Comune: Monticello d Alba

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1 Comune: Monticello d Alba Provincia: Cuneo. Area storica: Roero. Abitanti: 1760 (ISTAT 1991). Estensione: 1013 ha (ISTAT 1991); 1066 ha (SITA 1991). Confini: a nord Sommariva Perno e Corneliano d Alba, a sud-est Alba, a sud S. Vittoria d Alba, a ovest Pocapaglia. Frazioni: Borgo, S. Antonio, Grillo-Pace. Marendoni, Pautassi, Soria, Valdozza, Casale. Toponimo storico: «Montixel» (1171: AST, Corte, Paesi per A e B, M, m. 30, n. 1); «Monticelli» (AST, Corte, Paesi per A e B, M, m. 30, n. 7). Divenuto «Monticelli Alba» per R.D del 4 dicembre 1862, assunse la forma attuale «Monticello d Alba» nel 1878 (R.D. 4416). Diocesi: diocesi di Asti nel medioevo. Dal 1814 diocesi di Alba. Pieve: l antica chiesa di S. Ponzio compare per la prima volta nel 1041 (Il Libro Verde della Chiesa d Asti, doc. 323); non se ne conosce la dipendenza, poiché nell elenco del cattedratico di Asti del 1345 la chiesa è nominata, ma non è sottoposta a pieve (Bosio 1894, p. 521). Altre presenze ecclesiastiche: S. Dalmazzo di Ninzolasco (ora scomparsa, ma identificabile con il sito dell attuale cascina Monastero) è menzionata per la prima volta nel 1111 (Il Libro Verde della Chiesa d Asti, doc. 213); fondato e dipendente da S. Dalmazzo di Pedona, passò all abbazia di Breme, alla quale fu confermato da papa Eugenio III nel 1152 (Cartario della abazia di Breme, doc. 98). Dal Trecento il monastero subì progressivamente il controllo della famiglia Roero; un registro dei fitti dovuti alla chiesa di S. Dalmazzo di Ninzolasco è conservato nell archivio Roero di Monticello (1517; A Roero di Monticello, m. 1, n. 3); i conti dal 1540 ottennero il possesso del priorato e il diritto di giuspatronato (Molino, Soletti 1984, p. 114). Comunità, origine, funzionamento: nel 1190, gli uomini di Monticello appaiono istituiti in comunità relativamente autonoma, capace di stipulare un patto politico e commerciale con il vescovo di Asti e con il comune di Alba, che garantiva loro aiuto militare e un feudatario di origine albese (Il «Rigestum comunis Albe», doc. 121). Successivamente, la forte presenza vescovile in loco impedì un autonomo sviluppo istituzionale della comunità, alla quale fu imposto un castellano. Alcune consuetudini furono però concordate fra la comunità e il vescovo Giacomo della Porta nel 1227 e confermate nel 1266 (A Roero di Monticello, m. 27). Considerata la rilevanza strategica della località, il cui castello «positum est in medio aliorum castrorum Episcopatus» (Il Libro Verde della Chiesa d Asti, doc. 108), nelle questioni più importanti per esempio, nella lite sui confini con Alba, nel 1332 era il vescovo stesso, e neppure il castellano, ad agire «per comune et homines loci Montixelli», rivelando così la scarsa libertà d azione della comunità (Il Libro Verde della Chiesa d Asti, doc. 102). Il consiglio tuttavia si radunava per ratificare le decisioni del vescovo (Il Libro Verde della Chiesa d Asti, doc. 106). Gli statuti signorili del 1390 confermavano le funzioni del castellano, al quale venivano demandati i poteri giurisdizionali. Il consiglio di credenza, composto di 20 membri, appare quale elemento istituzionale di incidenza limitata. A esso si affiancavano due sapienti incaricati di conferire con il signore, 4 «factores» e un «camparius».

2 Dipendenza nel Medioevo: la località fu confermata dall imperatore Enrico al vescovo di Asti nel 1041 (Il Libro Verde della Chiesa d Asti, doc. 323) e dipese dalla Chiesa d Asti fino al Settecento inoltrato. Feudo: ne furono castellani i da Govone, ai quali venne concessa dal vescovo d Asti (Il Libro Verde della Chiesa d Asti, doc. 110). Ma i dissidi sorti per le tendenze autonomiste del casato provocarono un contrasto insanabile: il vescovo, con l appoggio della vicina Alba, fece assediare il castello, poi, dopo averne privato gli antichi signori (Il Libro Verde della Chiesa d Asti, doc. III), passò l incarico di custode ad Alberto di Canelli nel Nel 1237 lo ebbero Bonifacio e Guglielmo di Gorzano. Nel 1280 il comune di Asti acquistò alcune quote di Monticello da Manfredo e Corrado signori di Sommariva Perno (AST, Corte, Paesi per A e B, S., m. 9, Sanfrè, n. 1). Secondo la politica perpetrata in quegli anni dal comune, la località venne ceduta quale pegno di un prestito a Petrino di S. Vittoria, il quale, nel 1341, lo passò a Pietro Falletti per 704 lire (A Malabaila di Canale, m. 5. doc [22 febbraio]). Francesco Malabaila vi figurava come castellano del vescovo nel 1341 (A Malabaila di Canale, m. 1, n. 37), ma, di fatto, avendo le rendite del luogo, ne era il signore. Suo figlio Baldracco, vescovo di Asti, nel 1350 concesse in enfiteusi perpetua ai propri fratelli e al nipote Ludovico «castrum, villam et homines dicti loci Monticelli cum omni mero et mixto imperio ac iurisdictione omnimoda» (Il Libro Verde della Chiesa d Asti, doc. 108), salvo revocare la decisione due anni dopo. In realtà, il provvedimento non dovette essere effettivo, se, nel 1362, in una divisione dei beni in seno alla famiglia, Monticello spettava a Ludovico Malabaila. Nel 1376 il castello venne occupato da Percivalle Roero e dai suoi fratelli, filoviscontei (Mortellaro 1990, pp. 224, 246), che l avevano acquistata dal legato apostolico Roberto di Ginevra (AST, Corte, Inv. 17, m. 5, Monticello, doc. 1). Nel 1422 una bolla di papa Martino V conferiva a Oddone Roero e ai suoi discendenti il titolo comitale, ricevendone il giuramento di fedeltà l anno successivo (AST, Corte, Inv. 17, m. 5, Monticello, docc. 2 e 3). Nel 1434 Giovanni Percivalle Roero fece aderenza al duca Amedeo di Savoia (AST, Corte, Inv. 17, m. 5, Monticello, doc. 4). Dopo una lunga lite fra Giulia ed Elena, figlie del defunto conte Filippo Roero, e lo zio Lelio Roero conte di Piea (AST, Corte, Inv. 17, m. 5, Monticello, doc. 5), nel 1589, il vescovo d Asti investì quest ultimo del feudo di Monticello (AST, Corte, Paesi per A e B, M, m. 30, n. 4). Ancora nel 1756, il vescovo d Asti investiva Guglielmo Bernardino Roero. Mutamenti di distrettuazione: nel Cinquecento Monticello apparteneva al distretto astigiano (AST, Corte, Inv. 18, m. 25, n. 1); anche la giustizia veniva amministrata ad Asti (AST, Corte, Inv. 17, m. 5, Monticello, n. 6). Per quanto riguarda la divisione territoriale durante la dominazione sabauda, nel Settecento Monticello risulta nella provincia di Alba, mentre dal 1859 è in provincia di Cuneo, circondario di Alba. Mutamenti territoriali: al tempo della sua prima menzione (1041), Monticello faceva capo a un territorio limitato al villaggio, con il suo castello e la chiesa di S. Ponzio (Il Libro Verde della Chiesa d Asti, doc. 323). Vari tentativi di ampliare il territorio furono effettuati con successo fin dal Duecento: in direzione sud, verso il Tanaro, sono attestate annose liti con le limitrofe comunità di S. Vittoria e Alba (A Roero di Monticello, m. 55, fasc. 14 e m. 58, fasc. 4). Verso ovest, Monticello inglobò una porzione dell antico territorio di Ninzolasco, località decaduta in epoca bassomedievale (Molino, Soletti 1984, p. 116). Comunanze: l indagine condotta nel 1932 per appurare l esistenza di beni comuni a Monticello d Alba pone in rilievo che il comune non aveva mai posseduto beni di valore.

3 Non esistevano inoltre promiscuità, né usurpazioni da parte di privati. L unico elemento rilevabile è un gerbido donato nel 1929 dal conte Leopoldo Roero al comune e sul quale la popolazione esercitava da tempo l uso civico di pascolo. Tale uso risaliva agli anni ed era il risultato di un annosa lite fra il conte Gennaro Roero e il comune: la comunità si risolse infatti a cedere al conte il gerbido a condizione che egli non mutasse il tracciato di una strada e che l area potesse essere utilizzata a pubblico pascolo. Nel 1932 se ne cambiò la destinazione d uso da terreno agricolo a bosco ceduo (CLUC, n. 4142). Luoghi scomparsi: nell attuale territorio di Monticello, nei pressi della cascina Monastero, sorgeva, fin dal 1007 (Le più antiche carte dello archivio capitolare di Asti, doc. 136), la località di Ninzolasco, ora scomparsa. Nel medioevo, essa occupava un area piuttosto estesa a ovest di Monticello, dal torrente Mellea fin verso S. Giuseppe di Sommariva Perno (Molino, Soletti 1984, p. 116). Il suo territorio venne smembrato e accorpato in parte a Sommariva Perno e in parte a Monticello per via di acquisti e passaggi di proprietà effettuati nel corso del Duecento (Appendice documentaria al Rigestum comunis Albe, doc. 144; Gabotto 1892, p. 156). La località esisteva ancora nel 1387, quando è attestata una «ruata Ninzolaschi» (A Roero di Monticello), ma nei secoli XVI e XVII è solo una regione, i cui abitanti dipendono in gran parte dal monastero di Breme (Molino, Soletti 1984, p. 116), e tale appare ancora nel catasto del Ancora sul finire del Settecento, un Roero di Monticello, canonico della cattedrale di Torino, portava il titolo di abate di Ninzolasco (Bernocco 1925, p. 239). Fonti: A Malabaila di Canale (Archivio Malabaila di Canale), m. 1, n. 37; m. 5. doc A Roero di Monticello (Archivio Roero di Monticello): m. 1, n. 3; m. 27; m. 55, fasc. 14, m. 58, fasc. 4; cat. 1, cl. 9, fasc. 1. AST (Archivio di Stato di Torino): Corte, Inv. 17, m. 5, Monticello, docc. 1-5; Inv. 18, m. 25, n. 1; Corte, Paesi per A e B, M, m. 30, nn. 1, 4, 7; Corte, Paesi per A e B, S., m. 9, Sanfrè, n. 1. CLUC (Commissariato per la liquidazione degli usi civici), n Catasti: un consegnamelo del 1387 ai Roero, signori di Monticello, (A Roero di Monticello, m. 27) ci fornisce quanto di più prossimo a un catasto per l epoca medievale. Nel 1733, in seguito a quanto stabilito dalla Perequazione generale, l Intendente di Asti ordinò una ricognizione dello stato dei catasti nelle località di sua competenza. In quell occasione, la comunità di Monticello dichiarò di necessitare di un nuovo catasto perché quello in uso era tanto stratificato da rendere difficilissima l esazione fiscale. Negli anni successivi venne prodotto un catasto descrittivo, con mappa geometrica (1758), reputato tuttavia insufficiente, poiché già nel 1763 il podestà ordinò la redazione di un registro nuovo, terminato nel 1770 (AC Monticello). Ordinati: non ne sono stati reperiti, sebbene alla fine dell Ottocento si segnalasse una serie di ordinati comunali dal 1596 al 1799 (Bianchi 1881). Statuti: del 1390, conservati nell archivio del castello di Monticello (ne esiste una trascrizione in: Roero di Monticello 1994). Consuetudini erano già in vigore nel 1227, in seguito ad accordi fra la comunità e il vescovo e vennero confermate nel 1266 (A Roero di Monticello, m. 27)

4 Liti territoriali: con S. Vittoria, riguardo lo spostamento del Tanaro: 1440 e 1451 (A Romagnano): (A Roero di Monticello). Nell archivio Roero di Monticello esiste un fascicolo di liti di confine fra Monticello e Alba, datato (A Roero di Monticello, cat. 1, cl. 9, fasc. 1), contenenti copie di atti anteriori. Bibliografia: Appendice documentaria al Rigestum comunis Albe, a cura di F. Gabotto, Pinerolo 1912 (BSSS 22). Bianchi N., Le carte degli archivi piemontesi, Torino Bosio G., Storia della Chiesa di Asti. Appendice, Asti Bernocco G., Cenni geografico-storici sui comuni di Vezza d Alba, Baldissero, Canale, Castagnito, Castellinaldo, Corneliano, Guarene compresi nelle terre dei signori di Roero, Cherasco Cartario della abazia di Breme, a cura di L.C. Bollea, Torino 1933 (BSSS 127). Eusebio F., Il museo storico-archeologico di Alba, Alba Gabotto F., Studi e ricerche sulla storia di Bra, I, Bra Il Libro Verde della Chiesa d Asti, a cura di G. Assandria, Pinerolo (BSSS 25-26). Manno A., Il patriziato subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, feudali ed araldiche desunte da documenti, Civelli, Firenze , 2 voll. e 27 dattiloscritti, vol. I, ad vocem. Molino B., Soletti U., Roero. Repertorio storico, Savigliano Mortellaro V., L aristocrazia bancaria astigiana: la famiglia Malabaila, Torino 1990, dattiloscritto presso il Dipartimento di Storia dell Università di Torino, Sezione Medievistica. Panero F., Frammenti di decorazione altomedievale in San Ponzio a Monticello d Alba, in «Alba Pompeia», 1 (1986), pp Le più antiche carte dello archivio capitolare di Asti, a cura di F. Gabotto, Pinerolo 1904 (BSSS 28). Il «Rigestum comunis Albe», a cura di Gabotto F., Eusebio F., Pinerolo 1903 (BSSS 20). Roero di Monticello A., Lo statuto di Monticello e quello di Castellalfero: differenze fra dominio signorile e villanova, Torino 1994, dattiloscritto presso il Dipartimento di Storia dell Università di Torino, Sezione Medievistica. Monticello Il territorio di Monticello conosce fasi diverse di organizzazione. Al tempo della sua prima attestazione, quando venne confermato dall imperatore Enrico III al vescovo di Asti, esso era limitato a un area ristretta comprendente il villaggio, il castello e la chiesa di S. Ponzio (Il Libro Verde della Chiesa d Asti, doc. 323). Nei suoi pressi sorgeva un altra località, detta «Linzolascho» (Le più antiche carte dello archivio capitolare di Asti, doc. 136) e, più tardi, Ninzolasco. Il suo territorio appariva distinto da quello di Monticello e si estendeva dal torrente Mollea all attuale borgata S. Giuseppe di Sommariva Perno (Molino, Soletti 1984, p. 116). Fu nel corso del Duecento che l abitato perse di importanza e il suo territorio finì con l essere annesso in parte a quello di Sommariva Perno tramite la vendita effettuata dai signori di Sommariva ad Arnaldo Piloso (1270: Appendice documentaria al Rigestum comunis Albe, doc. 144) e in parte a Monticello, andando a costituire il settore occidentale del territorio comunale. L attuale habitat sparso del territorio risale al secolo XVII: prima di allora i borghi apparivano più compatti e l abbandono di uno determinava la migrazione in un altro nelle vicinanze. È probabilmente quanto avvenne per l insediamento sorto attorno all antica chiesa

5 di S. Ponzio, che conserva forme romaniche (Panero 1986) e che la tradizione identifica con il primo sito di Monticello, più in basso rispetto all attuale (Bernocco 1925, p. 239). L antichità del luogo è confermata dal rinvenimento di materiale di epoca romana (Eusebio 1901, p. 48). Nei documenti medievali il territorio di Monticello appare diviso in due aree distinte: «in plana» e «in montibus» (Il Libro Verde della Chiesa d Asti, doc. 102). La zona pianeggiante, prospiciente le riva del Tanaro, confinava con il territorio di Alba e i pascoli e i campi che vi si affacciavano erano spesso motivo di controversia con il comune limitrofo. Le prime discordie si originarono negli anni Sessanta del Duecento, circa il possesso di un area in prossimità del Tanaro detta «Columberiis», contigua al territorio di Monticello, ma da questo rivendicata a torto. Nel 1271 si giunse a un accordo, che stabiliva la pertinenza dell area ad Alba. La linea divisoria fra i due territori venne fissata sulla «riana que desentit trans Ronchalie», cioè oltre la zona detta tutt oggi Roncaglia, presso il torrente Mellea (A Roero di Monticello, cat. 1, cl. 9, fasc. 1). La lite proseguì negli anni: nel 1285 è ritenuto comune «dalla croce al gorreto» dunque in prossimità del Tanaro (A Roero di Monticello, m. 55, fasc. 14); nel 1332 il confine meridionale di Monticello venne fissato approssimativamente lungo il percorso del Tanaro compreso però nel territorio di Alba, con l impegno di entrambe le comunità a delimitare il territorio con pietre e piglie di confine (Il Libro Verde della Chiesa d Asti, doc. 102). Il documento menziona le cave di gesso poste nelle vicinanze dell attuale S. Ambrogio, che tuttora segnano il confine tra Monticello e Alba. Alla base del dissidio vi erano due questioni: il pagamento del fodro, risolta stabilendo che i cittadini di Alba, possessori di beni fondiari a Monticello, avrebbero comunque pagato il fodro e le taglie alla comunità d origine. La seconda questione concerneva invece la possibilità di condurre gli armenti di Monticello al fiume, accordata da Alba a patto che le bestie e i carri arrecassero il minor danno possibile ai campi attraversati. Testi del 1571 localizzano il terreno conteso, detto Colombero, «nella contrada di Montarone di qua dalle pille verso Alba, appresso alla seconda pilla comenzando verso Tanaro» (A Roero di Monticello, cat. 1, cl. 9, fasc. 1). Anche il confine con S. Vittoria d Alba fu oggetto di ripetute liti a partire dal secolo XV (AC S. Vittoria d Alba). Nella creazione del territorio di Monticello furono determinanti due elementi; in primo luogo la forte presenza del vescovo di Asti, sotto il cui saldo controllo la comunità compì vari tentativi di spingersi verso sud ai danni di Alba, in modo da aver accesso al fiume e alle attività economiche che ciò comportava (pascoli, gorreti, mulini). Una seconda fase, caratterizzata più dall accorpamento che non dall espansione, fu perpetrata dai Roero, presenti come signori del luogo dagli anni Settanta del Trecento (a loro si deve la successiva denominazione dell area). Nel 1387, al tempo del primo consegnamento dei beni fatto dalla popolazione ai suoi signori (A Roero di Monticello, m. 27), il territorio non appariva compatto, bensì disseminato di presenze signorili destinate a scomparire nei decenni successivi; vi era infatti l obbligo per i particolari di consegnare quanto dovuto ai signori di Alzabech, «de Baldisserio», «de Govono», «illorum de Qualeio, de Paltacio». Anche l attenta strategia con cui i Roero si impossessarono poco alla volta di diritti di vario genere sul priorato di S. Dalmazzo di Ninzolasco che possedeva molte giornate di terra nei dintorni di Monticello rivela la volontà di accorpamento del territorio; il progressivo controllo esercitato sulla fondazione fin dal Trecento portò i Roero ad amministrarne i redditi. Se nel secolo XVI oltre 70 particolari consegnavano i loro beni dipendenti da Breme, nel Settecento è ai Roero che spettano 63 giornate di terra nelle regioni dette «monastero» (l edificio ecclesiastico è ormai in rovina da un secolo): Labrà, Borgo Lunero e Vantria (Molino, Soletti 1984, pp ). La famiglia si è da tempo sostituita ai Benedettini nel controllo di quella porzione di territorio.

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