SALMONELLOSI AVICOLE. La situazione UE

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1 SALMONELLOSI AVICOLE La situazione UE La protezione della salute umana contro le malattie e le infezioni direttamente e indirettamente trasmesse dagli animali all uomo è inclusa tra obiettivi principali della politica comunitaria di tutela della salute. Al fine di individuare le priorità di intervento in riferimento alla frequenza, gravità e conseguenza economica delle infezioni zoonotiche rilevate, viene effettuata annualmente dall EFSA una ricognizione sui principali agenti zoonotici rilevati negli animali, alimenti, mangimi e che determinano la maggior parte delle infezioni nell uomo. Tra i riscontri principali emersi, la salmonellosi è stata individuata come una delle zoonosi a maggiore prevalenza verso cui devono essere adottate prioritariamente misure di controllo (cfr. tabella 1). TAB. 1 - ZOONOSI IN EUROPA Anno 2008 Anno 2009 Casi umani Casi / abitanti Casi umani Casi / abitanti Campilobatteriosi , ,6 Salmonellosi , ,7 Yersiniosi , ,7 E.Coli VTEC , ,8 Toxoplasmosi ,7 Febbre Q , ,5 Listeriosi , ,4 Echinococcosi 891 0, ,2 Trichinellosi 670 0, ,2 Brucellosi 619 0, ,08 Tubercolosi da M.bovis 107 0, ,02 Rabbia 4 1 Casi/100,000 abitanti: in relazione al numero di abitanti nei Paesi che effettuano notifiche Tabella 1 - Casi di infezioni zoonotiche nell UE (anno 2009) - Report EFSA. Nel territorio UE sono pertanto stati progressivamente avviati, a partire dal 2006, a norma del Reg. 2160/03, programmi di controllo del patogeno a livello della produzione primaria, considerata il punto di intervento della filiera più rilevante ai fini della prevenzione delle infezioni nell uomo. In considerazione degli alimenti individuati come principale fonte di infezione nell uomo (uova, carne di pollo e maiale), l UE ha richiesto inizialmente l attuazione di piani di studio finalizzati alla valutazione della prevalenza dell infezione nelle popolazioni animali con la successiva adozione di programmi finalizzati alla riduzione della stessa. I piani di controllo sono in particolare stati avviati nella filiera avicola (riproduttori, ovaiole, polli da carne e tacchini) e sono finalizzati alla individuazione degli allevamenti con maggior rischio di infezione e con livelli di biosicurezza non sufficienti a garantire una protezione adeguata degli animali allevati. Le azioni di controllo, differenziate per frequenza e modalità di raccolta del campione in relazione alla tipologia di allevamento (a terra o in gabbia), sono basati su prelievi di feci eseguiti in autocontrollo e con controlli ufficiali a campione e permettono di identificare i gruppi di animali infetti in cui devono pertanto essere migliorati il sistema di gestione e le misure di protezione. Le attività condotte in Piemonte (ispezioni e prelievi) hanno consentito di verificare con regolarità le condizioni igienico sanitarie degli allevamenti avicoli, accertare le misure di protezione adottate negli allevamenti, verificare l adozione delle prescrizioni disposte a seguito dei controlli ufficiali ed hanno permesso di rilevare la prevalenza dell infezione in riferimento agli obiettivi previsti dai diversi programmi di controllo in atto (cfr. tabella 2). Categoria TAB. 2 - PIANI DI CONTROLLO DELLA SALMONELLA Target comunitario di riduzione della prevalenza Avvio piani Sierotipi Obiettivo Anno di raggiungimento Norma Riproduttori 2007 S. Enteritidis, S.Typhimurium, S.Hadar, Reg. 1003/05 < 1% 2012 S.Infantis, S.Virchow Reg. 200/10 Ovaiole 2008 S. Enteritidis, S.Typhimurium < 6% 2010 Reg. 1168/06 Polli da carne 2009 S. Enteritidis, S.Typhimurium < 1% 2011 Reg. 646/07 Tacchini 2010 S. Enteritidis, S.Typhimurium < 1% 2012 Reg. 584/08 Tabella 2 - Target comunitario di riduzione della prevalenza di salmonella nei gruppi allevati. A tutt oggi gli obiettivi fissati dalla Unione Europea stanno per essere progressivamente raggiunti negli allevamenti del territorio comunitario in cui i piani sono in corso di realizzazione. Nel territorio UE la prevalenza registrata nel 2009 di gruppi riproduttori positivi ai 5 sierotipi di salmonella considerati maggiormente patogeni per l uomo (S. Enteritidis, S. Typhimurium, S. Virchow, S. Hadar, S. Infantis), verso cui è orientato il controllo in questa categoria di animali, è stata dello 1,2.% (report EFSA). Nelle galline ovaiole e nei broiler i gruppi positivi a S. Enteritidis e/o S. Typhimurium sono stati rispettivamente il 3,2% e l 1%. Si riportano successivamente i dettagli della prevalenza in Italia ed in Piemonte. Misure integrative di controllo inoltre sono disposte per le strutture di produzione dei mangimi, possibile fonte di infezione per gli animali, per il loro utilizzo nelle aziende, per garantire l igiene nel trasporto degli animali, per assicurare che la documentazione che accompagna gli animali durante la spedizione riporti tutte le indicazioni (segni clinici, variazioni indici produttivi, esiti di accertamenti diagnostici, non conformità precedentemente rilevate al macello) rilevanti ai fini della possibile presenza del patogeno e della sicurezza alimentare in generale. La strategia prevista a livello comunitario prevede, successivamente alla adozione dei piani di controllo in corso negli allevamenti avicoli, al conseguente miglioramento delle misure di biosicurezza e alla riduzione dell infezione nella produzione primaria, l adozione di misure di controllo per accertare l assenza di salmonella nelle carni (assenza in 25

2 gr. di carne fresca a norma del Reg. 2160/03) con l obiettivo di intervenire anche nelle fasi della filiera alimentare successive alla produzione primaria e ridurre ulteriormente il rischio di infezione per il consumatore (cfr. figura 1). Figura 1 - Priorità delle azioni di controllo delle salmonelle nella filiera alimentare. Un approccio trasversale ed integrato è pertanto previsto, peraltro anche per altre MTA, in tutta la filiera produttiva e deve essere considerato nella programmazione ed esecuzione delle azioni di controllo di parte pubblica (controlli ufficiali) e privata (autocontrollo) per garantire la assenza del patogeno nei prodotti alimentari. I controlli devono essere coordinati e finalizzati alla individuazione dei principali fattori di rischio di contaminazione dei prodotti alimentari, devono essere definiti protocolli e modalità di intervento univoci tra i servizi di prevenzione veterinari e medici con condivisione delle azioni di controllo adottate e comunicazione reciproca delle non conformità rilevate e dei focolai di tossinfezione (cfr. tabella 3). TAB. 3 - PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO PER LA CONTAMINAZIONE ALLEVAMENTO DA SALMONELLA TRASPORTO MACELLO CENTRO IMBALLAGGIO UOVA SEZIONAMENTO Provenenza animali Personale di carico Contaminazioni fecali Contaminazione strumentazione Igiene mangimi Pulizia contenitori Cross contaminazione carcasse Personale di lavorazione Ingressi mezzi/persone Pulizia veicoli Insetti Insetti Animali selvatici / topi Sfoltimento gruppi Cross contaminazione uova Igiene strutture Trattamenti termici inadeguati Assenza vuoto sanitario Tabella 3 - Principali fattori di rischio nella filiera avicola. Le azioni intraprese nell UE stanno consentendo una progressiva diminuzione della prevalenza delle infezioni umane scese a casi nel 2009 rispetto ai casi nel 2008, del 2007, nel 2006 e nel 2005 (riduzione del 17,4% rispetto al 2008 e del 37,8% dal 2005), a dimostrazione della efficacia delle azioni di controllo adottate a livello della produzione primaria (cfr. figure 2, 3). Figura 2 - Trend dei casi di salmonellosi umana nell Unione Europea. Protocolli di intervento specifici sono previsti negli allevamenti a seguito del riscontro dei sierotipi di salmonella considerati maggiormente rilevanti ai fini della sanità pubblica (S.Enteritidis e S.Typhimurium, sierotipi che determinano il maggior numero di infezioni nell uomo). L eliminazione del gruppo positivo attraverso macellazione o abbattimento

3 e la destinazione delle uova al trattamento termico sono i provvedimenti che devono essere immediatamente adottati a seguito di riscontro del patogeno in azienda. I programmi, per cui è previsto un finanziamento dall UE, prevedono un successivo rimborso del valore degli animali eliminati, ad eccezione dei casi in cui le carni possono essere destinate al consumo umano perché non infette, nonché l individuazione delle cause che hanno determinato l ingresso del patogeno e la prescrizione delle misure per il miglioramento della biosicurezza aziendale. Figura 3 - Numero di casi di salmonellosi umana per sierotipo - Report EFSA I piani nazionali Come previsto dal Reg. 2160/03 sono stati progressivamente avviati in Italia i programmi di controllo della salmonellosi, approvati dalla UE, per i quali è previsto un contributo finanziario di supporto e indennizzo a seguito di riscontro di positività per garantire l eliminazione dei gruppi di animali positivi all infezione. A fronte della disponibilità finanziaria di supporto ai programmi di controllo è importante garantire una scrupolosa attuazione degli stessi al fine di permettere una progressiva riduzione della prevalenza e consentire il raggiungimento di un buon livello sanitario degli allevamenti. I programmi nazionali si basano su azioni di controllo ufficiale, con frequenze stabilite in base ai periodi produttivi considerati a maggior rischio di infezione, e su piani di autocontrollo aziendale in cui devono essere considerati i seguenti aspetti: identificazione dell azienda, delle strutture produttive e delle categorie di animali allevati descrizione delle misure di biosicurezza adottate schema di campionamento eseguito in autocontrollo identificazione del laboratorio accreditato di riferimento modalità di gestione delle eventuali positività medico veterinario aziendale l.p. responsabile per il piano di autocontrollo L autocontrollo aziendale è pertanto individuato quale strumento importante per proteggere il proprio allevamento dall ingresso del patogeno e per rilevare rapidamente l infezione, consentendo di ridurre il rischio contaminazione dei prodotti alimentari derivati. Riproduttori I riproduttori rappresentano senz altro la categoria più importante di allevamento ai fini del controllo degli agenti infettivi perché sono all apice della filiera produttiva. Il controllo di questa categoria è stato avviato dal 1998 e proseguito con la realizzazione del programma triennale di riduzione della prevalenza che si è concluso nel Il programma, finalizzato secondo gli obiettivi comunitari alla riduzione della prevalenza di gruppi infetti per le Salmonella Enteritidis, Typhimurium, Infantis, Hadar, Virchow ad un valore inferiore all 1%, è stato riproposto nel 2010 con il medesimo obiettivo annuale di riduzione della prevalenza e le stesse modalità operative. I prelievi vengono eseguiti nelle fasi di allevamento a maggiore rischio con controlli ufficiali (sui pulcini di un giorno, entro 4 settimane dall entrata in deposizione, durante la fase di produzione, nelle 8 settimane precedenti la fine del ciclo di produzione ) e con autocontrollo aziendale (4 settimane di età, due settimane prima dell entrata in deposizione, ogni 2 settimane durante il periodo di deposizione) (cfr. figura 4, tabella 4).

4 Figura 4 - Prevalenza dei 5 sierotipi target in riproduttori Gallus gallus in Europa nel Anno 2008 TAB. 4 - SALMONELLA NEI RIPRODUTTORI GALLUS GALLUS (dati EFSA 2009) (tutti i sierotipi) (5 sierotipi considerati) per S.Enteritidis per S. Typhimurium Europa 1,8 0,9 0,6 0,2 Italia 9,1 2,6 0, Europa 2,7 1,2 0,7 0,1 Italia 6,6 1,6 0,4 0,4 Piemonte _ Dati regionali ,7 0, ,85 1,85 0 0,92 La prevalenza di Salmonella nei riproduttori nel 2009 in Europa ed in Italia è stata prossima alla prevalenza dell 1% prevista dall obiettivo comunitario per i 5 sierotipi principali. In Italia le positività sono state determinate principalmente (0,4%) da S.Hadar, S. Typhimurium e S. Enteritidis. In Piemonte la prevalenza 2009 è stata 0,9% per i sierotipi inclusi nel piano (1 gruppo positivo per S.Virchow) e nel 2010 si sono registrati due gruppi positivi rispettivamente per S.Typhimurium e S. Virchow (1,85%) Tabella 4 - Prevalenza di salmonellosi nei gruppi di riproduttori. In Piemonte l attività di controllo, eseguita negli allevamenti, ha evidenziato 1 positività per Salmonella Typhimurium rilevata in un gruppo di un allevamento costituito da un unico capannone con capi. Il riscontro sfavorevole si è ottenuto al controllo previsto all inizio della fase produttiva (27 settimane di età). A seguito del controllo positivo effettuato con 5 paia di calzari (5 positivi) e 2 campioni di polvere (1 positivo), sono stati eseguiti due differenti approfondimenti diagnostici: un controllo sul muscolo profondo di 15 animali, per verificare la contaminazione della carne e valutare la possibile destinazione degli animali (macellazione differita o abbattimento e distruzione), e un controllo per verificare il livello di infezione intra-allevamento attraverso il campione dei ciechi di 72 animali e del guscio di 300 uova (10 plateau). Si è inoltre effettuato un controllo del mangime presente presso l allevamento (3 carico dei silos dall arrivo dei pulcini di un giorno). Il controllo su muscolo ha fornito esito favorevole e gli animali sono stati pertanto regolarmente macellati e la carne destinata al libero consumo, mentre le uova prodotte sono state destinate al trattamento termico. Anche il controllo sul mangime ha dato esito negativo escludendo pertanto la trasmissione dell infezione attraverso questa via. Gli approfondimenti sugli animali allevati hanno invece individuato 14 capi positivi e 30 uova (1 plateau) evidenziando una rilevante circolazione interna del patogeno con una in-

5 fezione diffusa tra gli animali allevati. L indagine epidemiologica e l analisi delle condizioni di biosicurezza e del piano di autocontrollo, nonchè i controlli sui mangimi,non hanno consentito di rilevare l origine del patogeno. Una seconda positività è stata determinata da S. Virchow in un allevamento già risultato positivo nel 2009 per il medesimo sierotipo. Nell allevamento, in cui erano stati rilevati alcuni difetti gestionali, sono state fornite prescrizioni per migliorare la biosicurezza e non sono state adottate misure sugli animali allevati perché non previste a seguito di positività per S.Virchow, S.Hadar ed S.Infantis (cfr. tabelle 5, 6). In Piemonte i controlli eseguiti nell ambito del programma nazionale (controlli ufficiali e autocontrollo) hanno consentito di evidenziare una prevalenza dei sierotipi di Salmonella maggiormente patogeni per l uomo (S.Enteritidis, S.Typhimurium) inferiore all 1%, mentre se si considerano le Salmonella incluse nel programma la prevalenza è pari al 1.85% TAB. 5 - PIANO DI CONTROLLO SALMONELLA AZIENDE RIPRODUTTORI > 250 capi Linea carne Linea uova CONTROLLI ASL N. CAPI adulti N. UOVA/ANNO N. CAPI adulti N. UOVA/ANNO N ANIMALI N. gruppi N. gruppi N. TOTALE GRUPPI N gruppi N. POLLASTRE ADULTI adulti pollastre PRESENTI controllati Salmonella isolata TO TO TO VC S. Typhimurium CN S. Virchow CN AT AL TOTALE Tabella 5 - Controlli 2010 negli allevamenti di riproduttori Gallus gallus >250 capi del Piemonte. TAB. 6 - PIANO RIPRODUTTORI in Piemonte anno Gruppi Gruppi positivi Gruppi positivi presenti sierotipi oggetto del piano di controllo altri sierotipi 2001 non rilevato non rilevato non rilevato 1 7 S.Hadar Sisangi,S.Blockley, S.Isatnbul ai 5 sierotipi principali S. Berta S. Heidelberg S.Virchow, 1 S. Eidelberg 0, S.Virchow, 1 Saintpaul 1, S. Enteritidis 1 S. Virchow S. Virchow 1 S.Typhimurium S. Virchow Tabella 6 - Andamento pluriennale del piano di controllo della salmonellosi nei riproduttori. Ovaiole 4 S. Remo, S. Enterica, S. Veneziana, S. Heidelberg 2 S.Muenchen, S. Heidelberg 2,63 0,89 0 1,85 Il piano triennale nazionale di controllo della salmonella negli allevamenti di ovaiole ha come obiettivo la riduzione del numero di gruppi positivi a livelli inferiori al 6% al termine dei tre anni di applicazione (cfr. figura 5, tabella 7). In Piemonte si è proceduto alla verifica in tutti gli allevamenti con più 250 capi del mantenimento delle misure di biosicurezza obbligatorie e dell attuazione delle prescrizioni elevate nel corso degli anni precedenti. Secondo le indicazioni del piano nazionale, sono stati eseguiti i campioni ufficiali (un gruppo per anno; nelle 9 settimane che precedono la macellazione e in caso di sospetto o particolare rischio) e gli autocontrolli (pulcini di un giorno, due settimane prima dell entrata in deposizione, ogni 15 settimane a partire da 24+/-2 settimane di età degli animali) previsti. I controlli non hanno evidenziato positività per i sierotipi maggiormente patogeni, mentre 4 gruppi (2%) su sono risultati positivi per salmonelle minori (cfr. tabella 8).

6 Figura 5 - Prevalenza dei 2 sierotipi target in galline ovaiole nel 2009 in Europa. Anno 2008 TAB. 7 - SALMONELLA NELLE GALLINE OVAIOLE (dati EFSA 2009) (tutti i sierotipi) (2 sierotipi S.E./S.T.) per S.Enteritidis per S. Typhimurium Europa 5,9 3,3 3,1 0,5 Italia 20,5 6,8 6,1 0, Europa 6,7 3,2 2,9 0,4 Italia 17,9 5,6 5,2 0,4 Piemonte _ Dati regionali ,7 1,6 1, , Il programma comunitario di riduzione della salmonella nei gruppi di galline ovaiole prevede una riduzione percentuale del numero di gruppi positivi per S. Enteritidis e S. Typhimurium. L Italia ha l obiettivo di ridurre la prevalenza a valori inferiori a: 7,2% nel 2008, 6,5% nel 2009, 6% nel In Italia ed in Piemonte la prevalenza rilevata è conforme all obiettivo previsto Tabella 7 - Prevalenza della salmonellosi nei gruppi di galline ovaiole. ASL TAB. 8 - PIANO DI CONTROLLO SALMONELLA AZIENDE OVAIOLE > 250 capi ADULTI N. Aziende N. Capi N. gruppi presenti N. gruppi controllabili N. capi controllabili N. Gruppi controllati N. gruppi positivi Sierotipo TO S. Reading TO TO S. Kastrup VC BI NO CN S. Norwich, S.Duesseldorf, S.Tallahassee CN AT AL TOTALE Tabella 8 - Controlli 2010 negli allevamenti di ovaiole >250 capi del Piemonte

7 Polli da carne Il programma triennale di controllo nei polli da carne, avviato nel 2009, con l obiettivo di ridurre la prevalenza nel territorio nazionale dal 2,3% (rilevata nel piano di studio), all 1% nei tre anni di applicazione ( ) è orientato prioritariamente alla verifica delle misure di biosicurezza ed alla individuazione dei maggiori elementi di rischio negli allevamenti. Nel primo anno di applicazione del piano è stato necessario informare tutti gli allevamenti della necessità di disporre di un piano di autocontrollo, validato dal Servizio Veterinario dell ASL, e di adottare tutte Anno 2009 le misure di biosicurezza previste. Nel secondo anno di applicazione si è provveduto a migliorare le condizioni igienico sanitarie e richiedere l adozione delle misure di protezione previste ove ancora carenti. I prelievi, eseguiti in regime di controllo ufficiale (un gruppo nelle 3 settimane prima della macellazione nel 10 % aziende > capi) ) e di autocontrollo (tutti i gruppi nelle 3 settimane che precedono la macellazione), non hanno fornito esiti positivi. 2 gruppi (0.3%) sono risultati positivi a salmonelle minori (cfr. tabelle 9, 10). TAB. 9 - SALMONELLA NEI POLLI DA CARNE (dati EFSA 2009) (tutti i sierotipi) (2 sierotipi S.E./S.T.) per S.Enteritidis Europa 5 0,7 0,6 0,1 Italia 19,2 1 0,7 0,3 Piemonte_ Dati regionali ,06 0,03 0 0, , per S. Typhimurium Il programma comunitario di riduzione della salmonella nei gruppi di polli da carne prevede una riduzione percentuale del numero di gruppi positivi ad un livello <1% nel In Italia ed in Piemonte la prevalenza rilevata è conforme all obiettivo previsto Tabella 9 - Prevalenza della salmonellosi nei gruppi di polli da carne >250 capi del Piemonte. TAB PIANO DI CONTROLLO SALMONELLA AZIENDE BROILER > 250 capi ASL N. N. capannoni N. gruppi Gruppi N. capi N. Gruppi N. gruppi N. Capi Aziende presenti presenti controllabili controllabili controllati **** positivi Sierotipo TO TO S. Montevideo, S. Galiema TO VC BI NO CN CN AT AL TOTALE Tabella 10 - Controlli 2010 negli allevamenti di broiler >250 capi del Piemonte.

8 Tacchini Nel 2010 è stato avviato il piano di controllo della salmonellosi nei tacchini (in Piemonte sono presenti solo allevamenti di tacchini da ingrasso). Il piano che prevede, come per le altre categorie di avicoli considerati, misure di prevenzione e controlli eseguiti prelievi, eseguiti in regime di controllo ufficiale (tutti i gruppi nelle 3 settimane prima della macellazione nel 10 % aziende > 500 capi) ) e di autocontrollo (tutti i gruppi nelle 3 settimane che precedono la macellazione), hanno evidenziato una positività per S.Bredney (cfr. tabella 11). TAB PIANO DI CONTROLLO SALMONELLA AZIENDE TACCHINI > 500 capi ASL N. Aziende N. Capi N. capannoni presenti N. gruppi presenti N. Gruppi controllabili N. Gruppi controllati N. gruppi positivi Sierotipo TO TO S.Bredney TO VC BI NO CN CN AT AL TOTALE Tabella 11 - Controlli 2010 negli allevamenti di tacchini >500 capi del Piemonte. Conclusioni In considerazione delle attività e dei risultati evidenziati in Piemonte appare necessario proseguire con la regolare valutazione dell andamento dei programmi di controllo nelle aziende attraverso la verifica della corretta esecuzione dell autocontrollo aziendali (biosicurezza e campionamenti), il miglioramento delle condizioni igieniche degli allevamenti a maggiore rischio, il rispetto scrupoloso della frequenza di controllo ufficiale prevista, la adeguata formazione di veterinari ufficiali e degli allevatori sulle tecniche di campionamento e sugli obiettivi dei programmi. Importante è ricercare la collaborazione e la condivisione delle misure prescritte tra Autorità competenti, laboratori, allevatori e gruppi industriali di filiera al fine di ottenere un maggior controllo di tutti i fattori di rischio che possono compromettere il raggiungimento degli obiettivi. Un attenzione particolare deve infine essere riservata al controllo dei trattamenti antibiotici di profilassi che non possono peraltro essere adottati al fine del controllo della salmonellosi negli allevamenti avicoli. Una elevata prevalenza di isolati di salmonella e campylobacter risultano infatti resistenti ai principali antibiotici usati in medicina umana per la cura delle infezioni (EFSA report 2005). La resistenza antimicrobica della salmonella può dipendere da differenti classi di antibiotici: chinoloni (ciprofloxacin, ac. nalidixico), cloramfenicolo, tetracicline, b-lattamine (ampicillina, cefalosporine di 3 e 4 generazione), aminoglicosidi (gentamicina, streptomicina), diamonopirimidine, sulfonamidi. Il monitoraggio, effettuato ai sensi della Dec. 2007/407, ha permesso di evidenziare una maggior farmacoresistenza per i chinoloni e le cefalosporine nel territorio UE.

9 INFLUENZA AVIARE Anche per l anno 2010 risultano confermate le disposizioni della Direttiva 2005/94/CE, recepita a livello nazionale con il Decreto Legislativo 25/01/2010 n. 9, relativamente alle misure comunitarie di lotta dell influenza aviare e ai relativi contributi di finanziamento erogati agli stati membri ai fini dell effettuazione di piani di controllo e monitoraggio, per contenere la diffusione dei virus influenzali a bassa patogenicità (LPAI). Infatti, anche se l attenzione mediatica che aveva interessato il comparto avicolo nel 2006 si è ridimensionata, permane comunque uno stato di attenzione elevato nella Comunità Europea, che trae origine dalle potenzialità zoonotiche dei virus influenzali ad alta patogenicità (HPAI) ed alla loro capacità di produrre gravissimi danni all insorgere di epidemie di larga scala. Seguendo le linee guida fornite dal Ministero della Salute e dal Centro di Referenza dell Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, sono state attuate azioni di controllo e vigilanza, verifica dei programmi aziendali di biosicurezza, nonchè effettuazione di controlli diagnostici nell ambito del Piano di monitoraggio sierologico. Le attività di controllo hanno interessato allevamenti intensivi, di commercio ed eventuali altri impianti ritenuti a rischio elevato, a causa della loro condivisione di flussi commerciali con le aree extraregionali ad elevatissima densità o per motivazioni specifiche, come, ad esempio, la localizzazione in aree umide in cui è più probabile il contatto con la popolazione avicola selvatica. Nel 2010 le attività di controllo condotte sul comparto avicolo hanno consentito di escludere la circolazione nel territorio piemontese sia di influenza da virus aviari ad alta patogenicità, sia di quelli a bassa patogenicità. Piano di monitoraggio sierologico: l attività e i risultati Il piano di monitoraggio sierologico regionale, che è stato predisposto a partire dall analisi del rischio regionale e locale, ha come scopo principale l individuazione precoce di eventuali episodi di circolazione di influenza aviare a bassa patogenicità da virus sierotipo H7 o H5, evitandone la diffusione, circostanza che potrebbe favorire mutazioni dei ceppi LPAI verso ceppi HPAI. Il piano di monitoraggio sierologico attuato presso la Regione Piemonte ha previsto il controllo dei capi delle specie da reddito allevate, intensificando la frequenza dei controlli, rispetto ai livelli minimi previsti a livello nazionale, su alcune tipologie aziendali o volatili maggiormente esposti al rischio di infezione da parte del virus dell influenza aviaria: rientrano tra questi gli impianti di avicoli a lunga vita produttiva (riproduttori, galline ovaiole, tacchini, etc.), gli allevamenti deputati al commercio, in caso di presenza di specie a rischio più elevato (anatidi), ed altre situazioni specifiche di rischio (come per esempio zone ad alta densità, aree umide e strutture carenti dal punto di vista delle misure di biosicurezza). Nel 2010 i Servizi Veterinari delle Asl hanno sottoposto a controllo 421 aziende, nel corso di ispezioni (cfr. tabelle 1 e 2). ASL TAB. 1 - PIANO DI MONITORAGGIO SIEROLOGICO REGIONALE PER INFLUENZA AVIARE GALLUS GALLUS - ANNO 2010 RIPRODUTTORI (*) PRODUTTORI CARNE (*) OVAIOLE (*) POLLASTRE (*) COMMERCIO (**) presenti campionate n. controlli di allevamento n. prove sui capi presenti campionate n. controlli di allevamento n. prove sui capi presenti campionate n. controlli di allevamento n. prove sui capi presenti campionate n. controlli di allevamento n. prove sui capi campionate n. controlli di allevamento n. prove sui capi TO TO TO VC BI NO VCO CN CN AT AL TOT (*) Aziende presenti = impianti intensivi a consistenza > 250 capi, al (**) Sono riportati i campionamenti effettuati anche presso aziende ed impianti a consistenza < a 250 capi.

10 SPECIE TAB. 2 - PIANO MONITORAGGIO INFLUENZA AVIARE - ANNO 2010 ALTRE SPECIE Allev. presenti Allev. Controllati Accessi Prove effettuate (*) (**) Tacchini Faraone Anatre Oche Quaglie Fagiani Pernici Starne Piccioni Ratiti Altri uccelli Totale (*) Allevamenti presenti = allevamenti intensivi a consistenza > 250 capi (1 per i ratiti). (**) Nei controlli sono conteggiati anche gli accertamenti effettuati presso allevamenti a consistenza < 250 capi. I campioni prelevati sono stati inviati al laboratorio di virologia dell Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Torino, che in totale ha eseguito esami sierologici per la diagnosi di H7 e H5 (cfr. tabella 3). Nel corso del 2010 sono stati eseguiti campioni, così ripartiti: capi in 143 allevamenti di riproduttori capi in 246 allevamenti cosiddetti di svezzamento e di commercio TAB. 3 - INFLUENZA AVIARE RIEPILOGO ESAMI EFFETTUATI (dati IZS) ANNO 2010 ASL Isolamento Esami sierologici H7 e H5 AGID ELISA PCR TO TO TO TO VC BI NO VCO CN CN AT AL Totale capi in 104 allevamenti di pollastre capi in 175 allevamenti di ovaiole capi in 318 allevamenti da carne capi in 23 allevamenti di tacchini capi in 124 allevamenti delle altre specie (anatre, oche, faraone, fagiani, pernici, starne, piccioni, quaglie da carne, altri uccelli e ratiti)

11 Controllo sanitario negli allevamenti selvatici L attività di sorveglianza attiva e passiva dell avifauna selvatica (principalmente anseriformi e caradriformi), disposta dalla normativa comunitaria e dai piani di sorveglianza nazionale e regionale, ha la finalità di individuare precocemente l eventuale circolazione di stipiti ad alta patogenicità negli avicoli selvatici, evitando la loro trasmissione ai volatili di allevamento, e di monitorare gli stipiti LPAI. Sono stati effettuati 889 controlli, in linea con quanto previsto a livello nazionale (si rimanda al capitolo Controllo sanitario degli animali selvatici ). Decreto del Ministero della Salute del 25/06/2010: misure di prevenzione, controllo e sorveglianza del settore avicolo rurale Nell agosto del 2010 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto del Ministero della Salute del 25 giugno 2010, Misure di prevenzione, controllo e sorveglianza del settore avicolo rurale. La necessità di introdurre provvedimenti a carattere sanitario e gestionale a carico della filiera avicola rurale trae origine dalle conseguenze dovute alla situazione epidemiologica italiana degli ultimi due anni, caratterizzata da numerose positività da virus influenzale a bassa patogenicità H7N3, che hanno principalmente coinvolto allevamenti del comparto rurale. Le aziende di commercio per il comparto avicolo rurale vengono individuate come fattore di rischio per il mantenimento dell influenza aviaria: appare, quindi, fondamentale la rilevazione precoce dell introduzione del virus nel circuito rurale, prevenendo la sua ulteriore diffusione. Il Decreto Ministeriale del 25/06/2010, oltre a rendere obbligatoria l applicazione di misure di biosicurezza aggiuntive per le aziende di commercio per il comparto rurale, rispetto a quelle già disposte con O.M. del 26/08/2005 e s.m., dispone, altresì, un sistema di accreditamento delle aziende di cui sopra, che operano in ambito extra-regionale. In buona sostanza, tale provvedimento stabilisce che le aziende di commercio e svezzamento per il comparto rurale che destinano i capi verso impianti (di svezzamento) di altre regioni garantiscano determinati requisiti strutturali e gestionali (indicati dettagliatamente all Art. 3 dell Allegato A), la cui applicazione viene certificata, tramite un apposito accreditamento, dai Servizi Veterinari competenti territorialmente. Ribadisce, inoltre, sempre per quanto concerne le aziende di commercio per il comparto rurale, l importanza dell applicazione delle procedure di pulizia e disinfezione e richiama il rispetto dei tempi di vuoto biologico e sanitario (già previsti dall O.M. 26/08/2005 e s.m.); stabilisce le modalità di accesso a fiere e mercati per gli allevamenti sopraccitati, la cui partecipazione è subordinata al rilascio di una specifica autorizzazione da parte dei Servizi Veterinari di competenza (già prevista nella Regione Piemonte da specifiche note regionali), attestante la verifica dei requisiti strutturali (di cui all O.M. 26/08/2005 e s.m.), e il rispetto di specifici requisiti igienico-sanitari nei luoghi di svolgimento delle fiere e dei mercati. Ordinanza del Ministro della Salute del 3/12/2010: proroga e modifica dell Ordinanza 26 agosto 2005, e successive modifiche, concernente Misure di polizia veterinaria in materia di malattie infettive e diffusive dei volatili da cortile A fine dicembre 2010 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale l Ordinanza del Ministro della Salute del 3/12/2010, Proroga e modifica dell Ordinanza 26 agosto 2005, e successive modifiche, concernente <Misure di polizia veterinaria in materia di malattie infettive e diffusive dei volatili da cortile>. Tale provvedimento proroga la validità dell O.M. 26/08/2005 e s.m. al 31/12/2012 e richiama l obbligo di effettuazione del piano di monitoraggio degli avicoli domestici e selvatici. Ribadisce, inoltre, l obbligo di applicazione delle misure di biosicurezza negli allevamenti situati in aree all aperto, sia rurali, sia industriali, che devono essere attuate tenendo conto di determinati fattori di rischio (citati in dettaglio nell Allegato C). Nell Allegato A (che sostituisce integralmente l omologo dell O.M. 26/08/2005) vengono elencate le misure di biosicurezza da adottare negli allevamenti avicoli, che pur non discostandosi di molto da quelle disposte dall O.M. 26/08/2005, introducono misure integrative (applicate con nota regionale prot. n 3158 del 3/02/2011). Sono infine definite le aree ad elevato rischio, che il Ministero si è riservato di precisare con apposito provvedimento.

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