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2 Realizzazione editoriale ANDREA LIVI EDITORE LARGO FALCONI, FERMO TEL FAX ISBN

3 Centro Studi «G. B. Carducci» - Fermo INNOVARE PER CRESCERE una strategia della conoscenza per la Provincia di Fermo a cura di Annalisa Franceschetti e Luca Romanelli

4 ANNALISA FRANCESCHETTI, nata nel 1970, è cresciuta a Montegranaro. Laureata in Scienze Statistiche ed Economiche presso l Università di Bologna, ha una esperienza ultra-decennale nella ricerca statistico-economica e di marketing. Vanta importanti esperienze di lavoro e di studio nazionali ed internazionali: nel 1994 ottiene una borsa di studio della Comunità Europea per la University of California, Davis; nel 1997 frequenta il Cor.C.E. (Corso Post-Universitario in marketing e commercio internazionale) sponsorizzato dall Istituto per il Commercio Estero. Ha lavorato come Research Analyst a Milano presso una primaria società di consulenza nel mercato ICT e come Project Manager a Parigi presso una delle maggiori società di ricerche di mercato al mondo. Dal 2002 si occupa di studi sull economia locale e di progetti per l innovazione nelle PMI per la Camera di Commercio di Macerata. È un associata del Centro Studi G. B. Carducci dal LUCA ROMANELLI ( si è laureato in Scienze Economiche e Bancarie all Università di Siena ed ha conseguito un MBA alla University of Southern California di Los Angeles. Ha iniziato come Consulente di Direzione Aziendale presso la CAST di Milano, dove ha collaborato a diversi studi di stratetegia aziendale e di settore. Successivamente è stato Responsabile Vendite Estero e Marketing per diverse aziende marchigiane nel settore dell arredamento. Nel 2008 ha curato per il Centro Studi G. B. Carducci la pubblicazione Prospettive per lo Sviluppo Socio-Economico della Provincia di Fermo.

5 5 PREFAZIONE Parte da lontano l idea del Centro Studi G. B. Carducci di strutturare un quadro di idee e proposte da sottoporre alla Società Fermana come contributo per lo sviluppo organico della nuova Provincia di Fermo. Qualche anno addietro il Carducci pubblicò una raccolta di testimonianze sulle esperienze passate, sullo stato attuale del Territorio, sulle sue potenzialità e i suoi limiti, insieme a proposte per lo sviluppo economico e socio-culturale del Fermano. Essa costituisce già una fonte preziosa di idee dalle quali però solo in parte e con grande sforzo di sintesi, il lettore attento può trarre un quadro ampio di riferimento su cui poggiare le sue azioni economiche, politiche e sociali future atte a favorire lo sviluppo. Sono seguiti altri studi e pubblicazioni, frutto di un impegno sempre più spinto e culturalmente elevato del Centro Studi. Grazie alla serietà dei fondatori, al loro esempio operativo, alla oggettività dell approccio ai problemi, alle tematiche affrontate e non da ultimo il disinteresse economico personale come valore di base, il G. B. Carducci ha saputo sempre più coinvolgere, motivare e dare spazio adeguato ad altri ed anche giovani professionisti altamente motivati a sviluppare nuovi ed approfonditi studi sul binario già tracciato. I risultati raggiunti sono di notevole spessore ed hanno la potenzialità di promuovere nel tessuto globale della «Società del Fermano», fatto di cittadini, di imprenditori, di operatori culturali e dei servizi, di «lavoratori imprenditori» dipendenti ed autonomi che siano, infine anche, di politici, una «vision» per lo sviluppo globale, armonico, equilibrato della Società e del Territorio. Essa si concretizza in questo lavoro, degno di essere letto ma soprattutto studiato per: le analisi puntuali che mettono a fuoco lo stato della nuova nostra Provincia al momento dell avvio, con i suoi limiti: non pochi e, con le sue potenzialità: notevoli, le indicazioni concrete e realistiche di conoscenze,metodologie,percorsi innovativi atti ad essere intrapresi a livello singolo e/o generale, anche istituzionale, per «guadagnare» un futuro di sviluppo per questo Territorio le considerazioni che esprime, da cui emergono quei «valori» che, se coltivati ciascuno con determinazione e perseveranza, costituiscono il miglior «carburante» per la crescita competitiva micro e macro, singola ed allargata, privata e pubblica del Fermano. Uno dei fattori, quello culturale in particolare, va enucleato e ribadito come da anni sono uso fare nel perseguire una «Innovazione Compatibile» a supporto di imprese piccole, medie e grandi. Il sistema competitivo globale costringe sia i singoli individui che i sistemi organizzativi complessi operanti nei servizi, nelle imprese, nel pubblico e nel privato, a competere e a vincere per sopravvivere e a questo fine non esiste altro fattore di vittoria se non la cultura in senso lato: di base, specialistica e super specialistica innovativa che prodotti e servizi destinati al mercato contengono.

6 6 Essi infatti sono contenitori di cultura costituita dal mix delle culture cooperanti necessarie a gestirne l intero ciclo di vita: culture scientifiche, metodologiche e tecnologiche di prodotto/processo, culture strumentali, informatiche, organizzative ed altre. Se dunque è la miglior sintesi culturale a vincere si comprende perché questo Studio argomenta con forza su questo tema anzi su questo problema. La classe dirigente della nuova Provincia sarà quindi chiamata in via prioritaria ad affrontarlo ed avviarne una soluzione, ma sia ben chiaro che il problema non può essere lì confinato: esso investe parallelamente e senza incertezza l intero sistema sociale dai singoli cittadini alle organizzazioni complesse, enti ed imprese piccoli e grandi che siano: noi crediamo che questo studio del G. B. Carducci possa dare un contributo decisivo ad una presa di coscienza collettiva ed alla definizione ed avvio di azioni di miglioramento concertate ed interconnesse ai vari livelli. La consapevolezza dell alto valore di questa pubblicazione fa si che venga da me dato oggi il segno di un impegno, oltre che personale anche e soprattutto come presidente della Commissione M. Silvestrani, per la diffusione di queste idee e proposte attraverso incontri e convegni approfonditi in tutti gli ambiti della Società Fermana garantendo un approccio modesto negli atteggiamenti perché forte nella certezza della validità di quanto presentato. La Commissione M. Silvestrani, pur nel tempo limitato avuto fra la sua costituzione e la elaborazione di questo studio, ha fornito con alcuni dei suoi membri e su argomenti specifici un contributo certamente utile al lavoro. A chi ha più operato un caloroso ringraziamento che si estende a tutti i componenti la Commissione che saranno impegnati nel prossimo futuro a fornire validi contributi per la diffusione dello studio e l applicazione, ciascuno nel proprio ambito, delle proposte operative. Ancora i ringraziamenti e ancor più i complimenti al nutrito e qualificato gruppo di lavoro che ha operato, ricordando in particolare Annalisa Franceschetti e Luca Romanelli, che con generosità, passione e competenza hanno più sostenuto l impegno della realizzazione e Marco Rotunno che anche come nuovo presidente del G. B. Carducci e segretario della Commissione M. Silvestrani ha sapientemente coordinato i lavori. Mi sia consentito infine ricordare fra gli animatori da sempre del Centro, Ubaldo Renzi, che con determinazione è riuscito passo dopo passo a perseguire una visione per lo sviluppo del Fermano che grazie ai numerosi studi realizzati sta diventando sempre più comune e condivisa: questo ultimo lavoro ne rappresenta piena conferma. Ing. Paolo Appoggetti Presidente Commissione M. Silvestrani

7 7 PRESENTAZIONE Molto spesso, i cittadini comuni che vivono in prima persona mutamenti sociali di valore storico o addirittura epocale, respirano profondamente (e a più fìate, direbbe il Poeta) l onda emotiva che promette cambiamenti in meglio. Si entusiasmano ai nuovi scenari capaci di spazzar via in un sol colpo squilibri sociali o economici vecchi, stantii e sino a quel momento apparentemente immutabili. Tuttavia, altrettanto spesso, gli stessi cittadini non hanno strumenti per valutare con cognizione le implicazioni del cambiamento; per discernere la discontinuità dalla continuità; per avere un idea concreta sul se ciò che verrà sarà più affidato all intelligenza ed alla progettualità delle persone piuttosto che all alea. Ebbene, questo libro offre a quei cittadini comuni e a tutti gli altri un piccolo corredo compiuto di quegli strumenti. Esso rappresenta una voce indipendente in più che si rivolge alla società della nuova comunità. Il cittadino che non sa non sarà mai ragionevolmente padrone delle proprie scelte, non disporrà appieno dei propri diritti. Aver dato alle stampe questo volume a ridosso delle prime elezioni provinciali che vedono Fermo capoluogo, è frutto di una precisa scelta, che marca discontinuità e continuità più generali. A proposito di discontinuità, negli ultimi mesi il Centro Studi G. B. Carducci ha intensificato la sua attività ed ha istituito organi, come la Commissione scientifica interna, denominata Gruppo di lavoro, o come la Commissione M. Silvestrani (ispirata alla francese Attali) esterna, che raccoglie un nutrito gruppo di professionisti competenti ed affermati. Il gruppo di lavoro, formato dalla dott.ssa Annalisa Franceschetti, dal dott. Giancarlo Giampaoli, dall ing. Adriano Mancini, dal dott. Luca Marzoni, dall ing. Luigi Mazzocchetti, dalla dott.ssa Anna Montesanto, dal prof. Luciano Pallottini, dal dott. Luca Romanelli e dal sottoscritto, conduce studi e ricerche secondo le proprie competenze, con sacrificio e senza retribuzione o rimborsi spese. Il gruppo organizza incontri e dibattiti, interagisce con esperti, imprenditori, ascolta, analizza, studia e sintetizza. Dunque il Carducci rappresenta un iniziativa che viene «dal basso», proprio dalla parte di quei cittadini comuni sopra menzionati: quelli che come tutti interagiscono con la politica, ma dall esterno. Il Carducci lo fa con grande impegno d imparzialità. L esistenza del gruppo di lavoro non mette tuttavia in ombra l attività fondamentale del resto dei soci, il cui contributo è fondamentale per il successo di qualsiasi delle nostre iniziative. Ne citerò quattro per tutti: la vicepresidente, prof. Cristina Corradini, il per. comm. Dino Ciuccarelli e il per. ind. Alfredo Ebolito, ed il prof. Ubaldo Renzi, colonne portanti del nostro Centro. Loro sono prova vivente della continuità, del lavoro in sintonia, che si riflette nei lavori prodotti. Questo libro va ad arricchire una biblioteca di volumi ormai ben conosciuti e diffusi, e che da anni informano, incuriosiscono e perciò aiutano (nel loro piccolo) i cittadini a capire le sfide che la società globale ha lanciato e lancerà nella nostra Provincia negli anni a venire.

8 8 Grazie al lavoro instancabile, lungo, meticoloso di Annalisa e Luca, il libro ci fa vedere attraverso i loro occhi e il loro cuore ciò che la nostra nuova provincia è e ciò che può diventare, in quantità e qualità: qualità della vita, prima di tutto. La forma scorrevole ed il modo in cui le argomentazioni ad ampio spettro danzano tra generale e particolare, agevolano la lettura a chiunque, indipendentemente dalla cultura del lettore, e certamente ne coltivano emozioni e consapevolezza di appartenenza a questo territorio. L analisi effettuata nei vari capitoli è sempre accompagnta dalla sintesi, vale a dire da proposte pratiche: dal che fare e come. Ciò non lascia alibi, né al cittadino normalmente distratto, né tanto meno a chi ha il potere e il dovere di fare, e non sono solo gli amministratori. Alla fine del libro (lo dico da lettore) non viene in mente di dire «Che belle parole, ma come fare per realizzare tutto questo?» Viene piuttosto da chiedersi «Quando lo faranno?» Un ringraziamento particolare va all ing. Paolo Appoggetti, che oltre a presiedere la commissione Silvestrani ha seguito questo nostro lavoro con cura, competenza, partecipazione e disponibilità. Avere la supervisione di un personaggio come lui è grande privilegio. La pubblicazione sarebbe stata impossibile senza la fiducia e quindi il finanziamento dell imprenditore Andrea Montelpare, sempre vicino al Carducci, che ringrazio calorosamente a nome di noi tutti. Un ringraziamento anche al Comune di Fermo, che ci ospita con disponibilità e discrezione. Ing. Marco Rotunno Presidente del Centro Studi G. B. Carducci

9 9 IL VALORE DELLE IDEE La deriva della società attuale, in particolare nell ultimo decennio e sotto la spinta di una finanza senza regole, che ha schiacciato l economia, ha indotto interi popoli a concentrare le proprie preoccupazioni sul denaro (quasi sempre giustamente) e le attenzioni verso gli oggetti: posseduti o da possedere. Poi è arrivata la vera crisi, che ha riportato molti a preoccuparsi delle esigenze primarie, vale a dire della vita vera, senza niente di virtuale. Gli imprenditori che io chiamo «reali» in particolare quelli di prima generazione hanno sperimentato sin dall inizio che dietro ad ogni vero successo stanno delle idee. E non parlo qui di successo commerciale, quello è un effetto, non una causa. Gli imprenditori reali non si contentano di realizzare un giusto profitto, ma perseguono scopi che riguardano l ambiente umano ancor prima che commerciale che li circonda. Essi sono coscienti che la propria attività deve essere complementare a tante altre, che una società sana, soprattutto a livello locale, produce benessere generale, che include il loro profitto. Perciò bisogna sempre dare valore alle idee. Inoltre, le attenzioni ed il senso del dovere di un imprenditore reale trascendono la concentrazione sulla propria attività, e spaziano quando possibile a capire, aggiornarsi su come il mondo si evolve. Dovere e buon senso si esprimono anche riversando sul proprio territorio una parte dei propri guadagni, contribuendo ad animare l economia, la cultura e dunque la vita delle persone che lo abitano. La rinascita della provincia di Fermo ha luogo in un momento in cui il mondo stesso muta a ritmi vertiginosi, sconosciuti prima. Credo che ciò accentui l importanza che il passaggio imminente non sia soltanto di tipo amministrativo locale, ma soprattutto culturale e organizzativo, che coinvolga tutta la popolazione, conscia che le proprie identità, storica e sociale, si fondano nel crogiolo della nuova provincia. Il lavoro di organizzazioni come il Centro Studi Carducci, raro quanto prezioso, è uno dei contributi che una minuscola parte della società civile inventa (ecco di nuovo le idee), e con sacrificio tenta di far emergere per il beneficio di tutti. Saluto perciò questo studio ed il libro che ne risulta con soddisfazione e compiacimento, nella coscienza che esso sia foriero di idee ed informazioni utili a tutti, me compreso. Conosciuta l importanza di questo lavoro, ho perciò deciso con entusiasmo di finanziare l impresa, promuovendo l impegno della dott.ssa Annalisa Franceschetti, del dott. Luca Romanelli e quello non meno prezioso degli altri studiosi del Carducci. So che questa spesa, in quanto espressione di un personale senso del dovere, mi farà più ricco. Andrea Montelpare Imprenditore

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11 11 CAPITOLO 1 Una vision per la provincia di Fermo Le proposte per lo sviluppo della provincia di Fermo contenute in questo studio si fondano su di una visione del futuro che può essere condivisa aldilà degli schieramenti politici. Ciò nondimeno le idee che andremo ad esporre richiedono scelte forti, i cui effetti non sempre si potranno percepire nel breve e medio termine, ma i cui benefici potranno portare la provincia di Fermo ad essere un esempio di benessere, di buon governo, di eccellenza imprenditoriale. Vi siete mai soffermati a pensare quale mondo vorreste? In quale mondo vorreste vivere tra 20 anni? Quale mondo vorreste per i vostri figli e nipoti? Per dare qualche suggerimento ed aiutarvi a rispondere a queste domande, verranno esposti alcuni possibili scenari di sviluppo globale, frutto dell elaborazione e fusione di alcuni dei principali studi realizzati su questi temi 1. A partire dalle principali tendenze in atto a livello mondiale, verranno sintetizzate alcune considerazioni frutto di un lungo periodo di studio, attraverso la presentazione dei possibili scenari di sviluppo globale per i prossimi anni. I futuri possibili sono molti e dipendono da eventi imprevedibili, ma soprattutto, e sempre più, dalle decisioni umane. Come si può prefigurare il futuro globale da queste premesse? L analisi degli scenari offre un valido mezzo per esplorare le diverse alternative possibili nel lungo periodo. L obiettivo di questo tipo di analisi non è tanto prevedere, quanto offrire uno strumento di supporto alle decisioni offrendo un appropriata comprensione dell ampio spettro del possibile. 1.1 I macroscenari Quali futuri quindi potrebbero emergere dai turbolenti cambiamenti che stanno attraversando il nostro pianeta? Per riuscire a organizzare e sistematizzare il processo considereremo tre tipi di scenario che possono meglio riassumere l amplissima gamma di possibilità e che chiameremo: Mondi Convenzionali, Imbarbarimento e Grande Transizione. Essi si differenziano rispettivamente per un essenziale continuità con gli attuali modelli socio-economici, nel primo caso, per un cambiamento sociale molto profondo, ma sicuramente non desiderabile, nella seconda ipotesi, e, nel caso della Grande Transizione, per una sostanziale e positiva trasformazione sociale, verso una nuova sostenibilità. Vediamo in dettaglio le principali caratteristiche di ciascun possibile scenario: 1. I Mondi convenzionali: in questo quadro, si assume che il sistema globale attuale evolva senza forti discontinuità con il passato. Le forze dominanti e i valori che stanno attualmente guidando la globalizzazione continueranno a permeare anche il futu- 1 In particolare, molto materiale è stato ripreso dalle considerazioni emerse dal volume «Great Transition, The Promise and Lure of Times Ahead» pubblicato da Tellus Institute in relazione alla Great Tansition Initiative (

12 12 Una vision per la provincia di Fermo ro. Gli aggiustamenti incrementali politici e di mercato riusciranno a gestire i problemi sociali, economici, ambientali che emergeranno. All interno dei mondi convenzionali si prevedono due distinti possibili percorsi evolutivi che indicheremo come forze di mercato e riforme politiche. Nello scenario forze di mercato, lo sviluppo mondiale è governato da mercati globali aperti, in competizione, ma anche fortemente integrati. Le problematiche sociali e ambientali sono considerate di secondaria importanza. Per contro, lo scenario riforme politiche prevede che vengano intraprese azioni di seria lotta alla povertà e di tutela della sostenibilità ambientale, attraverso iniziative transnazionali coordinate e di vasta portata. Purtroppo il mercato sta dimostrando di non essere in grado di auto-aggiustarsi. Stiamo già vivendo ben al di sopra delle nostre possibilità, o meglio al di sopra delle possibilità della Terra di sostenerci 2. È un sistema già in affanno e le continue crisi finanziarie lo stanno dimostrando. Più di ogni altra cosa, esso lascia ancora una gran parte della popolazione mondiale in condizioni di vita non accettabili. I dati ci confermano che le risorse si vanno sempre più concentrando nelle mani di pochi. Allo stesso tempo, le riforme politiche potranno forse garantire la minimizzazione dei dissesti ambientali e sociali, ma senza incidere profondamente sulla qualità della vita. In questo senso, questo tipo di scenario potrebbe rappresentare un mondo sostenibile, ma non desiderabile. 2. L Imbarbarimento: in questo contesto si prevede che i seri problemi mondiali, sociali ed ambientali, non vengano affrontati. Al contrario, essi degenerano in continue crisi di sempre più rilevante gravità, che le istituzioni tradizionali riescono sempre meno a gestire. Di conseguenza, la civiltà sprofonderà nell anarchia e nella tirannia. Questo futuro si potrà rappresentare secondo due paradigmi: il mondo fortezza o il crollo (breakdown). Nel primo caso, i potenti ed i ricchi si arroccheranno in posizioni elitarie lasciando la maggioranza della popolazione in povertà. Nel breakdown, i conflitti non risolti tra istituzioni e tra segmenti della società porteranno ad una incapacità di governo e ad un generalizzato impoverimento mondiale. Questi scenari sono chiaramente non auspicabili, ma ci sono tendenze in atto che potrebbero realizzare queste orribili prospettive (pensiamo agli enormi flussi di migranti che cercano di raggiungere le nostre terre e che cerchiamo di respingere, richiudendoci nelle nostre enclave di benessere lasciandoli in contesti di guerra e povertà). 3. La Grande Transizione: questo scenario muove verso una nuova sostenibilità dello sviluppo che prevede profondi cambiamenti nei valori fondamentali e nei principi che regolano la società. I nuovi valori e modelli di sviluppo enfatizzeranno la qualità della vita, la moderatezza nel consumo materiale, la solidarietà, l equità globale, l affinità con la natura, la sostenibilità ambientale, ma soprattutto un attivo coinvolgimento della società civile. Tutto può e deve partire dal basso. Mai come oggi tutto ciò è possibile. Anzi, come parte più ricca del mondo, abbiamo il dovere di intraprendere questa strada, anche per contribuire a garantire un futuro di prosperità ai paesi rimasti esclusi dal benessere generato dalla crescita economica mondiale. 2 Secondo uno studio della provincia di Bologna sull impronta ecologica, per continuare a vivere come facciamo ora, avremmo bisogno di un territorio pari a 2 volte e mezzo rispetto a quello di cui disponiamo.

13 Una vision per la provincia di Fermo 13 Figura 1: Rappresentazione dei possibili scenari futuri Di un tale cambiamento verso un minore consumo di beni materiali e verso la smaterializzazione dei processi produttivi, della commercializzazione, dei documenti, della scrittura, le imprese, i lavoratori e le istituzioni devono essere pienamente coscienti, in modo da gestire al meglio le crisi che si abbatteranno nei prossimi anni sul mercato globale, sulle attività economiche e di conseguenza sull occupazione. Le imprese e le istituzioni devono quindi prepararsi in tempo a questa evoluzione, consapevoli che nel futuro si darà la preferenza a prodotti con vantaggi reali, si punterà sempre più sul loro riutilizzo e si penserà alla dismissione e al riciclo di ciascun materiale sin dal momento della progettazione. Figura 2: Modello di consumo attuale Figura 3: Nuovo modello di consumo Il filo conduttore che potrebbe saldare insieme tutti i vari elementi della strategia per la nostra provincia può riassumersi così: pur in un contesto completamente diverso da quello attuale, i nostri nonni e genitori sono riusciti a creare l impossibile. Chi ci ha preceduto è partito dal nulla: niente soldi, niente scuola, niente welfare, niente infrastrutture, nessuna conoscenza tecnica, culturale, geografica, linguistica, nessun contatto con altre realtà (non c era la televisione, non c erano i computer, non c era internet), nessun

14 14 Una vision per la provincia di Fermo supporto finanziario o consulenziale. Nel giro di un paio di decenni, essi sono riusciti a farci raggiungere il più alto livello di benessere mai sperimentato prima. È forse condivisibile l idea per cui sarà difficile andare oltre i livelli di benessere materiale raggiunti in questi anni (effettivamente sono stati conquistati livelli di ricchezza economica che attualmente sembrano insuperabili), ma, nello stesso tempo, la questione dello sviluppo futuro non deve essere orientata in modo semplicemente difensivo o costruita sulla paura di perdere quanto raggiunto. Piuttosto, si dovrebbe ragionare in termini propositivi: data la grande fortuna delle nostra generazione di poter godere di elevati livelli di sviluppo, benessere economico, discreti servizi pubblici, buon mercato del lavoro, imprenditorialità diffusa e molto ben radicata sul territorio, tocca ora a noi, come hanno fatto i nostri predecessori, garantire una migliore qualità della vita alle generazioni future. Il nostro dovere, e molto dipende da noi, è quello di aumentare gli sforzi affinché tutto il sistema, che ha funzionato fino a ieri e che oggi non è più sostenibile, si attrezzi per affrontare le sfide dei prossimi decenni. Tra quelle principali che la nostra provincia, così come gran parte dell Unione Europea, si trova ad affrontare possiamo annoverare: la società multietnica: integrazione, legalità, controllo dell immigrazione, politiche sociali ed assistenziali sia per le famiglie italiane a rischio povertà ed esclusione che per l integrazione degli immigrati, il lavoro: contenimento del precariato, riduzione del gap tra professionalità (alte) offerte dal mondo del lavoro e quelle richieste da parte delle imprese (ancora di basso profilo), forza lavoro di età avanzata, difficoltà di accesso dei giovani nel mondo del lavoro, le imprese: cultura dell innovazione, qualificazione delle risorse umane, collaborazione, pianificazione di lungo periodo, ricambio generazionale, valorizzazione dello spirito imprenditoriale e delle capacità di assumere rischi, la pubblica amministrazione: semplificazione, trasparenza, efficienza, snellimento delle procedure, Think Small First (pensare prima di tutto al piccolo) come riporta lo Small Business Act 3 della Commissione Europea: le amministrazioni pubbliche devono pensare alle piccole imprese nel momento in cui formulano le normative, in modo da promuoverne la crescita e non ostacolarne lo sviluppo. Non dovranno più essere le imprese ad adeguarsi alla pubblica amministrazione, ma al contrario, quest ultima dovrà facilitare la vita alle PMI, la famiglia: rafforzamento delle politiche per la conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare, supporto all assistenza agli anziani, aiuti alla nascita delle nuove famiglie; la salute: garanzia di un buon livello di cure sanitarie a tutti; gestione dell invecchiamento della popolazione favorendo l attività delle fasce più anziane, l ambiente: lotta all inquinamento e al cambiamento climatico, gestione sostenibile dei rifiuti, 3 Comunicazione della Commissione Europea del : «Una corsia preferenziale per la piccola impresa» Alla ricerca di un nuovo quadro fondamentale per la piccola impresa SEC (2008) 2101, SEC (2008) 2102.

15 Una vision per la provincia di Fermo 15 l energia: nuove fonti pulite e rinnovabili, possibilità di generare e gestire la produzione di energia su piccola scala, la mobilità: decongestionamento del traffico, riduzione del peso eccessivo della mobilità su gomma e attraverso mezzi privati, la politica: definizione di visioni coerenti di lungo periodo, condivisione di obiettivi forti, forte impegno alla loro realizzazione, continuità anche nel cambio della compagine di governo, miglioramento del raccordo tra i vari livelli di governo (comunale, provinciale, regionale, centrale), i servizi pubblici: come per le imprese, i cittadini dovranno poter fruire di servizi pubblici soddisfacenti, specificamente tarati sulle effettive necessità sociali e non soltanto sui vincoli di spesa dell Ente erogatore, la scuola: riqualificazione, aumento delle risorse, motivazione degli insegnanti, stimolo alla creatività, alla curiosità, all amore per la conoscenza, alla capacità critica: le fondamenta che garantiscono un futuro ai giovani, l università: saperi che «non invecchino», ma che permettano di essere ampliati, rimodulati, aggiornati per adattarsi alle necessità future di ciascun individuo, la ricerca: costruzione di team di ricerca applicata di eccellenza, dotati di adeguate risorse e collegati alle imprese, principali fruitrici dei risultati delle ricerche. Figura 4: Le sfide da affrontare Di quali strumenti abbiamo bisogno per affrontare queste sfide e muoverci verso la grande transizione? Gli elementi di seguito riportati sono soltanto alcuni dei principali su cui la nascente provincia di Fermo dovrà puntare per assicurare un futuro di prosperità ai suoi cittadini: sviluppo sostenibile: un processo di cambiamento dove lo sfruttamento delle risorse, l orientamento degli investimenti, l orientamento dello sviluppo tecnologico e la trasformazione istituzionale si adattano alle necessità presenti e future. Esso permette di rispondere ai bisogni del presente, senza ipotecare la capacità delle generazioni future di rispondere alle loro. Non esiste alcun modello ideale di sviluppo sostenibile dato che i sistemi politico-economici e i dati ecologici variano l uno in relazione all altro. La costante di ogni modello è tuttavia una ricerca di uno stato di armonia tra l uomo e il patrimonio naturale del pianeta,

16 16 Una vision per la provincia di Fermo business socialmente responsabile: doing well by doing good. Il successo di un azienda non deve essere solo finanziario: il vero successo è riuscire a realizzare contemporaneamente obiettivi di business e obiettivi sociali. Occorre far crescere la consapevolezza e la sensibilità verso modelli di consumo alternativi e sostenibili: consumare meglio si può, cercando di premiare (scegliere) prodotti e servizi di imprese che mostrano sensibilità fattiva verso un approccio etico, responsabile, rispettoso dell ambiente, rispettoso del cliente e delle sue necessità; aziende che garantiscono elevati standard qualitativi, tendono ad elevare le reali funzioni d uso del prodotto, realizzano una comunicazione «onesta» e forniscono servizi pre e post-vendita adeguati, centralità del territorio: un territorio per essere attraente deve essere pregno di contenuti, non si può pensare di promuovere un territorio che non rappresenti un particolare modo di vivere. Soltanto in questo contesto unitario, i prodotti dell artigianato locale possono acquisire un significato particolare per chi li acquista (un prodotto senza la sua storia e il suo territorio non esprime nessuna emozione, ma è soltanto un oggetto in più). Occorre quindi mantenere il legame con il nostro passato, e così riuscire a costruire un percorso di sviluppo originale e consono alle caratteristiche della provincia basato sulla relazione: tradizione innovazione conoscenza, risorse umane: le persone saranno le principali artefici di questo cambiamento. Quindi: - la persona occupa un ruolo centrale come cittadino, lavoratore, imprenditore, studente, pensionato, ecc., - le persone anziane sono speciali portatrici di conoscenze sull identità, i valori, il modo di pensare, la storia, la cultura, l arte, l artigianato del territorio, cultura del cambiamento e dell innovazione: non vale più la regola dell imitazione del vicino o dell impresa di successo, al contrario sono proprio le idee originali che possono garantire prosperità all impresa e al territorio. L innovazione deve essere sentita come necessaria da parte delle imprese, delle istituzioni e delle persone e non deve essere importata dall esterno attraverso modelli non consoni al territorio. Anzi, il Fermano potrebbe diventare l emblema di un rapporto tra innovazione e tradizione unico ed originale, simbolo di un processo di armonizzazione dello sviluppo con le risorse locali. L innovazione deve nascere dalla consapevolezza delle persone che lavorano in azienda. In particolare è l imprenditore che deve creare intorno a sé il terreno fertile affinché le proprie risorse umane siano generatrici di nuove idee, tecnologia: l innovazione tecnologica non deve costituire il fine di un investimento, ma essa deve essere considerata un mezzo per migliorare la qualità della vita ed il benessere delle persone. L elemento tecnologico costituisce un elemento secondario, non perché meno importante, ma nel senso che deve essere affrontato in un secondo tempo. Prima le aziende dovranno fare un percorso di «educazione alla conoscenza»: è sulla conoscenza che si creeranno sempre più i vantaggi competitivi difendibili nel futuro. I macchinari e la tecnologia non apportano conoscenza, sono le persone che costruiscono i macchinari che detengono la conoscenza, mentre il processo di acquisizione di conoscenza e apprendimento è oggi reso sempre più semplice e veloce grazie alle nuove tecnologie (internet),

17 Una vision per la provincia di Fermo 17 conoscenza: le conoscenze sempre più importanti nel futuro saranno sempre meno apprendibili attraverso le reti informali o il learning-by-doing, ma dovranno essere acquisite attraverso processi di apprendimento formali (istruzione, stage, borse di studio, esperienze all estero, collaborazioni con altre aziende, collaborazioni con università e centri di ricerca, ricerca formalizzata, life-long learning, periodi sabbatici, consulenze, studi ad hoc). Tutto ciò i nostri competitor lo sanno bene e si sono già attrezzati a farlo: Cina e India non sono, quindi, tanto da temere perché producono prodotti standard a prezzi bassi, quanto perché hanno fortissime capacità tecnologiche (moltissimi componenti elettronici sono prodotti in questi Paesi) e perché si stanno attrezzando per fare ricerca all avanguardia in tutti i campi (è significativo che si sia ridotto notevolmente il numero di studenti e ricercatori cinesi ed indiani che si recano a studiare nelle Università degli Stati Uniti, perché la ricerca la fanno sempre più nei loro Paesi), infrastrutture: sia quelle hard (strade, porti, ferrovia, banda larga, radiofrequenze) che soft (professionalità, università, scuola, reti, PA efficiente, servizi) devono costituire i mezzi strettamente necessari per realizzare la vision definita dalla nostra proposta e non il fine. Per le infrastrutture hard occorre sempre cercare la soluzione meno «invasiva» possibile, valutando sempre possibili alternative meno inquinanti, più avanzate tecnologicamente, realizzate a partire dalle previsioni sugli scenari futuri: quanta popolazione serviranno dal momento della loro realizzazione in poi? quanto costerà il loro mantenimento? è possibile utilizzare energia pulita (anche in prospettiva) e nuove tecnologie? la realizzazione porterà lavoro sul territorio? Le infrastrutture soft dovranno essere fortemente riorientate in un ottica di qualità, in modo che le competenze e le professionalità create dalle strutture educative locali possano diventare, da un lato, un fattore di vantaggio competitivo per le imprese e, dall altro, un significativo elemento di attrattività del territorio per investitori esterni, reti: da soli non si va da nessuna parte. Non si vive in autarchia, per raggiungere l autosostenibilità economica abbiamo bisogno di interagire con i territori circostanti e nello stesso tempo dobbiamo imparare ad interagire con soggetti esteri, in particolare con la Comunità Europea. Occorre creare una forte sinergia tra i settori portanti dell economia fermana (come le calzature), quelli emergenti (alimentare, biotecnologie, meccatronica, energia) e quelli da rafforzare (turismo, agroindustria, servizi avanzati), in modo da generare offerte di prodotti e servizi integrati. L interazione e lo scambio con l esterno si rendono opportuni da diversi punti di vista: - economico: siamo già bravi a farlo, ma finora le vendite delle nostre calzature non hanno contribuito molto a far conoscere il territorio, mentre potrebbe essere un fortissimo veicolo di identificazione ed apprezzamento del territorio; - turistico: il turismo straniero è pressoché inesistente, gli stranieri presenti sul territorio hanno in massima parte acquistato casali di campagna e si tengono debitamente a distanza dal contesto sociale che li circonda - istituzionale: i soggetti istituzionali che stanno per costituirsi dovranno essere in grado sin dalla loro nascita di dialogare con l esterno e soprattutto dovranno essere capaci di comunicare con l UE per capirne le logiche, partecipare a bandi di finanziamento, cercare partnership, condividere obiettivi, controllarne il raggiungimento, essere cittadini del fermano ma soprattutto europei,

18 18 Una vision per la provincia di Fermo risorse finanziarie: dobbiamo imparare a convogliarle e a non disperderle o sprecarle. Occorre evitare di aumentare i costi della politica e dell amministrazione della cosa pubblica e nello stesso tempo utilizzare tutte le risorse a disposizione. I criteri di spesa non dovranno basarsi esclusivamente su acquisizione di prodotti e servizi al minimo costo, ma guardare al miglior rapporto qualità/prezzo, all efficacia e all efficienza delle proposte presentate. La qualità deve essere valutata non solo rispetto alla intrinseca validità della fornitura offerta, ma anche, e soprattutto, in funzione dell impatto ambientale, sociale ed economico che le diverse possibilità di scelta possono generare. Abbiamo allora di fronte a noi un opportunità unica: la possibilità di un nuovo inizio. La costituzione della provincia ci dà l occasione per riflettere sul futuro del territorio. Per la prima volta possiamo pensare a costruire il futuro che vogliamo: un processo lungo e difficile e, contemporaneamente, una notevole esperienza di apprendimento e di sforzo creativo. Facciamo, quindi, in modo di avere un ruolo attivo nella definizione del futuro della provincia. Il grafico che segue indica nuovamente le possibili direttrici di impegno. Figura 4: Caratteristiche principali degli interventi e degli investimenti da realizzare Tutto ciò non è utopistico, ma può essere realizzato attraverso la partecipazione di tutti i cittadini. Il contributo di ciascuno sarà importantissimo, e se le idee che suggeriamo saranno condivise da un ampia fascia della popolazione non ci saranno grandi sacrifici da fare per realizzare una società più solidale, ma soltanto dei piccoli cambiamenti nelle abitudini e negli stili di vita. Lo sviluppo fin qui raggiunto è stato il frutto di tanti fattori, ma non certo di una pianificazione strategica. Oggi, lo sviluppo non può essere più spontaneo, esso deve provenire dall azione consapevole. UNA VOLTA CHIARO A TUTTI DOVE VOGLIAMO ARRIVARE, SAREMO GIÀ ENTRATI NEL NOSTRO AVVENIRE!

19 Una vision per la provincia di Fermo Uno sguardo al futuro: un viaggio nella provincia di Fermo nel maggio 2025 Sono le sei del mattino di una bella giornata di fine maggio del Stiamo salendo sulla navetta che dal parcheggio «scambiatore» di Campiglione di Fermo ci porterà all aviosuperficie di San Marco alle Paludi (Fermo). Il breve tragitto ci permette di ammirare la bellissima campagna tardo-primaverile della bassa valle del Tenna. Questi pochi chilometri che separano Fermo dal mare sono stati fortunatamente risparmiati dagli appetiti urbanistici, anzi l ambiente naturale della palude è stato ripristinato ed oggi quest area è una riserva con percorso pedonale e ciclabile che costeggia il fiume fino alla foce. Scendiamo dalla navetta, questa mattina siamo in 5 a fruire del servizio di aerotaxi. Il servizio che non è più appannaggio di pochi vip e top manager. Con i nuovi velivoli che la tecnologia ha messo a disposizione e grazie alla riduzione dei costi di gestione anche le persone comuni possono permettersi di utilizzare il trasporto aereo privato. L aviopista è stata per molti anni utilizzata soltanto a livello amatoriale, ma da una decina di anni viene utilizzata per servizi professionali di trasporto. L utilizzo su più larga scala è diventato più popolare da circa cinque anni. Il velivolo è molto confortevole e dotato di tutte le più moderne tecnologie di sicurezza e di ecosostenibilità. I motori si accendono e le ruote cominciano a muoversi, ci immettiamo sulla pista ed inizia l accelerazione per il decollo e presto saremo in cielo, ma ad una quota abbastanza bassa da permetterci di osservare le attività del giorno che stanno iniziando sotto di noi. Ci avviciniamo innanzitutto alla costa che percorreremo dalla foce del Chienti a quella dell Aso. La prima cosa che spicca dall alto sono i pannelli fotovoltaici integrati nella struttura della maggior parte dei tetti degli edifici privati, pubblici e industriali. Il successo dei pannelli fotovoltaici è arrivato piuttosto tardi nella nostra provincia, ma, in un certo senso, questo si è rivelato un vantaggio, poiché la tecnologia di nuova generazione adottata nella gran parte dei casi è risultata altamente efficiente, relativamente poco costosa, poco impattante e di lunga durata. I vantaggi dall utilizzo di questa tecnologia sono stati enormi, tanto che oggi molte famiglie hanno raggiunto l autosufficienza nel fabbisogno elettrico e riescono perfino a caricare la batteria dell auto con l energia prodotta dai pannelli solari. La pista ciclabile lungo la costa che collega Civitanova Marche a Martinsicuro è ormai una realtà da qualche anno ed è diventata l emblema del nuovo corso di sviluppo iniziato alla fine del decennio scorso. Si tratta, infatti, del primo grande risultato derivante dall accordo di tutti i comuni coinvolti e dalla mobilitazione dei cittadini. Oggi, questi oltre 50 chilometri di costa conquistata dalla mobilità dolce attirano tantissime famiglie in cerca di percorsi piacevoli e facili per tutte le età. Le acque del Chienti, pur se al termine della loro corsa, brulicano di vita animale e vegetale ed attirano costantemente appassionati di pesca e birdwatching. La costa nord di Porto Sant Elpidio e la zona «Ex-FIM», per tanti anni in stato di abbandono, ma comunque scampate alla cementificazione selvaggia, rappresentano oggi un intelligente esempio di come la riqualificazione di un ambiente degradato possa diventare una grande opportunità per un territorio senza per forza accompagnarsi a edificazione intensiva. In questi casi, infatti, sono stati ristrutturati splendidamente due

20 20 Una vision per la provincia di Fermo esempi di architettura industriale, utilizzando a fini turistici, sociali e culturali gli spazi riconquistati, in perfetta simbiosi con l ambiente marino circostante. Proseguendo verso sud sorvoliamo Lido Tre Archi, località in forte degrado, che ha rappresentato una notevole sfida di riqualificazione sociale per l amministrazione comunale. Il significativo successo in termini di miglioramento della qualità della vita dei residenti e di integrazione delle numerose comunità straniere è stato raggiunto soprattutto grazie al coinvolgimento diretto della comunità multiculturale nelle decisioni riguardanti le politiche sociali del Comune. In particolare, si è riusciti a dar vita a numerose iniziative culturali che hanno generato entusiasmo tra i residenti e che hanno attirato sempre più pubblico dall esterno. Ci avviciniamo ora a Porto San Giorgio dove il profilo della Marina è ben visibile da molto lontano. La Marina di Porto San Giorgio è la via di accesso più prestigiosa per la provincia di Fermo, con le sue eccellenti strutture, i suoi ottimi servizi ed una integrazione sempre più forte con la città ed i territori circostanti. In questo contesto, è fondamentale ricordare il ruolo di collante allo sviluppo in chiave sostenibile della metropolitana di superficie che collega Ancona con tutta la zona Sud delle Marche. L utilizzo della tratta ferroviaria Adriatica a fini di metropolitana leggera è una tale consuetudine per gli spostamenti dei fermani che sembra impossibile immaginare come, quindici anni fa, questa semplice ed efficiente soluzione ai problemi della mobilità, potesse apparire un progetto tanto arduo e cervellotico. In realtà, una volta rodati i meccanismi di smistamento e coordinamento con gli altri mezzi pubblici (bus urbani ed extraurbani, principalmente) ed una volta realizzate tutte le stazioni in programma, la metropolitana di superficie ha conquistato un gran numero di utenti. Sono, infatti, stati predisposti diversi parcheggi scambiatori presso le principali stazioni; gli orari degli autobus (che collegano le zone interne con la costa) e dei treni sono stati programmati in modo da ottimizzare i tempi di viaggio e, non meno importante, i treni sono moderni, veloci, frequenti e puliti. Alcuni dei mezzi permettono di raggiungere comodamente anche l aeroporto di Falconara, tornato ad essere un supporto cruciale alla crescente dimensione internazionale della regione Marche. Tutto ciò ha permesso di aumentare notevolmente l attrattività del trasporto pubblico per i cittadini marchigiani e non, che ormai scelgono sempre di più di lasciare a casa l auto per gli spostamenti di medio e lungo raggio. Ciò ha portato ad una notevole riduzione del congestionamento delle città costiere e nello stesso tempo ne ha considerevolmente aumentato la fruibilità. Il turismo marino ne ha notevolmente profittato, così come quello montano grazie ad una più facile raggiungibilità anche da fuori regione. Il Parco dei Monti Sibillini, che tocca la provincia di Fermo nei comuni di Amandola e Montefortino, in seguito ad un attenta riqualificazione dei servizi offerti, in relazione sia alle strutture ricettive che alla fruibilità del Parco stesso, è divenuto una tappa molto rinomata per il turismo scolastico e familiare. Le numerose attività ed iniziative messe in campo ne permettono la visita durante tutto l arco dell anno rendendo così maggiormente redditizie le strutture private e pubbliche realizzate. La mobilità dolce (piste ciclabili, percorsi a cavallo, percorsi per mountain bike, e sentieristica) ha contribuito in maniera sostanziale a questo scopo, creando un circuito ben integrato, rodato e qualificato di offerta di percorsi da godere «lentamente» attraverso le zone più suggestive della provincia.

21 Una vision per la provincia di Fermo 21 Figura 5: Percorsi di «mobilità dolce»; provincia di Fermo Fonte: Ufficio cartografico della provincia di Ascoli Piceno; Piano Territoriale di Coordinamento, variante 2006 Tutti gli investimenti in infrastrutture, da un lato, ed una accorta ed efficace strategia di marketing del territorio, dall altra, realizzati in questi anni hanno apportato notevoli benefici all attrattività della provincia di Fermo, sia ai fini di un esperienza turistica di qualità che di investimento. Grazie ad un attenta segmentazione della comunicazione e dell offerta, ma soprattutto grazie al passaparola generato da coloro che in provincia di Fermo hanno goduto di un esperienza di vacanza affascinante e rigenerante allo stesso tempo, il turismo, da settore di nicchia, è divenuto un traino dell economia provinciale. Allo stesso tempo, alcuni imprenditori da fuori provincia ed esteri hanno deciso con successo di stabilirsi nel Fermano. Tra le determinanti fondamentali di questi investimenti c è il valido sistema di rete dell innovazione che è stato lanciato, con una considerevole lungimiranza, dal primo Programma di Sviluppo della provincia di Fermo. La realizzazione di quel documento, infatti, è stato il frutto dell accordo di tutti i soggetti privati e istituzionali del territorio raggiunto durante il primo quinquennio di governo dell Amministrazione provinciale. I sostanziosi investimenti nella formazione, nell istruzione secondaria, nell Università e nella ricerca che erano stati previsti nel piano e che sono stati effettivamente realizzati nel corso degli anni stanno ora dando i loro frutti nel mondo del lavoro e dell impresa. Tanto che l interesse a creare imprese nel fermano, da parte di tanti imprenditori, deriva proprio dal favorevole humus di competenze, creatività, tecnologia, capacità innovativa che il nostro territorio è in grado di generare.

22 22 CAPITOLO 2 Uno sguardo sulla provincia di Fermo oggi 2.1 Territorio e popolazione La superficie della neo provincia è pari a 860 kmq, i comuni presenti nella provincia sono 40 di cui soltanto 2 con almeno di abitanti, altri 3 con almeno abitanti e tutti gli altri ben al di sotto dei residenti La densità abitativa è pari a 201,30 abitanti per kmq in crescita rispetto al precedente 199,95 (censimento 1991) e ben superiore al dato regionale (158,46) e al dato nazionale (196,24). La variabilità della densità abitativa è molto elevata tra i comuni della provincia, con i comuni dell interno ben sotto i 70 abitanti per chilometro quadrato e quelli costieri che in alcuni casi (Porto Sant Elpidio e Porto San Giorgio) si avvicinano alle unità per kmq. La popolazione totale anagrafica è cresciuta rispetto al 1 gennaio 2007 di circa unità, passando da a abitanti che convivono in famiglie (erano al 31 dicembre 2006). Il tasso di urbanizzazione 1 è pari a 35,76% notevolmente al di sotto della media italiana che pone la provincia a circa metà della classifica decrescente delle 110 province. La provincia è caratterizzata da una popolazione particolarmente anziana, con una quota di ultra-sessantaquatrenni pari al 23,1% superiore di ben tre punti percentuali al dato nazionale (19,9%) ed a quello regionale (22,6%), già uno dei più elevati d Italia. La classe 0-14 pesa per il 13%, in linea col dato regionale ma di poco inferiore al dato nazionale (14%). Il rapporto tra maschi e femmine nelle varie classi d età è pressoché omogeneo tranne per la classe di età maggiore di sessantacinque anni in cui le femmine superano i maschi di quasi cinque punti percentuali. Gli stranieri residenti sono , in aumento di ben rispetto agli al 1 gennaio Struttura della popolazione La provincia di Fermo è la più piccola della regione Marche, sia in termini di ampiezza di territorio che di popolazione, contando solo per meno del 9% del territorio marchigiano. Nella classifica delle province italiane per estensione è una delle più piccole, seguita da meno di una decina di piccole province che come Fermo sono state create successivamente alle prime 100 (ad esempio Lecco, Lodi, Rimini). Con residenti comprende soltanto l 11,26% della popolazione regionale e solo lo 0,29% della popolazione italiana. Si tratta di una popolazione particolarmente anziana, con una quota di ultra-sessantaquattrenni ben superiore a quella italiana. Si consideri, infat- 1 Quota di popolazione che vive in aree urbane.

23 Uno sguardo sulla provincia di Fermo oggi 23 ti, che già le Marche è una delle regioni più anziane d Italia (22,6% quota di popolazione over 64) e che Fermo è al 23,1% oltre 3 punti percentuali rispetto alla quota italiana (19,9%). Ciò significa, in particolare, che verosimilmente la speranza di vita alla nascita 2 degli abitanti della provincia di Fermo è molto elevata (non ancora è possibile stimare per questo territorio), dato che la regione Marche detiene il record italiano di longevità maschile (79,6 anni) ed è seconda solo alla provincia di Bolzano per quella femminile (con 85,1 anni). La densità abitativa (201,3 ab per kmq) è molto più elevata di quella media regionale (158,46) e poco al di sopra di quella nazionale (196,24), ma la variabilità della densità tra comuni è molto forte con i comuni montani scarsamente abitati e quelli costieri troppo congestionati (in particolare Porto San Giorgio). Figura 1: Popolazione residente nelle province marchigiane; anni , 1 gennaio 2008 Fonte: ISTAT, Censimento della popolazione per anni 1991 e 20001; 1 gennaio 2008, dati anagrafi (demo.istat.it) La popolazione è cresciuta significativamente in questi 7 anni (5,2% tra il 2002 ed il 2008, unità), con un picco dell 1,4% nel 2003, nei due anni successivi il ritmo è rallentato per riprendere a crescere nel , anche nel 2007 il ritmo di crescita ha superato l 1%. Il comune capoluogo, Fermo, è anche quello di maggiori dimensioni e l unico a superare la soglia delle 30 mila unità ( al 31 dicembre 2007). La sola città di Fermo concentra quasi il 22% della popolazione provinciale. Il secondo comune più popoloso è Porto Sant Elpidio con abitanti. Il 62% degli abitanti risiede nei primi 5 maggiori comuni, il 33% nei 27 comuni con una popoplazione. Tra e abitanti e solo il 5% nei 13 comuni al di sotto dei abitanti. Soltanto 5 comuni superano la soglia delle 10 mila unità: oltre ai due suddetti troviamo Sant Elpidio a Mare (16.573), Porto San Giorgio (16.091) e Montegranaro (13.263). 2 La speranza di vita alla nascita è il numero medio di anni che restano da vivere ad un neonato.

24 24 Uno sguardo sulla provincia di Fermo oggi In tutti i maggiori comuni si è rilevato un aumento della popolazione, in particolare, l aumento si è concentrato nel corso dell anno 2003, anno della massiccia regolarizzazione degli immigrati in seguito alle leggi Bossi-Fini. Fermo e Porto Sant Elpidio hanno mostrato il più consistente ritmo di crescita dal 2201 al Nell ultimo periodo, si è registrato un rilevante aumento concentrato nei primi tre comuni (Fermo, Porto Sant Elpidio e Sant Elpidio a Mare), si pensi, infatti, che ben il 66% dei residenti in più registrati dal 2002 al 2007 abitano nei tre comuni maggiori. Tutti i comuni della costa registrano crescite rilevanti, tranne Porto San Giorgio che in questi anni è rimasta pressoché stabile, a causa della già rilevantissima densità abitativa ed una piccola estensione che non consentono un ulteriore sviluppo demografico ed urbanistico. Figura 2: Popolazione residente nella provincia di Fermo; 1 gennaio gennaio 2008 Fonte: ISTAT Figura 3: Popolazione residente nei comuni della provincia di Fermo con almeno abitanti; al 1 gennaio 2008 Fonte: ISTAT

25 Uno sguardo sulla provincia di Fermo oggi 25 Se, come si diceva all inizio, questo territorio è caratterizzato da una forte componente di popolazione anziana e da un basso tasso di natalità, a cosa può essere dovuta la consiste crescita di popolazione registrata dalle anagrafi? Essa può dipendere da due fattori: da un maggiore numero di nascite rispetto alle morti (saldo naturale positivo) e da saldo migratorio positivo (immigrati-emigranti). Dalla figura 6, risulta chiaro che l aumento registrato di otre unità non è dovuto alla capacità interna di crescita, che anzi mostra saldi naturali (differenza tra numero di nascite e numero di decessi) costantemente negativi, bensì ad un consistente flusso di immigrazione. Figura 4: Saldi naturale e migratorio nella provincia di Fermo; anni Fonte: ISTAT La popolazione residente straniera nella provincia di Fermo raggiunge le unità nel 1 gennaio 2008, con una crescita complessiva dal 2003 pari al 66,5%. Nel 2003 gli stranieri erano e, con un tasso medio annuo superiore al 10%, essi aumentano di unità. Figura 5: Popolazione straniera residente nella provincia di Fermo; 1 gennaio gennaio 2008 Fonte: ISTAT

26 26 Uno sguardo sulla provincia di Fermo oggi Sicuramente si tratta di numeri molto rilevanti per un territorio piuttosto piccolo e che risultano particolarmente significativi se letti in termini relativi, cioè come incidenza percentuale dei residenti stranieri sul totale della popolazione residente. Infatti, un dato che dovrebbe far seriamente riflettere tutti coloro che si occupano di politiche economiche e sociali del territorio riguarda proprio la quota di stranieri residenti sul totale, che ha raggiunto nel fermano una percentuale pari al 7,8%, un incidenza molto superiore a quella nazionale che è risultata pari a 5,8%. Figura 6: Incidenza della popolazione straniera per classe di età; provincia di Fermo; al 1 gennaio 2008 Fonte: ISTAT Un altra interessante informazione messa a disposizione dall ISTAT riguarda le nazionalità degli stranieri che risiedono in provincia di Fermo, che mostra una distribuzione piuttosto variegata dei Paesi di provenienza. Gli stranieri più numerosi provengono dal Marocco (19%), dall Albania (18%), dalla Romania (13%) e dalla Cina (10%). Piuttosto numerose, ma ben al di sotto del 10% del totale, risultano le comunità polacca (5%), indiana (5%), macedone (4%) ed ucraina (4%). Il restante 22% è rappresentato da piccoli gruppi di stranieri provenienti da un elevatissimo numero di Paesi diversi sparsi in ogni parte del globo. I residenti stranieri sono, inoltre, distribuiti su tutto il territorio provinciale, con una più rilevante concentrazione nei principali 5 comuni: Fermo (22%), Porto Sant Elpidio (17%), Sant Elpidio a Mare (9%) e Montegranaro (7%). Particolare interessante risulta l elevata concentrazione di stranieri in due comuni abbastanza piccoli quali Falerone, in cui risiede il 3% degli stranieri provinciali, e Grottazzolina con il 3%. La rappresentazione della popolazione suddivisa per classi di età ci fornisce utili informazioni per comprendere come sta cambiando, non solo la struttura della popolazione, ma anche come sarà l andamento della consistenza della forza lavoro della provincie nei prossimi anni. Come si diceva all inizio, le Marche sono una delle regioni più anziane d Italia, mostrando una quota di ultra-sessantaquattrenni pari al 22% del totale della popolazione, la provincia di Fermo mostra una quota ancora più elevata, pari al 23%.

27 Uno sguardo sulla provincia di Fermo oggi 27 Questo si riflette in una quota della popolazione in età lavorativa (15-64 anni) inferiore di 2 punti percentuali rispetto a quella nazionale. I residenti stranieri contribuiscono significativamente al «ringiovanimento» della popolazione fermana. Infatti, soltanto il 3% dei residenti stranieri ha più di 64 anni, contro il 25% degli italiani. L apporto di nuove forze non lo rileviamo soltanto nelle classi centrali, che pesano per ben il 76%, contro il 63% degli italiani, ma anche nelle classi più giovani che rappresentano ben il 22% dei residenti stranieri. 2.3 L economia della nuova provincia: la sfida della competitività Il valore aggiunto nella provincia di Fermo Il valore aggiunto (computato ai prezzi base) rappresenta l aggregato principe della contabilità nazionale e fornisce una misura quantitativa della ricchezza prodotta dal sistema economico nell arco dell anno di riferimento. Generalmente viene calcolato per i tre grandi macro settori (agricoltura, industria e servizi) e per eliminare l effetto dimensione territoriale viene riportato alla popolazione residente in modo tale da ottenere un indicatore confrontabile territorialmente e che indichi il grado di crescita economica raggiunta da un area. Il valore aggiunto corrisponde da un lato alla somma dei margini di contribuzione di tutte le imprese (ricavi costi di produzione) e dall altro alla somma di tutti i tipi di redditi percepiti dai fattori produttivi (redditi da lavoro dipendente e redditi da impresa + trasferimenti). Sul piano macro-economico, il valore aggiunto è assimilato all aggregato del PIL (prodotto interno lordo). Secondo le nostre stime 3 (ottenute a partire dai valori calcolati dall ISTAT per i Sistemi Locali del Lavoro) il valore aggiunto della provincia di Fermo nel 2005 era pari a 3,5 miliardi di Euro. Considerando che l ISTAT attribuisce alla vecchia provincia di Ascoli un valore aggiunto pari a 7,97 miliardi di Euro nel 2005, la quota del contributo fermano alla creazione del PIL della vecchia provincia ascolana era pari al 44%. Come per le altre caratteristiche già viste, estensione e popolazione, la provincia di Fermo è anche la più piccola delle Marche in termini di valore aggiunto prodotto annualmente. Esso è, infatti, meno della metà di quello della provincia di Pesaro e Urbino (7,6 miliardi di euro) e di Ancona (11 miliardi di euro, il triplo di Fermo) e, comunque, ben inferiore a Macerata (6,5 miliardi di euro, poco meno del doppio) e Ascoli (4,4 miliardi di euro, un quarto più elevato di Fermo). 3 L ISTAT stima il valore aggiunto per ciascun Sistema Locale del Lavoro presente sul territorio nazionale, si tratta di raggruppamenti di comuni a livello sub-provinciale determinati a partire dai movimenti pendolari quotidiani per recarsi al lavoro. La stima è stata ottenuta associando a ciascun comune della provincia il valore aggiunto pro-capite del SLL di appartenenza. Il VA pro-capite comunale è stato quindi moltiplicato per il numero di residenti al 1 gennaio dell anno successivo, ottenendo così il valore aggiunto per ciascun comune della provincia. La somma dei VA comunali ci hanno dato il valore aggiunto provinciale.

28 28 Uno sguardo sulla provincia di Fermo oggi Figura 7: Valore aggiunto delle province marchigiane; anno 2005; milioni di Euro Fonte: Istat, Stime provinciali occupati e valore aggiunto. Per Fermo nostra stima Per valutare meglio alcune delle dimensioni che caratterizzano la provincia di Fermo rispetto alle consorelle marchigiane, è interessante analizzare la figura qui sotto. Innanzitutto, si può notare come, con la divisione delle due province più a Sud, si perda in qualche modo quell equilibrio che caratterizzava la regione Marche in termini di distribuzione delle principali grandezze. A parte qualche lieve distacco, le vecchie quattro province marchigiane si suddividevano, popolazione, valore aggiunto, imprese e superficie in maniera pressoché egualitaria e pari ad un quarto del totale. Ora questo equilibrio si rompe, mostrando, le due ultime province dimensioni singole molto inferiori alle tre province più a Nord. In questo contesto, è proprio la provincia di Fermo a detenere sempre le quote minoritarie: con l 11,2% della popolazione regionale, il 10,6% del valore aggiunto, il 12,9% delle imprese e l 8,0% della superficie delle Marche. Figura 8: Distribuzione % della popolazione, del valore aggiunto, delle imprese e della superficie delle 5 province marchigiane

29 Uno sguardo sulla provincia di Fermo oggi 29 Un altro interessante modo per conoscere meglio la nostra provincia è quello di analizzare come viene prodotto il valore aggiunto, in relazione ai settori, agli addetti e alle imprese che lo generano. Secondo le nostre stime, ben il 61% del valore aggiunto prodotto nel 2005 è stato generato dal settore servizi, settore che occupa il 49% degli addetti e forma il 43% dell intero sistema imprenditoriale. Per l industria i pesi sono invertiti, con un maggior peso degli addetti (46,6%) ed uno meno consistente del valore aggiunto. Ciò deriva, naturalmente dalla struttura delle imprese industriali, in cui i costi di produzione (manodopera e costi dei materiali) hanno un incidenza molto forte sui ricavi totali, abbassando il valore aggiunto eccedente, diversamente dai servizi in cui la maggior parte dei costi derivano dalle spese per il personale che, come sappiamo, rientrano nel valore aggiunto (comprendente tutte le retribuzioni dei fattori produttivi). Infine, l agricoltura rappresenta una quota consistente delle imprese del territorio (23%), ma genera, per contro, soltanto il 3% del valore aggiunto (105.6 milioni di euro nel 2005) ed occupa soltanto il 4,3% degli addetti provinciali. Figura 9: Imprese per settore, valore aggiunto e addetti nella provincia di Fermo; quote % Fonte: Imprese attive al 31/12/2007 (fonte: Infocamere), nostra stima da occupati interni nei SLL, 2005 (fonte: ISTAT), valore aggiunto (nostra stima) Il valore aggiunto pro-capite della Provincia di Fermo è di , valore che la pone all ultimo posto tra le province marchigiane. Secondo i dati del 2005, i livelli di valore aggiunto pro-capite della provincia di Fermo sono più bassi anche di quelli della nuova provincia di Ascoli Piceno, il cui valore è più elevato del 3,7% ( , +769 ). Il distacco è molto forte soprattutto rispetto ad Ancona, che con pro-capite supera Fermo del 15,5% ( ). I valori, regionale e nazionale, sono più alti rispettivamente del 6% ( ) e del 6,4% ( ). Tutto ciò può essere dovuto a diversi fattori. Si pensi ad esempio che nella parte interna della provincia l economia è ancora molto basata sull agricoltura che, come già visto,

30 30 Uno sguardo sulla provincia di Fermo oggi non riesce a generare una valore aggiunto sufficientemente elevato. Si consideri, inoltre che il comparto industriale portante della provincia, il calzaturiero, è un settore tradizionale, con una forte componente di costi di produzione, livelli retributivi piuttosto bassi e, quindi, livelli di valore aggiunto inferiori rispetto ad aree in cui sono presenti settori a più alto valore aggiunto (ad esempio nelle province di Ancona e Pesaro e Urbino) o in cui la componente di servizio, in particolare di servizi pubblici, è particolarmente elevata (ad esempio la nuova provincia di Ascoli Piceno). Si tenga infine presente che durante la prima metà di questo decennio il settore calzaturiero ha affrontato una delle crisi strutturali più significative degli ultimi trent anni, che ha portato a profondi cambiamenti nella configurazione di tutto il distretto fermano-maceratese. Figura 10: Valore aggiunto pro-capite; province marchigiane, Marche e Italia; anno La produttività del lavoro Fonte: Istat, Stime provinciali occupati e valore aggiunto. Per Fermo nostra stima La ragione principale del gap in termini di valore aggiunto della nostra provincia anche rispetto agli standard europei ed anche altre zone delle Marche sta nel basso livello di produttività del lavoro 4, sia pur temperato da un buon tasso di occupazione della forza lavoro. Quest ultimo è migliore della media italiana (nel 2005 era del 62% per la vecchia provincia di Ascoli rispetto al 57,5% della media nazionale) anche se lontano dal 70% indicato dagli obiettivi europei dell Agenda di Lisbona. Le tabelle che seguono, ricavate dai dati ISTAT sui Sistemi Locali del Lavoro e relative alla produttività complessiva e per settori, segnalano lo svantaggio della Provincia di Fermo nei suoi settori trainanti, industria e servizi, rispetto a comprensori come la Provincia di Ancona, il Pesarese e lo stesso Ascolano (anche se i dati sono anteriori alla grave crisi occupazionale che sta in questi anni affliggendo la vallata del Tronto). 4 In questo caso misurata in termini di valore aggiunto per occupato.

31 Uno sguardo sulla provincia di Fermo oggi 31 Tematizzazione per sistema locale del lavoro Dati al 2003 Fonte: ISTAT; Elaborazioni: Sistema Informativo Statistico Regione Marche Dati al 2003 Fonte: ISTAT; Elaborazioni: Sistema Informativo Statistico Regione Marche Analisi dell occupazione Al momento gli unici dati disponibili sull occupazione 5 nella provincia di Fermo si riferiscono agli addetti 6 per sistema locale del lavoro 7 e a quelli dei Censimenti dell Industria e Servizi dal 1971 al Ad oggi non è stato possibile accedere ad archivi di dati più aggiornati rispetto a quelli qui proposti. 5 Occupato: la persona di 15 anni e più che all indagine sulle forze di lavoro dichiara: di possedere un occupazione, anche se nel periodo di riferimento non ha svolto attività lavorativa (occupato dichiarato); di essere in una condizione diversa da occupato, ma di aver effettuato ore di lavoro nel periodo di riferimento (altra persona con attività lavorativa). 6 Addetto: persona occupata in un unità giuridico-economica, come lavoratore indipendente o dipendente (a tempo pieno, a tempo parziale o con contratto di formazione e lavoro), anche se temporaneamente assente (per servizio, ferie, malattia, sospensione dal lavoro, Cassa integrazione guadagni ecc.). Comprende il titolare/i dell impresa partecipante/i direttamente alla gestione, i cooperatori (soci di cooperative che come corrispettivo della loro prestazione percepiscono un compenso proporzionato all opera resa ed una quota degli utili dell impresa), i coadiuvanti familiari (parenti o affini del titolare che prestano lavoro manuale senza una prefissata retribuzione contrattuale), i dirigenti, quadri, impiegati, operai e apprendisti. 7 Sistemi locali del lavoro: le unità territoriali identificate da un insieme di comuni contigui legati fra loro dai flussi degli spostamenti quotidiani per motivi di lavoro, rilevati in occasione dei censimenti della popolazione. Nella costruzione si prescinde da altre classificazioni amministrative.

32 32 Uno sguardo sulla provincia di Fermo oggi Il dato in tabella 1 risulta, quindi, particolarmente prezioso poiché ci fornisce anche l indicazione degli addetti per i comuni con almeno abitanti; si tenga, comunque, presente che da questo non è possibile desumere una stima degli addetti dell intera provincia di Fermo, poiché all interno dei dati aggregati per sistema locale del lavoro sono presenti numerosi comuni che ricadono al di fuori dei suoi confini. Nel comune di Fermo lavorano il maggior numero di addetti della provincia (10.949), si tratta anche del comune in cui gli addetti aumentano in maniera più consistente rispetto al 2005 (+217). Nell ambito di questo comune, la maggioranza degli addetti è occupata nel settore industriale (3.780 pari al 34,5%), valore che si avvicina molto a quella dei servizi (3.495 pari al 31,9%). Il secondo comune è Porto Sant Elpidio con addetti (in crescita solo dello 0,6%), concentrati soprattutto nelle attività manifatturiere (4.694 pari al 49,5%) che risultano però in diminuzione di 96 unità; significativa la quota di addetti nel commercio (20%) che cresce di sole 43 unità. Tra gli altri comuni maggiori, troviamo Sant Elpidio a Mare, Montegranaro, Monte Urano e Montegiorgio, tutti caratterizzati da una elevata concentrazione di addetti nell industria in senso stretto e da una bassa presenza nei servizi. Nel caso dei primi tre comuni citati, la quota di addetti all industria supera il 67%. La città di Porto San Giorgio, che dà lavoro a persone, è l unica a mostrare una chiara vocazione turistica con un elevata quota di addetti nel settore servizi con quote del commercio (30,4%) e del settore alberghi e ristoranti (13,4%) molto più alte degli altri comuni. Tabella 1: Addetti alle unità locali delle imprese per settore di attività economica per sistema locale del lavoro e comune (con almeno abitanti). Anno 2006 (Valori assoluti) COMUNI SISTEMA LOCALE DEL LAVORO Industria in senso stretto Costruzioni Commercio Alberghi e ristoranti Altri servizi Totale Porto Sant Elpidio Sant Elpidio a Mare Tutti i comuni del SLL Tutti i comuni del SLL Civitanova Marche Civitanova Marche Mogliano Comunanza Fermo Fermo Monte Urano Fermo Porto San Giorgio Fermo

33 Uno sguardo sulla provincia di Fermo oggi 33 COMUNI SISTEMA LOCALE DEL LAVORO Industria in senso stretto Costruzioni Commercio Alberghi e ristoranti Altri servizi Totale Tutti gli altri comuni del SLL con meno di 5000 abitanti Fermo Montegiorgio Montegiorgio Tutti gli altri comuni del SLL con meno di 5000 abitanti Montegiorgio Montegranaro Montegranaro Tutti i comuni del SLL Monte San Pietrangeli Figura 11: Unità locali nell industria e servizi; Provincia di Fermo; anni Figura 12: Addetti alle unità locali nell industria e nei servizi; provincia di Fermo; anni Fonte: ISTAT, Censimenti industria e servizi

34 34 Uno sguardo sulla provincia di Fermo oggi Analisi della struttura produttiva Al 31 dicembre 2008 erano le sedi di impresa 8 attive nella neo provincia di Fermo contro un dato iniziale pari a Le imprese agricole costituiscono il 23,6% delle attività, seguite dal settore del commercio e dell industria in senso stretto con rispettivamente il 23,2% e il 21,5%. Questi valori sono in linea rispetto ai dati regionali e nazionali; solo il valore riferito al commercio è di poco inferiore ad entrambi i riferimenti. Importante risulta anche il dato della densità imprenditoriale 9 che risulta di ben 3 punti percentuali superiore al dato nazionale (11,85 contro l 8,72 nazionale, anno 2006) e posiziona la provincia tra le primissime nella graduatoria decrescente delle 113 province. Le imprese artigiane sono circa unità (dato 2006) pari al 36,3% delle attività totali, anch esso di notevole importanza rispetto a dati nazionali e regionali. La dinamica imprenditoriale mostra un tasso di evoluzione non brillante, invariato rispetto al periodo precedente ma pur sempre superiore al dato nazionale (1,61). Le ditte individuali sono il 68,4% delle aziende, dato superiore al riferimento italiano di quasi due punti percentuali. Figura 13: Sedi di impresa e variazioni % annuali; provincia di Fermo e var.% Marche e Italia; anni Fonte: database Stockview (Infocamere), su dati Registro Imprese 8 Luogo dove l impresa ha la sede legale. 9 Densità imprenditoriale: rapporto tra numero di imprese registrate e la popolazione residemte al 31 dicembre in percentuale.

35 Uno sguardo sulla provincia di Fermo oggi 35 Le localizzazioni 10 della provincia di Fermo sono sempre cresciute nel corso degli ultimi 10 anni, passando da del 1999 a del La dinamica è però stata inferiore a quella nazionale e regionale. Complessivamente, la crescita delle unità locali è stata del 6,7%, parallelamente in Italia si è registrato una aumento del 16,4%, con un balzo del 3% nel solo Nelle Marche l aumento è stato del 10% e nella vecchia provincia di Ascoli Piceno del 9,3%, quindi anche nel confronto con la parte Picena siamo in rallentamento. Possiamo comunque affermare che nonostante la fortissima concentrazione di imprese nel calzaturiero, che espone il nostro sistema produttivo ad notevole rischio di shock dovuti alle variazioni nella domanda di questo settore, e le forti crisi che si sono succedute negli anni passati, senza dimenticare quella attuale, il nostro apparato produttivo ha tenuto bene, dimostrandosi altamente resiliente e resistente. Ma se la capacità di resistenza è una buona dote, rimane comunque la debolezza dovuta alla persistente mono-settorialità del nostro sistema economico. D altro canto, la resilienza dello stesso (la capacità di automodificarsi ed adattarsi alle trasformazioni esterne) è un fattore estremamente positivo, segnale della forza del distretto ad adattarsi ai cambiamenti globali e a rinnovarsi. Inoltre, malgrado la preponderanza delle imprese calzaturiere, sono emerse negli ultimi decenni realtà di estremo interesse per: la rilevanza sul mercato di riferimento, la presenza in settori tecnologicamente avanzati, la qualità degli imprenditori e del management. In particolare, possiamo citare, nel settore alimentare, i pastifici di Campofilone, alcune importanti aziende nel settore delle materie plastiche, della meccatronica ed in particolare nel campo della domotica e della sicurezza (realtà di cui parleremo più approfonditamente in seguito). 10 In questo scritto utilizzeremo i termini localizzazione e unità locale in maniera intercambiabile. Le localizzazioni sono tutte le Sedi e Unità locali presenti nelle province di competenza. Le varie unità locali, create nella stessa o in diverse province, assumono rilevanza giuridica diversa a seconda delle funzioni che vengono loro attribuite dall imprenditore. In pratica gli operatori economici adottano liberamente varie definizioni: filiale, succursale, agenzia, ufficio di rappresentanza, deposito, magazzino, negozio, ecc.. Secondo la definizione ISTAT (ai fini del Censimento), unità locale è l impianto (o corpo di impianti) situato in un dato luogo e variamente denominato (stabilimento, laboratorio, negozio, ristorante,albergo, bar, ufficio, studio professionale, ecc.) in cui viene effettuata la produzione o la distribuzione di beni o la prestazione di servizi. L ISTAT distingue poi fra unità locale operativa ed amministrativa. Secondo il Codice Civile un unità locale può essere considerata «sede secondaria» dell impresa, soltanto se è organizzata con una «rappresentanza stabile» e prevista dall atto costitutivo o da una sua modificazione.

36 36 Uno sguardo sulla provincia di Fermo oggi Figura 14: Localizzazioni e variazioni % annuali; provincia di Fermo e var.% Marche e Italia; anni Fonte: database Stockview (Infocamere), su dati Registro Imprese Il grafico seguente illustra, in maniera plastica, la struttura del sistema imprenditoriale fermano e la sua dinamica nel corso di questi ultimi 10 anni. I settori con il maggior numero di imprese sono: il commercio (6.112 unità), l industria, comprendente i comparti estrazione di minerali, attività manifatturiere e produzione e distribuzione di energia, elettricità, gas e acqua (5.209), l agricoltura, che comprende agricoltura, silvicoltura e pesca (4.740 unità). Essi rappresentano i settori con la minore dinamica, anche se con forti differenze: l agricoltura mostra un andamento nettamente negativo, con una perdita di unità locali pari al 24% tra 1999 ed 2008, l industria evidenzia una sostanziale stabilità, mentre il commercio mostra un allargamento molto significativo del numero di unità locali (+18%). Gli altri settori hanno dimensioni tutte molto al di sotto rispetto ai primi tre settori citati, ma nello stesso tempo hanno sostenuto notevoli ritmi di crescita del numero delle unità. Le costruzioni, ad esempio, sono passate da nel 1998 a nel Un aumento del 53% dovuto, innanzitutto, alla fase espansiva della domanda immobiliare della metà del decennio considerato che, tuttavia, si è oramai conclusa, oltre che alla crescente suddivisione del lavoro delle imprese edili che tendono a specializzarsi su singole fasi del processo di costruzione. Un settore che spicca per i vorticosi ritmi di crescita del numero delle localizzazioni e quello dei servizi alle imprese (settore k della codifica ATECO, comprendente attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca e altre attività professionali ed imprenditoriali) che passa da 957 nel 1998 a unità nel 2008 (+94%), tale accelerazione dovrebbe tendere a ridurre il divario tra l incidenza di questo settore a livello nazionale (11% del totale delle localizzazioni) e provinciale (8%).

37 Uno sguardo sulla provincia di Fermo oggi 37 Figura 15: Dinamica settoriale: numero di localizzazioni e variazione % rispetto al 1999; provincia di Fermo; anno 2008 Il grafico che segue descrive la struttura del sistema industriale della provincia di Fermo e mostra chiaramente una concentrazione elevatissima di unità locali nel settore cuoio, pelli e calzature, che da sole costituiscono il 58% delle attività manifatturiere provinciali. Si tratta di una situazione veramente anomala che non trova riscontro in nessun altra provincia italiana. Figura 16: Dinamica nelle attività manifatturiere: numero di localizzazioni e variazione % rispetto al 1999; provincia di Fermo; anno 2008

38 38 Uno sguardo sulla provincia di Fermo oggi Nessuna delle altre attività in figura si avvicina, per numero di unità locali, al settore cuoio, pelli e calzature; esse sono tutte al di sotto delle 508 unità. Con un tale settore cuoio, pelli e calzature che giganteggia di almeno 5 volte su tutti gli altri comparti industriali, non si riescono ad intravedere altri settori che nel medio termine possano minare il predominio territoriale del calzaturiero. Ciò non toglie che la crescita sostenuta di tanti diversi settori possa ampliare e rafforzare l economia provinciale diminuendo i rischi dovuti all eccessiva concentrazione in unico comparto. 2.4 Le trasformazioni del manifatturiero Il manifatturiero è stato per i passati quattro decenni il motore fondamentale dell economia italiana e lo è stato forse ancor di più per quella fermana, che presenta una concentrazione di imprese ed addetti nel settore dell industria in senso stretto molto più alta che nel resto d Italia. Si pensi, in particolare, che la provincia di Fermo si configura come una delle province a maggiore intensità artigiana, con un incidenza delle imprese artigiane sul totale pari a 36,3% (32,6% nelle Marche e ben 6 p.p. meno in Italia, 30,1%). Con l inizio del nuovo millennio, tuttavia, si sono verificati numerosi eventi che hanno accelerato e, in molti casi, sconvolto le tendenze in atto nello scenario sociale, politico ed economico mondiale: l attentato alle Torri Gemelle, l introduzione dell Euro, le guerre in Afghanistan ed in Iraq, l entrata nell Unione Europea di 12 nuovi Paesi quasi tutti provenienti dall ex blocco sovietico, fino ad arrivare all attuale crisi globale. La profonda crisi che non sta risparmiando nessun settore dell economia e della società mondiale, nata a partire dai problemi finanziari dell economia americana, sta ora coinvolgendo in maniera sempre più grave tutti i comparti produttivi della piccola provincia di Fermo. Inizialmente si diceva che essa avrebbe toccato in maniera più leggera l economia reale e, conseguentemente, dato che il nostro paese fonda le sue basi principalmente sull economia reale, esso avrebbe risentito meno di altri dello scossone causato dalla crisi dei mutui sub-prime. I dati nazionali non supportano tuttavia questa ipotesi; anzi, l andamento del nostro paese, già agli ultimi posti delle performance europee, sta risentendo in maniera forse ancora più accentuata dalle conseguenze dei problemi globali. Tra le tante ragioni i tanti problemi irrisolti del nostro paese: un debito pubblico che pesa come un macigno sulle possibilità di investimento pubbliche, l immobilismo politico e amministrativo dovuti alla scarsa visione degli amministratori e agli eccessivi vincoli normativi e la bassa propensione all innovazione nelle piccole e grandi imprese. C è però un fattore che fino a qualche mese fa vantavamo come il grande vantaggio competitivo italiano: la forte capacità esportativa. Oggi, con la domanda estera in calo in tutti i paesi partner commerciali dell Italia, il nostro paese trova grande difficoltà a trovare mercati di sbocco appetibili per i propri prodotti. Prevedendo che la crisi durerà almeno per tutto il 2009 vogliamo cercare di capire qual è la situazione delle imprese manifatturiere della provincia di Fermo e come queste si posizionano nel contesto competitivo più ampio.

39 Uno sguardo sulla provincia di Fermo oggi 39 È risaputo che fenomeni quali la globalizzazione dei mercati, la deindustrializzazione delle economie occidentali, la delocalizzazione produttiva, lo sviluppo della società dell informazione e lo sviluppo dei paesi dell Estremo Oriente (Cina ed India in testa) stanno modificato profondamente il modo di fare impresa. L imprenditoria italiana ha mostrato grandi difficoltà ad adattarsi a questo contesto in forte e veloce cambiamento. Ciononostante, molti imprenditori si sono rimboccati le maniche ed hanno iniziato un lungo e profondo processo di rinnovamento delle loro aziende. I risultati di questo intenso impegno si sono già visti nel caso di molte medie imprese del settore moda che in questi difficili anni sono riuscite a mantenere, e spesso a rafforzare, le loro capacità competitive sui mercati esteri. Su questo fronte le piccole imprese locali sono ancora molto indietro; ma se esse intendono non solo sopravvivere, ma affermarsi in maniera stabile conquistando una duratura nicchia di mercato, dovranno obbligatoriamente intraprendere il difficile cammino dell innovazione Le nuove caratteristiche del manifatturiero A dimostrazione dei profondi cambiamenti che stanno investendo il settore manifatturiero fermano proponiamo un analisi dell andamento del numero delle localizzazioni dal 1998 al Complessivamente, l industria manifatturiera fermana è costituita, a fine 2008, da unità locali, con un andamento apparentemente stabile, dato che ha registrato una crescita complessiva di sole 83 unità (+1,6%). Figura 17: Localizzazioni attività nelle attività manifatturiere della provincia di Fermo; anni

40 40 Uno sguardo sulla provincia di Fermo oggi La suddivisione tra moda 11 e altro 12 ci permette di comprendere meglio cosa è avvenuto all interno. Dal grafico che segue si vede che in tutto il periodo di osservazione il comparto altro continua progressivamente ad ampliarsi, passando da nel 1998 a unità a fine 2008, con una crescita totale di 326 unità. Andamento completamente inverso si osserva per la moda, che perde 243 unità passando da a unità nel Pertanto, il guadagno di 83 unità che l industria manifatturiera registra complessivamente tra il 1998 ed 2008 è il frutto della contrazione del comparto moda che perde il 7% delle unità locali presenti sul territorio, perdita che viene, comunque, più che compensata dal raggruppamento altro che aumenta le sue unità di ben il 20,3%. Per quanto riguarda il comparto altro, si può facilmente vedere dalla figura sotto riportata come la crescita delle unità locali sia stata molto costante, mentre la discesa del comparto moda ha subito una perdita consistente di circa 200 unità tra il 1998 ed il 1999 e tra il 2002 ed il 2005, dopodiché, si rileva una significativa ripresa negli ultimi 3 anni. Figura 18: Localizzazioni attive nella provincia di Fermo; settori moda e altro; anni Fonte: database Stockview, Infocamere 11 Il comparto moda raggruppa i settori ATECO: - DB17 Industrie tessili, - DB18 Confezione articoli vestiario - preparazione pellicce, - DC19 Preparazione e concia cuoio fabbricazione articoli da viaggio. 12 Il comparto altro raggruppa i seguenti settori ATECO: alimentare (DA15 Industrie alimentari e delle bevande), legno, carta, editoria (DD20 Industria del legno, esclusi mobili fabbricazioni in paglia, DE21 Fabbricazione pasta-carta, carta e produzione di carta, DE22 Editoria, stampa e riproduzione di supporti registrati), chimica, gomma, min. non metall. (DF23 Fabbricazione di coke, raffinerie, trattamento dei combustibili nucleari, DG24 Fabbricazione di prodotti chimici e fibre sintetiche, DH25 Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, DI26 Fabbricazione prodotti della lavorazione minerali non metalliferi), prod. e lavoraz. metallo (DJ27 Produzione di metalli e loro leghe, DJ28 Fabbricazione e lavorazione dei prodotti in metallo, escluse macchine), meccanica (DK29 Fabbricazione macchine ed apparecchi meccanici, installazione, DL30 Fabbricazione macchine per ufficio, elaboratori, DL31 Fabbricazione di macchine ed apparecchi elettrici n.c.a., DL32 Fabbricazione apparecchi radiotelevisivi e apparecchi per comunicazione, DL33 Fabbricazione apparecchi medicali, di precisione, strumenti ottici, DM34 Fabbricazione autoveicoli, rimorchi e semirimorchi, DM35 Fabbricazione di altri mezzi di trasporto), mobili e altre manif. (DN36 Fabbricazione di mobili - altre industrie manifatturiere, DN37 Recupero e preparazione per il riciclaggio).

41 Uno sguardo sulla provincia di Fermo oggi 41 Paradossalmente, il calzaturiero fermano sembra aver retto molto meglio alla crisi strutturale del rispetto a quello maceratese, dove le perdite in termini di numero di unità locali sono state molto alte sia in termini assoluti che relativi. Dall ulteriore dettaglio delle suddivisioni considerate, emergono ulteriori spunti di riflessione per comprendere come si sta trasformando il settore manifatturiero. Si considerino, ad esempio, i grafici che seguono, che differenziano i due comparti per tipologia di natura giuridica 13. Come si può notare, la riduzione del comparto moda è dovuta esclusivamente alla perdita delle imprese individuali e delle società di persone (-590), mentre le società di capitale continuano la loro espansione con un aumento di 225 unità. La crescita del comparto altro è dovuta esclusivamente all espansione delle società di capitali, queste registrano una impennata del 105% con un aumento di 225 unità (da 138 a 283). Le imprese individuali e le società di persone, d altro canto, restano grosso modo stabili (-6 unità dal 98 al 2008). Figura 19: Società di capitale attive nei comparti moda e altro. Provincia di Fermo. Anni Figura 20: Società di persone e imprese individuali attive nei comparti moda e altro. Provincia di Fermo. Anni In conclusione, le principali considerazioni da trarre sono le seguenti: a prima vista l industria manifatturiera della provincia di Fermo ha mantenuto uno stock di unità locali piuttosto stabile, in realtà, sono avvenute profonde modificazioni nella struttura imprenditoriale provinciale: - le componenti del comparto moda si sono ridotte. La riduzione più consistente si rileva nel settore cuoio, pelli e calzature che, pur rimanendo il perno del tessuto imprenditoriale, perde 5 p.p. di peso sul totale del manifatturiero e riduce la sua leadership incontrastata di questo settore, 13 Per natura giuridica si intende la tipologia di forma giuridica adottata dall impresa.

42 42 Uno sguardo sulla provincia di Fermo oggi Figura 21: Dettaglio delle localizzazioni attive nel comparto moda; provincia di Fermo; anno Fonte: database Stockview, Infocamere Figura 22: Localizzazioni attive nel manifatturiero altro; provincia di Fermo; anni 1998, 2003, 2008 Fonte: database Stockview, Infocamere

43 Uno sguardo sulla provincia di Fermo oggi 43 - il comparto altro bilancia completamente il calo in moda e, fatto 100 il totale delle imprese del manifatturiero, una parte dei punti percentuali 5 p.p. persi dal cuoio, pelli e calzature sono stati guadagnati dall alimentare che si posiziona direttamente dietro al suddetto per numero di unità locali (10% del totale), - in discreta crescita è anche la metalmeccanica sia nella componente produzioni in metallo (+67) che in quella prettamente meccanica (+66); in entrambi i raggruppamenti si osserva la tendenza al rafforzamento della struttura giuridica delle imprese, che vede lo stock delle imprese diminuire esclusivamente per le imprese individuali e le società di persone, forme giuridiche generalmente associate a micro e piccole imprese con struttura aziendale molto semplice, mentre per le società di capitali, relative di solito ad aziende più strutturate e di maggiori dimensioni si rileva una impennata in altro ed una buona tenuta in moda, soltanto nel settore industriale è presente un numero consistente di imprese con una dimensione rilevante, in particolare con un valore della produzione superiore ai 5 milioni di euro (16% delle imprese); negli altri settori (costruzioni, commercio e servizi) oltre il 90% delle imprese dichiara un fatturato inferiore ai 5 milioni di euro. Il settore manifatturiero fermano ha mostrato negli ultimi difficili anni una fortissima capacità di resilienza e di resistenza, poiché: il settore moda, profondamente toccato dalla crisi dal 2001 in poi, è riuscito comunque a mostrare una buona capacità di rigenerazione e di autodifesa soprattutto nel rafforzamento delle aziende di medie dimensioni, nonostante l indubbia fondamentale importanza del calzaturiero nella struttura dell economia locale, il sistema economico fermano nel complesso si è mostrato meno vulnerabile alla crisi di questo settore di quanto si pensasse, nel periodo osservato si sono, infatti, rafforzati i settori alimentare e metalmeccanico tanto da controbilanciare completamente le imprese perse nella moda. Nel medio-lungo periodo, quindi, nel nostro sistema economico si sta realizzando quello che gli economisti auspicavano, vale a dire un lento processo di diversificazione e ribilanciamento settoriale che vede ridurre il peso del settore calzaturiero ed aumentare quello di settori con cicli di breve e medio periodo opposti a questo, abbassando così il livello di vulnerabilità del nostro sistema rispetto alle crisi settoriali di domanda.

44 44 CAPITOLO 3 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana Immaginare scenari di evoluzione dell ambiente competitivo, ancorché difficile, è un esercizio indispensabile per pensare ad una strategia di crescita basata sull innovazione. Altrimenti si corre il rischio, già verificatosi nel passato, di promuovere investimenti sganciati dalle effettive necessità competitive, con spreco di risorse e demotivazione degli operatori e delle imprese. Alcuni fattori di evoluzione sono pressoché rilevanti per tutte le imprese, mentre altri hanno impatti differenziati su di esse. Se, come vogliamo, l analisi deve essere tarata sulla specifica situazione locale, occorrerà tenere conto della natura e dei mercati di riferimento delle nostre imprese. Bisogna cioè «segmentare» le imprese ed identificare gruppi strategici relativamente omogenei, per ciascuno dei quali valgono diverse priorità nelle variabili competitive. Le dimensioni di segmentazione possono essere le più diverse. La loro scelta si presenta in qualche modo come un esercizio creativo, che deve tuttavia conseguire un risultato di efficacia e coerenza nel quadro analitico che ne scaturisce. Quelle che abbiamo scelto sono le seguenti: 1. la scala del mercato di riferimento intesa come diversificazione territoriale della clientela accessibile. Alcune aziende operano su mercati sostanzialmente globali, altre su arene continentali, nazionali o strettamente locali. Questo criterio non ha necessariamente a che vedere con la dimensione di un azienda: aziende piccolissime (ad esempio un produttore di prodotti agricoli tipici) possono operare su mercati/nicchie globali (quello dei gourmet che acquistano da internet) mentre imprese più strutturate (si prenda il caso di un consorzio idrico) possono essere costrette dalla natura del servizio e dalle regole della competizione ad operare in ambiti locali, 2. la tipologia di vantaggi competitivi critici per il successo che ogni gruppo deve acquisire o conservare per garantirsi opportunità di crescita. Tali vantaggi critici sono determinati dall assetto competitivo del settore di riferimento. Le analisi di M. E. Porter (il Vantaggio Competitivo e anche Il Vantaggio Competitivo delle Nazioni) suggeriscono alcune utili categorie: a. il controllo dei fattori di produzione o la disponibilità di questi a costi inferiori rispetto alla concorrenza. Questo si applica tanto ai casi classici della possibilità di attingere a manodopera a basso costo o a materie prime scarse o protette da monopoli, quanto a quelli, ad esempio, della disponibilità dei benefici tipici di un territorio, o di un certo humus culturale, non facilmente replicabili e alla cui unicità l impresa stessa da sola o insieme ai suoi concorrenti può in qualche modo contribuire, b. l efficienza (cioè la capacità di produrre, a parità di input, un output maggiore o migliore) conseguibile attraverso know-how più avanzati di trasformazione o l ac-

45 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana 45 quisizione di economie di scala (derivanti cioè dalla dimensione dell apparato produttivo) o di rete (che nascono cioè dalla interconnessione e dalla vastità della platea di utilizzatori). Si noti che nell economia dell informazione e dei servizi un piccolo apparato produttivo (ad esempio una palazzina piena di server collegati tra loro come quella di Google) può conseguire un enorme economia di rete grazie al fatto che miliardi di persone ricorrono, per convenienza o abitudine, alla stessa piattaforma informativa, c. l innovazione del sistema di prodotto cioè la capacità di adattare l output alle esigenze di consumatori in rapida evoluzione, attraverso l utilizzo di tecnologie produttive o organizzative di punta. In molti mercati, specie quelli caratterizzati da consumatori esigenti ed affrancati dai bisogni primari, esiste una forte aspettativa di upgrade continuo delle prestazioni, quasi una spasmodica ricerca della novità e del miglioramento. Questa può essere frutto sia di determinati stili di vita che di pressioni ambientali (si pensi alla domanda di prodotti «più verdi» che può nascere dal verificarsi o dal timore di catastrofi ambientali). Abbiamo usato il termine «sistema di prodotto» per indicare anche l insieme degli elementi che consentono la fruibilità dello stesso, che comprendono anche le modalità di commercializzazione e distribuzione. Queste ultime, come vedremo, stanno acquistando una crescente importanza, d. la ricchezza, cioè un livello di controllo delle fonti finanziarie (non necessariamente per la proprietà delle stesse ma anche per la particolare capacità di attrarle) o del talento gestionale o operativo necessari in determinati settori economici, tale che costituisca una effettiva barriera alla concorrenza. L esempio più immediato è quello dei servizi bancari ed in particolare dell investment banking, dove il monopolio di alcuni grandi nomi (Goldman Sachs tra gli altri) è del tutto evidente. Si pensi anche a certi settori, come quello del taglio ed il commercio dei diamanti, dove comunità etnicamente e geograficamente concentrate (gli ebrei di Anversa ad esempio) detengono monopoli inattaccabili. Vedremo come la «griglia» sopra delineata sarà utile a mappare le aziende fermane per gruppi omogenei, a delineare minacce ed opportunità per ciascuno di essi e, nei successivi capitoli, proporre delle strategie «baricentrali», cioè tendenziali (ferma restando l unicità di ogni situazione individuale) di crescita della competitività a cui agganciare programmi coerenti d innovazione. 3.1 I megatrend Prima di far questo, soffermiamoci su alcuni megatrend che occorre prendere in considerazione come premesse del ragionamento successivo. Si tratta di tendenze e forze che informeranno le modalità di competizione nel medio-lungo periodo. Li accenneremo in maniera molto sintetica, dando per scontata un ampia letteratura a riguardo. 1. la globalizzazione o meglio la crescente integrazione dei mercati di sbocco e delle fonti di approvvigionamento e fornitura, prima separati da barriere nazionali o regionali.

46 46 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana L integrazione dei mercati significa possibilità di accesso a nuovi clienti e minacce da nuovi concorrenti. Quella delle filiere produttive significa, in particolare, che i distretti geograficamente concentrati come il nostro non realizzano più condizioni ottimali di efficienza/efficacia e che si creano opportunità per la creazione di nuove filiere, composte da soggetti produttivi e distributivi collocati in vari paesi e con mentalità e modus operandi diversi. In questo processo di ricomposizione, da un lato la manodopera a basso costo è divenuta accessibile anche alle imprese delle economie avanzate attraverso la delocalizzazione, dall altro fattori produttivi «pregiati», come il design e le macchine utensili, punti di forza tradizionali del made in Italy, sono oggi ampiamente acquisibili dai nostri concorrenti stranieri attraverso l internazionalizzazione delle imprese fornitrici di questi know-how, 2. l emergenza ecologica, cioè una sempre maggiore possibilità di crisi globali ed imprevedibili legate sia a fattori naturali (scarsità di acqua e fonti energetiche tradizionali, inquinamento, variazioni del clima ecc) ma anche politici, con particolare riferimento alla crescente capacità di molti paesi o anche attori non istituzionali (ad es. una rete terroristica, la comunità finanziaria) di destabilizzare gli equilibri economici politici mondiali e provocare conflitti in assenza di efficaci azioni ed istituzioni di governo sovranazionale degli eventi. Da questo trend emerge un crescente bisogno di sicurezza, specie nelle fascie più agiate. Sul piano energetico, esso si esprime in una forte resistenza all uso di tecnologie inquinanti e rischiose e una tendenza alla costruzione di sistemi ambientali locali sempre più in equilibrio ed autonomi da fonti centralizzate, percepite come pericolose. Lo stesso vale per la gestione del ciclo dei rifiuti. A livello sociale, cresce l esigenza di «reti di protezione» locali e nazionali, contro le possibili fonti di minaccia al benessere acquisito, 3. la rapida variazione del mix di consumatori conseguente all emergenza delle nuove economie (Cina, India, Brasile, Russia in primis). Qui la rapida espansione della nuova classe media (che invece langue nel mondo occidentale) porterà conseguenze ai diversi livelli del mercato. Nei quattro paesi citati essa passerà da poco più di 200 milioni nel 2006 a oltre 500 nel Ciò darà l opportunità alle imprese che vi operano di sfruttare il volume e la rapida crescita delle proprie basi domestiche per ridisegnare radicalmente la configurazione costo-benefici di alcuni prodotti di base, cambiando le regole del gioco competitivo anche nei mercati del primo mondo. Si pensi alla Tata Motors che sta lanciando un auto che costa meno di 2000 euro. In India si può acquistare ad 1 euro un paio di scarpe per bambino con look alla moda, 4. la tendenza, nel primo mondo al pari delle economie in sviluppo, alla polarizzazione del potere di acquisto in favore di una classe di superricchi che nel 2018 conterà oltre 20 milioni di persone nel mondo. Questa «plutosfera» di individui dalle enormi possibilità e tendenzialmente nomadi, aldilà della possibilità di spesa, avrà un impatto potente nell orientare i gusti e le preferenze generali dei consumatori, sia attraverso meccanismi di imitazione che in conseguenza della capacità di imprimere forti accelerazioni al concetto di «desiderabile» e quindi al tipo di benefici ricercati nei prodotti e nei servizi, 5. la smaterializzazione e «sistemizzazione» dei bisogni, a partire da quelli delle elite. Questi trend sono conseguenza del processo di rapido cambiamento sociale impres-

47 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana 47 so dalla globalizzazione, che sta generando una perdita progressiva dei riferimenti identitari tradizionali (e delle idee consolidate di status e benessere) ed una crescente esigenza di realizzazione e rappresentazione del sé attraverso l esperienza del consumo. L aspetto esperienziale del consumo, e con esso i suoi contenuti simbolici e di stile (di vita) tende a prevalere su quello del possesso del bene o della sua mera prestazione funzionale. È in questo senso che il prodotto tende a diventare più «complesso». Ciò ha un enorme impatto sia sulla configurazione dell offerta, che sulle modalità di comunicazione e vendita dei prodotti/servizi. Anche se le modalità specifiche con cui questo trend si afferma nelle diverse aree del mondo sono differenziate, alcune «piste» comuni si possono identificare e riassumere come segue: a. eco-iconismo - la preferenza per i prodotti «verdi» riflette sia l esigenza di proteggere la persona, la famiglia o la comunità locale attraverso la creazione di spazi di vita meno contaminati che quella di comunicare una nuova visione del mondo e del benessere, b. ibridazione - la crescente possibilità di comunicare e scambiare idee ed esperienze attraverso la rete informatica e i viaggi apre opportunità pressoché infinite di (re)interpretazione dell uso e dei significato dei prodotti, che sempre meno potrà essere «imposta» dalla comunicazione standardizzata delle aziende che li offrono. A partire dai consumatori più giovani, istruiti e ricchi, le aziende dovranno imparare a «captare» tempestivamente le nuove rappresentazioni del mondo e gli stili di vita ad esse associati che emergono dal magma delle nuove relazioni, riconfigurando rapidamente i sistemi di offerta e le modalità di comunicazione. Questo può avvenire anche attraverso il ricorso al co-branding e la collaborazione con altre imprese nel costruire proposte originali, c. primato dell arte - il grande di successo di del Museo Guggenheim di Bilbao, che è stato il volano del rilancio di una città che sembrava condannata al declino postindustriale, è solo uno degli innumerevoli esempi del potere che ha oggi l arte nell immaginario collettivo. La pervasività del design e della moda ne sono un riflesso. Nell arte e sempre meno nella tradizione i consumatori ricercano «codici» di comunicazione che li aiutino a definire la propria identità e attivare le relazioni desiderate, anche se ciò avviene in maniera sicuramente diversa a Mosca rispetto a Londra o Manhattan. I prodotti di successo possono quindi difficilmente prescindere dall incorporare elementi «iconici» e suggestioni culturali, d. lusso accessibile - mentre si diffondono nuovi modelli di lusso e benessere e l industria della comunicazione ne diffonde la rappresentazione in maniera martellante anche nei paesi emergenti si propone il «sogno» della felicità e della ricchezza potenzialmente accessibile a tutti attraverso il lavoro e l iniziativa personale. Nelle classi medie emerge quindi fortemente il bisogno di partecipare alle esperienze delle elite attraverso il consumo di prodotti e servizi che non appaiano «economici» ma che «democratizzino» il lusso, offrendone una traduzione economicamente accessibile, e gestione del tempo - i ritmi che lo sviluppo frenetico dell economia mondiale ha imposto alle popolazioni urbane (in forte espansione) e alle elite mobili dell eco-

48 48 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana nomia mondiale hanno generato un problema di scarsità ed uso ottimale del tempo, che corrisponde alla richiesta di soluzioni «chiavi in mano» e di facile ed immediata utilizzazione. Si pensi al successo dell IPhone nella cui confezione non c è neppure il libretto di istruzioni. 3.2 I gruppi strategici di imprese fermane Sulla base dello schema concettuale di analisi e dei trend evidenziati in precedenza tentiamo ora una classificazione delle imprese fermane, cominciando a posizionarle su una «mappa», definita dalle due variabili competitive identificate all inizio del capitolo, cioè la scala del mercato e le competenze distintive critiche. Procederemo per settori. Nell industria, come abbiamo visto nel Capitolo 2 i settori di una qualche consistenza sono: 1. il calzaturiero. Esso può essere utilmente sotto-segmentato nei seguenti sottogruppi: le «locomotive», cioè le poche»aziende che hanno raggiunto una dimensione ed un autonoma riconoscibilità sui mercati tali da distinguerle dalla «nuvola» del distretto. Queste imprese hanno un importante funzione di orientamento e guida per quelle minori. Il loro posizionamento strategico può variare. Aziende come Tod s, Silvano Lattanzi o Andrea Montelpare per esempio, pur con dimensioni e su segmenti differenti, operano su una scala globale e sulla base di una strategia di innovazione di prodotto fondata (con mix diversi) su una proposta mai scontata di lifestyle e sulla performance superiore del prodotto. Nero Giardini o Loriblu sembrano invece proporre un «lusso accessibile», offrendo alla classe media prodotti di tendenza già consolidata ad un buon rapporto qualità/prezzo. La loro competenza critica (ovviamente non l unica) è quindi l efficienza, da conseguire anche attraverso il raggiungimento di un adeguata scala produttiva e distributiva, indotto da una forte pressione pubblicitaria, i «vagoni», cioè il «brodo» di PMI che tendono di adattarsi come possono alle tendenze del mercato già «scovate» dai leader, attraverso l imitazione e la flessibilità, oppure operano come subfornitori dei leader. Alcune di queste aziende potrebbero evolvere in futuri leader, la «costellazione» del calzaturiero, ossia i fornitori di tecnologie (ad es. Teseo), macchinari, componenti critici (fondi in particolari) e packaging per il settore. Queste imprese possono prosperare grazie ad una strategia di innovazione tecnologica, proponendosi non solo al distretto fermano ma sui mercati internazionali come vettori di innovazioni focalizzate su aspetti specifici della catena del valore, 2. il cappello. Questo distretto ha attraversato un processo di profonda ristrutturazione che lo ha mantenuto vitale senza mutarne l assetto originario, fatto di microimprese, probabilmente grazie alla natura di nicchia del mercato e all agilità dimostrata dalle aziende nel delocalizzare la produzione e presidiare i canali commerciali, 3. la meccatronica. È il settore di punta del metalmeccanico locale. Oltre alla Sigma, che opera business-to-business con una clientela di grandi dimensioni, dalla massa

49 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana 49 «indifferenziata» si distingue un gruppetto di aziende più strutturate legate all edilizia ed in particolare al controllo degli accessi (ad es. Elsamec, Gaposa, Videx). La padronanza delle tecnologie meccaniche ed informatiche gioca in questo settore un ruolo prioritario, 4. l edilizia. Si tratta di molte piccole imprese che non si distinguono per competenze distintive particolari e servono esclusivamente il mercato locale, tra l altro povero di iniziative immobiliari qualificate. Fa eccezione il gruppo Sicap Sangiorgio, un azienda nata nel dopoguerra che fabbrica prefabbricati per l edilizia commerciale e dispone di vari stabilimenti nel centro Italia, 5. lavorazione del filo di ferro: alcune aziende della media Valtenna si sono sviluppate intorno a questa specializzazione produttiva, basata soprattutto sull automazione dei processi e sul suo controllo. La natura di grande diffusione dei prodotti (casalinghi) espone il settore all assalto dei produttori asiatici, 6. la plastica. Il gruppo Quintili (Picenum Plast e Asoplast tra l altro) ha conseguito una buona crescita grazie alla capacità di dominare i processi produttivi di componenti la cui valenza tecnologica è quasi sempre determinata a monte da parte delle industrie (chimiche) fornitrici. Il gruppo ha sviluppato competenze specie nella fabbricazione di tubi e nell ideazione di sistemo di drenaggio ad uso civile ed industriale. La Filplast opera invece nel settore dei casalinghi trasformando fili in plastica. Controllo delle tecnologie di stampa ed estrusione, efficienza produttiva e servizio sono i fattori chiave di successo, 7. il biomedicale. costituito da un unica ma promettente azienda, il gruppo Bioos si muove rapidamente e con successo, riuscendo anche, in un campo dominato da grandi imprese, a lanciare prodotti frutto della ricerca interna, 8. le utilities. Società come Ecoelpidiense, Asite, Solgas, San Giorgio Distribuzione, CIIP operano nei settori dello smaltimento rifiuti e della distribuzione di energia o acqua, nei quali si va costituendo un mercato con interessanti opportunità anche se ancora prevalgono forti logiche politiche e burocrtiche. La capacità di oprerare in maniera concorrenziale, introdurre in modo efficace nuove modalità organizzative (ad es. la raccolta differenziata e porta a porta) e di gestire nuove tecnologie nei vari ambiti sarà discriminante nella loro sopravvivenza futura come imprese autonome, 9. l agroalimentare. La Monaldi di Petritoli ha raggiunto posizioni di leadership nazionale nella produzione di uova, investendo nell automazione dei processi interni di controllo della qualità e garantendo alta affidabilità ad una clientela fatta di grandi industrie e distribuzione organizzata. «La Campofilone» di Enzo Rossi e la Spinosi costituiscono la punta avanzata di un gruppo di imprese prevalentemente artigianali ed «indifferenziate» che trasformano prodotti alimentari e si segnalano per politiche di innovazione di prodotto legate al suo contenuto «filologico» e alla gestione coerente della filiera produttiva, 10. l artigianato artistico. Un piccolo gruppo di aziende, come la Bros o la Surprise, si è ricavato uno spazio nel mercato della bigiotteria, uscendo anche dai confini nazionali. L artigianato artistico in provincia ha lunghe tradizioni (si pensi alle ceramiche a Montottone) anche se non è mai uscito da una dimensione locale.

50 50 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana La tabella che segue da un idea della consistenza delle maggiori imprese della Provincia. Fatturati e utili 2007 e 2006 delle principali aziende manufatturiere fermane dati in migliaia di euro - fonte Economia Marche Fatturato 2007 Fatt. 07/06 Utile 2007 Note Tod s ,7% consolidato; 2472 addetti B.A.G. spa ,9% consolidato Zeis Excelsa spa ,1% F.lli Monaldi spa ,9% consolidato F.A.A.M. spa ,0% consolidato SICAP Sangiorgio spa ,2% 831 SIGMA spa oltre 200 dipendenti Picenum Plast spa ,5% 112 Calzaturificio Elisabet srl ,7% 203 BIOOS circa (fonte: sito web) Fatturato 2006 Fatt. 06/05 Utile 2006 Calzaturificio Melania ,3% -29 Teseo Spa ,8% 415 F&G srl ,6% 72 Calzaturificio Romit ,3% 91

51 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana 51 Nel settore primario, la stragrande maggioranza delle aziende agricole è dequalificata e rappresenta un attività marginale per i conduttori o che sopravvive grazie ai sussidi. Fanno eccezione: alcuni produttori di frutta e ortaggi della Valdaso e della media Valtenna, alcuni agriturismi (attività in forte espansione), alcune cantine che hanno puntato sulla qualità, come Dezi di Servigliano, alcune aziende biologiche. Nel terziario, purtroppo, la nostra Provincia non può vantare aziende di rilievo che escano dalla dimensione locale ed abbiano formule imprenditoriali particolarmente innovative. Il commercio in particolare non riesce ad attrarre consumatori aldilà del proprio bacino immediato e lo stesso vale per le professioni. Malgrado le strutture ricettive appaiano mediamente poco qualificate, esistono tuttavia delle realtà da segnalare per le particolari potenzialità di sviluppo e per rappresentare una fonte di attrazione di turisti (e quindi di reddito) dall esterno del territorio provinciale. Tra queste: la Marina di Porto San Giorgio, che, anche se incompiuta, rimane la più grande struttura diportistica dell Adriatico e potrebbe attrarre attività di supporto (ad es. la cantieristica), i campeggi sulla costa, che hanno qualificato nel tempo servizi e marketing, le country house cresciute numerose specie negli ultimi 5 anni, alcuni ristoranti che raggiungono elevati standard di eccellenza e ricerca. Il settore pubblico ha infine rilevanti potenzialità di contribuire allo sviluppo locale. Oltre alle utilities, a cui abbiamo già accennato: la sanità può contribuire alla crescita del PIL locale sia attraverso la riduzione dell attuale pesante mobilità passiva che, in via indiretta, aumentando l attrattività del territorio con la fornitura di un buon servizio. L accoglienza degli anziani e di altre categorie di non autosufficienti potrebbe costituire un opportunità particolare, data la presenza dell INRCA e soprattutto della Comunità di Capodarco, che occupa un ruolo di leadership nazionale nella gestione delle problematiche legate a varie forme di disagio, gli stessi servizi offerti dai comuni possono impattare lo sviluppo locale nella misura in cui la loro evoluzione, legata ad innovazioni tecnologiche (ad es. l e-governement) ed organizzativa (ad es. Unioni di Comuni e Consorziazioni) libera risorse per gli investimenti ed aumenta il supporto all iniziativa imprenditoriale locale. Il settore del credito locale merita un ultimo cenno. Grazie all autonomia ancora preservata della Cassa di Risparmio di Fermo e a nuove iniziative in fase embrionale, rimane la possibilità di attivare strumenti innovativi che favoriscano la ristrutturazione dei settori produttivi sia pubblici che privati. Il riorientamento strategico necessario per la maggioranza delle imprese, i processi di selezione e forse accorpamento che ne deriveranno non possono realizzarsi senza il supporto di una regia finanziaria lungimirante e anche coraggiosa.

52 52 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana Il grafico che segue posiziona i vari settori lungo le dimensioni competitive indicate all inizio del capitolo. Si tratta di una mappatura «intuitiva» che serve a segnalare alcuni percorsi strategici raccomandabili e che verranno meglio chiariti nei paragrafi successivi. La mappa non esprime quindi la posizione attuale dei vari gruppi ma in un certo senso quella ritenuta «ideale». L uso dei nomi di alcune imprese ha un puro valore esemplificativo. Osservando i vari quadranti della mappa si può osservare che: una serie di raggruppamenti può puntare ad una clientela globale: i calzaturieri «innovatori», i loro fornitori più specializzati della «costellazione», il cappello, ma anche le realtà più avanzate dell agroalimentare e della produzione eno-gastronomica. altri dovranno guardare soprattutto al mercato nazionale e a quelli più «congeniali» in ambito europeo, consolidando l efficienza dell organizzazione, puntando soprattutto a migliori assetti e competenze organizzative, ad una gestione più incisiva delle reti commerciali o ad investimenti in efficienza dell apparato produttivo. Alcuni gruppi, come il meccatronico e la Bioos, dovranno curare di più il contenuto tecnologico e la performance dei propri prodotti. Una serie di business infine dovranno radicarsi meglio nella loro realtà locale: l artigianato e le PMI calzaturiere nelle filiere gestite dai leader del distretto, le utilities prendendo padronanza dei processi cruciali di sostenibilità ambientale del territorio, l edilizia rispondendo adeguatamente all esigenza di qualificazione degli ambienti urbani e delle strutture

53 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana 53 ricettive, quest ultime (con l eccezione potenzialmente più avanzata del porto) riconquistando una clientela spesso fuggita per destinazioni estere. Come si intuisce dalla mappa, il radicamento locale, pena l uscita dal mercato per mancanza di domanda, delocalizzazione o assorbimento da parte di imprese esterne più dinamiche, non esclude ma anzi impone percorsi di aumento di efficienza, innovazione e/o gestione accurata dei fattori produttivi (per le strutture ricettive in particolare il territorio che le ospita). 3.3 Strategie baricentrali per le imprese fermane Proviamo ora ad approfondire le possibili linee strategiche «generiche» percorribili da ciascun gruppo di imprese individuato, in linea con i trend sopra delineati, per valutare in seguito quali strategie tecnologiche e di innovazione in genere sono più indicate I leader del calzaturiero: gli innovatori È sui leader della calzatura che naturalmente vengono riposte le maggiori speranze, specie nel breve e medio periodo. Abbiamo accennato che possono esistere diversi «punti focali» delle strategie secondo il posizionamento e la formula imprenditoriale di ciascuna impresa. Una prima fonte di vantaggio competitivo da perseguire è quella della performance funzionale del prodotto, da migliorare ed arricchire di nuove funzioni rispetto al concetto tradizionale. Le dimensioni della performance possono riguardare: l ergonomia, cioè l adattamento alle caratteristiche fisiologiche del piede e del movimento di ciascun consumatore, per un comfort ed un benessere migliori. L ergonomia si declina quindi in vari modi: morbidezza, adattamento (anche dinamico) alla forma del piede, aderenza e sicurezza, controllo del calore e della traspirazione, isolamento dal freddo, correzione di posture errate ecc. Ciascuna di queste dimensioni può indicare la presenza (anche potenziale) di nicchie di mercato da presidiare, la resistenza a sollecitazioni particolari, particolarmente apprezzata da chi fa (o immagina di fare) un uso sportivo o escursionistico della calzatura. La calzatura «no limits» esercita (come avviene per orologi, biciclette, ed il così detto sportswear) un fascino particolare sui consumatori, specie più giovani, le funzioni informative che il prodotto può svolgere relativamente allo stato di salute e benessere del possessore oppure verso l esterno, attraverso l invio di segnali o impulsi di carattere simbolico o funzionale. Si può immaginare una calzatura che cambia di colore o tono con l umore o lo stato fisico del portatore, che manda segnali in una situazione di pericolo o attiva altri prodotti o meccanismi, come ad es. un segnale d allarme o una password di accesso automatico, giocando un ruolo nella travolgente corsa in atto alle interconnessioni elettroniche di elementi che tradizionalmente erano oggetti isolati.

54 54 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana Una seconda fonte di vantaggio competitivo riguarda il contenuto simbolico del prodotto e la sua capacità di rappresentare l immaginario del consumatore e le sue proiezioni intenzionali o inconsce verso il proprio universo personale di relazione. È questo il campo dello «stile» e della «moda», in cui si può pensare, probabilmente in modo illusorio, che le aziende italiane o locali godano di vantaggi inattaccabili. Dobbiamo tuttavia guardarci da una visione superficiale e «intuitivista» dei fenomeni moda, considerando attentamente alcune tendenze in atto: il design oggi «internazionale» e «mobile»: la creatività si sprigiona sempre di più in ambienti cosmopoliti, competitivi ed «aperti» al nuovo ed al diverso che sempre meno assomigliano alla (a volte) sonnolenta provincia italiana. Le grandi aree metropolitane in forte espansione nel primo e nel nuovo mondo e le comunità virtuali e reali di creativi in continuo spostamento sono le nuove fucine del design, la globalizzazione impone una forte accelerazione dei processi culturali ed identitari, specie negli strati sociali più esposti all interscambio internazionale, che sono sovente quelli con maggiori potenzialità di spesa. Tale rapido movimento si esprime nel rifiuto delle forme consolidate di status symbol e delle mode massificanti, mentre ricerca forme di espressione originali e percepite come più autentiche. Le aziende che aspirano ad una leadership di immagine dovranno quindi mantenere antenne attente su questi nuovi mondi creativi, rendere le proprie organizzazioni permeabili agli input che da essi provengono, vincendo resistenze ed inerzie («abbiamo fatto sempre così»), dominare canali di comunicazione nuovi (ad esempio la rete e le sue multiformi configurazioni, dalle chat a Second Life, dalla blogosfera a Facebook). Esse dovranno essere in grado di scovare talenti creativi anche lontano da casa e mettere a loro disposizione reparti di sviluppo e prototipazione veloci ad assimilare le novità e tradurle in prodotto vendibile in un mercato che sempre meno rispetta i ritmi delle stagioni; saranno spinte ad ottimizzare il flusso di input informativi che arriva dalla filiera, dai fornitori di materiali, componenti, accessori, perché sia massimizzata la scelta di opzioni in mano ai creativi. Per queste aziende sarà infine sempre più critica la capacità di inventare «ambienti distributivi» che esaltino i fattori esperienziali e simbolici dell acquisto. I consumatori target di questi leader dell innovazione tendono a rifuggere il classico modo di acquisto «off the shelf», in spazi dove i prodotti sono allineati in modo inespressivo. Lo spazio (reale o virtuale) espositivo deve essere capace di suggerire una proposta coerente di lifestyle e permettere una qualche interazione di tipo personale, sia con il venditore che con la community di utilizzatori del prodotto. Tra ambiti distributivi e azienda produttrice si dovranno stabilire inoltre flussi informativi qualificati, che veicolino con molta sensibilità e senza distorsioni e i messaggi provenienti dai clienti, specie quelli che possano segnalare sul nascere bisogni e tendenze nuove. La matrice che segue riassume sinteticamente il «percorso» che i leader dei settori moda sono chiamati a compiere, coniugando la creatività a solide basi tecnologiche, come hanno saputo dimostrare, ad esempio, i produttori di abbigliamento e calzature sportive (si pensi ad esempio al distretto di Montebelluna nel trevigiano che ha avuto origine da un settore tradizionale in crisi, rivoluzionato dall innesto di materiali, funzioni ergonomiche, modalità di comunicazione totalmente nuove).

55 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana I «democratizzatori del lusso» Nel mercato globale non esistono solo consumatori pionieri e highflyers; c è anche la classe media, che anzi è ancora la parte più consistente del mercato e continuerà ad esserlo. La classe media è in difficoltà nel primo mondo ma in forte espansione nel nuovo. Nei paesi già sviluppati vive la crisi della perdita della sicurezza mentre aspira a modelli di vita superiori che le sembrano preclusi. Nelle economie emergenti invece la classe media è ancora alla ricerca del «basico del benessere», cioè dei beni che segnano in modo chiaro l affrancamento dalla povertà. Come si è detto, questa esplosione di prodotti «basici» per le nuove classi medie crea potenti opportunità per le industrie locali di definire, sfruttando i vantaggi di costo e la rapida crescita del mercato, nuovi parametri di rapporto qualità/prezzo (ad es. l auto a euro, la cucina di design a ecc.) che inevitabilmente si imporranno in seguito anche nelle economie più mature. Alcune aziende calzaturiere fermane sembrano voler perseguire target di fascia media, partendo dal mercato nazionale ma pensando naturalmente ad una proiezione europea. Lo fanno, giustamente, puntando su un prodotto che evochi il lusso attraverso scelte stilistiche e di materiali già consolidate nelle elite, ad un prezzo accessibile, con una distribuzione capillare. L aumento dei volumi produttivi viene indotto da una forte spinta pubblicitaria mentre si ricerca la razionalizzazione dei costi attraverso l efficienza della catena logistica interna e la delocalizzazione delle fasi produttive, quando opportuna. È la strada seguita con successo dalla Geox e da Valleverde, che fanno un prodotto in cui la valenza «tecnologica» è più immaginaria che reale, ma ha funzionato come volano di avvio e «punto di appoggio» di un poderoso sforzo di comunicazione.

56 56 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana Le competenze distintive di questi «democratizzatori del lusso» sono quelle dell efficienza produttiva e del trade marketing tradizionale oltre che della capacità di ben «formattare» nel prodotto i trend di massa ed adeguare prontamente la gamma. Non a caso Geox risiede nella stessa provincia di Benetton. Come l esperienza di Benetton insegna, questa tipologia di aziende è condannata a crescere rapidamente ed in modo significativo, inevitabilmente al di fuori dei confini nazionali, e a trovare un format che permetta di controllare il canale distributivo, specie attraverso il franchising o «corner» dedicati nella distribuzione organizzata. Solo una salda integrazione con la distribuzione consente infatti la difesa dagli imitatori ed il consolidamento della percezione del marchio impressa dalla comunicazione commerciale. Una formula distributiva collaudata e replicabile facilita anche l inserimento nei mercati emergenti, che rappresentano un opportunità straordinaria e dove il prodotto può essere posizionato più in alto rispetto a quello nazionale, sfruttando il relativo scarso affollamento competitivo. È evidente in questo caso che la strada da seguire è quelle della «grande azienda», a partire dalla cultura e dalle procedure organizzative interne. Se queste non vengono impostate precocemente su moduli di grande scala si rischia una seria crisi a livelli intermedi della crescita: l azienda «scoppia» per incapacità di controllare la complessità. Uno o due campioni locali di «democrazia del lusso» costituirebbero un pilastro importante dell economia fermana ed un patrimonio con una ricaduta importante per tutta l economia locale, non solo a livello di reddito ma anche di cultura gestionale ed imprenditoriale La «costellazione» calzaturiera Subfornitori, aziende artigianali, terziario tecnologico costituiscono, insieme ai «campioni», una parte essenziale dell ecosistema del distretto calzaturiero fermano. Il loro ruolo è tuttavia destinato ad essere diverso rispetto al passato ed è segnato dalla esigenza pressante di specializzazione, mentre prima (quando la domanda tirava e la concorrenza asiatica non esisteva) si poteva sopravvivere «facendo quello che facevano tutti». Le «piste» di specializzazione per queste aziende manifatturiere sembrano essere: produzioni di nicchia con forti connotazioni stilistiche o di alta artigianalità, a presidio di gruppi ristretti di consumatori con esigenze particolari, anche su scala internazionale, da monitorare continuamente con estrema attenzione, l «incubazione» di innovazioni di prodotto o di processo a forte contenuto tecnologico, da cedere al momento opportuno ai «campioni» dentro o fuori del distretto per uno sviluppo adeguato su media o grande scala, l integrazione «forte» nella catena produttiva dei leader con possibile assunzione di funzioni precedentemente interne alle imprese clienti, sulla scia di quanto è accaduto nel settore auto.

57 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana 57 Per le aziende di servizi o complementari (macchinari, software, consulenza, accessoristica, packaging ecc.) la prospettiva vincente è quella di affiancare i leader e le PMI del distretto nei percorsi sopra delineati, fondando il proprio vantaggio competitivo soprattutto sulla capacità di «osmosi» operativa e culturale con le aziende locali. Esiste tuttavia anche la possibilità, ancora tutta da sperimentare, che alcune di queste aziende acceda al mercato globale dei distretti internazionali della calzatura o dei grandi produttori attraverso l acquisizione di solide leadership tecnologiche da «temprare» inizialmente nel contesto locale Il distretto calzaturiero fermano tra 20 anni Cosà rimarrà tra vent anni delle circa imprese circa del distretto fermano? Dipenderà molto dagli imprenditori e dal sistema di governance locale. La rapida discesa del numero di imprese ed il successo di alcune delle aziende maggiori indica chiaramente un percorso di consolidamento e ristrutturazione radicale del settore. Potremmo immaginare e forse desiderare la presenza di 5 o 6 leader, con occupazione tra i 500 ed i dipendenti, in gran parte diplomati e laureati, occupati a gestire il «cervello» di una rete di attività distributive, produttive e logistiche su scala globale e nuclei di ricerca e marketing in grado di guidarne l evoluzione. Uno o due di questi leader potrebbero essere fornitori di tecnologie o macchinari. L attività manifatturiera nel distretto fermano sarà sempre più concentrata su operazioni di prototipazione e su piccole serie ad elevato valore aggiunto (prevalente gestite da subfornitori integrati con i leader) oppure in pochissimi grandi impianti ad alto output ma gestiti con sistemi di automazione produttiva flessibile (nel caso dei «democratizzatori del lusso»). Le piccole e medie imprese si coaguleranno su dimensioni tra i 10 ed i 30 dipendenti, intorno a precise specializzazioni tecnologiche o di prodotto. Un «brodo primordiale» di un centinaio di microaziende «start up» dovrebbe proteggere l «ecologia innovativa» del sistema. Potremmo quindi immaginare un comparto di circa addetti, di cui la metà in grandi imprese, che, grazie all implementazione di strategie di innovazione sopra delineate, produca un valore aggiunto per addetto almeno il 50% più alto rispetto all attuale e rimanga un «faro di orientamento» per tutta l economia locale, sia per la sua massa critica che per capacità di accesso ai mercati globali. Ovviamente tutto questo non accadrà «naturalmente». Senza un enorme sforzo di riorganizzazione ed innovazione rischiamo il deserto industriale. Nuovamente, un riferimento può essere offerta dalla realtà trevigiana 1 nella quale alcune aziende leader informano chiaramente lo sviluppo del distretto, configurandone l organizzazione produttiva e commerciale in proiezione globale attraverso la capacità di creare e gestire network efficienti e reattivi. Esse infatti hanno aperto la strada alla subfornitura dai paesi a basso costo, ma allo stesso tempo hanno mantenuto e rafforzato il «cuore locale» di gestione strategica e tecnologia, coinvolgendo e spingendo alla qualificazione la rete di fornitori locali, che a loro volta possono sfruttare questa «spinta» per tentare strategie autonome. 1 Fonte: Treviso Tecnologia.

58 58 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana Il distretto del cappello Il cappello è l altra delle specializzazioni produttive locali da conservare e promuovere. La natura del prodotto esalta le possibilità di differenziazione sia attraverso la performance che il valore simbolico. Nel primo caso la vicinanza agli organi sensoriali primari consente di sperimentare nuove funzioni informative e ricreative del prodotto come elemento di connessione alla rete informatica, che si evolverà rapidamente nella direzione di ambienti wireless e diffusi. Come nelle calzature e forse di più le funzioni di protezione possono essere esaltate per usi sportivi e di ricreazione outdoor, attingendo alle esperienze ed alle tecnologie impiegate in applicazioni limite (aeronautica, spaziale, corse) che hanno anche un forte impatto sull immaginario dei consumatori. La ricerca sui materiali può dare notevoli risultati a riguardo. L importanza dei fattori stilistici e moda è fuori discussione, per cui vale quanto detto per la calzatura, salva forse la necessità di uno sforzo creativo ulteriore per togliere al cappello le connotazioni di tradizione o snobismo che spesso ne limitano l uso. L evocazione dell uso sportivo di questo accessorio è sicuramente una chiave vincente 2. La dimensione ristretta del settore limita la possibilità delle aziende di condizionare le sue modalità distributive ed affermare un immagine del prodotto chiaramente distinta dai capi principali di vestiario. La natura pulviscolare dell apparato produttivo pone un ulteriore limite. Si potrebbe tuttavia tentare la strada di una comunicazione alternativa che sfrutti i canali del marketing relazionale tramite la rete, puntando inizialmente su prodotti fortemente innovativi ed attraenti per i segmenti di mercato più interconnessi, quali gli adolescenti delle aree metropolitane. Le aziende del distretto hanno qualche positiva esperienza di cooperazione ed associazione in consorzi (es. Cappeldoc) su cui potrebbero puntare per avviare progetti di ricerca più ambiziosi degli attuali, nelle direzioni sopra indicate, volti ad identificare 2 Un interessante sito internet a riguardo è

59 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana 59 «piattaforme» innovative di tecnologie e marketing sulle quali le singole aziende potrebbero esercitare il proprio dinamismo. L immagine che segue mostra un esempio americano di cappello sportivo che riscaldandosi, attiva un riorientamento degli elettroni all interno del materiale usato che lo irrigidisce, offrendo anche protezione in caso di caduta. Un idea ottima che può essere esaltata da un iniezione di stile italiano La meccatronica e il settore elettrico Il polo relativamente recente di aziende meccatroniche che è cresciuto nel nostro territorio, grazie anche al positivo influsso del Montani, è certamente una speranza, nel senso della costruzione di un nuovo pilastro dell economia locale. Le aziende del comparto si muovono in mercati di enorme dimensione dominati da grandi gruppi. Si sono tuttavia ricavate un proprio spazio grazie alla competenza tecnica ed alla capacità di tarare i prodotti ed il cruciale servizio di installazione e assistenza post-vendita sulle esigenze specifiche di alcuni grandi clienti o gruppi di consumatori. È il caso della Sigma con banche, Ferrovie e Poste Italiane, mentre Videx, Gaposa e Savelli sono più orientati verso l edilizia residenziale e commerciale. Ciò che accomuna queste aziende è l idea di domotica o building automation ed in particolare le funzioni di facilitazione e regolazione dell accesso ad edifici o infrastrutture. Tali funzioni coinvolgono il trasporto di persone e materiali, l identificazione sicura, l ordinamento dei flussi, l eventuale pagamento dell entrata o di servizi. La Faam opera in un settore a monte, quello dell immagazzinamento e distribuzione di energia elettrica attraverso batterie o fuel cells, che si presta a varie ulteriori e molteplici applicazioni, come quella dei veicoli elettrici. L acquisizione di vantaggio competitivo, dal punto di vista dell offerta di prodotto, si gioca nel medio lungo termine sulla risposta ottimale ad una serie di esigenze, quali la sicurezza, il risparmio energetico, il governo di reti complesse di movimenti ed interazioni di persone e materiali. Inoltre le risposte a tali esigenze risultano spesso da ricombi-

60 60 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana nazioni di tecnologie diverse (elettrica, meccanica, elettronica, chimica ecc.) ciascuna sottoposta ad evoluzioni rapidissime. Il campo di applicazione di tali soluzioni è un mare magnum che va molto aldilà della gamma proposta attualmente dalle aziende locali sulla base delle competenze in loro possesso, per cui si aprono spazi notevoli di diversificazione, da identificare tuttavia con saggezza strategica, data la potenza sovrastante delle imprese e dei sistemi di ricerca e sviluppo concorrenti. Ogni azienda è quindi chiamata a selezionare con estrema cura i propri obiettivi e la scala del mercato su cui operare, in coerenza con gli asset tecnologici e la capacità produttiva e di servizio disponibile. Un presupposto perché ciò avvenga è che siano disponibili ed il più possibile rapidamente assimilabili informazioni tempestive sull evoluzione tecnologica ed applicativa in atto nei segmenti più avanzati del mercato mondiale e che tali informazioni siano concretamente utilizzabili e «processabili» nelle singole aziende per la valutazione delle proprie strategie. Può esistere tuttavia una qualche leva competitiva, un filo rosso che leghi queste aziende ad un territorio che sfortunatamente ha una bassa qualità edilizia e delle infrastrutture in genere? Un idea suggestiva potrebbe essere quella di focalizzare la loro attività di ricerca, eventualmente in partnership con imprese e sorgenti tecnologiche esterne complementari, su alcuni progetti locali di altissima qualità progettuale e tecnologica, per sviluppare dei concept originali di utilizzabilità e vivibilità degli spazi pubblici, in qualche modo legati all identità marchigiana o fermana. Una delle occasioni concretamente disponibili potrebbero essere il nuovo ospedale di rete deciso dalla Regione Marche per il Fermano, la rete di metropolitana leggera di cui la Provincia di Ascoli ha già avviato uno studio di fattibilità (che comprenderebbe il recupero del tracciato della vecchia ferrovia mare-monti) e, di concerto con i privati, la riqualificazione della Marina di Porto San Giorgio, sia per quanto riguarda l accesso e l utilizzo dei servizi portuali che lo sviluppo dell edilizia e dei servizi circostanti. Intorno a queste grandi opere o anche altre (ad es. un grande centro termale nel parco dei Sibillini) si potrebbe costruire un laboratorio progettuale che integri e sviluppi competenze e risorse endogene insieme con selezionate eccellenze esterne, contribuendo a sviluppare nuove reti ed opportunità di cooperazione La meccanica ed i casalinghi Questo comparto, in cui si distinguono alcune aziende più grandi che producono articoli casalinghi, si caratterizza per una vocazione sostanzialmente produttiva e, in alcuni casi, la dipendenza da grandi clienti per i quali le aziende fermane operano come subfornitori. Uno studio condotto per conto dell UIF e di altri enti nel evidenzia come le aziende locali abbiano fondato la loro strategia sulla capacità tecnico-produttiva delle maestranze ed il rapido adattamento alle esigenze dei clienti (molti dei quali sono calzaturieri ed in generale italiani). Rilevanti sono invece i limiti nelle capacità di 3 Analisi Competitiva del Sistema Metalmeccanico Fermano, a cura di Fabio Pollice - marzo 2004.

61 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana 61 «lettura» del mercato e nelle tecnologie più avanzate di progettazione, gestione dei processi e controllo qualitativo. La crisi del calzaturiero e la crescente dominanza delle produzioni asiatiche che sta spiazzando i settori industriali clienti di queste aziende rischia di travolgerle. La loro sopravvivenza è di conseguenza legata alla capacità di rafforzare l efficienza e l osmosi operativa con la clientela oppure di immaginare strategie e prodotti competitivi che le rendano più autonome rispetto ai «vagoni» cui sono agganciate. I «balzi» innovativi richiesti riguardano quindi l affinamento dei modelli tecnologici utilizzati attraverso metodologie avanzate di progettazione dei prodotti e dei processi che ne aumentino la qualità, l affidabilità, la riciclabilità e ne ottimizzino il ciclo di vita, l automazione produttiva spinta, la forte connessione dei processi aziendali con il ciclo logistico dei clienti sfruttando supporti software e procedure operative di nuova generazione. In alternativa, si tratta di immaginare nuovi mercati ed opportunità, che prevedano ad esempio l uso dello stesso prodotto per applicazioni diverse o l uso dei macchinari esistenti in combinazione con nuovi materiali. La ditta svizzera Swicofil, ad esempio, produce sottili fili metallici, di rame, alluminio e ottone utilizzabili nella fabbricazione di tessuti. Questi filamenti offrono protezione dai campi elettromagnetici, eliminano gli effetti elettrostatici e generano anche effetti estetici particolari e nuovi. Gli avanzamenti nelle nanotecnologie generano continuamente nuove possibilità di filamenti che emettono luce, conducono meglio l elettricità, mostrano eccezionale flessibilità e resistenza al piegamento e alla tensione, aprendo nuove opportunità per il riposizionamento della produzione attuale o per nuovi mercati L edilizia Sulla stessa linea si può immaginare un percorso di profonda riconversione dell edilizia locale, afflitta da un circuito vizioso di cattiva urbanistica, povertà progettuale degli interventi e conseguente dequalificazione dell offerta, che conduce ad un impoverimento progressivo della qualità del territorio e delle stesse imprese edili che, incapaci di interventi ad alto valore aggiunto e scarsamente competitive al di fuori del proprio sistema locale di relazioni, premono sulla politica locale per divorare sempre più territorio. Le regole del gioco dell edilizia del futuro sono già chiaramente determinate: integrazione architettonica e tipologica con il territorio, risparmio e tendenza all autosufficienza energetica, gestione «intelligente» degli impianti e delle comunicazioni con le reti esterne. Occorre da noi uno sforzo enorme e «corale» del pubblico e del privato che conduca a programmazioni urbanistiche, regolamenti edilizi e capitolati d appalto molto più esigenti da un lato ed investimenti in formazione ed acquisizione di nuove tecnologie dei materiali, dell impiantistica, della progettazione da parte delle imprese e del mondo professionale ad esse collegato. I grandi progetti sopra indicati potrebbero fungere da «scuola di innovazione» per le aziende edili locali.

62 62 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana Non mancano riferimenti positivi a cui attingere in territori limitrofi, a cominciare dalla provincia di Ancona e dall Emilia Romagna, per proseguire alle realtà più avanzate del Nord Europa La plastica Nato come indotto della Merloni, anche questo comparto si è sviluppato a partire da solide competenze tecniche, mostrando anche una grande duttilità ed intelligenza nello sviluppo di applicazioni per le specifiche esigenze dei settori utilizzatori prescelti. La Picenum Plast, ad esempio, ha sviluppato prodotti innovativi nell ambito del drenaggio dei liquidi per l edilizia. Le chiavi del successo competitivo futuro, oltre che nell efficienza produttiva, risiedono nella capacità di selezionare tempestivamente le innovazioni dei materiali plastici provenienti dalla chimica di base e tradurle in prodotti vincenti per gli utilizzatori target, ottimizzando al tempo stesso un processo produttivo altamente meccanizzato ll biomedicale Più di un comparto si tratta in questo caso di una singola azienda, il gruppo Bioos, senza apparenti riferimenti nel contesto dell economia locale. Guidato da una competente e focalizzata intuizione di marketing, servire la comunità di specialisti in oftalmologia, il gruppo ha affiancato all attività distributiva quella di ricerca, saldando il proprio network di referenti medici efficacemente costruito e curato alla grande industria farmaceutica e stabilendo una collaborazione con l Università di Camerino. Bioos promuove attivamente il territorio fermano e utilizza elementi del suo patrimonio storico e culturale come leve della propria comunicazione. Si tratta di un caso esemplare di come il nostro sistema produttivo possa trovare opportunità di diversificazione ovunque. Intorno a Bioos potrebbe nascere un piccolo cluster di aziende che ne sviluppino la formula imprenditoriale su diverse applicazioni medicali Le Utilities Le aziende locali pubbliche che gestiscono i trasporti, il ciclo dell acqua e dei rifiuti e la distribuzione dell energia possono essere protagoniste dell annunciata «rivoluzione verde» che si profila con chiarezza nei prossimi decenni. L evoluzione tecnologica va ridimensionando la dimensione ottimale di produzione degli impianti energetici mentre già l approvvigionamento idrico ed il trattamento dei rifiuti sono in larga parte strutturati su base territoriale. La graduale, anche se ancora troppo lenta, introduzione di logiche competitive in questi settori condurrà alla crescita di imprese in grado di competere su scala regionale e poi nazionale sulla base dell efficienza e della padronanza delle tecnologie più avanzate. Occorre il coraggio da parte della politica locale di abbandonare l uso strumentale e clientelare delle aziende create negli ultimi anni per favorire il rafforzamento delle loro capacità competitive. Ciò può avvenire seguendo le seguenti linee:

63 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana 63 svincolo della gestione dalla politica e forte responsabilizzazione del management sulla base dei risultati, capitolati di gara e obiettivi di gestione impegnativi, che temprino ciascuna azienda su standard elevati, investimenti in formazione e tecnologie avanzate, da testare sul territorio e poi offrire su scale più ampie. Occorre anche avere il coraggio di cominciare a sperimentare su base locale la produzione di energie con modalità alternative, anche attraverso l attrazione di capitale esterno e compatibilmente con gli equilibri ambientali del territorio. Il settore dei trasporti locali dovrà uscire da logiche burocratiche ed assistenziali ed affrontare il congestionamento e l inquinamento della fascia costiera e l isolamento di quella interna, contribuendo al riequilibrio del territorio. Il progetto di una metropolitana leggera può rappresentare un primo volano importante L Agroalimentare Questo comparto dell economia locale si mostra molto promettente, anche per la sintonia che esprime con le tradizioni e le vocazioni più profonde del territorio. La forte crescita della Monaldi e l affacciarsi sul mercato di piccole realtà che tuttavia già pensano «da grandi», come La Campofilone e Spinosi, tra le altre, possono far sperare crescite esponenziali in un mercato enorme e sempre più globale, teso alla ricerca di qualità, affidabilità e tipicità dei prodotti. I fattori di successo competitivo sono stati chiaramente focalizzati dai «campioni» locali: rigoroso controllo qualitativo e tracciabilità del percorso produttivo, sia interno all azienda (Monaldi) che nella filiera agricola a monte, ricerca «filologica» sui prodotti tipici offerti e comunicazione «a tutto tondo» delle valenze culturali e storiche del prodotto. Cruciale è anche la professionalità della gestione distributiva e logistica della grande distribuzione organizzata oppure di canali più rarefatti e sofisticati come quelli dei gourmet e della ristorazione di qualità L artigianato artistico Questo micro-comparto, che annovera aziende di gioielli e bigiotteria come Bros e Surprise, piccole ma presenti anche all estero, coniuga solide competenze tecnologiche e dei materiali con una creatività che attinge in parte dall Istituto d Arte fermano. Potrebbe avere uno sviluppo se alimentato da una ricerca maggiormente strutturata su design e materiali, eventualmente coordinata con l accessoristica del calzaturiero e del cappello con i quali potrebbe condividere input stilistici e tecnologie.

64 64 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana L agricoltura Le prospettive dell agroalimentare sono strutturalmente legate all uscita dell agricoltura locale dallo stato di torpore e dequalificazione in cui è stata spinta dal frenetico sviluppo industriale del dopoguerra e dalle politiche assistenzialistiche che l hanno accompagnato. L affermarsi di una domanda mondiale qualificata e le nuove politiche agricole comunitarie aprono la strada di un ritorno di risorse umane giovani e qualificate. Il grafico che segue illustra con chiarezza il nuovo assetto dell azienda agricola moderna, che si muove verso un mix articolato di ricavi ed obiettivi che riflettono tutte le valenze dell attività di cura della terra. Fonte: Van der Living Countryside, Elseiver, 2002

65 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana 65 Una possibile visione è quella che vede nella campagna fermana una rete policentrica di «microaree» rurali, ciascuna radicata in storie, saperi e luoghi significativi per sé e per chi le visita, ambienti ricchi di suggestioni e quasi «riabilitativi» delle capacità più profonde delle persone rispetto all anonimato delle periferie e dei moduli del consumismo di massa. Una rete che si attraversa e gusta lentamente, senza stress, in una dimensione del tempo non compressa che può contemplare il passato per ritrovare il senso del futuro. Concretamente si può puntare: 1. su un agricoltura che «metta a reddito» le colture tipiche del luogo su scala piccola e sostenibile, attraverso la specializzazione produttiva, la qualificazione delle tecniche e della manodopera impiegate, la proiezione di un efficace immagine del prodotto e la predisposizione di modalità distributive «corte» che la sottraggano almeno in parte al potere della grande distribuzione anonima, 2. su un turismo «dei luoghi», con ricettività diffusa che comprenda la rete degli agroturismi ed offra benessere, relax, contatto immediato con la natura, possibilità di relazionarsi profondamente alla gente del posto e agli altri turisti e di ri-conoscere sé stessi attraverso un incontro, una degustazione, la visita ad un luogo d arte o di fede o la partecipazione ad un evento non frastornante e massificante. È questo che i turisti più qualificati, specie stranieri, cercano sempre di più e che il nostro territorio sembra quasi «destinato» ad offrire se solo sapesse farlo con la dovuta professionalità. Le tipicità locali su cui si potrebbe focalizzare l attenzione potrebbero riguardare: la gastronomia tradizionale ed i componenti utilizzati (di seguito un una tabella che riassume alcune tipicità del territorio), le carni bovine (vitello marchigiano), le carni suine e le loro trasformazioni, le lane autoctone, l enologia di qualità intorno al Rosso Piceno (si veda il caso delle Cantine Dezi), gli ortaggi, le essenze arboree tipiche dell area dei Sibillini Il turismo Molti vedono nel turismo una fonte di diversificazione importante dell economia fermana. Negli ultimi anni importanti risorse private sono state investite nell edilizia turistica, specie in country houses, seconde case e costruzioni sulla spiaggia, accompagnate investimenti pubblici sui lungomari. Il rischio più grande è quello che speculazioni di tipo immobiliare e l assenza di una visione adeguata di sviluppo del generino una sorta di «autostrangolamento» del settore, come conseguenza dello scadimento qualitativo di strutture ricettive che divengono fonte di congestione e di stress per residenti e turisti, finendo per scacciare quelli più qualificati ed attrarre solo la popolazione locale e segmenti marginali o abitudinari di turismo esterno.

66 66 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana Valdaso Gastronomia Tipica Valdete Gastronomia Tipica Valtenna Gastronomia Tipica Altidona Vincisgrassi; Polenta con lumache (sagre) Ponzano di Fermo Monte Vidon Corrado Coniglio in Porchetta Lapedona Gnocchi Monte Giberto Pinzimonio; Frascarelli; Pizzottu Falerone Il Serpe (dolce); Ciambella di Pasqua (dolce); Monterubbiano Fegatini; Pizza di fichi; Tagliatelle fritte; Polenta e Stoccafisso (sagra) Montottone Fagioli co le cotiche; «Pupi de massa»; Trippa; Funghi (sagra) Servigliano Sfrappe di Carnevale Ortezzano Arrosto «co battuto» (sagra) Grottazzolina Bordelli del Canonico; Tagliatelle di Farro; Galantina Smerillo Gnocchi di Castagne; Piatti al Tartufo; Funghi; Crispelle Monte Vidon Combatte Fusilli: Quaglie alla brace (sagra) Belmonte Piceno Maltagliati (sagra); Rana (sagra) Massa Fermana Caciù co la fava; Castrato (sagra) Monte Rinaldo Castrato (sagra): Pecorino Sibillini Montappone Calcioni con la fava Montelparo Baccalà «o Coppu» (sagra); Polenta con salciccia (sagra) Montefortino Tartufo dei Sibillini Cucciola (sagra); Montefalcone Appennino Agnello al finocchio; piccione ripieno Amandola Nericcio; Fregnacce (sagra)

67 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana 67 Le grandi sfide sulla costa fermana sono la riqualificazione dell area ex Fim a Porto Sant Elpidio, il completamento urbanistico della Marina di Porto San Giorgio, l evoluzione dei servizi sulla spiaggia oltre la semplice distribuzione di ombrelloni ed alcool e musica di notte, la creazione di aree waterfront che divengano icone del territorio, la nascita di alberghi che offrano accoglienza e servizi benessere almeno in linea con l offerta prevalente in regioni che fanno del turismo una vera industria (come il Trentino), la costruzione di una vera pista ciclabile da Numana a San Benedetto, l insediamento di attività commerciali qualificate, legate alla diportistica marina e terrestre, alle tipicità locali, alla fruizione di cultura e alla pratica dello sport. Si tratta come si vede di uno sforzo necessariamente guidato dalla programmazione e dagli investimenti pubblici in alleanza con una sana imprenditoria locale o forse esterna ed illuminata. Se ex Fim e Marina di Porto San Giorgio diverranno aree verdi a servizio di palazzine lungomare o delle casbah di residence inevitabilmente destinate a diventare supermercati del sesso a pagamento la sfida sarà persa. I proprietari di imbarcazioni posteggeranno e fuggiranno con il primo treno o macchina a noleggio. Ci sono grandi opportunità anche per l entroterra e per i Sibillini in particolare, ancora troppo o del tutto, nell ultimo caso, sganciati dal turismo costiero e ancora incapaci di offrire una valida alternativa. Il loro rilancio potrebbe innescarsi, con gradualità, proprio a partire dall utenza più prossima, quella regionale e dal turismo del week-end. La strategia, fatta di interventi pubblici e privati, può essere: strutture qualificate e dotate di spazio, silenzio, aree relax (termali o benessere), facilmente accessibili e prenotabili attraverso la rete; non guasterebbe la realizzazione di una nuova di grande standing che funga da «faro» di attrazione ed icona del territorio (ad es. la riqualificazione di Rocca Monte Varmine), «reti» ben organizzate di eventi, non necessariamente ecclatanti, ma piuttosto legati ad un esperienza autentica del territorio: cultura, musei locali, sagre, trekking a piedi ed in bici, wine and food tasting tours, circuiti di outlet aziendali ecc., promozione integrata dell intero territorio ed affidata ad un immagine chiara ed univoca di accoglienza, familiarità, possibilità di scoperta piacevole e «lenta» di piccoli tesori, frutto di storia secolare, ma anche della genialità artistica, artigianale ed industriale della nostra gente. Una presentazione che bene si inquadra nell idea di Marche Lifestyle che sta maturando in regione come punto focale della comunicazione istituzionale. Lo scoglio più grosso per il turismo locale è l abbandono del localismo imperante e dell «egoismo» inconcludente di operatori e comuni, per passare ad una prospettiva di sistema 4 ed alla «pacchettizzazione» dell offerta in una molteplicità di varianti per target ben identificati. 4 Per queste proposte siamo debitori ai suggerimenti di Cecilia Romani Adami.

68 68 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana Il desiderio comprensibile di ciascuna struttura ricettiva di «catturare» il cliente fidelizzandolo ma «immobilizzandolo» (e alla fine annoiandolo) dovrebbe lasciare il passo ad una visione più dinamica, che mira invece alla soddisfazione dell esperienza turistica complessiva degli utenti. Ad ogni target corrispondono percezioni ed esigenze ben determinate. Esiste per esempio una spazio di crescita enorme per il turismo del week-end di famiglie del nord e del sud più prossimi (Emilia, Lombardia, Puglia) che va sollecitato proponendo percorsi diversificati di «relax», shopping, cultura che possano soddisfare esigenze anche diverse all interno della famiglia o del gruppo. Per il turista extraeuropeo, Fermo è «Europa» o al massimo «Mediterraneo», l Adriatico è il «mare di Venezia»per cui bisogna posizionare il territorio, quando possibile, come «tappa» possibile di percorsi più vasti (ad esempio per fruire di un evento artistico o culturale di livello, come avviene per il ROF di Pesaro). Per una programmazione turistica di questo tipo occorre creare su base territoriale un sistema che: organizzi bene l archivio del «magazzino» di beni culturali, storici e naturali, eventi, punti di interesse (inclusi gli outlet), ricettività ecc. per consentire un agevole costruzione di offerte mirate, coordini la comunicazione promozionale del territorio, oggi incompleta, frammentaria e inefficiente per le numerose duplicazioni esistenti, fornendo informazioni ben formattate e tarate sulle specifiche esigenze della domanda (ad es. stampa, operatori turistici, privati ecc.) oltre che sulle diverse tipologie di media (internet, video/multimedia, carta stampata), riesca a inserirsi negli ambiti di programmazione turistica più ampi (quello regionale in particolare) struttandone «le correnti» e posizionandovi correttamente la nostra specifica offerta (ad esempio «Fermo alleato di Venezia» in un percorso che va dalla Laguna alla Dalmazia). Più avanti un bel saggio di Marco Rotunno sviluppa e approfondisce i teminsopra accennati Cultura e formazione: due grandi opportunità per sviluppo Il settore della cultura, di cui fermani e marchigiani in genere sono avidi consumatori e discreti produttori, ha importanti riflessi sul turismo ed in generale sull immagine del territorio, comprese le sue realtà produttive. La formazione, inoltre, rappresenta una vera e propria vocazione del territorio, con radici profonde nella sua storia. È probabilmente nei grandi investimenti fatti sin dall ottocento, a cominciare dal Montani, la radice del rapido sviluppo industriale del dopoguerra. Oltre che sulla fertilità delle menti locali, possiamo contare sulla vicinanza di quattro Università, un Conservatorio, le Facoltà di Beni Culturali ed Ingegneria, numerose scuole superiori, una rete di Teatri storici dove svetta l Aquila e una rete notevole di associa-

69 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana 69 zioni e studiosi appassionati. Un capitale che non è scontato in un territorio di anime e un po appartato. Si tratta allora di mettere a frutto questo patrimonio ed invertire il declino di alcune istituzioni e settori (il Montani, che ha perso la leadership mantenuta fino agli anni 60, le scuole superiori fermane, che hanno perso un terzo dell utenza a favore di nuovi poli scolastici, quello di Civitanova in particolare 5 ) Alcuni progetti, ambiziosi ma fattibili, potrebbero catalizzare le energie per un rilancio. Il primo riguarda l istituzione, sull esempio di altri territori, di un Distretto Formativo Fermano, ossia un organismo di coordinamento tra scuola, enti di formazione pubblici e privati, istituzioni pubbliche, realtà produttive, per un governance efficace del sistema formativo locale. Il Distretto dovrebbe farsi carico, in maniera integrata, di obiettivi quali: favorire una pianificazione più efficace degli investimenti scolastici e formativi, evitando sprechi e duplicazioni, favorendo la concentrazione dell offerta in poli ben strutturati e dotati di servizi, promuovendo l aumento delle dotazioni informatiche e di supporto all insegnamento, riannodare un rapporto di scambio tra scuola ed imprese, specie il Montani, l Istituto d Arte, le scuole professionali pubbliche e gli enti iniziativa privata (come l ottima Fondazione Elios) attraverso la partecipazione delle imprese all elaborazione dell offerta formativa, la gestione qualificata e non clientelare di stage professionali per gli studenti, progetti di ricerca comuni su materie e tecnologie di interesse comune, stimolare la scuola locale ad un forte rinnovamento della didattica, oggi spesso ferma alla monotonia della lezione frontale e drammaticamente lontana dalle nuove modalità di apprendimento e condivisione del sapere dell era della rete. È necessario, in particolare, una forte impegno per la formazione dei docenti, oggi gestita in maniera erratica e volontaristica. Occorre formulare piani coordinati tra i diversi istituti e con obiettivi chiari e verificabili e puntare all introduzione di meccanismi di valutazione ed autovalutazione del lavoro formativo, attualmente allo studio anche in ambito regionale, aprire con opportune iniziative e canali il dialogo tra il territorio e altri mondi, sfuggendo la tentazione di dell autocelebrazione e del ripiegamento sterile nel passato, sull esempio di Licini o Romolo Murri, irriducibilmente attaccati alla propria terra ma grandi innovatori in campo nazionale. Si può puntare su una forte intensificazione degli scambi con altri sistemi scolastici, specie stranieri, e su stage e programmi che portino nel fermano studiosi e creativi in grado di restituirci immagini nuove e forse provocatorie della nostra realtà. All importante lavoro di base del Distretto Formativo proponiamo di affiancare due progetti di punta 6 per la valorizzazione di specifiche vocazioni del Fermano. 5 Dei circa studenti superiori della Provincia, circa studiano in località diverse da Fermo. fonte: Steat. 6 Queste proposte sono state suggerite da Cecilia Romani Adami.

70 70 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana Il primo riguarda la musica classica o «colta» in generale e il pieno aggancio di Fermo al Distretto Musicale Marchigiano, che ha i suoi punti di forza nel ROF Pesarese e nello Sferisterio di Macerata e a cui Fermo può affiancare l Aquila e la nuova arena di Villa Vitali, il Conservatorio (istituzione a lungo condivisa con Pesaro e sede di manifestazioni di crescente rilevanza internazionale per le percussioni e il sax), il Concorso Violinistico A. Postacchini, giunto all XVI edizione con crescente prestigio mondiale. Sinergie preziose possomno essere raggiunte per realizzare vari obiettivi: la produzione di spettacoli e scenografie, realizzabili da noi con una flessibilità e costi inaccessibili ai grandi enti lirici, l internazionalizzazione dell offerta formativa, da dirigere soprattutto all Oriente assetato di musica, attraverso l offerta di frequenza al conservatorio, masterclass, «pacchetti» formativi per studenti stranieri, la creazione, attraverso connessioni con istituzioni musicali e teatri nel mondo, di «network di amici e mecenati» della musica marchigiana, veicolo di immagine e fonte di opportunità per gli artisti che studiano da noi. Un secondo progetto può riguardare una Scuola di Alta Artigianalità, che metta a frutto una tradizione già presente nel tessuto produttivo del territorio, l apporto del Montani, dell Istituto d Arte Preziotti e delle scuole professionali. La scuola non dovrebbe limitarsi alla calzatura, ma potrebbe spaziare su altre specializzazioni, ricercando anche in questo caso sinergie con realtà produttive vicine: si pensi alla lavorazione della pelle (Poltrona Frau e Nazzareno Gabrielli), o all arte orafa e dei gioielli Una nuova opportunità: l acccoglienza professionale degli anziani e del disagio Parecchi elementi fanno del nostro territorio, specie nell entroterra, una sede ideale di strutture professionali di accoglienza di persone anziane e non autosufficienti o con disagi familiari e psicologici. Da anni aumenta la consapevolezza dell importanza del Terzo Settore e dell Economia di Solidarietà non solo per la loro consistenza economica ma anche per gli enormi effetti di riverbero positivo sul capitale sociale delle economie dove essi prosperano. Il Fermano ha una serie di «carte da giocare» in quest area, tra le quali: la struttura policentrica e a bassa densità dell entroterra, la forte capacità di accoglienza radicata nella cultura locale, che ha già dato ottima prova con l inserimento quasi senza frizioni di notevoli comunità di immigrati, la presenza della Comunità di Capodarco (nell ambito di una Chiesa locale da millenni leader nelle Marche) che rappresenta un assoluta eccellenza nazionale nella capacità di comprensione delle problematiche del disagio e di progettazione dei servizi necessari; la presenza di strutture come l INRCA e la Scuola Infermieri, la costruzione del nuovo Ospedale di Rete, da progettare in maniera innovativa, cioè come punto di riferimento nevralgico di una rete di servizi articolata sul territorio,

71 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana 71 una diffusa rete di volontari che segnala la predisposizione della popolazione ad occuparsi di questi problemi, la disponiblità, specie nell entroterra, di patrimoni edilizi sottoutilizzabili riconvertibili a questo scopo con relativa facilità. L accoglienza del disagio potrebbe diventare una nuova «industria» del territorio, che oltre ad arricchirlo e nobilitarlo, potrebbe nel medio periodo donargli una capacità di esportazione di servizi qualificati I servizi pubblici Oltre a scorporare e strutturare in modo competitivo le aziende di utilities e trasporti, il settore pubblico locale è chiamato a ristrutturarsi in profondità per accompagnare e non soffocare l auspicabile evoluzione dell economia locale. I tre settori fondamentali di intervento riguardano la programmazione, la formazione e la cultura e la sanità. La frammentazione amministrativa tipica del nostro territorio ed in generale la scarsa cultura di programmazione della classe dirigente politica impongono rapidi progressi rapidi capacità di creazione di consenso tra istituzioni e con i cittadini intorno ad obiettivi condivisi. La competizione di altri territori molto meglio strutturati del nostro ci impone: l elaborazione di un Piano Territoriale di Coordinamento convincente con scelte chiare di collocazione delle infrastrutture di rete che assicurino fluidità e bilanciamento d un territorio congestionato e schiacciato sulla costa, il coordinamento dei piani urbanistici dei troppi comuni per evitare duplicazioni, sprechi e compromissione del territorio, promuovere standard costruttivi d eccellenza, recuperare il patrimonio storico e architettonico locale. Sarà cruciale anche una partecipazione intensa e condivisa all elaborazione del nuovo PPAR in corso di elaborazione, il coordinamento degli investimenti pubblici specie in infrastrutture, cultura e promozione turistica, per evitare sprechi e di marciare in direzioni differenti. Occorrono strumenti nuovi di progetto, scambio informativo e co-decisione ed una cultura del co-produrre in maniera efficiente decisioni ed implementazioni. Quindi una cultura organizzativa più agile che scrosti gli uffici dal burocratese e apra al talento anche nella Pubblica Amministrazione. La nuova Provincia si dovrà guardare da costituire semplicemente un nuovo strato della cappa burocratica e dovrà agire piuttosto come catalizzatore di cambiamento, innovazione, integrazione delle decisioni. La sanità fermana, infine, rappresenta ancora un anello debole del territorio. L attuale forte mobilità passiva degli utenti fermani verso i servizi di altre provincie ne conduce

72 72 Scenari di evoluzione della competizione per l economia fermana anche all impoverimento economico. La costruzione del nuovo ospedale di rete è un occasione imperdibile per ripensare in termini attuali l intero modello della sanità ed invertire la tradizionale arretratezza nel settore. Piegando interessi miopi e corporativi, la politica ed i cittadini fermani devono essere capaci di ricostruire un contesto in cui una vera politica sanitaria rimpiazzi l autogoverno dei medici ed i servizi siano tarati sulle esigenze degli utenti piuttosto che su quelle degli operatori. Le nuove tendenze nell assistenza sanitaria sono riassumibili nel primato della prevenzione, nel decentramento dei servizi di assistenza e monitoraggio dei pazienti, nella limitazione dell ospedalizzazione ai casi acuti e nella non invasività degli interventi grazie alle applicazioni della genetica e delle biotecnologie emergenti, per cui andranno predisposti gli assetti organizzativi e gli strumenti operativi adeguati. Anche in questo caso potremmo pensare ad un settore sanitario che attrae ricchezza (e cervelli) nel fermano piuttosto che allontanarne.

73 73 CAPITOLO 4 Tecnologie e saperi critici per la competitività: un Innovation Mix per la Provincia di Fermo Dopo aver analizzato, seppure in modo sommario, le caratteristiche dell apparato produttivo locale e le possibili strategie di sviluppo dei vari settori e gruppi omogenei di imprese, vorremmo soffermarci sulle conoscenze e sulle tecnologie «di punta» che possono dare un contributo più mirato ed efficace a tale strategie, senza alcuna pretesa di completezza. I grafici alle pagine che seguono ne tentano un esposizione sintetica, incrociando le varie tipologie di know-how con i settori di applicazione. Ci soffermeremo anche sulle esperienze che in ciascuna intersezione della matrice sono in atto o sono state tentate in anni recenti, a volte con successo ed altre con risultati non esaltanti, e sulle «sorgenti prossime» di conoscenza a cui il nostro territorio può attingere realisticamente per la messa in moto di concreti progetti di apprendimento ed innovazione. Delle modalità di possibile «attivazione» di queste sorgenti parleremo nel capitolo 6. Parliamo di saperi oltre che di tecnologie per la consapevolezza che al nostro territorio, a causa della velocità del passaggio dall agricoltura all industria, manca una consolidata cultura aziendale e della ricerca in generale, per cui alle aziende pubbliche e private, specie più piccole, è spesso ignoto quel «software di base» che consente di pianificare e gestire correttamente il cambiamento, spesso affidato ad intuizioni estemporanee, anche se a volte felici, dell imprenditore o del politico. In tale «software» sono inclusi anche saperi che si riferiscono al marketing strategico, all organizzazione delle funzioni aziendali e alla gestione delle reti esterne (di fornitura, supporto, comunicazione e distribuzione) sempre più vitali nell economia dell interconnesione. Tra le conoscenze che producono sviluppo includiamo non solo quelle scientifiche, ma anche quelle manuali, artistiche ed umanistiche. Esse infatti oltre ad essere un fondamento della coesione socio-culturale del territorio alimentano aspecifici settori economici, non solo legati al turismo. Rimandiamo invece al prossimo capitolo per una breve ma indispensabile riflessione sul sistema educativo del nostro territorio, il quale fornisce il substrato indispensabile su cui le conoscenze che qui analizziamo si possono innestare. Un edificio si costruisce partendo dalle fondamenta e negli ultimi decenni, purtroppo, le fondamenta del nostro sistema formativo hanno ceduto in più punti.

74 74 Tecnologie e saperi critici per la competitività

75 Tecnologie e saperi critici per la competitività ICT e Web 2.0 Il Web di nuova generazione e le Inforrmation and Comminication Technologies costituiscono uno dei pilastri della rivoluzione tecnologica in corso, con effetti pervasivi lungo tutta la filiera della conoscenza e della produzione. Il nostro territorio sconta gravi ritardi a livello di base nell adozione di queste tecnologie: le scuole sono scarsamente informatizzate mentre le numerose aziende artigiane hanno ancora diffidenza per il computer. È quindi necessario premettere che uno sforzo deciso va ancora fatto sull educazione ai fondamentali. Questo non significa che non si possa recuperare il gap partendo da soluzioni già avanzate ed ambiziose, che proviamo ad elencare di seguito, anche in relazione ai vari settori di impiego, rimandando ove possibile a siti o pubblicazioni di approfondimento. Sommariamente, le linee evolutive in atto nelle tecnologie ICT prevedono: l incremento esponenziale della capacità di calcolo e quindi la possibilità di simulazione di fenomeni complessi, la miniaturizzazione della componentistica, lo sviluppo delle potenzialità di interazione tra soggetti che utilizzano piattaforme informatiche, atte a creare ambienti virtuali altamente efficaci e suggestivi ed immagazzinare e «leggere» quantità inaudite di informazioni, la convergenza (sostanzialmente l unificazione) degli strumenti di accesso alla rete informatica (sempre più telefono=computer=televisore=terminale di una piattaforma informatica), con la conseguente pervasività e portatitilità dei punti di accesso alla rete, l affermarsi della «nuvola» (the cloud) cioè la crescente interoperatività dei computer della rete, per cui, tra l altro, il software tende a risiedere in server che lo «prestano» su richiesta agli utilizzatori. Ciò favorisce la specializzazione dei software e può sgravare numerose categorie di utilizzatori dagli oneri di gestione delle proprie applicazioni. Assieme alla nuvola emerge con chiarezza anche il Web 2.0, che significa in sostanza applicazioni che consentono alla gente di lavorare insieme (co-produrre) online, piuttosto che sommare in rete il lavoro svolto individualmente. Ciò apre prospettive di enorme aumento della produttività del lavoro intellettuale. Come possono le nostre aziende sfruttare questi trend, inserendosi sulla cresta piuttosto che in coda alle onde di innovazione in atto? L utilizzo di software di simulazione e di sistemi di progettazione CAD avanzati può interessare l industria calzaturiera e quella dell abbigliamento in generale per la progettazione di calzature personalizzate sulle caratteristiche fisiologiche o le abitudini di gruppi particolari di utenti o addirittura di singoli individui. Nel grafico di seguito è illustrato un esempio di schema di processo per la progettazione di una calzatura personalizzata, che prevede la scannerizzazione del piede e l utilizzo di un database di componenti a cui attingere per la progettazione 1. 1 Fonte: Enrique Montiel Parreno dell Inespo (Istituto per la Tecnologia Spagnolo

76 76 Tecnologie e saperi critici per la competitività I nuovi sistemi CAD sono in generale altamente integrati e aiutano a «catturare» le intuizioni del designer e il «codice genetico» del prodotto ai fini di una gestione più consapevole ed efficiente della fase di sviluppo. L implementazione di sistemi di questo tipo può rivoluzionare anche le tecniche di vendita del prodotto nella direzione di un rapporto individuale e fidelizzante con la clientela. Il negoziante, anche attraverso adeguati supporti informatici, potrà essere in grado di fare raccomandazioni al cliente circa i modelli che meglio riflettono le sue caratteristiche fisiologiche e anche i gusti, offrendo un anteprima renderizzata del prodotto. Se «a monte» del sistema si creasse (magari con un investimento colletivo) un «magazzino virtuale» di componenti facilmente accessibili in piccoli lotti, queste nuove modalità di vendita potrebbero aiutare le aziende artigiane a sopravvivere attraverso piccole serie altamente personalizzate. Le tecniche innovative di progettazione sono anche in grado di accelerare i tempo di realizzazione dei prototipi ed in generale ridurre il time to market in un settore che si allontana progressivamente dalle logiche di concentrazione stagionale degli ordini e della produzione. Nella stessa direzione vanno il Rapid Prototyping e le tecniche di Rapid Manufacturing ed il Reverse Engineering. La prototipazione rapida rende possibile in poche ore e senza bisogno di utensili (tipicamente stampie forme) oggetti di geometria complessa, ottenuti direttamente da una rappresentazione CAD tridimensionale dell oggetto stesso. Il ciclo è sinteticamente illustrato di seguito 2 : 2 Fonte: Prof. Luca Iuliano, Politecnico di Torino, relazione al Seminario Tecnomarche del

77 Tecnologie e saperi critici per la competitività 77 Il grafico che segue presenta inoltre le possibili applicazioni della tecnologia. Il Rapid Manufacturing (RM) estende lo stesso concetto della prototipazione rapida alla produzione finale. Al momento la tecnologia disponibile rende queste applicazioni interessanti per piccole serie altamente personalizzate (es. protesi biomedicali) ma l evoluzione futura ne consentirà la progressiva estensione a lotti più importanti. Il RM è strettamente collegato ad una rivoluzione culturale nello sviluppo del prodotto, che deve essere pensato in termini «matematici» per la sua trasposizione in un sistema CAD. In questo modo si ottiene, oltre alla riduzione dei tempi, anche una semplificazione progettuale del prodotto, come illustrato dall esempio che segue 3 : 3 Idem.

78 78 Tecnologie e saperi critici per la competitività Il Reverse Engineering segue il percorso inverso: quello della digitalizzazione di prodotti già realizzati con la finalità di controllo di qualità rispetto alla «forma ideale» di un prodotto, oppure di costruire un database di prodotti immediatamente riutilizzabile o di migliorare al computer un progetto già realizzato, riducendo il time to market 4. Le tecniche di simulazione al computer permettono in generale di valutare configurazioni, materiali e componenti prima della realizzazione effettiva del prototipo, con grandi risparmi di tempo e costi. Inoltre esse forniscono la base informatica per il funzionamento di macchine automatiche per il taglio e l assemblaggio dei componenti. Una delle prospettive che si aprono a livello produttivo è quella della creazione di isole produttive formate da macchinari altamente integrati, flessibili ed automatizzati, adatti quindi a produzioni di piccola serie con tempi di risposta rapidi. Questi macchinari di nuova generazione si caratterizzano per: l «intelligenza» ed adattabilità del software che le governa, l utillizzo di informazioni (tagging) provenienti dai lotti di materiali in arrivo, il cui transito nella linea è fortemente controllato, i notevoli «gradi di libertà» degli strumenti che tendono ad imitare quelli della mano umana, (in alcuni casi) la possibilità di realizzare parti o l intero prodotto in un unica fase. Se grandi possono essere i vantaggi per la calzatura, anche maggiori possono essere per le nostre aziende meccatroniche, meccaniche e della plastica, la cui componentistica deve soddisfare criteri di qualità e risposta a sollecitazioni spesso dettati in forma precisa e rigida da standard e normative e dove i costi di progettazione e prototipazione sono decisamente superiori. Si tratta quindi di tecnologie che hanno una portata estesa ad una varietà di settori industriali. Nuovi microchip/sensori (ad es. le smart labels e la tecnologia RFIT 5 ) in grado di 4 Attualmente sono in corso progetti di applicazione della tecnologia ai settori della plastica e della calzatura. Fonte: prof. Andrea Gatto dell Università di Modena, relazione al Seminario Tecnomarche del Radio Frequency Identification Techniques i chip emettono onde radio che vengono catturate e lette da ricettori.

79 Tecnologie e saperi critici per la competitività 79 comunicare con un sistema informatico possono risultare preziosi nella ottimizzazione della gestione logistica di aziende 6 che ricercano la massima efficienza nel processo e che gestiscono reti «larghe» e spesso internazionali di subfornitura e distribuzione, come accade nel caso della calzatura, ma anche della meccanica. Si può pensare anche di utilizzare questi chip, quando interagiscono con un organismo, per la fornitura di informazioni sul suo stato o per l attivazione di altri congegni. I campi di applicazioni spaziano dall informazione sullo stato di benessere di un piede o di una testa avvolta da un copricapo, a quello di una macchina o un sistema di macchine, specie quando queste controllano l accesso ad un edificio o trasportano o indirizzano delle persone al suo interno o gestiscono denaro, fornendo importanti prestazioni in termini di efficienza e sicurezza. La Building Automation Technology è di sicuro interesse per le aziende della meccatronica fermana 7. I micro-sensori possono fornire e trasmettere informazioni circa la funzionalità e lo stato di efficienza degli impianti e dei materiali dell edificio in funzione di tutela della salute, della sicurezza e del risparmio energetico, come illustrato dall esempio che segue 8. 6 Una delle unità del Laboratorio Tecnologico di Tecnomarche, quella ICT si occupa di gestione delle filiere e delle catene di fornitura attraverso il web, oltre che della progettazione di portali web. Tecnomarche ha realizzato il progetto Smart Logistics for Smart Districts insieme all Università di Macerata e SICOM con quella di Camerino Per la logistica del distretto calzaturiero è stato di recente firmato un protocollo di intesa tra le provincie di Ascoli e Macerata. 7 La Sigma, ad esempio, intende applicare la tecnologia RFIT al controllo degli accessi a stazioni ferroviarie o metropolitane. L emissione di segnali radio evita l inserimento di cards o l obliterazione dei titoli di viaggio, eliminando potenzialmente le code. In campo abitativo, il segnale radio opera come «riconoscimento» e «suona il campanello» per noi. Naturalmente il segnale deve essere letto in maniera «intelligente» da software «esperti» chiamati a risolvere difficili problemi di identificazione ed errore. 8 Si tratta del progetto House to Future a cui partecipa anche la Faam. Fonte:Tecnomarche. Ad esso è strettamente collegato il progetto E-door per il controllo degli accessi, applicabile ad ambienti pubblici o abitazioni private.

80 80 Tecnologie e saperi critici per la competitività Come si vede, nella Building Automation convergono e si integrano tecnologie energetiche, informatiche, di comunicazione, di sicurezza e controllo a distanza. Sicuro appare l impatto delle RFIT sulla tracciabilità delle filiere agroalimentari e sul controllo della qualità e salubrità in ogni loro passaggio, così critico per alcune delle nostre aziende. Anche le sue applicazioni in ambito sanitario ed ospedaliero appaiono di evidente portata, in quanto in questo ambiente esigenze di benessere, igiene, sicurezza convergono in processi ad alto valore/costo e di forte impatto sull efficacia e sul gradimento dei servizi offerti agli utenti. L utilizzo di piattaforme informatiche per la creazione di comunità e mercati virtuali è un altra tecnologia dalle potenzialità enormi per tutti i settori della nostra economia locale. La creazione di network (cluster) informatici di fornitori ha incontrato grandi difficoltà per la sostanziale avversione all uso di questi sistemi da parte degli operatori, specie artigiani. La globalizzazione delle filiere produttive della calzatura e del cappello, ma anche quelle della meccanica e dei componenti elettrici aumenta tuttavia l efficacia e l efficienza potenziale di questi sistemi nella riduzione dei costi di transazione e nella selezione di partner affidabili. Il distretto calzaturiero fermano-maceratese ha forse ancora la massa critica per tentare di elaborare ed imporre piattaforme di questo tipo, che una vola accettate dai potenziali utenti su larga scala generano significativi benefici in termini di «economie di rete», tipici dell economia dell informazione, di cui purtroppo facciamo fatica a renderci conto 9. D altro canto «la nuvola» apre una prospettiva di superamento dell «handicap» informatico delle aziende artigianali, in quanto tende ad evitare che esse siano direttamente impegnate nella costruzione di una loro infrastruttura e a trasformarle in semplici utilizzatori di interfacce (possibilmente sempre più semplificate) di software sviluppato ed aggiornato da altri. Il ruolo di fornitori (o forse più probabilmente intermediatori) del software e dei possibili servizi connessi (es. paghe, adempimenti burocratici e fiscali ecc) potrebbe essere sempre svolto dalle associazioni di categoria, consentendo agli artigiani di concentrarsi sulle loro competenze distintive. La «nuvola» potrebbe anche, sempre con l intervento delle associazioni imprenditoriali, consentire di creare e vendere su scala globale la capacità produttiva ed il knowhow della piccola azienda artigiana (ad es. la creazione di un modello, la realizzazione di una piccola serie altamente personalizzata) grazie ad interfacce software di facile accesso ed utilizzazione ed un sistema di garanzie di qualità, consegna e pagamento ad esse connesse che lasciano all artigiano il puro lavoro di fare quello che sa fare sempre meglio. Tali servizi sarebbero di aiuto non solo al calzaturiero o al cappello, ma anche alle aziende di artigianato artistico e gastronomico (si pensi alle ceramiche di Montottone, alle piccole realtà della gioielleria di Montegiorgio, alle aziende produttrici di tipicità alimentari) che potrebbero trovare un nuovo slancio. 9 Si vedano ad esempio i progetti E-hub (portale di forniture) e Web Curia (conciliazione online) curati da Treviso Tecnologia -

81 Tecnologie e saperi critici per la competitività 81 Il rafforzamento delle competenze distintive delle PMI e delle aziende artigiane in particolare può essere accelerato da sperimentazioni nel campo dell e-learning. Queste sono già in corso di sperimentazione nell ambito della formazione superiore ma vanno calate rapidamente nell ambito della formazione professionale e dell educazione di base, dove l esclusivo ricorso alla lezione frontale sconta tutti suoi limiti di dispersione di tempo e risorse. L e-learning non solo e non tanto consente risparmi di tempo e strutture, ma pone le premesse, se opportunamente integrato da attività di tutoring e momenti catalizzanti di incontro face-to-face, per l accumulo e lo scambio di conoscenze e nuove relazioni tra partecipanti, terreni spesso fecondi per nuove idee ed iniziative 10. La nuvola e la creazione di (o l aggancio a) comunità e mercati virtuali aprono enormi possibilità sull altro versante della catena del valore, cioè la relazione con i consumatori e gli utenti. Oggi i consumatori più giovani, colti ed evoluti (e domani tendenzialmente tutti) richiedono un attenzione personalizzata ai propri bisogni ed interessi. L interazione attraverso il web genera una serie di informazioni sulle motivazioni e sugli stili di vita della gente che le aziende più avanzate possono cogliere attraverso un appropriato data mining per elaborare prodotti e modalità di comunicazione estremamente più efficaci. L evoluzione del sito web da pura «vetrina» a «ambiente» in cui i consumatori/utenti esprimono (anche attraverso l acquisti online) le loro preferenze offre la possibilità di incrementi enormi di competitività. Ancora più forti si preannunciano gli effetti dell uso di queste tecnologie in termini di efficacia ed efficienza per il terziario privato e pubblico, dato l esclusivo o quasi contenuto immateriale del loro prodotto e l alta intensità di lavoro che li caratterizza, per cui l uso ottimale del tempo genera benefici fortissimi. Come accennato al capitolo 3, appare opportuno per il turismo locale organizzare l offerta di una miriade di piccoli luoghi, eventi e strutture ricettive, delle quali poche o nessuna evidente per sé al mercato, specie quello internazionale. Uno strumento fondamentale in questa direzione potrebbe essere quello di un portale del turismo fermano (con aree di accesso libero e riservato agli operatori) che oltre ad un informazione completa sull offerta consenta all utilizzatore la scelta o la formazione online di «pacchetti» personalizzati, inclusa la possibilità di prenotazione, registrandone anche i comportamenti e il gradimento 11. Se è vero che un tale progetto richiederebbe investimenti notevoli, è vero 10 Il progetto EKM (e-knowledge management) Dicamo di Treviso Tecnologia ha utilizzato una piattaforma web per illustrare tematiche di interesse per designer industriali della provincia con l obiettivo implicito di creare una community e una «banca dati delle idee» a questa può attingere. Il progetto TIGER invece «traduce» per le PMI locali innovazioni di prodotto e processo sperimentate da aziende internazionali di successo Il porto Turistico di Porto San Giorgio, attraverso la Provincia di Ascoli Piceno, è coinvolto nel progetto Marinas ( finanziato dall Unione Europea. Marinas è l acronimo di «Modelling Adriatic Routes Integrating Networks and Areas in the Adriatic Sea» ed ha come obiettivo strategico quello di costruire una rete di soggetti pubblici e privati che promuovano il nostro Adriatico come mare di unione e continuità. Il progetto condurrà alla crescita e qualificazione di un turismo «tematico» attraverso lo sviluppo di offerte che, in un ottica di integrazione, siano in grado di promuovere la complessità storica, culturale e socio-economica dei territori coinvolti.

82 82 Tecnologie e saperi critici per la competitività anche che i vantaggi in termini di accesso a bassi costi di clientela qualificata ed efficienza nella predisposizione dei servizi grazie alla pianificazione sarebbero enormi 12. Un altro grande fronte è quello dell e-government e del recupero di efficienza e focalizzazione dei servizi pubblici. Si tratta non solo di liberare risorse oggi assorbite da attese e procedure macchinose, ma, di nuovo, di costruire una relazione con i cittadini/utenti e le categorie produttive, conoscerne le esigenze per poter riprogettare le funzioni pubbliche attorno ad esse 13. Un altro obiettivo del portale potrebbe essere quello della messa in rete delle tante, spesso troppo piccole amministrazioni pubbliche, Comuni in primis, della Provincia, recuperando risorse attraverso l accentramento dei servizi amministrativi 14 e l ottimizzazione dell uso del personale su ambiti più ottimali. Un campo sterminato di intervento è quello della sanità e dei servizi sociali 15 per cui si potrebbe pensare ad un portale socio-sanitario che in qualche maniera anticipi i principi di decentramento e specializzazione dei servizi sul territorio su cui riformare il settore e impiantare il nuovo ospedale di rete. Il portale potrebbe, nel rispetto della privacy, costruire un profilo personalizzato degli utenti acquisendo informazioni essenziali per la programmazione dei servizi, gestire le prenotazioni delle prestazioni assistenziali recuperando efficienza ed accorciando i tempi di risposta. L applicazione delle tecniche di telemedicina, inoltre, avrebbe un forte impatto positivo in un territorio che, specie all interno, si troverà necessariamente lontano dall ospedale di rete, contribuendo al suo riequlibrio, uno degli obiettivi strategici della nuova Provincia. Di grande interesse è infine lo sfruttamento delle possibilità offerte dalle tecnologie di localizzazione che utilizzano i satelliti e/o le reti di telefonia. Le applicazioni di interesse per il territorio possono riguardare l agricoltura, attraverso il monitoraggio dei microclimi 16, ma anche il turismo (attraverso la possibilità di inviare informazioni ai turisti in relazione alla loro posizione e allo studio dei percorsi che effettivamente vengono seguiti) e le reti di trasporto Si pensi ad esempio, dopo il sostanziale esaurimento per insostenibilità finanziaria di Piceno da Scoprire, alla possibilità di organizzare l accesso ai piccoli monumenti, musei e siti della Provincia attraverso un sistema di prenotazioni. Il personale potrebbe essere centralizzato e spostato sui siti solo in caso di presenza effettiva di utenti, con risparmi evidenti. Gli orari di accesso ai siti potrebbero essere estesi e le guide potrebbero essere selezionate in relazione alla lingua e agli interessi specificid egli utenti, aumentandone il grado di soddisfazione. 13 Il Comune di Fermo partecipa all interessante progetto TECUT (Tecnologie Utile) che raggruppa 677 enti locali a vari livelli e offre 53 tipologie di servizi. Sull e-governement esistono oramai molte reti nazionali e sovranazionali a cui attingere ( 14 Perché non un Anagrafe unica online della Provincia? 15 Oggi a Fermo bisogna recarsi in Ospedale per ritirare il referto di un esame! Non solo questo potrebbe essere spedito per posta, ma anche scaricarlo online. 16 Tecnomarche se ne sta occupando con il progetto AGRIPRE per il monitoraggio delle microcolture 17 La Steat sta pensando ad un sistema che fornisca informazione in tempo reale sull arrivo dei propri mezzi alle fermate. In prospettiva queste informazioni possono incoraggiare fortemente l uso dei mezzi pubblici.

83 Tecnologie e saperi critici per la competitività 83 Tra gli obiettivi prioritari va inoltre inserito quello di estendere rapidamente la banda larga (sia via fibra ottica che wireless) tutto il territorio provinciale, possibilmente sia ad accesso libero che criptato per utilizzo commerciale. Su questa piattaforma si possono infatti innestare moltissimi servizi ed applicazioni sia di tipo logistico-produttivo che turistico, con forti benefici per le aree interne 18. Si pensi, ad esempio, a sistemi di controllo automatizzato di impianti ed infrastrutture diffusi sul territorio (come i sistemi di distribuzione dell acqua e dell energia) o della viabilità, che hanno potenziali enormi di aumento della produttività e di riduzione di sprechi ed inefficienze. Come si vede molte applicazioni tecnologiche ICT possono interessare trasversalmente più settori, per cui si pongono le premesse per poter mettere in comune risorse da dedicare alla ricerca dando l opportunità al settore pubblico, alle associazioni imprenditoriali, alle fondazioni di investirvi con benefici trasversali per l economia locale. 4.2 Intelligenza Artificiale, Sistemi Esperti, Knowledge Based Systems L Intelligenza Artificiale (IA) è strettamente collegata a molte delle applicazioni descritte nel paragrafo precedente. Definirla non è facile e, semplificando, possiamo pensarla come l insieme di tecniche che tentano di riprodurre le facoltà dell intelligenza umana: percezione, cognizione, elaborazione, decisione. Si tratta di una scienza giovane ed in forte evoluzione. In termini molto generali, l IA può utililizzare metodologie top-down che «trasformano» mediante algoritmi predefiniti gli input in output informativi desiderati, o bottomup, come nel caso delle reti neuronali, che tendono a definire esse stesse degli algoritmi di trasformazione delle informazioni attraverso l adattamento graduale a nuovi input. Si possono dare sistemi di AI che utilizzano entrambi gli approcci 19. Ai fini di questo studio, ci interessa soltanto cogliere la valenza ai fini della competitività delle nostre imprese di alcune applicazioni dell IA, tra queste: la definizione di cluster (insiemi relativamente omogenei) di dati desunti dalla «lettura» di fenomeni complessi e costituiti da un elevata quantità di informazioni. Nel marketing contemporaneo, i risultati più interessanti riguardano la definizione di trend 20 o profili di clienti ed utenti aventi caratteristiche, comportamenti o bisogni omogenei e distinti da altri gruppi. Su queste tecniche si basa ad esempio l enorme sviluppo di siti come Amazon.com e Google, che vendono prodotti, servizi e pubbli- 18 Tra i progetti in corso di elaborazione da parte di Tecnomarche c è anche quello della realizzazione di una rete ottica urbana e di una rete territoriale a banda larga 19 Questo paragrafo è stato redatto con il prezioso contributo della dott.sa Anna Montesanto, del DIBET (Dipartimento di Ingegneria delle Biotecnologie, Elettronica e Telecomunicazioni dell Università Politecnica delle Marche). 20 L Università di Urbino in collaborazione con quelle di Bologna e Ferrara ha sviluppato un prototipo sistema esperto per aiutare stilisti della moda nell identificare i colori per una collezione attraverso l associazione di parole e sensazioni a cui si vuole ispirare la collezione e le immagini ad esse associate (cfr. Paola Mello, Sergio Storari, and Bernardo Valli, A Knowledge Base System for Fashion Trend Forecasting).

84 84 Tecnologie e saperi critici per la competitività cità con la promessa di identificare con elevata precisione i consumatori potenzialmente più interessati, evitando sprechi e spam irritanti e controproduttive. Agli aggregati spesso astratti definiti da queste applicazioni si applica, spesso in forma creativa, il marketing aziendale, indispensabile alla loro «interpretazione» e traduzione in termini utili all innovazione di prodotto. Dal profiling dei clienti/utenti possono infatti nascere offerte più mirate ai singoli segmenti di mercato o addirittura nuove segmentazioni che derivano da «letture» innovative delle motivazioni e dei processi di consumo ed utilizzo di prodotti e servizi. È evidente che il discorso riguarda sia il settore pubblico che quello privato, il sito web di un impresa calzaturiera o di un consorzio del cappello, i portali del turismo e della sanità che proponiamo, in generale tutte quelle aziende che si trovano a servire una platea vasta e differenziata di consumatori o utenti. il riconoscimento e l identificazione attraverso la voce, le impronte digitali, l iride, potenzialmente interessanti per le nostre imprese meccatroniche, ma anche, ad esempio, per il settore sanitario che ha esigenze particolari di tutela della privacy. Alcune applicazioni tendono, ad esempio, ad un analisi semantica del movimento, cioè «interpretano» (o meglio offrono «segnali» da interpretare per) i movimenti umani in funzione delle loro intenzioni possibili (ad es. avvicinarsi ad un auto per salirvi legittimamente o per derubarla). l analisi della qualità di prodotti e componenti, che sappiamo particolarmente critica nei settori della meccanica, della plastica e dell agroalimentare. Un discorso specifico meritano i repositori di conoscenze ed informazioni (knowledge-based systems) che possono aiutare le aziende (o gruppi di aziende) a: essere più creative od efficaci avendo a disposizione un maggior numero di informazioni, ridurre i costi non «reinventando la ruota» ogni volta che si presenta un problema. Le informazioni immagazzinate possono essere le più varie: modelli di calzature o cappelli, materiali (ad es. pellami, tessuti, lane), potenziali fornitori o clienti, processi produttivi, best practices utilizzate per risolvere problemi ecc. L elemento di «intelligenza» da incorporare in questi archivi sta nel renderli facilmente utilizzabili da parte degli utenti, identificando chiavi di ricerca e formati di presentazione dell informazione facilmente comprensibili ed adatti all uso desiderato dell informazione. Questi «archivi intelligenti» potrebbero essere di grande aiuto, previa una formazione di base, alle nostre aziende artigiane, fornendo una «leva» su cui esercitare lo specifico know-how di ciascuna. È ovviamente necessario che un ente «collettivo» (associazione professionale, istituzione) si carichi dell onere di mettere in piedi ed avviare l uso del sistema, che diviene economicamente sostenibile solo se largamente utilizzato dalle aziende Si veda a proposito, di nuovo, il progetto E-KM Dicamo di Treviso Tecnologia

85 Tecnologie e saperi critici per la competitività Nanotecnologie e nuovi materiali Le nanotecnologie costituiscono un nuovo approccio che si basa sulla comprensione e la conoscenza delle proprietà della materia su scala nanometrica (miliardesimi di metro) 22. A questi livelli le caratteristiche della materia cambiano drasticamente e presentano opportunità per ottenere materiali, strutture e dispositivi con nuove proprietà e funzionalità. Le nanoscienze costituiscono il punto di incontro tra fisica (quantistica), chimica, scienza dei materiali, biologia molecolare. Il loro campo di applicabilità è molto ampio e molte risorse, private e pubbliche, si stanno riversando sul loro studio. I «filoni» di applicazione più interessanti riguardano lo sviluppo di: nuove leghe, più leggere e resistenti, materiali a matrice polimerica resistenti al calore o impermeabili a gas o vapori, oppure che, al contrario, li assorbono fortemente, film sottilissimi in funzione di protezione dalla corrosione, dalle macchie o dall infeltrimento, utilizzabili anche in tessuti e pellami, sistemi biologici e biomedici in grado di «auto-assemblarsi» ed adattarsi alle condizioni esterne, sensori chimici e biochimici altamente sensibili, microcircuiti incorporabili a basso costo in numerosi prodotti. Molte innovazioni in questo settore vengono da campi, come quelli militare e aerospaziale, dove i materiali necessari sono soggetti a sollecitazioni particolari o molto intense che motivano ricerche approfondite. Nel settore della calzatura si può ipotizzare l impiego di una serie di materiali che sono frutto della ricerca dell Ente Spaziale Europeo (ESA) 23 quali: fluidi magneto-reologichi che, scorrendo all interno della suola, ne possono modulare la resistenza all impatto del piede ed inoltre potrebbero produrre energia e svolgere dei calcoli in funzione di controllo, materiali piezoelettrici che trasformano energia meccanica in elettrica e viceversa. Possono fungere da generatori di energia o «sensori» del movimento del piede all interno della suola, 22 Gran parte del materiale descrittivo inserito in questo paragrafo è tratto da atti di convegni e seminari organizzati da Tecnomarche. 23 Federico Stampacchia e Guido Chiappa della società di consulenza americana Dappollonia ( hanno presentato queste idee nel corso di un convegno dell Inespo tenutosi nel 2007 in Spagna.

86 86 Tecnologie e saperi critici per la competitività gel polimerici che adattano il loro volume in relazione alle condizioni ambientali (temperatura, campo elettrico) e possono garantire un elevato isolamento termico oppure l adattamento della temperatura della scarpa attaverso il rilascio o l assorbimento di calore, leghe e polimeri con memoria della propria forma che si adattano alla forma di ciascun piede (crescono addirittura di taglia) e possono aggiustare la loro rigidità in relazione alla temperatura esterna, micromateriali altamente adesivi che garantiscono perfetta stabilità su superfici potenzialmente scivolose oppure saldano tra loro i componenti senza far perdere elasticità al prodotto, microcelle solari incorporabili nei tessuti per alimentare telefoni e IPod e mantenersi sempre connessi, tessuti e pellami antimacchia, autopulenti, antinfeltrimento o con forti proprietà protettive. Tutte queste «piste» portano a calzature o tessuti altamente performanti che non necessariamente interessano nicchie di sportivi o persone che lavorano in condizioni particolari. I materiali «tecnici» e sportivi infatti da anni esercitano nell immaginario dei consumatori un forte fascino, che è quello della vita all aria aperta, «no limits» e della salute proiettata nel gesto sportivo. È del tutto evidente l interesse per le nanotecnologie dei nostri settori meccanici e della plastica. L edilizia può ricavare forti vantaggi dall utilizzo dei nuovi materiali in funzione di riduzione dei costi di manutenzione, riduzione della dispersione termica e protezione da fattori inquinanti. Il forte ritmo di innovazione in questo campo le rende inoltre una fonte interessante di avvio di nuove imprese e start-up. La tabella che segue 24, infatti, mostra che la maggioranza delle applicazioni riguardano prodotti di largo consumo perfettamente «accessibili» alla struttura produttiva locale e commerciabili su larga scala. 24 Fonte: Prof. Valerio Tomassetti, relazione al Seminario Tecnomarche del a Civitanova Marche.

87 Tecnologie e saperi critici per la competitività 87 Come già ampiamente evidenziato all inizio del nostro studio, oltre al miglioramento della performance dei prodotti, un importante contributo alla competitività delle nostre aziende può venire dall ecosostenibilità dei loro prodotti e dei processi. L ecosostenibilità si declina su varie dimensioni: la scelta delle materie prime, il consumo di risorse ed energia, l immissione di sostanze nocive nell ambiente, lo smaltimento dei sottoprodotti della lavorazione e dei prodotti finali. Le «strategie» tecnologiche a cui la nuova «chimica verde» può dare un forte contributo possono riguardare, tra l altro: la minimizzazione degli scarti e dei reflui di produzione, processi produttivi (inclusi quelli che utilizzano microorganismi) a temperature e pressioni vicine a quelle ambientali, materie prime da fonti rinnovabili, nuovi materiali meno tossici e più facilmente recuperabili. Il grafico che segue illustra alcuni esempi Fonte: Prof. Michele Santucci Convegno Tecnomarche a Civitanova Marche.

88 88 Tecnologie e saperi critici per la competitività L innovazione produttiva nel senso dell ecosostenibilità non è tuttavia facile. Si basa inanzitutto su funzioni di sviluppo prodotto consapevoli ed informate, spesso assenti presso le nostre imprese e da introdurre con grande determinazione Biotecnologie e tecniche agricole Non è semplice presentare in breve spazio le biotecnologie e le tecniche agricole in generale con un potenziale impatto sul nostro sistema agricolo ed agroalimentare, nel senso che queste sono potenzialmente molte e di non facile previsione nella loro evoluzione. Più facile è indicare le aree di ricerca da privilegiare, anche sulla base delle indicazioni che emergono dal Piano di Sviluppo Rurale e dal Piano Agricolo della Regione Marche. Queste potrebbero riguardare: il rimboschimento delle aree montane del Parco dei Sibillini, vitale per il suo sviluppo turistico e l equilibrio ambientale, la selezione ed il trattamento delle carni tipiche, in particolare quella bovina e suina, funzionale alla produzione di insaccati, le tecniche di vinificazione, utili a far emergere il settore da una produzione anonima 27 con buone opportunità di reddito, la generazione di biomasse per la produzione di energia. 26 Interessante a riguardo il Master in Eco-Design promosso dalla sede di Ascoli dell Università di Camerino a partire dall anno Come hanno saputo fare le Cantine Dezi di Servigliano.

89 Tecnologie e saperi critici per la competitività 89 Abbiamo già rilevato come la ricerca per la nostra agricoltura abbia in generale una valenza più soft e culturale, legata alla riscoperta e alla valorizzazione delle tipicità e al rigoroso controllo di qualità lungo la filiera. Per quanto riguarda l applicazione delle biotecnologie alla ricerca medica, un punto di riferimento nel Fermano è rappresentato dall INRCA, che da sempre svolge attività di ricerca nel campo della geratria, e che potrebbe collegarsi all Università di Camerino o al CNR per ricerche focalizzate sulle problematiche dell età avanzata, in consonanza con una delle possibili vocazioni del territorio, quella dell accoglienza della terza età, identificate in questo studio. 4.5 Fonti rinnovabili per la produzione di energia Abbiamo accennato come la produzione di energia «verde» su scala locale può costituire una nuova fonte di reddito per il territorio della Provincia, così come un modo di proteggerne l equilibrio ambientale. I progressi scientifici stanno riducendo la scala ottimale degli impianti e la loro efficienza. L Unione Europea spinge per la riduzione delle emissioni. Un recente studio dell Università Politecnica delle Marche per conto della Provincia di Ascoli Piceno 28 propone di investire sui seguenti filoni di autonomia energetica: cogenerazione - negli impianti di cogenerazione vengono prodotti contemporaneamente energia elettrica e calore (o aria condizionata) secondo il principio dell abbinamento forza-calore. Un motore a metano alimenta un generatore di energia elettrica che viene immessa nella rete di distribuzione. Il calore residuo del motore (acqua refrigerante, olio lubrificante) e dei gas di scarico viene condotto attraverso degli scambiatori alla rete di teleriscaldamento, recuperandone l energia. Il rendimento totale del processo di trasformazione di energia primaria (metano) in energia utile (energia elettrica, calore) si aggira attorno al 90%. Questa tecnica nella produzione di energia offre la massima efficienza nella trasformazione dell energia mantenendo al contempo basso l impatto ambientale e risparmiando le risorse di energia primaria 29, fotovoltaico - sono proprio le nanotecnologie a far crescere in maniera esponenziale l efficienza del pannelli solari, allo stesso ritmo dei microchip dei computer. Su grandi scale, il fotovoltaico è già più economico del nucleare e non presenta alcun rischio per l ambiente. Attualmente usufruisce di incoraggianti incentivi fiscali, geotermico - la nostra provincia è ricca di vene di acqua calda sotterranea a temperature non elevate, che si prestano all installazione di pompe di calore (vedi grafico) di varia tipologia a servizio non solo delle residenze ma anche di serre, allevamenti ittici, centri termali ecc., 28 Fonte: Prof. Mario Colonnara Dipartimento di Energetica. 29 Il PEAR (Piano Energetico e Ambientale delle Marche) incoraggia notevolmente questi impianti, su varie taglie adatte sia per singole aziende che per l utilizzo collettivo in zone industriali.

90 90 Tecnologie e saperi critici per la competitività eolico offshore - secondo studi effettuati, il territorio della Provincia non si presta alla presenza di impianti eolici di terra di rilevante potenza, che inoltre incontrano resistenza da parte delle popolazioni per l impatto estetico straniante sul paesaggio. Promettente è invece l eolico off-shore, con pale molto potenti ancorate a circa 3 km dalla costa, in grado di sfruttare venti potenti e costanti e dare un contributo significativo, biomasse - la loro trasformazione in energia può dare un contributo, sia pure non determinante. L utilizzo sul nostro territorio va studiato con cura, in relazione alla politica agricola e alla possibile presenza di culture dedicate a questo utilizzo (cardo, girasoli, boschi) e ai vantaggi per lo smaltimento dei residui delle coltivazioni e degli allevamenti animali. Oltre alla produzione di energia, finestre di opportunità si aprono per la riduzione dei consumi, specie in edilizia, dove il concetto di case «in classe A», energicamente autosufficienti o risparmiose sta prendendo rapidamente piede. L Unione Europea e molti stati stranieri stanno sviluppando standard per le nuove costruzioni che riducono il consumo energetico fino al 90% 30. Le applicazioni più interessanti riguardano, oltre l applicazione di pannelli solari per il riscaldamento dell acqua: pannelli fotovoltaici per la microproduzione di energia 31, nuove tecniche di isolamento che possono ridurre anche di un quinto il ricambio d aria (mediamente il 35%) di una casa con l esterno anche con l uso di pannelli e vetri speciali con rivestimenti o strati interni in grado di limitare la conduzione di calore o la sua dispersione, 30 È il caso dello standard tedsco Passivhaus. 31 Sul nostro territorio opera già un impresa interessante, come la TE.S.E.A di Piane di Falerone ( mentre nella vicina Urbisaglia un punto di riferimento è rappresentato dalla Renergies (

91 Tecnologie e saperi critici per la competitività 91 sistemi di ventilazione controllata che assicurano il ricambio di ossigeno trattenendo il calore, illuminazione basata sull utilizzo dei LED (ligh emitting diodes), che consumano pochissimo e durano per sempre, oltre ad emettere una luce ottimale per l uomo, sistemi di monitoraggio dell uso dell energia che di per sé inducono comportamenti virtuosi negli occupanti e sistemi di controllo degli elettrodomestici che ne governano l uso per un maggiore risparmio energetico. Un discorso a parte merita infine l evoluzione tecnologica delle batterie elettriche, che interessa importanti aziende nel nostro territorio. La tecnologia in questo campo si è mossa più lentamente che altrove. Le batterie al piombo e al nickel-cadmio sono in uso da oltre un secolo. Solo dalla fine degli anni 80 del secolo scorso sono apparse nuove varianti, molte delle quali utilizzano il litio in varie combinazioni con altri materiali. La posta in gioco è altissima, sia per il mercato delle nuove generazioni di auto ecologiche che per l enorme diffusione che i terminali portatili avranno nel futuro, in ragione con il progressivo assorbimento da parte loro delle funzioni oggi svolte dal computer. 4.6 I saperi avanzati Le nuove tecnologie possono dispiegare pienamente il loro potenziale solo se trovano nelle aziende private e pubbliche un terreno culturale fertile, fatto di competenze avanzate di impostazione strategica e gestione operativa delle fasi più critiche della catena del valore, sia di natura tecnica che umanistica e creativa. Molte di queste sono carenti nel nostro territorio, anche perché sono relativamente nuove o nascenti dalla ricombinazione di saperi tradizionali, e vanno opportunamente introdotte o rafforzate. Vorremmo in questo paragrafo fare una breve carrellata di quelle che ci sembrano più significative ed emergenti per le nostre aziende. Gli esempi che proporremo per settori specifici non devono far dimenticare che questi saperi hanno in realtà un applicabilità spesso trasversale a vari settori economici, con possibilità di fecondazione reciproca.

92 92 Tecnologie e saperi critici per la competitività Il design e la progettazione industriale Il design viene spesso, nell accezione e nella pratica diffusa, associato ad intuizioni che riguardano l apparenza o lo stile del prodotto. Se è vero che questo è stato tradizionalmente un punto di forza delle aziende italiane, per la felice capacità di sintesi del bello che quasi naturalmente sembriamo produrre, è anche vero che l approccio quasi «spontaneo» non regge più. Lo stile infatti può essere sempre più facilmente imitato, mentre i creativi sono oramai fattori mobili che migrano facilmente da un azienda ad un altra e da un paese all altro. Come in realtà è successo nei momenti d oro del design italiano, specie nel primo dopoguerra, una solida leadership di design nasce dalla capacità di incorporare l intuizione creativa in un processo industriale avanzato, che associa alla forma valori in linea con quelli del mercato di riferimento. Nel comparto calzaturiero fermano, al contrario, la predominanza della Russia come mercato di esportazione e l esuberanza dei gusti delle sue nuove classi ricche e medie ha esaltato l importanza dello stile (o forse meglio dell apparenza glamour del prodotto) mettendo in secondo piano altri aspetti più tecnici. Ricordando per un attimo i megatrend descritti nel capitolo precedente si può affermare che un buon design industriale deve tenere in considerazione fattori quali la performance del prodotto: comfort, immediatezza e facilità d uso, capacità informativa e di connessione ecc., la personalizzabilità ed adattabilità ad esigenze diverse dei consumatori, il valore percepito dei materiali utilizzati, specie nei prodotti di consumo 32, la producibilità efficiente e sicura in relazione alle caratteristiche produttive interne dell azienda e della filiera nella quale è inserita, l eco-sostenibilità durante e dopo il processo di produzione. Una tale cultura «olistica» del progetto nasce da un adeguata formazione del personale addetto allo sviluppo del prodotto come pure da procedure di integrazione delle diverse funzioni aziendali nel corso del processo di concezione ed industrializzazione, che diventano sempre di più lavoro di gruppo. La capacità di incorporare prospettive di natura diversa è forse l elemento di carenza più forte da noi, dove il mito culturale dell imprenditore che sa tutto e ha capito tutto è duro a morire Cool Hunting e Trend Spotting Quanto affermato sopra non vuole sminuire l importanza dell intuizione creativa nella concezione di prodotti di successo, ma sottolineare che nell attuale contesto essa necessita di un attività più organizzata che ne crei il necessario «substrato» di informazioni e spunti. 32 Si pensi al caso di aziende, come Swatch, ma anche Toywatch, una piccola azienda italiana, che hanno trasformato l orologio da misuratore del tempo a oggetto moda anche attraverso l uso di materiali inusuali, come il policarbonato e la ceramica.

93 Tecnologie e saperi critici per la competitività 93 Il sempre più elevato valore simbolico, di comunicazione e socializzazione attribuito all esperienza di consumo e la contaminazione di valori e gusti che scaturisce dalla globalizzazione rendono complessa ma anche forse più esaltante la ricerca stilistica. Il «bello» (la cui natura evolve rapidamente, allontanandosi dalla sua nozione classica) trae oggi sempre meno origine dalle vedute e dalle piazze italiane e sempre più dai melting pot delle metropoli multietniche. «Leggere» in anticipo i trend e le «pulsioni profonde» del mercato per arrivare per primi con una proposta che catturi lo spazio immaginario nascente dei consumatori è cosa difficile ma anche tremendamente remunerativa. In generale questa capacità richiede grande spirito di osservazione, antenne sensibilissime ai fenomeni ed ai gusti nascenti, familiarità con gli ambienti, quasi sempre non mainstream, dove essi si formano, sistematicità nella ricerca dell inatteso 33. Nel nostro territorio, che tende all isolamento e al provincialismo, è assolutamente necessario introdurre nuovi «geni» ed «antenne» di radicalmente nuovo. Eventi culturali, specie nell ambito dell arte contemporanea, e programmi di scambio con l estero sono alcune vie da seguire. Lo stesso turismo straniero, se adeguatamente sfruttato su target di visitatori creativi, può avere importanti ricadute. Oltre alla tipologia di ricerca avanzata e rarefatta descritta sopra si impone quella più documentata e metodica dell analisi delle tendenze, fatta di analisi ragionata dei fenomeni sociologici, tecnologici, culturali e politici e del loro impatto sul prodotto di riferimento. Nel caso dei settori «business to business», come quelli meccanici e della plastica, questa diviene «intelligence» dei sistemi aziendali dei clienti e dei loro fattori di competitività per poter progettare prodotti e servizi in grado di sostenerla Product Management Non è certo una novità, il product management, introdotto negli USA già nel primo dopoguerra. Lo è ancora, senz altro, nelle nostre aziende calzaturiere e della moda. Per product management si intende qui l associazione al prodotto o alla collezione di precisi obiettivi di posizionamento attraverso la gestione dei canali distributivi e la comunicazione oltre che di contribuzione alla redditività aziendale attraverso l equilibrio delle leve dei costi e del prezzo. Di queste leve il Product Manager si fa carico fornendo input alle altre funzioni o gestendole direttamente. Oggi questi aspetti, nella migliore delle ipotesi, sono affidati a funzioni diverse (modellisti, produzione e acquisti, responsabili vendite, agenzie di comunicazione) che spesso non si parlano abbastanza o non fanno convergere adeguatamente la loro azione su di un piano di marketing preciso. Figure come il Product o Brand Manager, già presenti in alcune delle aziende locali più affermate, vanno promosse, anche in relazione all urgenza di consolidare le strutture organizzative, drammaticamente dipendenti dal solo imprenditore. Questi manager infatti tendono a «ragionare da imprenditore» sia pure nell ambito circoscritto di un pro- 33 Polimoda offre corsi di «Cool Hunter»,

94 94 Tecnologie e saperi critici per la competitività dotto o linea e possono in futuro costituire un patrimonio per la continuità delle aziende oltre le purtroppo frequenti crisi di successione imprenditoriale Marketing della Distribuzione e Visual Merchansising Specialmente nel sistema moda l ambiente dove avviene l incontro del consumatore con il prodotto diventa sempre più critico nel processo di acquisto. Ciò che nel passato costituiva vantaggio, cioè la razionale disposizione della merce, la cortesia e competenza del personale di vendita, oggi è quasi dato per scontato. Il consumatore moderno è sempre più infedele. Esso si muove tra le diverse offerte distributive secondo logiche diverse, che devono essere ben comprese dal distributore. Semplificando un po, lo shopping può essere pianificato e focalizzato (il cliente sa cosa vuole e ne ha bisogno ora) oppure erratico ed estatico, quando prevalgono motivazioni comunicative e espressive del sé, simbolismo e fascinazione. Chiaramente ne risultano modelli diversi di punto vendita. Quando le motivazioni del consumatore tendono verso la ricerca libera i fattori premianti sono: la capacità «evocativa» di sensazioni e valori dello spazio, attraverso elementi architettonici, colori, profumi, la presentazione originale del prodotto, lo stesso mix di prodotti, specialmente quando questi richiamino uno stile di vita in cui il consumatore si riconosca, sentendosi per questo «a suo agio». In questa prospettiva si possono anche sperimentare con successo alleanze tra marchi di prodotti diversi ma posizionati sullo stesso target (brand leasing); l opportunità per il cliente di avere un esperienza appagante del prodotto. Il negozio si tarsforma da showroom a vetrina di lifestyle e da luogo statico ad uno dove fare esperienze del lifestyle preferito. Ciò può avvenire anche attraverso l organizzazione di eventi dove il valore del prodotto viene immediatamente percepito 34, specie se insieme ad altri consumatori che condividono l interesse e si possono così scambiare informazioni e sensazioni; essere punto di riferimento per una comunità di consumatori con interessi analoghi, per cui l acquisto del prodotto tende a trasformarsi in momento di socializzazione; Quando prevale la pianificazione contano invece fattori come: la visibilità del prodotto a la chiarezza della proposta («questo è quello che cerchi!») il risparmio di tempo offerto al consumatore attraverso varie modalità: l offerta del numero più alto possibile di articoli di suo interesse, informazioni chiare e facilmente accessibili, servizi accessori Si pensi alle campagne di prova di una nuova auto, o a una sfilata di moda con i capi in vendita, o la degustazione di un prodotto alimentare. 35 Ad esempio l offerta di un «total look» che limita le tappe di spesa necessarie, la spedizione a casa del prodotto, l accessibilità degli orari, la consulenza nell acquisto. Sta nascendo ad esempio la nuova figura professionale del «personal shopper», particolarmente interessante come servizio ricolto ai turisti.

95 Tecnologie e saperi critici per la competitività 95 Le nostre aziende, tranne pochi leader hanno una vocazione sostanzialmente produttiva e fanno fatica ad entrare in queste logiche. L arretratezza del commercio locale non aiuta. Al massimo si conosce l outlet che è la negazione di ogni know-how distributivo. La piccola dimensione non le aiuta a ricavare spazi di visibilità autonoma presso i distributori, specie quelli grandi, a meno che non si creino «marchi ombrello» che aumentino la forza contrattuale dei produttori 36. Potrebbero però cogliere opportunità con quelli piccoli ma specializzati e creativi se avessero le capacità di coglierne le potenzialità e relazionarsi in maniera propositiva, dando vita ad esperimenti che, se di successo, si replicano rapidamente per imitazione Marketing Relazionale e della Rete Il Web è potenzialmente un grande alleato delle imprese nelle funzioni di comunicazione e vendita del prodotto. Alla luce delle nuove tendenze già illustrate, la competenza critica da acquisire è quella della gestione di relazioni dirette con i clienti attraverso la rete. Il successo del social networking nel Web è sotto gli occhi di tutti: Facebook, You Tube, Messenger, Second Life. La rete è un enorme piazza virtuale (seppure deformata) su cui si riversa l ansia di comunicazione e socializzazione della gente, specie dei più giovani. La blogosfera, cioè l insieme molto interconnesso di siti personali in cui la gente parla di sé ed esprime opinioni e sentimenti, conta oramai milioni di siti. È difficile spiegare in poche righe tutte le «piste» di competitività percorribili. In termini generali e sicuramente semplificati, il sito web aziendale (o la presenza su siti di grande afflusso come quelli citati), da semplice vetrina statica dell azienda, può diventare uno strumento per: vendere il prodotto/servizio, sfruttando non solo i risparmi di costi distribuzione, ma anche quelli di tempo (per informarsi, per recarsi al punto vendita ecc) offerti al consumatore, osservare i pattern di acquisto dei consumatori, traendo informazioni preziose dai loro «percorsi» all interno dello spazio virtuale, comprenderne le motivazioni di acquisto ed il vissuto del prodotto, sollecitando direttamente opinioni (ad esempio con forum di discussione, osservando le reazioni a promozioni o offerte 37, fornendo assistenza post-vendita all uso del prodotto, coinvolgendo addirittura i clienti nella creazione del prodotto 38 ecc.) oppure creando (o inserendosi in) communities di navigatori accomunati da stili di vita o interessi speci- 36 Un interessante esperimento in corso di realizzazione sotto la guida del fermano Renato Ricci, ex Presidente di Polimoda ed ora Vice-Presidente di Polimoda srl riguarda la creazione di un network di PMI del lusso artigianale locale, Lusso Italiano, con la finalità di realizzare punti vendita collettivi e di prestigio in varie capitali straniere. 37 Per esempio offerte di serie a «edizione limitata» o pezzi speciali per testare nuove idee. 38 Si parla per queste tecniche di crowdsourcing. Lo ha ad esempio tentato il sito Threadless.com incoraggiando i visitatori a disegnare la loro t-shirt.

96 96 Tecnologie e saperi critici per la competitività fici comuni e dalle cui interazioni emergono valori e comportamenti che possono fornire input preziosi per la strategia aziendale. I campi di applicazione di queste saperi sono assolutamente universali, dalla moda, all alimentare 39, al turismo, ai servizi pubblici ai prodotti più tecnici 40 con impatti enormi sulla capacità di sintonia con il mercato Knowledge-Based Management (KBM) La sollecitazione e l acquisizione di informazioni, oggi sempre più accessibile attraverso le ICT e la Rete rischia tuttavia di produrre un inondazione di informazioni che travolge i suoi potenziali utilizzatori. Lo KBM si è quindi sviluppato come una vera e propria scienza, corredata anche da specifici software aziendali 41, dell accumulo, organizzazione e della consultazione di dati in maniera che essi siano il più immediatamente utilizzabili ed interpretabili da parte dell utilizzatore. Nella sezione dedicata all Intelligenza Artificiale abbiamo accennato, ad esempio, agli algoritmi che organizzano vaste quantità di dati, fornendone possibili «chiavi» interpretative 42. Questi sistemi informativi eliminano sprechi di tempo e moltiplicano le informazioni utili a supporto delle decisioni. Nella progettazione di una collezione di calzature, ad esempio, può essere molto utile al designer avere accesso immediato ad un database di pellami e tessuti adeguati, o figure tridimensionali di piedi, o di modelli o componenti già utilizzati corredati di informazioni circa le loro caratteristiche e vendibilità, potendo interagire col database attraverso «chiavi di ricerca» che «agganciano» tag di classificazione dei Un semplice modello di KBM dati. 39 Si pensi a quanto possa essere utile ad un produttore di tipicità alimentare l inserimento in un network virtuale. 40 Si pensi all Apple Store, il sito Apple dove vengono commercializzate applicazioni per l IPhone realizzate da programmatori indipendenti sotto la supervisione di Apple. Apple realizza così l obiettivo di potenziare indefinitamente il suo prodotto senza grossi investimenti e creando inoltre una comunità interessata di programmatori che ne osservano l evoluzione e forniscono idee e suggerimenti in tempo reale. 41 Lotus Notes e Sap sono tra i leader in questo campo. 42 Un ottimo libro sulla materia è Working Knowledge di T. H. Davenport e L. Prusak della Harvard Business School Press, 1998.

97 Tecnologie e saperi critici per la competitività 97 Analogamente uno stampista può utilizzare un database di materiali plastici abbinati ad informazioni circa le performance del prodotto, mentre un azienda meccanica può ricorrere ad un archivio che raccoglie possibili diagnosi di un certo problema di funzionamento o configurazioni progettuali già sperimentate e valutate economicamente. I sistemi Knowledge-based si costruiscono «su misura» per aziende e gruppi di aziende e richiedono quindi un interazione creativa tra utilizzatori e fornitori e anche all interno delle aziende e d network di aziende in modo che le conoscenze prodotte nel corso dell attività siano sfruttate al meglio e non disperse nelle memorie dei singoli. La loro implementazione diviene quindi anche fattore di sviluppo organizzativo in quanto parte sempre da un analisi dei flussi informativi e relazionali esistenti Project Management (PM) Il PM è una scienza rimasta a lungo confinata in imprese di grandi dimensioni, tipicamente ingegneristiche e dell energia, ed utilizzata per gestire processi complessi e di lunga durata, in cui una serie di attività sono correlate tra loro per l ottenimento di un prodotto finale. Le tecniche di PM consentono, attraverso la sua modellizzazione, di seguire l avanzamento del processo, controllarne i costi ed i risultati in itinere e valutare qualità e rischio insito nella concatenazione dei processi, aiutando il management ad intraprendere azioni correttive o di protezione. Esse rappresentano inoltre strumenti di gestione dell informazione tra i protagonisti del processo e di assegnazione di responsabilità. Il Project Manager assume tipicamente la responsabilità complessiva del processo 43. Oggi la necessità di operare in molti mercati, la riorganizzazione di filiere produttive o di sviluppo del prodotto attraverso network di aziende o istituzioni spesso localizzate in contesti differenti, l accorciamento del time to market pongono la necessità di una quadro strutturato di interazione tra i soggetti coinvolti nei processi che il PM può soddisfare. Il PM si applica quindi potenzialmente a varie funzioni aziendali, dalla ricerca al Product Management (ad esempio al lancio di un nuovo prodotto), alla gestione di investimenti complessi (nuove localizzazioni, riorganizzazione di servizi pubblici, redazione di un piano regolatore). Nella pubblica amministrazione, in particolare, inclusi gli enti locali maggiori del nostro territorio, il Project Management può essere un utile veicolo di affermazione di una cultura del risultato e favorire il superamento di impostazioni burocratiche ed autoreferenziali. Scuola e Servizi Sociali locali hanno già introdotto da alcuni anni nel loro linguaggio e nella pratica concreta il termine «progetto», nel tentativo di aumentare la duttilità e l aderenza alle esigenze degli utenti da parte dei servizi, favorendo la sinergia di competenze diverse per la risposta a bisogni omogenei. 43 Il sito web di riferimento del PM in Italia è Un software largamente adottato è Microsoft Project.

98 98 Tecnologie e saperi critici per la competitività Un esempio di Diagramma di Gantt, strumento base del PM 4.7 Alta Manualità Abbiamo finora parlato di tecnologie e saperi quasi sempre con una forte base scientifica e razionale. Ma la razionalità non è l unica forma di intelligenza umana. Oltre all arte, su cui ci soffermiamo tra poco, esiste un «intelligenza del corpo» che si traduce in un intuizione diretta dello spazio e delle forme che sfugge ai modelli e agli algoritmi della razionalità ed interpreta l infinita varietà ed unicità del reale e delle sue espressioni. Tra i bisogni emergenti della nostra era abbiamo visto quello di identità e di riconoscimento della propria autonomia ed individualità. L oggetto unico ed irripetibile tende a soddisfare questo desiderio profondo. La manualità è stata all origine dello sviluppo industriale del territorio fermano, dai tempi dei ciabattini che sfornavano morbide calzature per le famiglie ricche, alle donne di Massa, Falerone e Montappone che intrecciavano velocissime la paglia per borse e cappelli, ai ceramisti di Montottone. Vi è stato in seguito un rifiuto progressivo e pressoché totale del lavoro manuale, vissuto come forma di inferiorità sociale che ci ha lasciato pressoché privi di una risorsa preziosa per la nostra economia. Alcune aziende locali di successo hanno già fatto capire che «il pezzo unico ed irripetibile» può avere un mercato redditizio anche per la calzatura. Esistono tuttavia Un ceramista al lavoro

99 Tecnologie e saperi critici per la competitività 99 anche altri settori in cui il recupero di un «alta» (cioè veramente creativa) manualità potrebbe creare opportunità e ricchezza 44. Ad esempio: la ceramica, attraverso il recupero delle tradizioni della zona di Montottone, il ricamo e il merletto a tombolo, un tempo diffuso da noi oltre che nell ascolano, da riproporre sia come prodotti finiti che come accessori per aziende di abbigliamento d elite, l oreficeria e la gioielleria, che potrebbe sfruttare la presenza dell Istituto d Arte Preziotti e quella della vicina Accademia di Macerata per rafforzare il piccolo polo presente nella media Valtenna, il restauro architettonico, vista la vicinanza di Urbino e un potenziale mercato locale di residenze di pregio da recuperare, l ebanisteria, un tempo fiorente ad Amandola e potenzialmente richiestissima in mercato emergenti come quello Russo, la liuteria, che con Andrea Postacchini aveva avviato con successo all inizio dell e che potrebbe innestarsi nel successo del Concorso Violinistico che porta il suo nome, sulla presenza di un Conservatorio e in generale sulle ambizioni di fare di Fermo un polo internazionale della musica classica. 4.8 Tutela dei beni culturali e del paesaggio Nel delineare gli scenari futuri dell economia locale abbiamo insistito sul fatto che il territorio è una leva competitiva aziendale per il nostro sistema produttivo. Non è un luogo comune: viviamo in una terra benedetta da Dio, che in pochi chilometri spazia da un ambiente marino ad uno montano di rara bellezza e suggestione, è stata attraversata con dolcezza da trenta secoli di storia e cesellata dalla cura esperta di agricoltori ed artigiani di valore, descritta e cantata da poeti, scrittori e pittori di cui non sempre riconosciamo il valore. Fermo è sede di una delle più importanti diocesi della Chiesa italiana, che ha dato in natali a Romolo Murri ed ha espresso anche di recente i leader nazionali di importanti realtà ecclesiali. Nella progressiva decadenza di Fermo dopo l unità d Italia, l ingresso del ricco giacimento di bellezza e di memoria si è come ostruito, con l abbandono al degrado degli edifici storici, l edilizia e la pianificazione urbana affidata ai geometri ed alla speculazione, l appiattimento e la perdita di attrattività delle scuole superiori, la fuga dei cervelli migliori, la chiusura provinciale della vita culturale. 44 Il consorzio artigiano Art For Job ( ) con sede a San Benedetto del Tronto, gestisce corsi per ceramisti, ebanisti, orafi, cartai, decoratori, designer di moda, operatori software nell area del design. La Regione Marche ha creato un marchio, Marche Eccellenza Artigiana, di cui i diplomati dei corsi possono fregiarsi ( 45 I figli di Andrea Postacchini, anch essi liutai, sono stati premiati nel 1869 ad una sorta di fiera campionaria con quasi 500 espositori che si tenne a Fermo e presentava prodotti e macchinari dei più vari.

100 100 Tecnologie e saperi critici per la competitività Sarebbe ingiusto non riconoscere che negli ultimi anni c è stata una chiara inversione di tendenza. La stessa battaglia per la Provincia si è accompagnata ad un fioritura di iniziative a cui hanno contribuito sia gli enti locali che un dinamico associazionismo volontario. Occorre ora ancorare più saldamente questa rinascita ad una produzione di conoscenze e di arte più sistematica e scientifica. Il Fermano può divenire un laboratorio dell Italian Lifestyle cioè di quel fortissimo percepito, nell immaginario mondiale 46, di convivenza armonica di operosità, legami sociali forti, identità culturale ricca ma curiosa ed aperta alla contaminazione e all accoglienza del nuovo, cioè quello che ha fatto dell Italia dei secoli d oro il Bel Paese. Per esserlo, oltre alle strategie imprenditoriali e tecnologiche che abbiamo suggerito, occorre un forte sforzo di ricostruzione della memoria e dell identità culturale, fatta di iniziative quali: il completo recupero e la messa in rete del patrimonio archeologico piceno e romano, di siti e musei, la valorizzazione degli artisti locali o di quelli che hanno operato da noi, fino al 900, spesso poco conosciuti, la tutela e la valorizzazione rigorose dei centri storici, degli edifici di pregio di tutte le epoche e dei paesaggi con adeguati strumenti urbanistici e di regolamentazione edilizia, magari attivando un centro di ricerca che formi le amministrazioni locali troppo spesso digiune del tema, la riproposizione di percorsi di spiritualità cristiana che attingono alle ricche tradizioni locali, dai Farfensi al Francescanesimo, dalla pietà popolare e mariana a Murri e al cattolicesimo civile, la qualificazione ed internazionalizzazione sempre maggiore, intorno al Conservatorio, al Teatro dell Aquila e ad un sistema collegato di piccoli teatri storici del territorio, dell attività concertistica classica, che può costituire un eccellenza internazionale. Il Conservatorio, la Facoltà di Beni Culturali, l IstitutoTeologico Marchigiano possono costituire validi punti di appoggio per queste aspirazioni se riusciranno a ed evitare la trappola insidiosa che porta molte di queste istituzioni a divenire esamifici e superlicei, piuttosto che centri di ricerca. I dubbi che molti sollevano circa l originalità della produzione scientifica o artistica attuale sono più che legittimi, per cui occorre uno sforzo collettivo, delle istituzioni e forse anche dei privati, per permettere a chi fa ricerca vera di avere spazi e risorse e poter connettersi a centri di eccellenza italiani ed internazionali in grado di ridurre il nostro isolamento attuale. 46 L Italian Lifestyle è stato individuato dai mobilieri italiani come l asset più forte che le aziende nazionali possono valorizzare nella loro filosofia di prodotto e comunicazione, grazie al fortissimo percepito di positività dei nostri stili di vita e di consumo da parte delle classi medie e ricche straniere. Si veda a proposito «Italian Lyfestyle, una tremenda opportunità» a cura di Assarredo, Milano 2008.

101 Tecnologie e saperi critici per la competitività Le sorgenti prossime di conoscenza per la Provincia di Fermo Nelle note all esposizione fatta delle tecnologie chiave per il nostro territorio abbiamo messo in risalto l esistenza di numerose iniziative di ricerca e formazione in atto nei vari settori. Tali iniziative si basano sulla relativa vicinanza di «sorgenti» di conoscenza che è possibile canalizzare meglio verso le aziende locali, come vedremo più approfonditamente nei capitoli successivi. Le quattro Università con sede nelle Marche, un patrimonio di assoluto valore in una Regione con un milione e mezzo di abitanti, sono il primo importante riferimento. L Università di Camerino può contare su solide competenze nel campo della chimica, della biologia e della scienza dei materiali. L Università Politecnica delle Marche ha una buona facoltà di ingegneria. Macerata ed Urbino possono forse meglio contribuire sul versante umanistico, artistico (L Accademia a Macerata) e sociologico. Le Università locali posso inoltre agire da «ponti» verso altre realtà accademiche più avanzate e lontane, attraverso la loro rete di rapporti. Il problema da superare è la mancanza di comprensione reciproca tra atenei ed aziende e di capacità di creare spazi comuni di interesse. Anche in questo caso, tuttavia, non mancano esperienze positive, specie dove programmi di dottorato sono svolti da giovani ricercatori in azienda, sotto la supervisione di un docente motivato e disponibile. Le proiezioni locali delle Università a Fermo, Beni Culturali ed Ingegneria informatica e logistica, sono una realtà promettente e se si vuole in rodaggio, ma occorrerà stimolarle fortemente ad uscire da un naturake isolamento ed iniziare a produrre innovazione e non solo esami. Il sistema universitario marchigiano è invece debole nei campi dei saperi avanzati del management (marketing ed organizzazione in particolare), come quello italiano in generale. La presenza dell ISTAO di Ancona supplisce solo in parte alle carenze. Manca qui anche il terziario avanzato. Solo recentemente la consulenza locale 47 sta raggiungendo standard accettabili ma non di eccellenza. Carente è spesso la qualità della formazione, mal gestita e sottovalutata dalle aziende quando è gratuita, col risultato di risultare spesso più funzionale ai formatori che agli utilizzatori. Molto incoraggiante appare, al suo avvio, l esperienza della Fondazione Elios, che vede le imprese direttamente impegnate e promotrici, sul modello della fiorentina Polimoda 48, di corsi ad alto livello di specializzazione per il calzaturiero. Molto grave per il nostro territorio è il declino del Montani, che un tempo sfornava tecnici in grado di destreggiarsi con inventiva e competenza nei problemi tecnici certo meno di punta ma comunque indispensabili alle aziende per progredire. Questo «substrato» di solida competenza ed intuito tecnico è venuto meno. Molto si può fare anche per l Istituto d Arte, che come gli altri istituti tecnici ed i licei locali sonnecchiano o sopravvivono, spesso sopraffatti dalla burocrazia e dalla demotiva- 47 Da citare il gruppo SIDA e la Consulmarche di Ancona. 48 Polimoda vede la Tod s tra i suoi fondatori e un fermano, Renato Ricci, come suo principale animatore.

102 102 Tecnologie e saperi critici per la competitività zione di insegnanti e docenti. L Istituto Professionale locale si segnala almeno per una buona sintonia con le aziende, ma non può certo fornire i cervelli per un salto di qualità delle aziende del territorio. La Regione Marche, dal canto suo, non è certo un modello di dinamismo organizzativo e di proiezione al futuro. «Sanza infamia e sanza lode» dal punto di vista dell ordinaria amministrazione, non ha saputo creare un sistema di sostegno alla ricerca che avesse un reale impatto, dissipando risorse notevoli. Sul versante pubblico, il faro è piuttosto l Emilia Romagna, che con la rete Aster 49 ha messo in piedi un poderoso apparato di innovazione e trasferimento tecnologico che integra le Università con le aziende attraverso un ricco sistema di lavoratori e di centri tecnologici di «mediazione» diffusi sul territorio. Il sistema è stato avviato da una legge regionale del 2002 ed ha garantito all economia locale performance ben superiori alla media nazionale. Il quadro non è del tutto negativo, tuttavia. Tecnomarche, il Parco Tecnologico regionale, ha avviato alcuni progetti e sta sensibilizzando le aziende del territorio con sempre maggiore incisività, anche se l impatto attuale è ancora troppo marginale rispetto alle esigenze di rapido e drammatico cambiamento che il mercato impone Conclusioni L Innovation Mix che abbiamo sommariamente abbozzato in questo capitolo tende ad una rivoluzione, culturale prima che tecnologica, che chiama tutti i soggetti del sistema, privati e pubblici, a diventare più digitali, flessibili, interconnessi ed «esperti». L informatizzazione sempre più spinta delle attività produttive e di servizio si risolve, come avviene anche nelle nanotecnologie, nella capacità di ricombinare rapidamente dati, materiali, relazioni di clientela e fornitura, rapporti organizzativi interni. Come nel reverse engineering la digitalizzazione di un prodotto provoca il suo ripensamento, il «pensare digitale» induce, attraverso una necessaria «modellizzazione» dei prodotti e dei processi, a metterne in discussione i presupposti progettuali, le finalità, le pratiche consolidate. Questa flessibilità mentale e la consapevolezza più profonda delle cose e dei fatti sono vincenti in un contesto che cambia a velocità impensabili una generazione fa. Proprio per questo si tratta di capacità che non sono solo legate all apprendimento di questa o quella specifica tecnica o algoritmo, quanto all esercizio di una più compiuta libertà di creare ed organizzare un mondo diverso. Una libertà che viene moltiplicata dall «esperienza» strutturata e dalla riflessione sul proprio lavoro passato e sugli input (spesso caotici) che arrivano dal mondo circostante (ad es. clienti, fornitori, stakeholder vari) e si esercita secondo il metodo della progettualità, cioè quel modo di gestire eventi e relazioni che si interroga continuamente sui fini e sulla congruità dei mezzi utilizzati per raggiungerli. 49 Si può avere un idea navigando su Si veda anche il paragrafo 5.3.

103 Tecnologie e saperi critici per la competitività 103 Libertà e progettualità non significano buttare a mare tutte le abitudini, le tradizioni, la storia che questo angolo delizioso di Mediterraneo conserva, ma anzi poterle riamare avendole ricomprese e traendone la lezione di passione e di vitalità di chi ce le ha consegnate. Per questo occorre un nuovo slancio che questa terra sembra aver perso, che sale dai fondamenti stessi della vita civile. Una delle dimensioni fondamentali in cui la voglia di innovare per crescere è l educazione di base, a cui vorremmo dedicare qualche pagina nel capitolo che segue, prima di occuparci nel successivo dei problemi più specificamente correlati al trasferimento tecnologico.

104 104 CAPITOLO 5 Prospettive del Sistema Formativo della Provincia di Fermo 1 Il territorio della Provincia di Fermo è stato da sempre un catalizzatore per la formazione delle giovani menti grazie essenzialmente a due fattori: un offerta formativa di elevata qualità e fortemente eterogenea alla quale si aggiunge anche una localizzazione favorevole essendo soprattutto Fermo una destinazione facilmente raggiungibile sia dalla costa che dai Comuni più interni. Il bacino di utenza un tempo si estendeva ben oltre i confini della neonata Provincia; nei tempi gloriosi dell I.T.I.S. «Montani», grazie anche a delle strutture di accoglienza ben attrezzate, si annoveravano anche studenti extra-provinciali ed extraregionali. La situazione odierna è mutata rispetto a quegli anni poiché le strutture scolastiche sono cresciute in quei Comuni che prima vedevano Fermo come unico punto nevralgico per la formazione. A prescindere dalle dinamiche geo-politiche-sociali che hanno fatto crescere il numero dello strutture, la situazione scolastica rispecchia i macro-andamenti ai quali la scuola italiana è sottoposta da anni; il rapporto OCSE del 2008, «Education at a glance», boccia il sistema scolastico italiano sotto vari punti di vista: scarso interesse per le materie scientifiche, bassissimi tassi di lauree nelle discipline scientifiche, scarso potere attrattivo nei confronti di ricercatori stranieri: l Italia è terra di export della ricerca, spese troppo elevate, rapporto elevato alunni/docenti e alunni/classi, basse performance dei nostri allievi. Un dato comunque preoccupante, generalmente ben noto, risiede anche nei risultati dei test di valutazione dei nostri studenti se paragonati con i «colleghi» internazionali (Figura 1) Figura 1: Risultati di test (PISA) effettuati a studenti di 15 anni: Fonte OCSE 1 Questo capitolo è stato curato da Adriano Mancini.

105 Prospettive del Sistema Formativo della Provincia di Fermo 105 In una provincia come quella di Fermo, dove il numero di studenti della secondaria superiore si attesta a circa (Figura 2), è più che mai necessario rafforzare gli aspetti di formazione poiché per innovare il tessuto produttivo dei servizi, soprattutto avanzati, è necessario disporre di capacità che vanno oltre le attuali conoscenze che uno studente possiede al termine degli studi. Figura 2: Stima della popolazione studentesca che afferisce agli istutitui secondari superiori (stima per eccesso) 5.1 Conoscenze linguistiche ed internazionalità Uno dei problemi energenti del territorio è quello del processo di internazionalizzazione, che richiede una formazione dei nostri studenti in un contesto di più ampio respiro, quale quello europeo, e la corretta conoscenza ed uso della lingua inglese, diventata la lingua franca de-facto, che unisce le diverse nazioni europee. Secondo i dati ISTAT («La lingua italiana, i dialetti e le lingue straniere», 23 Aprile 2007), la conoscenza dell inglese è molto diffusa tra le nuove generazioni. Si registrano percentuali particolarmente alte e tutte superiori all 80% tra gli 11 e i 19 anni, con un picco dell 85,7% nella classe di età anni. La realtà è ben diversa se si considera che da recenti statistiche ottenute in ambiti universitari, il 50% di chi ha studiato l inglese afferma di averne solo ed esclusivamente delle conoscenze scolastiche; tale livello è al giorno d oggi sicuramente inefficace soprattutto in un contesto di interazione «face to face» nel quale è necessario avere anche una corretta padronanza orale; basti pensare che in alcuni paesi nordici (Finlandia e Norvegia), le percentuali di diffusione effettiva della lingua inglese toccano punte del 85-90%.

106 106 Prospettive del Sistema Formativo della Provincia di Fermo A tal proposito è necessario investire maggiormente su corsi che rafforzino la conoscenza della lingua, con il conseguimento di una certificazione che attesti la corretta conoscenza ed uso delle lingua (scritta ed orale); certificazioni come il Cambridge (PET FIRST), TOEFL, Trinity. Oggi alcune scuole offrono servizi di questo tipo soprattutto per gli studenti che hanno rendimenti elevati mentre è necessario estendere questa opportunità anche agli studenti che si trovano in situazioni intermedie. Un ulteriore strumento da attivare è l istituzione di borse di studio per soggiorni all estero con il fine di apprendere nuove metodologie e rafforzare le basi di lingua straniera. Simili iniziative, proposte da diverse province, tra cui anche quella di Ascoli Piceno con il progetto Gulliver, hanno permesso agli studenti delle scuole secondarie superiori di poter spendere un periodo del loro tempo in una esperienza formativa all estero (130 ragazzi nel 2008 nella sola Provincia di Ascoli Piceno). Tali iniziative sono sicuramente da incentivare e da co-finanziare con l aiuto delle Fondazioni locali; a ciò si aggiunge il fatto che attraverso tali opportunità, gli studenti al ritorno dal viaggio studio acquisiscono la certificazione «Europass Mobilità 2. Europass Mobilità è un documento standardizzato, usato in tutta Europa, che attesta formalmente le competenze acquisite a prescindere da età, livello d istruzione o situazione professionale durante un percorso di mobilità in un paese europeo. I principali obiettivi di Europass Mobilità sono infatti: promuovere la mobilità ai fini dell apprendimento in Europa, rendendo così più visibili i suoi risultati; aumentare la trasparenza e la visibilità dei percorsi europei di mobilità, valorizzando le conoscenze e le competenze acquisite; incoraggiare il riconoscimento delle esperienze effettuate all estero. Incentivi in tale direzione saranno di sicuro supporto per la formazione delle giovani menti del territorio fermano e per renderle più «gulliveriane». È indiscutibile il ruolo che assume una lingua straniera nel «cursus honorum» di uno studente, ma è altrettanto necessario che la conoscenza e la padronanza della mother tongue, ovvero della lingua madre (scritta e parlata), sia corretta per un confronto competitivo con realtà extra-regionali. La situazione in tal senso assume in Italia connotati allarmanti se rapportata ad altri paesi, come evidenziato in un recente rapporto dell INVALSI 3 (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione e Formazione) su «Letteratismo e Abilità per la Vita»; a conferma di questa analisi si aggiungono interventi di molti studiosi che mirano a sottolineare la presenza di due tipologie di «analfabetismo» o «illetteratismo» che colpiscono i giovani italiani; l analfabetismo di andata e di ritorno. Tra questi, quello che merita particolare attenzione è l analfabetismo di andata, definibile come 2 Europass Mobilità: 3 Studio per l Italia curato della pedagogista Vittoria Gallina.

107 Prospettive del Sistema Formativo della Provincia di Fermo 107 una forma di «[ ] autismo sociale, generato e alimentato dalla nuova cultura del «tutto e subito», del «bello perché costoso», di stereotipi che propongono solo l effimero e ne sollecitano la necessità. Questo pone nei giovani e meno giovani la consapevolezza che la cultura, fondamento e alimento quotidiano della mente, sia da aborrire e da evitare come spreco del tempo, che occorre invece impiegare con profitto (per il business che muove purtroppo oggi l individuo-fantoccio) in scelleratezze. Leggere, capire, io aggiungerei riflettere, che come conseguenza hanno anche il parlare e lo scrivere, oggi sono considerate attività improduttive [ ] 4». Il rapporto dell INVALSI mette in evidenza come il 35% dei giovani italiani (16-25 anni) abbia seri problemi nell inserimento sociale e nell esercizio quotidiano delle competenze scritte ed orali. Il 39% non supera il livello 2 (sub-media) di competenza, mentre solo il 26% raggiunge o supera il livello 3 (uso corretto della lingua parlata e scritta). È dunque evidente come la scuola debba sostenere un processo di adeguamento in tal senso. Ad un intensificazione dello studio della lingua madre si può affiancare anche una serie di approfondimenti curati da esperti del settore (linguisti, storici della lingua), che spieghino ed introducano in modo scientifico il dialetto; esso è infatti uno strumento importante di ancoraggio a delle radici che il territorio rischia di perdere se esso non è «tramandato» alle future generazioni. A tal proposito uno studio pubblicato nel 2008, e curato da Beniamin Chalupinski, mette a confronto in modo scientifico il Dialetto della Valtenna e l Italiano; tale testo rappresenta un ottimo lavoro dal quale trarre spunto per future pubblicazioni da divulgare anche nelle scuole della Provincia per «non dimenticare»; iniziative in tal senso promuovono anche lo scambio culturale con «l insediamento» di ricercatori stranieri, seppur per un periodo di tempo limitato. 5.2 Conoscenze informatiche e connettività Il rilancio della formazione deve necessariamente coinvolgere aspetti che al giorno d oggi sono imprescindibili, ovvero l uso e la conoscenza approfondita della Information and Communication Technology. Per troppo tempo il sistema scolastico (soprattutto nella formazione dei docenti) è rimasto indietro nell adeguarsi agli strumenti tecnologici introdotti nel tempo. Gli studenti devono essere in grado di poter accedere ad insegnamenti specialistici nell uso delle tecnologie informatiche. Per ottenere ciò è necessario: iniziare fin dalle scuole di infanzia con una diffusione «soft» dell informatica, incentivare / rendere obbligatorio l ottenimento di certificazioni di tipo ECDL magari con strumenti Open Source e free quali ad esempio OpenOffice e sistemi operativi free come Linux, diffondere internet a banda larga, aumentare il numero di PC nelle famiglie. 4 Testo estratto da considerazioni effettuate da esponenti autorevoli dell Accademia della Crusca.

108 108 Prospettive del Sistema Formativo della Provincia di Fermo È essenziale evidenziare che un uso pervasivo delle tecnologie informatiche richiede una serie di investimenti da parte delle istituzioni per facilitare la diffusione di tali strumenti. Dall ultima indagine ISTAT «Cittadini e nuove tecnologie» pubblicata il 27 febbraio 2009, emerge un dato interessante: il 49,9% delle famiglie non possiede un personal computer e il 58% non accede ad Internet da casa (Figura 3). Tra i motivi per cui non si naviga in Internet da casa, le famiglie indicano in primo luogo la mancanza di capacità (40,6%) e in secondo luogo che lo considerano inutile e non interessante (25,2%). Lo stesso rapporto conclude affermando che «il fenomeno della scarsa diffusione tra le famiglie dell accesso ad Internet da casa dipende, quindi, soltanto in misura ridotta da problemi di costo degli strumenti o del collegamento». Figura 3: Famiglie con almeno un componente tra i 16 e i 64 anni che possiedono un accesso ad Internet e Internet a banda larga

109 Prospettive del Sistema Formativo della Provincia di Fermo 109 A tal proposito un utile strategia, che ha già riscosso successo a livello nazionale, potrebbe prevedere incentivi in conto capitale o conto interessi per l acquisito di PC, sponsorizzati da enti o aziende locali, soprattutto in favore degli studenti che hanno il notevole vantaggio di diffondere l uso dello strumento informatico anche agli altri componenti della famiglia. Il trinomio vincente è conoscenza strumento connettività. Nell ambito della nuova provincia, si registrano ancora ad oggi dei ritardi nella diffusione della banda larga (ADSL, ADSL+ e WiMAX) e delle reti cellulari ad elevata velocità (servizi di terza generazione quali UMTS e HSDPA. La Figura 4 mostra come la diffusione nel territorio sia latente soprattutto nelle zone caratterizzate da una morfologia complessa (zone montane) e da una densità scarsa di popolazione e di centri urbani. Il problema è tanto politico quanto tecnico, poiché in molte località la distanza delle abitazioni dalle centrali telefoniche rende impossibile il collegamento ad alta velocità. La soluzione tecnologica risiede nell utilizzo di tecnologie di ultimissima generazione, quali il WiMAX o i ponti a radio frequenza, che permettono di ridurre il fenomeno del Digital Divide (DD); per ovviare a ciò iniziative simili a quelle attuate nell entroterra anconetano 5 con la società SIC1 S.r.l., promotrice del progetto A9, potranno portare internet anche nei comuni serviti ad oggi dalla sola connessione 56K. Collegamenti ad elevata velocità sono infatti un pre-requisito per poter fornire servizi di istruzione avanzata quali ad esempio l e-learning. Figura 4: Diffusione della rete ADSL nel territorio della Provincia di Fermo (dati a febbraio 2009) 5 Caso di successo testimoniato anche da una indagine giornalistica intitolata «Senza Fili» delle celebre trasmissione Report in onda su RAI3, datata 18 novembre 2007.

110 110 Prospettive del Sistema Formativo della Provincia di Fermo In conclusione la formazione dei giovani non può prescindere dagli aspetti sopra evidenziati, poiché la conoscenza della lingua inglese, della lingua madre e l utilizzo avanzato di strumenti informatici sono più che mai fattori essenziali per un inserimento lavorativo in un contesto non solo provinciale, ma europeo. 5.3 Scuole - Università - Imprese - Istituzioni: un network vincente Altamente desiderabile è anche un rafforzamento dei rapporti tra Aziende, Scuola ed Università; queste entità agiscono normalmente in modo indipendente anche se sono fortemente correlate tra loro e allo sviluppo complessivo di una società; le Istituzioni possono fornire strumenti (legislativi e finanziari) per agevolare lo svolgimento di progetti che avvicino questi «mondi» con il fine di creare sinergie utili a rafforzare significativamente le future competenze del Territorio. Nel «lontano» 1969 il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti realizzò il progetto DARPA (Defence Advanced Research Project Agency); tale progetto avrebbe in seguito cambiato in modo radicale e sostanziale il modello di «comunicazione» che da un modello paper-based è diventato paper-less. Lo scopo era quello di «mettere in rete» una serie di elaboratori per rendere il sistema ridondante ed immune da eventuali attacchi sovietici (era il tempo della guerra fredda); quella metodologia del «mettere in rete»/unificare, ha avuto come ricaduta la creazione della «rete delle reti» meglio conosciuta come Internet. Il fattore che determinò e determina l ascesa esponenziale di tale tecnologia è la filosofia di connettere sistemi eterogenei, rivelatasi estremamente vincente. Oggi questo concetto di «connessione ed interazione tra sistemi eterogenei» è applicato in moltissimi campi tra i quali i sistemi produttivi, le pubbliche amministrazioni, gli enti statali e para-statali Figura 5: ASTER: un punto di riferimento vincente per il networking tra Imprese - Università - Enti

111 Prospettive del Sistema Formativo della Provincia di Fermo 111 Negli ultimi anni, seppur con difficoltà, si è compreso che per far fronte alle lacune del sistema formativo era necessario introdurre il concetto di rete per «connettere» realtà fortemente inter-dipendenti quali le Imprese, le Scuole e le Università ed i Centri di Ricerca (EPR). Un modello di sicuro riferimento è quello emiliano-romagnolo dell ASTER. ASTER è formalmente un consorzio formato da Università, Regione Emilia Romagna, Enti Pubblici di Ricerca e Imprese, che cooperano sinergicamente (in rete) per lo sviluppo di servizi (Figura 5), di progetti per il potenziamento del Territorio, favorendo l innovazione dei processi produttivi e non solo. Fondato nel 2001, opera senza finalità di lucro. Ogni progetto messo a segno dalla rete di ASTER si basa sull individuazione di alcuni driver che permettono di unificare le forze massimizzando l esito (in termini qualità e rendimenti): Project Manager qualificati; utilizzo di laboratori all avanguardia presso Università / EPR o Centri di R&D delle imprese; partnership ampie ed eterogenee; competenze di alto livello individuate per obiettivi realizzativi; individuazione / acquisizione / uso di mezzi strumentali rilevanti; individuazione preliminare degli ambiti operativi / applicativi e dei potenziali utilizzatori. Tale modello prevede una forte interazione tra differenti attori che permette di sfruttare al massimo le risorse a disposizione in stretta collaborazione con gli utilizzatori finali come le imprese che potranno beneficiare dei risultati della ricerca; il vero punto di forza può essere riassunto come un ottimo rapporto tra tutti gli i soggeti interessati (stakeholders) con una condivisione preliminare degli obiettivi (si può parlare di vision). Il modello ASTER è molto complesso perché offre una serie di servizi avanzati ed innovativi (Figura 5) che coprono l intero spettro delle problematiche legate all innovazione ed al trasferimento tecnologico. Replicare tale modello, seppure in scale diverse, potrebbe essere un primo passo per unificare le competenze e le risorse sia umane che finanziarie. Spesso gli imprenditori non conoscono le possibilità che il mondo scolastico ed accademico offrono; basti pensare ai progetti ed alle convenzioni di ricerca, strumenti oramai consolidati che possono comunque avvicinare «mondi» che purtroppo operano in modo indipendente, ciascuno perseguendo un proprio obiettivo. Attuare strategie per il rafforzamento di poli didattici con un ampia offerta formativa e di centri di trasferimento tecnologici meglio conosciuti come Business Innovation Centre (BIC) unitamente alle imprese del territorio, costituirebbe sicuramente un primo passo nell avvicinarsi al modello romagnolo, che funge da punto di riferimento nel contesto nazionale per il grado di penetrazione che ha avuto tanto nelle imprese quanto nelle Università e nei EPR. La costituzione di un tale polo potrebbe garantire anche l afflusso di personale estero altamente qualificato per aumentare, anche se in minima parte, la quota di «import» scientifico.

112 112 Prospettive del Sistema Formativo della Provincia di Fermo 5.4 La scuola secondaria superiore nella Provincia di Fermo Nel territorio della Provincia di Fermo, l istruzione ha da sempre un ruolo cruciale; l aumento del numero degli istituti scolastici ha determinato un notevole ampliamento dell offerta formativa che permette di coprire gran parte delle tipologie/settori/indirizzi che il MIUR mette a disposizione. Nella Figura 6 sono riportati i maggiori poli didattici che raccolgono gran parte della popolazione studentesca superiore del territorio. Figura 6: I principali poli scolastici della Provincia di Fermo (Fonte: Google Maps, elaborazioni Centro Studi G. B. Carducci) Nella Tabella 1 è riportata la distribuzione degli istituti secondari superiori (in totale 22) raggruppati per tipologia di studi, comprese la scuole statali e la paritarie (localizzate soprattutto nel Comune di Fermo); è evidente come l offerta formativa sia notevole ed ampia, permettendo una razionale scelta dello studente sulla base delle sempre più diversificate attitudini degli studenti.

113 Prospettive del Sistema Formativo della Provincia di Fermo 113 Tabella 1: Distribuzione degli istituti secondari superiori nel territorio della Provincia di Fermo Tipologia di Istituti (incluse sedi associate) Licei Scientifici Licei Classici Licei Artistici Istituti Magistrali 6 Istituti Tecnici Industriali Istituti Tecnici Comm.li / Geometri Istituti d Arte Istituti Professionali 7 Centri Locali di Formazione Numerosità (Fonte MIUR, elaborazioni Centro Studi G.B. Carducci) In Tabella 2 è riassunta una stima della distribuzione della popolazione studentesca, nei principali poli scolastici della Provincia quali Fermo, Montegiorgio, Montegranaro, Porto Sant Elpidio e Sant Elpidio a Mare. Tabella 2: Distribuzione della popolazione studentesca nei maggiori poli didattici Città Maschi Femmine Fermo Montegiorgio Montegranaro Porto Sant Elpidio Sant Elpidio a mare TOTALE (Fonte MIUR - ISTAT 2008, Elaborazioni Centro Studi G.B. Carducci) Analizzando i dati presentati nella Tabella 3 e confrontando il totale riportato in Tabella 2, è evidente come più del 50% della popolazione studentesca risieda nei poli sopra citati. A tal proposito le stime chilometriche suggeriscono che i comuni dell entroterra fermano necessitino di collegamenti fortemente efficienti (in termini di tempo di percorrenza e frequenza) con i principali poli scolastici; la direttrice più frequentata è la «Amandola Fermo», che permette agli studenti di raggiungere gran parte delle scuole del territorio. È interessante evidenziare comunque che, a differenza di quanto si possa immaginare, tale tratta è contraddistinta da un basso tempo di percorrenza; il servizio 6 Dopo l a.s gli Istituti magistrali sono stati trasformati in Licei socio-psico-pedagogici (Fonte MIUR). 7 Settori Industria e Artigianato e Servizi.

114 114 Prospettive del Sistema Formativo della Provincia di Fermo Tabella 3: Distanze chilometriche tra i vari comuni della Provincia di Fermo ed i principali poli scolastici; in rosso le maggiori distanze da coprire, in verde le destinazioni più vicine Fermo Montegiorgio Montegranaro Porto Sant Elpidio Sant Elpidio a Mare Maschi Femmine Altidona 14,9 32,5 30,5 25,6 28, Amandola 49,1 32,6 48,8 55,9 52, Belmonte Piceno 21,8 7,5 24,5 31,7 28, Campofilone 22,7 34,4 45,6 26,1 31, Falerone 27,6 8,1 27,2 34,4 30, Francavilla d Ete 22,5 9,6 13,4 29,3 18, Grottazzolina 13,9 8,4 17,3 24,5 20, Lapedona 10,1 27,7 25,6 22,2 23, Magliano di Tenna 16,6 7,6 16,2 23,4 19, Massa Fermana 32,5 10,4 20,9 39,3 35, Monsampietro Morico 24, ,8 34,9 31, Montappone 30,8 8,8 30,5 37,6 34, Montefalcone Appennino 44,8 28,2 44,4 51, Montefortino 54,3 37, ,1 57, Monte Giberto 15,1 12,9 21,9 28,9 25, Monteleone di Fermo 26, ,8 36,9 33, Montelparo 31,1 18,5 34,3 41, Monte Rinaldo 25,4 20,6 29,5 36,7 33, Monterubbiano 12,7 25,8 25,2 26,4 24, Monte San Pietrangeli 18 11,4 9 24, Monte Urano 11,7 19,7 9,1 13,2 4, Monte Vidon Combatte 20,8 21,6 30,5 41,8 34,

115 Prospettive del Sistema Formativo della Provincia di Fermo 115 Fermo Montegiorgio Montegranaro Porto Sant Elpidio Sant Elpidio a Mare Maschi Femmine Monte Vidon Corrado 28 5,4 27,7 34,8 31, Montottone 20,5 15,7 24,6 31,8 28, Moresco 12 27,3 26,6 25,7 25, Ortezzano 26,1 21,3 30, , Pedaso 17,3 36,3 40,3 20,8 26, Petritoli 17, ,9 34,6 29, Ponzano di Fermo 11,7 14, ,3 23, Porto San Giorgio 6,5 29,1 24,3 9,4 14, Rapagnano 15,2 7, , Santa Vittoria in Matenano 36 19, ,1 39, Servigliano 27 10,5 26,6 33,8 30, Smerillo 43,3 26, ,1 46, Torre San Patrizio 14,2 13,5 6, , TOTALE Fonte: ISTAT 2008, Google Maps, Elaborazioni Centro Studi G.B. Carducci potrà essere migliorato aumentando le frequenza dei viaggi e soprattutto rinnovando il parco dei mezzi di trasporto al fine di aumentare la qualità del servizio percepita dai clienti (in gran parte lavoratori e studenti pendolari). Nel contesto della formazione secondaria superiore, l innovazione è un processo complesso che richiede notevoli sforzi da parte della dirigenza scolastica e del corpo docente. «Innovare» è una sfida perché l innovazione cambia le dinamiche (o più provocatoriamente le statiche) dei sistemi di insegnamento spesso consolidati (immutati) nel tempo. L innovazione in tale contesto ha un duplice aspetto: il primo è quello di modificare lo status-quo, innovando i processi ed i metodi formativi agli studenti, mentre il secondo è quello di riuscire a generare e a formare competenze che, immesse nel mercato del lavoro possano a loro volta innovare i processi produttivi e decisionali all inter-

116 116 Prospettive del Sistema Formativo della Provincia di Fermo no delle aziende. Gli Istituti Tecnici, per la loro natura hanno un ruolo centrale nella formazione tecnica dei giovani; tale formazione può essere «spesa» nel mondo del lavoro grazie all elevata specializzazione conseguita nel corso degli anni. Gli studenti possono anche continuare il processo di formazione attraverso corsi universitari, alcuni dei quali messi a disposizione dall Ente Universitario del Fermano. L I.T.I.S. «Montani» ed l I.T.C.G. «G.B. Carducci», hanno avuto un ruolo storico. I due istituti hanno da poco festeggiato rispettivamente i 150 e 75 anni di esistenza, caratteristica che li rende unici nel panorama fermano. Nel testo che segue, si vuole riportare una breve sintesi descrittiva, derivante dall analisi di interviste che hanno coinvolto i Dirigenti scolastici Prof. Luigi Cifani (I.T.I.S.) e Prof.ssa Anna Maria Vecchiola (I.T.C.G.). È evidente il ruolo cruciale che gli altri Istituti del fermano hanno, ma in questo caso si è preferito analizzare la situazione dei due maggiori Istituti Tecnici, per avere un quadro di riferimento dal quale riflettere e prendere spunto per future decisioni. L I.T.I.S. «Montani» nel corso degli ultimi anni ha visto decrescere la quota di iscritti essenzialmente per due motivi: aumento del numero di Istituti tecnici nel territorio regionale; scarsa propensione per le discipline tecniche da parte dei giovani. Il numero attuale degli iscritti si attesta a circa 900 unità, un numero sicuramente ridotto se paragonato a quelli dell «età aurea» del Montani. L offerta formativa è, attualmente, come nel resto degli altri Istituti, in via di adeguamento alle nuove proposte ministeriali che vedono la comparsa di specializzazioni in meccatronica; tale corso sarà di sicuro impatto vista la notevole richiesta del mercato di diplomati/laureati in questo settore vicino a molte problematiche industriali. Il Dirigente conferma inoltre che gli standard qualitativi dei laboratori e degli insegnamenti sono in continua ascesa grazie a forti investimenti; iniziative quali l acquisto di strumentazione multimediali interattive (es. lavagne interattive, laboratori linguistici di ultima generazione), permetteranno ai docenti di catturare con maggiore facilità l attenzione degli studenti. Vi è inoltre la condivisione degli aspetti evidenziati in precedenza ovvero una notevole attenzione allo studio della lingua italiana (con percorsi per l inserimento degli stranieri volti a potenziare le conoscenze di base), della lingua inglese e dell informatica. L Istituto inoltre punta molto sull eccellenza fornendo opportunità di pubblicazioni scientifiche a livello nazionale, grazie alla realizzazione di numerosi progetti, anche in collaborazione con le Imprese e le Università del territorio; tali rapporti sono ulteriormente rafforzati da stage formativi che permettono agli studenti di vivere un esperienza esterna all ambito scolastico. Il Montani assumerà inoltre la presidenza del Centro Territoriale Permanente per la formazione in età adulta, aspetto che non deve essere assolutamente trascurato, ma anzi incentivato. L altro Istituto Tecnico storico del territorio fermano è l I.T.C.G. «G. B. Carducci»; tale Istituto è complementare all I.T.I.S. «Montani» dal punto di vista dell offerta formativa, completando il quadro delle discipline tecniche. In controtendenza rispetto a molte scuole, il numero degli iscritti non ha subito contrazioni negli ultimi anni, arrivando anche ad incrementare di qualche unità il numero delle classi nel biennio. A differenza di altri istituti, il tasso di bocciatura è nei primi due anni ridotto per incrementare il passaggio dal

117 Prospettive del Sistema Formativo della Provincia di Fermo 117 biennio al triennio; attualmente il numeri di unità iscritte regolarmente si attesta a circa 1100, un numero elevato che riesce anche a raccogliere studenti provenienti anche dalle zone più interne della Provincia. La vera innovazione apportata negli ultimi anni, è stata l introduzione della «Modalità Laboratoriale» e dei «Percorsi di Alternanza Scuola- Lavoro-Università». La «Modalità Laboratoriale», dove si simula ciò che si apprende, ha rappresentato una notevole innovazione poiché tende a superare i limiti delle lezioni frontali che sono troppo spesso di tipo uni-direzionale e poco coinvolgenti per gli studenti. A ciò si aggiunge anche la possibilità per gli alunni delle classi quarte di effettuare «complessi» percorsi di alternanza scuola-lavoro con precisi obiettivi formativi, a differenza di molti stage che troppo spesso non ne hanno e implicano mansioni di basso livello per gli studenti. Questa iniziativa vede coinvolte molte aziende quali la FAAM S.p.A., Sigma S.p.A., FilPlast S.r.l., La Campofilone di Rossi Enzo, Tre Elle S.r.l., Steat S.p.A., Summa Consulting S.r.l, Baobab S.r.l, Daino Shoes S.r.l, Artisans Shoes Srl, solo per citarne alcune. La validità del percorso è garantita da una serie di finalità, metodologie ed obiettivi condivisi dalle parti in causa ovvero Studente-Scuola-Impresa. Queste sono: la promozione della cultura di impresa, la conoscenza del distretto industriale della nuova Provincia di Fermo, la valorizzazione delle competenze professionali. Tali percorsi, unitamente ad un elevata conoscenza delle lingue straniere, possono garantire agli studenti l accesso al mercato del lavoro con competenze che sono vicine alle esigenze delle imprese. 5.5 L Università di Fermo L Ente Universitario del Fermano (EUF) creato nel 1992, ha dato un forte impulso allo sviluppo degli studi universitari nel territorio del fermano. La presenza di due differenti atenei marchigiani rappresenta un forte investimento sul territorio e sulla sua popolazione. L attivazione di corsi di diplomi universitari, lauree triennali e specialistiche in settori eterogenei afferenti alle Facoltà di Ingegneria e Beni Culturali, rispettivamente con l Università Politecnica delle Marche e l Università degli Studi di Macerata, genera un offerta formativa sufficientemente ampia a coprire differenti orizzonti disciplinari. È da registrare, che negli ultimi anni, vi è stata una progressiva riprogettazione dei corsi di laurea a causa del passaggio dal diploma universitario al sistema laurea triennale e specialistica (D.M. 509/99). Il sistema formativo attualmente prevede sia lauree triennali che specialistiche, fornendo dunque la possibilità di completare la carriera dello studente senza dover necessariamente trasferirsi presso le sedi centrali. Ciò è di sicuro un importante passo per evitare migrazioni dopo la laurea triennale. Con l esaurimento dei vecchi corsi i trend di iscrizioni sono quasi stazionari ed in qualche caso dimostrano una crescita in virtù di quanto detto. I numeri (sia in termini di iscrizioni che di laureati) comunque non sono elevatissimi (vedi tabella 4); ciò suggerisce di dover puntare maggiormente sui percorsi di orientamento e di pre-inserimento degli studenti. Vi è infatti troppa distanza nel passaggio tra la scuola secondaria superiore ed il mondo universitario; i pre-corsi universitari sono utili e aiutano a colmare il gap forma-

118 118 Prospettive del Sistema Formativo della Provincia di Fermo Tabella 4: Laureati dell Università Fermana suddivisi per Anno Accademico e Corso di Laurea - Facoltà di Ingegneria dell Università Politecnica delle Marche INF LOG TLC GEST TOTALE LAUREA- TI 2004/ / / /08* * = dati non consuntivi tivo. Tale sostegno interessa studenti che hanno già fatto una scelta ben precisa sul proprio curriculum di studi da affrontare. A tal proposito è necessario favorire percorsi che premino l inserimento degli studenti che frequentano gli ultimi anni della scuola secondaria superiore (specialmente quarti e quinti) nei contesti universitari del fermano con periodi di stage e/o formazione guidata; questo processo è simile allo stage formativo di uno studente presso un azienda. L applicazione di tale filosofia nel contesto universitario permetterebbe di focalizzare gli interessi dello studente e sarà anche di sostegno per progettare il proprio futuro. È necessario fin da subito far conoscere le prospettive professionali che al termine del percorso di studi sono spendibili nel mondo del lavoro. Per Ingegneria gli sbocchi occupazionali sono principalmente nel mondo del manifatturiero che necessita oggi più che mai di innovazione (logistica, processo, management) per affrontare con successo le spinte esogene della concorrenza; a tal proposito è necessario coinvolgere le aziende del tessuto produttivo e dei servizi avanzati del fermano per attivare stage universitari con i quali favorire processi di trasferimento di conoscenza. Si devono chiamare in causa differenti attori del territorio che comprendono oltre all Università, le associazioni camerali ed industriali, la Provincia, i Centri Territoriali per l Impiego Studiare Ingegneria a Fermo genera risorse spendibili nel settore manifatturiero e dei servizi avanzati; a ciò si aggiunge la possibilità di valorizzare la storia, l arte e la cultura del territorio grazie alle competenze professionali che gli studenti acquisiscono con i corsi presso la Facoltà di Beni Culturali. La ricchezza di storia, arte e cultura della nuova Provincia, necessita una corretta valorizzazione in contesti che superano l orizzonte nazionale. A tal proposito la valorizzazione passa attraverso: il rafforzamento e la creazione delle reti museali tecnologiche che superi la canonica concezione di visita museale (musei multi-sensoriali), l incentivazione della formazione specialistica di personale (che conosca in modo approfondito porzioni di territorio), la creazione di portali web e servizi GIS (Geographical Information System) nei quali gli eventi ed i luoghi di interesse siano resi noti in modo unificato e non frammentato,

119 Prospettive del Sistema Formativo della Provincia di Fermo 119 l attivazione di borse di studio e/o altri strumenti per la realizzazione di ricerche storiche ed archivistiche facendo ricorso anche alle risorse del Servizio Civile, la progettazione di mostre ed eventi che catturino un ampio bacino di utenza collegandoli anche a percorsi enogastronomici e coinvolgendo le aziende pubbliche di trasporto locale. Attori come l Università, gli assessorati alla Cultura/Turismo e tutti gli enti che gestiscono la promozione del territorio, possono e devono attivare strumenti anche finanziari a sostegno di tali attività. 5.6 Oltre la ricerca: trasferimento tecnologico mediante spin-off È opinione comune che le attività di ricerca che si svolgono degli Atenei italiani e nei laboratori dei Centri di Ricerca (CNR, ENEA, INFN, ) siano assimilabili a dei sistemi autarchici con scarse ricadute socio-economiche. Tale opinione è messa oggi a dura prova grazie ad un nuovo strumento che permette di «combattere» lo scetticismo ed il distacco nei confronti della ricerca; tale strumento è rappresentato dagli spin-off. Il termine inglese è traducibile con espressioni come «spinta verso l esterno». Gli spin-off sono a tutti gli effetti delle società commerciali con alcune caratteristiche distintive, quali: partecipazione societaria dell Università, i soci fondatori e/o lavoratori possono essere personale strutturato ed appartenente alle Università come Professori (Associati, Ordinari), Ricercatori, Assegnisti e Dottorandi, possono sfruttare il «brand» forte dell Università per incrementare il potere contrattuale nei confronti dei potenziali clienti e/o fornitori, l accesso a risorse universitarie, ad esempio i laboratori, abbattendo notevolmente i costi per l acquisizione di strumentazione, l uso di spazi degli atenei a costi vantaggiosi. L Università sostanzialmente funge da incubatore che sostiene lo spin-off nelle fasi iniziali che sono in assoluto le più critiche; generalmente il periodo di incubazione varia tra i 3 ed i 4 anni, scaduti i quali l azienda si separa definitivamente per diventare autonoma. A differenza delle comuni aziende, gli spin-off hanno una forte propensione al rischio poiché le tecnologie che vengono messe a punto spesso sono di tipo breakthrough (innovazioni radicali) e dun- Figura 7 Atenei di riferimento per gli spin-off marchigiani * Univpm, Università Politecnica delle Marche; Unicam, Università di Camerino; Uniurb, Università degli Studi di Urbino. Fonte: Osservatorio spin-off, DIIGA.

120 120 Prospettive del Sistema Formativo della Provincia di Fermo que sono soggette a possibili fallimenti o rigetti da parte del mercato. Un recente studio intitolato «L imprenditorialità che nasce dalla ricerca - Gli spin-off accademici in Italia e nelle Marche» 8 pubblicato in Ottobre 2008, mette in risalto luci ed ombre di queste esperienze nel contesto nazionale e regionale. Gran parte delle società (Figura 7 e Figura 8) si occupano di servizi di Ricerca & Sviluppo e di Attività di servizi alle imprese (circa il 32% 9 ) (a livello nazionale). Nonostante l elevato know-how messo a disposizione dalle figure professionali che afferiscono agli spin-off, difficilmente i prodotti/servizi riescono a penetrare nel mercato; a conferma di ciò vi è il dato che il 40% delle imprese appartiene alla classe di fatturato inferiore 100 mila euro; soltanto 5 riescono a sfondare la «barriera» del milione di Euro diventando in questo modo un caso di successo (ndr. Tele Rilevamento Europa S.r.l. con oltre 2 milioni di fatturato). Queste cifre evidenziano come il tasso di mortalità sia elevato soprattutto nel primo biennio di attività. Ad oggi, nel territorio della Provincia di Fermo, nonostante la presenza di due Università, tra cui un ramo fortemente orientato alla ricerca applicata, quale quello dell Ingegneria, si registra un assenza di imprese con le caratteristiche sopra riportate. Tale dato fa riflettere se si pensa che il settore che ha da sempre trainato l economia del territorio, ovvero la manifattura calzaturiera, oggi più che mai necessiterebbe di competenze locali ad elevato valore aggiunto che diano un forte impulso; ciò permetterebbe di portare l innovazione anche nelle PMI che soffrono più che mai la concorrenza estera. Come evidenziato, uno dei principali ostacoli alla crescita di queste forme innovative di impresa è l elevata rischiosità dell investimento; per ovviare a tale situazione, simil- Figura 8 Settori di riferimento per gli spin-off accademici - Fonte Osservatorio spin-off DIIGA 8 Testo curato da Donato Iacobucci, Alessandro Iacopini e Simone Orsini preso l Università Politecnica delle Marche. 9 Dati relativi al campione delle studio che analizza 62 aziende su un totale stimabile in circa 350 imprese attive.

121 Prospettive del Sistema Formativo della Provincia di Fermo 121 mente a quanto attuato in altre Provincie e Regioni (es. Emilia Romagna, Toscana e Lombardia che hanno creato società che finanziano l innovazione), si potrebbero percorrere diverse strade come ad esempio: contributi in conto capitale e conto interessi per la costituzione di nuove aziende, che generano e trasferiscono innovazione nelle imprese del territorio, accesso agevolato alle fonti di finanziamento onerose (coinvolgimento delle banche, soprattutto quelle storicamente legate al territorio come la Casse di Risparmio,) seed e start-up capital (capitali di avvio) per agevolare la crescita nei primi periodi di vita, venture capital (cioè capitale orientato al lungo periodo e al rischio) per rafforzare il business dopo il periodo di crescita iniziale. Gli assi di intervento (meccatronica, bio-tecnologie, energie alternative, ICT) potrebbero ricalcare le sfide programmatiche del POR Marche che sostiene, con delle valide risorse economiche e finanziarie, le giovani iniziative imprenditoriali ed i giovani tecnologhi che vogliono farsi strada nei settori hi-tech. Conclusioni: le sfide per il Sistema Formativo della Provincia Le considerazioni sviluppate in questo capitolo mettono in risalto come il sistema formativo locale, specie quello superiore ed universitario, giochi un ruolo cruciale per lo sviluppo socio-economico. Occorre assolutamente invertire la tendenza in atto allo svilimento della scuola e alla sua riduzione ad «area di parcheggio» per giovani che comunque non avrebbero opportunità qualificate di impiego. La formazione, come già sottolineato nel capitolo precedente, è stata e può continuare ad essere una vocazione distintiva del Fermano. Non è vero poi che tutto dipende dal Governo centrale del Paese. Le autonomie locali, scolastiche ed universitarie hanno parecchie leve da manovrare. Proviamo a sintetizzare quali: la costruzione di poli scolastici integrati ai diversi livelli di istruzione di base e superiore, dotati di servizi economicamente sostenibili (anche grazie alla prossimità dei vari istituti) che favoriscono il tempo pieno o prolungato (come le mense ed i trasporti) e quindi la sperimentazione di attività didattiche innovative. Il discorso è in parte avviato, con i poli di Fermo e Porto Sant Elpidio, ma molto resta ancora da fare. Non si tratta solo di economie e di un uso efficiente dei servizi (le attrezzature sportive ed informatiche ad esempio), ma della creazione di «comunità» educative dove l interazione personale tra studenti e docenti arricchisce la vita scolastica, la sperimentazione didattica. Il metodo frontale di insegnamento e quello «monadistico» di studio e ripetizione è sempre più lontano dalle modalità di acquisizione ed elaborazione delle informazioni che la società multimediale sta imponendo. Occorre muovere con decisione verso percorsi nuovi che valorizzino la capacità di acquisizione di informazioni dalla rete, la loro rielaborazione critica e creativa, la connettività con le mille fonti di sapere, il lavoro di gruppo e la condivisione dei processi di ricerca e creazione. Istituzioni ed imprese dovrebbero rapidamente sponsorizzare il

122 122 Prospettive del Sistema Formativo della Provincia di Fermo «cablaggio» delle scuole e la trasformazione dei tradizionali banchi in desktop. In questo ambito rientra anche uno sforzo di superamento del provincialismo e dello svantaggio linguistico che ci separa dall Europa più avanzata, l aggiornamento e la ri-motivazione degli insegnanti della scuola di base. Nessun obiettivo di riqualificazione è possibile se non si prova a superare lo scoramento che pervade la classe insegnante. Di nuovo, molto si può fare a livello locale, attraverso una formazione più incisiva e programmata (insieme tra le varie scuole, possibilmente) sulle priorità reali (piuttosto che su temi estemporanei o insignificanti come spesso avviene) ed il sostegno allo spirito di iniziativa di chi ha idee nuove, troppo spesso mortificate da approcci burocratici che originano sovente da una dirigenza formatasi in contesti oramai superati. La definizione di metodi e percorsi efficaci di valutazione ed autovalutazione dei programmi formativi diventa in questo senso una priorità e deve poter attirare l attenzione delle famiglie, delle istituzioni e della società civile. Il «voto» che le nostre scuole ottengono per i loro risultati dovrebbe essere atteso con la stessa ansietà con cui si guarda al PIL o al tasso di disoccupazione, la rinascita degli Istituti Tecnici, e del Montani in particolare. Malgrado gli sforzi in atto e di cui abbiamo dato conto, questa scuola che è stata così cruciale per il nostro sviluppo industriale vive una crisi di identità legata all incapacità di reinterpretare il proprio ruolo nel nuovo contesto economico e culturale. L I.T.I.S. viene percepito come scuola di serie B rispetto ai licei, mentre potrebbe divenire un centro di eccellenza per la «disseminazione» delle nuove tecnologie specie presso le piccole e medie imprese. Il patrimonio considerevole di storia, risorse, docenti di livello ancora presenti, attrezzature, legami con gli ex-alunni ed il mondo dell impresa locale e non va mobilitato attraverso un cambiamento radicale della gestione della scuola. Il Montani non può ridursi ad un diplomificio per avviare all università studenti meno dotati. Va inteso al contrario come una quasi-università per giovani dotati di quel «genio tecnico» che in larga parte ha consentito all Italia di conquistare il benessere, la scuola in rete con le aziende e le istituzioni. È questo lo «scarto» di mentalità che serve rispetto ad una realtà attuale fatta di muri e di indifferenza sospettosa. Occorre incoraggiare le esperienze di scambio, come gli stage ben programmati e «tutorati», i micro-progetti di ricerca fatti con e per aziende o enti pubblici, le sponsorizzazioni di attività, attrezzature e servizi scolastici, fino ad arrivare ad una regia territoriale, quella del Distretto Formativo, a cui si è accennato nel capitolo precedente. Il Distretto Formativo dovrebbe garantire anche l efficacia dei corsi di formazione professionali, per i quali negli ultimi anni sono state sprecate ingenti risorse, soprattutto a causa della sottovalutazione di questi strumenti da parte dei fruitori, che ha favorito in molti casi l impiego dei fondi più a vantaggio dei formatori che dei beneficiari, l Università Fermana come centro di ricerca, e non come «super-liceo» creato per sistemare docenti o grattare qualche fondo da parte delle sedi centrali. Il rischio è forte e la Provincia deve vigilare. Nella nostra analisi abbiamo proposto alcuni indicatori di un ruolo virtuoso dell Università locale intesa come vera «comunitas» di studio: la capacità di produrre pubblicazioni scientificamente rilevanti, di attivare progetti significativi di innovazione o trasferimento di saperi con aziende (Ingegneria) o enti pubblici (Beni Culturali), la generazione di spin-off imprenditoriali.

123 123 CAPITOLO 6 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo 6.1 La conoscenza e l innovazione Ci troviamo nell epoca dell economia guidata dalla conoscenza. Le imprese, per poter sfruttare le opportunità che il nuovo assetto competitivo può creare, devono cambiare completamente il modo di fare business. Oggi, le innovazioni devono essere basate sulla CONOSCENZA. La conoscenza gioca il ruolo fondamentale nel favorire l innovazione. Lo sviluppo di una cultura dell innovazione all interno delle organizzazioni rappresenta la migliore assicurazione di longevità in un ambiente in cui i mercati cambiano continuamente. È per questo che lo sviluppo della cultura dell innovazione ha conquistato un ruolo centrale nell accrescere la competitività. L innovazione non sempre equivale ad utilizzare le tecnologie di ultimissima generazione, ma è soprattutto un modo di pensare per trovare soluzioni creative all interno dell azienda. Essa non è necessariamente dovuta alla tecnologia, ma è legata soprattutto alla capacità delle imprese di applicare le loro conoscenze per migliorare il business e le relazioni con gli attori esterni. L orientamento innovativo di un azienda deriva dalla consapevolezza che il CAM- BIAMENTO è una necessità e che esso deve essere vissuto come un elemento naturale dell impresa, da sfruttare come OPPORTUNITÀ. L innovazione, intesa come nuovo prodotto, processo o struttura, è qualcosa che cambia le regole, stabilisce nuovi confini, introduce qualcosa di non previsto, non contemplato o non conosciuto, cambia il modo in cui noi comprendiamo qualcosa e crea nuovo valore. L innovazione, se crea vera discontinuità rispetto al passato (e non semplice miglioramento incrementale), diventa una determinante fondamentale del vantaggio competitivo per l impresa innovatrice e dei processi di creazione e distribuzione di ricchezza per l intera collettività grazie alla diffusione della conoscenza. Come si vede nella figura seguente, i vantaggi per l impresa innovatrice e per l intera collettività sono numerosi e toccano elementi essenziali per la sopravvivenza dell impresa e, di riflesso, per il benessere della società. L impresa innovatrice potrà godere innanzitutto di vantaggi competitivi molto forti derivanti da: il distacco di tempo sulla concorrenza, che se ben gestito le permetterà di essere sempre un passo più avanti degli altri, l esperienza e le conoscenze acquisite sul nuovo prodotto, servizio, processo o metodo, i maggiori profitti creati dalla temporanea posizione di monopolio, il maggiore potere contrattuale e la possibilità di miglior controllo della filiera, l aumento delle quote di mercato, o addirittura la conquista della leadership, con maggiori chance di sopravvivenza nel lungo periodo, la maggiore fidelizzazione della clientela grazie ai miglioramenti percepiti dal cliente, la minore dipendenza dai cicli economici e da shock esterni,

124 124 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo l accresciuta produttività, dal lato della gestione interna, generata da costi inferiori e minori sprechi. Per l intera collettività i vantaggi arrivano in maniera diretta dagli effetti positivi dei prodoti/servizi migliori offerti dell impresa innovatrice, ma anche in un secondo tempo, in maniera indiretta, grazie all imitazione dei comportamenti di successo da parte delle imprese follower (inseguitrici) e ad ulteriori miglioramenti generati dalle concorrenti dirette dell innovatrice. Questo slancio verso il miglioramento continuo dell offerta e delle performance aziendali mette in moto un circolo virtuoso dove, da avanzamenti a livello micro, si arriva a reali progressi nel contesto macro, attraverso: la riqualificazione delle risorse umane, la maggiore occupazione di alte professionalità e, parallelamente, lavori meno pericolosi e meglio remunerati, prodotti e servizi che rispondano meglio alle reali esigenze delle persone, una qualità della vita migliore e un maggiore rispetto per l ambiente, la migliore gestione del tempo e più tempo per se stessi, la maggiore efficienza del sistema attraverso un uso accorto delle risorse scarse, la competitività del sistema slegata dalle logiche di prezzo e al costo del lavoro, ma connessa alla capacità del sistema di attrarre investimenti grazie alla presenza di un sistema formativo e della ricerca di eccellenza. Figura 1: Gli effetti dell innovazione

125 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo 125 Quali che siano le scelte e le risposte operative ai singoli problemi, è innegabile che il collante dell intero processo non può che essere di tipo culturale: l innovazione deve diventare, cioè, un valore condiviso, ampiamente riconosciuto, sostenuto, difeso e rafforzato da ogni singolo elemento dell ingranaggio. Come recenti studi confermano, è possibile individuare tre tipologie innovative legate alla combinazione prodotto-mercato: innovazioni radicali che consistono in prodotti/servizi nuovi sia dal punto di vista del mercato sia dal punto di vista dell azienda (producono discontinuità); innovazioni copiate che consistono in prodotti nuovi per l azienda, ma già presenti sul mercato; innovazioni di tipo incrementale, che non prevedono novità né nel prodotto né nel mercato. La vera fonte di vantaggio competitivo a livello sistemico sono le innovazioni radicali (breakthrough), che rientrano nel tipo di innovazione cosiddetta «non lineare», ovvero che «fa leva su una sostanziale modifica del modello di business. Solo l innovazione non lineare è in grado di garantire un futuro di crescita e ricchezza alle imprese». Del tema innovazione si parla, in realtà, da quasi cento anni. Il primo a farlo fu Joseph Schumpeter, che nel 1911 descrisse l imprenditore come colui che, grazie alle sue innovazioni, crea cambiamenti discontinui che lo portano in una posizione temporanea di monopolio o oligopolio con extra profitti. Secondo Schumpeter, le innovazioni introdotte vengono ben presto imitate dai competitor per ottenere, a loro volta, migliori profitti, generando così un periodo di veloce crescita economica. Secondo Schumpeter «l impresa innovatrice diventa capace, grazie alla superiorità dei propri prodotti e processi, di ridimensionare le imprese precedenti, o addirittura di provocarne la scomparsa dal mercato». Per descrivere questo processo egli parla di distruzione creativa. Schumpeter afferma che il processo di distruzione creativa porta l impresa innovatrice a detenere una condizione di monopolio, generando quindi profitti superiori alla norma, almeno finché altre imprese non riusciranno ad imitarla. Il monopolio temporaneo non è quindi da considerarsi un male, in quanto i benefici sociali conseguenti all innovazione sono sicuramente superiori ai danni ad esso dovuti. Se le imprese non potessero godere di questo tipo di rendita, sparirebbe l incentivo ad innovare. I monopoli basati sulla tecnologia sono inoltre per loro natura temporanei, in quanto minacciati continuamente dall imitazione delle altre imprese e, soprattutto, da altri processi di «distruzione creativa». Un altra tappa fondamentale del concetto di innovazione nella storia economica è stata segnata da William Baumol, secondo il quale le nuove tecnologie si diffondono molto velocemente poiché spesso, per gli innovatori, è più vantaggioso condividere la loro tecnologia con i concorrenti che non mantenerla segreta. Le considerazioni di Baumol che ritiene l attività innovativa fondamentale per la sopravvivenza dell impresa hanno provocato numerose critiche da parte di altri economisti, i quali ribattono che l unico modo per motivare le imprese ad innovare è offrire la possibilità di proteggersi dall imitazione. Un grosso freno all innovazione è dato proprio dal fatto che i costi soste-

126 126 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo nuti dall impresa concorrente per sfruttare una nuova conoscenza sono molto più bassi di quelli necessari all impresa innovatrice per svilupparla. I sistemi per la protezione della proprietà intellettuale sono quindi importanti per incentivare le imprese private ad innovare. Le innovazioni che possono essere introdotte in azienda riguardano tutti gli ambiti della catena del valore e normalmente in letteratura le tipologie di innovazioni vengono classificate nel seguente modo: innovazione di processo consiste nell introduzione di nuovi o fortemente migliorati metodi di produzione o di consegna. Ciò include miglioramenti nelle tecniche, negli impianti o nel software. Sempre nell ambito dell innovazione di processo vanno incluse le funzioni logistiche e di controllo che beneficiano dell introduzione di tecnologie volte a rendere più efficiente la pianificazione e la gestione del trasporto merci, a incrementare la flessibilità nella distribuzione e migliorare il controllo degli stock di merce in entrata e in uscita, innovazione di prodotto o servizio è l introduzione di un prodotto o servizio nuovo o con caratteristiche notevolmente migliorate. I miglioramenti possono essere introdotti nelle specifiche tecniche, nei materiali e nei componenti, nel software incorporato, nella facilità d uso o in altre caratteristiche funzionali. Mentre le tipologie di innovazioni di processo sono comuni a tutti i settori, le innovazioni di prodotto sono naturalmente specifiche per ciascuna azienda. Esse dipendono fortemente dal modello di business, dalla dimensione e dal livello di ricerca e sviluppo attuati dall azienda, innovazione di marketing consiste nella messa a punto di un nuovo sistema di marketing che apporti significativi cambiamenti su una o più leve di marketing in modo da soddisfare meglio i bisogni dei clienti: nel design, nel packaging, nella distribuzione, nella promozione o nel prezzo di un prodotto servizio, innovazione organizzativa è l adozione di una nuova modalità organizzativa in relazione alle prassi aziendali, all organizzazione del lavoro e alle relazioni esterne. Figura 2: Alcune tipologie di innovazioni

127 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo 127 È importante sottolineare che non tutti i cambiamenti introdotti in azienda possono essere considerati innovazioni. In particolare non sono innovazione: smettere di fare qualcosa, la sostituzione di macchinari per obsolescenza con gli simili ai precedenti, un cambiamento derivanti da variazioni nei fattori di produzione, la personalizzazione dei prodotti, i cambiamenti stagionali o ciclici (tipici delle industrie dell abbigliamento e delle calzature). Per riuscire ad introdurre le innovazioni citate si devono intraprendere un certo numero di attività innovative. Le attività innovative riguardano tutti i passaggi scientifici, tecnologici, organizzativi, finanziari e commerciali che ne accompagnano l implementazione in azienda. Il complesso delle attività innovative che l impresa può realizzare è piuttosto ampio e tra le principali possiamo individuare: attività interna di ricerca e sviluppo rivolta al miglioramento dei processi e dei prodotti, acquisizione di ricerche effettuate da istituti esterni, acquisizione di licenze su prodotti, brevetti e marchi, acquisto di macchinari e strutture che permettono una diretta introduzione e applicazione delle innovazioni, formazione e training delle risorse umane richieste per lo sviluppo o l introduzione delle innovazioni di prodotto o processo, attività di internazionalizzazione al fine di entrare in un mercato estero totalmente nuovo per l azienda, commissione all esterno o realizzazione all interno di ricerche di mercato, attività di marketing relative all introduzione sul mercato di un nuovo prodotto o servizio o la messa in pratica di innovazioni di marketing. Figura 3: Alcune attività generatrici di innovazione realizzabili in azienda

128 128 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo 6.2 Le imprese fermane e l innovazione: risultati dei focus group Molte delle riflessioni riportate in questo volume sono il frutto dei suggerimenti e delle considerazioni degli imprenditori fermani ascoltati durante alcuni focus group. Infatti, si è cercato di far sì che questo lavoro non fosse soltanto il risultato di analisi astratte e generaliste, bensì il prodotto di valutazioni concrete fortemente ancorate alle specificità del territorio fermano da presentare ai futuri amministratori provinciali. Per questo, si è cercato di far riferimento alle problematiche reali delle imprese del territorio della provincia di Fermo relazionandosi direttamente con gli imprenditori locali. A questo proposito sono state organizzate tre sessioni di incontri, nel corso delle quali 16 imprenditori hanno partecipato a dei focus group sui temi dell innovazione in azienda e dello sviluppo del territorio fermano 1. Agli incontri hanno partecipato: - Fabiano Alessandrini per STEAT - Alessandro Andolfi per Andolfi & C. - Alvaro Cesaroni per SIGMA - Romina Cesetti e Massimiliano Morelli per EN.RO. Competition - Giuseppe Ciuccarelli - Andrea Dall Osso per Swedlinghaus - Mauro De Angelis per Idropompe e Ecoelpidiense - Basilio Giacomozzi per GIBAS - Roberto Isidori per FAAM - Marco Ramadori - Cecilia Romani Adami - Enzo Rossi per La Campofilone - Gianrico Santarelli per ELSAMEC - Marco Spinosi per Spinosi - Leonardo Viozzi per Surprise. Nel complesso, dai colloqui realizzati è emerso il quadro di un sistema imprenditoriale di notevole valore per lo sviluppo del territorio, con ottimi imprenditori dotati di forte volontà di continuare a fare impresa nonostante le difficoltà e l inerzia dell apparato pubblico. Gli intervistati sono coscienti dei profondi cambiamenti che stanno avvenendo nei mercati mondiali e sono consapevoli della necessità di un nuovo approccio al business. In un certo senso, lo spaccato delle imprese coinvolte costituisce il meglio dell imprenditoria innovativa che la provincia di Fermo può offrire. Si di tratta imprese che sicuramente possono fare da faro e da apripista a comportamenti virtuosi anche per altre realtà, indipendentemente dal settore di appartenenza. 1 Le sessioni si sono svolte: il 29/11/2008, il 13/12/2008 ed il 17/01/2009. La metodologia utilizzata e l elenco dei partecipanti è disponibile nel capitolo introduttivo.

129 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo 129 Nel seguito del paragrafo verranno esposti, in dettaglio, i principali elementi emersi nel corso degli incontri. Innanzitutto, agli imprenditori sono stati presentati gli ipotetici scenari di sviluppo di lungo periodo descritti nel capitolo 1. Di fronte alle opzioni presentate, tutti si sono considerati piuttosto favorevoli allo scenario della Grande Transizione, poiché è abbastanza condivisa l idea secondo cui, da un lato, i modelli di sviluppo relativi ai mondi convenzionali non saranno più sostenibili e, dall altro, l imbarbarimento non è considerato un modello auspicabile da nessuno. In relazione a quest ultimo scenario, è emerso che il «mondo fortezza» «non fa comodo a nessuno né dentro, né fuori dalla fortezza» prendendo ad esempio caso di alcuni paesi del Sud America, dove i ricchi vivono nelle loro enclave di lusso e potere con il terrore di essere attaccati e i poveri cercano rabbiosamente una rivalsa alle innumerevoli ingiustizie subite. Molti imprenditori iniziano a percepire la necessità di un approccio sostenibile allo sviluppo, anche se nessuno ha intrapreso azioni specifiche in questo senso. A motivazione di ciò si ritiene che la competenza su questo tipo di scelte non sia delle aziende o del singolo territorio, ma della politica nazionale ed europea e della comunità economica internazionale. Sempre in relazione agli scenari proposti, qualcuno ha osservato che il passaggio ad una economia fondata su modelli di sostenibilità porta con sé una contraddizione di fondo: «quando spegniamo la luce, il PIL scende» e quindi, almeno a livello contabile, diventiamo tutti più poveri. Molte azioni nel senso della sostenibilità sono quindi erroneamente percepite come una diminuzione del benessere collettivo. Si registra tuttavia anche la necessità di «cominciare a risparmiare e a produrre cose utili», riflettendo sulla dicotomia consumo - utilizzo: «nel primo caso compro un bene, lo uso per un po, poi lo getto e ne compro un altro. Nel secondo, invece, compro un bene e lo utilizzo per molto tempo, ma anche in questa situazione si avrà a che fare con una riduzione del PIL». L opinione prevalente è stata che i cambiamenti nello stile di vita e nei consumi del singolo individuo non possano modificare significativamente le scelte dei governi e delle forti lobby degli oligopolisti. Non si ritiene che gli attuali comportamenti di consumo possano cambiare dal basso, perché la scelta individuale non è libera, ma fortemente influenzata dalla comunicazione, dalle pressioni delle grandi multinazionali e dai mezzi di comunicazione di massa che non forniscono informazioni chiare, univoche, veritiere, non equivoche, imparziali. Il consumatore non conosce le differenze tra un prodotto e l altro perché non possiede gli strumenti necessari a valutare l effettiva qualità, la provenienza, gli ingredienti, il processo produttivo utilizzato, i passaggi all interno della filiera: «uno dei fattori di insostenibilità dello sviluppo è che la scelta dei consumatori non è libera, essi sono abbagliati da un modo scorretto di informare sui prodotti, esaltando certi aspetti e tacendo su altri: quelli che possono portare alla terza alternativa [la grande transizione]». La sostenibilità è legata alla conoscenza che a sua volta dipende dal corretto uso dell informazione. A proposito dell impatto ambientale delle scelte di sviluppo, risulta interessante il progetto per l ottenimento della certificazione EMAS di tutti i comuni della Valdaso per evitare, si è detto, di arrivare ad una situazione compromessa come quella della Valle del Tronto.

130 130 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo Secondo gli intervistati sulle prospettive di sviluppo futuro della provincia di Fermo giocano un ruolo importante tre elementi: 1. l identità del territorio, a tal proposito si cita: a. la mancanza di identità del territorio, b. il carattere schivo e timoroso della nostra gente: «siamo un Paese vecchio, non siamo pronti ad accogliere il futuro. Siamo timorosi, abbiamo paura del nuovo perché consapevoli dei nostri limiti», c. «la necessità di sprovincializzarci e di dare sicurezza al territorio», 3. la pubblica amministrazione e la politica, da cui emerge: a. una «pubblica amministrazione lontana dalle imprese», b. «la pubblica amministrazione deve cambiare mentalità», c. «difficoltà da parte delle imprese a relazionarsi con il mondo politico», d. l attesa che i governanti della provincia «consentiranno alle imprese del territorio di fare ricerca, con le conoscenze che ci sono qui», 3. il rilancio della formazione. a. «si deve ricominciare dalla scuola, rilanciare la ricchezza del Montani», b. «il mondo di domani sarà dominato da chi sa di più: chi oggi ha i soldi e non sa che farsene è un problema, meglio avere le idee». Durante i focus group sono stati presentati due casi di imprese di particolare successo grazie alla definizione di strategie di marketing ben delineate e consapevolmente perseguite. I casi proposti sono stati ritenuti molto interessanti da tutti i partecipanti, ma allo stesso tempo non attinenti allo specifico business di ciascuno. I casi presentati, benché relativi ad aziende marchigiane, l uno in un settore tradizionale per l economia regionale, l altro sicuramente più atipico, non sono stati ritenuti best practice sufficientemente vicine al tipo di business dell azienda dell intervistato tanto da attingervi suggerimenti utili applicabili alla propria realtà. Anche nel caso di imprenditori di imprese più strutturate, resta, tuttora, difficile riuscire ad estrapolare da casi di successo le buone pratiche da utilizzare per migliorare la performance aziendale. Se l esempio è estraneo al settore di appartenenza, la buona pratica non è ritenuta applicabile. È ancora molto difficile uscire dal mondo familiare del proprio settore per riuscire a carpire il meglio di ciò che il mercato può offrire. È questo sicuramente un grosso handicap, poiché una delle fonti più premianti d innovazione deriva proprio dall adattamento di idee di successo in contesti nuovi. Inoltre, aldilà della specifica trasferibilità, lo studio di casi di successo può diventare una fondamentale fonte, oltre che di emulazione, anche di ispirazione per nuove idee e progetti. Con le possibilità che oggi internet ci mette a disposizione (in particolare attraverso la sistematizzazione dei risultati di tanti progetti europei finanziati negli anni scorsi), diventa abbastanza semplice raccogliere informazioni: su strategie di innovazione di successo, sullo stato dell arte di certe tecnologie, sui concorrenti attuali e potenziali, su nuovi possibili fornitori.

131 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo 131 Senza contare che le informazioni sui brevetti possono costituire un importantissima fonte di conoscenza sulle ultime tecnologie disponibili e le domande di brevetti depositate possono oggi essere consultate online quasi in tempo reale in tutto il mondo. Gli imprenditori locali non hanno ancora preso coscienza che il sapere è sempre meno compartimentale e che le opportunità di trasferimento tecnologico travalicano le specificità di settore. Ciò è piuttosto facile da comprendere nell innovazione organizzativa e di marketing, dove generalmente le tecniche di analisi e le metodologie di azione possono essere facilmente traslate da un settore all altro. Al massimo esse possono necessitare di un certo grado di adattamento e di personalizzazione in funzione dello specifico modello di business, della dimensione e della fase del ciclo di vita in cui il settore dell impresa si trova. Più difficile risulta concepire la trasferibilità delle tecnologie nonostante che per le conoscenze tecniche è sempre più facile travalicare gli stretti confini settoriali. Si consideri, ad esempio, che le tecnologie di base di settori diversi della meccatronica sono abbastanza simili in prodotti finali di uso molto differenziato: parte hardware, scheda madre, microchip, materiali in plastica o metallo da assemblare e parte software. Di qui, la possibilità di trasferire innovazioni da settori vicini diventa abbastanza semplice. Un discorso a parte meritano i settori più tradizionali del manifatturiero, alimentare e moda (tessile-abbigliamento-calzature) in particolare, in cui la tecnologia non è tanto contenuta nel prodotto in sé, quanto piuttosto nelle fasi a monte ed a valle della creazione del prodotto finito. Anche in questi settori è possibile riuscire a trasferire know-how proveniente dalle best practice di altri comparti, sia per le fasi a monte del processo produttivo (si pensi alla logistica in entrata, alla ricerca e sviluppo e progettazione del prodotto, alla scelta dei materiali) che in quelle a valle (la logistica in uscita, la distribuzione e la comunicazione). Si considerino, ad esempio, i casi di Zara e Geox che hanno segnato, a livello globale, le innovazioni di marketing, di processo e di prodotto più importanti nei settori moda degli ultimi 15 anni. Casi che hanno fatto scuola e che possono insegnare ancora moltissimo alla PMI calzaturiere fermane. Oltre agli esempi di successo è sempre bene tenere presenti i casi di insuccesso che, come vedremo nei prossimi paragrafi, sono moniti importanti affinché non vengano ripetuti gli stessi errori. Visto, purtroppo, che i casi di fallimento superano di gran lunga quelli di successo, diventa davvero difficile riuscire a monitorarli costantemente. Ancora più perseguibile appare la trasferibilità delle innovazioni di successo apportate nelle attività, cosiddette, di supporto della catena del valore. Esse, infatti, trascendono quasi completamente le specificità di settore e possono essere facilmente traslate da un azienda all altra. Da quanto detto non deriva automaticamente che il trasferimento di pratiche di successo crei un vantaggio competitivo per l azienda adottante. Affinché si migliorino realmente le performance aziendali deve esserci un management (nel nostro caso, un imprenditore) che creda fermamente nell efficacia del nuovo metodo e che con volontà e persistenza persegua il completo assorbimento dell innovazione nella cultura aziendale. Senza questi presupposti l innovazione non solo non apporterà effetti positivi, ma

132 132 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo rischierà di creare confusione, demotivazione e frustrazione tra i collaboratori, i quali, non avendo chiare le priorità, tenderanno a tornare ai comportamenti precedenti e ad utilizzare le vecchie metodologie di lavoro, magari meno efficienti ma sicuramente più familiari e consolidate. La proposizione di nuove idee è un altro tema molto critico nella cultura dell innovazione. Se infatti dall imitazione o dall adattamento di azioni di successo possono derivare innovazioni di tipo incrementale, dalla generazione di nuove idee possono derivare innovazioni di tipo radicale ed originale. Ciò che differenzia maggiormente un impresa innovativa da una più tradizionale è proprio la capacità di generare, vagliare ed eventualmente mettere a frutto le nuove idee. È proprio dalle idee completamente nuove che può nascere il vantaggio competitivo di lungo periodo. È notorio che il differenziale tra imprese innovatrici ed imitatrici tende ad essere colmato nel tempo e che oggi questo gap si riduce sempre più velocemente. Ciò avviene grazie, come detto, alla crescente permeabilità della conoscenza, che può essere acquisita sempre più facilmente (si pensi alle pubblicazioni scientifiche disponibili on-line ed alla facilità di acquisire risorse umane di eccellenza da ogni parte del globo e dalle Università più prestigiose). È proprio questa capacità osmotica del sapere il fulcro principale dell economia guidata dalla conoscenza, dove il sapere travalica facilmente i confini nazionali e quindi ancora più agevolmente varcherà gli stretti confini aziendali. Per mantenere nel tempo il suo distacco dai concorrenti nel tempo, l impresa innovatrice deve essere una fucina continua di novità. La proposizione di nuove idee è il primo passo verso l innovazione ed il miglioramento continui. Le idee nascono e si sviluppano dove c è terreno fertile; un terreno che, a parte qualche raro caso, nelle imprese fermane non è ancora ben concimato. Rendere fertile il terreno vuol dire, innanzitutto, creare un ambiente abbastanza aperto che: permetta di pensare in maniera nuova alla risoluzione di problemi e alla creazione di nuove idee, renda possibile la proposizione delle idee al management, faciliti la comunicazione e lo scambio di vedute tra collaboratori e tra questi e i livelli decisori. Al momento, questo tipo di approccio è molto raro nelle aziende fermane intervistate. Molto spesso l imprenditore si considera l unico in grado di apportare idee innovative di una qualche valenza per l azienda, mentre dai dipendenti, oltre all impegno nella specifica mansione, non ci si aspetta (e non viene richiesto) alcun supporto alla risoluzione di problemi o al miglioramento dello status quo. In molti casi non si ritiene il dipendente esecutivo in grado di proporre valide nuove idee e, di conseguenza, non si ritiene utile l incentivazione di comportamenti propositivi. D altro canto, alcuni imprenditori danno grande credito alla valorizzazione delle risorse umane e all incentivazione dei comportamenti virtuosi. Nella maggior parte dei casi, le imprese sono a gestione strettamente familiare e solo la famiglia è coinvolta nel processo di generazione delle idee e nel seguente processo decisorio. Quindi, al di fuori di questa sfera non sono concepiti sistemi particolari di incentivazione.

133 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo 133 Un interessante aspetto emerso più volte nel corso delle interviste è quello legato alla riorganizzazione e al rinnovamento dell azienda. Si tratta di quei processi fondamentali nella vita dell impresa che spesso si verificano in momenti di forte criticità. Nel nostro caso, processi di revisione di tutto il business si sono verificati in molte delle imprese rilevate. I casi più notevoli e di più profonda riorganizzazione si sono verificati nel momento dell entrata in azienda della seconda (o terza) generazione, quando il ricambio generazionale ha permesso di intraprendere un proficuo processo di «modernizzazione» dell azienda, di effettuare un salto qualitativo nella gestione e, a volte, anche di aumentare la dimensione del business. In nessun caso il processo di passaggio nelle mani della generazione successiva è stato completato, giacché il fondatore tiene ancora saldamente le redini dell azienda. Tutti gli imprenditori sono pienamente coscienti delle difficoltà del periodo, ma nessuno sembra intenzionato a mollare, anzi, molti stanno affrontando questo periodo di crisi in un ottica positiva. Alcune frasi significative: «periodo di riflessione per pensare a nuove strategie di sviluppo», «momento giusto per investire», «revisione del budget, dei fatturati e dei margini in relazione alle nuove condizioni di mercato, ma con l idea di riprendere la crescita non appena le condizioni di mercato lo permetteranno». Alcune aziende di medie dimensioni hanno già da diversi anni iniziato ad adottare strategie di diversificazione ed ampliamento delle linee di business e quasi tutte cercano di differenziarsi dai concorrenti attraverso: qualità più elevata, originalità, design, creatività, ricercatezza, maggiore servizio. Ancora pochi sono i casi in cui la differenziazione viene perseguita attraverso la ricerca e lo sviluppo di prodotti con forti componenti di innovatività radicale legate all uso, alla fruibilità e all ergonomicità del prodotto. Anche nei settori in cui questi elementi potrebbero diventare forti driver di successo, non c è ancora sufficiente presa di coscienza dell importanza di sviluppare prodotti realmente innovativi. Un altro elemento su cui non si è rilevata sufficiente consapevolezza è quello legato alla necessità di fare squadra. Ad esempio: 1. le associazioni di categoria vengono spesso citate, ma sempre in maniera negativa: a. «non sono in grado di indirizzare problemi complessi e urgenti come quello della necessità dell innovazione e del cambiamento», b. «non sono in grado di fare attività di pressione sul governo sulle materie fiscali», c. «non si discute abbastanza delle problematiche extra-calzaturiere», d. «non si discute a livello inter-settoriale, ma sempre a livello intra-settoriale»,

134 134 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo 2. ci si lamenta della formazione e dell istruzione, ma soltanto in pochissimi casi si sono rilevate esperienze dirette di collaborazione con scuole ed Università, 3. i nostri incontri vengono citati come unico esempio di attività di condivisione realizzata sul territorio fino ad ora, 4. le imprese hanno fatto quasi sempre da sole, 5. soltanto in due casi si sono rilevati esempi di collaborazioni: a. in un caso sono stati citati esperienze e progetti portati avanti con altre imprese, b. in un altro si riferiva di come nello specifico settore, più che altro una micro-nicchia, tra «concorrenti ci sia cooperazione e non competizione», un modo per garantire a tutti gli attori di operare profittevolmente. Dalle interviste realizzate emerge che gli imprenditori extra-distretto, almeno nei primi anni di sviluppo dell azienda, hanno dovuto affrontare con maggiori difficoltà le problematiche di gestione dell azienda. Le imprese «isolate» non hanno potuto godere di tutta una serie di facilitazioni generate dall economia del distretto calzaturiero quali: la locale rete di sub-fornitura, l apprendimento attraverso reti informali derivanti dal contatto diretto con concorrenti e fornitori, le maestranze già formate, il facile e rapido approvvigionamento, il facile adattamento alla domanda sia in momenti di alta che di bassa richiesta, i servizi esterni di stile, sviluppo modelli. Vista la dura gavetta che queste imprese hanno dovuto affrontare, oggi esse sono molto più preparate a fronteggiare le sfide globali e sono più prone ad assimilare la cultura del cambiamento continuo. Esse si sono meglio attrezzate a gestire da sole tutte le fasi della catena del valore. Si pensi alla logistica in entrata ed in uscita, che ha sempre dovuto (e deve tuttora) far fronte a costi superiori di trasporto a causa del decentramento dell impresa. Si pensi inoltre alla difficoltà a reperire fornitori, alla loro lontananza e alla lontananza con i mercati di sbocco. Molto più difficile per queste imprese è stato anche l apprendimento delle innovazioni e la loro introduzione in azienda, perché esse non hanno potuto beneficiare né del processo di imitazione derivante dalla prossimità con la concorrenza e con la rete di fornitura, né della rete di relazioni informali che permea invece le realtà di distretto, né della facile assimilazione dell innovazione attraverso la rete di filiera. Proprio perché hanno dovuto trovare soluzioni originali a problematiche complesse, pressoché sconosciute alle imprese distrettuali, oggi le aziende extra-distretto sono più attrezzate per affrontare le sfide dell economia della conoscenza rispetto a quelle intra-distretto. In questo nuovo assetto competitivo in cui le economie tipiche del distretto industriale tendono ad essere meno critiche rispetto agli asset derivanti dall innovazione, le imprese che hanno avuto un più lungo vissuto di esperienze originali riescono meglio a concorrere in un mercato in cui la conoscenza fa la differenza.

135 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo 135 Le aziende di questo tipo sono oggi più strutturate proprio perché devono svolgere internamente molte più attività di quelle distrettuali, non potendo contare su un organizzazione del lavoro così parcellizzata come quella del calzaturiero fermano-maceratese. Non potendo appoggiarsi all esterno per molte fasi del processo produttivo, esse possono oggi godere di molte più competenze interne, sia per quanto riguarda le fasi a monte che a valle della catena del valore. La caparbietà di questi imprenditori a fare impresa in un territorio che non apportava vantaggi, ma che anzi creava notevoli diseconomie, li ha portati ad una maggiore consapevolezza verso le problematiche della ricerca e sviluppo e dell innovazione. Si tratta di imprese che sin dalla loro nascita hanno dovuto puntare sull unicità, sull originalità e sulla qualità dell offerta, quando ancora per il calzaturiero tali tematiche non erano considerate critiche. Per molti anni, proprio grazie alla forza trainante di tutto il distretto industriale calzaturiero, sono riuscite a sopravvivere anche aziende non particolarmente efficienti. Purtroppo oggi che le economie tipiche del distretto non sono più così fondamentali, le imprese meno capaci di affrontare il mercato globale stanno scomparendo. Nonostante tutto, nel fermano il numero delle aziende calzaturiere non si è particolarmente ridotto, anche se molte di quelle che qualche anno fa affrontavano direttamente il mercato oggi hanno dovuto fare un passo indietro, lasciando la commercializzazione in mano alle poche aziende ancora in grado di presentarsi sul mercato internazionale. Per concludere, è importante sottolineare alcuni degli asset che qualificano le imprese particolarmente innovative: la dimensione non è un fattore determinante, ma resta comunque un fattore critico; lo stile di gestione aziendale determina fortemente il comportamento e le perfomance di mercato delle aziende; in questi difficili anni, i comportamenti «virtuosi» delle imprese eccellenti determinano buone performance di mercato, le imprese «tradizionali», invece, incontrano molte difficoltà; le specificità di settore influenzano in maniera determinante il grado di innovatività dell impresa: essa è più naturale e continua per le imprese della meccanica specializzata e del settore hi-tech e molto meno sentita ed interiorizzata nei settori moda; le imprese che fanno ricerca riescono a portare sul mercato prodotti radicalmente nuovi. Che sia la conoscenza il fattore critico di successo del futuro comincia ad essere percepito anche dalle imprese intervistate. Si punta ancora molto sul «saper fare», elemento sicuramente fondamentale, ma si sta cambiando prospettiva attraverso una crescente attenzione al «pensare». Nel nostro caso, sono effettivamente emersi casi di imprese che cercano di essere, non solo, un gradino più avanti delle altre, ma di allargare continuamente il loro gap di distacco. Quando c è, questo gap è sempre basato sulla conoscenza ed è questo in ultima analisi l elemento fondamentale di vantaggio competitivo.

136 136 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo Figura 4: Principali spunti emersi dai focus group 6.3 La gestione dell innovazione L innovazione, come abbiamo visto, coinvolge moltissimi aspetti funzionali dell impresa e, tanto maggiore è il suo livello di «radicalità», tanto più profondamente andrà ad incidere sui cambiamenti di tutta l organizzazione. In tutte le nostre aziende, la principale innovazione introdotta è stata sicuramente l iniziale business idea dell imprenditore, che nel corso del tempo si è modificata per adeguarsi alle esigenze del mercato. Ma cosa succede quando la business idea diventa impresa strutturata? Come si può continuare a garantire un elevato livello di innovatività ad un organizzazione matura che per definizione diviene stabile e poco permeabile ai cambiamenti? Una delle possibili soluzioni è nella gestione programmata del processo di innovazione. Per fare ciò, si dovrà cercare di rendere l innovazione un processo ben delineato e facilmente gestibile anche dalle piccole aziende. Si veda, a tal proposito il riquadro «La gestione dell innovazione come processo standardizzato e continuativo di una grande azienda» alla fine del presente paragrafo. La praticabilità del sistema descritto è stato concretamente testato ed è divenuto uno dei principali asset di vantaggio competitivo di una grande azienda marchigiana. Per arrivare a mettere in pratica un sistema di gestione dell innovazione ci vuole innanzitutto un profondo cambiamento culturale dell azienda che la renda permeabile alla creatività e permeata di creatività. Per fare ciò, l organizzazione dovrà responsabilizzare tutti i dipendenti e dare loro notevole autonomia di azione e di decisione, capovolgendo la struttura organizzativa in modo che realmente le buone idee possano venire dal basso e che da lì possano essere sviluppate.

137 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo 137 L innovazione può nascere dalla necessità di risolvere un problema o di realizzare una nuova idea. Nel primo caso è importante un analisi corretta della situazione di difficoltà, attraverso la risposta alle domande indicate nella tabella che segue: Tabella 1: Analisi del problema 1. È grave tanto da compromettere le vendite ed i rapporti con i clienti, da aumentare i costi, da far perdere il controllo del processo produttivo, della rete di fornitura o della rete distributiva? 2. Posso andare avanti lo stesso cercando di tappare, in qualche modo, le falle? 3. Si può risolvere da solo con il tempo? 4. Si può risolvere con le risorse interne? 5. Si può risolvere con l acquisizione dall esterno di nuovo personale, di un nuovo macchinario, di un software più aggiornato, con un materiale diverso? 6. Posso delegarlo all esterno? 7. Se il problema persiste e compromette in maniera significativa le performance aziendali, a chi posso chiedere aiuto per risolverlo? Occorre quindi porsi il problema degli strumenti e delle risorse per la risoluzione dei problemi. Nel caso delle piccole imprese, il processo di innovazione difficilmente potrà essere gestito in toto dalla singola azienda. La nostra PMI non è tanto strutturata da avere tutte le funzioni e le competenze necessarie per gestire autonomamente il processo di innovazione ed è per questo che l esigenza di rivolgersi all esterno per risolvere problemi complessi è forte. Ciò non vuol dire che i nostri imprenditori decidano con frequenza e facilità di chiedere aiuto all esterno. Anzi, per molte ragioni, la tendenza è proprio opposta. In genere si cerca di risolvere i problemi con le sole competenze e risorse disponibili in azienda o al massimo facendo riferimento alla più stretta cerchia di relazioni dell azienda stessa a monte e a valle della catena del valore. Le ragioni per non cercare aiuto all esterno sono molte, in particolare: 1. esso è ritenuto troppo costoso, 2. si ha poca fiducia nei servizi di consulenza, ancor meno nelle agenzie pubbliche di sviluppo, 3. si ha poca fiducia nelle Università e anche timore reverenziale a rivolgersi a soggetti con preparazione accademica, 4. si tende a ritenere che le Università non siano abbastanza calate nella realtà aziendale e capaci di affrontare le specifiche problematiche settoriali, 5. incapacità di individuare il soggetto in grado di fornire un aiuto concreto, 6. il lavoro intellettuale non vien adeguatamente valorizzato,

138 138 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo 7. diversità di linguaggio tra mondo dell impresa e mondo accademico/consulenziale, 8. difficoltà a mettere in pratica le azioni suggerite da studi e ricerche, 9. mancanza di personale in grado di seguire la realizzazione della ricerca, 10. convinzione che nessuno conosce l azienda meglio di chi ci lavora e, quindi, nessuno meglio dell imprenditore e dei suoi collaboratori può risolvere un problema interno, 11. volontà di non far trapelare all esterno le problematiche dell azienda. In alcuni casi, questi timori possono essere fondati, ma la maggior parte delle volte sono soltanto espressioni di una scarsa cultura dell innovazione. Nel caso delle imprese distrettuali, la risoluzione di alcune problematiche, in particolare quelle legate al processo produttivo o a quello di fornitura, possono essere risolte facendo riferimento alle numerose relazioni intra-settoriali. Per un impresa isolata e, in misura crescente, anche per le imprese distrettuali, la soluzione dei problemi importanti non può essere ricercata facendo riferimento alle relazioni informali con soggetti locali, poiché chiaramente questi non sono presenti. D altro canto, la necessità di chiedere aiuto all esterno può insorgere anche nel momento in cui, invece di un problema, l imprenditore ha un idea. La realizzazione di un idea è molto più difficile della soluzione di un problema, dato che affrontare il secondo diventa spesso vitale per la sopravvivenza dell azienda, mentre la prima potrebbe solo ipoteticamente renderla più profittevole. La nuova idea, pensiamo ad un innovazione di prodotto, deve superare numerosi step prima di essere eventualmente realizzata. Si deve innanzitutto cercare di valutare se l idea può portare significativi vantaggi competitivi all azienda. Il processo di validazione dell idea presuppone una prima minima analisi di prefattibilità: a. è realizzabile? è riproducibile? è vantaggiosa? sarebbe apprezzata dal cliente o dal mercato? quanto costerebbe l investimento? quanti nuovi prodotti potremmo vendere? quanti ne dovremmo vendere per arrivare almeno al punto di pareggio? b. è realizzabile con materiali e macchinari presenti sul mercato? c. se no, chi sarebbe capace di realizzarli per noi? con quali risultati? quanto ci costerebbe? quanto tempo ci vorrebbe? In termini di impatto di mercato si dovrebbe dare una valutazione di: mercato di riferimento, ipotesi di crescita del mercato, soddisfazione dee reali bisogni sentiti dai clienti, generazione di un vantaggio competitivo duraturo, allargamento e/o fidelizzazione della clientela, aumento del fatturato. L azienda dovrà cercare di rispondere a queste domande e, nel momento in cui con le sole risorse interne non sarà più in grado di continuare da sola nell approfondimento della questione, ma ritiene ancora buona l idea, essa dovrà cercare un aiuto esterno. Il piccolo imprenditore, che pure di buone idee ne ha continuamente, difficilmente è in grado di delineare un quadro esauriente sulla validità dell idea. È a questo punto che entra

139 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo 139 in gioco l intervento di un operatore di trasferimento tecnologico e di supporto all innovazione capace di sostenere le piccole e medie imprese nella soluzione di problemi complessi e nella implementazione di progetti di sviluppo con elevato livello di innovatività. Sì, perché di un riferimento serio e credibile nell ambito del trasferimento di conoscenza e di tecnologia, le imprese del territorio hanno estrema necessità. Il fatto è che quasi tutti gli imprenditori hanno avuto già a che fare con qualche istituzione a ciò dedicata, ma in genere le loro esperienze non sono state molto positive ed oggi c è una generalizzata opposizione alla creazione di una nuova organizzazione deputata al supporto allo sviluppo. L operatore di trasferimento tecnologico dovrà proporsi come partner dell azienda, ed insieme ad essa cercherà di trovare le soluzioni migliori ai problemi in campo. A seconda della capacità dell impresa e dell operatore intervenuto di rispondere alle domande sopra indicate, si prospetteranno livelli diversi di servizio, attraverso l intervento di altri soggetti competenti. Sarà l azienda a decidere come procedere e fino a che livello di profondità di servizio intende arrivare. I livelli di servizio dovranno essere pensati in modo da far fronte a problematiche che aumentano in complessità via via che diventano più distanti dalla sfera d influenza diretta dell azienda e, quindi, da essa più difficilmente gestibili. Questo tipo di approccio presuppone la costruzione di una rete di relazioni con numerosi soggetti con competenze elevate su argomenti di frontiera e su materie molto complesse. Man mano che acquisisce esperienza, l «operatore di trasferimento» dovrà scegliere dei partner strategici con cui allacciare alleanze stabili, in modo da creare con esse un rapporto privilegiato e produttivo (nel paragrafo 6.5 si procederà ad una dettagliata disamina dell operatore di trasferimento di conoscenza e tecnologia della provincia di Fermo). La gestione dell innovazione come processo standardizzato e continuativo in una grande azienda Di idee in azienda ce ne sono sempre tantissime il problema è come far si che l idea venga tramutata in qualcosa che porti reddito. L innovazione trae il suo humus dalla capacità delle aziende di circondarsi di persone creative e di persone che riescono a sfruttare le conoscenze già sedimentate in azienda per raccogliere, valutare e realizzare il maggior numero di idee. All innovazione vengono associate due parole chiave: idea e successo dell idea. Si cercherà di sistematizzare il processo innovativo dando continuità a questo connubio. Il processo coinvolge tutte le aree aziendali che devono: - raccogliere le idee - stimare il valore di ciascuna idea. Per cogliere l ispirazione bisogna essere attenti ai MEGATREND, i campi di evoluzione della società: politica, natura, società, istituzioni, economia, agricoltura (guardare da che parte va il mondo). Di questi megatrend dobbiamo scegliere quelli si ritengono più significativi per lo sviluppo dell azienda. Da qui si cercheranno di individuare gli attributi di prodotto-servizio o processo che il cliente ritiene rilevanti (cercare di capire cosa il cliente si aspetta dall azienda).

140 140 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo Le leve sono gli asset a disposizione dell azienda (le conoscenze, il know-how) per migliorare gli attributi del prodotto/servizio. Il processo di innovazione è molto diverso dal processo di sviluppo prodotti: il primo deve essere a basso costo, mentre il secondo può richiedere ingenti investimenti. Quest ultimo ha una durata che va dagli 8 ed i 18 mesi. Affinché si abbiano esiti certi l arrivo sul mercato di un nuovo prodotto esso deve essere separato dal processo di innovazione. Il processo di sviluppo prodotti ha un costo certo, un tempo certo, degli investimenti certi. Se in questo processo non si individua almeno uno di questi elementi, non è un processo di sviluppo prodotti, ma è un innovazione (una ricerca, qualcosa che non è ancora determinato). L azienda deve portare avanti sia processi di sviluppo prodotti che progetti innovativi, in seguito si deciderà se dedicare il 5% o il 10% al processo innovativo e l 95 o 90% allo sviluppo prodotti, oppure in una fase critica spingere più sull innovazione. Delle idee innovative generate se ne scelgono 2 o 3 al massimo, su queste si investe, ma non molto, per ridurre il grado di incertezza. Man mano che si prosegue nel percorso le idee si diradano di numero e solo alcune vanno avanti nel processo. I vertici aziendali intervengono molto a valle del processo, le persone che ci lavorano inizialmente non sono di livello molto alto. Normalmente le idee fresche non stanno ai piani aziendali alti, di solito le propongono i giovani, appena entrati nel mondo del lavoro, che magari notano subito delle contraddizioni che chi è in azienda da anni non vede. Sulla matrice incertezza tecnica/ incertezza di mercato verranno posizionate le idee prima di sottoporle ad un primo giro di valutazione. In questa fase si investono ancora pochi soldi e poco tempo. Figura 5: Matrice incertezza tecnica/incertezza di mercato Incertezza di mercato Bassa Media Alta Alta Non è innovazione (es. nuovo modello dell attuale gamma prodotta) Incertezza tecnica Media Es. nuova famiglia di prodotti, cambiare canale distributivo. Processo non core Area dell esploratore Bassa Area del posizionamento Area del minatore rischio altissimo, ma anche le opportunità sono altissime

141 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo 141 Dopo questa prima valutazione, le idee vengono presentate al management che decide quali di queste debbano essere ulteriormente sviluppate in progetti e business plan. Siamo ancora nel processo di innovazione, quindi i capi-progetto dovranno dedicare non più del 10% del loro tempo alla riduzione dell incertezza. Solitamente dopo 4-5 mesi si arriva a capire se l idea è utilizzabile o meno per dar vita ad un processo di sviluppo prodotti. Per avviare questa ulteriore fase si avrà bisogno dell approvazione del top-management per il finanziamento. Oppure l idea si mette da un altra parte. Se un ipotesi non è verificabile non si procede oltre, non ci si può permettere di continuare a perdere tempo sulle incertezze tecniche o di mercato. Ad esempio, se non si ha la giusta catena distributiva non si può investire per costruirne una completamente nuova, quindi non si va oltre. Ma l idea non viene scartata del tutto, poiché fra qualche tempo lo scenario potrebbe cambiare e il problema potrebbe essere più facilmente risolvibile. Ci sono casi in cui le idee erano troppo avanti, poi con il tempo si sono risolti dei problemi. L azienda è innovatrice quando la squadra funziona, quando si crea quel clima, quella cultura aziendale per cui le persone vengono a portare le loro idee innovative. Il processo di innovazione deve esser parte della cultura aziendale. Per fare questo salto intellettuale, l imprenditore marchigiano deve passare da protagonista unico a catalizzatore di esperienze. 6.4 Proposte per il sostegno all innovazione e al trasferimento tecnologico per la provincia di Fermo In questo paragrafo cercheremo di fornire indicazioni più specifiche sulle strutture di sostegno all innovazione nella Provincia di Fermo più opportune e praticabili, ed in particolare sulle motivazioni, gli scopi, i compiti, le modalità operative ed i soggetti chiamati a concorrervi. Nel box che segue riportiamo due casi recenti di fallimento recenti che in qualche modo fanno capire le difficoltà culturali ed operative che il nostro territorio vive e che possono aiutare a non ripetere gli errori del passato. Due esempi di occasioni perdute nel nostro territorio 1. Centro per l innovazione e l alta tecnologia nel distretto calzaturiero fermanomaceratese Nel luglio 2005 presso Sviluppo Italia Marche (società ormai liquidata in seguito a riorganizzazione) è stata presentata una rilevante idea progettuale riguardante il distretto calzaturiero fermano-maceratese. L ipotesi del progetto rientrava nel bando del MIUR «Invito alla presentazione di idee progettuali relativamente ai grandi programmi strategici previsti dal PNR »(D. Min. 1621/Ric. 18/7/2005). Il progetto, attraverso la costituzione del «Centro per l innovazione e l alta tecnologia nel distretto calzaturiero fermano-maceratese», intendeva dare un forte sprone al distretto calzaturiero, in quel periodo in forte crisi, attraverso un grosso inve-

142 142 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo stimento in infrastrutture ed in ricerca e sviluppo a favore delle imprese. Secondo le stime iniziali doveva avere un valore di circa 6 milioni di Euro e doveva costituire l occasione per far iniziare un profittevole rapporto tra imprese calzaturiere ed il mondo della ricerca. Doveva, inoltre, essere uno stimolo ad innovare e ad iniziare un percorso nuovo di sviluppo per le imprese del distretto. Questa idea iniziale aveva creato un forte entusiasmo e forse anche aspettative eccessive. Nel febbraio 2006 il progetto veniva infatti ammesso a finanziamento, ma al settembre 2008 il MIUR non aveva ancora emesso il decreto per far partire la ricerca. La colpa questa volta non è stata della scarsa partecipazione delle nostre aziende, che anzi hanno aderito numerose all iniziativa; ma che poi, pian piano che il tempo passava, i soldi diminuivano e la portata del progetto diventava sempre meno interessante, lo hanno abbandonato in gran parte. Di fatto l iniziale progetto (che a grandi linee doveva creare nuove opportunità per la personalizzazione delle calzature) è stato smembrato in tre parti, due progetti FIRB (finanziati come ricerca di base) già finanziati ai partner di ricerca (varie Università) ed un progetto FAR (finanziabile come ricerca applicata) destinato alle aziende, ma ancora in attesa del relativo decreto. Il costo del progetto era di circa 1,5 mln di, ammontare che in gran parte è andato a finanziare i partner universitari, mentre alla parte FAR è rimasta solo una piccola quota. Le aziende si sono man mano tirate indietro perché, oltre al notevole ritardo, al misero importo e al poco rilevante impatto, la quota di finanziamento pubblico sul totale del progetto era piuttosto irrisoria. Si tratta di tipico esempio di come, nel nostro paese, sia ancora molto difficile da costruire e gestire il rapporto tra aziende, università ed enti pubblici, specie per le nostre piccole imprese che per la prima volta si avvicinano al mondo della ricerca. Questo è anche un caso emblematico di come, anche con i migliori propositi, tra il mondo della ricerca e quello delle imprese gli ostacoli da superare sono siano tanti e molto complessi. Nell occasione, le imprese si erano mosse con i migliori propositi, spendendo molto tempo e denaro per redigere l ipotesi progettuale. Conquistare la fiducia degli imprenditori è molto difficile, ma ancora più arduo è riuscire a riguadagnarla una volta persa. I nostri imprenditori sono troppo spesso rimasti ingabbiati nelle maglie della burocrazia e sono piuttosto scoraggiati dalla possibilità di entrare nei circuiti dei finanziamenti pubblici. Nonostante la diffidenza, le preoccupazione e le difficoltà, sta tuttavia crescendo l interesse verso la ricerca anche nel distretto calzaturiero e c è maggiore consapevolezza della necessità di innovazione. 2. Innotecno 2050 Il 6 febbraio 2006 è stata costituita a Macerata la società consortile Innotecno 2050 con lo scopo di promuovere e sostenere il trasferimento tecnologico alle piccole e medie imprese della provincia di Macerata. I soci fondatori erano le Università di Macerata e di Camerino, la Camera di Commercio di Macerata la Banca delle Marche, la Fondazione Cassa di Risparmio di Macerata e la Provincia di Macerata.

143 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo 143 «Questo è un giorno straordinario non solo per l Università, ma per l intero territorio. Tutte le realtà produttive, economiche, scientifiche e culturali siedono intorno a un unico tavolo per lo sviluppo e il trasferimento tecnologico alle imprese, caso forse unico in Italia ha commentato il rettore dell ateneo maceratese Roberto Sani. Si tratta di una risposta seria e significativa data dal territorio stesso alla crisi delle nostre piccole e medie imprese, una risposta data nello logica del dialogo e del rapporto di squadra». L intento era quello di unire forze e risorse per sviluppare nuovi prodotti e servizi per lo sviluppo dei settori economici locali. Per raggiungere l obiettivo, Innotecno 2050 si sarebbe dovuta muovere su diversi fronti, a partire dalla formazione di personale qualificato per lo svolgimento di attività di ricerca, formazione e sviluppo sia in ambito imprenditoriale che accademico. Attività fondamentale della società sarebbe stata la promozione della ricerca per lo sviluppo e l applicazione di nuove tecnologie strategiche per le imprese. Gli intenti erano quindi sicuramente nobili e di stringente necessità per le imprese maceratesi. In realtà essi sono stati completamente disattesi e la società, che aveva generato il plauso di tanti imprenditori locali, è stata liquidata prima che iniziasse ad operare. La perdita di questa opportunità ha rappresentato per il territorio la sottrazione di una notevole occasione di accrescere il grado di competitività di tutto il sistema socio-economico. Ciò che purtroppo si deve sottolineare è che la volontà di fare squadra dei soci fondatori è presto venuta meno e che, come in altre occasioni, non si è data priorità al bene collettivo bensì a logiche di parte (generate da «illogiche» diatribe sulla nomina del direttore scientifico) che hanno condotto ad un clamoroso insuccesso. Il succo della nostra proposta si articola in tre punti: 1. la creazione di un soggetto che chiameremo facilitatore dell innovazione. Con questo termine vogliamo sottolineare il fatto che questo soggetto non è deputato alla realizzazione diretta di attività di ricerca, ma piuttosto allo stimolo e dal sostegno (coaching) di progetti di innovazione attraverso un approccio integrato, che metta in relazione le esigenze operative e strategiche delle aziende locali con le migliori competenze e tecnologie disponibili sul mercato, tenendo conto delle risorse e anche dei limiti di ciascuna situazione concreta; 2. la creazione di un centro di ricerca sulla calzatura, con sede nel territorio, con lo scopo di mettere a punto alcune delle soluzioni già indicate nel Capitolo 4; 3. una forte assunzione di responsabilità politica del nuovo Ente Provincia e del suo Presidente attraverso la creazione di un Assessorato all Innovazione e allo Sviluppo Economico. Spetta infatti alla politica locale una funzione cruciale di coesione del territorio, attraverso la definizione di una strategia condivisa e convergente che costituisca un quadro di riferimento per i numerosi soggetti pubblici e privati che sono rilevanti. Perché un nuovo soggetto «facilitatore»? Non sono sufficienti quelli che già ci sono?

144 144 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo Effettivamente sono numerosi gli attori che a vario titolo hanno una specifica responsabilità nell ambito del sostegno all innovazione delle imprese e allo sviluppo del territorio (ne diamo conto nella tabella 2 più avanti), ma è proprio a causa dell estrema frammentazione delle responsabilità e delle iniziative che deriva uno scarso coordinamento, una proliferazione di progetti di piccola entità, una forte diluizione delle risorse a disposizione che poi, nel complesso, risultano in azioni poco impattanti sul territorio. Si dovrebbe, quindi, almeno in ambito di innovazione tecnologica, cercare di razionalizzare il sistema concentrando il coordinamento e la gestione delle attività legate alla ricerca e al trasferimento di tecnologia e conoscenza nelle mani di un unica struttura, appunto il nostro facilitatore di innovazione. Il nuovo soggetto (che, come vedremo, non è detto che debba nascere da zero) dovrà muoversi con nuove logiche, rifuggendo ogni clientela e madrinaggio politico, adatte alle emergenze del momento. In particolare dovrà: agire a favore delle imprese e con un chiaro spirito di imprenditorialità, essere capace di coinvolgere gli imprenditori e capirne le motivazioni, utilizzare le risorse a disposizione per azioni concrete e progetti per le imprese ed i cittadini, minimizzando i costi della propria gestione interna della struttura, proporre progetti originali e gestirli con professionalità, fare rete, coordinare, interagire con tutti i soggetti rilevanti, conoscere profondamente il terriorio ma essere aperto ad apporti esterni. Nei confronti delle imprese il facilitatore punta a: convincere le imprese ad approcciare il business in maniera nuova, aiutarle a prepararsi ad affrontare le sfide globali, promuovere la cultura del cambiamento, dell innovazione, del business sociale, etico, rispettoso dell ambiente che operi in un ottica di lungo periodo, stimolare le esperienze di ricerca e sviluppo interne ed extra-muros e le occasioni di apprendimento, aiutare le imprese a sfruttare le opportunità di trasferimento tecnologico, gestire progetti transnazionali. Volendo formulare obiettivi quantitativi, si può pensare di prendere come termine di riferimento l obiettivo fissato dalla Strategia di Lisbona secondo cui l Unione Europea dovrebbe raggiungere un incidenza di spesa di ricerca e sviluppo sul PIL pari al 3% entro il 2010 (sappiamo già che questo obiettivo non sarà raggiunto). In questa ottica, la provincia di Fermo dovrebbe essere in grado di attivare una spesa di circa 100 milioni di Euro all anno in ricerca e sviluppo, proveniente sia dalla spesa pubblica che privata 2. Non si tratta di una cifra assurda, ma sicuramente non raggiungibile in brevissimo tempo. Si tratta, comunque, di un obiettivo che richiederà un notevole sforzo 2 Considerando le nostre stime del PIL provinciale (presentate nel capitolo 2) pari a 3,5 miliardi di Euro nel 2005, ed una crescita media annua pari all 1%, nel 2010 il PIL potrebbe essere all'incirca pari a 3,7 miliardi ed il 3% pari a 111 milioni di Euro.

145 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo 145 della parte pubblica per essere raggiunto ed un impegno ancora più considerevole da parte delle aziende. Ad oggi, infatti, saranno forse 3 o 4 le aziende che nella provincia di Fermo investono una tale quota di valore aggiunto in ricerca e sviluppo e, per controbilanciare il basso impegno privato, sarà necessaria una spesa pubblica ben più elevata del 3%. Cerchiamo ora di capire cosa dovrebbe fare il facilitatore d innovazione e come dovrebbe realizzarlo. Partiamo innanzitutto da alcuni presupposti che riguardano il mercato di riferimento di questo operatore. Come si accennava, gli imprenditori sono stati più volte delusi dai soggetti pubblici intervenuti fino ad ora a sostegno dell innovazione e sono piuttosto restii ad affidarsi all aiuto di nuove istituzioni pubbliche. Quindi, nel cercare di canalizzare la domanda, il facilitatore di innovazione dovrà sapere che avrà una doppia difficoltà da affrontare: da un lato, una domanda che è ancora in massima parte latente presso le imprese e che dovrà, con pazienza, far emergere e, dall altro, laddove la domanda è già presente, dovrà riconquistare la fiducia e vincere la riottosità di coloro che sono stati delusi da precedenti esperienze. Per riuscire ad operare, dovranno essere verificati alcuni presupposti: 1. l impresa deve riconoscere di aver bisogno d aiuto, 2. essa deve riconoscere nel facilitatore di innovazione il soggetto capace di risolvergli i problemi, 3. l impresa deve associare valore alle attività dell operatore: è il presupposto fondamentale per garantire la sopravvivenza nel lungo periodo; solo se l impresa associa un valore alle attività del facilitatore essa vorrà contribuire al costo dei servizi offerti, 4. l agenzia deve costruire una rete di competenze per rispondere alle esigenze del mercato. Se queste non sono disponibili in provincia deve essere in grado di acquisirle all esterno (contatti con il mercato della tecnologia, le eccellenze della ricerca, ecc.). Ci sembra che questi presupposti al momento non ci siano e affinché l iniziativa abbia successo o, comunque, sopravviva, essi devono essere creati. Quindi: 1. fino a quando non si creano i presupposti, vale a dire la domanda latente delle imprese diventa reale, il facilitatore non solo non riuscirà ad autosostenersi, ma neanche a coinvolgere le imprese in progetti specifici, 2. il processo di creazione della domanda, seppur urgente, si prospetta piuttosto lungo, almeno 2-3 anni prima di vedere i primi risultati, 3. si dovrà fare attenzione a non generare concorrenza sleale verso il mercato privato dei servizi; le iniziative promosse anzi dovranno fare da volano per il mercato privato dei servizi avanzati alle imprese, coinvolgendo i fornitori locali, 4. si devono assolutamente trovare fonti esterne di finanziamento per sostenere le attività di sensibilizzazione, formazione, informazione e ricerca, 5. deve essere chiaro che la struttura amministrativa della società deve mantenersi snella, 6. finché la struttura non raggiunge l indipendenza finanziaria, i soci dovranno sostenerne la gestione, 7. si dovranno definire delle partnership strategiche con i centri di ricerca e tecnologia.

146 146 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo Dalle interviste e dai focus group che abbiamo condotto sembra che nel Fermano l innovazione sia più sentita e realizzata dalle imprese che hanno un autonoma visibilità sul mercato. Queste imprese hanno un ruolo importante di testimonial dell innovazione, attraverso la diffusione delle esperienze di successo nel territorio, specie a vantaggio delle realtà più piccole e prive di una strategia definita. Innanzitutto, si possono trovare esempi di progetti di ricerca interessanti che hanno portato risultati utili per l azienda. In genere questi sono molto rari, perché i progetti ammessi a finanziamento pubblico non sono stati, almeno fino ad un paio di anni fa, particolarmente strategici per le imprese. Ciò che si ritiene strategico viene realizzato comunque dall azienda, in tempi abbastanza brevi e indipendentemente dall ottenimento del finanziamento. In questi casi infatti non si perde tempo ad attendere i tempi pubblici di pubblicazione del bando e quelli dell iter successivo alla chiusura del bando, con l incertezza di non arrivare all ammissione. Altra questione fondamentale riguarda la gestione delle collaborazioni con le Università. Dai focus group e da altri studi esterni si rileva che le imprese ritengono le Università (in particolare quelle del nostro territorio) molto lontane sia dalla realtà imprenditoriale che dalle necessità del territorio. Se gli imprenditori non riconoscono nell Università il soggetto qualificato a rispondere alle loro esigenze tecnologiche, di ricerca applicata e di ricerca di mercato, sembra importante non lasciare a questo soggetto il contatto diretto con l azienda, ma mediarlo attraverso la presenza di qualcuno di cui le imprese si fidano e di cui riconoscono le competenze e l esperienza. Per capire la fattibilità e le possibilità concrete di operare del facilitatore d innovazione si devono andare a studiare attentamente: le competenze a disposizione sul territorio provinciale, il bagaglio di conoscenze già acquisite nella ricerca locale (Università marchigiane), le ricerche in atto, i campi di avanguardia e di eccellenza, la possibilità che questi siano applicabili alle industrie locali, la possibilità di indirizzarsi verso campi di ricerca più utili al territorio, le collaborazioni già esistenti con le imprese, i centri di trasferimento tecnologico di eccellenza presenti in Italia ed eventualmente all estero (CNR, Politecnico Milano, Trieste, ecc.). Il facilitatore d innovazione dovrà costruire partnership con: centri di ricerca locali, centri di ricerca nazionali, centri di ricerca estera, agenzie di sviluppo del territorio più importanti, società di consulenza, società di ricerche di mercato, cacciatori di teste, società di engineering, designer, fornitori di materiali e componenti o servizi innovativi, specie nell ICT.

147 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo 147 Dato quanto sopra illustrato, riteniamo che un buon modello di business per il facilitatore di innovazione potrebbe svilupparsi come segue: A. forte approccio commerciale presentarsi alle aziende con un approccio di problem solving: «diteci qual è il vostro problema, o la vostra idea, e noi vi proponiamo un progetto per risolverlo (o realizzarla)», progetto che naturalmente sarà realizzato dall operatore, B. Il progetto che sarà presentato dovrà contenere: i. Metodologia, ii. Modalità di realizzazione, iii. Risultati attesi, iv. I tempi v. I costi. La quantificazione dei costi è fondamentale, perché l azienda deve rendersi conto che tutte le attività del progetto hanno un prezzo che l azienda dovrà pagare, C. se l azienda è interessata, e se esiste la possibilità, l agenzia potrà offrire anche il servizio di ricerca di finanziamento (fondi regionali, nazionali o europei), altrimenti pagherà per il servizio di tasca propria, D. si può ragionevolmente ipotizzare (dagli studi effettuati) che molto spesso le problematiche delle imprese saranno legate alla commercializzazione dei prodotti servizi o alla valutazione del mercato di una idea per un nuovo prodotto o servizio, quindi, saranno soprattutto problematiche di marketing è sarà indispensabile avere a disposizione una buona struttura per le ricerche di marketing, E. la ricerca di marketing costituirà il nucleo iniziale di ciascuna proposta di progetto, probabilmente, in molti casi essa sarà l unico servizio necessario all impresa, ma in alcuni casi (speriamo che diventino sempre più frequenti) dalla ricerca di mercato (o a prescindere da essa) emergeranno richieste tecniche più specifiche, F. nasce, a questo punto, la necessità di entrare in laboratorio per risolvere i problemi tecnici legati alla progettazione e sviluppo di un nuovo prodotto o processo, G. si passerà quindi alla ricerca del soggetto (istituto di ricerca e ricercatore) in grado di risolvere materialmente il problema (anche la ricerca del soggetto, attività che potrebbe essere complessa e costosa, deve essere conteggiata nel progetto), H. chiunque sia il fornitore della ricerca, i risultati dovranno essere forniti con tempi e costi (il più possibile) certi. Chi può concretamente svolgere la funzione di facilitatore dell innovazione che proponiamo? La tabella 2 che segue cerca di chiarire quali funzioni svolgono (in molti casi, dovrebbero svolgere) i principali soggetti responsabili dell innovazione e dello sviluppo attualmente operanti sul territorio della provincia di Fermo.

148 148 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo Tabella 2: Principali soggetti rilevanti per il sostegno all innovazione nelle imprese e allo sviluppo della Provincia di Fermo Organizzazione Enti Pubblici Locali Regione Marche Provincia Funzioni Gestione Fondi Strutturali (FESR, FEASR, FEAGA, FSE) Gestione sanità Politica industriale, turismo, trasporti pubblici, agricoltura Pianificazione e coordinamento territoriale Gestione ambientale del territorio Promozione del territorio Indirizzi di politica energetica Formazione professionale, stage formativi, stage di ricerca Coordinamento distretti formativi Istituti professionali Comuni e società amministrate Camera di commercio Gestione territorio comunale Infrastrutturazione (rete wireless, banda larga) Gestione appalti Gestione rifiuti Depurazione Sostegno alle imprese Gestione anagrafica delle imprese Promozione territorio Contributi ad iniziative locali Parco Nazionale dei Monti Sibillini Conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale, storico e culturale; promozione dello sviluppo sostenibile delle popolazioni residenti nel suo territorio (Amandola e Montefortino per la provincia di Fermo). Soggetti prettamente locali COSIF (Consorzio di Sviluppo Industriale del Fermano) Progetti di infrastrutturazione Formazione Gestione progetti

149 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo 149 Organizzazione Soggetti prettamente locali Gruppo di Azione Locale (GAL) Fermano Funzioni Sostegno allo sviluppo delle aree rurali attraverso la presentazione di progetti finanziabili a livello regionale o comunitario Sistema Turistico Locale (STL) Marca Fermana Promozione del turismo della provincia di Fermo COICO (Comitato di Indirizzo e Coordinamento del distretto calzaturiero Fermano-Maceratese) Indicazione alla Regione di indirizzi relativi alle politiche industriali del distretto calzaturiero e coordinamento della loro applicazione Fondazione Elios (Polo Formativo di eccellenza delle Marche per il settore calzaturiero) Iniziative di formazione sollecitate dalle aziende. Coordinamento delle molteplici proposte formative destinate al settore calzaturiero marchigiano Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo Finanziamenro di progetti di utilità sociale e di sviluppo economico nel campo della ricerca scientifica, istruzione, arte, conservazione beni culturali ed ambientali, sanità, assistenza alle categorie sociali più deboli Associazioni di Categoria Rappresentamza degli interessi di ciascuna categoria settoriale e sostegno alle imprese associate attraverso la fornitura di servizi Agenzie di sviluppo di valenza regionale SCAM (Società per la Calzatura Marchigiana) Tecnomarche (Parco Scientifico e tecnologico della Regione Marche) Laboratorio per il controllo della qualità dei prodotti e dei materiali utilizzati nel settore calzaturiero Realizzazione di progetti finalizzati alla creazione, al trasferimento e all applicazione di conoscenza per le imprese e le Pubbliche Amministrazioni

150 150 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo Organizzazione Agenzie di sviluppo di valenza regionale Asteria (Sviluppo Tecnologico e Ricerca Applicata) Eurosportello Funzioni Attività di ricerca, analisi, sperimentazione e trasferimento tecnologico nei settori agro-ittico-alimentare, ambientale ed energie rinnovabili, rendendo accessibili alle PMI le innovazioni tecnologiche Informazione e assistenza alle imprese in materia di politiche e normative europee, opportunità di finanziamento comunitarie dirette alle imprese Formazione e ricerca Università della regione: Università Politecnica delle Marche Università di Macerata Università di Camerino Università di Urbino Scuole Superiori Principali soggetti creatori e detentori della conoscenza Formazione Attività di ricerca Ricerca di laboratorio Ricerca applicata a favore delle aziende Formazione professionale Formazione intermedia Contatti con imprese Piccola attività di ricerca applicata Oltre agli Enti pubblici locali, che tutti conoscono (Regione Marche, Amministrazione Provinciale, Comuni, e Camera di Commercio) ci sono agenzie di sviluppo del territorio, nel senso più largo del termine, che non agiscono direttamente sulle imprese, ma il cui obiettivo è quello di cercare di rendere l ambiente più attrattivo per le attività economiche e di migliorare il contesto socio-economico dell ambito territoriale di riferimento. In questa categoria rientrerebbero: GAL, COSIF ed anche i COICO. Questi ultimi dovrebbero proporre progetti specifici di sviluppo per i propri distretti industriali di riferimento. Il COICO del distretto calzaturiero fermano-maceratese è stato istituito nel 1999 e attraverso l iniziale dotazione finanziaria ha realizzato diversi progetti per le imprese fino all incirca alla fine del 2004, dopo di che, fino al 2008 la Regione non ha più finanziato il Comitato. Anche se nel corso del 2008, in occasione del bando sui distretti produttivi (DGR 05/2008), la Regione Marche ha destinato ai COICO, questi non sembrano più essere considerati strategici dalla stessa, tanto che in più occasioni è emersa la questione se ha più senso mantenerli.

151 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo 151 La SCAM nata a metà degli anni 80, come consorzio di riferimento del distretto calzaturiero, ha subito nel corso degli anni numerose riconversioni e ristrutturazioni, ma a causa di sfortunate vicissitudini non è mai riuscita a decollare. Oggi, resta in attività quasi esclusivamente per i test di laboratorio sulle calzature, su pellami, sui tessuti e sulle suole. Questa struttura è dotata di macchinari e di laboratori di alto livello, si tratta di un centro di eccellenza che il distretto non può permettersi di perdere. Purtroppo essa non gode di una elevata reputazione presso le imprese si dovrebbe, quindi, pensare a rivalutarne l immagine attraverso, ad esempio, una comunicazione più efficace utilizzando i casi di successo più rilevanti. Asteria è un centro ricerca sul settore agro-alimentare e ittico che lavora prevalentemente con il bacino di imprese della trasformazione alimentare della bassa valle del Tronto. Collabora con le Università di Camerino ed Ancona e propone un modello di business molto interessante. È, infatti, stata una delle prime realtà marchigiana a pensare ad una approccio integrato alla ricerca applicata: attraverso l analisi dei bisogni dell azienda, la ricerca di mercato per valutare le reali opportunità dell idea, il monitoraggio dello stato dell arte della tecnologia e, solo in seguito, le attività di ricerca in laboratorio. Anche Tecnomarche si è costruita un modello di gestione piuttosto originale ed efficace rispetto ad altre realtà regionali. L esperienza di Tecnomarche risale agli inizi degli anni 90 e, anch essa, ha attraversato diverse fasi di ristrutturazione. L approccio di Tecnomarche è stato profondamente modificato negli ultimi anni, con l intento di portare la società sempre più vicina alle esigenze delle imprese. Oggi, essa è sicuramente il principale operatore di trasferimento tecnologico presente nella regione Marche, con una crescente capacità di coinvolgere le imprese in progetti strategici di ricerca. In questi anni Tecnomarche ha costruito legami molto forti sia con gli Enti Pubblici locali, che con i centri di ricerca regionali e nazionali. Attraverso i legami istituzionali riesce ad offrire buone opportunità di finanziamento alle imprese, mentre attraverso i legami con le Università ed i Centri di ricerca si è costruita una rete di competenze di eccellenza che le permettono di costruire progetti di elevato livello scientifico. Il COSIF sembra infine essere uno degli Enti più dinamici presenti attualmente sul territorio fermano. Oltre all iniziativa del piano di sviluppo della Provincia di Fermo, sta partecipando a numerosi progetti, quasi tutti relativi al miglioramento dell infrastruttura hard e soft del territorio. Il COSIF inoltre ha nella propria compagine molti dei soggetti (enti pubblici, parti sociali in particolare) necessari all implementazione di politiche efficaci dell innovazione. Nessuno, a parte Tecnomarche, incontra attualmente in modo continuativo le imprese. Aprire un canale diretto con gli imprenditori è invece fondamentale (attraverso visite aziendali, audit tecnologici e organizzativi, focus group). Non si può restare ad aspettare che l imprenditore venga a sottoporre la sua problematica, ci vuole invece un approccio pro-attivo in cui siano i progettisti della struttura a proporre delle idee di progetto alle aziende. Naturalmente, affinché ciò avvenga si deve costruire una relazione di fiducia tra facilitatore d innovazione ed imprenditore. Tale relazione si può costruire solo attraverso incontri che si ripetono nel tempo. Visto che per la costruzione del rapporto di fiducia ci vuole molto tempo è meglio che il soggetto a supporto dell innovazione sia già esistente e conosciuto sul territorio.

152 152 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo Crearne uno nuovo inoltre provocherebbe ulteriori aggravi di costi amministrativi e di gestione. Sotto questo profilo, il soggetto esistente che potrebbe meglio riuscire a gestire un area dedicata al supporto all innovazione sembra essere il COSIF (magari da «ribattezzare»). La compagine del COSIF potrebbe essere integrata con una presenza importante della nuova Provincia (a cui, come suggeriamo, spetterebbe l indirizzo strategico dell Ente) e della Camera di Commercio, mentre a livello operativo l organico andrebbe potenziato con competenze adeguate al profilo e alle finalità che abbiamo tracciato. Il «nuovo» COSIF dovrebbe godere di un autonomia di gestione di un budget annuale, dare conto dei risultati raggiunti rispetto agli obiettivi prefissati dalla Provincia e dal suo CDA, rispondere alle richieste delle aziende in tempi brevi, senza dovere aspettare approvazioni provenienti da livelli superiori di potere, perseguire gradualmente l auto-sostenibilità economica nel medio termine. È naturale che un soggetto di questo tipo dovrà, almeno per i primi 4-5 anni, essere finanziato con fondi esterni, ma il raggiungimento dell autonomia economica e finanziaria deve costituire un obiettivo primario, realmente raggiungibile dopo qualche anno di attività. È fondamentale che si arrivi ad un Protocollo d Intesa fortemente condiviso tra tutti i soci ed i finanziatori e che esso sia rispettato anche al di là delle difficoltà iniziali. Questo perché, come dimostra l esempio relativo alla Innotecno 2050 riportato nel box sopra, i diversi interessi dei soggetti coinvolti e le incompatibilità personali possono facilmente portare al fallimento di una iniziativa ritenuta tanto importante per il territorio. Considerando poi che, se a Macerata la volontà di fare squadra è ancora bassa, a Fermo assistiamo ancora a livelli di individualismo e campanilismo davvero controproduttivi. L implementazione di una struttura in grado di risolvere problemi complessi, quali quelli della ricerca e sviluppo, non sarà sicuramente semplice, a maggior ragione si dovrà fare in modo di rendere minimi tutti i problemi derivanti dalle conflittualità di partito o di «campanile». Se la struttura di supporto all innovazione non dovesse essere realizzata o dovesse fallire prematuramente, allora sarebbe anche il fallimento della idea di base che ha portato alla costituzione della provincia di Fermo, quella secondo cui l autonomia fermana sarebbe meglio capace di gestire le risorse a disposizione e di perseguire meglio il fine dell interesse pubblico. Riuscire a mettere da parte la litigiosità e cercare di portare avanti insieme progetti ritenuti fondamentali per lo sviluppo del territorio sarà ciò su cui si giocherà la credibilità di ciascuna delle nuove istituzioni provinciali. Riteniamo, infatti, che, laddove ciò non si realizzerà, la divisione da Ascoli sarà risultata, non solo inutile, ma anche dannosa. Sul tema fondamentale del sostegno al rinnovamento del sistema economico le principali istituzioni provinciali devono impegnarsi in maniera forte. In particolare, i due

153 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo 153 Enti più distintivi e con maggiori risorse della provincia, Amministrazione Provinciale e Camera di Commercio devono contribuire in maniera sinergica e complementare. Entrambe hanno un ruolo strategico in relazione all innovazione e allo sviluppo del territorio, ma ben separato per competenza. La Provincia di Fermo dovrà presidiare la formazione, l occupazione, la gestione ambientale, il coordinamento delle attività dei comuni e soprattutto la pianificazione dell uso del territorio. In altre parole, la Provincia deve avere una visione d insieme del territorio e come obiettivo quello di promuovere uno sviluppo armonico, valorizzando le specificità economiche, culturali e sociali di ogni piccola realtà, come abbiano cercato di argomentare nel Capitolo 1. Come già detto, sarà fondamentale che l Amministrazione Provinciale istituisca un Assessorato all Innovazione e allo Sviluppo Economico che funga da strumento di guida strategica per le politiche di innovazione e sviluppo locali, con la responsabilità di: a) condivisione vision tra tutte le istituzioni e presso i cittadini, b) definizione di obiettivi di medio-lungo termine, c) referente con i livelli di governo superiori, d) coordinamento delle iniziative provinciali, e) stimolo alla partecipazione dei cittadini, delle imprese e dei corpi intermedi, f) controllo in itinere dei risultati, g) coesione dei vari soggeti in modo che comuni, parco, comunità montane, aziende, utilities, scuole, parti sociali lavorino insieme per il raggiungimento degli obiettivi e non remino contro per conseguire interessi solo di parte. La Camera di Commercio di Fermo, d altra parte, è il principale referente istituzionale del sistema imprenditoriale e, nell ottica dell innovazione, l organo primariamente in grado di gestire il dialogo con gli imprenditori locali. Dalla costruzione di un efficace dialogo con le imprese dovranno nascere la consapevolezza della necessità di un nuovo modello di sviluppo del business (più etico e responsabile, più vicino al cliente finale, più rispettoso dell ambiente) e progetti specifici per le imprese. Importante sarà il ruolo di questo Ente nel realizzare: marketing del territorio, promozione delle imprese locali, reti e sistemi tra aziende, la salvaguardia del made in Italy e possibilmente di un made in Fermo, informazione sulle novità (di prodotto, di marketing, informazioni statistiche, analisi e ricerche, monitoraggio e veglia tecnologica), un analisi efficace delle necessità delle imprese. Per quanto riguarda infine la creazione di un Centro di Ricerca per la Calzatura, riteniamo che la scelta del settore trainante della nostra economia locale sia quasi obbligata. È l unico settore infatti che ha la massa critica per attrarre risorse significative (pubbliche e private). Soprattutto, la sua rinascita è talmente vitale per l economia fermana che

154 154 Strumenti per la promozione dell innovazione nella Provincia di Fermo il suo collasso di fatto limiterebbe le possibilità stesse di diversificazione, precipitando il territorio in uno stato comatoso. Un settore calzaturiero innovativo nel senso che abbiamo delineato nei capitoli precedenti inevitabilmente genererebbe opportunità di sviluppo di nuove imprese in settori differenti, poiché, come detto nel Capitolo 4, le nuove tecnologie e i nuovi saperi da innestare nel tronco della calzatura tradizionale, dall ICT all automazione, dalle nanotecnologie alle biotecnologie, sono di fatto utilizzabili trasversalmente. Il Centro di Ricerca dovrà necessariamente essere interprovinciale, insieme a Macerata (le associazioni imprenditoriali si stanno già saldando) e dovrà in qualche modo ricomprendere iniziative deboli o mai decollate come Coico e Scam o l Accademia del Piede. Dovrà soprattutto non essere autoreferenziale, nel senso della ricerca dell interconnessione con le Università e gli Enti di Ricerca più accreditati per gli obiettivi scelti. Non sarà tanto importante avere laboratori e macchinari costosi in loco quanto avere il controllo di progetti di ricerca con obiettivi chiari, che possono svolgersi anche altrove, con risparmio di tempo, risorse e con riduzione del rischio di sprechi ed inefficienze.

155 155 Dalla storia al turismo di Marco Rotunno Ciò che rende straordinario il ritrovamento di un tesoro dopo molti secoli, è ben più che il suo valore economico: sono le informazioni che esso reca con sé, con anche la magica sensazione che il tempo in persona, fedele guardiano, abbia voluto passarcele di prima mano. Il Fermano è un tesoro, e scoprirlo è più che svelare un mistero: è risolvere un giallo storico. Questa terra ha una solidissima tradizione, la sua storia è ampiamente documentata; è ricca di monumenti millenari, la sua gastronomia è caratteristica e anch essa millenaria. I suoi abitanti hanno valori ed abitudini che vengono da molto lontano nel tempo. Perché dunque è rimasta relativamente in disparte nel panorama turistico tradizionale italiano? Questa non è che una delle ragioni chiave da investigare per capire quale offerta turistica proporre. Il nostro compito ambizioso, difficile e affascinante, dopotutto è semplice da individuare: riprogettare una consapevolezza. Essa costituisce il sottile filo logico che, attraverso numerose iniziative ben studiate, conduce agli scopi ultimi del nostro Centro Studi Carducci: dare un impulso decisivo al turismo, incrementandone grandemente l importanza; creare nuovi e qualificanti posti di lavoro, prevalentemente per i giovani. L idea di partenza è quella di atteggiarsi ad una visione globale del territorio fermano, creando una rete integrata che offra informazione, accoglienza ed iniziative ai turisti. Per realizzare questo è necessario prima di tutto riprogettare una consapevolezza della propria identità fermana (intesa come provincia). Comprendere la propria identità di abitanti del fermano significa anche guardare nel passato, con sensibilità e senza retorica, traendone preziose informazioni. Lingua, usi e costumi appaiono differenziarci in certa misura da quello che oggi viene considerato il Piceno ascolano, suggerendo qui una maggiore presenza etrusca. Ciò serve soltanto a rendere ancora più intrigante e affascinante la ricerca del passato nei luoghi, nelle cose e nelle persone (ancora la lingua, usi e costumi, reperti museali). I nostri antenati non si avventurarono mai alla conquista di nuove terre. Subirono invece numerosissime invasioni, che tuttavia non cambiarono nella sostanza le loro abitudini, salvo accentuarne l iniziale diffidenza; notiamo delle tracce piuttosto nella lingua che nei costumi. Essi appaiono ben definiti: il legame simbiotico con la terra da cui traevano la sicurezza, la vita; l idea modernissima di prendere dalla natura solo lo stretto indispensabile e di non buttare niente; affrontare il lavoro faticosissimo con impegno, dignità e silenzio; costruire edifici pubblici e religiosi che sfidassero il tempo; tramandare rituali attraverso i millenni. Ecco perché i nostri conterranei, per tradizione sono spesso inizialmente timidi e schivi alla presenza di forestieri, ma aprono subito il loro cuore e la loro casa al primo contatto, con una cordialità che lascia il segno.

156 156 Dalla storia al turismo Molto spesso lontano dai grandi riflettori della storia, il fermano ha conservato intatti e con discrezione luoghi e tradizioni. Fra queste ultime c è quella dell enogastronomia. L arte di preparare cibi anche a lunga conservazione è stata sviluppata e affinata per millenni. Scandita dalle stagioni, è divenuta essa stessa un rituale. Salumi formaggi e vini, e poi sottaceti, sottolio, marmellate, pane, dolci, olive e altri prodotti, erano già famosissimi e celebrati dalla letteratura più importante dell impero di Roma, duemila anni fa; e già allora classificati dalla letteratura ufficiale (Plinio, Marziale) come tipicità. Dunque in quei tempi la tradizione era già plurisecolare. Ma i fermani per primi, per lungo tempo e per motivi storici diversi, non hanno badato a sentirsi un entità unica, che pure vivevano di fatto; né tanto meno hanno pensato di proporsi ad un turismo più raffinato, che proprio ai loro tesori è interessato. La nostra iniziativa si inserisce a dare un contributo per colmare per prima questa lacuna. È evidente che questo giro d orizzonte è incompleto, vista la necessaria brevità. Molti aspetti importanti, come il mondo dei campeggi, o i dettagli sulla ristorazione, o sullo shopping mirato (outlet di calzature, abbigliamento, etc.), oppure dati numerici inerenti le presenze, le disponibilità di strutture, dati statistici e tanto altro vengono saltati a piè pari, per scelta, oltre che per motivi di spazio. Fra l altro esse sono oggetto di altre trattazioni più qualificate già esistenti oppure rimandate a relazioni future più specifiche. Con questo testo si intende più che altro proporre un modello mentale, dal quale può discendere un ventaglio di applicazioni pratiche i cui dettagli spettano a coloro che realizzeranno tali applicazioni pratiche. Negli anni scorsi ho avuto modo di studiare situazioni e problemi attraverso il mio lavoro in campo culturale e turistico per conto della precedente provincia. Attraverso iniziative sperimentali, abbiamo studiato e individuato le strategie per fare del turismo di qualità una voce più importante dell economia, ma anche della cultura e dell etica. Imparare a gestire i turisti provenienti da ogni parte, attrezzarsi per accoglierli offrendo le nostre usanze, nel pieno rispetto delle loro, attraverso iniziative concrete ed efficaci, significa comprendere ed aprirsi alla multi-culturalità, alla società globale. In questo il nostro territorio è in grande ritardo. Oltre che culturalmente e tecnicamente preparato, un territorio a vocazione turistica deve avere un proprio stile caratteristico. Ma da che parte si può cominciare, a partire dalla situazione attuale, già ben descritta quantitativamente da altri lavori? Uno dei fattori chiave è l istituzione di una rete informativa distribuita uniformemente nel territorio. La Rete La rete, a sua volta formata dalla connessione di «sotto-reti tematiche», è un sistema chiave nell offerta turistica di un territorio. La rete informativa, consistente in un sito web interattivo, informa il turista prima della partenza, lo indirizza, lo guida con offerte di pacchetti turistici predisposti e collaudati, oppure lo lo assiste nell assemblare un proprio pacchetto utilizzando le singole offerte riguardanti alloggio, itinerari, visite, enogastronomia, curiosità, acquisti di prodotti locali o comunque localizzati. Il sito deve essere un

157 Dalla storia al turismo 157 vero e proprio portale internet, diversamente da come vanno le cose oggi. Ogni struttura ricettiva: alberghi, ristoranti, B&B procede oggi in ordine sparso e non coordinato (è apprezzabile il lavoro del Gal Fermano, che tuttavia ha potuto da troppo poco iniziare ad operare). L istituzione di un portale ben progettato e gestito, offrirebbe perciò la possibilità, ai potenziali visitatori, di acquisire tutte le informazioni necessarie in fase di progetto di viaggio, in tutti gli aspetti salienti dell offerta: i luoghi da visitare, le strutture ricettive, costi e disponibilità. Il messaggio «assemblato» dal territorio e comunicato dal portale deve essere: «Se scegliete noi avrete queste cose bellissime e peculiari, un ospitalità basata su vera cordialità, tipicità ed affidabilità, ed ecco quanto potrete spendere». Ciò evidentemente non è sufficiente. Che sia già in zona o non, il turista deve sempre avere la possibilità di assistenza, sia attraverso il portale informatico, sia attraverso qualsiasi nodo della rete sul territorio, come vedremo appresso. («La mia struttura è al completo, ma posso segnalarla al mio collega che le offrirà un posto altrettanto bello allo stesso prezzo: adesso lo chiamo, poi lei potrà valutare di persona...»). La rete sul territorio può raggiungere grande efficienza se inspirata a principi e procedure precise e tourist-oriented, con semplici gerarchie di sistema. I nodi della rete devono trasportare informazione in maniera complementare al portale internet, che deve comunque essere accessibile da tutti i nodi. Ovviamente, che la rete telefonica è da considerarsi una sotto-rete del nostro sistema. Il segreto della rete è proprio questo, da ciascun nodo se ne può raggiungere prima attraverso l informazione, poi fisicamente - qualsiasi altro. Questi ultimi sono individuabili prima di tutto negli uffici turistici, debitamente riattrezzati. Ma devono farsi nodo anche le strutture ricettive (alberghi, B&B, campeggi, ristoranti, etc.) e naturalmente i musei. Da ciascun nodo deve essere possibile acquisire informazioni precise su come proseguire le visite: dove trovare da mangiare, da dormire e soprattutto i luoghi. Una delle caratteristiche della nuova provincia fermana è infatti quella di essere una sorta di museo diffuso, che costituisce un grande pregio, ma che richiede un sistema particolare per renderne possibile la fruizione. Le guide turistiche (stampate) sono generalmente ben informate su posti di grande valore storico-artistico, e sappiamo anche che la richiesta turistica è molto cambiata dai tempi della «spiaggia e basta». Dunque il turista che cerca e «scopre» luoghi come ad esempio le chiese di Torre di Palme o Santa Maria in Muris a Belmonte Piceno, deve essere in poi grado di visitarli dentro, ed anche in ore del giorno (prandiale e post-prandiale, in particolare) che sono normalmente di chiusura per tradizione e perché «non viene mai nessuno». Oggi capita di arrivare in molti luoghi di interesse storico-artistico, senza poter entrare e nemmeno sapere quando visitarli. Specialmente per i turisti stranieri, il passaparola è un metodo molto efficace per farsi pubblicità, e basterebbero un paio di anni (da marzo ad ottobre) per farsi scoprire come un territorio in cui i luoghi sono sempre visitabili, e vedere aumentare le presenze. Le difficoltà organizzative, possono secondo me essere affrontate da ciascun gestore del luogo (comune, diocesi, o anche i privati) arruolando una task force di giovani addestrati all ufficio di guida, che possono dare la propria reperibilità. Un numero di telefono affisso chiaramente in prossimità del luogo da visitare con la spiegazione che la guida, chiamata a quel numero, verrà in 10 minuti (veri), sarebbe una soluzione. Una collaborazione con l Associazione delle guide turistiche (persone, questa volta!), anch esse messe in rete, può

158 158 Dalla storia al turismo fornire ottimi risultati. Se le guide sono insostituibili per accompagnare turisti in ogni parte del nostro territorio, è anche possibile che in collaborazione con loro si possano trovare soluzioni (e occupazione) per compiti più limitati ma non meno importanti per l offerta turistica integrata. Diplomati, laureati in attesa di prima occupazione, studenti o disoccupati disponibili, selezionati preferibilmente fra quelli che conoscono le lingue, possono essere addestrati ed impegnati part-time a fornire questo servizio, senza grossi oneri, ed a turni di reperibilità. Uno stesso team che in ciascun paese possa raggiungere diversi luoghi e offrire una breve visita in diverse lingue farebbe gran differenza. Questo vale anche per i centri più grandi. Un esempio classico, che mi preme di citare, perché osservato numerose volte personalmente riguarda le Cisterne Romane di Fermo, sopra le quali ho abitato per venti anni esatti. Mi riferisco a quanto avvenuto per molti anni, e non al presente. Quanto riporto non è critica, è il territorio visto dalla parte del turista. Ecco la situazione tipica. Le Cisterne romane, spesso dette Piscine epuratorie, sono molto rinomate in giro per il mondo e sono uno dei simboli di Fermo. I turisti che per la prima volta raggiungono Fermo ansiosi di visitarle, seguono le indicazioni, scendono per via degli Aceti, e trovano una via visibilmente sporca di escrementi canini e di piccioni, compreso il corrimano metallico. Arrivati davanti alla porta, raggiunta con qualche difficoltà da chi non è nelle migliori condizioni ambulatorie, la trovano chiusa, rimandando all ufficio turisticomuseale-biglietteria in piazza del Popolo, che aprirà fra qualche ora. Se i turisti sono stranieri, le difficoltà di individuazione dell ufficio sono maggiori. Per una struttura come le Cisterne è opportuno che la via d accesso sia molto decorosa, perché è un biglietto da visita di città e provincia, ed è anche necessario che il rituale pellegrinaggio verso l ufficio possa essere evitato. Un orario continuato permetterebbe ai turisti di usufruire della struttura anche in ore in cui le cisterne sono chiuse. A me è capitato numerose volte di dare spontaneamente, alle due del pomeriggio, informazioni a piccoli gruppi di turisti stranieri, delucidazioni sul rituale e sugli orari. Ma quanti altri saranno passati e delusi se ne saranno andati? Una struttura come le Cisterne, presidiata per tutto il giorno, e dotata di una reception adeguata, può far fare gran figura alla città. Per quanto riguarda le visite, la tecnologia offre già da anni dispositivi sofisticati e non più tanto costosi, per dare ai turisti autonomia nella visita. I musei di Parigi, Londra, Berlino, Mont Saint Michel e altri, anche in Italia, forniscono apparecchi per visitare autonomamente, e con guida registrata in diverse lingue, luoghi così preziosi. Fra l altro, l uso di memorie a stato solido rende gli apparecchi non ingombranti ed efficienti. Una ulteriore sofisticazione, anch essa decisamente abbordabile economicamente, è l uso di transponder, capaci di attivare brani delle registrazioni specifiche ad una parte del museo, mediante attivazione di prossimità. Ciò permetterebbe di offrire la guida in molte lingue, con un minimo di personale impegnato. Questo vale per le Cisterne, ma penso anche alla Pinacoteca Fortunato Duranti di Montefortino, al museo diocesano di Fermo, a San Ruffino, cripta compresa, etc. Addirittura si potrebbe pensare un giorno - anche ad estendere l uso dei dispositivi alla visita dei nostri paesi, specialmente per visite individuali, o per gruppi di due o tre persone. Anche qui, la prossimità attiverebbe la spiegazione specifica, una vera e propria guida «passo passo». Ricordo che nel 1994, al Pergamon Museum di Berlino, un apparecchio del genere, con spiegazione registrata da un italiano in un italiano delizioso, mi guidò per tutto il museo, con estrema precisione, e rese la visita indimenticabile.

159 Dalla storia al turismo 159 L argomento traduzioni e disponibilità di materiale in lingue straniere è importantissimo, non può essere affidato a traduttori improvvisati, come troppo spesso è accaduto per anni qui da noi: costose pubblicazioni di materiale bellissimo recavano traduzioni pietose. Inoltre, oltre all inglese, francese e tedesco, sarebbe utile tradurre anche in altre lingue (l olandese, ad esempio). La visita ad un buon museo può favorire la visita del prossimo, ed anche in questo gli operatori possono giocare un ruolo strategico nell indirizzare i visitatori. Quanto sopra può spero dare un idea di come il territorio possa offrirsi dal punto di vista della fruizione museale in rete. Strutture ricettive La relativamente recente proliferazione di strutture del tipo agriturismo o B&B hanno certamente arricchito in quantità e qualità l offerta ricettiva. Spero che il Gal fermano riesca a mettere tutti i gestori in rete, e che tutti confluiscano nel portale turistico del fermano, insieme agli hotel, ai campeggi ed ai presenti (pochi) e futuri resort. A proposito di questi ultimi, mi viene in mente di un interessante tentativo, realizzato anni fa a Montelparo, ma la storia del nostro territorio, come citato all inizio, non ha prodotto strutture di grande rilievo, finora. D altro canto, la rivalutazione del turismo di mare, passa per un ottimizzazione dell offerta delle piccole strutture esistenti: piccoli e medi alberghi (alcuni già all altezza della situazione), affitti estivi, con investimenti agevolati per ottenere una qualità molto migliore dell offerta ed un vero mercato dotato di regole vere. Non credo invece nella cementificazione ulteriore del lungomare, che non farebbe che aggravare la situazione. Fa invece parte della vera promozione turistica, una migliore gestione delle acque, non ignorando le vecchie fogne di scarico ancora ben visibili, operanti su diversi punti del litorale, nonostante i depuratori. Se in centri molto piccoli i B&B assolvono benissimo la loro funzione, in particolare dove (fortunatamente) c è impossibilità di tenere aperti alberghi, ritengo che la città di Fermo sia carente da questo punto di vista. Motivi storici fanno sì che i gestori dei due alberghi esistenti, i cui sforzi sono encomiabili, debbano affrontare limiti per ora impossibili da superare, nella gestione delle loro strutture. Credo, che al pari di tutti gli altri gestori non debbano essere lasciati soli. Scelte architettoniche del passato, ormai inadeguate da decenni, oppure scellerate nell architettura sin dal loro concepimento, provocano una situazione di stallo che impedisce un vero e proprio sviluppo. In questo le amministrazioni pubbliche potrebbero fare molto per assistere gli albergatori ad eliminare le brutture e creare, magari negli stessi luoghi, edifici che rispettino la storia, l architettura, lo sviluppo compatibile ed il turismo, oltre che le persone. Città e paesi La città stessa, col suo arredo urbano, con le regole, la gestione del traffico ed i servizi di controllo, può fare molto per sé stessa e per il turismo. Quanto citato per via degli Aceti a Fermo si estende ad altre zone della città, ad esempio in riferimento agli escrementi dei cani molto diffusi in giardinetti, nelle strade, sui marciapiedi (come in viale XX

160 160 Dalla storia al turismo Settembre, conosciuto da molti come «la Strada nuova di sotto»). Non si tratta certo di un caso unico, anche città più grandi hanno questo problema, Parigi compresa. Specialmente per i turisti (stranieri), la città italiana con impianto medievale è un piccolo mistero da andare a scoprire, proprio attraverso il passeggio e l esplorazione di vie, viuzze e vicoli. In questo, spesso i paesi della provincia fermana sono all altezza della situazione. Uno dei fattori chiave per una buona offerta turistica è quello di avere la possibilità di trovare luoghi da visitare, dove andare, restare, senza essere preda di desolazione (a volte provocata anche da cattiva architettura, recente o meno). Almeno da marzo in poi, sarebbe bello organizzare la riapertura di botteghe artigiane, nei paesi, da censire e pubblicizzare in rete. Fra queste vanno incluse quelle legate alla gastronomia. La gente deve essere intrigata dall attività della bottega, dal dialogo con gli operatori. L acquisto conseguente, e sicuramente più facile, avrebbe un senso più profondo, e sarebbe esso stesso una promozione. La ricchezza storica delle nostre contrade ci permette di ricreare ambienti ed atmosfere del passato con qualche tocco teatrale. Voglio chiarire che si tratta di qualcosa di diverso dalle bellissime manifestazioni e rievocazioni medievali che si accalcano prepotentemente nei giorni a ridosso del Ferragosto, risolvendosi ormai in folle spesso manzoniane e principalmente autoctone: I vari esempi di palio sono evento e non vera e propria offerta turistica, anche se richiamano, proprio per la teatralità. Un investimento congiunto, pubblico e privato potrebbe dar luogo ad esperienze vincenti come Blists Hill, nello Shropshire, in Inghilterra, dove è stato ricreato un vero villaggio vittoriano in cui si può trascorrere un giorno intero, visitando botteghe artigiane, negozi, pub, una fabbrica di candele, una falegnameria persino una stamperia con macchine d epoca: tutte le botteghe sono aperte, funzionanti e gestite full-time da persone in abiti d epoca e dalle maniere cortesi. Si possono mangiare cibi d epoca, e persino cambiare i soldi nella locale banca, con moneta da spendere nel villaggio. Nel nostro caso non avremmo che da scegliere l epoca da ricreare, ed il ritorno culturale ed economico, a cominciare dall occupazione, sarebbe notevole. Montagne e parchi Le nostre montagne, così trascurate ai tempi del turismo balneare, hanno conservato fascino e mistero, e proprio la lontananza dalle orge cementizie ne ha preservato almeno in parte l integrità. Inoltre esse sono ricche di storia, fin sulle cime (la leggenda della Sibilla non è che la più famosa). Il parco dei Sibillini, insieme a quello dei monti della Laga, fino al Parco Nazionale d Abruzzo, non è soltanto un polmone verde dell Italia centrale, è una già ben nota mèta turistica per amanti della montagna di almeno tutta Europa. Le iniziative fatte dall ente Parco e dalla Provincia (di Ascoli Piceno) sono ammirevoli, ma si può investire molto di più nell educazione ambientale e nei servizi ai turisti. Mi spiace dover ricorrere ancora ad esempi visti all estero, ma in Inghilterra, nel Peak District, Derbyshire, ho visto una zona attrezzata per l educazione ambientale di ragazzi di scuole medie e superiori. Presso un lago (artificiale come ad esempio il nostro Lago San Ruffino, oggi povero d acqua), i ragazzi, ricevute le lezioni, assemblano imbar-

161 Dalla storia al turismo 161 cazioni, indossano giubbotti di salvataggio ed imparano a conoscere il lago, a comportarsi correttamente, ad essere responsabili e disciplinati, ad evitare i pericoli: imparano e si divertono moltissimo insieme agli insegnanti-istruttori. Varietà di scelta Un offerta turistica abbondante e variegata permette ai turisti di scoprire luoghi unici prima della partenza ed anche sul luogo, senza mai avere tempi morti indesiderati, e non abbiano invece la percezione di un territorio che sembra tranquillo, ma in realtà è triste e desolato, dentro. È importante però che si formi la rete (portale internet compreso) con le sue sotto-reti e che ci sia un unico coordinamento congiunto. Non credo sia necessario creare un nuovo ente. Basta che ad uno stesso tavolo si riuniscano pubblico e privato, con capacità decisionali ma anche operative, per presentarsi come un offerta immensamente variegata, ma organizzata in un unica rete. Sviluppi e conclusioni A questo punto già si può intervenire sulla possibile fideizzazione delle persone, offrendo formule già collaudate, come a suo tempo la Piceno card (al cui progetto partecipai personalmente) oppure la recente Carta musei della Regione Marche. La rete delle offerte culturali, deve essere come detto il frutto di un interazione mista fra pubblico e privato. Una card dovrebbe includerli tutti, offrendo sì agevolazioni tariffarie, ma soprattutto efficienza. Non solo ristoranti, ma anche librerie e tante altre attività commerciali possono essere coinvolte. Ancora a proposito della rete: un principio fondamentale da stabilire sin dall inizio è quello dell upgrade. La rete non deve avere una struttura statica: deve essere dinamica, in continua evoluzione, e adottare tutte le innovazioni strutturali, che ne migliorano l efficienza. Tuttavia non bisogna mai dimenticare che ciò che rende efficiente e all avanguardia un servizio come questo sono sempre le persone. Attraverso la loro competenza, la loro passione ed il loro impegno, la rete che proponiamo può funzionare, espandersi ed evolversi. È importante coinvolgere un gruppo nutrito di giovani per gestire i punti d informazione e i musei, distribuire materiale informativo, gestire diverse attività, offrendo loro un lavoro part-time. Una buona rete assiste turisti e autoctoni, trasformando spesso questi ultimi nei primi. Fra l altro è proprio questo un risultato importante da raggiungere: attraverso una buona offerta turistica, anche gli abitanti della provincia fermana impareranno a familiarizzare con tesori della loro terra, che spesso conoscono soltanto di nome. La ricaduta immediata è che le informazioni si diffondono, l accoglienza diventa più efficiente, il turista trova maggiore attenzione da parte della popolazione tutta. Bisogna superare la radicata e limitante concezione dell offerta turistica come di una macchina che si accende nella tarda primavera e che si spegne all inizio dell autunno. Il fermano non è un luogo interessante solo d estate. Anzi, è proprio in altre stagioni che si

162 162 Dalla storia al turismo possono passare intensissime, ancorché ritempranti brevi vacanze. In ogni parte dell anno si può offrire con luoghi, atmosfere, percorsi culturali, intrattenimenti, prodotti tipici da mangiare e bere. Ecco perché una seria organizzazione dovrebbe essere orientata verso una struttura permanente. Gli uffici turistici esistenti devono offrire informazioni, materiale, consigli e simpatia. Attraverso il portale internet, sarà possibile, da ogni parte del mondo ricevere le stesse informazioni, materiale, consigli e simpatia. Raggiungere un nodo qualsiasi della rete sarà come essere in qualsiasi punto della rete: sarà come essere ovunque nel fermano, tra amici. Credo che un altro passo fondamentale da intraprendere in seguito sia l estensione della rete alle province vicine, segnatamente Ascoli Piceno, Macerata e Perugia, e poi ancora Ancona e Teramo.

163 163 Conclusioni «Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare». Questo aforisma di Seneca si adatta bene al presente di timore la nostra gente vive, insieme a tanti altri ma con tratti tutti suoi, nel mare in tempesta di una crisi che sembra far precipitare equilibri e certezze un tempo solidi. Globalizzazione, migrazioni, crisi finanziarie, metamorfosi dei valori e delle culture: le grandi correnti del macro-mondo attraversano ed agitano il piccolo golfo di una provincia bella e tutto sommato serena, che ha saputo costruirsi in 50 anni un benessere, non solo materiale, di cui essere fiera e che ha appena riconquistato un agognata autonomia politica con l istituzione della Provincia di Fermo. Questo studio comincia con uno sguardo ai possibili macro-scenari, cogliendo i rischi evidenti di implosione (fatta di diseguaglianza, ristagno economico ed «incancrenimento» della società) o esplosione (dei conflitti, delle differenze, delle regole di convivenza e cooperazione, degli equilibri ambientali) che ne minacciano l attuale assetto. Con speranza e forse con ottimismo crediamo ad un evoluzione positiva, che porterà ad un mondo più sostenibile, nel quale una forte spinta ideale e morale unita al potere della conoscenza disinnescherà le mine più pericolose ed attenuerà le tensioni più acute, spostando i consumi, la vita civile, l attività economica su piani diversi, più umanizzati, più appaganti. Crediamo a questa prospettiva anche per dare un contributo al suo avverarsi. La conoscenza, la ricerca, l interrogazione del mondo e dell uomo sembrano le chiavi di volta del vero progresso e su queste abbiamo focalizzato l attenzione e la proposta, cercando di essere il più possibile concreti e di chiamare con nome e cognome fatti e situazioni familiari. Sperando di non aver offeso od irritato nessuno. Abbiamo cercato di cogliere gli elementi essenziali del nostro modello di sviluppo. La stima del valore aggiunto prodotto dalla nuova Provincia ci conferma un piccolo territorio, anche all interno delle piccole Marche, con alcune debolezze: la scarsa produttività, che porta all impoverimento, la concentrazione dell economia su un settore dominante i cui vantaggi competitivi sono in corso di rapida erosione, la dimensione ancora embrionale di possibili settori alternativi, l invecchiamento della popolazione e la necessità di integrare immigrati in tempi molto rapidi, la scarsità di infrastrutture, i rischi di compromissione del territorio, il difficile se non esistente rapporto tra università, scuola ed impresa. Emergono tuttavia anche fattori positivi: un sistema produttivo ancora in grado di reagire e con una tenace capacità di resistenza alle crisi, nuove idee imprenditoriali che trovano spazio spesso partendo dal niente che non sia la forza d animo e la genialità di nostri conterranei, una buona capacità di tollerare ed accogliere il diverso, molti «giacimenti» di bellezza da esplorare meglio e rendere produttivi, una nuova consapevolezza dell importanza di fare sistema.

164 164 Conclusioni Un rapido sguardo alle diverse componenti dell economia locale evidenzia l esigenza di un rinnovamento radicale nel calzaturiero e, sia pure in maniera diversa, del distretto del cappello, con l emergere o il consolidarsi di aziende-guida con strategie di mercato ben mirate e, contemporaneamente, di un sistema agile e pulsante di piccole e medie imprese specializzate nella produzione, subfornitura e nei servizi che ne sostengano la crescita ed incubino innovazione e ricambio imprenditoriale. Occorre che alcuni nuovi mini-poli produttivi, quelli della meccatronica e dell agroalimentare in particolare, si rafforzino, come pure alcune imprese per ora isolate, ad esempio nel campo biomedico o della plastica. Settori importanti per peso ed occupazione, come l edilizia, il turismo, la meccanica più tradizionale, l agricoltura dovranno scuotersi da un torpore e da una dequalificazione che li mette a rischio di progressiva marginalizzazione. Le strade indicate sono quelle della qualità, dell affidabilità dei processi, dell efficienza, del contenuto intrinseco ed immateriale elevato dei prodotti e dei servizi offerti. Le pubbliche amministrazioni dovranno anch esse dare un forte contributo, non solo attraverso le attività di pianificazione territoriale, infrastrutturazione, istruzione e formazione, ma anche rivoluzionando la gestione ancora troppo burocratica e clientelare di servizi cruciali come quelli della produzione e distribuzione di energia, la gestione delle acque e del ciclo dei rifiuti, la sanità e la protezione sociale, non dimenticando che l adattamento delle organizzazioni degli enti locali nel senso della specializzazione e della gestione in rete dei bisogni dei cittadini è una domanda ineludibile. Nella nostra visione, attività privata e pubblica debbono convergere nel realizzare una progetto condiviso di sviluppo. L una non può andare a traino dell altra e non si è fatta la nuova Provincia per creare un altro tappo burocratico o una nuova occasione di delusione. Le nuove tecnologie ed i nuovi saperi, cha abbiamo tratteggiato nel capitolo 4, sono il grimaldello del cambiamento. Unite alla capacità di interpretazione del mondo e del mercato essi possono generare quei nuovi vantaggi competitivi sostenibili che rimpiazzino quelli tradizionali, la manodopera abbondante ed a basso costo che non abbiamo più. Lo stesso sistema formativo locale, che per abitudine abbiamo considerato un totem intoccabile, gestito dallo Stato in maniera immodificabile è sempre di più, con l autonomia, nelle nostre mani. Esso va sottratto ad uno stato di depressione e declino attraverso la sperimentazione didattica, progetti di osmosi tra scuola e lavoro, l apertura all internazionalità e alla multicultura, l acquisizione degli altri mondi comunicativi disponibili con le tecnologie informatiche, un nuovo drive imprenditoriale nella dirigenza scolastica. Le innovazioni tecnologiche sono spesso realizzate fuori dal nostro territorio, in realtà di eccellenza forse lontane e straniere. Ma per la Provincia di Fermo esistono molte opportunità di connettersi a queste fonti e sfruttarle. A cominciare dalle quattro Università marchigiane e dalla loro rete di relazioni fino agli organismi pubblici che, forse in maniera ancora troppo estemporanea, già operano in regione. La nostra proposta è di superare l attuale frammentazione di competenze e la dispersione di risorse tra vari enti a supporto dello sviluppo economico provinciale istituendo un agenzia di

165 Conclusioni 165 facilitazione dell innovazione, che, conoscendo a fondo il territorio, la mentalità e gli obiettivi degli imprenditori così come sono, li affianchi e conduca alla pratica dell innovazione tecnologica e gestionale. Ad essa si potrà aggiungere un Centro di Ricerca della Calzatura che, imparando da errori e sprechi del passato anche recente, fornisca un iniezione di ricostituente competitivo ad un settore cruciale ed in grave ed immediato pericolo. Questi obiettivi non saranno realizzabili se la nuova Provincia non saprà essere espressione di una classe politica affidabile, che sa fare il proprio lavoro: avere una visione coerente di un futuro da costruire con gradualità e conciliare lungo quella strada gli interessi particolari che spesso ne divergono. L istituzione di un apposito Assessorato all Innovazione ed allo Sviluppo Economico potrà essere segno e strumento di una tale piena assunzione di responsabilità.

166 166 Appendice Approfondimenti Le performance dei settori principali: andamento congiunturale ed esportazioni Figura 23: Variazioni % medie di un anno rispetto al precedente. Imprese manifatturiere con almeno 10 addetti. Regione Marche. Anni 2006-III2008* * il valore III2008 è ottenuto come media dei primi tre trimestri del Fonte: Giuria della congiuntura, Unioncamere Marche Figura 24: Variazioni % medie della produzione di un anno rispetto al precedente per attività manifatturiera. Imprese manifatturiere con almeno 10 addetti. Regione Marche. Anni 2006-III2008* * il valore III2008 è ottenuto come media dei primi tre trimestri del Fonte: Giuria della congiuntura, Unioncamere Marche

167 Appendice 167 Figura 25: Variazioni % medie delle vendite totali di un anno rispetto al precedente per attività manifatturiera. Imprese manifatturiere con almeno 10 addetti. Regione Marche. Anni 2006-III2008* * il valore III2008 è ottenuto come media dei primi tre trimestri del Fonte: Giuria della congiuntura, Unioncamere Marche Figura 26: Variazioni % medie della produzione e delle vendite totali di un anno rispetto al precedente per attività manifatturiera. Imprese manifatturiere con almeno 10 addetti. Regione Marche. Anni 1999-III2008* * il valore III2008 è ottenuto come media dei primi tre trimestri del Fonte: Giuria della congiuntura, Unioncamere Marche

168 168 Appendice Figura 27: Indice della produzione e delle vendite totali di un anno rispetto al precedente per attività manifatturiera. Imprese manifatturiere con almeno 10 addetti. Regione Marche. Anni 2006-III2008* * il valore III2008 è ottenuto come media dei primi tre trimestri del Fonte: Giuria della congiuntura, Unioncamere Marche Figura 28: Quota % media di produzione esternalizzata nel cuoio, pelli e calzature e nel totale manifatturiero. Regione Marche, anni III2008 Figura 29: Quota % media di produzione realizzata per terzi nel cuoio, pelli e calzature e nel totale manifatturiero. Regione Marche, anni III2008

169 Appendice 169 Figura 30: Quota % media di vendite all estero sul totale delle vendite per il cuoio, pelli e calzature e per il totale manifatturiero. Imprese manifatturiere con almeno 10 addetti. Regione Marche. Anni 1999-III2008* * il valore III2008 è ottenuto come media dei primi tre trimestri del Fonte: Giuria della congiuntura, Unioncamere Marche Figura 31: Valore delle esportazioni; provincia di Ascoli Piceno (vecchia); milioni di Euro. Anni

170 170 Appendice Figura 32: Variazione % del valore delle esportazioni; provincia di Ascoli Piceno (vecchia), regione Marche, Italia; anni * il valore III2008 è ottenuto come media dei primi tre trimestri del Fonte: Giuria della congiuntura, Unioncamere Marche Figura 33: Valore delle esportazioni e delle importazioni; province marchigiane; anni

171 Appendice 171 Figura 34: Valore delle importazioni nelle attività manifatturiere; provincia di Ascoli Piceno (vecchia); anni ; milioni di Euro Figura 35: Valore delle esportazioni nelle attività manifatturiere; provincia di Ascoli Piceno (vecchia); anni ; milioni di euro I distretti industriali del fermano Un analisi approfondita del manifatturiero non può prescindere, soprattutto nel nostro territorio, da un analisi dei distretti industriali. A questo proposito presentiamo una, a nostro avviso, interessante lettura dei distretti industriali così come definiti dall ISTAT a partire dai dati del Censimento Industria e Servizi del Grazie alla rielaborazione del Centro Studi dell Unioncamere e dell Istituto Tagliacarne, possiamo mettere a confronto i distretti industriali italiani a seconda della specializzazione produttiva e di alcuni indicatori economici. Secondo le nuove definizioni adottate dall ISTAT, in Italia sono presenti 156 distretti industriali, determinati a partire da 686 Sistemi Locali del Lavoro (aggregazioni di comuni ottenute a partire dai dati relativi al pendolarismo dei componenti delle famiglie per motivi di lavoro ricavati dagli appositi quesiti posti nel Censimento Generale della Popolazione del 2001). Sono considerati distretti industriali quei SLL prevalentemente manifatturieri e di PMI la cui industria principale è costituita per la maggior parte da imprese di piccole e medie dimensioni con riguardo sia all occupazione totale (l insieme delle PMI rispetto alle imprese di grandi dimensioni) sia all occupazione relativa (l insieme delle piccole imprese rispetto a una singola impresa di medie dimensioni). I distretti industriali presenti sul territorio italiano fanno riferimento a 8 specializzazioni produttive: alimentari, beni per la casa, cartotecnica, gomma e plastica, meccanica, oreficeria-strumenti musicali, pelli, cuoio e calzature, tessile-abbigliamento.

172 172 Appendice Nella provincia di Fermo sono stati individuati 4 distretti tutti specializzati nel pelli, cuoio e calzature. Il distretto industriale di Fermo Tabella 2: Unità locali e addetti alle unità locali per settore di attività economica nel distretto industriale di Fermo individuato dall ISTAT nel 2001; anno 2004 Unità locali Attività manifatturiere Costruzioni Commercio Addetti alle unità locali Alberghi e ristoranti Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese Altri servizi pubblici, sociali e personali Altre attività Totale Tabella 3: Principali indicatori dell indagine sulle forze di lavoro per il distretto industriale di Fermo individuato dall Istat nel 2001; anni Popolazione 0-14 anni Occupati In cerca di occupazione Forze di lavoro Non forze di lavoro in età 15 anni e più Popolazione di 15 anni o più Popolazione totale Tasso di attività % 54,0 51,8 Tasso di occupazione % 51,2 48,6 Tasso di disoccupazione % 5,2 6,1

173 Appendice 173 Tabella 4: Valore aggiunto ai prezzi correnti (milioni di Euro), al lordo SIFIM, per il distretto industriale di Fermo individuato dall Istat nel 2001 e settore di attività economica, anni Agricoltura, silvicoltura e pesca Industria Servizi Totale Valore aggiunto a prezzi correnti per abitante ,88 332,99 931, , , ,66 366,31 965, , , ,59 384, , , , ,67 423, , , , ,86 423, , , ,84 Tabella 5: Occupati interni per il distretto industriale di Fermo individuato dall Istat nel 2001 e settore di attività economica, anni Agricoltura, silvicoltura e pesca Industria Servizi Totale Tabella 6: Indice di dotazione infrastrutturale nel distretto industriale di Fermo individuato dall Istat nel 2001 per alcune categorie di infrastrutture; anno 2004 Infrastrutture Indice Rete Stradale ed Autostradale 177,5 Strutture Portuali 90,8 Strutture Aeroportuali - Reti Bancarie e Servizi Vari 121,9 Strutture Culturali e Ricreative 126,1

174 174 Appendice Il distretto industriale di Montegranaro Tabella 7: Unità locali e addetti alle unità locali per settore di attività economica nel distretto industriale di Montegranaro individuato dall ISTAT nel 200i; anno 2004 Unità locali Addetti alle unità locali Attività manifatturiere Costruzioni Commercio Alberghi e ristoranti Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese Altri servizi pubblici, sociali e personali Altre attività Totale Tabella 8: Principali indicatori dell indagine sulle forze di lavoro per il distretto industriale di Montegranaro individuato dall Istat nel 2001; anni Popolazione 0-14 anni Occupati In cerca di occupazione Forze di lavoro Non forze di lavoro in età 15 anni e più Popolazione di 15 anni o più Popolazione totale Tasso di attività % 54,6 53,7 Tasso di occupazione % 51,8 50,4 Tasso di disoccupazione % 5,2 6,1

175 Appendice 175 Tabella 9: Valore aggiunto ai prezzi correnti (milioni di Euro), al lordo SIFIM, per il distretto industriale di Montegranaro individuato dall Istat nel 2001 e settore di attività economica, anni Agricoltura, silvicoltura e pesca Industria Servizi Totale Valore aggiunto a prezzi correnti per abitante ,65 195,64 161,52 360, , ,48 226,25 173,51 403, , ,17 223,54 177,73 404, , ,12 242,77 195,83 441, , ,65 230,52 200,23 433, ,64 Tabella 10: Occupati interni per il distretto industriale di Montegranaro individuato dall Istat nel 2001 e settore di attività economica, anni Agricoltura, silvicoltura e pesca Industria Servizi Totale Tabella 11: Indice di dotazione infrastrutturale nel distretto industriale di Montegranaro individuato dall Istat nel 2001 per alcune categorie di infrastrutture; anno 2004 Infrastrutture Indice Rete Stradale ed Autostradale 24,3 Strutture Portuali - Strutture Aeroportuali - Reti Bancarie e Servizi Vari 95,0 Strutture Culturali e Ricreative 37,6

176 176 Appendice Il distretto industriale di Montegiorgio Tabella 12: Unità locali e addetti alle unità locali per settore di attività economica nel distretto industriale di Montegiorgio individuato dall ISTAT nel 200i; anno 2004 Unità locali Addetti alle unità locali Attività manifatturiere Costruzioni Commercio Alberghi e ristoranti Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese Altri servizi pubblici, sociali e personali Altre attività Totale Tabella 13: Principali indicatori dell indagine sulle forze di lavoro per il distretto industriale di Montegiorgio individuato dall Istat nel 2001; anni Popolazione 0-14 anni Occupati In cerca di occupazione Forze di lavoro Non forze di lavoro in età 15 anni e più Popolazione di 15 anni o più Popolazione totale Tasso di attività % 51,2 50,0 Tasso di occupazione % 48,7 47,2 Tasso di disoccupazione % 4,9 5,6

177 Appendice 177 Tabella 14: Valore aggiunto ai prezzi correnti (milioni di Euro), al lordo SIFIM, per il distretto industriale di Montegiorgio individuato dall Istat nel 2001 e settore di attività economica, anni Agricoltura, silvicoltura e pesca Industria Servizi Totale Valore aggiunto a prezzi correnti per abitante ,99 143,20 200,02 367, , ,44 169,87 206,52 398, , ,00 179,45 227,55 428, , ,51 212,00 219,27 452, , ,61 226,76 224,13 469, ,46 Tabella 15: Occupati interni per il distretto industriale di Montegiorgio individuato dall Istat nel 2001 e settore di attività economica, anni Agricoltura, silvicoltura e pesca Industria Servizi Totale Tabella 16: Indice di dotazione infrastrutturale nel distretto industriale di Montegiorgio individuato dall Istat nel 2001 per alcune categorie di infrastrutture; anno 2004 Infrastrutture Indice Rete Stradale ed Autostradale 68,3 Strutture Portuali - Strutture Aeroportuali - Reti Bancarie e Servizi Vari 69,4 Strutture Culturali e Ricreative 62,2

178 178 Appendice Il distretto industriale di Monte San Pietrangeli Tabella 17: Unità locali e addetti alle unità locali per settore di attività economica nel distretto industriale di Monte San Pietrangeli individuato dall ISTAT nel 200i; anno 2004 Unità locali Addetti alle unità locali Attività manifatturiere Costruzioni Commercio Alberghi e ristoranti Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese Altri servizi pubblici, sociali e personali Altre attività Totale Tabella 18: Principali indicatori dell indagine sulle forze di lavoro per il distretto industriale di Monte San Pietrangeli individuato dall Istat nel 2001; anni Popolazione 0-14 anni Occupati In cerca di occupazione Forze di lavoro Non forze di lavoro in età 15 anni e più Popolazione di 15 anni o più Popolazione totale Tasso di attività % 51,8 50,6 Tasso di occupazione % 49,3 47,8 Tasso di disoccupazione % 4,8 5,4

179 Appendice 179 Tabella 19: Valore aggiunto ai prezzi correnti (milioni di Euro), al lordo SIFIM, per il distretto industriale di Monte San Pietrangeli individuato dall Istat nel 2001 e settore di attività economica, anni Agricoltura, silvicoltura e pesca Industria Servizi Totale Valore aggiunto a prezzi correnti per abitante ,65 39,71 32,55 76, , ,32 45,20 31,97 81, , ,28 44,81 35,81 84, , ,13 50,77 40,35 95, , ,48 51,79 43,64 98, ,37 Tabella 20: Occupati interni per il distretto industriale di Monte San Pietrangeli individuato dall Istat nel 2001 e settore di attività economica, anni Agricoltura, silvicoltura e pesca Industria Servizi Totale Tabella 21: Indice di dotazione infrastrutturale nel distretto industriale di Monte San Pietrangeli individuato dall Istat nel 2001 per alcune categorie di infrastrutture; anno 2004 Infrastrutture Indice Rete Stradale ed Autostradale 53,6 Strutture Portuali - Strutture Aeroportuali - Reti Bancarie e Servizi Vari 58,6 Strutture Culturali e Ricreative 55,2

180 180 Appendice Tra gli altri distretti con centroide in un comune esterno alla provincia di Fermo, ma che ingloba comuni della stessa provincia ritroviamo: Il distretto industriale di Mogliano Il distretto di Mogliano è specializzato nel tessile-abbigliamento, in particolare nella produzione di cappelli; si tratta di un distretto molto piccolo che ricomprende tre comuni, di cui soltanto Mogliano è in provincia di Macerata (gli altri due Massa Fermana e Montappone si trovano nella nuova provincia di Fermo). Complessivamente le unità locali presenti sono 731 per un totale do addetti. Dei 45 distretti italiani del tessile- abbigliamento è uno tra i più piccoli (38 posizione per numero di addetti). Tabella 22: Unità locali e addetti alle unità locali per settore di attività economica nel distretto industriale di Mogliano individuato dall ISTAT nel 2001; anno 2004 Unità locali Addetti alle unità locali Attività manifatturiere Costruzioni Commercio Alberghi e ristoranti Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese Altri servizi pubblici, sociali e personali Altre attività Totale La popolazione nel distretto è di unità. Il tasso di disoccupazione è piuttosto basso (5,7% nel 2005), e con tasso di attività (48,3%) e tasso di occupazione (45,6%) al di sotto del valore generale dei distretti, ancora più distante dai livelli di attività e occupazione dei principali distretti del tessile-abbigliamento del Centro-Nord. Inoltre, gli indicatori dell occupazione sono in leggero peggioramento tra il 2004 ed il 2005.

181 Appendice 181 Tabella 23: Principali indicatori dell indagine sulle forze di lavoro per il distretto industriale di Mogliano individuato dall Istat nel Anni Popolazione 0-14 anni Occupati In cerca di occupazione Forze di lavoro Non forze di lavoro in età 15 anni e più Popolazione di 15 anni o più Popolazione totale Tasso di attività % 48,7% 48,3% Tasso di occupazione % 46,1% 45,6% Tasso di disoccupazione % 5,4% 5,7% Il distretto di Mogliano crea valore aggiunto per un valore pari a 129,9 milioni di Euro e l apporto al valore aggiunto generato dai distretti del tessile-abbigliamento è pari soltanto al 0,2% (dove i due maggiori distretti, Busto Arsizio e Como, generano da soli ben il 29% del V.A. totale). Il numero degli occupati interni e superiore di circa 400 unità rispetto agli occupati residenti, a dimostrazione del fatto che Mogliano attira occupazione anche da aree esterne al distretto. Il valore aggiunto per occupato interno è di , valore inferiore di circa rispetto alla media dei distretti del tessile-abbigliamento e inferiore di oltre ai distretti più performanti (Poggio Rusco e Ascoli Piceno). Il valore aggiunto per occupato interno di questo distretto è anche il più basso tra quelli generati dagli altri distretti della provincia. Tabella 24: Valore aggiunto ai prezzi base, al lordo SIFIM, e occupati interni per il distretto industriale di Mogliano individuato dall Istat nel 2001 e settore di attività economica; anno 2003 Valore aggiunto mln Occupati interni Valore aggiunto per occupato interno Agricoltura 2, ,56 Industria 42, ,93 Servizi 84, ,22 Totale 129, ,30

182 182 Appendice La rete stradale risulta la meno sviluppata tra i distretti maceratesi e l indice sintetico assume un valore pari a meno della metà di quello dei distretti provinciali (41,5 contro 87,5). Anche l indice relativo ai servizi è basso sia rispetto ai distretti con la stessa specializzazione che a quelli dello stesso territorio provinciale. Per contro, le strutture culturali e ricreative (134,5) risultano ben al di sopra di quelle degli altri sistemi locali del tessile-abbigliamento (valore medio dei distretti del tessile-abbigliamento 63,9). Tabella 25: Indice di dotazione infrastrutturale nel distretto industriale di Mogliano individuato dall Istat nel 2001 per alcune categorie di infrastrutture; anno 2004 Infrastrutture Indice Rete Stradale ed Autostradale 41,5 Strutture Portuali - Strutture Aeroportuali - Reti Bancarie e Servizi Vari 68,3 Strutture Culturali e Ricreative 134,5 Il distretto di Civitanova Marche Il distretto di Civitanova Marche oltre allo stesso comune centroide comprende: i comuni di Montecosaro, Morrovalle in provincia di Macerata e Porto Sant Elpidio, Sant Elpidio a Mare in provincia di Fermo.È importante ricordare che tutti i distretti del cuoio, pelli e calzature individuati dall ISTAT nelle province di Ascoli Piceno e Macerata (Civitanova Marche, Sarnano, Tolentino, Fermo, Montegiorgio, Montegranaro, Monte San Pietrangeli, Offida e San Benedetto del Tronto) formano il «Distretto calzaturiero fermano-maceratese» che per le sue interconnessioni sarebbe più corretto studiare nella sua interezza. La componente distrettuale del cuoio, pelli e calzature è nettamente la più importante nel contesto provinciale. Se considerassimo tutte le specializzazioni del cuoio, pelli e calzature delle Province di Ascoli Piceno e Macerata otterremmo di gran lunga il più grande distretto di cuoio, pelli e calzature in Italia con addetti. Con i raggruppamenti adottati dall ISTAT i principali distretti risultano essere Barletta con addetti, Arzignano con e Montebelluna con

183 Appendice 183 Tabella 26: Unità locali e addetti alle unità locali per settore di attività economica nei distretti industriali di Civitanova Marche, Sarnano e Tolentino individuato dall ISTAT nel 2001; anno 2004 Civitanova Marche U.L. Addetti Attività manifatturiere Costruzioni Commercio Alberghi e ristoranti Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese Altri servizi pubblici, sociali e personali Altre attività Totale I tassi di disoccupazione, pur riferiti ad un settore in crisi, non sono particolarmente elevati, anche se a Civitanova Marche raggiunge nel 2005 il 6%. Tabella 27: Principali indicatori dell indagine sulle forze di lavoro per il distretto industriale di Civitanova Marche, Sarnano e Tolentino individuato dall Istat nel 2001, anni Civitanova Marche Popolazione 0-14 anni Occupati In cerca di occupazione Forze di lavoro Non forze di lavoro in età 15 anni e più Popolazione di 15 anni o più Popolazione totale Tasso di attività % 52,8% 52,0% Tasso di occupazione % 49,7% 48,8% Tasso di disoccupazione % 5,9% 6,0%

184 184 Appendice Il valore aggiunto creato da Civitanova Marche è il più importante tra i distretti maceratesi (pari al 36%), Tolentino ne apporta il 10% e Sarnano il 4%. Il valore aggiunto per occupato interno a Tolentino risulta essere molto elevato e ben al di sopra della media provinciale, mentre Sarnano e Civitanova Marche sono piuttosto indietro. I valore aggiunto per occupato generato dai distretti calzaturieri veneti e da quelli toscani è generalmente più elevato, mentre quello dei distretti del Sud Italia è di minore entità. Tabella 28: Tabella 33: Valore aggiunto ai prezzi base, al lordo SIFIM, e occupati interni per il distretto industriale di Civitanova Marche, Sarnano e Tolentino individuato dall Istat nel 2001 e settore di attività economica; anno 2003 Civitanova Marche V.A. occupati interni V.A. per occupato interno Agricoltura 32, Industria 720, Servizi 1.078, Totale 1.830, Civitanova Marche e Tolentino sono ben posizionate in termini di reti stradali e di servizi, mentre Sarnano è ben al di sotto del livello nazionale. Anche rispetto agli altri distretti del cuoio, pelli e calzature Civitanova Marche e Tolentino si trovano in posizione migliore. Tabella 29: Indice di dotazione infrastrutturale nel distretto industriale di Civitanova Marche, Sarnano e Tolentino individuato dall Istat nel 2001 per alcune categorie di infrastrutture; anno 2004 Infrastrutture Civitanova Marche Indice Rete Stradale ed Autostradale 118,8 Strutture Portuali 25,0 Strutture Aeroportuali - Reti Bancarie e Servizi Vari 134,8 Strutture Culturali e Ricreative 53,2

185 Appendice 185 Allegati Demografia Figura 37: Variazione % della popolazione residente nelle nuove province di Fermo ed Ascoli Piceno, nella regione Marche ed in Italia tra il 1 gennaio 2002 ed 1 gennaio 2008 Fonte: ISTAT Tabella 30: Comuni per classi di abitanti; Provincia di Fermo; al 1 gennaio 2008 Meno di Tra e Tra e Tra e Da in su Francavilla d Ete Montelparo Monte Giberto Ortezzano M. V. Corrado Monsampietro M. Belmonte Piceno Moresco Montefalcone Appennino M. V. Combatte Monteleone di F. Monte Rinaldo Smerillo Rapagnano Campofilone Montappone Ponzano di F. S. Vittoria in M. Magliano di T. Montefortino Lapedona Montottone Massa Fermana Amandola Falerone Grottazzolina Altidona M. S. Pietrangeli Petritoli Monterubbiano Pedaso Servigliano Torre S. Patrizio Monte Urano Montegiorgio Fermo Porto S. Elpidio S. Elpidio a M. Porto S. Giorgio Montegranaro Fonte: ISTAT

186 186 XXX Figura 37: Comuni della provincia di Fermo per classi di popolazione residente; anno 2001 Fonte:Censimento della Popolazione, 2001 ISTAT Figura 38: Densità della popolazione (abitanti per kmq) nei comuni della provincia di Fermo; anno 2001 Fonte:Censimento della Popolazione, 2001 ISTAT

187 Appendice 187 Figura 39: Popolazione residente nei comuni della provincia di Fermo tra e abitanti; al 1 gennaio 2008 Figura 40: Popolazione residente nei comuni della provincia di Fermo al di sotto dei abitanti; al 1 gennaio 2008

188 188 Appendice Figura 41: Quote % residenti stranieri per comune; provincia di Fermo; al 31/12/2007 Figura 42: Quote % residenti stranieri per nazionalità; provincia di Fermo; al 31/12/2007 Fonte: ISTAT

189 Appendice 189 Figura 43: Residenti stranieri per nazionalità; provincia di Fermo; al 31/12/2007 Nazionalità Residenti stranieri Nazionalità Residenti stranieri Nazionalità Residenti stranieri Marocco Bosnia- Erzegovina 56 Libano 17 Albania Bangladesh 52 Burkina Faso 12 Albania Bielorussia 48 Eritrea 12 Cina Rep. Popolare Slovacchia 46 Paraguay 12 Polonia 742 Ecuador 45 Siria 12 India 724 Filippine 43 Svezia 12 Macedonia 565 Perù 42 Uzbekistan 12 Ucraina 457 Sri Lanka 40 Austria 11 Regno Unito 259 Francia 39 Cile 11 Pakistan 244 Rep. Ceca 38 Egitto 11 Algeria 220 Spagna 36 Irlanda 11 Tunisia 160 Senega 31 Grecia 8 Russia Federazione Serbia e Montenegro Costa d Avorio 148 Colombia 30 Guatemala Rep. Dominicana 24 Iran Stati Uniti 24 Portogallo 8 Bulgaria 106 Paesi Bassi 21 Afghanistan 7 Brasile 104 Camerun 20 Giordania 7 Nigeria 100 Svizzera 20 Lettonia 7 Moldova 93 Ungheria 20 Mongolia 7 Argentina 81 Belgio 18 Ghana 6 Cuba 81 Uruguay 18 Guinea 6 Germania 75 Venezuela 18 Israele 6 Croazia 60 Corea del Sud 17 Canada 5

190 190 Appendice Nazionalità Residenti stranieri Nazionalità Residenti stranieri Nazionalità Residenti stranieri Guinea equatoriale 5 Bolivia 2 El Salvador 1 Lituania 5 Estonia 2 Giamaica 1 Rep. Dem. Congo 5 Finlandia 2 Libia 1 Turchia 5 Guinea Bissau 2 Malaysia 1 Congo 4 Kenya 2 Nepal 1 Laos 4 Mali 2 Norvegia 1 Angola 3 Malta 2 Rep. Sudafricana 1 Australia 3 Mauritania 2 Slovenia 1 Azerbaigian 3 Mauritius 2 Taiwan 1 Benin 3 Messico 2 Territori Autonomia 1 Palestinese Burundi 3 Sudan 2 Uganda 1 Etiopia 3 Thailandia 2 Vietnam 1 Giappone 3 Togo 1 Zambia 1 Kazakhstan 3 Cambogia 1 Somalia 3 Danimarca 1 Totale Figura 44: Residenti stranieri per comune; provincia di Fermo; al 31/12/2007 Comune Residenti stranieri Comune Residenti stranieri Fermo Montegiorgio 602 Porto Sant Elpidio Falerone 372 Sant Elpidio a Mare Grottazzolina 306 Montegranaro Pedaso 246 Monte Urano 789 Monte San Pietrangeli 228 Porto San Giorgio 774 Petritoli 222

191 Appendice 191 Comune Residenti stranieri Comune Residenti stranieri Amandola 220 Monte Vidon Corrado 94 Altidona 185 Monte Giberto 69 Torre San Patrizio 178 Moresco 66 Campofilone 165 Monsampietro Morico 57 Rapagnano 155 Montefortino 54 Massa Fermana 153 Montottone 50 Monterubbiano 136 Montefalcone Appennino 48 Magliano di Tenna 126 Lapedona 46 Montappone 121 Ortezzano 46 Servigliano 114 Belmonte Piceno 44 Francavilla d Ete 111 Monte Vidon Combatte 37 Ponzano di Fermo 103 Monteleone di Fermo 34 Santa Vittoria in Mat. 101 Smerillo 30 Montelparo 95 Monte Rinaldo 22 Totale Figura 45: Quote % popolazione residente per classi di età; provincia di Fermo, Marche; Italia al 1 gennaio 2008

192 192 Appendice Figura 46: Quote % popolazione residente per classi di età; provincia di Fermo; al 1 gennaio 2008 Figura 47: Variazione assoluta della popolazione residente per classi di età e nazionalità; provincia di Fermo; differenza tra il 1 gennaio 2003 ed il 1 gennaio 2008 Figura 48: Incidenza della popolazione straniera per classe di età; provincia di Fermo; al 1 gennaio 2008 Fonte: ISTAT

193 Appendice 193 Occupazione Tabella 31: Addetti alle unità locali delle imprese per settore di attività economica per sistema locale del lavoro e comune (con almeno 5000 abitanti). Anno 2005 (Valori assoluti) COMUNI SISTEMA LOCALE DEL LAVORO Industria in senso stretto Costruzioni Commercio Alberghi e ristoranti Altri servizi Totale Porto Sant Elpidio Sant Elpidio a Mare Tutti i comuni del SLL Tutti i comuni del SLL Civitanova Marche Civitanova Marche Mogliano Comunanza Fermo Fermo Monte Urano Fermo Porto San Giorgio Fermo Tutti gli altri comuni del SLL con meno Fermo di abitanti Montegiorgio Montegiorgio Tutti gli altri comuni del SLL con meno Montegiorgio di abitanti Montegranaro Montegranaro Tutti i comuni del SLL Monte San Pietrangeli

194 194 Appendice Imprese Figura 49: Distribuzione % settoriale delle sedi di impresa; provincia di Fermo, Marche e Italia; anno 2008 Fonte: database Stockview (Infocamere), su dati Registro Imprese Figura 50: Variazioni assolute delle localizzazioni per settore; provincia di Fermo;

195 Appendice 195 Figura 51: Sedi di imprese attive per classe di valore della produzione e per i principali settori. Provincia di Fermo. Anno Figura 52: Sedi di imprese attive per classe di fatturato e per i comparti moda e altro; provincia di Fermo;

196 196 Appendice Tabella 32: Localizzazioni attive nella provincia di Fermo nel settore agricoltura, silvicoltura e pesca; anni Agricoltura, caccia e relativi servizi Coltivazioni agricole, orticoltura, floricoltura Coltivazione di cereali e di altri seminativi n.c.a. Coltivazione di ortaggi, specialità orticole, fiori e prodotti di vivai Coltivazione di frutta, frutta a guscio, prodotti per bevande e spezie Allevamento di animali Allevamento di bovini e bufalini, produzione di latte crudo Allevamento di ovini, caprini, equini Allevamento di suini Allevamento di pollame e altri volatili Allevamento di altri animali Coltiv. agricole associate all allevamento di animali (attività mista) Attività dei serv. non veterinari connessi all agric. e alla zootecnia Attività dei servizi connessi all agricoltura Attività dei servizi per l allev. del bestiame, esclusi i serv. veter A 01 Agricoltura, caccia e relativi servizi A 02 Silvicoltura e utilizzaz. aree forestali A Agricoltura, caccia e silvicoltura B Pesca, piscicoltura e servizi connessi

197 Appendice

198 198 Appendice Tabella 33: Localizzazioni attive nella provincia di Fermo nei settori industriali; anni C Estrazione di minerali DA15 Industrie alimentari e delle bevande DB17 Industrie tessili DB18 Confez.articoli vestiario-prep. pellicce DC19 Prep.e concia cuoio-fabbr. artic. viaggio DD20 Ind. legno, esclusi mobili-fabbr. in paglia DE21 Fabbric. pasta-carta, carta e prod. di carta DE22 Editoria, stampa e riprod. supp. registrati DF23 Fabbric. coke, raffinerie, combust. nucleari DG24 Fabbric. prodotti chimici e fibre sintetiche DH25 Fabbric. artic. in gomma e mat. plastiche DI26 Fabbric. prodotti lavoraz. min. non metallif DJ27 Produzione di metalli e loro leghe DJ28 Fabbricaz. e lav. prod. metallo, escl. macchine DK29 Fabbric. macchine ed appar. mecc., instal DL30 Fabbric. macchine per uff., elaboratori DL31 Fabbric. di macchine ed appar. elettr. n.c.a DL32 Fabbric. appar. radiotel. e app. per comunic DL33 Fabbric. appar. medicali, precis., strum. ottici DM34 Fabbric. autoveicoli, rimorchi e semirim DM35 Fabbric. di altri mezzi di trasporto DN36 Fabbric. mobili-altre industrie manifatturiere DN37 Recupero e preparaz. per il riciclaggio D Attività manifatturiere E Prod.e distrib. energ. elettr., gas e acqua F Costruzioni

199 Appendice

200 200 Appendice Tabella 34: Localizzazioni attive nella provincia di Fermo nei settori dei servizi; anni G 50 Comm. manut. e rip. autov. e motocicli G 51 Comm. ingr. e interm. del comm. escl. autov G 52 Comm. dett. escl. autov., rip. beni pers G Comm. ingr. e dett., rip. beni pers. e per la casa Alberghi e ristoranti Alberghi, hotel, pensioni e simili Ostelli della gioventù e rifugi di montagna Campeggi ed aree attrezzate per roulotte Altri alloggi per brevi soggiorni Ristorazione Bar e caffetterie; birrerie, pub, enoteche ed altri esercizi simili senza cucina Mense Catering e banqueting H Alberghi e ristoranti I 60 Trasporti terrestri-trasp. mediante condotta I 63 Attività ausiliarie dei trasp., ag. viaggi I 64 Poste e telecomunicazioni 3 6 I Trasporti, magazzinaggio e comunicaz J Intermediaz. monetaria e finanziaria K 70 Attività immobiliari K 71 Noleggio macc. e attrezz. senza operat K 72 Informatica e attività connesse K 73 Ricerca e sviluppo K 74 Altre attività professionali e imprendit K Attiv. immob., noleggio, informat., ricerca M Istruzione N Sanità e altri servizi sociali O 90 Smaltim.rifiuti solidi, acque scarico e sim O 91 Attività organizzazioni associative n.c.a O 92 Attività ricreative, culturali sportive O 93 Altre attività dei servizi O Altri servizi pubblici, sociali e personali P Serv.domestici presso famiglie e conv X Imprese non classificate

201 Appendice

202 202 Appendice Agricoltura Figura 53: Superficie coltivata a cereali; comuni della provincia di Fermo; anno 2001

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