnologica in sé. La presenza di una forte regolamentazione del mercato ostacola il processo di minimizzazione dei costi, la creazione di un'organizzazione flessibile della produzione, allunga i tempi di accesso al mercato e contribuisce ad aumentare il livello d'incertezza. L'incidenza della regolamentazione del mercato dei prodotti negli Stati Uniti è di gran lunga minore che in Europa; inoltre uno studio effettuato dalla FED evidenzia che la performance macroeconomica, in termini di crescita della produttività e di grado di utilizzazione delle risorse di un paese, è migliore tanto minore è la regolamentazione del mercato. Anche il tipo di regolamentazione adottato svolge un ruolo di rilievo. I regimi a favore della concorrenza stimolano l'innovazione e la diffusione di tecnologie. La concorrenza spinge infatti le imprese ad innovare e ad adottare nuove tecnologie e di conseguenza aumenta la velocità di diffusione della tecnologia stessa. E' ovvio che in regime di monopolio le imprese hanno pochissimi incentivi ad innovare visto che già controllano gran parte del mercato. In base a tali considerazioni, Ferguson afferma che una delle cause del divario tra Stati Uniti ed Europa continentale è l'eccessiva regolamentazione dei mercati europei. Allo stato dei fatti, i motivi che si possono addurre per spiegare la notevole divergenza tra la crescita americana e quella europea sono molteplici. Tuttavia non sembra ancora possibile fornire delle risposte certe e definitive. Ciò che possiamo affermare è che sicuramente il consistente incremento della produttività, rilevato negli Stati Uniti nella seconda metà degli anni '90, è stato il frutto dei rapidi progressi nel settore delle ICT, dell'applicazione di tali tecnologie in altri comparti 10 Va tuttavia sottolineato che l'analisi di Schreyer sottostima l'influenza delle IT sulla crescita economica in tutti i paesi perché adotta una definizione di attrezzature per le telecomunicazioni (IT equipment) da cui è escluso il software. 11 I giovani nell'ambito del loro percorso formativo hanno una maggior probabilità di venire a contatto con le innovazioni tecnologiche di quanto non avvenga ad individui già inseriti nel mercato del lavoro. 8

9 del sistema economico, ma anche della fase ciclica estremamente favorevole in cui si è trovata l'economia americana. Va comunque sottolineato che l'impatto positivo dello sviluppo e dell'adozione delle ICT sulla crescita della produttività americana che si registra oggi è il risultato degli investimenti massicci in beni ad alto contenuto tecnologico effettuati nel paese a partire dal E' quindi lecito attendersi che nei paesi che hanno cominciato ad investire nel settore delle ICT nella seconda metà degli anni novanta, si potrà rilevare un'accelerazione della crescita tra la fine e l'inizio del nuovo millennio. L'Europa, che negli anni novanta ha vissuto una fase di rallentamento con notevoli conseguenze sui livelli occupazionali, ha fatto registrare un buon incremento degli investimenti in ICT a partire dal Nell'Europa Occidentale, infatti la percentuale di produzione di ICT rispetto al PIL è passata dal 4,6% del 1996 al 5,8% del In base alle stime effettuate dallo European Information Technology Observatory (EITO), il mercato europeo delle ICT ha registrato nel 1999, un incremento del 12%, che si prevede si attesterà intorno al 10,6% nel Infatti, il consolidamento del quadro macroeconomico europeo, sostenuto da un consistente incremento delle esportazioni, sta favorendo il mantenimento di tassi di crescita così sostenuti. Anche la stabilizzazione del tasso di disoccupazione dell'area dell euro intorno al 10%, associato a tassi d'inflazione piuttosto contenuti nella maggior parte dei paesi europei, contribuisce alla creazione di un contesto favorevole agli investimenti in ICT. 4. Problemi di misurazione La new economy potrebbe quindi rappresentare il cambiamento tecnologico più grande che c è stato da quando è stato posto in essere l attuale modo di misurare l economia attraverso il sistema dei conti, anche se probabilmente tale cambiamento non è più importante di quello associato allo sviluppo della ferrovia, dell automobile o dell elettricità 13. Di fronte a tale cambiamento, la prima tentazione che si ha è sostenere che l avvento della new economy abbia trasformato la natura dell economia in modo tale da rendere inefficaci i tradizionali metodi di analisi; in particolare, si sostiene che 14 : 1. la costruzione dei conti diventa sempre più complessa perché molte attività sono nuove e difficili da misurare; 2. i problemi concettuali inerenti il sistema dei conti diventano più complessi specialmente per quanto riguarda la misurazione delle variazioni di qualità. In realtà, i problemi che si incontrano nella misurazione della produzione con l avvento della new economy non sono nuovi ai contabili nazionali ma solo aggravati dal fatto che i cambiamenti tecnologici posti in essere negli ultimi anni sono molto più rapidi che in passato. Inoltre, il fenomeno new economy coinvolge, come abbiamo già avuto modo di analizzare, attività economiche con caratteristiche diverse i cui problemi di misurazione non sempre coincidono ed è proprio questa impossibilità di delimitare univocamente il fenomeno e la velocità con cui esso si è sviluppato che ha aggravato la difficoltà dello statistico nello stimare un economia in movimento e nell identificare i collegamenti tra i diversi operatori economici. Risulta quindi difficile un esposizione lineare ed esaustiva; in questo paragrafo si cercherà di analizzare i problemi di misurazione partendo da quelli più generali e andando via via più nello specifico; in sintesi, gli aspetti che si affronteranno riguardano: classificazioni; fonti disponibili per la stima degli aggregati a prezzi correnti; valutazione degli aggregati a prezzi costanti. 12 Fonte dati EITO (2000). 13 Gordon (2000). 14 United Nations (1997). 9

10 4.1 Le classificazioni Il dibattito sulla capacità delle attuali classificazioni delle attività economiche di rappresentare e di comprendere gli aspetti più recenti dell economia è in pieno sviluppo e c è chi, sostenendo la loro inadeguatezza, propone addirittura una nuova classificazione delle attività economiche che distingua fra beni, servizi e informazione. 15 Pur non condividendo queste posizioni così radicali, siamo consapevoli che alcune attività ritenute trainanti della new economy non sono state previste nella classificazione delle attività economiche NACERev1 adottata a livello europeo. Ad esempio, attualmente il gruppo 64.2 dell Ateco91 16 comprende le attività di trasmissione di suono, immagini, dati o altre informazioni via cavo, radiodiffusione, ripetitore o satellite non permettendo quindi di distinguere un portale Internet da una pay-tv o da un gestore di telefonia fissa. Ciò comporta che, per esempio, le imprese che operano su Internet, pur essendo presenti negli archivi dell Istat e entrando quindi a far parte delle indagini statistiche, non possono essere enucleate e il loro comportamento non può essere analizzato isolatamente. Tale impossibilità, pur non avendo alcun impatto sul valore complessivo di aggregati quali produzione, costi o retribuzioni del gruppo 64.2, maschera indubbiamente comportamenti economici potenzialmente differenti e fa si che non emergano differenziazioni nei rapporti caratteristici che siamo soliti elaborare e che concorrono a verificare la bontà delle stime stesse. Potrebbe essere quindi utile proporre in sede comunitaria l ulteriore disaggregazione della classificazione esistente in modo da isolare alcune attività economiche più specifiche della new economy. Una maggiore specificità della classificazione avrebbe soprattutto impatto per capire se e in che modo si sta modificando la struttura dei costi delle imprese e migliorerebbe la stima delle tavole input-output. 4.2 Le fonti disponibili per la stima degli aggregati a prezzi correnti A prima vista potrebbe sembrare che, con l avvento della new economy e con l aumento dell intangibilità e della volatilità di molte attività economiche, le fonti tradizionalmente utilizzate dall Istat e dagli altri Istituti di Statistica possano aver perso parte della loro capacità di misurazione dell economia o, in altre parole, che gli sforzi nella raccolta dei dati e nell identificazione delle fonti non sia andata di pari passo con i mutamenti del sistema economico. Anche in questo caso tuttavia, non si fa che mettere in evidenza delle problematiche sempre esistite nella stima dei conti economici. Indubbiamente infatti, i conti nazionali sono idealmente più adatti a misurare un economia con una composizione relativamente stabile. Uno dei problemi che, da sempre, affligge maggiormente i contabili nazionali è il fatto che si stimano più facilmente quelle attività economiche più consolidate, per le quali le fonti e gli archivi sono meglio organizzati e la produzione è univocamente misurabile con metodologie largamente diffuse e approvate. All opposto, si sono sempre avute più difficoltà nel misurare quelle attività economiche, che genericamente possiamo indicare come una parte dei servizi 17, ma che in realtà coinvolgono anche alcune attività manifatturiere 18, per le quali la misura della produzione è meno scontata o l elaborazione di un deflatore specifico più complessa. E innegabile il fatto che il contributo alla formazione del Pil di quest ultima fetta di attività economiche è andato progressivamente aumentando nel corso degli anni e, di conseguenza, la parte di più difficile misurazione è anch essa cresciuta. Proprio per tale ragione, indipendentemente dalle sollecitazioni poste in essere dalla new economy, in questi ultimi anni sono stati fatti sforzi, sia collegialmente in sede Eurostat, sia, in modo indipendente, in Istat per migliorare la qualità delle fonti disponibili proprio in questi ambiti: 15 North American Industrial Classification System (NAICS). 16 Versione italiana della NACERev1. 17 In particolare, sanità, istruzione, servizi del credito e servizi per la persona sono i servizi tradizionalmente più difficili da misurare, a questi più recentemente si sono aggiunti i servizi informatici e delle telecomunicazioni. 18 Principalmente tutti i settori legati all elettronica. 10

11 a partire dal 1995 le indagini sulle imprese sono state estese a tutte le attività economiche dei servizi market 19 ; sono state effettuate indagini su particolari attività dei servizi che si riteneva necessitassero di un analisi più approfondita (informatica, audiovisivi); è attualmente in corso un indagine pilota sulle telecomunicazioni; si sta avviando un indagine sulla struttura dei costi che coinvolge anche le imprese dei servizi. Si tratta quindi di proseguire semplicemente un cammino già intrapreso sia a livello comunitario sia a livello nazionale senza farsi statisticamente sorprendere dai fenomeni emergenti, considerando anche che proprio il diffondersi della new economy potrebbe contribuire, in un certo senso, al miglioramento della qualità delle indagini statistiche. Infatti, nel momento in cui si sarà in grado di organizzare in parte la raccolta dei dati sia presso le imprese che presso le famiglie attraverso tecnologie Web, si potrà non solo accelerare i tempi di risposta ma anche diminuire notevolmente la molestia statistica e abbassare i costi di somministrazione dei questionari; si potranno quindi svolgere indagini più mirate e monitorare l economia più frequentemente e più rapidamente. Resta comunque da sottolineare che sia i problemi di classificazione che quelli di utilizzo delle fonti hanno un impatto modesto nella stima degli aggregati a prezzi correnti. Infatti, quando le imprese rispondono ai questionari Istat dichiarando il loro fatturato, indipendentemente dal tipo di attività (tangibile, intangibile, tradizionale, emergente), tale fatturato presenta identiche problematiche nel suo trattamento statistico 20 e in modo identico è trattato per arrivare alle stime di Contabilità Nazionale. Ad ulteriore conforto sulla capacità delle stime a prezzi correnti di misurare l economia, c è da dire che la tecnica utilizzata in Contabilità Nazionale di bilanciare la stima del Pil ottenuta dal lato della produzione con stime indipendenti ottenute dal lato della domanda rende il sistema dei conti in grado di misurare anche fenomeni più sfuggenti in senso statistico e di colmare eventuali ritardi che possono verificarsi negli aggiornamenti degli archivi delle imprese. 4.3 Le stima degli aggregati a prezzi costanti Altro problema non nuovo ai contabili nazionali ma di più difficile soluzione resta quello di stimare correttamente a prezzi costanti la produzione di alcune attività economiche e/o di determinare un deflatore economicamente significativo. In particolare, le problematiche legate alla stima di appropriati indici di prezzo dell output sono note da tempo e gli Istituti di Statistica dei principali paesi industrializzati, così come le organizzazioni internazionali, sono correntemente impegnate nella discussione delle possibilità teoriche e concrete di costruzione di tali indici. A partire dal 1998 l Eurostat ha istituito uno specifico programma di ricerca per la misura dei prezzi e delle quantità nell ambito delle stime di Contabilità Nazionale. Tale progetto si sta concludendo in questi mesi con la stesura di un manuale che sintetizza i risultati raggiunti da nove gruppi di lavoro, ognuno dei quali ha analizzato un particolare settore dell economia fra quelli ritenuti più problematici dal punto di vista della misurazione a prezzi costanti. 21 Ovviamente ogni settore analizzato dai gruppi di lavoro presenta problemi diversi di misurazione la cui elencazione non trova spazio in questo lavoro. E tuttavia importante ricordare che, aldilà delle specificità dei singoli settori, le indicazioni generali contenute nel manuale per garantire un miglioramento delle stime a prezzi costanti riguardano: 1. abbandono degli indici a base fissa a favore degli indici a catena; 2. maggiore utilizzo di indici edonici. 19 Escluse le attività del credito e delle assicurazioni. 20 Puggioni (2000), Pisani (2000). 21 Fra gli altri: Poste e telecomunicazioni, Istruzione, Intermediazione finanziaria, Servizi alle Imprese, Industria delle Costruzioni. 11

12 I vari aspetti della new economy vanno, quindi, tenuti distinti: in molti casi, infatti, la stima a prezzi costanti non presenta difficoltà maggiori di quelle analizzate nei gruppi di lavoro dell Eurostat 22 e non devono quindi essere utilizzate metodologie alternative ma occorre solo cercare di far proprie in tempi più rapidi le raccomandazioni del manuale. Per quanto riguarda l adozione degli indici a catena, che per i paesi Eurostat diventerà obbligatoria nel 2003, in Istat gli studi e le sperimentazioni sono già avviati da tempo. 23 Un discorso diverso riguarda invece la costruzione degli indici edonici rispetto al quale, dobbiamo ammetterlo, l Istat è abbastanza indietro anche a causa dei notevoli costi che si devono sostenere nella costruzione di questo tipo di indici. Il problema del reperimento delle risorse da dedicare allo studio di queste metodologie è, d altra parte, sentito anche in ambito Eurostat e un primo tentativo di risolverlo si è concretizzato in una proposta di costruzione di un indice edonico per i computer a livello europeo. Questa, a nostro avviso, è la strada da perseguire in quanto porta ad un notevole abbattimento dei costi dei singoli paesi e, contemporaneamente, ad un miglioramento diffuso delle statistiche. Nuove linee di ricerca devono essere invece sicuramente avviate per quei prodotti più peculiari della new economy identificabili secondo le seguenti caratteristiche 24 : variabilità di forma; assenza di un contatto diretto tra operatori economici; valori fondati su qualità intangibili; facilità di riproduzione e di condivisione; proprietà definita in termini di diritti. In questi casi, infatti, il prezzo che si paga non rappresenta né la quantità né, se non in minima parte, il valore di quello che si è acquistato ma solo il generico accesso ad un prodotto 25. Inoltre, l aumento di domanda di un bene o un servizio tradizionale implica un aumento di offerta e quindi comporta una ripetizione del processo di produzione con costi addizionali crescenti o decrescenti all aumentare della produzione. Al contrario, una volta che questi nuovi prodotti sono resi disponibili, la loro fruizione è praticamente infinita, un aumento di domanda non provoca necessariamente un aumento di offerta né di costi aggiuntivi di produzione e di distribuzione ma, in generale 26, dà luogo ad un aumento di fatturato. Si pensi, per esempio ai tradizionali cataloghi di vendite per corrispondenza ora disponibili gratuitamente via Internet e quindi non più stampati e posti in vendita o distribuiti in maniera capillare, o si pensi ad un software venduto via Internet in cui sono eliminate tutte le spese di duplicazione, di confezionamento e di distribuzione. La produzione a prezzi correnti del catalogo o del software si continua a valutare in base al fatturato ottenuto attraverso la vendita via rete o attraverso i costi degli inputs ma la produzione a prezzi costanti come può essere misurata? Ha ancora senso per questo tipo di prodotti calcolare il deflatore del valore aggiunto con il metodo della doppia deflazione? Conseguenza diretta delle problematiche connesse con la misurazione della produzione a prezzi costanti è la validità delle misure della produttività, l indicatore maggiormente utilizzato nella letteratura più recente 27 per misurare gli effetti della new economy. Premesso che, al contrario degli altri aggregati di Contabilità Nazionale, non esistono ancora delle guidelines europee per la stima della produttività totale dei fattori 28, le eventuali maggiori difficoltà nella stima di una funzione di questo tipo potrebbe risiedere oltre che, come abbiamo già accennato, in una stima a prezzi costanti più complessa per gli inputs intermedi di alcune particolari attività, soprattutto in una più precisa definizione dei fattori lavoro e capitale. Mentre nel caso di 22 Non è una novità, per esempio che il deflatore dei computer è difficile da valutare. 23 Ultimo, in ordine di tempo, Maresca (2000). 24 Carter e Postner (1996). 25 Una volta che si è acquisito il diritto per una pay-tv o che è stata attivata una connessione ad Internet, l utilizzo di questi prodotti è indipendente. 26 In generale perché alcune attività che vengono svolte, per esempio, tramite Internet, apparentemente non danno luogo a fatturato; ciò tuttavia introduce ad un altro tipo di problematiche che non viene trattato in questo lavoro. 27 Fra tutti Jorgenson e Stiroh (2000). 28 E invece in via pubblicazione la stesura definitiva di un manuale sulla produttività redatto dall OCSE. 12

13 quest ultimo fattore i problemi di misurazione sono essenzialmente legati alla misurazione a prezzi costanti degli investimenti, per i quali valgono quindi le stesse considerazioni esposte per la produzione, nel caso dell input di lavoro risulta fondamentale incorporare nella stima le variazioni di qualità. Attualmente nella produttività totale dei fattori elaborata in Contabilità Nazionale tali variazioni di qualità sono inglobate ponderando gli indici di occupazione elementari con le relative retribuzioni, nell ipotesi che ad aumenti di qualità del lavoro corrispondano aumenti di retribuzione. 5. Sviluppo e diffusione delle ICT: il caso italiano Posta la natura orizzontale delle ICT, e quindi la loro estrema pervasività nel tessuto economico generale, l analisi dettagliata di alcuni settori risulta un elemento indispensabile per un approfondimento del loro impatto anche ai fini di una verifica sugli eventuali problemi di misurazione esposti nel precedente paragrafo. In effetti, per quanto si possano definire le nuove tecnologie come aventi portata generale (general purpose technologies) e quindi effetti interindustriali, è evidente che aspetti intra-industriali caratterizzano senz altro alcune produzioni di beni e servizi. In particolare, i settori delle telecomunicazioni e dell informatica rappresentano il fulcro delle nuove tecnologie, in quanto ne sono produttori e utilizzatori al tempo stesso; inoltre, settori come quello dei servizi finanziari o del commercio, che più di altri sembrano toccati dalla rivoluzione delle ICT in quanto importanti utilizzatori, si configurano come vettori di diffusione delle nuove tecnologie tanto nelle attività manifatturiere (per i servizi resi alle imprese ivi operanti) che nell intero sistema economico (per il contributo diretto al valore aggiunto). Tabella 5.2 Indicatori di penetrazione delle ICT Spesa IT pro capite (Euro) 1999 IT/PIL (%) 1999 Spesa CT pro capite (Euro) 1999 CT/PIL (%) 1999 PC per 100 abitanti (%) 1998 Utenti Internet per 100 abitanti (%) 1998 Utenti Internet (% su totale mondiale) 1999 Italia 318 1, , ,0 1,7 Europa Occidentale 568 2, , ,8 24,5 US , , ,2 Fonte: EITO (2000) La Tabella 5.2 riporta alcuni indicatori relativi alla penetrazione delle ICT in Italia, in Europa occidentale (UE + Norvegia e Svizzera) e negli Stati Uniti. 29 Nel seguito, si riportano le principali caratteristiche di tali settori con particolare riferimento al mercato italiano Telecomunicazioni (Communication technology, CT) La distinzione tra servizi e prodotti è in questo caso riconducibile a due grandi segmenti: i servizi di telecomunicazioni ed i sistemi e reti di telecomunicazioni. Tra i servizi di telecomunicazioni si hanno i servizi di telefonia fissa, Internet, i servizi di trasmissione di dati e i servizi radiomobili. I sistemi e reti di telecomunicazioni si articolano in: terminali e sistemi per le telecomunicazioni private e infrastrutture per le reti pubbliche di telecomunicazioni. I fattori che più hanno contribuito alla crescita (la variazione della spesa totale d utente nel 1999 è stata dell 11,7% rispetto all anno precedente) e alla trasformazione del settore delle CT in Italia nel biennio sono: l aumento del numero degli operatori (alternativi a Telecom Italia), e quindi il forte aumento della concorrenza nel mercato interno; l estensione della gamma dei servizi innovativi offerti, soprattutto quelli collegati ad Internet; il consolidamento di nuove tecnologie, che ha generato un potenziamento degli investimenti per il passaggio dalle reti 29 Per un approfondimento della posizione relativa dell Italia in termini di grado di penetrazione delle tecnologie dell informatione e della comunicazione si veda il paragrafo Le fonti dei dati e delle informazioni riportati nel presente paragrafo sono: SMAU (2000) e EITO (2000). 13

14 analogiche (TACS) a quelle digitali (GSM e UMTS). 31 In particolare, il decollo di Internet come fattore di innovazione e motore di crescita anche in Italia emerge con chiarezza dalle cifre disponibili relativamente al 1999: la spesa d utente per Internet è cresciuta del 74,3% rispetto all anno precedente; il numero utenti Web è stato stimato superiore agli 8 milioni di persone, pari al 14,3% dell intera popolazione; il numero di unità locali collegate a Internet/Intranet supera le unità. Sistemi e reti Fatturato IC, 1999 Apparati e reti telecomunicaz ioni pubbliche 8% Crescita del mercato IC, telecomunicaz ioni private 5 18% Servizi di telecomunicaz ioni 0 Servizi di telecomunicazioni Sistemi e reti per telecomunicazioni private Apparati e reti per telecomunicazioni pubbliche 74% var % 99/98 var % 00/99 Nel complesso, il mercato delle telecomunicazioni italiano nel 1999 costituiva il 14% del mercato dell Europa occidentale (UE + Norvegia e Svizzera). Riguardo al commercio internazionale di attrezzature per le telecomunicazioni, l Italia rappresentava, nel 1998, il 7,5% del totale delle esportazioni dell Unione Europea e l 8,4% delle importazioni dell area (compreso il commercio intra-ue), mostrando una composizione geografica degli scambi relativamente più orientata verso i paesi partner dell Unione (cfr. grafici successivi). Orientamento geografico delle esportazioni di apparecchiature per le telecomunicazioni, Italia e UE Italia 70.0 UE UE Stati Uniti Giappone+NIE Resto del mondo asiatiche Provenienza geografica delle importazioni di apparecchiature per le telecomunicazioni, Italia e UE Italia 80.0 UE UE Stati Uniti Giappone+NIE Resto del mondo asiatiche Le tendenze di sviluppo nel breve-medio periodo individuano i seguenti elementi propulsivi della domanda: forte espansione nell utilizzo di Internet, dei servizi online e delle applicazioni principali ad essi collegati; crescita continua degli utenti di servizi radiomobili e dei servizi a valore aggiunto connessi (SMS (Short Message Service), WAP (Wireless Application Protocol), servizi di trasmissione dati ad alta velocità); forte estensione degli investimenti infrastrutturali (soprattutto in conseguenza dell assegnazione delle licenze UMTS) e in nuove famiglie di terminali di accesso alla rete sia per il settore delle imprese che dei consumatori. 31 Lo standard TACS (Total Access Communication System) utilizza una tecnologia analogica soggetta a limiti soprattutto in termini di numero degli utenti, che risulta limitato dal numero delle frequenze disponibili, impossibilità di trasmettere dati e sicurezza di accesso alla rete. Tali limiti sono stati in parte superati dagli standard di seconda generazione, come il GSM (Global System for Mobile Communications), che oggi in Italia costituisce l 89,5% delle linee radiomobili. Le maggiori aspettative si concentrano sui sistemi di terza generazione e in particolare nello standard UMTS (Universal Mobile Telecommunication System), che consente l integrazione fra comunicazioni mobili e Internet e le cui licenze per l Italia sono state date in concessione alla fine del mese di ottobre

15 5.2 Informatica (Information technology, IT) I comparti che rientrano nell industria dell informatica sono: hardware, software e servizi informatici. Il mercato italiano nel 1999 è cresciuto complessivamente del 10,3% rispetto all anno precedente: la spesa utente risultava ripartita tra Industria, con il 29,7% del totale, seguita da Credito e assicurazioni (24,2%), Pubblica amministrazione (10,7%), Distribuzione (9,5%), mentre i settori delle Comunicazioni, Servizi, Consumer e Altro rappresentavano quote variabili tra il 5 e l 8% del totale. Spesa utente finale per IT, 1999 (composizione percentuale per comparto) Crescita del mercato IT, Servizi 43.3% Hardware 38.0% Software 18.7% 0 Hardware Software Servizi var % 99/98 var % 00/99 La spesa nel comparto dell hardware è stata trainata in particolare dal segmento dei PC, ma una rapida espansione è prevista anche per i server, soprattutto per ciò che riguarda gli investimenti in ambito ERP (Enterprise Resource Planning). Da segnalare, nell ambito dell hardware d ufficio, l impatto che l avvento della moneta unica determinerà sul parco registratori di cassa, che si stima dovrà essere sostituito all incirca per l 80% di quello attuale entro il Nel segmento dei software, lo sviluppo maggiore è previsto nel Network Operating System (ed in particolare l applicazione Windows NT/2000) e nei software package, dove gli investimenti dovrebbero concentrarsi in aree ERP, HRM (Human Resource Management), SCM (Supply Chain Management), CMR (Customer Relationship Management) e Internet. Peraltro, è necessario ricordare come il comparto del software si configuri come elemento trainante di quello dei servizi, proprio in connessione con le applicazioni relative alla consulenza, gestione, supporto, ecc.. In riferimento ai servizi informatici, le previsioni sono particolarmente ottimistiche, nel senso che il comparto non solo assisterà ad un consolidamento della quota sul totale della spesa in IT, ma sperimenterà i tassi di crescita maggiori. Ciò è in parte conseguenza dell aumento della domanda da parte sia di imprese di piccole dimensioni, che testimonia come il processo di informatizzazione stia rapidamente coinvolgendo l intero tessuto economico del paese, sia di grandi imprese multinazionali, segno importante dello stretto legame esistente fra ICT e globalizzazione. Orientamento geografico delle esportazioni di attrezzature informatiche, Italia e UE Italia 80.0 UE UE Stati Uniti Giappone+NIE Resto del mondo asiatiche Provenienza geografica delle importazioni di attrezzature informatiche, Italia e UE Italia 80.0 UE UE Stati Uniti Giappone+NIE Resto del mondo asiatiche Nel complesso, la quota dell industria informatica italiana rappresentava, nel 1999, l 8,3% del totale dell Europa occidentale (UE + Norvegia e Svizzera). In termini di scambi internazionali 15

16 di attrezzature informatiche (hardware), nel 1998 la quota dell Italia sulle esportazioni dell Unione Europea era pari al 3,8%, mentre quella sulle importazioni costituiva il 5,9% del totale UE. 5.3 Commercio Lo sviluppo dell E-Commerce 32 in Italia ha registrato tassi di crescita davvero impressionanti: nel 1999 la variazione del volume delle transazioni (pari a oltre miliardi di lire) è stata del 455% sull anno precedente, mentre il numero dei Web buyer è aumentato del 167%, passando da acquirenti nel 1998 a nel 1999 (quasi il 12% del totale utenti Web). Le tipologie di E-Commerce si suddividono in: Business-to-Consumer: la transazione avviene fra un impresa che vende online e un consumatore che acquista beni o servizi; Business-to- Business: la transazione coinvolge due imprese: può essere end-use nel caso di beni finali, o process-use nel caso di beni intermedi utilizzati nel processo di produzione dell acquirente; Consumer-to-Business: l acquirente di un bene o servizio fissa il prezzo massimo che è disposto a pagare, che verrà accettato da uno o più fornitori con i quali entra in contatto; Consumer-to- Consumer: la transazione avviene fra due consumatori e assume le caratteristiche del baratto online. Di tali tipologie, le più importanti e consistenti come volume di transazioni effettuate sono le prime due, mentre le seconde si sono sviluppate più di recente e sono destinate a crescere rapidamente nel prossimo futuro. E-Commerce per tipologia, 1999 (composizione percentuale) E-Commerce: crescita Consumer 14.1% Business-to- Business Enduse 11.4% Business-to- Business Process-use 74.5% Business-to- Business-to- Consumer Business-to-Business End-use Business-to-Business Process-use var % 99/98 var % 00/99 Peraltro, è interessante notare che l avvento dell E-commerce ha visto aumentare il numero dei soggetti economici coinvolti sia in termini di imprese della old economy che in quelli di imprese completamente nuove, le cosiddette dot com company : i ricavi derivano non soltanto da vendite di beni e servizi effettuati in rete, ma anche, e in misura crescente, da pubblicità, marketing e fornitura di servizi complementari e di supporto al commercio strettamente inteso. Ciò ha comportato un incremento sensibile tanto nel numero che nella varietà delle figure professionali e delle attività svolte, con ovvie problematiche relative alla loro identificazione e categorizzazione negli attuali schemi di contabilità nazionale. E opportuno inoltre accennare alle applicazioni di Electronic Procurement, che riguardano, nell ambito della tipologia Business-to-Business (process-use), la messa online di una serie di attività e operazioni effettuate dalle imprese con i propri clienti, fornitori e partner commerciali per l acquisto di beni e servizi. Tra queste attività, la cui domanda nel 1999 ha rappresentato oltre il 33% del volume di transazioni della tipologia Business-to-Business (process-use) con il tasso di crescita di gran lunga più sostenuto, si ritrovano ad esempio gli ordini di acquisto, le notifiche di consegna, gli aggiornamenti degli ordini, la diffusione di cataloghi, ecc. 5.4 Servizi finanziari 32 L E-Commerce è definito come la vendita ed il contestuale acquisto di prodotti e servizi (ad esclusione di quelli finanziari) via World Wide Web: per ricadere nella categoria di E-Commerce, una transazione deve avere origine dalla rete. Il Web buyer è quindi colui che acquista direttamente via Internet (ordine e pagamento effettuati con modalità tradizionali) o indirettamente (transazione effettuata in tutte le sue fasi online) (SMAU, 2000). 16

17 I servizi finanziari rappresentano uno dei segmenti più dinamici della tipologia di E- commerce Business-to-Consumer. Essi possono essere classificati in due ampie categorie: 1) Online Banking, che comprende tutti i prodotti e servizi bancari propriamente intesi (quelli, cioè, tradizionalmente forniti allo sportello, ad eccezione delle cassette di sicurezza), più i servizi assicurativi e di prestito (mutui, crediti, ecc.); 2) Trading Online, che invece riguarda i servizi di intermediazione ( nonché di informazione) finanziaria. Con riferimento ai primi, è noto che lo sviluppo dei servizi bancari online è in Italia ancora in fase di avvio, almeno rispetto ai principali paesi Europei. Ciò è imputabile non soltanto agli ostacoli di natura culturale, infrastrutturale e tecnologica di cui risente il nostro paese, ma anche alle profonde ristrutturazioni che hanno interessato il settore delle banche negli anni più recenti, con fusioni, acquisizioni e privatizzazioni che hanno sostanzialmente modificato la struttura del mercato italiano nel settore. Ciò fa anche supporre che il numero degli utenti di Online Banking sia destinato a crescere in misura esponenziale in tempi piuttosto rapidi: la stima degli utenti Internet di questa tipologia di servizi a maggio 2000 era appena l 1,6% del totale dei conti correnti bancari detenuti in Italia. Il Trading Online si è andato affermando parallelamente allo sviluppo più generale dei mercati finanziari e alla diversificazione degli investimenti osservata in particolare nell ultimo decennio, che hanno rappresentato uno degli elementi più sintomatici dei processi di internazionalizzazione e globalizzazione dell economia mondiale. Nella classifica delle prime 50 società di Trading Online europee in termini di numero di utenti, l Italia occupa otto posizioni: la prima società è al quattordicesimo posto, mentre le altre sono raggruppate tra la trentatreesima e la quarantacinquesima posizione. Germania, Regno Unito e Francia coprono la quasi totalità delle posizioni più elevate in classifica: in particolare, le prime cinque società europee di Trading Online sono tutte tedesche. In termini di volume delle transazioni, il Trading Online in Italia ha rappresentato, nel 1999, tra il 5 e il 10% del totale delle transazioni relative al settore, con un numero di utenti stimato intorno alle unità e destinato ad aumentare esponenzialmente nel prossimo biennio. 6. Conclusioni A questo punto vale la pena di fornire alcune indicazioni sintetiche sulla posizione dell'italia in questa fase di transizione dalla old alla new economy. Tabella 6.1 Valore della spesa in ICT in percentuale sul PIL paesi Italia 3,66 3,92 4,49 5,02 Europa occidentale 4,61 5,00 5,36 5,8 Stati Uniti 7,11 7,49 7,11 7,29 Norvegia 4,81 4,88 5,33 5,55 Svezia 6,03 6,49 7,25 7,72 Finlandia 4,97 5,54 5,77 6,20 Irlanda 5,63 5,66 5,39 5,39 Dalla tabella si nota che, tra il 1996 e il 1999, in Italia il rapporto tra il valore della spesa in ICT e il PIL è passato dal 3,66% al 5,02%. Tale rapporto ha registrato un tasso medio annuo di crescita pari all'11% a fronte di un incremento dell'1% dello stesso indicatore negli Stati Uniti. Nel 1996, infatti, la spesa americana in ICT aveva già raggiunto un livello molto elevato che è rimasto quasi inalterato fino al In Europa Occidentale, l'incidenza della spesa in ICT sul 33 Fonte EITO,

18 PIL, nell'anno appena trascorso, è stata di 470 miliardi di Euro pari al 5,8% del PIL. Nel 1999 l'europa ha conquistato la quota del 31% del mercato mondiale delle ICT ( il 28,5% e il 33,4% del mercato mondiale rispettivamente delle IT e delle IC). Tutto ciò indica una tendenza decisamente espansiva del mercato europeo delle ICT. In Italia, sebbene la crescita complessiva dell economia sia ancora contenuta, vi sono chiari segnali di ripresa; il primo semestre dell anno si è infatti chiuso con una crescita tendenziale del 2,8%. Tuttavia è ancora prematuro stabilire quale è e quale sarà il ruolo delle ICT in tale ripresa. Uno dei problemi principali riguarda le difficoltà di misurazione dell'output dell'industria delle ICT e degli input che esse forniscono agli altri comparti del sistema economico. Tali difficoltà sono strettamente connesse alla rappresentazione del sistema economico attraverso gli schemi di contabilità nazionale ed impongono un'attenta verifica della completezza e attendibilità delle stime del Pil. A tale proposito, sono stati fatti notevoli passi avanti in occasione dell'adozione del nuovo sistema contabile SEC95, basti pensare alla riclassificazione del software come bene d'investimento ed ai progressi compiuti nell armonizzazione delle valutazioni a prezzi costanti, e in particolare per l Italia, alla disponibilità di un nuovo archivio statistico delle unità produttive, di un sistema d'indagini statistiche sui conti delle imprese estesa a tutti i settori, ai primi risultati di una serie d'indagini specifiche sui comparti più innovativi. Tuttavia i problemi di misurazione sono molteplici e di non rapida soluzione. Essi traggono origine dall inadeguatezza delle classificazioni dei prodotti e delle attività economiche, dall assenza di guidelines per la stima d'indicatori di total factor productivity, dalla difficoltà di effettuare gli aggiustamenti per le modifiche di qualità nelle stime degli input di lavoro e dell input di capitale, dalla difficoltà di seguire, pur disponendo di un archivio bene organizzato, i forti movimenti demografici delle imprese e, ed infine, dall incapacità di cogliere tempestivamente attraverso le rilevazioni statistiche la diminuzione dei costi e la modifica nella struttura di questi ultimi indotta dalle nuove tecnologie. Informazioni specifiche sull attività legata all ICT, che si ricavano per gli ultimi anni sulla base di una serie d'indicatori di varia provenienza e di cui si è dato conto, sia pure brevemente, in questo lavoro, mettono in luce sia il forte dinamismo dei settori interessati, sia alcuni interessanti aspetti sulla composizione di queste attività e sugli utenti finali, ma, nello stesso tempo, confermano quanto emerge dai confronti internazionali sinora disponibili, e cioè che il fenomeno ha ancora, soprattutto per l Italia, un'importanza contenuta. L eventuale ritardo nell affrontare alcuni dei problemi di misurazione che qui sono individuati non dovrebbe, quindi, aver provocato l introduzione di distorsioni significative sulle valutazioni aggregate della crescita economica. Appare tuttavia ugualmente chiaro che una seria riflessione su questi temi non può essere ulteriormente procrastinata. D altra parte, la crescita osservata in quest ultimo periodo dall informazione statistica di base sul fenomeno dell innovazione tecnologica, e i progetti definiti in ambito europeo, stanno creando le condizioni concrete per realizzare una più precisa individuazione di alcune attività e un avanzamento nei metodi di costruzione di dati di produzione, valore aggiunto e impieghi dei settori legati all ICT in un quadro coerente con la stima del prodotto interno lordo. 18

19 Riferimenti bibliografici Archibugi D., Iammarino S. (1998), «The Policy Implications of the Globalisation of Technology», Research Policy, 28, 2-3, pp Bassanini A., Scarpetta S., Visco I. (2000), Knowledge, techhnology and economic growth: recent evidence from OECD countries OECD Working Paper, May. Bruland K. (2000), «Innovation in Time and Space Some Issues» paper presentato alla Conferenza dell Innovation Study Network su Innovation, Time and Space, Urbino Ottobre Carter A.P., Postner H.H. (1996), National Accounts, Concepts and Statistics for an Information Economy, 24 Th General Conference, IARIW, Lillehammer, Norway August David P.A. (2000), «Understanding Digital Technology s Evolution and the Path of Measured Productivity growth: Present and Future in the Mirror of the Past», in E. Brynolfsson e B. Kahin (eds.) Understanding the Digital Economy, MIT Press, Cambridge MA. EITO (2000), «European Information Technology Observatory 2000», Frankfurt/Main. Ernst D. (2000), «Changing The Rules? Internet & International Knowledge Diffusion», paper presentato alla Conferenza dell Innovation Study Network su Innovation, Time and Space, Urbino Ottobre Eurostat (1996), Sistema europeo dei conti SEC95. Federal Reserve Bulletin, Ottobre Ferguson R. (2000), "Is information technology the key to higher productivity growth in the United States and abroad?", Remarks before the 2000 Global Economic and Investment Outlook Conference, Carnegie Bosch Institute, Pittsburg, Pennsylvania, 21 settembre, Gambardella A., Torrisi S. (2000), «L impatto dell informatica sullo sviluppo industriale italiano» paper presentato al Convegno CNEL su Globalizzazione, cambiamento tecnologico, occupazione. I fatti e le politiche in Italia e in Europa, Roma 12 Ottobre Gordon R.J. (2000), Does the New economy measure up to the great invention of the past?, NBER Working Paper Series n Griliches Z. (1994), Productivity, R&D, and the data constraint, American Economic Review, Vol.84, n 1, marzo. IMF - World Economic Outlook, settembre Jorgenson D.W., Stiroh K.J. (1999), Productivity growth: current recovery and longer-term trends American Economic Review, May. Jorgenson, D.W., Stiroh K.J. (2000), "Raising the speed limit: U.S. economic growth in the information age", Brookings Papers on Economic Activity, pp

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