4 Le politiche per la pubblicità

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1 4 Le politiche per la pubblicità 1. Regolamentare la pubblicità Ho mostrato nella terza parte l effetto negativo che la pubblicità ha sul benessere degli adulti e quello molto più devastante che ha sul benessere dei bambini e degli adolescenti. Gli studi documentano ampiamente la vulnerabilità dei bambini alla pubblicità. La pubblicità plasma i valori e i desideri dei bambini in una misura molto superiore a quella - già ampia degli adulti. I bambini interiorizzano facilmente il materialismo implicito nei messaggi pubblicitari e questo li conduce ad un minor benessere: hanno maggiore ansia, minori livelli di auto-stima, maggiori sintomi psicosomatici come mal di testa o di stomaco, si dichiarano meno felici (Kasser, 2005; Nairn, Ormrod, & Bottomley, 2007; Schor, 2004). Hanno anche più problemi relazionali: rapporti più difficili con i genitori, minor generosità, maggior probabilità di fare attività anti-sociali (Cohen & Cohen, 1996; Gatersleben, Meadows, Abrahamse, & Jackson, 2008; Kasser & Ryan, 1993; Kasser, 2005; Schor, 2004). Inoltre, fino a otto anni molti bambini hanno difficoltà sostanziali a comprendere che la pubblicità ha un intento persuasivo e che gli attori non sono veramente felicità quando mangiano un certa merendina. Insomma la pubblicità fa male. Manipola, valori desideri, relazioni, benessere, comportamenti. Che possiamo fare? Nè più e nè meno quello che facciamo in altri mercati che trattano prodotti pericolosi, come l alcool, il tabacco, le armi, le droghe, ecc.: regolarli, tassandoli e imponendogli una serie di limiti e/o obblighi, al limite bandirli. Ad esempio: a) La pubblicità potrebbe essere pesantemente tassata, similmente a quanto accade per l alcool e le sigarette. Tassare la pubblicità la renderebbe più costosa e quindi incentiverebbe le grandi imprese a ridurre la dimensione del bombardamento

2 pubblicitario che subiamo. Il gettito fiscale che ne deriva potrebbe essere usato per il finanziamento di politiche relazionali. Ad es. per campagne mediatiche che tendano a promuovere valori diversi da quelli promossi dalla pubblicità, come ad es. lo spot impossibile. Poi ci sono una serie di proibizioni possibili della pubblicità, per certe fasce di età, per certi prodotti, in certi modi, in certe situazioni b) Per certe fasce di età: la pubblicità ai bambini e agli adolescenti potrebbe essere proibita. c) Per certi prodotti: ad es. la proibizione del cibo spazzatura d) In certi modi: ad es. la proibizione di quelle pubblicità che suggeriscono che un prodotto è un mezzo di inclusione sociale. Oppure la proibizione delle pubblicità che invadono la sfera relazionale della vita, come quelle che promettono sconti a chi convince un amico/a a sottoscrivere un certo abbonamento. e) In certe situazioni: ad es. la proibizione delle pubblicità mascherate, quelle sempre più frequenti che non si presentano come tali, su internet, nelle chat, nelle communities virtuali, ecc. Oppure la proibizione della pubblicità negli spazi scolastici, inclusi gli scuolabus, molto diffusa negli Stati Uniti. Soprattutto quando la scuola è dell obbligo. Infatti si possono sollevare dubbi molto eticamente solidi sulla legittimità dell essere obbligati a subire la pubblicità. 2. Controargomenti Queste proposte possono apparire utopistiche al lettore italiano, dato il totale silenzio su questi temi nel nostro paese. Invece negli altri paesi se ne parla parecchio ed in qualche caso si è giunti a decisioni. Ad es. in Svezia, dove la pubblicità televisiva diretta ai minori di 12 anni è stata proibita.

3 Oppure in Nuova Zelanda, dove è stata proibita la pubblicità del cibo spazzatura. Oppure in Francia, dove la pubblicità è stata bandita dai canali di stato. Comunque, questo tipo di provvedimenti fa fatica ad imporsi. Data la mole di evidenza che la pubblicità fa malissimo ai bambini, questo è sorprendente soprattutto per quanto riguarda la proibizione della pubblicità ai minori. Perchè quest ultima penetra così lentamente nelle agende politiche? Esiste qualche seria controindicazione? Ci sono validi argomenti a difesa della pubblicità? Per rispondere conviene guardare nuovamente a ciò che accade negli Stati Uniti, per esaminare gli argomenti elaborati dall industria pubblicitaria contro un bando della pubblicità ai minori. Infatti in America il dibattito su questi temi è ben vivo, ed i media sono accusati di una serie di malefatte nei confronti della gioventù che spaziano da epidemie di obesità, a esplosioni di violenza, a crisi psicotiche, ecc.. Dopo una prima ondata negli anni 70, l opposizione alla pubblicità ai bambini ha cominciato a riemergere negli USA nella seconda metà degli anni 90. L American Psycological Association dibattè sulla introduzione di una proibizione ai suoi membri di collaborare a ricerche di marketing dirette ai bambini. Hillary Clinton dichiarò che troppe imprese vedono semplicemente i nostri bambini come vacche da mungere (cash cows that they can exploit) e chiese un bando della pubblicità ai bambini in età pre-scolare. Il tema guadagnò spazio anche a destra, preoccupata che il taglio irrispettoso verso gli adulti di molta pubblicità per i bambini minasse la loro obbedienza e la loro deferenza. Così l Institute for American Values redasse un rapporto molto critico sulla cultura consumistica venduta ai bambini. L industria pubblicitaria si rese conto che la pubblicità ai giovani era nuovamente sotto tiro e la conferenza annuale dei pubblicitari per bambini del 2003 (KidPower) lanciò un preoccupato allarme ai suoi membri per la

4 crescente impopolarità della loro attività e per la diffusione di limiti alla pubblicità ai bambini in alcuni paesi europei. La difesa fu organizzata lungo quattro linee che sono discusse nei prossimi parr.. 3. Consumo come forma di autonomia infantile La prima sostiene che il consumo può sostenere il bisogno di autonomia dei bambini. Comprare un giocattolo, imparare il suo uso, avere la possibilità di scegliere tra i prodotti, alimenta il forte bisogno che i bambini hanno di essere indipendenti (Del Vecchio). In realtà questo è un argomento a difesa della libertà di comprare e non ha implicazioni favorevoli alla libertà di pubblicizzare. È bene chiarire che ciò che è in discussione non è la libertà di comprare e che questa sarebbe garantita anche senza la pubblicità. Usare un argomento a favore della libertà di qualunque genere per difendere una manipolazione di massa suona piuttosto paradossale. Comunque l argomento della autonomia dei bambini condivide completamente l enfasi di questo libro sull importanza per il loro sviluppo psicologico di compiere scelte autonome, ma lo riduce al possesso. Come mostra in precedenza l analisi degli effetti dei valori materialisti, il problema è che il bisogno di autonomia oltrepassa molto i confini del possesso e che l enfasi sul possesso può deprimere il senso di autonomia su tutto il resto. Insomma una ossessiva stimolazione del possesso non promuove il senso di autonomia di una persona in senso pieno. Inoltre l altra faccia della medaglia della soddisfazione del comprare è l insoddisfazione del non poter comprare. Infatti gli effetti positivi del possesso hanno un inseparabile ed indesiderato compare: è la frustrazione per alcuni derivante dalla sua irraggiungibilità. Acuire questa frustrazione è proprio lo scopo della pubblicità infantile. Questo rende precoce la frustrazione derivante dalle disuguaglianze economiche. Secondo Kanner e Gomes (cit.

5 Schor p. 179) molti giovani soffrono di profondi sentimenti di inadeguatezza dovuti alla loro incapacità di stare al passo con lo standard dei consumi. Per questo la stimolazione precoce del possesso contribuisce al processo di trasformazione dei poveri in perdenti che ha una grande importanza nella promozione degli obiettivi materiali. Ma la frustrazione del non poter comprare non riguarda solo i bambini svantaggiati dal punto di vista economico, riguarda quasi tutti i bambini. Sono molto pochi i bambini che si possono permettere di comprare tutto ciò che desiderano, per cui la macchina della creazione di desideri genera frustrazioni come un inevitabile prodotto congiunto della sua capacità di produrre autonomia. 4. I ragazzi non sono più ingenui come una volta La nota pubblicitaria Winnie Tyre (schor p.180) sostiene che i ragazzi sono molto più sofisticati di quanto gli adulti comprendano e che esiste molta evidenza che si sviluppano sempre più rapidamente dal punto di vista cognitivo e fisico. Insomma sono dei piccoli adulti in grado di gestire il potere persuasivo della pubblicità e di non esserne sopraffatti. Questo argomento è composto da due sotto-argomenti. Il primo è che gli adulti sono in grado di gestire il potere persuasivo della pubblicità, cioè che la pubblicità non è una forma di manipolazione che ha una influenza profonda sulle nostre vite. Il secondo argomento è che i bambini sono dei piccoli adulti. Sono entrambi argomenti infondati. Gli studi di psicologia sociale discussi nella II parte documentano una realtà diversa rispetto ad una buona capacità degli adulti di gestire il potere persuasivo della pubblicità. La pubblicità ha una influenza profonda sulle nostre vite, fino ad influenzarne le priorità. Anche l insistenza dei pubblicitari sul fatto che quello che conta non è informare sulle caratteristiche dei prodotti ma dargli un valore simbolico che li associ ad emozioni positive documenta la

6 sottigliezza e la profondità dell impatto pubblicitario sulle nostra vite. A meno di pensare che i pubblicitari stiano prendendo un abbaglio colossale perchè la gente non si fa influenzare da queste cose, il che implicherebbe che le imprese che li finanziano siano condotte da una accolita di stolti che spende somme enormi senza scopo. Il secondo sotto-argomento semplicemente non poggia su alcuna evidenza. Risulta un solo studio sulla evoluzione nel tempo della capacità dei bambini di comprendere la pubblicità ed esso raggiunge conclusioni piuttosto interlocutorie. Sembra esserci una debole tendenza all aumento della consapevolezza ma potrebbe dipendere da variazioni nel modo in cui essa è stata definita nel corso del tempo. (Mary Martin cit. schor p. 181). Dunque la molta evidenza di cui parla Winnie tyre, di un aumento della capacità dei bambini di gestire la pubblicità, è totalmente inventata. Rimane invece la solida evidenza che i bambini sono molto più vulnerabili degli adulti alla pubblicità. 5. La pubblicità produce TV gratuita, migliori prodotti, crescita e occupazione La terza linea di difesa della pubblicità riguarda i suoi vantaggi economici. Il primo è che la pubblicità permette l esistenza di TV commerciali che entrano gratuitamente nelle nostre case. Ma la TV è solo in apparenza gratuita. In realtà la pubblicità televisiva la paghiamo attraverso incrementi di prezzo dei prodotti pubblicizzati, che inoltre sono pagati anche da chi la TV non la guarda. Inoltre la TV è anche troppo gratuita ed accessibile, visti gli effetti negativi che ha sui bambini e sugli adulti. La pubblicità inoltre riduce l indipendenza dei media. Immaginate il caso in cui un mezzo di comunicazione, una testata giornalistica o televisiva, venga in possesso di una notizia lesiva dell immagine di un suo cliente pubblicitario. In questo caso sorge un conflitto tra l indipendenza informativa del mezzo ed i suoi interessi

7 economici perchè la diffusione della notizia, può dar luogo a ritorsioni sulle inserzioni pubblicitarie future. Problemi di questo genere sono verosimilmente frequenti. Il secondo vantaggio economico della pubblicità è attribuito al fatto che essa stimolerebbe la concorrenza e quindi indirettamente la produzione di migliori prodotti. È vero il contrario. La pubblicità è costosa e genera fedeltà di marca irragionevoli (Schor 1998). Quindi crea barriere a nuovi competitori. La pubblicità è un motivo decisivo del dominio di oligopoli multi-nazionali che impediscono una reale concorrenza sul mercato dei beni. Infine l argomento che la pubblicità genera crescita ed occupazione è del tutto infondato. La crescita non è un fine ma un mezzo per il benessere ed ho ampiamente documentato che il tipo di crescita economica promosso dalla pubblicità, cioè quello generato dalla diffusione di valori materialisti e dal degrado relazionale è indesiderabile per il benessere. Anche l argomento dell impatto negativo sulla occupazione è senza fondamento. Una riduzione della pubblicità non condurrebbe ad alcuna contrazione nella occupazione - tranne che nel settore pubblicitario - perchè genererebbe una riduzione della offerta di lavoro, cioè della disponibilità degli individui a lavorare. Questo punto è discusso in maggior dettaglio in un par. successivo. Quanto alla riduzione della occupazione nel settore pubblicitario essa è in se un obiettivo desiderabile. Dobbiamo avere meno gente che impiega i propri ingegni ed il proprio tempo in una attività nociva per gli individui e la società. 6. La colpa è dei genitori La quarta linea di difesa argomenta che i genitori hanno sempre la possibilità di difendere i figli dalla pubblicità. Dopotutto possono sempre dire di no agli acquisti o spengere il televisore. Quindi il motivo per cui i bambini sono male-

8 alimentati, aggressivi, materialisti è che i genitori abdicano al loro ruolo educativo. Qui la difesa della pubblicità assume incredibilmente che il consumismo abbia effetti deleteri ma delega la responsabilità della sua diffusione ai genitori. Questo argomento sembra il più efficace perchè fa leva sui dubbi ed i sensi di colpa dei genitori. Ma è anche il più sfacciatamente infondato. Il fatto che i genitori abbiano delle responsabilità nella diffusione di valori materialisti nei figli non giustifica una propaganda martellante a tali valori. Il genitore ombra costituito dalla pubblicità ha trasformato la vita con i figli in una fonte continua di conflitti e non è lecita la sua critica al fatto che molti genitori scelgano di porre dei limiti alla loro battaglia quotidiana con i figli per la limitazione degli acquisti. Inoltre anche i genitori stessi sono vittime dei media nella percezione dei pericoli per i propri figli. Infatti il messaggio dei media è che i maggiori pericoli sono la droga, i maniaci o i bulli e non certo i media stessi. 7. Perchè la pubblicità non viene limitata se è indifendibile? Il motivo della discussione che ho svolto nei parr. precedenti degli argomenti a favore della pubblicità non è che essi presentino un qualche interesse perchè sono palesemente infondati, pretestuosi ed in definitiva privi di qualunque serietà. Ciò che li rende interessanti è che essi chiariscono che non esiste alcuna seria controindicazione al bando della pubblicità ai giovani. Dunque i motivi della difficoltà di penetrazione di questa misura nelle agende politiche non attengono ai dubbi sulla sua desiderabilità. Da dove derivano allora? Questo è l argomento del prossimo par. Bibliografia cap. 4. Cohen, P., & Cohen, J. (1996). Life values and adolescent mental health. Mahwah, NJ: Erlbaum.

9 Gatersleben, B., Meadows, J., Abrahamse, W., & Jackson, T. (2008). Materialistic and environmental values of young people. Unpublished manuscript. University of Surrey, UK. Nairn, A., Ormrod, J., & Bottomley, P. (2007). Watching, wanting and wellbeing: Exploring the links. London, UK: National Consumer Council. Kasser, T., & Ryan, R. M. (1993). A dark side of the American dream: Correlates of financial success as a central life aspiration. Journal of Personality and Social Psychology, 65, Kasser, T. (2005). Frugality, generosity, and materialism in children and adolescents. In K. A. Moore & L. H. Lippman (Eds.), What do children need to flourish?: Conceptualizing and measuring indicators of positive development (pp ). New York: Springer Science.

10 5. Cambiare la democrazia 1. La postdemocrazia. Nel 1978 la Federal Trade Commission, una authority pubblica americana per il controllo delle attività commerciali, redasse un rapporto in cui concludeva che i minori di 7 anni non hanno la capacità cognitiva per valutare adeguatamente la pubblicità televisiva diretta ai bambini. La commissione suggeriva dunque al Congresso di proibire la pubblicità diretta a questo target. Inizialmente il Congresso manifestò interesse per un bando della pubblicità ai bambini ma tale interesse venne rapidamente eroso dalla entrata in moto della poderosa macchina lobbystica dell industria pubblicitaria, fermamente contraria a norme di questo genere. La risposta del Congresso arrivò nel 1981: la proposta di un bando veniva respinta e veniva tolta alla Federal Trade Commission la facoltà di emettere questo tipo di pareri. La storia dei rapporti tra la Federal Trade Commission ed il Congresso è un es. paradigmatico dei problemi di malfunzionamento della democrazia quando vasti e dispersi interessi generali fronteggiano forti concentrazioni di potere economico. Le istituzioni democratiche infatti versano in una crisi così profonda da avere indotto grandi politologi contemporanei, come Colin Crouch, a parlare di postdemocrazia. La postdemocrazia è caratterizzata dalla influenza crescente delle èlite economiche sulle decisioni politiche e dalla diminuzione della possibilità per la gran massa dei cittadini di partecipare, non solo con il voto ma anche attraverso la discussione e organizzazioni autonome, alla definizione delle priorità della vita pubblica. Nella postdemocrazia il dibattito elettorale è uno spettacolo saldamente controllato da gruppi rivali di professionisti esperti nelle tecniche

11 di persuasione e si esercita su un numero ristretto di questioni selezionate da questi gruppi. La massa dei cittadini svolge un ruolo acquiescente, passivo, persino apatico (...), la politica viene decisa in privato dalla interazione tra i governi eletti ed èlite che rappresentano quasi esclusivamente interessi economici (p. 6). Nella fase postdemocratica gli interessi di una minoranza potente divengono ben più influenti della maggioranza della gente comune nel piegare il sistema politico ai loro scopi. Le èlite politiche hanno appreso a manipolare e guidare l opinione pubblica. Gli elettori devono essere convinti ad andare a votare da campagne pubblicitarie gestite dall alto. Mentre vengono usate tecniche sempre più sofisticate - mutuate dalla industria pubblicitaria per esporre la politica al pubblico, i programmi e le differenze tra i partiti divengono sempre più vaghi e insulsi. La postdemocrazia conserva le forme della democrazia - i rituali elettorali e quelli del dibattito politico sui media - ma non la sostanza. Infatti la sostanza era la possibilità che la voce e gli interessi di una gran massa di gente comune influissero sugli affari di stato. Invece il forte squilibrio tra l influenza degli interessi delle grandi aziende e quelli di tutti gli altri riporta la politica a essere una faccenda che riguarda elitè chiuse, come accadeva in epoca predemocratica (p.?). Questa situazione produce esiti paradossali che si fanno ben chiari quando emergono movimenti che chiedono cambiamenti politici al di fuori delle scadenze elettorali. Generalmente i partiti politici vivono questi movimenti come una interferenza. L argomento è: il modo per cambiare lo cose è il voto e abbiamo questa possibilità a intervalli di pochi anni. Dunque questi movimenti sono accusati più o meno esplicitamente di essere antidemocratici. Episodi di questo tipo sono ben visibili nella storia politica italiana degli ultimi anni. L aspetto paradossale è che invece i partiti non si

12 lamentano mai delle pressioni che ricevono dai grandi interessi economici con una continuità che prescinde del tutto dalle scadenze elettorali. Prevedibilmente tutto questo produce un senso di delusione e di impotenza che è alla base della attuale crisi di legittimità, di fiducia, di partecipazione alla politica. Questa crisi non è la crisi dell interesse per il sociale. Il contrasto tra il distacco dalla politica e la vitalità del mondo dell associazionismo testimonia che esiste una domanda enorme di partecipazione alla vita sociale. La crisi della partecipazione democratica è la crisi della possibilità di partecipare al sociale attraverso la (post)democrazia. 9. Perchè si è affermata la postdemocrazia. Il motivo per cui le democrazie si sono involute in postdemocrazie è essenzialmente economico. Le risorse economiche a disposizione della varie cause variano enormemente e sistematicamente. Questo squilibrio è importante perchè ottenere norme o decisioni amministrative che proteggano certi interessi è costoso. I costi riguardano la gestione di una lobby (cioè quelle organizzazioni che fanno pressione sui partiti politici) ed il finanziamento dei partiti (che aumenta molto la loro sensibilità alle esigenze dei vari interessi). Per questi motivi ottenere protezione politica per gli interessi economici è sempre avvantaggiato rispetto a quelli non economici non solo perchè questi interessi possono controllare enormi somme per finanziare la loro attività dato che sono ricchi in partenza, ma perchè la loro protezione aumenterà i loro profitti. I costi sostenuti per gestire la lobby costituiscono un investimento (Crouch, p. 24). Invece la protezione politica degli interessi non economici non conduce a vantaggi economici e quindi i costi per ottenere tale protezione rappresentano spese, non investimenti. Dunque quando gli interessi economici fronteggiano quelli non economici - come la protezione del benessere dei bambini - lo squilibrio delle risorse è immenso.

13 I soldi sono così importanti nel determinare quali interessi hanno successo nell ottenere protezione dai partiti perchè i soldi sono decisivi nel determinare quali partiti hanno successo elettorale. I partiti che godono di maggiori risorse finanziarie hanno maggiori probabilità di vincere le elezioni innanzitutto perchè le risorse determinano il tipo di mezzi di comunicazione e di pubblicità a cui essi hanno accesso per promuovere la loro causa. Questo riguarda in particolare le costosissime campagne elettorali. Alla luce dei meccanismi della postdemocrazia il motivo per cui le limitazioni della pubblicità diretta ai minori penetrano con tanta difficoltà nelle agende dei partiti è semplice: i partiti hanno bisogno di denaro e i pubblicitari e le multinazionali che della pubblicità sono i primi acquirenti - sono ottimi finanziatori. Possiamo essere certi che Hillary Clinton non avrebbe trasformato le convinzioni espresse sul bando della pubblicità ai bambini in decisioni politiche qualora fosse divenuta presidente, perchè condizionata dagli accordi necessari per reperire finanziamenti per la costosissima campagna elettorale presidenziale. Questo tipo di problemi costituiscono l ostacolo principale alla attuazione delle politiche relazionali qui delineate. Perchè tali politiche richiedono la protezione di interessi che sono largamente non economici, come le relazioni e il benessere. La strada per la società relazionale può essere resa molto meno accidentata da una riforma della (post)democrazia, mirata a ridurne la dipendenza dai grandi poteri economici. Quali sono le riforme possibili? 10. Come riformare la (post)democrazia Quanto più viene garantito un terreno di gioco equilibrato in materia di finanziamento dei partiti e accesso ai media, tanto più è vera democrazia. Secondo Crouch potrebbero essere ottenuti buoni risultati da una appropriata combinazione di finanziamento pubblico ai partiti, regolamentazione del loro

14 accesso ai media, tetti piuttosto bassi alle loro spese. In sostanza è necessario: i) il finanziamento pubblico ai partiti per ridurre la loro dipendenza dal finanziamento proveniente dalle grandi aziende. In Italia ed in molti paesi europei il finanziamento pubblico ai partiti esiste. Resta da valutarne la congruità rispetto agli scopi di cui sopra. iii) l istituzione di drastici tetti alle spese dei partiti. Potremmo cominciare a far funzionare meglio la democrazia da un tetto radicale alle spese elettorali, che aumenterebbe l indipendenza dei partiti e dei candidati dalle pressioni del big business. La politica deve costare di meno. Questo riequilibrerebbe il potenziale propagandistico dei vari partiti. Ad esempio negli Stati Uniti negli ultimi anni i repubblicani hanno goduto di un vantaggio crescente nelle campagne presidenziali a causa dell aumento della generosità dei finanziamenti a loro concessi dalle grandi corporations. È interessante comunque il fatto che Obama sia riuscito a ridurre significativamente lo svantaggio del partito democratico attraverso una massa imponente di piccoli finanziamenti provenienti da simpatizzanti, soprattutto attraverso Internet. Lo sviluppo della rete offre dunque la chance di alleggerire lo svantaggio che la gente comune ha nel far sentire la propria voce in politica. ii) un effetto analogo a quello dei tetti alle spese elettorali lo avrebbe porre restrizioni sul tipo di mezzi di comunicazione e di pubblicità che i partiti possono finanziare. Tanto per fare un esempio, quanto cambierebbe la politica americana se la pubblicità televisiva dei candidati fosse proibita? La risposta è: molto. La fetta grossa delle spese per la costosissima campagna elettorale per le presidenziali americane infatti è assorbita dagli spot televisivi. Bandirli implicherebbe un drastico riequilibrio delle risorse tra i candidati riducendo la loro dipendenza dai finanziamenti delle corporations. iv) servono nuove regole per prevenire, o almeno per regolare, da vicino i flussi di denaro e di personale tra i partiti, gruppi di consulenti e lobby

15 industriali; vanno chiariti e codificati i rapporti tra sponsor privati da un parte e funzionari statali, criteri della spesa pubblica e decisionali dall altra (Crouch p.123). Crouch si spinge anche a proposte più audaci e creative come quelle mirate a rafforzare la partecipazione sostanziale (...) Per esempio al posto del finanziamento statale (...) una piccola somma fissa sul reddito di ciascun cittadino sarà assegnata al partito politico scelto ogni anno dal cittadino stesso; un approccio simile è proposto per il finanziamento di gruppi e associazioni di interesse. (...) Questa idea e quella del finanziamento diretto ai partiti hanno il merito di portare la gente comune all interno delle questioni legate direttamente all azione e alla scelta politica, andando oltre lo schema del semplice voto..( Crouch p. 127) Queste proposte meritano una discussione approfondita in cui i loro vantaggi vengano confrontati con i loro eventuali svantaggi. Ma esse mostrano che cambiare le istituzioni democratiche è possibile. La loro forma è una eredità storica che mostra tutti i suoi limiti e che deve essere urgentemente cambiata perchè è divenuta un modo di esclusione e non di inclusione della massa delle persone dagli affari di stato. Queste proposte sono generali nel senso che cercano di superare una crisi delle democrazia che riguarda paesi ricchi e poveri. L Italia è in una situazione peculiare perchè è l esperimento di post democrazia più estremo nel mondo occidentale. Infatti, con la discesa in campo di Berlusconi i grandi interessi economici non hanno cercato la protezione del potere politico. Hanno cercato direttamente il potere politico. 11. La postdemocrazia e la globalizzazione In questo momento storico abbiamo di fronte problemi enormi che possono essere affrontati solo con scelte politiche innovative e coraggiose. Non possiamo gestirli con le attuali istituzioni postdemocratiche perchè esse sono

16 incapaci di produrre decisioni che abbiano a cuore il benessere della gran massa delle persone. Un buon esempio sono i problemi generati dalla globalizzazione. Tutti i nuovi movimenti emersi in Europa negli ultimi anni sono nati intorno alle preoccupazioni che essa suscita. Ad es. il movimento no-global era cresciuto intorno ad una violenta accusa alla globalizzazione delle multinazionali. Un altro esempio sono le nuove forze politiche populiste e razziste che hanno avuto crescente fortuna in Europa - dalla Lega in Italia, ai partiti legati al nome di Le Pen in Francia, Haider in Austria, Pym Fortuyn in Olanda tutti alimentati dalle paure suscitate dai flussi migratori legati alla globalizzazione. I movimenti razzisti parlano dei problemi della globalizzazione ma poi li scaricano sugli immigrati, che sono le principali vittime della globalizzazione anzichè la causa dei problemi che essa crea (Crouch p. 133). Tali movimenti propongono soluzioni del tutto irrealistiche. Una proposta tipica è quella di un controllo capillare delle frontiere e del territorio per fermare l immigrazione clandestina. Si tratta di una proposta realistica quanto quella di ridurre l inquinamento dando la caccia alle singole molecole di inquinanti, una per una. Le soluzioni ai problemi della globalizzazione che possono funzionare sono altre e richiedono la costruzione di un diverso ordine economico globale. Esso richiede di colpire gli interessi della grande finanza globale, un formidabile marchingegno per spogliare i paesi poveri dei loro già scarsi capitali. E di colpire anche gli interessi delle corporations globali del consumo, incaricatesi di crescere nuove generazioni di aspiranti consumatori compulsivi in paesi con problemi di povertà di massa. Un esperimento sociale da apprendisti stregoni del quale le corporations si preparano a raccogliere i profitti, lasciando a tutti gli altri i devastanti costi sociali.

17 Esistono proposte che potrebbero guadagnare l attenzione dell opinione pubblica e mobilitarla non meno delle proposte razziste. Ci sono questioni che sono molto sentite in Europa, come la qualità dell alimentazione (sfociata nella decisione di ritirare dal commercio molti prodotti geneticamente modificati in molti paesi Europei) o lo stress per le condizioni di lavoro sempre più precarie o il peggioramento della qualità della vita dei nostri bambini. Che cosa impedisce di reindirizzare il malcontento sulle vere cause dei problemi: le grandi aziende e l esclusiva ricerca del profitto che distruggono le comunità e creano instabilità ovunque nel mondo? (Crouch p. 133). La risposta è che nella postdemocrazia le proposte velleitarie e populiste contro la globalizzazione hanno un vantaggio competitivo su quelle che potrebbero funzionare perchè queste ultime richiedono di colpire forti interessi economici per promuoverle. Il problema deriva dalla difficoltà della postdemocrazia di affrontare i problemi che per essere risolti richiedono di colpire il big business. In questa situazione ad opporsi alle proposte populiste rimane solo il no al razzismo. Esso è basato su una correttezza politica radicata in eventi Europei di oltre 60 anni fà, dei quali va sfumando la memoria storica. Il no al razzismo è probabilmente un cavallo perdente. Diventerà sempre più flebile e infarcito di distinguo se non viene associato a proposte concrete di soluzione dei problemi. Ma la post democrazia distorce le scelte politiche e il dibattito pubblico sui problemi posti dalla globalizzazione impedendo la crescita di proposte positive, non basate su dei semplici no. Il risultato è che nel deserto delle alternative, soluzioni irrealistiche e costose si ammantano di fascino. La postdemocrazia lascia un grande spazio alla destra razzista e populista. SCHEDA Perchè l immigrazione fà paura: il caso di Argenta e Porto Maggiore

18 In genere si ritiene che le paure create dalla immigrazione nei paesi ricchi siano legati all aumento della criminalità e della concorrenza sul mercato del lavoro. Infatti gli immigrati competono con i residenti per i posti di lavoro, determinando un abbassamento dei salari e un aumento della disoccupazione. Ma non sono questi i motivi principali per cui l immigrazione spaventa. L immigrazione fa paura perchè la gente ha una identità sociale fragile. Il diverso spaventa gente spaventata e sola in una società in cui i legami sociali si disgregano. Nè le politiche poliziesche nè quelle per l integrazione degli immigrati possono migliorare il problema. Perchè il problema principale è l identità dei nativi. Un interessante libro dei politologi Bordandini e Cartocci illustra in modo discalico il problema prendendo in esame il caso di Argenta e Porto Maggiore. Si tratta di due comuni limitrofi a circa 50 km da Bologna che sono stati oggetto di una forte immigrazione pakistana negli ultimi 10 anni. L interesse di questo caso è dato dal fatto che in esso sono presenti tutte le paure suscitate dalla immigrazione nella popolazione residente ma sono del tutto assenti i problemi di aumento della concorrenza sul mercato del lavoro e della criminalità. Argenta e Porto Maggiore sono infatti due comuni con alti livelli di reddito medio e problemi marginali di disoccupazione. Per giunta la criminalità non è affatto aumentata e del resto le comunità di emigrati pakistani non sono tradizionalmente dedite ad attività criminali. Inoltre i pakistani lavorano a Bologna e dunque non esercitano alcuna pressione sul mercato del lavoro locale. Il motivo della immigrazione a Argenta e Porto Maggiore è che le case costano meno che a Bologna, alla quale peraltro i due comuni sono molto ben collegati dalla ferrovia. Eppure l immigrazione costituisce la principale fonte di preoccupazione dei residenti. Essi dichiarano ad es. di sentirsi in pericolo la notte. Bordandini e Cartocci sostengono che la percezione di insicurezza e peggioramento della qualità della vita percepita dagli aborigeni prolifera nel vuoto lasciato

19 dall erosione dei legami comunitari e identitari generato dalla rapida erosione delle tradizionali aggregazioni intorno ai valori e alle identità comuniste e cattoliche. Questa erosione era inevitabile, perchè il mondo inevitabilmente cambia. La vera questione è che cosa impedisce la costituzione di nuove identità e aggregazioni. Nel deserto dei valori del consumo non nasce nuova vita sociale. E le persone sole hanno paura del cambiamento e della diversità.

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