INNOVAZIONE E POLITICA. L innovazione non è la scoperta e nemmeno l invenzione.

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "INNOVAZIONE E POLITICA. L innovazione non è la scoperta e nemmeno l invenzione."

Transcript

1 PEACE AND STABILITY TH- ROUGH TRADE W T C - B I N - B U S I N E S S G L O C A L I N N O V A T I O N N E T W O R K OSSERVATORIO BRESCIANO PER LA GLOBALIZZAZIONE n. 8 THE MAGAZINE OF BRESCIA INTERNATIONAL INSTITUTE OF SUBSTAINABLE DEVELOPMENT AND THE WORLD TRADE CENTER EAST LOMBARDY BRESCIA L importanza di coniugare attività innovative a 360 e quindi anche in campo politico ed istituzionale. Abbiamo affidato questo tema ad una personalità italiana stimata e riconosciuta a livello internazionale quale Piero Bassetti, cha ha partecipato sia ai lavori dell Advisory Board del 20 dicembre 2006, insieme al Prof. Sherman Direttore del WTC Montana, sia al convegno internazionale, promosso dal nostro Istituto il 21 febbraio 2007, con la partecipazione del Prof. Ziegler dell Università dell Arkansas, del Prof. Sherman dell Università del Montana, del Prof. Piero Piccardi della World Trade Center Association e del Dr. Pier Mario Barzaghi della KPMG-GSS. FERDINANDO CAVALLI Presidente IISS e WTC Brescia INNOVAZIONE E POLITICA di Piero Bassetti Presidente della Fondazione Giannino Bassetti L innovazione non è la scoperta e nemmeno l invenzione. La sua più soddisfacente definizione è,infatti, quella di «realizzazione dell improbabile», ossia quel accadimento nel quale un fatto, prima improbabile, viene reso reale. Chi fa innovazione cambia perciò il mondo che lo circonda e così facendo fa storia e dunque fa politica, anche se quasi sempre inconsapevolmente e senza interrogarsi sulle possibili responsabilità del suo agire. La politica non ha fin qui ritenuto di avere la responsabilità di indirizzare l innovazione. Ha lasciato questo compito al mercato. La delicata questione riguarda dunque come mettere l innovazione (che, abbiamo detto, è un fatto politico, molto spesso non percepito come tale) e la politica (che sull innovazione dovrebbe esercitare l indirizzo e molte volte si astiene dal farlo) in un corretto rapporto, nel quale possano svolgere la loro funzione in «coabitazone» e in convergenza di fini. Per fare innovazione ci vuole un plus di sapere (scoperta) e un plus di potere (capitale). In teoria il plus di sapere dovrebbe essere contribuito da chi fa ricerca e il plus di potere da chi ha capitale o legittimazione a creare le circostanze per disporne. Solitamente chi fa ricerca (scienziato, ricercatore, tecnologo, creativo) è un soggetto diverso da chi si attiva per l acquisizione di un plus di potere. Nella pratica questa separazione di ruoli tende a ridursi. Infatti, quando il problema è quello di introdurre un innovazione, si tratti di un prodotto o di un processo, di un impresa, di un ospedale, i ricercatori e i portatori di potere tendono a lavorare insieme. Il che non è privo di conseguenze perché, confondendo i ruoli, si possono confondere anche le logiche di comportamento. Inoltre, lavorare per mettere a punto qualcosa di cui si possono prevedere gli effetti è molto diverso rispetto a lavorare per qualcosa di incerto come l innovazione. La decisione sul perseguimento e lo sfruttamento dell innovazione è però presa, di solito, da chi fornisce il capitale in funzione del potenziale di successo di questa. Un successo che nelle nostre società è, in genere, determinato dal mercato sulla base di parametri che, solo nel caso di beni pubblici destinati a rimanere tali, non saranno quelli economici. Ed è proprio qui che il problema del rapporto tra innovazione e politica si manifesta. Perché il mercato non fa politica. Quantomeno non fa politica nello stesso senso in cui la fanno gli organi istituzionali. Anche il mercato fa scelte, decretando il successo o l insuccesso di una innovazione sottoposta al suo giudizio. Ma il suo modo di fare scelte è ben diverso da quello degli organi politici. I consumatori possono determinare il successo di un innovazione, ma solo quando questa ha potuto essergli presentata in quanto realizzata, quindi ex post rispetto al momento della decisione di fare incontrare sapere e potere per inventare qualcosa che prima era improbabile. Inoltre i giudizi del mercato tendono ad essere giudizi formulati sulla base di considerazione di gradimento a breve; sono formulati solo in termini di confronto costi-prezzi; sono scarsamente collegati a valutazioni di incertezza o rischio extraeconomico; le cosiddette esternalità SETTEMBRE

2 non possono trovarvi considerazione. Perché l innovazione possa dirsi determinata e diretta dalla politica occorrerebbe allora che la finalità perseguita e il plus di capitale messo in gioco potessero rispondere a finalità politicamente predefinite ex ante. Solo allora ognuna delle componenti coinvolte sarebbe in condizione di assumere chiare corresponsabilità. Solo allora l innovazione e la politica sarebbero poste in un chiaro rapporto di codeterminazione. Nelle nostre società avviene però, di rado, che la politica ispiri e controlli l innovazione e che esprima per questa un vero e proprio indirizzo quantitativo e qualitativo. Questo accade in primo luogo a causa della peculiare natura dell innovazione: come realizzazione dell improbabile essa pone problemi di decisione che contrastano notevolmente con i processi decisionali delle istituzioni democratiche. Alcune procedure, che di questi sono tipiche come trasparenza, partecipazione, consenso, ma anche norma, garantismo, principio di maggioranza, di precauzione non vanno d accordo con le modalità di promozione, indirizzo e controllo delle scelte che gli organismi politici, normalmente sono tenuti ad adottare. Le istituzioni politiche, con la loro limitate capacità di regolazione tendono anche,per questo limitarsi, ad operare a monte e a valle. Le ragioni di scarso controllo politico dell innovazione da parte della politica sono quindi riconducibili a ragioni di tecnica istituzionale. Le nostre istituzioni democratiche non sono ancora state adeguate alle sfide che la scienza e le nuove forme capitalistiche propongono. Certo la politica percepisce di essere in difficoltà, ma stenta a inventarsi il modo per scegliere tra valori e fatti entrambi incerti che richiedono qualche forma di gestione del rischio. Non c è perciò da stupirsi se il governare un fenomeno sfuggente come l innovazione si rivela sempre più difficile. Come superare queste difficoltà? Si tratta innanzi tutto di accrescere la consapevolezza che il problema esiste. Troppe volte si ha l impressione che la politica si riduca a pensare che più innovazione c è meglio è. E si fermi lì. Inoltre, gli uomini di scienza e di tecnologia dovrebbero immergersi anch essi di più nello sforzo elaborativo che in sede cultural-politica è storicamente in atto. Si tratta poi di rifiutare assurdi palleggi di responsabilità. Il che vuol dire: per chi fa il ricercatore rinunciare a chiamarsi fuori; per chi fa il politico ricordarsi che le decisioni importanti non possono essere delegate; che la politica vera consiste proprio nel decidere dove deve andare la società e non è solo politique politicienne. I politici devono rendersi conto che questo nuovo problema è più complesso di quelli che essi sono stati fin qui abituati a trattare. E lo è per ragioni intrinseche, in quanto alcune variabili interne ai processi di innovazione, come il rischio, la responsabilità, la complessità Per fare innovazione ci vuole un plus di sapere (scoperta) e un plus di potere (capitale). In teoria il plus di sapere dovrebbe essere contribuito da chi fa ricerca e il plus di potere da chi ha capitale o legittimazione a creare le circostanze per disporne. Solitamente chi fa ricerca (scienziato, ricercatore, tecnologo, creativo) è un soggetto diverso da chi si attiva per l acquisizione di un plus di potere. stanno mettendo in crisi i tradizionali strumenti di governance come l informazione, l amministrazione, la legge, il garantismo, la privacy Quando Bruno Latour evoca la necessità di un «Parlamento delle Cose» lo fa consapevole che il contesto entro il quale un innovazione viene introdotta converge nel condizionarne il significato. È necessario rendersi conto dell insufficiente funzionamento del metodo maggioritario per le decisioni difficili. Amartya Sen ci ricorda che «la democrazia non si esaurisce in quella cosa che l occidente ha sperimentato nelle forme che noi conosciamo, ma è il concetto di decisioni dialogate tra il potere e il demos che le subisce». In sintesi, si tratta di ammettere che per trattare questi problemi siamo tutti sprovveduti. Manchiamo della cultura necessaria per andare oltre l atteggiamento di alienazione scientista che il riduzionismo ha introdotto un po dappertutto: tra scienziati, tecnici, imprenditori, amministratori, politici. Intravediamo un quadro di responsabilità che ci fa sentire inadeguati e ci spaventa, ma è il risultato di qualcosa che abbiamo creato noi e che siamo chiamati a comprendere e domare, La mission della Fondazione Giannino Bassetti è di operare affinché l innovazione diventi responsabile. La Fondazione vuol fornire un contributo finalizzato a rendere consapevoli e responsabili del proprio ruolo gli attori che partecipano agli scenari complessi dell innovazione: policy-makers, comunicatori enti di formazione e ricerca. Per cogliere la natura complessa e le sinergie fra i diversi ambiti che l innovazione istituisce nelle società globalizzate, la FGB ha sviluppato un articolata attività su diversi piani, coinvolgendo interlocutori e protagonisti appartenenti all accademia, alle istituzioni, all impresa, alla politica. La FGB opera in molti modi, con funzioni e finalità diverse, che vanno da un articolato sito internet alla attività della sede, dalle pubblicazioni alla formazione e sponsorizzazione della ricerca, ai rapporti assidui con istituzioni, associazioni e enti che condividono con la Fondazione l interesse per l innovazione responsabile. Fondazione Giannino Bassetti Via Michele Barozzi, Milano Tel.: Fax: info@fondazionebassetti.org 2 SETTEMBRE 2007

3 non già a rifiutare. Dichiarare i limiti della politica non può,però, voler dire deresponsabilizzarla. Così come riconoscere le incapacità dei politici, degli imprenditori, dei pubblici amministratori, dei ricercatori non li assolve. Il mondo della ricerca non può sfuggire al dovere di porsi questi problemi: man mano che la scienza progredisce verso nuovi campi, suscettibili di generare profonde conseguenze su qualità di vita e rischio sociale (si pensi alla biologia, alle nanotecnologie, alle scienze cognitive, alla stessa informatica), il tema delle sue applicazioni alle nostre condizioni di vita micro e macro evidenzia l impossibilità di astenersi dal guidarne il processo. Quando il politico sente il bisogno di coinvolgere il ricercatore esso deve rispondere chiedendo chiarezza: il che non vuol dire rifiuto di corresponsabilità. Se chi fa innovazione fa politica allora anche il ricercatore, quando fa ricerca destinata all innovazione, fa politica. Quasi mai, però, il politico è disposto a riconoscerlo, perché il normale politico è quasi sempre convinto che primato della politica voglia dire primato del ruolo dei politici e che le decisioni che contano siano quelle riconducibili alle istituzioni cui è preposto. Il politico troppo spesso pensa che per risolvere il problema possa bastargli una consulenza. Così facendo mette il consulente nell assurda posizione di chi è, di fatto, chiamato a decidere per lui. Ne consegue che spesso il rapporto, cosi impostato, nuoce a entrambi. Quando si tratta di situazioni solo parzialmente note, la responsabilità di riportare la conoscenza dei fatti al più alto livello di informazione possibile va correttamente messa in comune, in un rapporto che è chiaramente di co-decisione e perciò di co-responsabilità. Ecco perché il tema della responsabilità nell innovazione è parso fondamentale alla Fondazione Giannino Bassetti che ha fatto di questo tema la sua mission: lavorare cioè per un innovazione sempre più responsabile. La speranza è che la politica, e con essa la società italiana, sappiano, di questo lavoro, capire presto il valore. INNOVAZIONE NELLE IMPRESE BRESCIANE COMPETITIVITÀ E SVILUPPO SOSTENIBILE LA KNOWLEDGE ECONOMY di Ferdinando Cavalli Presidente IISS e WTC Brescia L e imprese bresciane competono ancora con un certo successo grazie alla loro capacità innovativa in termini di creatività, design e flessibilità. Tuttavia ci sono molti modi di essere innovativi. L innovazione che conta oggi non è solo frutto della ricerca scientifica e tecnologica; bisogna innanzitutto innovare il modo di ricercare i frutti della Ricerca Scientifica che servono specificamente alla propria azienda e che è come dire avere nell azienda un obiettivo fondamentale: quello dello sviluppo della conoscenza da non confondersi con il concetto di competenza (da sempre strettamente legato al concetto di qualifica oggi, però, troppo riduttivo), anche se competenza presuppone conoscenza. Tutti parlano di epoca della conoscenza, ma quanti dei nostri imprenditori avrebbero il coraggio di dire ai propri dipendenti: Guarda che mi interessa la produzione, ma ricordati che il tuo fondamentale contributo all azienda è quello di crescere in conoscenza e trasmetterla all azienda; io te ne darò i mezzi? Il problema è che oggi la competenza non è solo quella di progettare o fabbricare, ma è sinonimo di capacità di apprendere, prendere per sé, rubare al WEB, strappare dagli archivi del mondo quello che ci serve, con una mentalità aperta, spalancata, che fa la fortuna di un impresa. Questi beni che si acquistano tramite la conoscenza non si possono certo trovare sugli scaffali dei nostri magazzini per l inventario di fine anno; non per niente essi vengono classificati come intangible assets ossia valori intangibili che sempre di più costituiscono il fondamento di un impresa. Il nostro traguardo deve essere pur sempre quello stabilito dal Consiglio SETTEMBRE

4 Gli intangibles crescono di importanza nell economia della conoscenza man mano che le TIC aumentano la possibilità di comunicare indicatori e aumentano il grado di trasparenza. Il potenziale è una più larga partecipazione dei cittadini e una più vasta rendicontazione tra i settori della società. Come nuovi intangibles, la sostenibilità e l inclusione sociale crescono di importanza relativa. (Neskey 2003) europeo a Lisbona, fissando come fine strategico il 2010 per la creazione di un Europa che diventi: L economia più competitiva e dinamica al mondo, basata sulle conoscenze, capace di una crescita economica sostenibile, con più posti di lavoro, più qualificati e con una maggiore coesione sociale. A sostegno di tale tesi sta anche la reale possibilità di crescita dell importanza degli indicatori non finanziari specificati nella figura. Ora diventano perciò sempre più importanti i concetti di Responsabilità Sociale delle Imprese, di Bilancio Sociale dei quali il nostro Istituto si fa paladino da tempo, intendendoli non come moda ma come fondamentali strumenti di sviluppo duraturo di un azienda di successo, che si guadagna anche reputazione in un circolo virtuoso tra impresa, società e mercato. E risovviene Drucker: Le imprese sono organi della società. Non sono fine e a se stesse. Esistono per svolgere una determinata funzione sociale. Sono strumenti per assolvere fini che le trascendono. In questo numero del nostro Osservatorio noi vogliamo partire da una realistica ed aggiornata descrizione dell attuale economia bresciana (ad opera del prof. Enrico Marelli) che in certo senso funge da base allo sviluppo di tutto un discorso a seguire sulla Responsabilità Sociale d Impresa. Nel prossimo numero daremo poi conto più dettagliatamente di tutte le attività realizzate nel 2007 dal nostro Istituto ed in particolare, sempre in tema di RSI, dell importante convegno-workshop svoltosi lo scorso 25 giugno presso la Camera di Commercio di Brescia, dal titolo Sviluppo Sostenibile: dagli azionisti agli stakeholder - Strategie Governance e Operatività per una competitività sostenibile nel mercato globale. In tale occasione abbiamo avuto la possibilità, unica per Brescia, di ospitare, oltre al prof. Antonio Argandoña, anche il prof. Robert Freeman, padre della Stakeholder Theory, che ha proposto un nuovo concetto di CSR Corporate Social Responsibility sostituendo tale termine con quello di Company Stakeholder Responsibility. Tutta la nostra attività, ivi compresa la fondamentale colleganza con il WTC Brescia che è presso di noi ed in altri 100 Paesi del mondo, ha alla base un sogno che è quello di suscitare, a Brescia, un collegamento virtuoso tra le tante potenzialità innovative esistenti che assieme possano costituire una sorta di Polo, di PARCO DELL INNOVA- ZIONE SOSTENIBILE, basata sull acquisizione, gestione e divulgazione delle conoscenze, a partire dalle Università locali ed internazionali. Polo che attualmente non esiste (non abbiamo neanche un Parco Tecnologico se non l incipiente CSMT e Cramer, pur non dimenticando Inntec, AQM, ASM, Zooprofilattico, Pro Brixia, Fondazioni, Banche, ecc.). Innovazione peraltro non solo tecnologica o scientifica ma sociale, culturale, di tipo interdisciplinare, che finalmente generi, per così dire, la NUOVA IM- PRESA BRESCIANA, in grado di recuperare i ritardi esistenti, in ultima analisi, in tema di conoscenza e quindi di competenza. Avviando necessari strumenti di incubazione per le aziende nuove ed innovative. Sogno posizionato nel tratto debole della catena che va dalla Ricerca pura a quella applicata, all innovazione organizzativa, di prodotto, di internazionalizzazione di mercato, produzione e finanza, coinvolgendo adeguatamente Enti Pubblici quali: Provincia, Comune, Regione, Camera di Commercio e ovviamente le nostre Università. Il tutto con una connotazione etica e di Responsabilità Sociale. 4 SETTEMBRE 2007

5 BRESCIA NELL ECONOMIA GLOBALE ALCUNE EVIDENZE ED IMPLICAZIONI DI POLITICA ECONOMICA di Enrico Marelli L economia della provincia di Brescia è tra le economie locali più aperte nei confronti del resto del mondo. È quindi evidente che gli avvenimenti che si succedono con sempre maggior intensità nell economia mondiale si ripercuotono con una qualche forza sul nostro territorio. Questo scritto contiene nella prima parte un esempio di analisi di glocalizzazione, con lo studio degli effetti dei processi di internazionalizzazione/globalizzazione su un economia locale 1 (quella bresciana appunto); nella seconda parte, si perverrà ad alcune conclusioni di policy. L apertura di un economia si può valutare da diversi punti di vista; pur riconoscendo l importanza dei flussi finanziari, tecnologici o di conoscenza, concentriamo qui l attenzione sui flussi reali che sono facilmente misurabili, comprendendo: il commercio estero, gli investimenti diretti all estero, le migrazioni. Quanto al commercio estero, dal lato delle esportazioni la provincia di Brescia figurava nel al terzo posto tra le province italiane, subito dopo Milano e Torino, così che la quota sul totale delle esportazioni italiane ha raggiunto in quell anno la punta del 3,7% (nel decennio precedente aveva oscillato tra il 2,8% ed il 3,4%). Dal lato delle importazioni, Brescia era al quinto posto (preceduta anche da Roma e Verona), con una quota sul totale italiano variante nel decennio tra l 1,8% ed il 2,6%. Questi dati, che si possono sintetizzare nella quota dell interscambio complessivo (import + export) sul totale italiano del 3,1% nel 2006, possono essere confrontati con la corrispondente incidenza dell economia provinciale in termini di PIL, pari a 2,4%, ciò che mostra in modo evidente la maggior apertura della nostra provincia. Come è noto, i 2/3 circa delle esportazioni sono dirette ai paesi dell UE (nonostante una crescente presenza dell Europa orientale e dell Asia); ciò che, da un lato, evidenzia una notevole integrazione della nostra economia nel Mercato unico europeo, ma che, dall altro lato, può essere sfavorevole a causa del minor dinamismo dei paesi europei per la crescita del nostro export. Anche sul piano settoriale, l elevata incidenza dei L incidenza degli extracomunitari sui nuovi assunti è stata negli ultimi anni compresa tra 1/3 ed 1/4 del totale, ma in certi settori è stata vicina al 50%, sia nell industria (metallurgia, materie plastiche, certi comparti della meccanica) sia nel terziario (trasporti, alberghi e ristoranti, servizi alle persone). SETTEMBRE

6 comparti del cosiddetto made in Italy (tessile, abbigliamento, alimentare, ecc.) che sono prodotti caratterizzati da una lenta crescita della domanda mondiale e da una maggior concorrenza da parte dei paesi in via di sviluppo influisce sui ritmi di crescita dell export. Questo problema, noto come inefficienza dinamica della specializzazione geografica e settoriale, costituisce un freno alla possibile espansione delle esportazioni nazionali. Per fortuna, il made in Brescia si caratterizza non solo per i comparti citati, ma anche per una notevole incidenza dei comparti metalmeccanici e dei mezzi di trasporto. Anche gli investimenti diretti all estero (IDE) vedono una notevole partecipazione delle imprese bresciane. Si stima che vi sono nel 2007 oltre 330 imprese con unità produttive all estero e quasi 400 con unità commerciali; l occupazione generata all estero è pari a quasi addetti e addetti rispettivamente. Le aree di destinazione riguardano in termini di numero di posti di lavoro creati o distrutti ma anche qualitativo, relativamente al tipo di posti di lavoro. Ebbene, negli studi sull home country effect degli IDE si mostra che, mentre i posti di lavoro meno qualificati possono essere spostati nelle unità produttive delocalizzate all estero, quelli a maggiore qualificazione possono rimanere ed addirittura espandersi nelle aree di insediamento storico delle multinazionali; si tratta delle funzioni superiori : manageriali, di coordinamento, assistenza, marketing, finanza, design, ricerca e sviluppo. Questa evoluzione potrebbe accompagnarsi ad una positiva evoluzione del modello di specializzazione, che nel caso italiano è caratterizzato dal citato problema dell inefficienza dinamica ed è oltremodo fragile, in quanto attaccabile tanto dall alto (dai paesi più avanzati specializzati in produzioni ad alta intensità di ricerca e di capitale umano) quanto dal basso (dai paesi emergenti con basso costo del lavoro). Questo modello va modificato puntando su produzioni o fasi produttive a più alto valore aggiunto, a maggiore intensità Bruxelles 23 luglio 2007 Le quote sulle esportazioni di prodotti tessili verso i mercati dell Ue in vigore fino alla fine dell anno non saranno estese. Lo ha annunciato il Ministro del Commercio Estero, Emma Bonino, secondo cui non c è nessuna possibilità di avere l unanimità del Consiglio Ue su una eventuale richiesta di prolungamento delle quote. Per tutelare l industria, ha aggiunto la Bonino, l Italia spingerà per avere un monitoraggio fatto sia da parte cinese che da parte europea. (ANSA) sia paesi avanzati (come l UE ed il Nord America) sia aree emergenti (come l Est Europa ed in misura crescente l Asia), riflettendo le principali tipologie di IDE (market-seeking e labor-seeking rispettivamente). I settori interessati sono quelli già citati tipici del made in Brescia (con l aggiunta del chimico-gomma-plastica). Il notevole volume di occupazione creato all estero, pari a circa 1/6 dell occupazione manifatturiera provinciale (ma l incidenza sale ad 1/6 considerando solo le imprese con almeno 20 addetti), ha fatto sorgere timori di una fuga all estero delle imprese bresciane e di uno spiazzamento della manodopera locale. Ora, pur essendo vero che in certi casi gli IDE labor-seeking possono determinare uno spiazzamento dei lavoratori locali, tenuto conto dei vari tipi di IDE in uscita, nonché degli IDE in entrata e qui occorrerebbe sviluppare ancor più l attrattività della provincia nei confronti degli investimenti esteri come pure delle maggiori esportazioni destinate alle unità produttive all estero, l effetto netto può essere positivo anche sul piano occupazionale. Si aggiunga che si tratta non solo di un problema quantitativo di ricerca ed a più elevato capitale umano 3 : questione quest ultima particolarmente rilevante per Brescia, considerato il basso livello di partenza (vi sono meno laureati e diplomati in rapporto alla popolazione non solo rispetto alla regione lombarda ma anche rispetto alle medie nazionali). L attuale specializzazione del bresciano, che fa un uso relativamente limitato di lavoro molto qualificato, si è potuta mantenere Gam Edit vincitrice del Premio ConsumAbile 2007 Gam Edit, la prima litografia sostenibile, è stata insignita a Catania del Premio promosso dall Associazione Pentapolis, Sda Bocconi Milano, Cedoc Università di Catania e Impronta Etica di Bologna, per la categoria Rispetto dell Ambiente e del Sistema Urbanistico. 6 SETTEMBRE 2007

7 Gli investimenti diretti all estero vedono una notevole partecipazione delle imprese bresciane. Si stima che vi sono nel 2007 oltre 330 imprese con unità produttive all estero e quasi 400 con unità commerciali; l occupazione generata all estero è pari a quasi addetti e addetti rispettivamente. nel tempo nonostante la naturale indisponibilità dei giovani a svolgere lavori faticosi, pesanti, rischiosi o poco salubri (nella metallurgia, nell edilizia, in agricoltura, nei servizi meno qualificati) solo grazie a consistenti flussi migratori. E qui veniamo al terzo fenomeno reale della globalizzazione: quello dell immigrazione. Anche in questo caso Brescia è una provincia particolarmente aperta, anzi con oltre il 10% in rapporto alla popolazione la provincia di Brescia si colloca ai primissimi posti tra le province italiane (con un incidenza circa doppia di quella media nazionale). Le cinque comunità più rappresentate sono nell ordine quelle dei marocchini, albanesi, pakistani, indiani, rumeni, che precedono ora senegalesi e ghanesi (comunità di insediamento storico nel bresciano). L incidenza degli extracomunitari sui nuovi assunti è stata negli ultimi anni compresa tra 1/3 ed 1/4 del totale, ma in certi settori è stata vicina al 50%, sia nell industria (metallurgia, materie plastiche, certi comparti della meccanica) sia nel terziario (trasporti, alberghi e ristoranti, servizi alle persone). Più di 1/3 degli immigrati nel bresciano sono comunque operai generici nell industria. Ad una precisa domanda rivolta in un indagine campionaria alle imprese manifatturiere circa i motivi del ricorso alla manodopera extracomunitaria la stragrande maggioranza (84%) indica la non disponibilità di manodopera nazionale a svolgere gli stessi lavori. In definitiva, si può argomentare che l economia di Brescia è un economia certamente aperta ai rapporti internazionali, che finora ha tratto giovamento da questa apertura (da vari punti di vista) e che, grazie a tutto ciò, ha fornito e continua a fornire un contributo notevole alla crescita sostenibile dell economia nazionale. Di fronte a singoli episodi, quali le conseguenze della cessazione dell Accordo Multifibre o il boom delle esportazioni cinesi, si rinnovano spesso richieste per reintrodurre strumenti protezionistici e si diffondono sentimenti di chiusura, almeno nei confronti degli eccessi della globalizzazione. Per quanto comprensibili, questi atteggiamenti sono sconfessati non solo dalla teoria economica (i vantaggi del libero scambio sono normalmente assodati tra gli economisti), ma proprio dal successo del caso bresciano. Certamente, oltre a contrastare nelle sedi appropriate i fenomeni di concorrenza sleale (inclusa la contraffazione dei marchi), occorre che la comunità nazionale e locale si faccia carico dei costi di aggiustamento, dato che vi sono comparti, imprese e lavoratori evidentemente penalizzati, pur a fronte di benefici acquisiti in altri comparti, da differenti imprese e da altri lavoratori. È un problema in parte distributivo ed in parte connesso all introduzione di efficaci politiche attive del lavoro: nel caso italiano riguarda la riforma, in parte da poco avviata, degli ammortizzatori sociali; per cui occorre garantire ai lavoratori delle industrie in crisi un reddito dignitoso e nello stesso tempo occorre accompagnarli alla ricerca di un nuovo lavoro, anche tramite programmi di formazione e riqualificazione. A livello mondiale, infine, sarebbe opportuno rispondere alle sfide della globalizzazione non rinfocolando antiquate ed infauste (basti pensare alla tragica esperienza degli anni 30 del secolo scorso) spinte protezionistiche, ma ripensando il sistema della governance mondiale, cominciando con il rendere più efficace, efficiente ed equa l azione delle istituzioni esistenti (World Trade Organization, World Bank, International Monetary Fund); nonché, a livello europeo, ridando slancio all azione dell Unione europea, per la quale non possono venir meno la partecipazione ed il contributo attivo dell Italia. 1 Un articolo più approfondito circa gli effetti della globalizzazione sul mercato del lavoro, sempre riguardo all economia bresciana, è il seguente: Enrico Marelli, Globalisation and Local Labour Markets, Rivista internazionale di scienze economiche e commerciali, vol. 53, n.1, pp , Dati aggiornati gentilmente messi a disposizione dal dr. Davide Fedreghini, dell Ufficio Studi dell Associazione Industriale Bresciana. 3 I problemi strutturali del basso livello di capitale umano e della limitata intensità di ricerca erano stati ben disaminati nell articolo dell ing. Ferdinando Cavalli, Situazione e proposte glocali, nel n. 6 di questo Osservatorio. ENRICO MARELLI è professore ordinario di Politica Economica presso la Facoltà di Economia dell Università di Brescia. I suoi ambiti d interesse e di ricerca sono legati al commercio internazionale, internazionalizzazione, IDE e immigrazioni; alla macroeconomia e politica economica; alla politica del lavoro; alla convergenza e dinamica dell occupazione all interno dell UEM; all economia politica e regionale. SETTEMBRE

8 Nell attuale scenario competitivo appare sempre più evidente che l impresa, per operare con successo, deve cercare di ottenere la fiducia ed il consenso dei suoi diversi portatori d interesse, dimostrandosi partner affidabile nelle relazioni di scambio. Questa forma allargata d accreditamento, che supera le relazioni con i tradizionali interlocutori dell impresa, può essere conseguita attraverso forme innovative di gestione e comunicazione, risultato di processi interni che partendo dalla gestione dei rischi aziendali arrivano a mettere in evidenza le ricadute positive dell azione dell impresa nel contesto in cui opera. IL PROCESSO DI GESTIONE RESPONSABILE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE A cura di Antonio Candotti*, Associate Partner KPMG Roberto Marziantonio, Senior Advisor KPMG Con la collaborazione di Lucia Silva, Manager KPMG e Lorenzo Solimene, Manager KPMG L espressione Responsabilità Sociale d Impresa (nel seguito anche RSI ), sintetizza questo approccio innovativo alla gestione e alla comunicazione d impresa. Tre sono i presupposti fondamentali, tra loro interdipendenti, su cui poggia il concetto di RSI: economicità ed efficienza di gestione; responsabilità etico-sociale; responsabilità ambientale. Il processo di gestione orientato verso i temi della responsabilità sociale e dello sviluppo sostenibile, quindi, si sta affermando progressivamente come elemento di differenziazione strategica e competitività, sia in ambito nazionale, sia considerando lo scenario internazionale. Infatti, Associazioni e Organizzazioni private, così come anche le Istituzioni pubbliche, dimostrano un sempre maggiore interesse su tali tematiche, che vengono direttamente collegate alla promozione dello sviluppo industriale e al rilancio del nostro sistema produttivo. In questo ambito, l impresa che vuole assumere un atteggiamento responsabile ed accreditarsi nei confronti dei suoi stakeholder, come azione strategica di consolidamento ed accrescimento della propria reputazione e del proprio valore, deve quindi impostare il proprio modello di gestione su un approfondita conoscenza del proprio business e dei rischi ad esso correlati, su un adeguato sistema di gestione degli stessi e su un sistema di comunicazione trasparente e corretto, in modo da cogliere le opportunità di sviluppo, cercando di soddisfare nello stesso tempo le aspettative legittime dei differenti interlocutori, interni ed esterni. Infatti qualsiasi azione dell impresa è espressione della sua cultura ed ha in sé una valenza comunicazionale e l apprezzamento che può suscitare sugli stakeholder, è indissolubilmente legato alla trasparenza, alla correttezza ed alla verificabilità dei suoi contenuti. KPMG (1), per accompagnare le imprese nella graduale evoluzione del proprio modello di gestione verso logiche di RSI 8 SETTEMBRE 2007

9 e sviluppo sostenibile, ha definito una propria metodologia denominata PRO- GRESS (PROcesso di Gestione REsponsabile per lo Sviluppo Sostenibile). Si tratta di un approccio che coinvolge in modo trasversale la gestione aziendale e che trova nel Bilancio Sociale/di Sostenibilità il documento di rendicontazione e comunicazione periodica. Alla base di tale processo c è evidentemente un significativo cambiamento della cultura aziendale che talvolta si deve scontrare con la tradizionale visione ancorata a logiche di massimizzazione di breve termine del profitto. La nuova cultura aziendale si riflette anche nell evoluzione del diritto attualmente in corso, che tende a promuovere una tutela maggiore dei valori che sono alla base delle aspettative legittime di tutti i soggetti che interagiscono con l impresa. La centralità della persona, espressione della categoria dell Essere, tende infatti a divenire l elemento paradigmatico di riferimento non più subordinato, ma denominatore comune delle categorie del Fare e dell Avere. Non quindi l Uomo, la Persona, per l economia, per la scienza, per la tecnica, per l organizzazione, ma l economia, la scienza, la tecnica, l organizzazione per l Uomo quale protagonista con tutti i suoi valori della civiltà in evoluzione Le pressioni esterne che sempre più spesso subiscono le imprese, tradotte in norme di comportamento volontarie (certificazioni ambientali, di qualità, ecc.) e coercitive (riforma del Diritto Societario, D.Lgs 231/01, Corporate Governance, ecc. ) hanno un obiettivo comune: il contemperamento degli interessi per un miglioramento della gestione delle imprese, a vantaggio di tutti i soggetti interessati e in generale del contesto in cui l impresa stessa opera. Lo sforzo aziendale di rispondere a queste pressioni diventa strategia di gestione, che assume quindi le caratteristiche di un architettura complessa, fatta di procedure e strumenti, di azioni, verifiche e rendicontazioni, finalizzata a trasferire la cultura dell impresa ed il suo progetto, in modo completo e trasparente, a tutti i soggetti interessati. Parte integrante di questa strategia diviene inoltre l attivazione di tutti i canali di ascolto per raccogliere valutazioni e consensi e ottenere contributi e spunti di miglioramento da parte di tutti gli stakeholder. A tal fine (1) KPMG, ha creato un network internazionale, denominato Global Sustai- nability Services che si avvale di team multidisciplinari di professionisti che uniscono competenze diverse. PROGRESS Alla base di tale processo c è evidentemente un significativo cambiamento della cultura aziendale che talvolta si deve scontrare con la tradizionale visione ancorata a logiche di massimizzazione di breve termine del profitto. Processo di Gestione Responsabile per lo Sviluppo Sostenibile La proposta di PROGRESS nasce proprio con l obiettivo di rappresentare in modo sinergico e armonico la gestione dell impresa come insieme di comportamenti metodologicamente corretti, che favoriscono la crescita di valore dell impresa nel lungo periodo: come dire, la comunicazione della cultura d impresa nella sua più fedele accezione del fare bene e farlo sapere. Tale modalità consente all impresa di esprimere il proprio orientamento valoriale e di rappresentare in modo organico e strutturato, anche attraverso il dialogo sistematico con gli stakeholder elemento strategico e qualificante del processo, la coerenza delle proprie scelte gestionali rispetto a tale orientamento. PROGRESS esprime la tensione verso un concetto di qualità complessiva della gestione aziendale a cui l impresa può giungere gradualmente una logica di miglioramento continuo. Il modello proposto è infatti concepito come un contenitore, sia con riferimento al processo di gestione, sia con riferimento al rendiconto che ne consente la comunicazione (il Bilancio Sociale/di Sostenibilità). Ugualmente PROGRESS consente di recepire gli aspetti caratterizzanti le diverse tipologie di organizzazioni, sia pubbliche, sia private, per fare risaltare, nell uniformità del riferimento metodologico, l evidenza delle peculiarità specifiche di ciascuna di esse. Proprio questa completezza di percorso rende possibile contemperare le diverse contrapposizioni di interessi che si sviluppano all interno e all esterno dell impresa, mentre il confronto ed il dialogo con i diversi stakeholder contribuisce a monitorare il processo di gestione responsabile e ad arricchirlo in intensità e qualità. Nella sua dimensione applicativa PRO- GRESS è ormai stato implementato direttamente o indirettamente in più di 100 organizzazioni attraverso la definizione di un Sistema Gestionale della Responsabilità Sociale i cui fattori qualificanti sono: la condivisione dei valori, della missione e della politica integrata per lo sviluppo sostenibile; l adozione di un processo di formazione-intervento, in grado di implementare le azioni di miglioramento attraverso percorsi di formazione e comunicazione organizzativa; l elaborazione di un sistema di controllo interno capace di monitorare sia il raggiungimento degli obiettivi predefiniti, sia gli eventuali rischi etici, nonché di verificare l attuazione degli impegni verso gli stakeholder che la Società ha assunto; la definizione di key-indicator, capaci di monitorare le prestazioni economiche, sociali e ambientali. I fattori cardine del processo L adozione di PROGRESS presuppone un modello innovativo di cultura gestionale, espressione di un vertice particolarmente sensibile a coniugare i temi dell economia con quelli della legittimazione sociale. Cinque i fattori cardine del processo: la responsabilizzazione diffusa del cambiamento. Il vertice indica le linee e i risultati attesi, la struttura contribuisce alla concretizzazione dei percorsi necessari, alla progettazione delle soluzioni possibili, alla gestione della realizzazione, al controllo dei risultati da portare al vertice. Lo sviluppo della creatività progettuale diffusa. Le soluzioni vengono cercate attraverso gruppi di progetto, che mettendo in gioco contemporaneamente competenze diverse, consentono di stimolare soluzioni più ricche, più SETTEMBRE

10 condivise, più utilizzabili su fronti diversi. La coniugazione tra l essere, il fare e il comunicare. L identità dell azienda, la sua strategia, le sue politiche, i suoi programmi e i suoi comportamenti correnti vengono rivisti secondo una traiettoria strategica di risanamento e miglioramento propri della comunicazione sostanziale, rendendo evidente il valore aggiunto del cambiamento. La comunicazione diventa, in questo approccio, una leva che consente di coinvolgere sul processo e sui risultati intermedi e finali l insieme degli stakeholder interni ed esterni, recuperando il contributo, anche dialettico, ma sempre costruttivo, degli interessi in gioco e delle desiderabilità diffuse. La diffusione della cultura d impresa. L approccio consente al management in prima istanza, e progressivamente all insieme degli operatori aziendali, di sviluppare una nuova cultura d impresa in grado di coniugare la ricerca dell efficienza e dell economicità della gestione, con la valorizzazione delle persone, la correttezza e la trasparenza nella gestione dell impresa, anche nei momenti di scelte difficili ma necessarie per la funzionalità della stessa. L interrelazione con il territorio. Gli interlocutori dell impresa sono disponibili ad esprimere il loro parere: basta chiederglielo. Sono disponibili ad accettare qualche sacrificio: basta spiegare loro i veri motivi. Sono disponibili a prestare una certa fiducia sulle scelte di gestione aziendale: basta illustrare loro le traiettorie e rappresentare i risultati raggiunti. Gli strumenti e le modalità operative La formula adottata per lo sviluppo del processo, si avvale di una combinazione di strumenti e modalità operative che trovano la loro composizione nel processo di rendicontazione sociale: il workshop, che consente al management di riflettere sulla situazione aziendale, sulle scelte strategiche e sulle traiettorie di percorribilità che possono condurre l azienda sulla via della sostenibilità dello sviluppo; l analisi, che consente di misurare e rendere visibili quantitativamente e qualitativamente gli elementi tipici delle scelte decisionali, supportata da rilevazioni attraverso questionari, osservazioni e domande strutturate; il project work che consente di far lavorare gruppi interfunzionali, coordinati da un capogruppo, su tematiche aziendali dalla cui soluzione dipende il persegui mento delle linee strategiche definite dal vertice dell azienda; la comunicazione strategica e organizzativa utilizzata come leva gestionale per arricchire il processo di intervento e per consentire all insieme delle persone coinvolte di partecipare allo sviluppo della relativa attività. La comunicazione inoltre deve assolvere un ruolo consono al modello manageriale di formazione-intervento: rendere visibile, da subito, il percorso progettuale del miglioramento perseguito dentro e fuori l azienda, nel tentativo di suscitare attenzione e stimolare interesse; esprimere e documentare lo svolgimento progressivo del percorso progettuale, al fine di capitalizzarne con tempestività i risultati parziali acquisiti in corso d opera. Lo strumento principe di comunicazione che assolve tale complesso ruolo è rappresentato dal Bilancio Sociale/Bilancio di Sostenibilità che grazie alla sua architettura è in grado di riferire dall alto in basso il contenuto e il senso dell attività sviluppata e riportare in alto le valutazioni e i feedback della base interna e del contesto esterno. Il Bilancio Sociale/di Sostenibilità: monitoraggio e rendicontazione di PROGRESS La struttura del modello proposto per il Bilancio Sociale/di Sostenibilità è stata concepita come articolazione metodologica del processo, utile per affrontare e risolvere in maniera univoca e ordinata la complessità delle variabili che connotano e caratterizzano la cultura d impresa. Vi è quindi una sostanziale coincidenza tra l architettura di PROGRESS e l indice programmatico del relativo strumento/documento di monitoraggio e di rendicontazione del processo stesso. In considerazione della dualità dell approccio - gestione e rendicontazione la struttura del modello proposto da KPMG consta di cinque parti fondamentali, precedute da una premessa metodologica e seguite da un attestazione di conformità procedurale: Premessa metodologica, indicazione dei postulati e dei principi di riferimento assunti come guida nel processo di gestione e di rendicontazione. L Identità aziendale, espressione esplicita dei valori guida assunti per orientare, insieme alla missione, il disegno strategico e quindi le linee politiche e le scelte di intervento. Il Rendiconto (produzione e distribuzione di valore), indicatore delle risorse economiche prodotte e della loro ripartizione tra i principali stakeholder. 10 SETTEMBRE 2007

11 La Relazione (di scambio) sociale, rappresentazione qualitativa e quantitativa dei flussi di scambio con i principali stakeholder (risorse umane, soci, finanziatori, clienti, fornitori, pubblica amministrazione, collettività e ambiente). Il Sistema di rilevazione, evidenza delle aspettative legittime e quindi del grado di consenso espresso dai differenti stakeholder nei confronti della cultura dell impresa che si propone come soggetto di scambio. La Proposta di miglioramento (orientamento per la futura gestione), indicazione programmatica per il futuro. L Attestazione di conformità procedurale (Relazione della società di revisione sul bilancio sociale), valutazione, espressa da organismi indipendenti, circa la corretta rispondenza del processo di rendicontazione agli standard e/o alle best practice di riferimento vigenti. La struttura del documento, nelle sue diverse applicazioni, è stata oggetto di modifiche ed integrazioni per tener conto sia dei diversi settori di applicazione, sia dell adozione di standard di processo e/o di rendicontazione internazionali. Si pensi ad esempio alla struttura del Bilancio Sociale per performance aziendali adottata da SABAF S.p.A., che ha introdotto un apposita sezione dedicata all ambiente per rendere il documento compatibile con lo standard proposto dal Global Reporting Iniziative e ha dedicato un apposita sezione sia al Capitale Intangibile, sia alla Governance della Sostenibilità. Tali modifiche non hanno in alcun modo alterato la natura di PROGRESS, rafforzandone al contrario il valore di strumento duttile e flessibile, in grado di accompagnare l evoluzione del modello di gestione e di rendicontazione dell impresa responsabile che coniuga con successo crescita di valore e sostenibilità. ANTONIO CANDOTTI, Dottore Commercialista e Revisore Contabile, è Associate Partner di KPMG SpA. KPMG è una delle maggiori organizzazioni internazionali di società di revisione contabile, servizi di advisory e consulenza fiscale. Il network KPMG opera in 144 paesi del mondo. Per accompagnare le imprese nei processi di CSR e di Sviluppo Sostenibile, KPMG ha creato un organizzazione internazionale, denominata Global Sustainability Services, di cui fa parte Antonio Candotti, che si avvale di team multidisciplinari di professionisti che uniscono competenze che vanno dai settori dell assurance e del risk management, ad ambiti più specialistici, quali l ambiente, l etica d impresa ed il rapporto con gli stakeholders. In Italia, KPMG GSS, con più di venti professionisti, è leader nei servizi in materia di CSR e Bilancio Sociale, ha collaborato col Ministero del Welfare per la diffusione del progetto CSR-SC e attualmente collabora col Ministero dello Sviluppo Economico per la promozione del Punto di Contratto Nazionale per l applicazione delle Linee Guida OC- SE sullo Sviluppo Sostenibile. KPMG è fondatore del GBS, socio di Sodalitas e partner di Q-RES. Lontano dalla logica della beneficenza, pur basandosi su somme molto piccole, il microcredito ha consentito un interpretazione e un utilizzo alternativo del prestito: il denaro diviene strumento di solidarietà e imprenditorialità, indipendentemente dalle situazioni di partenza pregresse del ricevente. I benefici, diretti o indiretti, del microcredito sono molteplici. L impatto sul reddito della persona che usufruisce del credito permette condizioni di vita più dignitose a tutta la famiglia ma, in generale, influenza il gruppo di riferimento e il territorio in genere. MICROCREDITO E AREE SVILUPPATE: L OPPORTUNITÀ DEL VOLONTARIATO di Raffaella Donadio L assegnazione del premio Nobel per la pace a Yunus, ormai passato alla storia come l inventore del microcredito, in Italia ha riempito le pagine di cronaca, più che di economia. Si è forse persa un occasione per studiare e riflettere sul microcredito, intuizione che ha permesso a migliaia di famiglie e interi villaggi di economie in via di sviluppo, di crearsi un opportunità di sopravvivenza. Il microcredito è una sperimentazione che inizia con l istituzione della Grameen Bank nel 1976 in Bangladesh, anche se altre esperienze erano già state tentate in epoche precedenti e in paesi differenti. Grande innovazione del secolo scorso, tra gli strumenti dell economia di mercato nei paesi in via di sviluppo e con una logica capitalistica, la pratica del microcredito si è andata affermando in diversi paesi e contesti, tanto che la Banca Mondiale e le Nazioni Unite hanno posto sempre maggior attenzione alla diffusione dell esperienza avviata da Yunus fino ad arrivare a riconoscere il microcredito quale strumento indispensabile per la lotta alla povertà e, in genere, all esclusione sociale. Secondo la definizione del World Microcredit Summit il microcredito è un sistema di credito basato su programmi che concedono piccoli prestiti ai poveri, microimprenditori, cosiddetti active poor, che in genere non possiedono le garanzie richieste dalle banche, per la realizzazione di progetti che generano un reddito che permette loro di prendersi cura di se stessi e delle loro famiglie e di ripagare il prestito. Lontano dalla logica della beneficenza, pur basandosi su somme molto piccole, il microcredito ha consentito un interpretazione e un utilizzo alternativo del prestito: il denaro diviene strumento di solidarietà e imprenditorialità, indipendentemente dalle situazioni di partenza pregres- SETTEMBRE

12 se del ricevente. I benefici, diretti o indiretti, del microcredito sono molteplici. L impatto sul reddito della persona che usufruisce del credito permette condizioni di vita più dignitose a tutta la famiglia ma, in generale, influenza il gruppo di riferimento e il territorio in genere. La cosiddetta joint-liability, che è diretta conseguenza del meccanismo di concessione del credito della Grameen Bank, costituisce la chiave del successo mondiale del microcredito. Il meccanismo di corresponsabilità, infatti, agisce sul concetto di gruppo, molto ristretto, che garantisce ciascun beneficiario. Se tutti i membri non restituiscono le rate del prestito allora la banca blocca il prestito a tutto il gruppo sino a che lo stesso non è restituito. Questo metodo induce i beneficiari, che si conoscono tra loro, a un controllo sugli altri e a una doppia responsabilità: verso la banca e verso la comunità. Il microcredito, infatti, non è solo uno strumento finanziario, ma è un mezzo attraverso il quale si possono creare occasioni di rafforzamento della coesione sociale di un area, di crescita economica e sociale: è una modalità per dare un occasione a valide idee imprenditoriali che non troverebbero spazio attraverso i normali canali di accesso al credito. L effetto benefico, inoltre, si riflette anche sull economia del territorio che vede crescere la produzione di reddito e diminuire la disoccupazione. In America Latina, ad esempio, l apporto al PIL delle microimprese è stimato tra il 30% e il 50%. I benefici non sono solo per chi riceve il prestito: il ROE degli istituti di credito che praticano microcrediti è tra il 15% e il 30% con una morosità attestata intorno al 5%. Per queste motivazioni il microcredito si è diffuso in tutto il mondo e non solo nei Paesi in Via di Sviluppo (PVS), ma anche in Nord America e in Europa, dove esistono larghe fasce di popolazioni che vivono in condizioni di povertà. Alla fine del 2005 si sono contati circa 113 milioni di beneficiari in tutto il mondo come mostra la tabella. Il credito erogato dalle banche raggiunge solo una piccolissima parte della popolazione mondiale e l esclusione finanziaria non riguarda soltanto i PVS ma anche milioni di abitanti dei Paesi Occidentali. In genere, il problema dell accesso al credito, è strettamente connesso all impossibilità di offrire le garanzie richieste dalle banche, siano esse africane, sudamericane o europee. Basti pensare che in Italia, il 14,1% della popolazione non è titolare di un conto corrente, di conseguenza è impossibilitata a divenire beneficiaria di credito. In Europa e in Italia i progetti attivi di microcredito sono pochi rispetto al reale bisogno che può essere calcolabile semplicemente come il numero di persone che non possono offrire garanzie, ma M. Yunus, fondatore della Grameen Bank e Premio Nobel per la pace. Il volontariato di professionisti e tecnici rappresenta non solo un punto di forza, ma una condizione imprescindibile sia per la sostenibilità dei progetti, poiché permetterebbe di ridurre sensibilmente i costi del microcredito, sia per la realizzazione dell attività imprenditoriale. in grado di sviluppare imprenditorialità. Bisogna oltretutto sottolineare che, culturalmente, il concetto di microcredito non è distante dalle esperienze di credito cooperativo quali la cassa sociale dei prestiti Raffeisen (Renania, 1849) o la cassa cooperativa Wollemberg (Loreggia, PD, 1883) e ciò dimostra che l Europa ha un tessuto economico-sociale capace di recepire e sviluppare il microcredito. Esistono, tuttavia, una serie di oggettive criticità che rendono l applicazione dell esperienza della Grameen Bank non replicabile tout court anche nei paesi industrializzati. Tra questi sicuramente gli alti costi di start up delle attività imprenditoriali, normative molto più complesse sia dal punto di vista della concessione del credito sia della burocrazia per le imprese oltre che una forte pressione fiscale. Inoltre, i costi di gestione dei progetti di microcredito sono molto più sviluppati. Nonostante ciò, la sperimentazione e l adattamento alle differenti realtà potrebbe includere il microcredito tra le modalità di finanziamento e sviluppo delle fasce a basso reddito anche nei paesi occidentali. Ad esempio, il bisogno di servizi e con- Regioni Numero di progetti Numero clienti 2004 Numero clienti 2005 Africa Sub-Sahariana Asia e Pacifico Ameica Latina e Carabi Medio Oriente e Africa del Nord Totale PVS America del Nord e Ovest Europa Europa dell Est e Asia Centrale Totale Paesi Industrializzati Totale Mondiale SETTEMBRE 2007

13 sulenza a supporto delle attività finanziate, nei paesi industrializzati, può rappresentare un discrimine fondamentale per la riuscita dello start-up. Se, infatti, è vero che il credito è uno strumento in grado di aumentare gli investimenti produttivi, è altrettanto vero che una buona gestione dell attività può migliorare l efficienza; l introduzione di nuove tecnologie può incrementare la produttività delle micro e piccole attività economiche e un miglior accesso ai mercati può aumentarne il volume di vendite. L idea è, dunque, quella di sostenere l imprenditorialità di soggetti o gruppi non solo attraverso la concessione di prestito, ma con un supporto di tipo consulenziale e volontaristico. In questo modo si sosterrebbe lo start-up e si potrebbe offrire un aiuto costante alla micro-impresa. E possibile, infatti, individuare tre principali tipologie di servizi accessori a quello di risparmio e credito: servizi di business management: aiutano i beneficiari a migliorare il controllo e l efficienza della propria attività economica. assistenza tecnica: volta ad assistere i clienti nel miglioramento della produttività dell impresa. servizi di orientamento: volti a fornire informazione e consulenza ai clienti sui servizi correlati alla loro attività e di tipo legale, fiscale o amministrativa. Il volontariato di professionisti e tecnici rappresenta non solo un punto di forza, ma una condizione imprescindibile sia per la sostenibilità dei progetti, poiché permetterebbe di ridurre sensibilmente i costi del microcredito, sia per la realizzazione dell attività imprenditoriale. Il tutto deve essere contestualizzato e fortemente legato al territorio di riferimento, a una comunità e a un identità condivisa tra chi presta (denaro o professionalità) e chi riceve. In un loro saggio, due economisti americani hanno cercato di dimostrare che il microcredito non è replicabile nei Paesi Occidentali. La teoria è che i micro finanziamenti funzionino nelle società rurali, come le riserve degli indiani o le campagne dell Arkansas, oppure in alcune particolari comunità urbane, come i coreani a Los Angeles o i neri del ghetto di Chicago, ma falliscano nelle metropoli, dove verrebbero a mancare i due presupposti del successo: le sanzioni sociali per chi non restituisce il credito e la solidarietà di gruppo. La conclusione cui essi giungono coglie il vero limite della esportabilità dei progetti di microcredito nei Paesi sviluppati. Se è pur vero che bisogna sperimentare per trovare meccanismi e modelli adattabili ai differenti contesti, è anche vero che il perno del modello sperimentato da Yunus, racchiuso nella joint-liability e nella metodologia del group lending, deve rimanere alla base dei progetti di microcredito poiché è in grado di assicurare sia un alta redemption sia, magari anche attraverso altre leve, la formazione di coesione e solidarietà sociali. In generale, quindi, la formula vincente del microcredito, e che si deve tenere in vita anche nei Paesi occidentali, è riscontrabile nella filosofia applicata alla Grameen Bank: una nuova forma di credito, che consiste nel concedere prestito a chi non può fornire garanzie; un nuovo concetto delle persone e cioè ritenere soggetti solvibili anche i poveri; un diverso quadro istituzionale in cui è la banca che cerca e si reca dal cliente e non viceversa e, infine, la responsabilizzazione del gruppo che consente controllo, ma anche crescita sociale e solidale. 1 Yunus M., Il banchiere dei poveri, Feltrinelli Editore, Milano, La Banca Mondiale, nel 1995, ha avviato un programma di microcredito per promuovere e sostenere progetti in diverse parti del mondo, le Nazioni Unite hanno approvato il 18 dicembre 1997 una risoluzione sull importanza del microcredito come strumento per sradicare la povertà. 3 World Microcredit Summit, Washington DC, febbraio Il prestito viene concesso dalla Banca solo a condizione che il richiedente faccia parte di un gruppo di cinque persone, le quali devono obbligatoriamente risiedere nello stesso villaggio. I gruppi si auto-selezionano in base a criteri stabiliti dalla banca stessa: le donne devono avere lo stesso background culturale, le stesse condizioni economiche, devono appartenere allo stesso villaggio, ma non alla stessa famiglia e devono avere più o meno lo stesso livello di educazione. 5 Le critiche che più spesso sono mosse rispetto al micorcredito riguardano lo scarso impatto delle attività finanziate sull economia del Paese. Naik S. D., Micro-credit has not made any macro impact, The Hindu Business Line, ottobre Silvotti S., Il Microcredito. Riflessioni., Documento della Camera di Commercio di Milano, luglio The State of the Microcredit Summit Campaign Report 2005 ( 8 Supplemento al Bollettino Statistico della Banca d Italia, I bilanci delle famiglie italiane 2002, Anno XVI, Numero 12, Marzo L idea è nata da un progetto sul microcredito di Labser Srl che mira ad avviare una sperimentazione, con la collaborazione della Casa della Carità di Milano e il mondo delle cooperative di Legacoop, avente l obiettivo di costituire e sostenere microimprese nelle aree periferiche nord di Milano. 10 Chami F., Fisher J., Making Microcredit Work in the United States: Social, Financial, and Administrative Dimensions, Economic Development Quarterly, RAFFAELLA DONADIO è consulente Labser e le sue principali aree di interesse riguardano le aziende cooperative e le piccole e medie imprese. È cultore della materia presso la Facoltà di Economia dell Università di Bologna, per l insegnamento di Strategia e Politica aziendale delle Organizzazioni Non Profit. Formatrice esperta di materie di contabilità e bilancio, programmazione e controllo, Corporate Social Responsibility e economia delle aziende cooperative. All'attività di consulenza, affianca quella di ricerca sul sistema cooperativo italiano e internazionale. Oscar di Bilancio 2006 Il Comune di Brescia ha vinto l Oscar di Bilancio 2006, il premio organizzato e promosso dalla FERPI (Federazione Relazioni Pubbliche Italiana). Il prestigioso premio nazionale pone l Amministrazione comunale ai vertici assoluti tra gli enti pubblici italiani. La cerimonia di consegna del premio, presente il Vice Sindaco Luigi Morgano, si è tenuta mercoledì 29 novembre a Milano nella sede di Borsa Italiana a Piazza Affari. Con un bilancio caratterizzato da un esposizione puntuale e formalmente ineccepibile dei programmi d attività e dei dati finanziari. Il bilancio sociale, pur essendo alla prima edizione si legge nella motivazione del riconoscimento si evidenzia un solido processo di costruzione e coinvolgimento degli stakeholder con i dipendenti che sono stati coinvolti in prima persona nella sua realizzazione. SETTEMBRE

14 L azienda socialmente responsabile si caratterizza per l applicazione di logiche, prassi e strumenti volti al soddisfacimento di bisogni e richieste di differenti portatori di interesse. Che ruolo ha, o dovrebbe assumere, in tali aziende il profitto? E una finalità o un volano per il raggiungimento dei vari obiettivi di un impresa? Un approccio di tipo strumentale al profitto può essere forza motrice per un incremento della competitività, ma anche per un miglioramento delle finalità sociali che l impresa, deve cercare di raggiungere? Come si realizza il rapporto tra profitto e responsabilità sociale di impresa, logiche strategiche un tempo considerate lontane di cui oggi si evince il carattere di interazione e complementarità per conseguire la finalità fondamentale per ogni ordine di azienda: la durabilità. IL PROFITTO COME INDICATORE DELLA RESPONSABILITÀ SOCIALE DI IMPRESA di Mario Mazzoleni Il finalismo di impresa: un concetto dinamico I l risultato raggiunto dalla sola diffusione del concetto di responsabilità sociale è importante poiché potrebbe divenire il punto di partenza per una nuova concezione dello sviluppo e dell economia. Il finalismo d impresa è stato un tema fortemente dibattuto tra gli studiosi che hanno allargato il campo di indagine su questo tema, non relegandolo alla sola sfera economica affermando che l impresa, in quanto istituto economico-sociale, ha valenze e obiettivi vari e compositi oltre che condizioni di funzionamento che ne determinano logiche, strategie, risultati. Quando, infatti, un insieme di persone si associa creando regole e strutture di comportamenti relativamente stabili nel tempo comportamento insito alla natura stessa della persona allora prende forma un istituto la cui finalità è proprio quella di soddisfare i bisogni delle persone che lo compongono. Evidenza forte di questa valenza, è il carattere intergenerazionale che distingue questa struttura sociale che ha propri valori e finalità a prescindere dalle persone che in un dato momento ne fanno parte perseguendo finalità orientate alla continuità e allo sviluppo dello stesso. Alcune peculiarità dell istituto, quali, ad esempio, la durabilità, l autonomia, l unitarietà o la dinamicità sono, dunque, naturalmente riconducibili anche all azienda che dell istituto è l espressione dell operare economico. Questo passaggio logico permette di chiarire l essenzialità di alcune caratteristiche dell azienda quale centro di interessi e di relazioni che per il conseguimento del bene comune non può prescindere dal contemperamento delle esigenze di tutti coloro che con essa interagiscono. Il profitto non può, quindi, rappresentare l unica finalità d azienda e gli interessi da soddisfare non possono essere ridotti a quelli degli shareholder, ma diviene fondamentale, per la stessa sopravvivenza dell azienda, il soddisfacimento delle istanze di altri soggetti (portatori di interessi istituzionali e non) interessati alla sua sopravvivenza. Poiché strumento di un istituto (l impresa) l azienda diviene funzionale al raggiungimento di diverse finalità e al perseguimento di obiettivi di numerose classi di portatori di interesse. Questo approccio modifica completamente il concetto di finalismo di impresa, che assume la caratteristica della multidimensionalità ed è la base teorica su cui si fonda il concetto stesso di responsabilità sociale. La doppia ricaduta del profitto Il raggiungimento del profitto non deve rappresentare in sé una finalità ultima, ma lo strumento necessario ma non sufficiente affinché le aziende possano durare nel tempo. Il profitto è, naturalmente, condizione fondamentale per il raggiungimento dell economicità, che permette all azienda di essere autonoma e quindi di continuare nel tempo a soddisfare i bisogni per cui è stata costituita. Tuttavia non è sufficiente poiché, se è pur vero che l azienda deve soddisfare economicamente i bisogni collegati alla funzione d uso dei proprio prodotti o servizi, deve essere anche in grado di rispondere alle istanze dei propri interlocutori sociali, coniugando così i bisogni del mercato e le attese sociali (Coda ). Gli obiettivi classici dell impresa quali la capacità di durare nel tempo, di essere autonoma per sviluppare e generare valore per il futuro, di assicurarsi un equilibrio economico e finanziario sono i presupposti indispensabili affinché l impresa possa rispondere con pienezza anche alle istanze di carattere sociale che rappresentano parte integrante e determinante delle proprie finalità. Restringendo il campo di analisi, si può, dunque, affermare che la ricerca del profitto assume una valenza più densa di significati rispetto al passato e il raggiungimento di un risultato economico positivo diviene strumento necessario per ottemperare a una serie di richieste collegate in maniera indiretta al conseguimento del profitto. Da questo punto di vista il raggiungimento di una consistente redditività non viene sminuito ma, al contrario, assume una rilevanza sociale fondamentale. È utile scindere l obiettivo del profitto in due sotto-obiettivi di breve e di lungo periodo che hanno valenze e significati differenti. Obiettivi di redditività di breve termine possono essere valutati stimando la 14 SETTEMBRE 2007

15 Fig. 1 - Il profitto come strumento per la durabilità posizione competitiva che l azienda ricopre sul mercato. D altro canto, obiettivi di redditività di lungo periodo, spesso hanno ricadute sociali positive poiché si preferisce contenere, nel breve, la redditività per mantenere, ad esempio, buoni livelli di socialità all interno dell azienda. È il caso di aziende che sacrificano la redditività di breve per salvaguardare, ad esempio, l occupazione oppure per investire in strumenti migliorativi della corporate governance. Tale approccio ha due ordini di conseguenze. Dal punto di vista prettamente economico, l azienda deve essere capace di attuare politiche di contemperamento dei due sotto-obiettivi di profitto poiché il sacrificio di un area rispetto ad un altra porterebbe a situazioni di crisi e sbilanciamento verso uno o l altro obiettivo, con influssi negativi sulla finalità ultima dell azienda. Dal punto di vista delle finalità aziendali, il circolo virtuoso che si crea tra la redditività di breve periodo e quindi una solida posizione competitiva e la capacità dell azienda di soddisfare le istanze sociali presenti al suo interno, determinano una lettura fondamentale, ma strumentale, del profitto rispetto alle finalità di lungo periodo: non fine ultimo, ma mezzo su cui fare leva per la sopravvivenza dell impresa. La sintesi di un corretto finalismo d impresa Diverse tipologie di azienda hanno prediletto, nel tempo, logiche di breve periodo piuttosto che di lungo o viceversa affrontando, di conseguenza, le criticità che da tale scelta inevitabilmente discendono. Da una parte è possibile riconoscere aziende for profit concentrate su una logica di breve periodo, dall altra esistono molte aziende soprattutto non for profit che hanno prediletto una logica di lungo periodo tralasciando, spesso in maniera sconsiderata, il raggiungimento di buone performance reddituali minando la capacità di continuare a svolgere la propria attività e di raggiungere le proprie finalità. L attuale tendenza è quella della logica dei vasi comunicanti: le aziende for profit rivedono le proprie strategie e mettono in atto azioni che valorizzano la sfera sociale contribuendo alla soddisfazione di numerosi stakeholder oltre ai portatori di capitale, mentre le aziende non for profit recuperano terreno dal punto di vista della gestione secondo una logica aziendale. Il concetto di eccellenza ben sintetizza quanto appena esposto. Esso può essere definito come la capacità dell azienda di perseguire contemporanemante finalità economiche e sociali, in cui un mix positivo di risultati economico-finanziari e partecipativo-sociali assicurano all azienda il raggiungimento di risultati coerenti con la volontà di perdurare nel tempo, soddisfacendo le attese di tutti i portatori di interesse. Le dimensioni da indagare per valutare l eccellenza di un impresa, quella economica e quella sociale, sono dunque tra esse complementari e interagenti. L aspetto economico si riferisce al complesso delle operazioni gestionali che l impresa svolge secondo le proprie strategie e che si manifestano attraverso gli scambi sui diversi mercati. Risultato di tali operazioni sono i flussi di natura economica e finanziaria che permettono di determinare il risultato di esercizio e il valore dell azienda stessa. La dimensione sociale riguarda il complesso delle interazioni e delle relazioni che l impresa intrattiene con i propri interlocutori sociali. Si tratta spesso di relazioni che non danno luogo a veri e propri scambi di mercato (come peraltro avviene con i lavoratori) nell accezione tradizionale. Dal punto di vista dell azienda essi sono finalizzati essenzialmente all ottenimento di consenso e legittimazione sociale, viceversa, gli stakeholder mirano alla soddisfazione dei propri bisogni e delle proprie attese che nascono dall interazione (diretta o indiretta) con l azienda. Responsabilità sociale: una conseguenza del profitto? Ma quali sono gli strumenti che l azienda può adottare per raggiungere le proprie finalità di tipo sociale? Il termine più in voga oggi e che sintetizza tali logiche e prassi è quello di Corporate Social Responsibility. Sicuramente oggi le pratiche di CSR hanno assunto una valenza strategica poiché presupposto, che diviene sempre più determinante per raggiungere le finalità di tipo economico, è che l azienda sia legittimata dal punto di vista sociale. Oggi è interessante chiedersi quanto le strategie di responsabilità sociale impattino sul risultato d esercizio. Ma cosa accade se si rovescia il quesito? Esiste cioè un legame che porti ad affermare che anche il profitto genera CSR e non solo viceversa? Il profitto, se letto e raggiunto in una prospettiva di lungo periodo, genera responsabilità sociale e ne è un indicatore quando l azienda,ad esempio, riesce a perdurare in maniera equilibrata nel tempo, risolvendo i conflitti tra i diversi portatori di interesse, legittimandosi dal punto di vista sociale e provocando ricadute positive sulla comunità nella quale opera, generando meccanismi migliorativi delle performance aziendali quali la partecipazione, ottemperando, così, alle proprie vocazioni economiche e sociali. Fig. 2 - Il circolo virtuoso profitto - CSR Profitto e CSR vengono così a evidenziarsi come un circolo virtuoso che si autoalimenta. Le aziende (profit e non for profit), hanno la possibilità di ritarare le proprie strategie e di avvicinarsi a pratiche, quelle di CSR, che finora sono state sottovalutate o utilizzate secondo logiche scorrette, derivanti da mode passeggere o suggerite da approcci di marketing. La responsabilità sociale di impresa è una filosofia che permea tutte le scelte aziendali e che plasma meccanismi, strategie e politiche aziendali intorno all idea che la creazione di valore, economico e sociale, passa attraverso la SETTEMBRE

16 risposta delle istanze di una moltitudine di stakeholder. Il concetto di CSR non può essere circoscritto a una teoria manageriale, né ad uno strumento di marketing o pubbliche relazioni. Esso va molto al di là di questo e permea completamente l azienda: coinvolge i clienti e i lavoratori, riguarda i valori e lo stile manageriale, concerne la strategia, le prassi e le modalità di governance e, infine, influenza i risultati.gli strumenti di CSR hanno la capacità di migliorare la performance aziendale. Tale aspetto, come mostra la figura 2, ricrea le condizioni per investire in strumenti di CSR e per ottemperare alle richieste di tutti i portatori di interesse i quali, specie negli ultimi tempi, hanno mostrato di poter influire enormemente talvolta determinandole sulle politiche aziendali. MARIO MAZZOLENI è Presidente e partner di Labser S.r.l., Professore associato di Economia Aziendale presso la Facoltà di Economia dell Università degli Studi di Brescia e presso la stessa Facoltà è Professore incaricato per il corso di Economia delle Aziende Cooperative e di temi Speciali di Bilancio e Bilancio Sociale. Professore incaricato presso l Università degli Studi Milano Bicocca di Economia delle imprese di servizi pubblici. Docente senior presso la Scuola di Direzione Aziendale (SDA Bocconi). Dal 1992 al 2004 è stato Direttore del Master of Business Administration della SDA Bocconi. Presidente, oltre che fondatore, di SEI - Servizi Evoluti per l Impresa -. Membro del comitato direttivo del charter italiano di EBEN (European Business Ethics Network). È fondatore e direttore della collana Management Pubblico de Il Sole 24Ore. Membro del comitato scientifico della rivista di management L impresa de Il Sole 24 Ore. Membro del comitato scientifico-editoriale delle riviste Impresa al Plurale e Impresa al plurale - Quaderni della partecipazione, della Franco Angeli Editore. 1 Masini C., Lavoro e Risparmio, Utet, Torino Airoldi G., Brunetti G., Coda V., Economia Aziendale, Il Mulino, Bologna, 1994 Ibidem. 3 Masini C., La dinamica economica nei sistemi dei valori d azienda, Giuffré, Milano Coda V., Op.Cit. (1988). 5 Brogonzoli L., Mazzoleni M., Pallaro F., Obiettivo eccellenza, in Quaderni Cooperativi n. 3/2002, Sicoop Editore, Milano Mazzoleni M., Op. Cit. (2003). 7 D ora in poi CSR. 8 Mazzoleni, M., Il governo economico degli enti locali e la partecipazione dei cittadini, Franco Angeli, Milano 2004; Mazzoleni M. (a cura di), Brogonzoli L., Donadio R., Venturini L., Essere responsabili. Le cooperative lombarde raccontano, in Quaderni Cooperativi n 1/2004, Sicoop Editore, Milano RESPONSABILITÀ SOCIALE DI IMPRESA E TEORIA DEGLI STAKEHOLDER di Gianfranco Rusconi 1. Impresa ed etica I testi di business ethics iniziano spesso la trattazione confutando la teoria, meglio dire lo stereotipo, dell amoralità del business, in base alla quale il business ha in sé un proprio fine legittimo e socialmente utile e opererebbe in una sorta di zona franca dalla morale. Si consideri che: 1) Adam Smith ha pubblicato nel 1776 il suo fondamentale libro sulla ricchezza delle nazioni 1, lavoro in cui si auspicano il libero mercato e l interesse personale come fonte di ricchezza per tutti, ma lo stesso Smith era stato professore di filosofia morale all università di Glasgow e considerava le sue idee sull economia nel quadro di una teoria morale sul comportamento delle persone; 2) Milton Friedman, premio Nobel per l economia e studioso radicalmente liberista recentemente scomparso, ha affermato che l unica responsabilità sociale dell impresa è produrre il massimo possibile di profitti 2, ma aggiunge, anche se in un modo eccessivamente generico, che ciò va attuato nel rispetto della legge e della morale corrente e senza inganni e frodi. Negli ultimi decenni vari autori hanno approfondito sia i problemi dell etica d azienda in generale, sia i singoli aspetti dell etica d impresa (dai diritti dei consumatori, alla relazione con i dipendenti, all inquinamento ambientale, ai vari tipi di relazioni con la comunità, all etica delle operazioni finanziarie, ecc), giungendo alla conclusione che la responsabilità sociale non è un onere accessorio, ma può essere un opportunità anche per il perseguimento degli interessi degli azionisti. 2. La responsabilità sociale d impresa: caratteristiche generali La responsabilità sociale dell impresa può essere definita come: la risposta legittimante 3 che l impresa dà alla società civile, ove quest ultima è costituita da tutto l insieme delle persone che interagiscono fra loro anche, ma non solo sul piano economico. La responsabilità sociale d impresa (Corporate Social Responsibility, CSR, secondo la terminologia internazionale, RSI, Responsabilità Sociale d Impresa come traduzione italiana) non è pertanto un residuo od un aggiunta legata ad iniziative di beneficenza o di impegno in attività di promozione sociale 4, ma riguarda tutta la gestione. La CSR investe non solo il riflesso nel sociale in senso stretto (aiuto ai deboli, evitare gravi ingiustizie, ecc.), ma consiste anche in generare ricchezza, combattere l inquinamento, produrre beni o erogare servizi di qualità, ecc.. Dopo un lungo dibattito iniziato negli anni Sessanta e Settanta, con un arretramento negli anni 80-inizio 90 dell interesse per la CSR, negli ultimi anni circa vi è stato un ampio movimento di opinione che ha fatto della CSR un proclama generale da parte di imprese, associazioni di categoria, governi ed entità soprannazionali, come l ONU e l Unione Europea. 3. Due domande fondamentali sulla responsabilità sociale d impresa È fondamentale a questo punto porsi le due seguenti domande: 1) la responsabilità sociale si basa sulla legge, sull azione volontaria in base all etica individuale o sull opportunità di mercato? 16 SETTEMBRE 2007

17 2) verso chi l impresa è responsabile? Riguardo al primo quesito, il testo della Commissione Europea del 2001, denominato Green Paper 5, afferma che l attuazione della responsabilità sociale d impresa deve essere volontaria, nel senso di andare oltre quanto richiesto dalla legislazione sociale, ecologica e dalle varie norme che tutelano i più deboli, incluso ovviamente il rispetto della legge contro truffe, affari illeciti (droghe, ecc.). Un affermazione del genere, che sottolinea correttamente che la CSR non comporta sconti sul piano del rispetto della legge, va integrata con varie considerazioni, tra cui la più rilevante è che non si deve trascurare l alto valore pedagogico e sociale che ha il rispetto della legge in quanto tale, in particolare quando risulta più facile infrangerla. Non appare al momento né opportuno, né utile introdurre dettagliate norme di legge sulla CSR in generale, mentre un eventuale futura legislazione potrà consistere in standard e regole generali, non potendo trasformarsi in una normativa dettagliata su tutte le scelte aziendali. L altra domanda fondamentale sulla CSR si riferisce ai suoi destinatari: a questo proposito è importante conoscere la teoria degli stakeholder. 4. L approccio stakeholder Dalla prima metà degli anni Ottanta, del secolo scorso, ha cominciato a diffondersi il concetto di stakeholder 6, che estende le finalità delle strategie aziendali dalla massimizzazione della ricchezza per gli azionisti alla ricerca del massimo beneficio per tutti coloro che hanno una qualche scommessa (letteralmente stake, posta di scommessa) nell azienda, includendo chiunque venga in qualche modo interessato dall attività di quest ultima. In questa ottica si afferma anche che, tendenzialmente e nel lungo periodo, la soddisfazione equilibrata di tutti gli stakeholder favorisce la competitività delle imprese e quindi anche quel particolare stakeholder che sono gli azionisti (stokeholder). Si propone così di passare da politiche e strategie aziendali finalizzate direttamente solo alla massimizzazione del valore dell impresa per gli azionisti a scelte aziendali che hanno come obiettivo la massimizzazione del benessere degli stakeholder, azionisti inclusi. Gli estensori originari della teoria degli stakeholder tendono ad evidenziare la stretta interconnessione che sussiste tra etica e business di successo, ma vari studiosi hanno elaborato diverse accentuazioni su questo delicato rapporto 7. L utilizzo strategico può arrivare fino ad un impostazione strettamente strumentale, che finalizza il rispetto delle aspettative degli stakeholder unicamente alla massimizzazione di lungo periodo della redditività, questa visione è una versione aggiornata e illuminata della concezione della responsabilità sociale come unicamente colca non emergono differenze nella misura in cui: a) il comportamento etico e quello strategico-strumentale coincidono nelle operazioni e nei risultati; b) non vi sono particolari divergenze sui valori, per cui è possibile trovare sempre convergenze tra gli stakeholder che portano ad un giusto equilibrio. Verificare fino a che punto si manifestano le condizioni a) e b) è compito della ricerca empirica che si attua e si realizza nei vari contesti storici, anche se va evidenziato che: a) un ambiente socio-economico degradato può favorire decisioni non etiche da parte di chi guida le imprese; si pensi alla corruzione, all evasione fiscale ed al lavoro nero ; b) la società civile è caratterizzata da pluralismi di valutazioni etiche e sociali Cenni ai quesiti posti dalla teoria degli stakeholder La teoria degli stakeholder pone una serie di quesiti a cui rispondere. Si può cominciare dalla stessa diffusa traduzione italiana di stakeholder come portatori di interesse, che appare allo scrivente riduttiva perché fa riferimento solo a interessi da equilibrare e non anche ad aspettative legittime o a diritti-doveri morali. La tematica degli stakeholder comporta una serie di ulteriori riflessioni, in particolare: 1) a chi ci si riferisce quando si afferma che stakeholder sono tutti coloro che GIANFRANCO RUSCONI è professore ordinario di Ragioneria ed Etica d Impresa e Bilancio Sociale presso la Facoltà di Economia dell Università degli Studi di Bergamo, dove è Direttore del Dipartimento di Economia Aziendale. Insegna anche Economia delle Aziende e delle Amministrazioni Pubbliche alla Facoltà di Giurisprudenza dell Università degli Studi di Milano. Socio fondatore del GBS (Gruppo di Studio per il Bilancio Sociale), è Presidente della sezione italiana dell European Business Ethics Network (EBEN) membro del Consiglio direttivo di EconomEtica e International Associate del Centre For Social and Environmental Accounting Research dell Università di St. Andrews (Scozia). Autore di numerose pubblicazioni. Svolge attività di consulenza per importanti aziende ed associazioni nel campo della rendicontazione sociale e di missione. legata al successo competitivo sul mercato. Nel caso di un interpretazione strettamente etica del concetto di stakeholder si fa invece riferimento soprattutto a diritti e/o aspettative legittime. In qualsiasi modo si interpreti il concetto sul piano dell applicazione pratihanno a che fare con l impresa? Quanto deve essere ampio il perimetro degli stakeholder? Esemplificando: a) sono da includere negli stakeholder solo coloro che sono cointeressati alla sopravvivenza e sviluppo dell azienda o anche interlocutori ostili, come terrorismo, delinquenza orga- SETTEMBRE

18 nizzata, uomini d affari o pubblici funzionari scorretti, ecc.? b) esiste una gerarchia di importanza fra i vari stakeholder? 2) cosa si vuol dire quando si parla di aspettative legittime o addirittura di diritti, come ciò si pone in rapporto sia alla morale che al diritto? 3) quale è la solidità filosofica di un approccio etico agli stakeholder. In relazione a queste domande ci si limita ad osservare che: 1) una visione strettamente strategicostrumentale degli stakeholder può essere più portata a pesarli in base alla capacità di influenza sulla competitività aziendale, prescindendo dall eventuale illegittimità morale delle loro pretese, mentre un approccio etico insisterà di più sul secondo aspetto; 2) a queste due domande si può preliminarmente rispondere che la teoria in questione non è né una teoria giuridica, né una teoria morale vera e propria, ma uno strumento manageriale che si innesta sui principi etici e sulle norme morali che già esistono. 1 Smith A., Indagine sulla natura e le cause della ricchezza della nazioni, Mondadori, Milano, 1977 (trad italiana). 2 Friedman M., The Social Responsibility of Business is to Increase Its Profits, The New York Times Magazine, 1971 (September 13). 3 Si possono distinguere due forme di missione dell impresa, strettamente interdipendenti fra loro: 1) Legale-istituzionale: conseguire un risultato economico favorevole e soddisfacente nel tempo per i soci che gestiscono l impresa; 2) Morale-sociale (si pensi anche al concetto cattolico di Bene Comune): produrre benefici per l intera società civile. Questa seconda finalità non è richiesta esplicitamente dal codice civile, ma il suo mancato perseguimento provoca danni per reazioni di delegittimazione. Va ricordato che la Costituzione della Repubblica Italiana contiene, all art. 41, comma 3, un molto generale riferimento alla finalizzazione sociale dell attività dell impresa. 4 Il principale artefice della teoria degli stakeholder, Edward Freeman, ha talvolta espresso dubbi sulla rischiosità dell uso del termine responsabilità sociale, preferendo parlare di etica d impresa, in quanto teme che la prima, diversamente dalla seconda, possa essere erroneamente considerata come qualcosa di estrinseco rispetto al cuore dell attività aziendale. 5 Commission of the European Communities, Promoting a European Framework for Corporate Social Responsibility, Freeman E. and Reed D., Stockholders and Stakeholders: A New Perspective on Corporate Governance, California Management Review, 1983, pp Freeman E., Strategic Management: A Stakeholder Approach, Pitman, Boston, Sulla teoria degli stakeholder è in corso di pubblicazione un volume, curato da Freeman E., Rusconi G. e Dorigatti M., della collana Persona, imprese e società, edita da Franco Angeli e promossa dalla fondazione ACLI di Milano: in questo volume sono presentate una decina di traduzioni italiane di saggi fondamentali sulla teoria degli stakeholder, oltre a lavori originali di studiosi italiani e stranieri. 7 Vedi in proposito Donaldson T. and Preston L., The Stakeholder Theory of The Corporation: Concepts, Evidence and Implications, Academy of Management Review, 1995 pp Rusconi G., Il bilancio sociale. Economia, etica e responsabilità dell impresa, EDIESSE, Roma, 2006, p. 32. GLI INVESTITORI SOCIALMENTE RESPONSABILI di Silvana Signori I termini utilizzati per descrivere gli investimenti effettuati con criteri socioambientali o etici sono molteplici: finanza o investimenti etici, finanza o investimenti responsabili, investimenti socialmente responsabili (dall inglese Socially Responsible Investment da cui trae origine la sigla SRI), finanza o investimenti sostenibili, finanza alternativa, ecc. I l dibattito attorno ai temi dell etica e dell economia ha interessato, fin da tempi antichi, studiosi appartenenti a differenti discipline. Le tre grandi religioni monoteiste, ad esempio, trattano questioni legate ai temi del commercio, del denaro e dell economia; i filosofi greci, in particolare Aristotele, ritengono che l obiettivo principale dell azione umana, quindi anche di quella economica, debba essere il perseguimento di ciò che è bene per l uomo, e così via fino ai nostri giorni. La traduzione pratica di tali principi ha generato, nel tempo, una molteplicità di comportamenti tra loro molto differenti. Tale complessità è stata, ed è a tutt oggi, determinata sia dalla ricchezza dei diversi fondamenti etico-morali alla base delle scelte (di un individuo o di una comunità di persone), sia, soprattutto, dalla spontaneità con cui tali ideali hanno trovato applicazione nei diversi contesti socio-culturali. L abbondanza di esempi, se da un lato fornisce un inestimabile patrimonio per chi si avvicina a questi temi, come studioso o come operatore, dall altro ha creato e crea non pochi problemi nell interpretazione del fenomeno e nella generalizzazione dei risultati emersi dalle diverse verifiche empiriche. La stessa definizione di investitore etico o di investimento socialmente responsabile non è immune da tale problematicità. Ai fini del presente lavoro per investitore etico s intende quel investitore (singola persona, famiglia, azienda o organizza- 18 SETTEMBRE 2007

19 zione finanziaria e non) che nelle scelte di investimento utilizza, in modo consapevole, oltre ai classici criteri economico-finanziari (rendimento, rischio, liquidabilità, scadenza, trattamento fiscale, ecc.), altre variabili basate su principi etici, sociali e/o ambientali. Specularmente, con il termine investimento etico ci si riferisce ai diversi approcci che includono, nei processi decisionali di acquisto, mantenimento o disposizione di un particolare investimento, obiettivi o limiti etici, sociali e/o ambientali, oltre che criteri finanziari tradizionali 1. I termini utilizzati per descrivere gli investimenti effettuati con criteri socio-ambientali o etici sono molteplici: finanza o investimenti etici, finanza o investimenti responsabili, investimenti socialmente responsabili (dall inglese Socially Responsible Investment da cui trae origine la sigla SRI), finanza o investimenti sostenibili, finanza alternativa, ecc. Sebbene alcuni autori abbiano evidenziato sottili differenze nella terminologia, spesso nella prassi, e così in questo lavoro, vengono impiegate alternativamente e nel loro SILVANA SIGNORI professore a contratto di Ragioneria Generale e Applicata presso la Facoltà di Economia dell Università degli Studi di Bergamo. Presso la stessa Università collabora inoltre sui corsi di Etica d Impresa e Bilancio Sociale ed Economia Aziendale. È socia fondatrice e tesoriere della sezione italiana dell European Business Ethics Network (EBEN). Svolge attività di studio e di ricerca prevalentemente negli ambiti degli investimenti socialmente responsabili, della responsabilità sociale d impresa e del settore non profit. Ha recentemente pubblicato un volume monografico dal titolo: Gli investitori etici: implicazioni aziendali. Problemi e prospettive, edito da Giuffrè. connotato caratterizzante prescindendo da qualsiasi giudizio di valore sulla natura etica e sul confronto con gli investimenti tradizionali. Al di là della difficoltà nel trovare un accordo sull utilizzo dei termini, la questione fondamentale sembra sostanziarsi nei diversi contenuti attribuibili ai termini etico o socialmente responsabile. L analisi delle azioni poste in essere dagli investitori etici può aiutare a comprendere tale questione. Le prime esperienze di ciò che oggi viene identificato come investimento etico vengono abitualmente fatte risalire alle pratiche condotte, a partire dalla metà del 1700, dalle chiese protestanti, principalmente Metodista e Quacchera, nel tentativo di tradurre i propri credo religiosi in scelte di investimento. I pionieri dell investire in modo responsabile erano motivati dal desiderio di rifuggire da tutto ciò che poteva essere considerato peccato o comunque lesivo della dignità dell uomo: così se bere alcolici o fumare sigarette non era moralmente accettato, allo stesso modo era trattato il business legato alla produzione di alcolici o di derivati del tabacco. Negli anni 20, quando gli Stati Uniti erano in pieno periodo proibizionistico, i principi di esclusione legati al tabacco e all alcool erano talmente condivisi che furono scelti come fondamento da uno dei primi fondi etici americani, il Pioneer Fund, lanciato appunto nel Queste profonde motivazioni personali riflettevano la necessità di coerenza istituzionale o individuale e la volontà di integrazione tra impiego di capitali e principi etico-sociali ma non si proponevano l obiettivo di modificare realmente l ambiente economico. La versione moderna degli strumenti di investimento etico nasce negli Stati Uniti a cavallo tra gli anni 60 e 70 in un periodo di forte contestazione di alcuni aspetti del sistema capitalistico. Durante questi anni una serie di temi scottanti (dalla guerra in Vietnam ai diritti civili, dalla guerra fredda all uguaglianza tra sessi, dal trattamento sul posto del lavoro ai sentimenti anti-nucleari, ecc.) servirono ad aumentare la sensibilità su questi temi e a chiedere una maggior responsabilità alle imprese. Nasce, di conseguenza, un nuovo approccio all investimento socialmente responsabile che in seguito anche i fondi etici faranno proprio: lo shareholder activism (o azionariato attivo), strategia che vede gli investitori attivarsi nella promozione di pratiche socialmente responsabili attraverso l utilizzo dei diritti derivanti dal possesso di titoli azionari. Particolarmente significativa è l esperienza legata all opposizione del regime di segregazione razziale sudafricano. È stato infatti da questa forma di dissenso che per la prima volta l investimento etico si è sviluppato sino al punto in cui le convinzioni e le preoccupazioni individuali si sono concentrate in un movimento politico focalizzato ed organizzato. Ci si è accorti, forse per la prima volta, che un approccio in o out, tipico dei primi movimenti religiosi, non poteva funzionare per questioni complicate quali l ambiente, le condizioni lavorative, le pari opportunità, ecc., ma non solo, il movimento, registrando alcune clamorose vittorie, consolidò l approccio dell azionariato attivo come strumento di affermazione di diritti civili e politici. Non a caso, sempre legata al regime dell Apartheid sudafricana è nata la prima forma strutturata di analisi e selezione delle aziende basata su di un set di criteri predefiniti che indagano diversi aspetti gestionali. Tali principi, che presero il nome del reverendo Leon Sullivan, che per primo li sperimentò nel 1976, vengono a tutt oggi adottati su base volontaria da numerose imprese. Questo breve excursus storico, che non ha la pretesa d essere esaustivo, aiuta a capire i fondamenti di due delle attuali modalità di azione degli investitori etici. Accanto ai più tradizionali criteri di selezione negativi, comunemente identificati con il termine inglese screen e legati molto spesso a questioni riconducibili ai cosiddetti sin stock di origine prevalentemente etico-religiosa, si sono sviluppati principi finalizzati alla promozione di pratiche di responsabilità sociale. In particolare, oltre all identificazione di alcune specifiche attività o settori economici ritenuti meritevoli di sostegno in quanto socialmente utili, si sono progressivamente affermate modalità di analisi sempre più complete e complesse sui vari aspetti della gestione aziendale. Ciò nell ottica della ricerca della responsabilità sociale come modo d essere dell azienda 2. Nei paesi anglosassoni, in particolare, e in tempi più recenti anche in altri contesti in cui l investimento socialmente responsabile sta prendendo piede, le pratiche di screening so- SETTEMBRE

20 no spesso accompagnate da iniziative di engagement ossia di coinvolgimento delle aziende su temi socio-ambientali 3. Se con lo screening l obiettivo è punire o premiare determinate pratiche, in questo caso la selezione è finalizzata a modificare un determinato comportamento secondo principi socialmente responsabili. Tale pratica può sostanziarsi in un semplice tentativo di dialogo con la società oppure in un intervento più significativo, mediante l esercizio del diritto di voto in capo all investitore, si parla conseguentemente di soft o di hard engagement. In questa seconda accezione l attività di coinvolgimento viene comunemente detta shareholder activism o azionariato attivo. Le motivazioni che spingono verso tale investimento sono quindi prevalentemente legate alla possibilità di utilizzare i diritti derivanti dalla proprietà di un titolo per interagire con una società con performance etiche e ambientali non conformi alle attese degli investitori. La terza modalità attraverso la quale prendono corpo le iniziative di investimento etico è il community investing. Con tale termine si definisce la forma di finanziamento che genera risorse e opportunità per le persone economicamente svantaggiate nelle comunità urbane o rurali [ ] sotto-servite dalle tradizionali strutture finanziarie 4. A questa categoria possono essere ricondotte le esperienze italiane delle Banche di credito cooperativo, delle Banche Popolari, delle cooperative di mutua autogestione (MAG), nonché della più recente Banca Popolare Etica. L eticità, in questo caso, si sostanzia nella capacità degli investitori etici di raggiungere settori, persone o aree geografiche marginali, e quindi nell allargamento (e in alcuni casi del completamento) del mercato finanziario che ne deriva. Le esperienze in questo settore sono veramente varie e numerose 5. In genere però sono tutte caratterizzate, oltre che dalla suddetta possibilità di favorire l accesso al credito ad attività o gruppi di persone che altrimenti ne resterebbero escluse o penalizzate, dall attenzione all impatto che il finanziamento erogato ha, o può avere, sull intera comunità in cui il progetto è inserito, ciò al fine di ampliare ed estendere i benefici oltre la realtà finanziata. Un terzo elemento qualificante è quello di generare risorse e opportunità ; questo binomio sottolinea come spesso l azione vada oltre la pura erogazione di un finanziamento, estendendosi ad attività quali: la consulenza, l accompagnamento nella progettazione, la creazione di reti territoriali, la formazione, ecc.. In questa categoria sono riconducibili molte delle esperienze italiane e internazionali di finanziamento al terzo settore (o settore non profit), nonché gli interventi di microcredito e/o di microfinanza in paesi in via di sviluppo o in altri contesti di marginalità socio-economica (un esempio è offerto dal recente premio Nobel per la Pace M. Yunus e dalla sua Grameen Bank). Nonostante la tradizione italiana sia particolarmente significativa soprattutto per questa ultima forma di finanziamento (community investing), in tempi più recenti si stanno affermando anche le prime due strategie di intervento, aprendo nuove ed interessanti prospettive per i mercati finanziari e per tutti gli investitori socialmente responsabili. Le motivazioni che spingono verso tale investimento sono prevalentemente legate alla possibilità di utilizzare i diritti derivanti dalla proprietà di un titolo per interagire con una società con performance etiche e ambientali non conformi alle attese degli investitori. 1 COWTON C. J., (1999), Accounting and financial ethics: from margin to mainstream?, Business Ethics: A European Review, Vol. 8 n. 2, pag. 60. Sul tema degli investitori socialmente responsabili si segnala una recente monografia dell autrice dal titolo Gli investitori etici: implicazioni aziendali. Problemi e Prospettive, edita da Giuffrè (2006). 2 Tra i più frequenti criteri di selezione (o screen) negativi utilizzati dagli investitori etici si segnalano: armi e forniture militari, tabacco, pornografia, energia nucleare, speculazioni e gioco d azzardo, violazione delle convenzioni ILO in materia di lavoro e/o dei diritti umani, lavoro minorile, alcool, produzioni ad alto impatto ambientale, ecc. Mentre tra i settori promossi si menzionano l agricoltura biologica, la ricerca di fonti energetiche alternative, lo sviluppo di politiche di gestione a basso impatto ambientale, ecc. 3 L engagement può considerarsi come un alternativa allo screening oppure come un suo completamento. 4 SOCIAL INVESTMENT FORUM, (2001), 2001 Report on Socially Responsible Investing Trends in the United States, SIF Industry Research Program, 28 Novembre 2001, pag Per una panoramica sulle diverse modalità di intervento vedasi VIGANÒ L., (2001), La banca etica. Esperienze in Italia e all estero, strategie e innovazione nelle scelte operative, Bancaria Editrice, Roma. OSSERVATORIO BRESCIANO PER LA GLOBALIZZAZIONE Direttore Responsabile: ALESSANDRO GATTINONI Editore Istituto Internazionale per lo Sviluppo Sostenibile Segreteria di redazione: Via Orzinuovi Brescia - Tel Fax segreteria@wtcbrescia.it Stampa: Tip. Mario Squassina - Brescia - Via Lippi 6 Stampato su carta ecologica sbiancata senza cloro Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 46 del 3 novembre 2004 L'Osservatorio Bresciano per la Globalizzazione non si assume alcuna responsabilità circa l'originalità ed il contenuto dei singoli articoli firmati ivi pubblicati, né per le conseguenze derivanti dall'utilizzo delle informazioni da essi desunte. 20 SETTEMBRE 2007

CAPITOLO 11 Innovazione cam i amen o

CAPITOLO 11 Innovazione cam i amen o CAPITOLO 11 Innovazione e cambiamento Agenda Ruolo strategico del cambiamento Cambiamento efficace Cambiamento tecnologico Cambiamento di prodotti e servizi i Cambiamento strategico e strutturale Cambiamento

Dettagli

LA RESPONSABILITÀ SOCIALE DELLE IMPRESE CORPORATE SOCIAL RESPONSABILITY

LA RESPONSABILITÀ SOCIALE DELLE IMPRESE CORPORATE SOCIAL RESPONSABILITY Attenzione: la Guida che state stampando è aggiornata al 10/10/2007. I file allegati con estensione.doc,.xls,.pdf,.rtf, etc. non verranno stampati automaticamente; per averne copia cartacea è necessario

Dettagli

La repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata.

La repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. Cooperativa è... COOPERATIVA è... Art. 45 della Costituzione Italiana La repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge

Dettagli

L esperienza del Rapporto Annuale Integrato

L esperienza del Rapporto Annuale Integrato L esperienza del Rapporto Annuale Integrato Angelo Bettinzoli Amministratore Delegato Sabaf S.p.A. Roma, 24 ottobre 2006 Chi è Sabaf Sabaf è il principale produttore mondiale di componenti per apparecchi

Dettagli

Milano, 9 novembre 2013. Vincenzo Saturni

Milano, 9 novembre 2013. Vincenzo Saturni Milano, 9 novembre 2013 Vincenzo Saturni 1 La carta etica: perché e per chi? Avis opera da 86 anni per diffondere una cultura solidale tra i cittadini su tutto il territorio nazionale. E sin dal momento

Dettagli

IL MANAGER COACH: MODA O REQUISITO DI EFFICACIA. Nelle organizzazioni la gestione e lo sviluppo dei collaboratori hanno una importanza fondamentale.

IL MANAGER COACH: MODA O REQUISITO DI EFFICACIA. Nelle organizzazioni la gestione e lo sviluppo dei collaboratori hanno una importanza fondamentale. IL MANAGER COACH: MODA O REQUISITO DI EFFICACIA Nelle organizzazioni la gestione e lo sviluppo dei collaboratori hanno una importanza fondamentale. Gestione e sviluppo richiedono oggi comportamenti diversi

Dettagli

I modelli di qualità come spinta allo sviluppo

I modelli di qualità come spinta allo sviluppo I modelli di qualità come spinta allo sviluppo Paolo Citti Ordinario Università degli studi di Firenze Presidente Accademia Italiana del Sei Sigma 2005 1 Si legge oggi sui giornali che l azienda Italia

Dettagli

PROGETTO CITTADINANZA E COSTITUZIONE

PROGETTO CITTADINANZA E COSTITUZIONE PROGETTO CITTADINANZA E COSTITUZIONE SICUREZZA E RISPETTO DELLE REGOLE FINALITA e OBIETTIVI DEL PROGETTO Le direttive comunitarie in tema di salute e sicurezza sul luogo di lavoro sottolineano la necessità

Dettagli

COMUNE DI PERUGIA AREA DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE ALTE PROFESSIONALITA

COMUNE DI PERUGIA AREA DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE ALTE PROFESSIONALITA COMUNE DI PERUGIA AREA DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE ALTE PROFESSIONALITA METODOLOGIA DI VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE Approvato con atto G.C. n. 492 del 07.12.2011 1

Dettagli

ANTONELLA LAVAGNINO COMUNICAZIONE & MARKETING

ANTONELLA LAVAGNINO COMUNICAZIONE & MARKETING ANTONELLA LAVAGNINO COMUNICAZIONE & MARKETING CREARE OPPORTUNITÀ PER COMPETERE Oggi le imprese di qualsiasi settore e dimensione devono saper affrontare, singolarmente o in rete, sfide impegnative sia

Dettagli

Il Ministero dello Sviluppo Economico Il Ministro dello Sviluppo Economico

Il Ministero dello Sviluppo Economico Il Ministro dello Sviluppo Economico Il Ministero dello Sviluppo Economico Il Ministro dello Sviluppo Economico L Associazione Bancaria Italiana (ABI) Il Presidente dell ABI La CONFINDUSTRIA Il Presidente di CONFINDUSTRIA La Conferenza dei

Dettagli

Il modello veneto di Bilancio Sociale Avis

Il modello veneto di Bilancio Sociale Avis Il modello veneto di Bilancio Sociale Avis Le organizzazioni di volontariato ritengono essenziale la legalità e la trasparenza in tutta la loro attività e particolarmente nella raccolta e nell uso corretto

Dettagli

QUESTIONARIO 3: MATURITA ORGANIZZATIVA

QUESTIONARIO 3: MATURITA ORGANIZZATIVA QUESTIONARIO 3: MATURITA ORGANIZZATIVA Caratteristiche generali 0 I R M 1 Leadership e coerenza degli obiettivi 2. Orientamento ai risultati I manager elaborano e formulano una chiara mission. Es.: I manager

Dettagli

Project Cycle Management La programmazione della fase di progettazione esecutiva. La condivisione dell idea progettuale.

Project Cycle Management La programmazione della fase di progettazione esecutiva. La condivisione dell idea progettuale. Project Cycle Management La programmazione della fase di progettazione esecutiva. La condivisione dell idea progettuale. Il presente materiale didattico costituisce parte integrante del percorso formativo

Dettagli

Progetto Atipico. Partners

Progetto Atipico. Partners Progetto Atipico Partners Imprese Arancia-ICT Arancia-ICT è una giovane società che nasce nel 2007 grazie ad un gruppo di professionisti che ha voluto capitalizzare le competenze multidisciplinari acquisite

Dettagli

Capitale Intangibile. Le Le Competenze e l Esperienza al al Servizio del Fare. LA MULTICOMPETENZA del Gruppo dirigenti Fiat

Capitale Intangibile. Le Le Competenze e l Esperienza al al Servizio del Fare. LA MULTICOMPETENZA del Gruppo dirigenti Fiat Capitale Intangibile Le Le Competenze e l Esperienza al al Servizio del Fare LA MULTICOMPETENZA del Gruppo dirigenti Fiat 1 Introduzione L Impresa deve affrontare sfide sempre più complesse e spesso l

Dettagli

LA FORMULA. TERZA PARTE: DOVE TROVARLI Indirizzi e recapiti per viaggiare sicuri. I QUADERNI SI ARTICOLANO IN TRE PARTI:

LA FORMULA. TERZA PARTE: DOVE TROVARLI Indirizzi e recapiti per viaggiare sicuri. I QUADERNI SI ARTICOLANO IN TRE PARTI: LA FORMULA PROFILO EDITORIALE: La collana de I Quaderni della Comunicazione nasce come una guida mensile rivolta alle Aziende per aiutarle a orientarsi nei diversi meandri della comunicazione commerciale.

Dettagli

A.I.N.I. Associazione Imprenditoriale della Nazionalità Italiana Udruga Poduzetnika Talijanske Narodnosti

A.I.N.I. Associazione Imprenditoriale della Nazionalità Italiana Udruga Poduzetnika Talijanske Narodnosti L AINI ( ) è un Associazione di artigiani e di piccole e medie imprese appartenenti ai diversi settori merceologici i cui proprietari sono appartenenti alla Comunità Nazionale Italiana in Croazia (CNI),

Dettagli

SERVE ANCORA AVERE UN SISTEMA DI QUALITÀ CERTIFICATO?

SERVE ANCORA AVERE UN SISTEMA DI QUALITÀ CERTIFICATO? LA NUOVA ISO 9001 : 2008 SERVE ANCORA AVERE NEL 2009 UN SISTEMA DI QUALITÀ CERTIFICATO? Paolo Citti Ordinario Università degli Studi di Firenze Presidente AICQ Tosco Ligure 1 Si legge oggi sui giornali

Dettagli

organizzazioni di volontariato

organizzazioni di volontariato Il bilancio sociale per le organizzazioni di volontariato Modena, 1 Ottobre 2009 Bilancio sociale Cosa ci viene in mente? Rendere conto Perché fare un bilancio? La relazione di fiducia Ti dico chiaramente

Dettagli

L esperienza dell Università di Bologna

L esperienza dell Università di Bologna PON GOVERNANCE E AZIONI DI SISTEMA ASSE E Capacità Istituzionale Obiettivo specifico 5.1 Performance PA Linea 2 WEBINAR Ciclo delle Performance nelle Università: La programmazione della formazione e il

Dettagli

BILANCIARSI - Formazione e Consulenza per la legalità e la sostenibilità delle Organizzazioni

BILANCIARSI - Formazione e Consulenza per la legalità e la sostenibilità delle Organizzazioni INTRODUZIONE BilanciaRSI è una società di formazione e consulenza specializzata nei temi della Legalità, della Sostenibilità, della Responsabilità d Impresa e degli Asset Intangibili. Da più di 10 anni

Dettagli

LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE PER UNA FORZA VENDITA VINCENTE

LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE PER UNA FORZA VENDITA VINCENTE LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE PER UNA FORZA VENDITA VINCENTE Non c è mai una seconda occasione per dare una prima impressione 1. Lo scenario Oggi mantenere le proprie posizioni o aumentare le quote di mercato

Dettagli

Alpiq EcoServices Con sicurezza verso l obiettivo energetico.

Alpiq EcoServices Con sicurezza verso l obiettivo energetico. Alpiq EcoServices Con sicurezza verso l obiettivo energetico. Assumersi responsabilità. Con provvedimenti energeticamente efficienti. L efficienza energetica è una strategia efficace per la protezione

Dettagli

RETI D IMPRESA. Un alternativa a società e consorzi per integrare e valorizzare in modo innovativo la propria individualità e le proprie competenze

RETI D IMPRESA. Un alternativa a società e consorzi per integrare e valorizzare in modo innovativo la propria individualità e le proprie competenze 110 BUSINESS & IMPRESE Maurizio Bottaro Maurizio Bottaro è family business consultant di Weissman Italia RETI D IMPRESA Un alternativa a società e consorzi per integrare e valorizzare in modo innovativo

Dettagli

COMUNE DI RAVENNA GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI)

COMUNE DI RAVENNA GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI) COMUNE DI RAVENNA Il sistema di valutazione delle posizioni del personale dirigente GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI) Ravenna, Settembre 2004 SCHEMA DI SINTESI PER LA

Dettagli

Associazione Italiana Corporate & Investment Banking. Presentazione Ricerca. Il risk management nelle imprese italiane

Associazione Italiana Corporate & Investment Banking. Presentazione Ricerca. Il risk management nelle imprese italiane Associazione Italiana Corporate & Investment Banking 02.36531506 www.aicib.it aicib@unicatt.it Presentazione Ricerca Il risk management nelle imprese italiane AICIB Associazione Italiana Corporate & Investment

Dettagli

S i s t e m a d i v a l u t a z i o n e d e l l e p r e s t a z i o n i d e i d i p e n d e n t i

S i s t e m a d i v a l u t a z i o n e d e l l e p r e s t a z i o n i d e i d i p e n d e n t i S i s t e m a d i v a l u t a z i o n e d e l l e p r e s t a z i o n i d e i d i p e n d e n t i P r o d o t t o d a A l b e r t o P a o l i n i G r o s s e t o P a r c h e g g i s r l V e n g o n o p

Dettagli

CHI SIAMO. BeOn è una società di consulenza italiana ad alta specializzazione in ambito di valutazione, sviluppo e formazione delle risorse umane.

CHI SIAMO. BeOn è una società di consulenza italiana ad alta specializzazione in ambito di valutazione, sviluppo e formazione delle risorse umane. www.beon-dp.com Operiamo in ambito di: Sviluppo Assessment e development Center Valutazione e feedback a 360 Formazione Coaching CHI SIAMO BeOn è una società di consulenza italiana ad alta specializzazione

Dettagli

una forza creativa si fonda anche sulla capacit di condividere valori e traguardi.

una forza creativa si fonda anche sulla capacit di condividere valori e traguardi. la forza di un idea una forza creativa si fonda anche sulla capacit di condividere valori e traguardi. una forza creativa Comer Group, da gruppo di aziende operanti nel settore della trasmissione di potenza,

Dettagli

Manifesto TIDE per un Educazione allo Sviluppo accessibile

Manifesto TIDE per un Educazione allo Sviluppo accessibile Manifesto TIDE per un Educazione allo Sviluppo accessibile Pagina 2 Contenuto Il progetto TIDE...4 Il manifesto TIDE...6 La nostra Dichiarazione...8 Conclusioni...12 Pagina 3 Il progetto TIDE Verso un

Dettagli

2 PRINCIPI E VALORI CAP. 2.0 PRINCIPI E VALORI 2.1 SCOPO 2.2 PRINCIPI. 2.2.1 Inclusività

2 PRINCIPI E VALORI CAP. 2.0 PRINCIPI E VALORI 2.1 SCOPO 2.2 PRINCIPI. 2.2.1 Inclusività Pag. 24 / 69 2 2.1 SCOPO Formalizzare e rendere noti a tutte le parti interessate, i valori ed i principi che ispirano il modello EcoFesta Puglia a partire dalla sua ideazione. 2.2 PRINCIPI Il sistema

Dettagli

STORE MANAGER.. LE COMPETENZE CARATTERISTICHE E I BISOGNI DI FORMAZIONE

STORE MANAGER.. LE COMPETENZE CARATTERISTICHE E I BISOGNI DI FORMAZIONE STORE MANAGER.. LE COMPETENZE CARATTERISTICHE E I BISOGNI DI FORMAZIONE 1 Indice 1. Premessa 2. Obiettivo 3. Le competenze del profilo ideale Competenze 3.1. Età ed esperienza 3.2. Le reali competenze

Dettagli

CHI SIAMO. Viale Assunta 37 20063 Cernusco s/n Milano 02-92107970 info@cimscarl.it

CHI SIAMO. Viale Assunta 37 20063 Cernusco s/n Milano 02-92107970 info@cimscarl.it CHI SIAMO C.I.M. non è un comune consorzio ma una società consortile creata dopo approfonditi studi ed esperienze maturate da un gruppo di specialisti in grado di operare in molte aree geografiche del

Dettagli

Che volontari cerchiamo? Daniela Caretto Lecce, 27-28 aprile

Che volontari cerchiamo? Daniela Caretto Lecce, 27-28 aprile Che volontari cerchiamo? Daniela Caretto Lecce, 27-28 aprile Premessa All arrivo di un nuovo volontario l intero sistema dell associazione viene in qualche modo toccato. Le relazioni si strutturano diversamente

Dettagli

16 Rapporto Nazionale sulla Formazione Indagine su Comuni e Province. Nicoletta Bevilacqua Responsabile Ufficio Monitoraggio e ricerca FormezPA

16 Rapporto Nazionale sulla Formazione Indagine su Comuni e Province. Nicoletta Bevilacqua Responsabile Ufficio Monitoraggio e ricerca FormezPA 16 Rapporto Nazionale sulla Formazione Indagine su Comuni e Province Nicoletta Bevilacqua Responsabile Ufficio Monitoraggio e ricerca FormezPA Obiettivi della presentazione Illustrare i principali risultati

Dettagli

LA FORMULA. TERZA PARTE: DOVE TROVARLI Indirizzi e recapiti per viaggiare sicuri. I QUADERNI SI ARTICOLANO IN TRE PARTI:

LA FORMULA. TERZA PARTE: DOVE TROVARLI Indirizzi e recapiti per viaggiare sicuri. I QUADERNI SI ARTICOLANO IN TRE PARTI: LA FORMULA PROFILO EDITORIALE: La collana de I Quaderni della Comunicazione nasce come una guida mensile rivolta alle Aziende per aiutarle a orientarsi nei diversi meandri della comunicazione commerciale.

Dettagli

Verso l autonomia I nostri servizi per le organizzazioni non profit

Verso l autonomia I nostri servizi per le organizzazioni non profit Verso l autonomia I nostri servizi per le organizzazioni non profit gennaio 13, Milano Il vostro bisogno, la nostra proposta L economia italiana attraversa una fase di generale difficoltà, all interno

Dettagli

Corso di Valutazione Economica dei Progetti e dei Piani. Marta Berni AA. 2006-2007

Corso di Valutazione Economica dei Progetti e dei Piani. Marta Berni AA. 2006-2007 Corso di Valutazione Economica dei Progetti e dei Piani AA. 2006-2007 PIANO e PIANIFICAZIONE 3 Pianificazione È il Processo con il quale un individuo, una impresa, una istituzione, una collettività territoriale

Dettagli

Responsabilità Sociale d Impresa

Responsabilità Sociale d Impresa Responsabilità Sociale d Impresa Sessione Formativa Modulo 1 1 CSR La competitività dell impresa è molto condizionata dalla capacità di dare al mercato un immagine di eccellenza. Un buon esempio di comunicazione

Dettagli

Il sistema di gestione delle competenze A cura di Michele Valerio Consulente di Direzione e Organizzazione Aziendale Partner di Eupragma srl L approccio Prestazioni attese: OBIETTIVI Mission Vision Valori

Dettagli

INTERVENTO LE AZIONI DI SISTEMA TRA CAPACITY BUILDING E COOPERAZIONE A RETE (ROMA, 10 MAGGIO 2006)

INTERVENTO LE AZIONI DI SISTEMA TRA CAPACITY BUILDING E COOPERAZIONE A RETE (ROMA, 10 MAGGIO 2006) INTERVENTO LE AZIONI DI SISTEMA TRA CAPACITY BUILDING E COOPERAZIONE A RETE (ROMA, 10 MAGGIO 2006) Siamo nell ultimo anno di programmazione, per cui è normale fare un bilancio dell attività svolta e dell

Dettagli

Il percorso partecipativo del Piano di Adattamento della città di Bologna

Il percorso partecipativo del Piano di Adattamento della città di Bologna Il percorso partecipativo del Piano di Adattamento della città di Bologna INTRODUZIONE Il percorso partecipativo ha avuto l obiettivo di sviluppare un confronto fra i diversi stakeholder sulle proposte

Dettagli

MODELLO ORGANIZZATIVO REGIONALE PER LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO.

MODELLO ORGANIZZATIVO REGIONALE PER LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO. ALLEGATO A MODELLO ORGANIZZATIVO REGIONALE PER LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO. il sistema organizzativo che governa le modalità di erogazione delle cure non è ancora rivolto al controllo in modo sistemico

Dettagli

PARTNER DI PROGETTO. Università degli Studi di Palermo Dipartimento di Ingegneria Industriale

PARTNER DI PROGETTO. Università degli Studi di Palermo Dipartimento di Ingegneria Industriale PARTNER DI PROGETTO Il raggruppamento dei soggetti attuatori è altamente qualificato. Da una parte, la presenza di quattro aziende del settore ICT garantirà, ognuna per le proprie aree di competenza, un

Dettagli

NUOVI APPROCCI PER UN MANAGER ALLENATORE : IL PROCESSO DI COACHING

NUOVI APPROCCI PER UN MANAGER ALLENATORE : IL PROCESSO DI COACHING gno Inserto di Missione Impresa dedicato allo sviluppo pratico di progetti finalizzati ad aumentare la competitività delle imprese. NUOVI APPROCCI PER UN MANAGER ALLENATORE : IL PROCESSO DI COACHING COSA

Dettagli

Alla c.a. Sindaco/Presidente Segretario Generale Dirigente competente

Alla c.a. Sindaco/Presidente Segretario Generale Dirigente competente Alla c.a. Sindaco/Presidente Segretario Generale Dirigente competente Controllo di Gestione e Misurazione delle Performance: l integrazione delle competenze, la valorizzazione delle differenze e la tecnologia

Dettagli

IL MARKETING E QUELLA FUNZIONE D IMPRESA CHE:

IL MARKETING E QUELLA FUNZIONE D IMPRESA CHE: IL MARKETING E QUELLA FUNZIONE D IMPRESA CHE:! definisce i bisogni e i desideri insoddisfatti! ne definisce l ampiezza! determina quali mercati obiettivo l impresa può meglio servire! definisce i prodotti

Dettagli

La quotazione delle PMI su AIM Italia e gli investitori istituzionali nel capitale. Bologna 31 marzo 2015

La quotazione delle PMI su AIM Italia e gli investitori istituzionali nel capitale. Bologna 31 marzo 2015 1 La quotazione delle PMI su AIM Italia e gli investitori istituzionali nel capitale Bologna 1 marzo 2015 2 L'AIM Italia (Alternative Investment Market) è il mercato di Borsa Italiana dedicato alle piccole

Dettagli

Sistemi di misurazione e valutazione delle performance

Sistemi di misurazione e valutazione delle performance Sistemi di misurazione e valutazione delle performance 1 SVILUPPO DELL'INTERVENTO Cos è la misurazione e valutazione delle performance e a cosa serve? Efficienza Efficacia Outcome Requisiti minimi Indicatori

Dettagli

PROGETTO INCREASING EUROPEAN CITIZENSHIP ICE (MIGLIORARE LA CITTADINANZA EUROPEA)

PROGETTO INCREASING EUROPEAN CITIZENSHIP ICE (MIGLIORARE LA CITTADINANZA EUROPEA) Cilap eapn Italia PROGETTO INCREASING EUROPEAN CITIZENSHIP ICE (MIGLIORARE LA CITTADINANZA EUROPEA) PROGRAMMA LIFELONG LEARNING GRUNDTVIG 2012 PARTENARIATO DI APPRENDIMENTO (No. 2012-1-IT2_GRU06_37625_1)

Dettagli

FILIPPO MARIA CAILOTTO SOLDI DAGLI SPONSOR

FILIPPO MARIA CAILOTTO SOLDI DAGLI SPONSOR FILIPPO MARIA CAILOTTO SOLDI DAGLI SPONSOR Strategie di Marketing e Segreti per Negoziare con Successo le Sponsorizzazioni per i Tuoi Eventi 2 Titolo SOLDI DAGLI SPONSOR Autore Filippo Maria Cailotto Editore

Dettagli

Mercoledì degli Associati. Opportunità di business per le Aziende UCIF. Milano, 20 novembre 2013. Federata

Mercoledì degli Associati. Opportunità di business per le Aziende UCIF. Milano, 20 novembre 2013. Federata Mercoledì degli Associati Opportunità di business per le Aziende UCIF Milano, 20 novembre 2013 Federata Nascita del progetto UCIF rappresenta da 40 anni il settore italiano della Finitura, tramite i relativi

Dettagli

CRITICITA, PRIORITA E PUNTI DI FORZA NELL AVVIO DELLA GESTIONE ASSOCIATA DEL PERSONALE a cura di Andrea Pellegrino

CRITICITA, PRIORITA E PUNTI DI FORZA NELL AVVIO DELLA GESTIONE ASSOCIATA DEL PERSONALE a cura di Andrea Pellegrino CRITICITA, PRIORITA E PUNTI DI FORZA NELL AVVIO DELLA GESTIONE ASSOCIATA DEL PERSONALE a cura di Andrea Pellegrino In un contesto normativo e sociale caratterizzato da una costante evoluzione, al Comune,

Dettagli

Norme per l organizzazione - ISO serie 9000

Norme per l organizzazione - ISO serie 9000 Norme per l organizzazione - ISO serie 9000 Le norme cosiddette organizzative definiscono le caratteristiche ed i requisiti che sono stati definiti come necessari e qualificanti per le organizzazioni al

Dettagli

MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6

MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6 MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6 INDICE GESTIONE DELLE RISORSE Messa a disposizione delle risorse Competenza, consapevolezza, addestramento Infrastrutture Ambiente di lavoro MANUALE DELLA QUALITÀ Pag.

Dettagli

La CSR in Italia. Alcune tendenze in atto

La CSR in Italia. Alcune tendenze in atto La CSR in Italia. Alcune tendenze in atto Sodalitas Social Solution www.sodalitas.socialsolution.it Sodalitas Social Solution è l Osservatorio on line sulla Responsabilità e la Sostenibilità delle Aziende,

Dettagli

NUMANI PER CHI AMA DISTINGUERSI

NUMANI PER CHI AMA DISTINGUERSI NUMANI PER CHI AMA DISTINGUERSI NuMani è una realtà e nasce dall unione d esperienza di persone che da 11 anni si occupano a tempo pieno dell applicazione e decorazione unghie con l ambiziosa idea delle

Dettagli

I GRUPPI TRANSFRONTALIERI.

I GRUPPI TRANSFRONTALIERI. I GRUPPI TRANSFRONTALIERI. 1. Premessa. Per effetto della globalizzazione dei mercati è sempre più frequente la creazione di gruppi transfrontalieri, di gruppi cioè in cui le diverse imprese sono localizzate

Dettagli

Città di Montalto Uffugo (Provincia di Cosenza) SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE

Città di Montalto Uffugo (Provincia di Cosenza) SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE Città di Montalto Uffugo (Provincia di Cosenza) SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE Allegato Delibera Giunta Comunale n. 110 del 19 maggio 2014 1) Caratteristiche generali del sistema

Dettagli

L ALTRA PA. STRATEGIE DI INNOVAZIONE PER LA QUALITA NELL ENTE LOCALE

L ALTRA PA. STRATEGIE DI INNOVAZIONE PER LA QUALITA NELL ENTE LOCALE Convegno L ALTRA PA. STRATEGIE DI INNOVAZIONE PER LA QUALITA NELL ENTE LOCALE Catania, 5 dicembre 2002 SINTESI INTERVENTO DR. GAETANO SCOGNAMIGLIO Corporate Governance tradotto letteralmente significa

Dettagli

Consulenza e formazione dal 1967

Consulenza e formazione dal 1967 Consulenza e formazione dal 1967 PROFILO SOCIETARIO CIAgroup è un azienda che da 40 anni opera nella consulenza e formazione manageriale e tecnica. La sua strategia è fare squadra con i clienti e diventare

Dettagli

LE RAGIONI STRATEGICHE DI UNA SCELTA

LE RAGIONI STRATEGICHE DI UNA SCELTA vision guide line 6 LE RAGIONI STRATEGICHE DI UNA SCELTA QUANDO SI PARLA DI UN MERCATO COMPLESSO COME QUELLO DELL EDILIZIA E SI DEVE SCEGLIERE UN PARTNER CON CUI CONDIVIDERE L ATTIVITÀ SUL MERCATO, È MOLTO

Dettagli

Comune di San Martino Buon Albergo

Comune di San Martino Buon Albergo Comune di San Martino Buon Albergo Provincia di Verona - C.A.P. 37036 SISTEMA DI VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI DIRIGENZIALI Approvato dalla Giunta Comunale il 31.07.2012 INDICE PREMESSA A) LA VALUTAZIONE

Dettagli

Diventa fondamentale che si verifichi una vera e propria rivoluzione copernicana, al fine di porre al centro il cliente e la sua piena soddisfazione.

Diventa fondamentale che si verifichi una vera e propria rivoluzione copernicana, al fine di porre al centro il cliente e la sua piena soddisfazione. ISO 9001 Con la sigla ISO 9001 si intende lo standard di riferimento internazionalmente riconosciuto per la Gestione della Qualità, che rappresenta quindi un precetto universale applicabile all interno

Dettagli

OSSERVATORIO ECO-MEDIA

OSSERVATORIO ECO-MEDIA OSSERVATORIO ECO-MEDIA Indice Scenario Istituzione e Missione Organizzazione Attività Ricerca teorica Monitoraggio Divulgazione e promozione Iniziative editoriali Credits Scenario I temi dell ambiente

Dettagli

Policy La sostenibilità

Policy La sostenibilità Policy La sostenibilità Approvato dal Consiglio di Amministrazione di eni spa il 27 aprile 2011. 1. Il modello di sostenibilità di eni 3 2. La relazione con gli Stakeholder 4 3. I Diritti Umani 5 4. La

Dettagli

Risultati dell indagine sul benessere dei dipendenti 2014

Risultati dell indagine sul benessere dei dipendenti 2014 Risultati dell indagine sul benessere dei dipendenti 2014 (art. 14 comma 5 - d.lgs 150/2009) sintesi dati Generali, per Area e tipologia di dipendente Le Amministrazioni pubbliche, nella prospettiva di

Dettagli

La Dichiarazione di Verona sugli investimenti in salute (The Verona Declaration on Investment for Healt)

La Dichiarazione di Verona sugli investimenti in salute (The Verona Declaration on Investment for Healt) SCHEDA 8 La Dichiarazione di Verona sugli investimenti in salute (The Verona Declaration on Investment for Healt) Verona, Italia, 5-9 luglio 2000 LA SFIDA DI VERONA Investire in salute significa promuoverne

Dettagli

M U L T I F A M I L Y O F F I C E

M U L T I F A M I L Y O F F I C E MULTI FAMILY OFFICE Un obiettivo senza pianificazione è solamente un desiderio (Antoine de Saint-Exupéry) CHI SIAMO MVC & Partners è una società che offre servizi di Multi Family Office a Clienti dalle

Dettagli

Regolamento Approvato dal Consiglio di Amministrazione del CSI-Piemonte il 16 luglio 2007

Regolamento Approvato dal Consiglio di Amministrazione del CSI-Piemonte il 16 luglio 2007 Regolamento Approvato dal Consiglio di Amministrazione del CSI-Piemonte il 16 luglio 2007 REGOLAMENTO CENTRO ON LINE STORIA E CULTURA DELL INDUSTRIA: IL NORD OVEST DAL 1850 ARTICOLO 1 Obiettivi e finalità

Dettagli

LE COMPETENZE CHE VALGONO UN LAVORO LE INDICAZIONI FORNITE DALLE IMPRESE ATTRAVERSO IL SISTEMA INFORMATIVO EXCELSIOR

LE COMPETENZE CHE VALGONO UN LAVORO LE INDICAZIONI FORNITE DALLE IMPRESE ATTRAVERSO IL SISTEMA INFORMATIVO EXCELSIOR Le sfide all'orizzonte 2020 e la domanda di competenze delle imprese LE COMPETENZE CHE VALGONO UN LAVORO LE INDICAZIONI FORNITE DALLE IMPRESE ATTRAVERSO IL SISTEMA INFORMATIVO EXCELSIOR Domenico Mauriello

Dettagli

Innovazioni nella programmazione 2014-2020 e valutazione ex ante. Paola Casavola DPS UVAL 11 luglio 2013

Innovazioni nella programmazione 2014-2020 e valutazione ex ante. Paola Casavola DPS UVAL 11 luglio 2013 Innovazioni nella programmazione 2014-2020 e valutazione ex ante Paola Casavola DPS UVAL 11 luglio 2013 Perché le innovazioni nella programmazione sono molto rilevanti per la valutazione ex ante e la VAS?

Dettagli

Il sistema di misurazione e valutazione della performance di Éupolis Lombardia

Il sistema di misurazione e valutazione della performance di Éupolis Lombardia Il sistema di misurazione e valutazione della performance di Éupolis Lombardia Report a cura del Nucleo di Valutazione delle Prestazioni Dirigenziali Settembre 2014 1 Premessa Il Report Il sistema di misurazione

Dettagli

Chi sono. Progettista di Formazione. Giudice di Gara dal 1972. Giudice di Partenza Nazionale dal 1981

Chi sono. Progettista di Formazione. Giudice di Gara dal 1972. Giudice di Partenza Nazionale dal 1981 Chi sono Francesco lo Basso Molfetta (Ba) Progettista di Formazione Giudice di Gara dal 1972 Giudice di Partenza Nazionale dal 1981 Esperienze specifiche: Tutor Progetto Formazione Giovani Obiettivi Acquisire

Dettagli

E il momento di iniziare: le fondamenta del fundraising

E il momento di iniziare: le fondamenta del fundraising ENGAGEDin propone corsi di formazione per le organizzazioni che vogliono avviare o sviluppare la propria attività di raccolta fondi attraverso la crescita delle proprie competenze, la discussione di casi

Dettagli

EMERGENZA LAVORO E MICROCREDITO

EMERGENZA LAVORO E MICROCREDITO EMERGENZA LAVORO E MICROCREDITO il LAVORO: la più grande emergenza del nostro tempo!!! Parte 2, Allegati PROGETTO DISTRETTUALE 2060 A.R. 2014-2015, 2015-2016, 2016-2017 Allegati 1. Il microcredito nel

Dettagli

Le politiche di modernizzazione per un amministrazione pubblica di qualità

Le politiche di modernizzazione per un amministrazione pubblica di qualità Le politiche di modernizzazione per un amministrazione pubblica di qualità Pia Marconi Direttore generale Ufficio per il programma di modernizzazione delle PA Dipartimento della Funzione Pubblica 1 Le

Dettagli

La carta dei servizi al cliente

La carta dei servizi al cliente La carta dei servizi al cliente novembre 2013 COS E LA CARTA DEI SERVIZI La Carta dei Servizi dell ICE Agenzia si ispira alle direttive nazionali ed europee in tema di qualità dei servizi e rappresenta

Dettagli

Dentro l azienda, per l azienda.

Dentro l azienda, per l azienda. Dentro l azienda, per l azienda. Chi è Empeiria Network di professionisti di consolidata esperienza manageriale Dotati di elevate competenze multidisciplinari in settori diversificati, sono in grado di

Dettagli

IL NUOVO INDIRIZZO AMMINISTRAZIONE, FINANZA E MARKETING

IL NUOVO INDIRIZZO AMMINISTRAZIONE, FINANZA E MARKETING IL NUOVO INDIRIZZO AMMINISTRAZIONE, FINANZA E MARKETING Itis Galilei di Roma - 4 dicembre 2009 - VI CONFLUISCONO GLI INDIRIZZI PREESISTENTI: ISTITUTI TECNICI COMMERCIALI Ragioniere e perito commerciale

Dettagli

LE NUOVE POLITICHE PER L INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE I MPRESE NELLA PROSPETTIVA DELLA PROGRAMMAZIONE 2014-2020

LE NUOVE POLITICHE PER L INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE I MPRESE NELLA PROSPETTIVA DELLA PROGRAMMAZIONE 2014-2020 LE NUOVE POLITICHE PER L INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE I MPRESE NELLA PROSPETTIVA DELLA PROGRAMMAZIONE 2014-2020 \ OBIETTIVI TEMATICI (art.9 Reg.Generale) Interventi attivabili nel periodo 2014-2020 Grado

Dettagli

CODICE DI COMPORTAMENTO DELLA GALBUSERA ASSICURAZIONI S.A.S.

CODICE DI COMPORTAMENTO DELLA GALBUSERA ASSICURAZIONI S.A.S. CODICE DI COMPORTAMENTO DELLA GALBUSERA ASSICURAZIONI S.A.S. E DEI PROPRI COLLABORATORI 1. CODICE DI COMPORTAMENTO DELLA GALBUSERA ASSICURAZIONI s.a.s. VERSO IL CLIENTE 2. CODICE DI COMPORTAMENTO DELLA

Dettagli

Bandi 2015 ARTE E CULTURA. Protagonismo culturale dei cittadini. www.fondazionecariplo.it

Bandi 2015 ARTE E CULTURA. Protagonismo culturale dei cittadini. www.fondazionecariplo.it Bandi 2015 ARTE E CULTURA Protagonismo culturale dei cittadini BENESSERE COMUNITÀ www.fondazionecariplo.it BANDI 2015 1 Bando senza scadenza Protagonismo culturale dei cittadini Il problema La partecipazione

Dettagli

Imprenditorialità e Innovazione per l Internazionalizzazione delle PMI

Imprenditorialità e Innovazione per l Internazionalizzazione delle PMI Corso di Alta Formazione Imprenditorialità e Innovazione per l Internazionalizzazione delle PMI Evento Finale 25 marzo 2013 -Bergamo Palazzo dei Contratti e delle Manifestazioni BERGAMO SVILUPPO AZIENDA

Dettagli

La shared mobility, nuova frontiera della mobilità urbana: le prospettive per l area metropolitana di Roma

La shared mobility, nuova frontiera della mobilità urbana: le prospettive per l area metropolitana di Roma La shared mobility, nuova frontiera della mobilità urbana: le prospettive per l area metropolitana di Roma OBIETTIVI Da qualche anno a questa parte, le soluzioni di trasporto condivise stanno conoscendo

Dettagli

DLM Partners making people make the difference

DLM Partners making people make the difference Milano, 26/05/2016 VERBALE RIUNIONE ASSOCIATI Ai termini dell art. 20 dell atto costitutivo dell Associazione Professionale, gli associati riuniti in data odierna hanno determinato e stabilito all unanimità

Dettagli

VALeS Valutazione e Sviluppo Scuola

VALeS Valutazione e Sviluppo Scuola Premessa VALeS Valutazione e Sviluppo Scuola progetto sperimentale per individuare criteri, strumenti e metodologie per la valutazione delle scuole e dei dirigenti scolastici Le precedenti sperimentazioni

Dettagli

Customer satisfaction quale ruolo nel ciclo di programmazione e controllo

Customer satisfaction quale ruolo nel ciclo di programmazione e controllo Customer satisfaction quale ruolo nel ciclo di programmazione e controllo Hobbes, Locke,Rousseau: Il patto sociale su cui è basato lo Stato moderno implica che i Governi che si succedono soddisfino i bisogni

Dettagli

AGENDA DIGITALE: COSA I COMUNI SI ATTENDONO DALLA SUA ATTUAZIONE E COME I COMUNI POSSONO CONTRIBUIRE ALLA SUA ATTUAZIONE

AGENDA DIGITALE: COSA I COMUNI SI ATTENDONO DALLA SUA ATTUAZIONE E COME I COMUNI POSSONO CONTRIBUIRE ALLA SUA ATTUAZIONE AGENDA DIGITALE: COSA I COMUNI SI ATTENDONO DALLA SUA ATTUAZIONE E COME I COMUNI POSSONO CONTRIBUIRE ALLA SUA ATTUAZIONE Milano, 19 dicembre 2012 1 Premessa L agenda digitale italiana, con le prime misure

Dettagli

La reingegnerizzazione dei processi nella Pubblica Amministrazione

La reingegnerizzazione dei processi nella Pubblica Amministrazione La reingegnerizzazione dei processi nella Pubblica Amministrazione Dott.ssa Teresa Caltabiano Area della Ricerca Catania, 15 luglio 2011 Agenda Il contesto di riferimento Le organizzazioni I processi Il

Dettagli

Scuola di formazione permanente per delegati, dirigenti sindacali e operatori delle relazioni industriali promossa da Cgil, Cisl e Uil del Trentino

Scuola di formazione permanente per delegati, dirigenti sindacali e operatori delle relazioni industriali promossa da Cgil, Cisl e Uil del Trentino Scuola di formazione permanente per delegati, dirigenti sindacali e operatori delle relazioni industriali promossa da Cgil, Cisl e Uil del Trentino Contesto Obiettivi Il buon funzionamento del sistema

Dettagli

ILSISTEMA INTEGRATO DI PRODUZIONE E MANUTENZIONE

ILSISTEMA INTEGRATO DI PRODUZIONE E MANUTENZIONE ILSISTEMA INTEGRATO DI PRODUZIONE E MANUTENZIONE L approccio al processo di manutenzione Per Sistema Integrato di Produzione e Manutenzione si intende un approccio operativo finalizzato al cambiamento

Dettagli

J. Delors NELL EDUCAZIONE UN TESORO. Rapporto all UNESCO della Commissione Internazionale sull Educazione per il XXI secolo

J. Delors NELL EDUCAZIONE UN TESORO. Rapporto all UNESCO della Commissione Internazionale sull Educazione per il XXI secolo J. Delors NELL EDUCAZIONE UN TESORO Rapporto all UNESCO della Commissione Internazionale sull Educazione per il XXI secolo L utopia dell educazione L educazione è un mezzo prezioso e indispensabile che

Dettagli

Social Innovation AROUND Award

Social Innovation AROUND Award Social Innovation AROUND Award Social Innovation Around Award APPuntamento e Premio dell Innovazione Sociale, quest anno alla sua prima edizione, è una iniziativa di SIS Social Innovation Society che con

Dettagli

Metodologie per l identificazione e la qualificazione del rischio nell attività del Collegio Sindacale

Metodologie per l identificazione e la qualificazione del rischio nell attività del Collegio Sindacale Metodologie per l identificazione e la qualificazione del rischio nell attività del Collegio Sindacale Prof. Valter Cantino Università degli Studi di Torino 1 IL RIFERIMENTO ALLA GESTIONE DEL RISCHIO NELLE

Dettagli

Manuale di Gestione Integrata POLITICA AZIENDALE. 4.2 Politica Aziendale 2. Verifica RSGI Approvazione Direzione Emissione RSGI

Manuale di Gestione Integrata POLITICA AZIENDALE. 4.2 Politica Aziendale 2. Verifica RSGI Approvazione Direzione Emissione RSGI Pag.1 di 5 SOMMARIO 4.2 Politica Aziendale 2 Verifica RSGI Approvazione Direzione Emissione RSGI. Pag.2 di 5 4.2 Politica Aziendale La Direzione della FOMET SpA adotta e diffonde ad ogni livello della

Dettagli

L UOMO L ORGANIZZAZIONE

L UOMO L ORGANIZZAZIONE UNITÀ DIDATTICA 1 L UOMO E L ORGANIZZAZIONE A.A 2007 / 2008 1 PREMESSA Per poter applicare con profitto le norme ISO 9000 è necessario disporre di un bagaglio di conoscenze legate all organizzazione aziendale

Dettagli

RUOLO CENTRALE DEL DS NELL ACCOGLIENZA DEGLI ALUNNI DISABILI COME SENSIBILIZZARE E RESPONSABILIZZARE I DIRIGENTI

RUOLO CENTRALE DEL DS NELL ACCOGLIENZA DEGLI ALUNNI DISABILI COME SENSIBILIZZARE E RESPONSABILIZZARE I DIRIGENTI INTEGRAZIONE, ORIENTAMENTO E BUONE PRASSI RUOLO CENTRALE DEL DS NELL ACCOGLIENZA DEGLI ALUNNI DISABILI COME SENSIBILIZZARE E RESPONSABILIZZARE I DIRIGENTI L iscrizione degli alunni con certificazione L.104

Dettagli

L ATI composta da Associazione Nuovi Lavori e BIC Puglia s.c.a.r.l., nell ambito del progetto URLO Una rete per le opportunità, PROMUOVE

L ATI composta da Associazione Nuovi Lavori e BIC Puglia s.c.a.r.l., nell ambito del progetto URLO Una rete per le opportunità, PROMUOVE L ATI composta da Associazione Nuovi Lavori e BIC Puglia s.c.a.r.l., nell ambito del progetto URLO Una rete per le opportunità, PROMUOVE un PROTOCOLLO D INTESA tra CONSIGLIERA PARITÀ PROVINCIALE DONNE

Dettagli