PROPOSTA DI ORGANIZZAZIONE IN AMBITI TERRITORIALI DI AREA VASTA

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1 Provincia di Pavia PROPOSTA DI ORGANIZZAZIONE IN AMBITI TERRITORIALI DI AREA VASTA ai fini della cooperazione tra istituzioni locali per la definizione di contenuti del PTCP e strategie condivise per il governo del territorio ottobre 2011

2 Premessa: governo del territorio e dimensione di area vasta La crescente diffusione insediativa che sta da tempo interessando il territorio ha reso negli anni sempre più evidente, alla scala nazionale ed in particolare nelle regioni più densamente abitate, come molte problematiche di governo del territorio presentino implicazioni di area vasta e quindi non possano essere affrontate e risolte all interno dei confini amministrativi dei singoli comuni. L area vasta di riferimento in realtà non coincide, se non in alcuni casi eccezionali, neppure con l ambito provinciale, che costituisce in tale senso riferimento più amministrativo che territoriale, ma si colloca ad una scala dimensionale intermedia tra provincia e comune. Generalmente all interno di una singola provincia esistono più ambiti dimensionali di area vasta, che in alcuni casi si possono anche parzialmente tra loro sovrapporre. A tale scala intermedia non corrisponde generalmente un riferimento istituzionale e quindi, seguendo una logica di sussidiarietà, la competenza di intervento spetta ai livelli istituzionali più prossimi, ossia il comune e la provincia. Da qui la necessità di una stretta collaborazione tre le competenze e gli strumenti di governo del territorio dei due livelli di enti locali, in modo da organizzare risposte che siano il più vicine possibile alla scala dimensionale alla quale i problemi si presentano. Nel passato sul territorio, anche in assenza di un coordinamento regionale o provinciale, i comuni si sono associati o consorziati per affrontare temi di interesse sovracomunale, soprattutto sui servizi, ma anche su aree protette, infrastrutture, criticità ambientali, ecc.. Con l introduzione dei PTCP e l assegnazione alle province delle relative competenze territoriali, avvenuta in Lombardia con l ex LR 1/2000, e aggiornata con la LR 12/2005 a seguito delle Riforma Costituzionale del Titolo V, le province hanno cominciato ad organizzare tavoli di collaborazione di area vasta come modalità di lavoro per la formazione dei contenuti del piano territoriale. Le esperienze sviluppate in molte province nel decennio scorso hanno portato a risultati positivi, rafforzando in modo consistente le collaborazioni tra comuni e provincia, tanto da indurre a trasferire la modalità di lavoro per ambiti di area vasta anche alle fasi di attuazione dei contenuti del PTCP. Non solo, il lavoro per ambiti ha finito in molti casi per ampliarsi a temi che non sono di stretta competenza del piano territoriale. Significative a tale fine alcune esperienze, nelle quali provincia e comuni hanno sviluppato un vero e proprio sistema di promozione/marketing territoriale, mettendo assieme le potenzialità presenti in ciascun comune per creare un sistema territoriale complessivamente più organizzato e competitivo. Proprio sulla scorta di queste esperienze positive, la Regione Lombardia ha introdotto con la variante di gennaio 2008 il comma 7bis all art 15 della LR 12/2005 relativo ai contenuti del PTCP. Si riporta di seguito il testo del comma nella sua totalità. Il PTCP può individuare ambiti territoriali per i quali si rende necessaria la definizione di azioni di coordinamento per l attuazione del PTCP anche finalizzate all attuazione della perequazione territoriale intercomunale e alla copartecipazione dei proventi derivanti dai contributi di costruzione. Le azioni di coordinamento sono definite dalla provincia, d intesa con i comuni interessati, ed approvate secondo le procedure stabilite dallo stesso PTCP, che devono in ogni caso prevedere forme di informazione pubblica e di comunicazione alla Regione in ordine all intervenuta approvazione

3 L efficacia delle previsioni oggetto delle azioni di coordinamento rimane definita dalle disposizioni dettate dalla presente legge in riferimento alle previsioni del PTCP. (art 15, comma 7bis, LR 12/2005) Con questa modifica alla norma generale la Regione ha voluto dare forza giuridica ad una prassi che si è andata consolidando nella prima edizione dei piani provinciali, ed ha a tale fine anche previsto l introduzione di strumenti di perequazione finanziaria tra i comuni, da sviluppare in appositi accordi, per favorire la trattazione e attuazione di proposte infrastrutturali ed insediative che presentino ricadute su più comuni. I PTCP, anche grazie a questi nuovi strumenti, vanno sempre più assumendo una connotazione strategica, e per rispondere a tali esigenze il piano provinciale deve evolversi nei suoi contenuti e strumenti attuativi in modo da assumere una conformazione più flessibile, da non intendersi come sinonimo di debolezza, ma come possibilità di affinarsi ed integrarsi in fase di attuazione sulla base di quanto emerge e viene concordato nei tavoli di lavoro di area vasta, per rispondere in modo più efficace alle dinamiche di evoluzione del territorio. Il metodo di lavoro adottato per individuare gli ambiti territoriali di area vasta La norma regionale sul governo del territorio prevede che la proposta di PTCP, e le sue varianti, siano sottoposte per parere alla Conferenza dei Comuni, delle Comunità montane, e degli Enti gestori delle Aree regionali protette, prima dell avvio alla discussione in Consiglio Provinciale. Con il tempo in numerose province la Conferenza, che è dotata di proprio regolamento con organi eletti dai Sindaci e metodo di voto basato in quote pesate sulla dimensione territoriale e sulla popolazione di ciascun ente, ha assunto un ruolo sempre più ampio di tavolo di confronto e collaborazione tra provincia e comuni su tutti gli aspetti territoriali, e anche su alcuni temi settoriali che presentano rilevanti ricadute territoriali (soprattutto infrastrutture, ambiente, ecc.). In diverse province la Conferenza stessa ha partecipato alla definizione con la Provincia degli ambiti di area vasta e li ha assunti, anche tramite modifica al regolamento, come modalità di lavoro decentrata, per tenere conto delle caratteristiche dei diversi territori, pur in coerenza con decisioni e linee generali assunte in seduta plenaria. Le modifiche del 2008 alla LR 12/2005 hanno assegnato alla Conferenza ulteriori funzioni di coordinamento 1 e pertanto sempre più essa va assumendo un ruolo non solo nella fase di predisposizione dei contenuti del PTCP, ma anche anzi soprattutto nella fase di attuazione e di gestione del territorio. 1 In ciascuna provincia è istituita, a cura della provincia stessa, una conferenza dei comuni, delle comunità montane e degli enti gestori delle aree regionali protette i cui territori di competenza ricadono anche parzialmente nel territorio provinciale, avente funzioni consultive e propositive nell ambito delle materie trasferite alle province attinenti al territorio e all urbanistica. La conferenza provvede alla definizione delle modalità operative e gestionali inerenti alla redazione del piano dei servizi di livello sovracomunale, al conferimento in forma digitale degli elaborati di piano, all ottimizzazione organizzativa per l acquisizione ed alla gestione del sistema delle conoscenze e degli indicatori di monitoraggio (Lr 12/2005, art 16 comma 1)

4 Il PTCP vigente a Pavia contiene una suddivisione in ambiti che segue logiche più di caratterizzazione morfologico paesaggistica che di suddivisione in ambiti di collaborazione tra i comuni. Tale suddivisione non ha, infatti, negli anni passati trovato riscontro come modalità di articolazione o di lavoro nella Conferenza dei Comuni. Per potere portare anche in Provincia di Pavia i vantaggi in termini di collaborazione interistituzionale e di coordinamento e promozione del territorio, che sono sopra stati evidenziati dalle esperienze delle altre province, si intende proporre alla Conferenza un articolazione in ambiti di area vasta, che sia operativa e rispondente ad un effettiva modalità di lavoro decentrata con i comuni. Una modalità di lavoro che appare tra l altro particolarmente adatta alla conformazione geografica ed economica di questa provincia, per la sua organizzazione multipolare, attorno ad alcuni centri urbani di primario livello, differenziandosi in tale senso da altre province Lombarde dove prevale un accentuata gravitazione sul comune capoluogo. Tale proposta dovrà essere discussa con i comuni, valutandone ed inserendone le richieste di modifica, e potrà costituire la base di partenza per organizzare i tavoli di lavoro finalizzati all individuazione dei contenuti della variante del PTCP, che è necessario sviluppare per adeguarsi alle indicazioni date dalla LR 12/2005 e dalle modifiche successivamente intervenute. In una prospettiva più ampia l articolazione in ambiti potrebbe, anche a seguito della sperimentazione durante il lavoro per la variante del piano e se i comuni lo vorranno, essere assunta come modalità di articolazione della Conferenza ai fini dell attuazione dei contenuti del PTCP, ed ai fini dello sviluppo di tutti i temi di area vasta che i comuni riterranno di inserire in appositi documenti, piani e programmi d ambito. Per essere realmente utile a tali fini la ripartizione in ambiti dovrà assumere un formato variabile, evitando in ogni modo soluzioni rigide sul tipo di circondari o comprensori. L articolazione in ambiti dovrà essere regolata (nel PTCP e nel Regolamento della Conferenza) secondo criteri di flessibilità temporale, tematici e spaziali. I territori sono, infatti, organismi dinamici in continua evoluzione, secondo come si modificano i rapporti funzionali tra i diversi poli urbani, e se si vuole che gli ambiti di area vasta funzionino, siano realmente sentiti come riferimento di appartenenza dai comuni, si deve mettere in conto che i loro confini non devono essere considerati come immutabili ma devono potere variare per meglio rispondere alla dimensione che le problematiche territoriali vanno assumendo nel tempo. Gli ambiti possono avere configurazioni aggregative diverse in funzione del tema trattato: l area di riferimento sui temi della mobilità può per esempio essere differente da quella sugli aspetti idrogeologici. Un comune di fondovalle potrebbe sentirsi appartenere ai comuni della vallata per l idrogeologia, e ai comuni della pianura per le infrastrutture. In una logica di flessibilità si deve anche prevedere nelle regole di funzionamento che un comune possa appartenere a due tavoli di lavoro, qualora ritenga di avere interessi da portare e da difendere in entrambe. Così come si deve prevedere che su un tema specifico due ambiti si uniscano o che si creino tavoli di lavoro trasversali su più ambiti. Si deve in sostanza configurare un sistema organizzativo degli ambiti territoriali a geometria variabile, ed il PTCP dovrà essere pensato nei suoi strumenti attuativi in modo da adattarsi in continuità a tali dinamiche. Il territorio della Provincia di Pavia è composto da più ambiti di area vasta. I quattro sistemi territoriali evidenziati in fase di campagna elettorale costituiscono un ipotesi che è stata sottoposta a una prima verifica analizzando una serie di dati (di seguito esposti analiticamente), e che dovrà essere discussa con i comuni e riconfigurata sulla base dei loro suggerimenti. Per avanzare ai comuni una prima proposta da discutere si sono analizzati alcuni dei principali aspetti geografici e socio culturali, ma si è soprattutto cercato di mappare le aggregazioni di comuni già oggi operative su temi come la redazione dei PGT, l esistenza di istituzioni intermedie (parchi, comunità montane), iniziative di promozione territoriale (ecomusei, gruppi di azioni locale, distretti commerciali, produttivi, ecc.), e altri. Le informazioni - 3 -

5 raccolte durante il lavoro hanno in realtà evidenziato altre forme aggregative, su aspetti tematici specifici, come i distretti scolastici, o i presidi sociosanitari, le zone DOC, ma ai fini del presente lavoro si è ritenuto di dedicare maggiore attenzione alle forme di aggregazione che sono nate spontaneamente dal basso, dai comuni, piuttosto che a quelle che nascono da una ripartizione disegnata e assunta da strutture centrali. Questo nella convinzione che i tavoli di lavoro possano più velocemente attivarsi ed essere efficaci quanto maggiormente i comuni se ne sentiranno appartenenti. Nel ragionamento si è inoltre tenuto conto che la dimensione di area vasta è anche definita da aspetti geografici (ad esempio la presenza di barriere naturali come grandi fiumi o montagne) e soprattutto dall accessibilità, che dipende dalla presenza di infrastrutture efficienti, e dal loro grado di saturazione e congestione. La configurazione degli ambiti è condizionata dalle direttrici di collegamento veloce create dalle maggiori arterie di collegamento, così come dall esistenza di conurbazioni lineari lungo alcune di tali arterie che ne influenzano l efficienza mescolando traffico di scorrimento e traffico locale. E inoltre funzione dell attrazione dei poli insediativi più importanti; si è a tale fine preso in considerazione lo studio che ISTAT ha condotto, sulla base dei dati del censimento 2001, per individuare le maggiori direzioni dei spostamento per motivi di lavoro e di studio. Di seguito sono riportate le schede con alcune delle informazioni più significative, e quindi alcune considerazioni di sintesi per una prima ipotesi organizzativa dei comuni in ambiti territoriali di area vasta

6 UNIONI DI COMUNI In Provincia di Pavia risultano nel tempo costituite le seguenti Unioni di Comuni: 1. Bereguardo-Trovo 2. Cervesina-Pancarana-Pizzale 3. Frascarolo-Torre Beretti e Castellaro 4. Terra dei Gelsi: Bastida Pancarana-Castelletto di Branduzzo-Casatisma 5. Lomello-Galliavola 6. Lungavilla-Verretto-Cecima 14. Basso Pavese: Albuzzano-Copiano-Genzone-Inverno e Monteleone-Magherno-Torre d Arese-Villanterio- Vistarino 15. Comuni Olterpadani: Bastida de Dossi-Casei Gerola- Corana-Cornale-Silvano Pietra 16. Barbianello-Casanova Lonati-Pinarolo Po 17. Terre Viscontee-Basso Pavese: Filighera-Belgioioso-Torre de Negri-Linarolo-Valle Salimbene 18. Campo Spinoso-Albaredo Arnaboldi 19. Alta valle Versa: Golferenzo, Montecalvo Versiggia, Volpara 20. Colline Oltrepò: Calvignano, Rocca de Giorgi 21. Ferrera Erbognone, Pieve Albignola, Valeggio 22. Pieve del Cairo, Gambarana 23. Tidone pavese: Ruino, Valverde 24. Verrua Po, Rea 7. Oltrepo centrale: Corvino San Quirico-Mornico Losana-Oliva Gessi-Torricella Verzate 8. Pieve Porto Morone-Badia Pavese-Monticelli 9. Prima collina: Canneto Pavese-Castana-Montescano 10. Santa Maria della Versa-Rovescala-Canevino 11. San Zenone al Po-Spessa 12. Vellezzo Bellini-Rognano 13. Zerbo-Costa de Nobili Come si può vedere nella tavola a lato, in genere vi è continuità territoriale tra i comuni che compongono l unione, anche se vi sono alcune eccezioni (tra le quali Cecima che dista circa 30 km dagli altri due comuni): - 6. Lungavilla-Verretto-Cecima Colline Oltrepò: Calvignano, Rocca de Giorgi Ferrera Erbognone, Pieve Albignola, Valeggio - 5 -

7 ECOMUSEI Ecomuseo del paesaggio Lomellino 1. Alagna 2. Breme 3. Candia Lomellina 4. Castello d'agogna 5. Castelnovetto 6. Ceretto Lomellina 7. Cergnago 8. Cilavegna 9. Cozzo 10. Ferrera Erbognone 11. Frascarolo 12. Galliavola 13. Gambarana 14. Gravellona Lomellina 15. Langosco 16. Lomello 17. Mede 18. Mezzana Bigli 19. Mortara 20. Olevano di Lomellina 21. Palestro 22. Pieve Albignola 23. Pieve del Cairo 24. Robbio 25. Rosasco 26. San Giorgio di Lomellina 27. Sannazzaro de' Burgondi 28. Sant'Angelo Lomellina 29. Sartirana Lomellina 30. Semiana 31. Suardi 32. Torre Beretti e Castellaro 33. Valeggio 34. Valle Lomellina 35. Velezzo Lomellina 36. Villa Biscossi Ecomuseo il grano in erba Menconico, 2. Santa Mrgherita Staffora Ecomuseo Basso Pavese Belgioioso, 2. Costa de Nobili, 3. Spessa, 4. San Zenone al Po (esiste anche il consorzio con lo stesso nome e con finalità di valorizzazione dei prodotti e delle realtà locali a cui aderiscono diversi comuni in più)

8 GRUPPI DI AZIONE LOCALE (GAL) Il Gruppo di Azione Locale è formato da soggetti pubblici e privati che aderiscono al Piano di Sviluppo Locale (PSL) allo scopo di favorire lo sviluppo locale di un'area rurale. Si configura come Agenzia di Sviluppo Locale i cui interlocutori sono le istituzioni pubbliche, gli operatori economici dell'area, le associazioni di categoria, le associazioni culturali, le strutture sanitarie ed assistenziali, le organizzazioni ambientaliste. Il GAL redige e delinea le strategie d'intervento e programma le singole azioni sul territorio, anche dal punto di vista economico. Questo approccio ha l'enorme vantaggio di avvicinare i processi decisionali al territorio, valorizzandone i veri punti di forza e permettendo una partecipazione ampia e diretta delle comunità locali

9 DISTRETTI DEL COMMERCIO I Distretti del Commercio si configurano come aree con caratteristiche omogenee nelle quali si rilevano raggruppamenti di attività commerciali, di tipo programmato o spontaneo, di consistenza sufficiente a determinare effetti di sinergia e richiamo (sistemi commerciali), dove soggetti pubblici e privati propongono interventi di gestione integrata nell interesse comune dello sviluppo sociale, culturale ed economico e della valorizzazione ambientale del contesto urbano e territoriale di riferimento: 1. BELGIOIOSO 2. BEREGUARDO 3. BORGO PRIOLO 4. CASTEGGIO 5. COMUNITA MONTANA OLTREPO PAVESE 6. GAMBOLO' 7. GIUSSAGO 8. MEDE 9. MONTEBELLO DELLA BATTAGLIA 10. PAVIA 11. SAN MARTINO SICCOMARIO 12. SANNAZZARO DE' BURGONDI 13. SIZIANO 14. VALLE LOMELLINA 15. VARZI 16. VIGEVANO 17. VOGHERA - 8 -

10 DISTRETTI INDUSTRIALI In Regione Lombardia sono stati istituiti dalla Legge Regionale n. 317 del 5 ottobre 1991, "Interventi per l'innovazione e lo sviluppo delle piccole e medie imprese", che definisce i distretti industriali come sistemi territoriali, limitati geograficamente e costituiti da aree contigue, in cui si verifica una concentrazione di piccole imprese, caratterizzate da una stessa specializzazione produttiva, e affida alle Regioni la puntuale delimitazione territoriale di queste aree. Nel 1993, sulla base dei parametri definiti dal Ministero Attività Produttive, la Regione ha individuato 21 distretti industriali. A causa delle variazioni intervenute nell assetto territoriale, organizzativo e gestionale dei distretti, e anche coerentemente alla successiva Legge Regionale n. 1 del 5 gennaio 2000 Riordino del sistema delle Autonomie, è stata poi attuata una revisione della normativa relativa ai distretti. Tale revisione ha portato a una ridefinizione dei distretti sulla base di nuovi criteri: il 16 marzo 2001 sono, infatti, stati definiti 16 nuovi distretti industriali di specializzazione produttiva, che hanno sostituito i precedenti. I distretti comprendono in totale 302 comuni in 10 province. In provincia di Pavia è presente un solo distretto quello di Vigevano

11 METADISTRETTI Rappresentano aree tematiche di intervento di tipo orizzontale, non limitate territorialmente e spinte verso una forte integrazione intersettoriale, caratterizzate dal trasferimento del patrimonio conoscitivo al campo applicativo. Con una Delibera della Giunta Regionale della Lombardia del 5/10/2001vengono individuati 5 meta distretti, detti anche distretti tematici. Essi rappresentano il frutto della mappatura dell interazione tra tanti piccoli distretti corrispondenti a comuni, anche distanti tra loro, in cui si concentrano imprese appartenenti ad una medesima filiera che sia considerata strategica per la regione. Gli attuali meta distretti sono i seguenti: 1. Biotecnologie alimentari: include 121 comuni in 11 province 2. Biotecnologie non alimentari: include 58 comuni in 8 province 3. Moda: include 126 comuni in 9 province 4. Design: include 64 comuni in 6 province 5. Nuovi materiali: include 103 comuni in 10 province 6. ICT: include 31 comuni in 9 province La Regione Lombardia con la creazione dei meta distretti si propone di finanziare l eccellenza, sostenendo l innovazione d impresa in settori produttivi strategici, attraverso contributi mirati che vadano a premiare la qualità dei progetti, la capacità di aggregazione e crescita e il coinvolgimento del mondo della ricerca nelle imprese. In Provincia di Pavia la situazione esistente è quella indicata nella tavola accanto

12 Provincia di Pavia - Proposta di organizzazione in ambiti territoriali di area vasta ottobre 2011 VIABILITÀ PRINCIPALE La rete della viabilità ordinaria della Provincia presenta uno sviluppo complessivo di quasi km, 80 km di tronchi autostradali, qualche decina di km di strada statale, oltre km. di strade provinciali e, secondo i dati ISTAT (1997), km di strade comunali extra-urbane. Per questa analisi è stata presa in considerazione la viabilità autostradale e quella primaria esistente, a cui è stata aggiunta l indicazione del Piano Territoriale regionale relativa alle conurbazioni. CENSIMENTO 2001: SPOSTAMENTI PER STUDIO E LAVORO

13 Provincia di Pavia - Proposta di organizzazione in ambiti territoriali di area vasta ottobre 2011 SISTEMI LOCALI DEL LAVORO (SLL) Individuati dall ISTAT in base ai dati relativi agli spostamenti quotidiani per motivi di lavoro e scuola (vedere il grafo riportato nella scheda alla pagina precedente), rilevati in occasione dell ultimo Censimento generale della popolazione. Si tratta di unità territoriali costituite da più comuni contigui fra loro, geograficamente e statisticamente comparabili. Derivano delle analisi sui flussi di spostamento riportati alla scheda precedente. Per quanto derivino dall utilizzo di un modello teorico, applicato a tavolino, forniscono un utile spunto di riflessione sulle dinamiche di interazione tra le diverse parti del territorio. Sono comunque da prendere con le dovute cautele in quanto hanno ormai 10 anni e sono relativi ai soli spostamenti di persone, non comprendono le merci

14 Provincia di Pavia - Proposta di organizzazione in ambiti territoriali di area vasta ottobre VARIAZIONI PERCENTUALI POPOLAZIONE

15 Provincia di Pavia - Proposta di organizzazione in ambiti territoriali di area vasta ottobre 2011 CONFRONTO POPOLAZIONE Il confronto viene riportato su due tavole per comodità di lettura. In quella a sinistra i dati dei tre censimenti ufficiali In quella a destra sono stati aggiunti i dati ISTAT relativi alla popolazione al dicembre

16 Considerazioni e prima proposta di organizzazione degli ambiti Sulla base dei dati riportati nelle schede precedenti, e di altre informazioni di carattere geografico e territoriale, si avanza di seguito una prima ipotesi di organizzazione degli ambiti. Dai quattro sistemi illustrati in campagna elettorale si è passati ad un organizzazione che è risultata di sette ambiti territoriali, con ragionamenti sulle aree vaste effettivamente esistenti sul territorio, e tenendo anche conto che per una migliore efficacia dei tavoli di lavoro tra comuni e provincia il numero ideale di comuni da coinvolgere per ciascun tavolo dovrebbe orientativamente non superare le 30 unità. Non si tratta di un valore da prendere come assoluto, ma orientativo, derivante dalla considerazione pratica che oltre una certa soglia diventa sempre più laborioso gestire il tavolo ed entrare nel merito dei contenuti e dei problemi territoriali. D altra parte si deve anche considerare che un organizzazione in un numero maggiore di ambiti darebbe luogo a tavoli di lavoro forse più gestibili per numero di partecipanti, ma con il rischio di un eccessiva frammentazione delle tematiche e scarsa rappresentatività del singolo tavolo. Dei sette ambiti cinque sono abbastanza chiaramente caratterizzati, secondo le considerazioni che seguono, anche se vi possono essere modifiche o sovrapposizioni tra ambiti contigui per alcuni comuni collocati in prossimità dei confini. La caratterizzazione di dettaglio è tuttavia preferibile lasciarla alla libera decisione dei comuni, ovviamente senza venire meno ad un pragmatico criterio di continuità territoriale. Un po più articolata si presenta la situazione per la Lomellina, che conta oltre 50 comuni. Da un lato la Lomellina ha caratteristiche sue proprie che la caratterizzano e distinguono chiaramente dagli altri ambiti, e che anche la separano a seguito della presenza di barriere fisiche, come i grandi corsi d acqua che attraversano o lambiscono la provincia. Guardando una qualsiasi carta geografica o foto aerea è evidente come in questa parte della provincia si conservi ancora quasi intatta la struttura organizzativa insediativa rurale che era tipica della pianura irrigua, e che è in buona parte andata scomparendo negli ultimi decenni a seguito della diffusione insediativa e delle crescenti conurbazioni lungo gli assi infrastrutturali. Dall altro al suo interno esistono differenze evidenti tra le diverse zone, dove sono presenti comuni a caratterizzazione prettamente rurale accanto a comuni con caratteri produttivi evoluti. Inoltre la Lomellina è soggetta all attrazione di diversi poli urbani, e quindi mentre la zona nord-est è rivolta verso il forte polo di attrazione dell area metropolitana milanese, altre zone hanno contatti anche con le province e i poli urbani del Piemone (principalmente: Novara, Vercelli, Casale Monferrato, Alessandria). Nella presente proposta organizzativa per la Lomellina si sono studiate alcune alternative per la suddivisione in due ambiti tenendo conto delle diverse caratteristiche territoriali. A seconda dei temi cui si dà prevalenza possono, infatti, emergere soluzioni differenti. Si può anche decidere di mantenere la Lomellina come ambito unitario, almeno su alcuni temi, e prevedere tavoli di lavoro disaggregati per i temi dove questo sia opportuno. Di seguito viene avanzata un ipotesi che per i motivi esposti appare come la più utile per i temi territoriali, anche se deve ovviamente essere prima sottoposta e valutata dai comuni. Seguono in sintesi le considerazioni svolte per l individuazione degli ambiti territoriali di area vasta. Si tenga conto che i nomi assegnati di seguito agli ambiti sono indicativi, e potranno essere modificati secondo come ritenuto più opportuno dai comuni. Ambito Pavese. Comprende i comuni che hanno più diretta interazione funzionale con il capoluogo, quindi quelli di cintura, il Siccomario oltre Ticino, ed i comuni verso nord che sono sottoposti a forte pressione insediativa, essendo questa zona collocata immediatamente a ridosso del Parco Agricolo Sud Milano

17 Sono tutti interessati da un intensa attrazione da parte dell area Milanese e/o attraversati dal Parco del Ticino. Per alcuni comuni dell estremo nord-est lungo la strada della Val Tidone vi può essere un interesse a partecipare anche ad alcune delle riunioni dell ambito Est Pavese. Ambito Est Pavese. Comprende i comuni a nord del Po che si collocano nel territorio agricolo che gravita principalmente lungo gli assi stradali Pavia- Casalpustelengo e della strada della Val Tidone, e che hanno relazioni anche con i comuni del Lodigiano. Alcuni dei comuni ad ovest, a confine o in forte relazione funzionale con Pavia, potrebbero essere interessati a partecipare su alcuni temi alle riunioni dell ambito Pavese. Lo stesso potrebbe accadere per i comuni a nord-est, vicino a Melegnano, che potrebbero essere coinvolti, assieme a quelli della fascia nord dell ambito Pavese, dalle proposte viabilistiche che interessano l area metropolitana. Ambito Comunità Montana Oltrepò. Si riferisce ai comuni che appartengono alla Comunità Montana, nella sua riconfigurazione aggiornata nel Oltre ad avere un chiaro riferimento istituzionale, e quindi un tavolo di lavoro ed un piano già attivi da tempo e consolidati, è fortemente caratterizzato orograficamente per le problematiche tipiche delle zone collinari e montane (quali: zone vitivinicole di pregio, aspetti paesaggistici, decremento della popolazione, instabilità dei versanti, ). Per alcuni aspetti, in particolare trasportistici, commerciali, servizi, potrebbero essere opportune riunioni con gli ambiti dell Oltrepò est ed ovest, anche ad evitare l isolamento e il progressivo depauperamento della popolazione a seguito di mancanza di servizi, collegamenti e opportunità produttive. Ambito Oltrepò est. Include i comuni di pianura e prima collina al sud del Po, che costituisce evidente cesura territoriale, che gravitano maggiormente lungo la direttrice stradale Pavia-Stradella, Ponte della Becca, ed in tale senso sono stati assunti come differenziati da quelli della stessa pianura che gravitano però lungo la direttrice della ex Statale dei Giovi. Alcuni comuni collinari sono compresi nelle zone DOC dei vini e quindi su questi aspetti presentano comunanza d interessi con l ambito della Comunità Montana. Come emerso durante l assemblea dei comuni del 23 settembre a Pavia, per la zona di Casteggio e comuni limitrofi, che hanno una consolidata tradizione di collaborazione su temi territoriali e di servizi, si può immaginare un coinvolgimento per alcuni aspetti anche nel tavolo dell Oltrepò ovest. Ambito Oltrepò ovest. Comprende i comuni a sud del Po e prime colline che maggiormente gravitano sul polo urbano di Voghera e sull asse stradale dei Giovi. In comune con l ambito precedente vi sono diversi aspetti trasportistici, come il corridoio infrastrutturato dell A21 e la ferrovia Torino-Piacenza, la delicata questione degli attraversamenti sul Po, e dal punto di vista insediativo la conurbazione creatasi lungo l ex-ss 10. Su alcuni temi si potrebbero quindi immaginare specifiche riunioni aggregate tra i due ambiti. Alcune sovrapposizioni, per questo ambito come per il precedente, vi possono inoltre essere con i temi della Comunità Montana per alcuni dei comuni di collina, che peraltro prima del 2009 appartenevano alla Comunità Montana stessa. Ambito Lomellina. Come detto in precedenza si caratterizza in modo unitario per la persistenza quasi intatta del tessuto insediativo rurale tradizionale, che un tempo caratterizzava la Pianura Padana, e che negli ultimi decenni è andato progressivamente scomparendo se non in alcune zone come appunto la Lomellina. In tale senso su alcuni aspetti l ambito potrebbe lavorare in modo aggregato, anche se il numero di comuni, oltre 50, è rilevante e consiglierebbe, per una migliore efficacia operativa del tavolo, di suddividerlo in due ambiti. La soluzione non è semplice e si presta a più interpretazioni a seconda delle variabili

18 che si fanno prevalere nei criteri di separazione. E in tale senso significativo notare che i Sistemi Locali del Lavoro (lavoro ISTAT, vedi scheda alle pagine precedenti) evidenziano una ripartizione delle relazioni funzionali legate agli spostamenti scuola e lavoro in quattro sistemi. In relazione alla Lomellina sono state analizzate differenti alternative, che derivano dall attribuzione di pesi differenti alle tre variabili : grado di attrazione delle maggiori polarità urbane, caratterizzazione del tessuto produttivo, e grado di accessibilità stradale. L ipotesi qui avanzata, in quanto la si ritiene la più utile ai fini della discussione di temi territoriali, distingue la Lomellina in due ambiti: Lomellina est e Lomellina ovest, riconoscendo nella parte ovest quella maggiormente influenzata dall attrazione dell area metropolitana milanese e dove sono presenti centri urbani con significative attività produttive accanto alle attività agricole. La parte est appare invece caratterizzata in modo quasi esclusivo dalle attività agricole e scarse sono le altre tipologie di attività produttive. Questa ipotesi si presenta inoltre come la più vicina ai raggruppamenti che i comuni si sono dati per il GAL e per l Ecomuseo Lomellina. Ovviamente questo tipo di soluzione può essere affinata, con modifiche in alcune sue parti, o anche prevedendo specifiche situazioni di parziale sovrapposizione tra i due ambiti. Facendo riferimento ai primi commenti emersi durante l assemblea dei sindaci del 23 settembre si è riportata un ipotesi alternativa di collocazione di Mortara e di alcun comuni confinanti nell ambito est oppure nell ambito ovest, oppure in entrambe ammettendo una sovrapposizione parziale dei due ambiti. E infatti evidente che la zona attorno a Mortara da un lato è caratterizzata da rilevanti attività produttive nel secondario e terziario, e quindi in collegamento con l area metropolitana Milanese (anche per la presenza delle infrastrutture), ma dall altro costituisce anche importante e vicina polarità di servizi per il mondo produttivo rurale dell ovest Lomellina (come peraltro evidenziato anche dallo studio ISTAT sui Sistemi Locali del Lavoro). A verifica dell ipotesi avanzata, nelle tavole che seguono è stata effettuata una sovrapposizione dell organizzazione ipotizzata per gli ambiti con le unioni dei comuni e con i distretti commerciali. Nel primo caso non si rilevano problemi specifici, risultando le unioni interne agli ambiti. Lo stesso si verifica, anche se con problematiche minime, per la sovrapposizione con i distretti commerciali. La proposta qui avanzata presenta dunque un buon grado di coerenza con le organizzazioni tra comuni nate spontaneamente ed oggi esistenti sul territorio. Tale proposta deve essere messa a punto in funzione delle indicazioni che emergeranno negli incontri con i comuni, andando a costituire i tavoli territoriali di area vasta. Per quanto detto nella pagine iniziali di questa relazione la configurazione dei tavoli di area vasta dovrà essere flessibile, a geometria variabile, e potranno quindi esistere situazioni di parziale sovrapposizione tra ambiti, come quella sopra ipotizzata per la Lomellina, nella quale alcuni comuni possono contemporaneamente partecipare a due tavoli di lavoro. Così come una configurazione flessibile dovrà essere ammessa per tenere conto del fatto che la dimensione geometrica di area vasta può cambiare in funzione dei temi trattati. A tale fine, in funzione delle esigenze, si potranno quindi creare appositi tavoli di approfondimento tematico con aggregazioni differenti da quelle qui prospettate. Importante è che i risultati di tali approfondimenti confluiscano nei tavoli territoriali di area vasta, che costituiscono il luogo dove meglio si possono sviluppare considerazioni interdisciplinari e dove le amministrazioni comunali, con il supporto della provincia, definiscono le strategie condivise per il governo degli aspetti di area vasta

19 PRIMA PROPOSTA DI ORGANIZZAZIONE IN AMBITI TERRITORIALI DI AREA VASTA ai fini della cooperazione tra istituzioni locali per la definizione di contenuti del PTCP e strategie condivise per il governo del territorio

20 Provincia di Pavia - Proposta di organizzazione in ambiti territoriali di area vasta ottobre 2011 SOVRAPPOSIZIONE RISPETTO A UNIONI DEI COMUNI SOVRAPPOSIZIONE RISPETTO A DISTRETTI DEL COMMERCIO

1. Oggetto e struttura del disegno di legge

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