RAPPORTO SULL ECONOMIA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA Ripartiamo dai giovani. L economia reale dal punto di osservazione delle Camere di Commercio

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1 RAPPORTO SULL ECONOMIA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA Ripartiamo dai giovani L economia reale dal punto di osservazione delle Camere di Commercio Giugno 2013

2 Rapporto redatto dai Centri Studi Ufficio Statistica e Prezzi Bensi Fabia Trieste Boaro Laura Pordenone Buiatti Francesca - Udine Cappello Maria Udine Delfrate Alessandro Trieste Piva Cinzia - Pordenone Zavan Roberto - Gorizia Passon Mario coordinatore - Udine Il Rapporto è scaricabile dai siti camerali e dal sito Si autorizza la riproduzione, la diffusione e l utilizzazione della presente pubblicazione a condizione di citare la fonte. 2

3 Indice Premessa... 5 Sezione I - Lo scenario macro internazionale e nazionale... 7 Il quadro macroeconomico internazionale... 7 Il quadro macroeconomico nazionale Gli scenari al Sezione II La dinamica imprenditoriale del Friuli Venezia Giulia Le imprese nelle quattro province Le imprese artigiane Sezione III L interscambio commerciale e i processi di internazionalizzazione dell economia del Friuli Venezia Giulia I principali mercati di destinazione e provenienza delle merci I principali prodotti di esportazione e di importazione Sezione IV Giovani e Lavoro Quanti sono i giovani? Alcuni dati demografici La situazione del mercato del lavoro Il fabbisogno professionale di giovani under I giovani imprenditori L imprenditoria giovanile Sezione V Il Primario nell economia del Friuli Venezia Giulia alla luce del 6.o Censimento generale dell Agricoltura Sezione VI Il Commercio nel Friuli Venezia Giulia Le previsioni per il I trimestre 2013 e il consuntivo del IV trimestre 2012 del settore commercio Il Settore Commercio nella Regione Friuli Venezia Giulia demografia delle imprese Le localizzazioni per comparto Bibliografia Capitoli delle Tavole allegate Note metodologiche sui temi della giornata dell economia

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5 Premessa Nonostante i segnali di moderata espansione per l economia mondiale, la ripresa nazionale e regionale stenta a decollare: permangono forti preoccupazioni sul versante del mercato del lavoro, in particolare l emergenza giovani fa registrare un tasso di disoccupazione dell Italia pari al 38,7% 1 (maschi e femmine di età inferiore a 25 anni), rispetto al 7,9% della Germania, al 26,9% della Francia e al 23,6% dell Europa a 27. L andamento della produzione industriale nei primi tre mesi dell anno 2013, come ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello segna ancora una flessione consistente che, nel Mezzogiorno ma anche in tanti contesti distrettuali del Centro-Nord, suscita preoccupazione. Penalizzata dal difficile contesto attuale è ancora e soprattutto la piccola impresa, più legata ai consumi interni che stentano a ripartire. In questo contesto, Unioncamere Friuli Venezia Giulia in collaborazione con tutto il sistema camerale regionale e nazionale ha organizzato l 11 Giornata dell economia, al fine di cogliere attraverso analisi statistiche spunti di riflessione e dinamiche in atto. Particolare attenzione è stata dedicata alla tematica dei giovani: dall analisi del mercato del lavoro, all imprenditoria giovanile, dal fabbisogno professionale di giovani, alle agevolazioni previste. Proprio con riferimento alle agevolazioni finalizzate a valorizzare l imprenditoria giovanile, quale fattore determinante dello sviluppo economico e sociale regionale, la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ha delegato all Unioncamere regionale, ai sensi della L.R. 5/2012, la gestione di fondi destinati alle imprese giovanili, ai sensi del Regolamento di cui al D.Preg. 242/2012. Dal 1 luglio al 31 luglio 2013, le imprese giovanili, iscritte da meno di un anno al Registro delle Imprese e coloro che si impegnano a costituire l impresa entro tre mesi dalla scadenza del termine per la presentazione delle domande, potranno presentare richiesta di contributo alle rispettive Camere di Commercio del Friuli Venezia Giulia competenti per territorio, utilizzando la modulistica prevista sul sito e nei singoli siti camerali. Il Bando è a graduatoria provinciale e ciascun progetto di investimento avrà un punteggio, assegnato da una Commissione tecnica, in cui sarà valorizzato maggiormente il progetto che prevede l avvio di nuove imprese dirette al mantenimento dei mestieri tradizionali dell artigianato o legati alla valorizzazione della creatività o finalizzati all innovazione tecnologica del processo e di prodotto. La graduatoria premierà pertanto a livello provinciale, i progetti che prevedono interventi in linea con alcune priorità assegnate direttamente dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Il Rapporto focalizza l attenzione su alcuni di questi aspetti. In particolare le analisi sviluppano sei argomenti: Sezione I Lo scenario macro internazionale e nazionale; 1 Aprile

6 Sezione II La dinamica imprenditoriale nel Friuli Venezia Giulia; Sezione III L interscambio commerciale ed i processi d internazionalizzazione dell economia del Friuli Venezia Giulia; Sezione IV I Giovani ed il lavoro; Sezione V Il Primario nell economia del Friuli Venezia Giulia Sezione VI Il Commercio nell economia del Friuli Venezia Giulia. L allegato statistico invece analizza, mediante l ausilio di oltre 170 tabelle, tutti gli aspetti dell economia locale e cioè Demografia delle impresa, Indicatori di bilancio e medie imprese, Ambiente e qualità della vita, Contabilità economica territoriale, Struttura imprenditoriale e occupazionale e qualificazione delle risorse umane, Innovazione, Commercio internazionale e flussi di investimento, Turismo, Credito, Inflazione, Scenari previsionali per il 2015, Demografia della popolazione, Mercato delle costruzioni, Mercato del lavoro, Istruzione e formazione, Infrastrutture, Distretti industriali, Agricoltura e Finanza Locale (queste ultime due sono novità rispetto alla precedente edizione della Giornata dell Economia). Il Presidente Giovanni Da Pozzo 6

7 Sezione I - Lo scenario macro internazionale e nazionale Il quadro macroeconomico internazionale L'economia globale sembra evidenziare, in questa prima parte del 2013 segnali di rafforzamento: segnali sostenuti dal rafforzamento congiunturale negli Stati Uniti e in alcune economie emergenti, anche se la crescita mondiale nel 2013 dovrebbe rimanere comunque modesta, per rafforzarsi solo dal Infatti permangono ancora incertezza circa sugli sviluppi della politica di bilancio negli Stati Uniti e della crisi del debito sovrano in Europa. Le tensioni sul debito sovrano soprattutto dell'area dell'euro continuano ad avere assunto rilevanza sistemica sebbene l'andamento dei mercati finanziari resti complessivamente positivo. Anche nei Paesi coinvolti dalla crisi del debito sovrano i rendimenti dei titoli di Stato hanno registrato dei cali in questi primo trimestre cali in gennaio, ed anche i saldi sul sistema dei pagamenti TARGET2, che rispecchiano i movimenti dei capitali privati tra i rispettivi paesi, avevano nell'insieme mostrato una riduzione degli squilibri 2. Ma si sviluppano nuove tensioni nelle borse europee e nei mercati del debito sovrano in relazione a rinnovate incertezze legate alla crescita in Europa. L'area dell'euro continua però a mostrare forti debolezze: dopo la caduta del PIL nel 4.o trimestre 2012, l'attività economica nell'area dell'euro conferma questa tendenza anche nel 1.o trimestre La domanda interna rimane debole anche in paesi non colpiti dalla crisi del debito sovrano e se prosegue il calo dell'inflazione i consumi delle famiglie restano comunque molto deboli. La politica monetaria della Banca Centrale Europea resta comunque espansiva anche se i finanziamenti dell'eurosistema alle banche operanti nell'area sono diminuiti. In sostanza, anche se le condizioni nei mercati finanziari mondiali sono migliorate ed il clima di fiducia di imprese e famiglie appare sostanzialmente stabile, le prospettive per l economia mondiale rimangono incerte e i progressi saranno probabilmente lenti, ma soprattutto la ripresa globale dovrebbe mantenersi ancora modesta, difforme tra regioni e fragile. Le previsioni del Fondo monetario internazionale indicano per il 2013 conferma con un +3,3% la crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) mondiale prevista nel 2012, una crescita positiva che però appare decisamente inferiore alle performance del 2011 (+3,8%) e soprattutto del 2010 (+5,2%). Dalla fine del 2010 i flussi di commercio internazionale hanno subito un rallentamento e nel 2013 si prevede una crescita del 5,6%, quando nel 2012 è stata del +4% e nel 2010 del +12,9%. Saranno le esportazioni dei Paesi emergenti a crescere di più rispetto a quelli avanzati: nel primo caso le previsioni per il 2013 sono di un +8,1% rispetto al +4,1% delle esportazione delle cosiddette Advanced Economies. Nel corso del 2012 si è registrato un significativo rallentamento anche nei mercati emergenti e in quelli in via di sviluppo, determinando di riflesso un rallentamento della domanda mondiale ma anche un rallentamento degli investimenti in alcuni paesi emergenti. In questi ultimi mesi si assiste ad una ripresa della domanda, grazie alle robuste politiche macroeconomiche adottate da alcuni Paesi (per esempio il Giappone) e la ripresa delle esportazioni verso le economie dell Asia, dell Africa sub-sahariana, dell America Centromeridionale, del Commonwealth, del Medio Oriente. Anche le economie europee dovrebbero beneficiare di 2 Banca d Italia, Bollettino Economico n. 72, aprile

8 questa ripresa, seppur lenta. Restano diverse incognite circa le economie del Medio Oriente e del Nord Africa dove sussistono difficili situazioni politiche interne, ma anche di alcune del SudAmerica che si trovano ad affrontare l'inflazione elevata e crescenti pressioni sui cambi. Fig. 1 - I nuovi equilibri internazionali: previsioni 2013 ASEAN 5:* Filippine, Indonesia Malesia, Thailandia e Vietnam Fonte: International Monetary Fund, World Economic Outlook, April 2013 Nel 1.o trimestre 2013, l attività economica nell area dell euro si è contratta dello 0,2% (-0,6% nel trimestre precedente): si tratta di sesto trimestre negativo. Le ultime tendenze sono determinate anche dalla diminuzione delle esportazioni, mentre per la domanda interna prosegue il trend negativo. Se le esportazioni sono trainate principalmente dalla ripresa della domanda dei mercati emergenti e dal maggior dinamismo dell economia statunitense, i consumi privati continuano a diminuire soprattutto a causa di una crescita persistente della disoccupazione. Tav Indicatori congiunturali dell economia internazionale (PIL: variazione % congiunturale) 4.o trim '11 1.o trim 12 2.o trim 12 3.o trim 12 4.o trim 12 1.o trim 13 STATI UNITI +1,0% +0,5% +0,3% +0,8% +0,1% +0,6% EURO 17-0,4% -0,1% -0,2% -0,1% -0,6% -0,2 Italia -0,7% -0,8% -0,6% -0,2% -0,9% -0,5% Fonte: Eurostat, Euroindicateurs, 5 giugno 2013 Nell area dell euro le stime del Pil a consuntivo del 2012 e le previsioni per il 2013 mostrano situazioni fortemente divergenti: da un lato i Paesi come la Germania, l Austria, la Svezia, il Regno Unito, la 8

9 Polonia la Slovacchia che nel 2012 sono cresciute e dall altro quelli come la Spagna, la Slovenia, l Ungheria, l Italia che presenteranno un PIL significativo. Per l Italia, in particolare si tratta del settimo trimestre consecutivo contrassegnato da segno negativo. L inizio del 2013 si presenta difficile per tutta l Europa: da sei semestre le variazioni congiunturali del Pil dell area euro sono negative, mentre sono quattro i trimestri negativi dell Unione, con un allargamento di queste criticità anche alle economia cosiddette forti. Osservando le variazioni congiunturali del 1.o trimestre 2013 dei 27 Paesi dell Unione Europea prevalgono nettamente i segni negativi, restano sul versante positivo la Germania (+0,1%) ed il Regno Unito (+0,3%), mentre gli Stati Uniti registrano +,7%. In termini tendenziali (cioè al confronto tra 1.o trimestre 2013 e quello del 2012) si registra una variazione negativa di -0,3% in Germania, di -0,4% in Francia, +1,8% negli Stati Uniti e +0,6% nel Regno Unito. Sul versante fortemente negativo la Spagna che presenta -2%, l Italia -2,3%, il Portogallo -3,9), la Grecia -5,3%. Graf Andamento congiunturale del PIL: confronto tra Stati Uniti, Zona Euro e Italia Fonte: elaborazione su dati Eurostat ed ISTAT Alcuni elementi di criticità sono rappresentati dalle oscillazioni cambio euro/dollaro, dal prezzo del petrolio e dal prezzo dell oro. Nel corso del 2012 le oscillazioni nel cambio tra l euro ed il dollaro si sono leggermente accentuate dopo un primo semestre durante il quale si è registrato un rafforzamento del dollaro nei confronti dell euro. Il guadagno di competitività accumulato dall Italia a partire dal 2010 è stato attenuato dall apprezzamento, avvenuto in questi ultimi mesi, dell euro rispetto al dollaro: un anno fa (agosto 2012) il cambio era pari a 1,24, oggi ad aprile 2013 vale 1,30. 9

10 Il prezzo del petrolio ha mostrato nel corso dell anno una significativa diminuzione: il Brent ad aprile 2013 è stato mediamente quotato tra i 103/104 dollari, mentre nella primavera 2012 il prezzo oscillava attorno ai 120 dollari. Graf Andamento temporale del prezzo del petrolio Brent ($/barile) e tasso di cambio $/, novembre 2003-aprile 2013 Fonte: elaborazione su dati Eurostat, Ministero dello Sviluppo Economico Il quadro macroeconomico nazionale L economia italiana è una fase di forte recessione. Da ben sette trimestri e cioè dal 2.o trimestre 2011 il PIL è negativo e secondo le stime di Unioncamere il Valore aggiunto dovrebbe scendere anche nel 2013 del -1,4%, mentre solamente nel biennio dovrebbe tornare in area positiva con un +1%. Quattro sono le cause di questo andamento: la prima è costituita dalla forte riduzione delle spesa delle famiglie per effetto della diminuzione del reddito disponibile, riduzione che dovrebbe protrarsi, con un moderato aumento dello 0,4% nel 2014, la seconda è dovuta al calo degli investimenti fissi lordi, per effetto di una riduzione congiunta della spesa da parte sia delle imprese sia delle amministrazioni pubbliche e solo nel 2014 le prospettive di una evoluzione positiva del ciclo economico e il graduale miglioramento delle condizioni di accesso al credito porterebbero a una ripresa del processo di accumulazione. Il terzo elemento è determinato dalle condizioni del il mercato del lavoro che continua a manifestare segnali di debolezza con un rilevante incremento del tasso di disoccupazione all 11,9% (+1,2 punti percentuali rispetto al 2012), che anche nel 2014 il tasso di disoccupazione continuerebbe a crescere. Il quarto fattore p determinato dal ritardo dei pagamenti dei debiti delle amministrazioni pubbliche verso i creditori privati: ora se questo criticità verrà rimossa si possono ipotizzare effetti espansivi solo nel 2014; in particolare, l immissione di liquidità nel 10

11 sistema economico, potrebbe sostenere consumi e investimenti privati, contribuendo a migliorare le aspettative di famiglie e imprese sulle loro condizioni economiche. Il mercato del lavoro rappresenta indubbiamente la più importante delle criticità per l economia nazionale: nel lungo periodo il numero di disoccupati è cresciuto da 1 milione 340 mila del 1977 a 2 milioni 744 mila del 2012 e questo incremento ha interessato sia la componente maschile (+863 mila) sia quella femminile (+541 mila). La crescita si è registrato soprattutto in questo ultimi 5 anni: dal 6,1% del 2007 il tasso è salito fino a portarsi al 10,7% del Un secondo indicatore importante è rappresentato dagli inattivi disponibili a lavorare, ovvero coloro che non cercano un lavoro ma sono subito disponibili a lavorare: ebbene nel 2012 gli inattivi disponibili a lavorare sono 2 milioni 975 mila, 78 mila in più (pari a +2,7%) rispetto al La quota di questi inattivi sulle forze di lavoro, stabile all 11,6% in confronto a un anno prima, è oltre tre volte superiore a quella media europea (3,6%) e sono più numerosi dei disoccupati. Un terzo indicatore riguarda gli inattivi che cercano lavoro, ma non sono subito disponibili a lavorare: el 2012 questo gruppo conta 111 mila individui e rappresentano lo 0,4% delle forze di lavoro in Italia e lo 0,9% nell Unione Europea. La somma degli inattivi disponibili a lavorare e degli inattivi che cercano ma non disponibili rappresenta le cosiddette forze di lavoro potenziali : nel 2012 ammontano a 3 milioni 86 mila. Sommando queste forze di lavoro potenziali ai disoccupati si ha la misura delle persone potenzialmente impiegabili nel processo produttivo: si tratta di 5 milioni 831 mila persone nel Negli ultimi cinque anni alla contestuale crescita delle persone in cerca di occupazione (da 1 milione 506 mila del 2007 a 2 milioni 744 mila del 2012), si accompagna l aumento delle forze lavoro potenziali (+403 mila unità Restano sempre negative le previsioni occupazionali delle imprese: l indagine Excelsior relativa al 1.o trimestre 2013 indica in le assunzioni dirette di personale dipendente e in 218mila le uscite programmate, con un saldo negativo dei posti di lavoro con contratto a tempo indeterminato, determinato e apprendistato pari a oltre 80mila unità. Su queste previsioni delle imprese dell industria e dei servizi, continua a regnare l incertezza, che frena soprattutto la domanda di lavoro alle dipendenze. Tra i contratti per favorire l ingresso nel mondo del lavoro, l apprendistato stenta ancora a decollare, inoltre l inizio dell anno favorisce come di consueto l avvio di rapporti di lavoro a carattere interinale e, soprattutto, la stipula o il rinnovo di contratti parasubordinati e autonomi (collaboratori a progetto, con partita Iva o per prestazioni occasionali). Il perdurare della recessione e il timore che essa si prolunghi nei prossimi mesi sta portando le imprese ad assumere un atteggiamento sempre più cauto sul fronte occupazionale, anche se questa considerazione non vale, tuttavia, per l intero sistema imprenditoriale: infatti la propensione ad assumere è doppia nelle imprese esportatrici e in quelle che investono puntando sulla qualità dei prodotti e facendo innovazione 3. Quella relative al 2.o trimestre 2013 indicano in oltre 232mila le entrate e 196mila uscite di lavoratori con contratto subordinato e autonomo. Il saldo positivo di circa 35mila unità non altera il quadro di una crisi occupazionale che sarà contrassegnato dall aumento, fortemente legato all approssimarsi dei mesi estivi, delle assunzioni stagionali necessarie alle attività commerciali e turistiche. Infatti se confrontate con lo stesso periodo dello scorso anno, le previsioni di assunzione delle imprese dell industria e dei servizi per il periodo aprile-giugno, mostrano variazioni negative: complessivamente si tratta di 55mila entrate in meno 4. 3 Unioncamere, Comunicato stampa del 4 febbraio Unioncamere, Comunicato stampa del 29 maggio

12 Un altra criticità del sistema Italia è rappresentata dai conti pubblici in particolare il debito pubblico: se è vero che si sono ottenuti significativi miglioramenti per quanto riguarda il fabbisogno finanziario dello Stato e l indebitamento netto del settore pubblico, al punto che e l Italia è uscita dalla procedura di deficit eccessivo, procedura che l Unione Europea aveva avviato nel Nel 2012 i saldi di finanza pubblica sono migliorati: l'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche è diminuito per il terzo anno consecutivo, al 3% del PIL e, secondo le stime del Governo, che includono gli effetti del pagamento alle imprese di una prima quota dei debiti commerciali delle Amministrazioni pubbliche, nel 2013 l'indebitamento sarà pari al 2,9%. Al netto della spesa per interessi, nel 2012 si è registrato un avanzo pari al 2,5% del PIL e l'ulteriore aumento dell'avanzo primario atteso nel 2014 permetterà la stabilizzazione del rapporto tra il debito e il prodotto anche qualora la crescita di quest'ultimo fosse modesta. Graf. n. 1.3 Italia: Andamento del PIL, I trimestre 2004 I trimestre 2013 Fonte: elaborazione su dati ISTAT Nel 1.o trimestre del 2013 il prodotto interno lordo (PIL) 5, è diminuito dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e del 2,3% nei confronti del primo trimestre del A questo risultato si giunge per effetto della diminuzione del valore aggiunto nei comparti dell'industria e dei servizi e di un aumento nel settore dell'agricoltura. La variazione acquisita per il 2013 è pari a -1,5%. Nel confronto con il trimestre precedente, il Pil è aumentato dello 0,6% negli Stati Uniti e dello 0,3% nel Regno Unito. In termini tendenziali, si è registrata una crescita dell'1,8% negli Stati Uniti e dello 0,6% nel Regno Unito. 5 Istat, Stima preliminare del Pil: 1.o trimestre 2013, Statistiche flash, 15 maggio

13 Graf Indice destagionalizzato della produzione industriale, gennaio 2010-marzo 2013 (base 2010=100) Fonte: elaborazione su dati ISTAT A marzo 2013 l'indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dello 0,8% rispetto a febbraio, mentre nella media del trimestre gennaio-marzo l'indice ha registrato una flessione dello 0,4% rispetto al trimestre precedente. Il grafico n. 1.4 evidenzia con efficacia il difficile momento economico dell industria italiana: negli ultimi 15 mesi prevalgono le variazioni congiunturali negative ed anche l indice destagionalizzato presenta un andamento decrescente a partire dal secondo semestre Gli scenari al 2016 La Tav.1.2 evidenzia gli scenari previsionali relativi alla crescita del PIL reale in valore aggregato e percentuale nei Paesi più industrializzati (Stati Uniti, Giappone, Area euro). Si tratta di stime che, considerate nel loro complesso, confermano il percorso differenziato dell attuale fase congiunturale. Secondo il Fondo Monetario Internazionale quella che è stata fino ad ora una ripresa a due velocità, forte nel mercato emergente e nei paesi in via di sviluppo, ma più debole nelle economie avanzate, sta diventando ora una ripresa a tre velocità. I mercati emergenti e le economie in via di sviluppo sono ancora forti, ma sembra che vi sia una biforcazione tra la crescita degli Stati Uniti da un lato e l'area euro dall'altro. La crescita nei paesi emergenti raggiungerà il 5,3% nel 2013 e il 5,7% nel 2014, per gli Stati Uniti si stima invece una crescita del 1,9% nel 2013 e del 3% nel 2014 mentre per la zona euro il Fondo Monetario FMI prevede un -0,3% nel 2013 e +1,1% nel La previsione di crescita negativa nella zona euro riflette non solo le strutturali debolezze dell economia mediterranee (Grecia, Spagna, Portogallo, Italia), ma anche qualche debolezza di quelle che 13

14 del Centro-nord: per esempio se l economia tedesca è prevista in via di rafforzamento tuttavia il tasso di crescita su colloca sotto l 1% nel 2013, per la Francia si prevede una crescita negativa nel 2013, a causa degli effetti congiunti delle politiche di consolidamento, della debolezza delle esportazioni, e della bassa fiducia dei consumatori. Viene meno quindi la capacità di queste economie forti nel trascinare quelle deboli: infatti le previsioni per queste economie, in particolare Italia e Spagna, sono contrassegnaste nel 2013 non solo dal segno negativo da una decrescita piuttosto significativa (-1,5% l Italia e -1,6% la Spagna). La domanda esterna non appare abbastanza forte da compensare la debolezza della domanda interna, mentre si scontano gli effetti negativi di una serie di fattori quali le banche deboli, i governi deboli, e attività (soprattutto quella manifatturiera) ridotte. Secondo Unioncamere per l Italia l anno 2012 si è chiuso con indicatori negativi per quanto riguarda il Valore Aggiunto (-0,7%) e l occupazione (-0,5%). Le stime per il 2013 sono negative sia per il Valore Aggiunto (-1,4%), sia per l occupazione (-1%) e di stabilità per i consumi delle famiglie. Solamente a partire dal 2014 l Unioncamere prevede valori positivi: +1% il Valore Aggiunto, +0,2% l Occupazione, +2,1% la Spesa per consumi. Tav Crescita del PIL reale (%) Mondo 3,2 3,3 4,0 Economie avanzate 1,2 1,2 2,2 Economie emergenti e in sviluppo 5,1 5,3 5,7 Euro Area -0,6-0,3 1,1 Stati Uniti 2,2 1,9 3,0 Asia 6,6 7,1 7,3 America Centrale e meridionale 3,0 3,4 3,9 Medio Oriente e Nord Africa 4,7 3,1 3,7 Africa sub sahariana 2,5 2,8 3,3 Fonte: International Monetary Fund, World Economic Outlook, April 2013 La Tav. 1.3 evidenzia nel dettaglio e pone a confronto gli scenari previsionali (fino al biennio ) relativi alla regione Friuli Venezia Giulia e all Italia. Per l anno in corso cioè il 2013 si prevede un tasso medio di variazione del valore aggiunto, in Friuli Venezia Giulia, negativo pari a -1,1%, e sempre con riguardo al dato regionale le previsioni indicano una significativa tasso di occupazione (-1%), quindi un aumento della disoccupazione (il tasso passerà dall attuale 6,8% all 8%), la spesa delle famiglie a valori correnti dovrebbe aumentare di un modesto +0,4%, ed anche le esportazioni di beni verso l estero dovrebbero crescere in misura poco significativa (+2%). Gli scenari di Unioncamere ci dicono che per il Friuli Venezia Giulia la situazione potrebbe cambiare dal 2014: sia per quanto riguarda il Valore Aggiunto e soprattutto l occupazione. 14

15 Tav Scenari di medio periodo Friuli Venezia Giulia Italia Valore aggiunto (tasso di variazione medio annuo) -1,1% +1,0% -1,4% +1,0% Occupazione (tasso di variazione medio annuo) -1,0% +0,4% -1,0% +0,2% Tasso di disoccupazione (valore % a fine periodo) 8,0% 8,1% 11,9% 12,0% Spesa per consumi delle famiglie (valore correnti) 0,4% 2,2% 0,1% 2,1% Esportazioni di beni verso l estero (valore reali) 2,0% 4,3% 2,6% 4,1% Fonte: elaborazione su dati 11^ Giornata dell Economia 15

16 Sezione II La dinamica imprenditoriale del Friuli Venezia Giulia Nel 2012 il sistema delle imprese del Friuli Venezia Giulia presenta una significativa riduzione del suo aggregato, in particolare le imprese attive, per effetto di una ridotta vitalità in entrata di nuove imprese e di conferma in uscita di quelle esistenti, con una particolare accentuazione per il comparto artigiano. I dati della serie storica degli ultimi otto anni sembrano suggerire che le crisi incidano in modo differenziato sui flussi di entrata e di uscita dal sistema imprenditoriale: da un lato la voglia d impresa viene scoraggiato dalla durata di questa crisi, mentre la resistenza di chi è già sul mercato viene messa in crisi dal prolungato peggioramento del clima degli affari. Anno difficile quindi il 2012 per l economia: problemi congiunturali come la lunghezza della crisi economica e problemi strutturali come il debito pubblico e la credibilità finanziaria dell Italia, l economia sommersa, si sono trasferiti all economia reale quella costituita dalle imprese che producono beni o erogano servizi e che occupano una importantissima parte della forza lavoro. Si riduce la popolazione delle imprese nella nostra regione: una tendenza che si registra in tutte e quattro le provincie ma che poi si legge in buona parte del Nord Est. Un fenomeno che non appare congiunturale ma che contraddistingue da alcuni anni le nostre economie e che va analizzato con attenzione in un contesto, quello appunto del Nord Est, dove il ruolo dell impresa (in particolare della piccola impresa) ha rappresentato e continua a rappresentare uno dei valori sui quali si fondano le nostre società. La struttura produttiva del Nord Est ha avvertito l onda lunga della crisi e certamente la fine di questo ciclo non sembra prossima se è vero che le previsioni del 2013 stimano una crescita negativa del Pil anche nelle nostre economie. Il sistema imprenditoriale comunque a suo modo reagisce: tra tensioni e fenomeni di polarizzazione fra imprese ci sono settori che mostrano una certa dinamicità ed altri che presentano forti criticità. Nel Friuli Venezia Giulia le imprese registrate al 31 dicembre 2012 sono e sono diminuite in un anno du1.128 unità, per effetto di una natimortalità che ha portato ad un dato negativo ovvero le cancellazioni sono risultate più altre delle iscrizioni: più elevato risulta il calo delle imprese attive che nel corso del 2012 sono diminuite di unità. Non si tratta si semplice cessazione dell attività ma anche di trasformazione in unità produttiva secondaria oppure di imprese che sono entrate in procedura concorsuale (liquidazione, fallimento,..): in sostanza sono aumentate le imprese inattive ma anche le unità secondarie. Il calo delle imprese si registra in particolare nell agricoltura e nei settori più maturi della manifattura (legno, tessile), mentre la meccanica, che costituisce il cluster più importante dell economia regionale, mantiene la posizione di leadership anche grazie ai processi di innovazione e trasformazione che ha sempre caratterizzato questo comparto. Il sistema imprenditoriale del Friuli Venezia Giulia mantiene una sua forza manifatturiera soprattutto nelle provincie di Pordenone e Udine, ma si sta spostando verso un economia terziaria dove però le competenze, le professionalità, le funzioni con il manifatturiero sono sempre più forti, tant è che questo processo viene definito come manifatturiero terziarizzato 6. 6 Fondazione Nord Est, Rapporti sulla società e l economia 16

17 L analisi delle dinamiche economiche regionali prende avvio dalla verifica dei dati del Registro delle Imprese, con i risultati di seguito presentati. Tav. 2.1 Friuli Venezia Giulia: Movimento delle imprese, periodo Anno Registrate Attive Tasso di crescita dello stock ,15% ,08% ,61% ,38% ,12% ,68% ,74% ,41% ,11% ,27% ,03% Fonte: elaborazioni su dati InfoCamere Come si osserva dalla Tav. 2.1, alla fine del 2012 le imprese registrate nella nostra regione erano , di cui risultavano attive, vale a dire in meno rispetto all anno precedente, con un calo percentuale pari a -1%. Se si esclude dal conteggio l agricoltura le imprese attive il calo risulta meno forte ma resta comunque significativo: -1,1% nel corso del Nell analisi della natimortalità le cui componenti (iscrizioni e cancellazioni) determinano in massima parte l andamento dello stock delle imprese da alcuni anni, in particolare dal 2006, in base al D.P.R. 247 del 23 luglio 2004 e alla successiva circolare applicativa, si deve tenere presente di un fenomeno nuovo che non può essere ascritto all andamento congiunturale ma ci configura meramente come amministrativa, Si tratta delle cancellazioni d ufficio, attività amministrativa attraverso la quale le Camere di Commercio possono procedere alla cancellazione d ufficio dal Registro delle Imprese di aziende non più operative da almeno tre anni. Queste cancellazioni determinano la variazione della consistenza delle imprese ma di fatto non concorrono a determinare gli andamento tendenziali e congiunturali del sistema imprenditoriale. Per tenere conto di tali attività amministrative, ai fini statistici e di analisi economica i confronti si fanno togliendo dalle cancellazioni complessive quelle disposte d ufficio. Con questa avvertenza va letta ed interpretata la successiva tabella che illustra la natimortalità delle imprese del Friuli Venezia Giulia. Il saldo fra imprese iscritte e cessate nel corso del 2012 risulta negativo e pari a -838 unità, come evidenziato nella Tav Ma l indicatore statistico che emerge con maggiore evidenza non sembra determinato saldo che pure appare assai significativo, quanto dal forte calo delle iscrizioni che nel 2012, rispetto al 2011 sono calate di quasi il 9% (-570) a fronte di un numero di cancellazione sostanzialmente stabile tra il 2011 ed il Per quanto riguarda le iscrizioni ovvero la natalità, il 2012 costituisce il punto di 17

18 minimo negli ultimi dieci anni: in altre parole non si era mai verificato di registrare un numero di iscrizioni così basso e cioè inferiore alle 6mila unità. Un segnale di sfiducia? di incertezza? Di bassa propensione al rischio da parte dei giovani potenziali imprenditori? Tav. 2.2 Friuli Venezia Giulia: Iscrizioni e cessazioni, Anno Iscrizioni Cessazioni* Saldo * Le cessazioni sono calcolate al netto delle cancellazioni d'ufficio Fonte: InfoCamere Nella Tav. 2.2 è riportata la serie storica dei flussi di imprese: il saldo fra iscrizioni e cancellazioni risulta negativo per tutto il periodo con l unica eccezione dell anno 2010 che si è chiuso con segno positivo in tutte e quattro le realtà provinciali della regione. Graf Friuli Venezia Giulia: Imprese attive per settore di attività, 2012 Servizi alle imprese 18,1% Servizi alle persone 6,6% Non classificate 0,1% Agricoltura; silvicoltura e Pesca 17,4% Industria 10,7% Ospitalità 8,1% Commercio 22,9% Costruzioni 16,0% Fonte: elaborazioni su dati InfoCamere Dai dati di stock del Graf. 2.1 emerge che quasi un terzo delle imprese attive opera nel comparto del Commercio ed Ospitalità (23% nel Commercio e 8% nell Ospitalità), il 18% fa parte dei Servizi alle Imprese, 18

19 il 16% rientra nelle Costruzioni, il 17,4% è classificato come attività del Primario (Agricoltura, Silvicoltura e Pesca), il 10,7% appartiene all industria, il restante 6,6% fa parte dei Servizi alla persona; trascurabile ls percentuale delle imprese attive non classificate. Come stanno cambiando i diversi comparti? La Tav. 2.3 fa emergere risultano in flessione, oltre all agricoltura, i settori dell industria, costruzioni e commercio; indubbiamente le imprese di questi tre comparti hanno vissuto un 2012 assai difficile. Se oer l Agricoltura si può parlare di calo strutturale che si registra da molti anni, per l Industria e soprattutto per Commercio e Costruzioni il calo delle imprese attive registrato nel 2012 assume dimensioni decisamente elevate e preoccupanti. Aumentano invece le imprese attive nell ambito della ricettività e della ristorazione; cresce anche l ambito dei servizi, alle persone. Tav. 2.3 Friuli Venezia Giulia: Imprese attive per macrosettore di attività. Confronto fra dati 31 dicembre 2011 e 31 dicembre 2012 Settori di attività Differenza Var / 2011 (%) Agricoltura e pesca ,1 Industria ,9 Costruzioni ,6 Commercio ,4 Alloggio e ristorazione ,0 Servizi alle imprese ,4 Servizi alle persone ,1 Imprese non classificate Totale ,5 Fonte: InfoCamere Se allaghiamo l analisi nel tempo e cioè dal momento di inizio della lunga crisi, diciamo la primavera del 2009, possiamo osservare il diverso comportamento delle imprese attive che possiamo considerare appartenenti ai grandi settori tradizionali (Commercio, Primario, Costruzioni, Industria) che nel complesso calano del 6,1% e quelle dei Servizi in genere (Servizi alle imprese ed alle persone) che crescono del 4,5%. Appare indubbiamente consistente il delle imprese attive dell industria manifatturiera (-7% rispetto alla primavera 2009), ma anche di quelle del Commercio (-3,4% soprattutto nelle provincie di Trieste e Gorizia). 19

20 Graf Friuli Venezia Giulia: variazione % (rispetto al 31 marzo 2009) delle imprese attive Fonte: elaborazioni su dati InfoCamere Analizzando la forma giuridica delle imprese regionali, dalle Tavv. 2.4 e 2.5 emerge che le imprese individuali attive sono e continuano ad essere la forma prevalente d impresa con il 62% del totale imprese. Rispetto al 2007 il loro peso è però diminuito di 2,2 punti percentuali, per effetto di un calo dei oltre 5mila imprese attive. Considerando il periodo , diminuiscono anche le società di persone: a fine 2012 sono pari a unità, cioè in meno rispetto a fine 2007, ma cala di poco il loro peso e attualmente rappresentano il 19,0% del totale imprese. Tav. 2.4 Friuli Venezia Giulia: Imprese attive per forma giuridica. Forma giuridica Società di capitale Società di persone Imprese individuali Altre forme Persona Fisica 7 Totale Fonte: InfoCamere 20

21 Graf Friuli Venezia Giulia: Imprese attive per natura giuridica, 2012 Fonte: elaborazioni su dati InfoCamere Crescono sia di numero e di peso sul totale le Società di capitale attive: in cinque anni fa mentre il peso percentuale sul totale delle attive è passato dal 14,6% del 2007 all attuale 17,1%. Una novità introdotta nel 2012 e precisamente dal 2.o semestre è la Classe di Natura Giuridica Persona Fisica che classifica i soggetti registrati per effetto della Nuova Direttiva Servizi. Tav. 2.5 Friuli Venezia Giulia: incidenza percentuale delle imprese per forma giuridica, Forma giuridica Società di capitale 14,6 15,8 16,2 16,6 16,9 17,1 Società di persone 19,4 19,2 19,1 19,0 19,0 19,0 Imprese individuali 64,2 63,3 63,0 62,6 62,3 62,0 Altre forme 1,8 1,8 1,8 1,8 1,8 1,9 Totale Fonte: InfoCamere Le imprese nelle quattro province Quasi la metà delle imprese del Friuli Venezia Giulia ha sede in provincia di Udine (48,5%), seguono Pordenone con il 26,5%, Trieste con il 15,0% ed infine Gorizia con il 9,9% del totale. Le province di Udine e Pordenone si distinguono per una maggiore presenza di imprese agricole (oltre un quinto del totale provinciale) e Pordenone anche per una maggiore incidenza di imprese dell industria. Gorizia e Trieste si caratterizzano invece per una percentuale più elevata di imprese del 21

22 settore alloggio e ristorazione e del settore commercio. Infine a Trieste è molto più accentuata anche la presenza di imprese dei servizi (Tav. 2.6). Tav. 2.6 Friuli Venezia Giulia: Imprese attive per macrosettore di attività. Dati al Settori di attività Gorizia Pordenone Trieste Udine Friuli Venezia Giulia Agricoltura e pesca Industria Costruzioni Commercio Alloggio e ristorazione Servizi alle imprese Servizi alle persone Imprese non classificate Fonte: InfoCamere Totale Per quanto riguarda la dinamica imprenditoriale, fra la fine del 2011 e la fine del 2012 si è verificato un calo delle imprese attive in tutte e quattro le province: Udine perde 618 imprese pari a -1,3%, Pordenone registra un -446 pari a -1,7%, Trieste un -232 pari a -1,6%. Più critica la situazione di Gorizia che perde 213 imprese attive, pari al -2,2% (Tabella. 2.7). Graf Friuli Venezia Giulia: Imprese attive per provincia, anno 2012 Fonte: elaborazioni su dati InfoCamere 22

23 A livello di macrosettori in tutte le province è in flessione il numero di imprese attive dell agricoltura e dell industria (in particolare nelle provincie di Trieste e Gorizia). In contrazione anche il settore commercio, per il quale la situazioni più difficile si riscontra a Trieste (-2,6%), in deciso calo la consistenza delle imprese attive del settore costruzioni (-4,4% a Gorizia, -3,5% a Pordenone -2,5% a Udine). Tav. 2.7 Friuli Venezia Giulia: Imprese attive per provincia e per macrosettore di attività. Confronto fra dati a fine 2010 e a fine 2011 (variazione percentuale) Settori di attività Gorizia Pordenone Trieste Udine Friuli Venezia Giulia Agricoltura e pesca -3,94% -3,04% -3,15% -2,94% -3,06% Industria -3,58% -2,55% -3,52% -2,87% -2,91% Costruzioni -4,45% -3,48% -0,65% -2,50% -2,63% Commercio -1,43% -1,62% -2,60% -0,88% -1,45% Alloggio e ristorazione 1,06% 0,85% 1,63% 0,77% 0,98% Servizi alle imprese -1,79% -0,23% -2,46% 0,72% -0,40% Servizi alle persone 0,44% 2,36% 0,73% 0,69% 1,07% Imprese non classificate ,33% Fonte: InfoCamere Totale -3,94% -1,72% -3,15% -1,30% -1,54% Su tutto il territorio regionale risultano in crescita le imprese che svolgono attività di alloggio e ristorazione e quelle dei servizi alla persona: in questo caso l incremento è risultato piuttosto sostenuto in provincia di Pordenone, dove si registra un +2,4%. Differenziato il percorso dei servizi alle imprese dove prevalgono nel caso di Gorizia il calo delle attive nel comparto trasporti, magazzinaggio. Quattro le considerazioni che si possono trarre a) Sono le imprese nate nel 2012 (il valore più basso degli ultimi 15 anni (570 in meno rispetto al 2011), a fronte delle quali hanno chiuso i battenti; b) il saldo tra entrate e uscite per il secondo ano consecutivo si è attestato sul valore negativi (-838) il terzo peggior risultato degli ultimi 15 anni; c) si restringe ulteriormente (-310 imprese) il tessuto imprenditoriale dell industria trascinato dalla forte contrazione dell artigianato, che chiude l anno con imprese in meno quello delle costruzioni (-418) e dell agricoltura (-535). d) tutte e quattro le provincie perdono in misura consistente imprese attive; e) giovani under 35, immigrati e donne, attività dell ospitalità turismo e dei servizi alle persone sono le tipologie di imprenditori e i settori di attività che, nel 2012, hanno consentito a mantenere in lieve attivo il bilancio anagrafico delle imprese italiane. 23

24 Il confronto con il contesto nazionale descrive un economia regionale in forte difficoltà, per due motivi che possiamo leggere nei dati contenuti nella tavola 2.8: a) il primo riguarda il doppio tasso di crescita negativo, registrato sia per il 2011 sia per il 2012 un trend che si legge solo per due regioni e cioè il Friuli Venezia Giulia e la Basilicata b) il secondo riguarda l intensità di questa calo e cioè se nel 2012 si registra una segno negativo in otto regioni il calo più consistente si rileva proprio nella nostra regione. Tav Nati-mortalità delle imprese per regioni - Anno 2012 Regione Iscrizioni Cessazio ni Saldo Stock al Tasso di crescita 2012 Tasso di crescita 2011 PIEMONTE ,41 0,18 VALLE D'AOSTA ,07-0,32 LOMBARDIA ,60 1,21 TRENTINO A. A ,07 0,57 Bolzano ,51 0,95 Trento ,42 0,16 VENETO ,55 0,69 FRIULI V. G ,76-0,16 LIGURIA ,12 0,71 EMILIA ROMAGNA ,29 0,46 TOSCANA ,37 1,05 UMBRIA ,21 0,17 MARCHE ,35 0,24 LAZIO ,54 1,94 ABRUZZO ,43 0,78 MOLISE ,17 0,06 CAMPANIA ,93 1,06 PUGLIA ,12 0,25 BASILICATA ,15-0,43 CALABRIA ,63 0,66 SICILIA ,44 0,96 SARDEGNA ,04 0,33 ITALIA ,31 0,82 Fonte: InfoCamere Le imprese artigiane L impresa artigiana è un impresa che risponde a specifici requisiti dettati dalla normativa (Legge quadro n. 443/1985) e che è, per obbligo di legge, iscritta all Albo delle imprese artigiane. 24

25 In regione le imprese artigiane a fine 2012 erano e rappresentavano una quota del 30,8% del totale imprese (Tav. 2.9); la percentuale è leggermente inferiore a quella del Nord Est (31,4%), mentre il dato medio nazionale è più contenuto (27,5%). Udine è la provincia della regione che detiene la quota più elevata di imprese artigiane (31,3%) mentre Gorizia presenta l incidenza più contenuta (28,7%). Tav. 2.9 Friuli Venezia Giulia: Distribuzione e incidenza delle imprese artigiane per provincia, 2012 Province Totale imprese attive Imprese artigiane attive Incidenza imprese artigiane sul totale (%) Distribuzione totale imprese (%) Distribuzione imprese artigiane (%) Gorizia ,70% 9,87% 9,20% Pordenone ,63% 26,49% 26,35% Trieste ,89% 15,04% 15,08% Udine ,29% 48,60% 49,37% Friuli Venezia Giulia ,80% 100% 100% Fonte: InfoCamere L artigianato è quindi un comparto molto importante per l economia regionale non solo in termini in imprese attive, ma anche di addetti (stimati in 70/75mila unità) e di valore aggiunto che è stimato in 4 miliardi di euro pari al 12,5$ del totale del Valore Aggiunto. Graf Friuli Venezia Giulia: Imprese artigiane per provincia, anno 2012 Fonte: elaborazioni su dati InfoCamere 25

26 Circa la distribuzione delle imprese artigiane attive per settore economico prevalgono quelle delle costruzioni (41,4%, pari a oltre 12mila imprese), dell industria (22,2%) in modo specifico nella Meccanica e cioè Fabbricazione di prodotti in metallo, dei servizi alle persone (14,5%), in particolare i Servizi degli Istituti di bellezza, e dei Servizi alle imprese (13,1%), in particolare il Trasporto di merci su strada. Nel commercio le imprese artigiane sono quasi tutte concentrate nella Riparazione di autoveicoli e motocicli. Negli ultimi anni il trend risulta negativo e, come si vede dalla Tav. 2.10, il calo nel 2012 è stato pari a 553 imprese attive, e nell ultimo quinquennio (dal 2007) è stato di L andamento è stato di costante flessione per tutte le province. Graf Friuli Venezia Giulia: Imprese artigiane per settore economico: anno 2012 Fonte: elaborazioni su dati InfoCamere Un approfondimento particolare rispetto all economia nel suo complesso, merita l universo delle imprese artigiane. Per effetto della forte concentrazione di queste imprese nel settore manifatturiero il più esposto in questi anni alle trasformazioni imposte dalla globalizzazione dei mercati - la crisi sembra aver prodotto una contrazione strutturale e non ancora stabilizzata del tessuto imprenditoriale artigiano che, per il settimo anno consecutivo, chiude con un bilancio anagrafico in rosso: nel 2012 (-1,8%) si registra, il calo più rilevante degli ultimi otto anni. A determinarlo sono stati, da un lato, la forte riduzione delle iscrizioni (-300 unità rispetto al 2011), ed un aumento di 163 cessazioni (dopo il breve rallentamento registrato nel biennio ). 26

27 Tav Friuli Venezia Giulia: Movimento delle imprese artigiane, periodo Anno Registrate Attive Tasso di crescita dello stock ,86% ,11% ,20% ,70% ,30% ,57% ,30% ,84% Fonte: elaborazioni su dati InfoCamere Tav Friuli Venezia Giulia: Iscrizioni e cessazioni di imprese artigiane: Anno Iscrizioni Cessazioni* Saldo * Le cessazioni sono calcolate al netto delle cancellazioni d'ufficio Fonte: InfoCamere In quali settori calano le imprese artigiane del Friuli Venezia Giulia? Proviamo ad analizzare questo fenomeno nel medio periodo e cioè dall inizio della recessione economica: in quattro anni il Friuli Venezia Giulia ha perso quasi imprese artigiane, soprattutto nell Industria dove il calo è pari al 10% (725 imprese in meno) e nelle Costruzioni che registra una diminuzione di 568 imprese artigiane attive (-4,5%). Anche le imprese commerciali artigiane soffrono: si tratta un particolare del comparto delle riparazioni (-3% pari a 41 imprese artigiane attive). Gli unici settore dove l artigianato cresce sono quello dei Servizi alle persone (+3,8%) e quello dell Ospitalità (+15%). 27

28 Tav Friuli Venezia Giulia: Imprese artigiane attive per macrosettore di attività. Confronto fra dati 31 marzo 2009 e 31 marzo 2013 Settori di attività Differenza Var / 2009 (%) Agricoltura e pesca ,62% Industria ,01% Costruzioni ,46% Commercio ,28% Alloggio e ristorazione ,67% Servizi alle imprese ,71% Servizi alle persone ,79% Imprese non classificate Totale ,88% Fonte: elaborazioni su dati InfoCamere Il contesto nazionale descrive una realtà artigiana in forte difficoltà, per due motivi che possiamo leggere nei dati contenuti nella tavola 2.12: a) in tutte le regioni si registra un significativa riduzione delle imprese artigiane e questo tende conferma quanto già registrato nel 2011, quindi assume connotati strutturali b) il secondo riguarda l intensità che, nel 2012, in nove, tra le quali il Friuli Venezia Giulia, presenta un calo superiore al 1,5%. Il dato che fa più impressione riguarda però i saldo tra imprese iscritte ed imprese cancellate:-20mila in Italia con un patrimonio di professioni ma anche di servizio che rende l economia ma anche la società più povera. Il quadro della demografia di impresa presenta tratti decisamente negativi. Per il quinto anno di fila la consistenza delle imprese registrate a fine anno è stata inferiore a quella dell anno precedente frutto da un lato di un livello di natalità che è di gran lunga il più basso dal 2007 ad oggi e dall altro di un numero di cessazioni che in cifra assoluta è secondo solamente a quello dell anno peggiore della crisi, il Due andamenti dai quali è scaturita una ulteriore riduzione netta delle imprese artigiane di oltre 20 mila unità nel corso del 2012 ( unità il saldo) che è nettamente peggiore rispetto a quello segnato nel 2009 con un tasso di decrescita anch esso record (-1,4%). Nel dettaglio, il negativo tasso di crescita demografica delle imprese artigiane nel 2012 è da attribuire quasi per intero al risultato delle ditte individuali, su cui si concentra circa il 78% delle attività del comparto, mentre le forme giuridiche più strutturate, come le società di capitali, hanno sperimentato una nuova espansione dopo quella degli anni precedenti, con un saldo nell anno appena trascorso di unità. Pur mantenendo ancora un peso esiguo sul totale delle imprese (4,2% per circa unità), tale tipologia si sta diffondendo anche nell artigianato. Se la flessibilità e la snellezza delle strutture societarie e produttive ha da sempre rappresentato una caratteristica vincente di questo settore, rendendolo un tassello di supporto e un attore determinante per la tenuta di tutta l industria manifatturiera, sembra che una certa maturazione degli assetti societari sia ormai un processo irreversibile 28

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