L'OCCUPAZIONE DEI LAUREATI LOMBARDI: LUCI E OMBRE DOPO LE RIFORME

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1 L'OCCUPAZIONE DEI LAUREATI LOMBARDI: LUCI E OMBRE DOPO LE RIFORME

2 Il rapporto contiene i risultati del progetto Specula Lombardia finanziato da Regione Lombardia, Camera di Commercio di Milano e Unioncamere Lombardia. Il progetto è stato realizzato dagli esperti dell Area Ricerca Formaper Camera di Commercio di Milano. Coordinamento del progetto e scrittura del rapporto parte 1: Anna Soru e Cristina Zanni. Analisi statistiche ed elaborazioni dati a cura di Andrée Pedotti e Susanna Serra. L attività di revisione, editing del rapporto e di segreteria è stata realizzata da Adriana Mongelli. Si ringraziano: le Province lombarde e i loro Osservatori del Mercato del Lavoro; in particolare per la Provincia di Milano Livio Lo Verso e Mario Enrico Brambilla che hanno collaborato all impostazione metodologica, Laura Cannizzaro per l estrazione dei dati; i referenti delle Università per i preziosi contributi metodologici e per i suggerimenti forniti per la redazione del rapporto: Andrea Costa, Enrica Greggio e Lucrezia Cosentino Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano; Mario Gatti, Massimo Massagli, Paola Millefanti, Arturo Piacentini, Roberto Reggiani e Lucia Scaglioni Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Massimiliano Bruni, Elisa Albetti, Livia Pirola e Giuseppe Vergani Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano; Nello Scarabottolo e Idilio Baitieri Università degli Studi di Milano e Barbara Rosina e Emiliano Santini COSP; Angelo Cavallin, Mara Bonaldo, Giovanni Fanfoni, Veronica Laterza e Franca Tempesta Università degli Studi di Milano Bicocca; Marco Taisch, Luca Belluz, Paola Bertoli, Luigi Bissolotti e Simone Rota Politecnico di Milano; Silvia Biffignandi, Piera Molinelli, Elena Gotti, Lorenzo Locatelli e Roberto Nittoli Università degli Studi di Bergamo; Maurizio Carpita, Angelo Bissolo e Marica Manisera Università degli Studi di Brescia; Maria Lambrughi, Elena Beretta e Eduardo Prencis Università degli Studi dell Insubria; 1

3 Luigi Rondanini, Marco Oldani, Chiara Pellegatta e David Westmore Università Carlo Cattaneo LIUC; Carlo Magni, Elena Albera, Anna Mascherpa, Stefano Santucci e Maura Settembre Università degli Studi di Pavia; la C.D.R.L.; in particolare Ermes Cavicchini; il Consorzio Interuniversitario CILEA; in particolare Luigi Ballardini e Claudia Montalbetti. 2

4 INDICE 1. Executive summary Fonti amministrative: cala l occupazione dei neolaureati Diminuiscono i laureati che hanno avuto esperienze lavorative dopo la laurea Crollano gli occupati a un anno dalla laurea I contratti stabili aumentano Diminuisce la durata dei contratti a termine Aumenta la continuità delle attività lavorative, ma non per tutti L ingresso nel lavoro: sempre più stage I tempi di inserimento si riducono per i più Forti Aumentano i lavori non qualificati Un quadro completo dell occupazione (integrazione con indagini universitarie) Aumenta il lavoro autonomo e all estero, ma l occupazione complessiva diminuisce I laureati magistrali lavorano di più ma con modalità instabili Come sempre più critica la situazione delle donne Redditi in diminuzione e sempre più differenziati per contratto Ulteriore polarizzazione tra indirizzi Forti e Deboli La domanda di lavoro La meccanica traina al ribasso la manifattura Molto negativa la finanza ma tiene l insieme dei servizi alle imprese Crollano i settori a vocazione pubblica In aumento la domanda per commercio al dettaglio e ristorazione In crescita l assistenza sociale e i servizi alle persone Molto negativi anche i settori legati all edilizia e ai media Analisi longitudinale: la situazione occupazionale a tre anni dalla laurea A tre anni dalla laurea la percentuale di occupati diminuisce I contratti stabili aumentano Basso turnover Cambiamenti normativi ed evoluzione dei contratti Con la Riforma Fornero qualche segnale di miglioramento contrattuale L apprendistato aumenta ma non decolla Lo stage è sempre più la modalità di ingresso nel lavoro La popolazione universitaria: iscritti e laureati Aumentano i laureati, ma diminuiscono gli immatricolati Solo pochi cambiano ateneo e indirizzo di studi Gli Abbandoni Abbandonano gli studi il 30 40% degli immatricolati

5 8.2 Maggiori abbandoni tra gli immatricolati tardivi e tra chi proviene da istituti professionali L abbandono riduce le possibilità occupazionali Analisi di dettaglio per indirizzi di laurea Indirizzi politico sociali e giuridici Indirizzi economici Indirizzi umanistici e formativi Indirizzi psicologici e medico sanitari Indirizzi scientifico matematici e chimico farmaceutici Indirizzi architettura, edilizia e design Indirizzi ingegneristici Appendice metodologica

6 1. EXECUTIVE SUMMARY Anche il 2012 è stato un anno difficile. I ripetuti allarmi sulla disoccupazione giovanile e sul proliferare di lavori instabili, non tutelati e poco pagati si sono accompagnati agli allarmi sulla caduta delle iscrizioni universitarie, sulla fuga dei cervelli e sul rischio di depauperamento del capitale cognitivo del nostro paese e più in generale sulla tenuta e sul futuro del nostro sistema sociale. Numerosi provvedimenti regolatori e qualche incentivo sono perciò stati decisi proprio per cercare di fermare quella che sempre più appare una deriva del mercato. Quest ultimo rapporto Specula offre l occasione di monitorare un periodo complesso in cui la nuova fase di recessione si intreccia con le conseguenze di questi interventi, di segnalare le prime evidenze, di verificare se gli effetti rispondano alle attese ed in quale misura. In Lombardia il numero delle immatricolazioni tiene A livello nazionale si è registrato un significativo calo di laureati e immatricolati, che in parte è conseguenza dell andamento demografico e della caduta delle nascite 1, ma che rappresenta anche un preoccupante segnale di minore richiamo dell Università, in risposta al surplus di laureati che si è venuto a creare 2. Le famiglie, infatti, si chiedono se valga la pena di affrontare i tempi e i costi di una laurea, soprattutto in un periodo così difficile in cui le risorse a disposizione sono minori, dal momento che i nuovi laureati trovano spesso occupazioni poco retribuite e instabili 3. La Lombardia si differenzia rispetto al trend nazionale perché il numero dei laureati continua a crescere e anche le immatricolazioni mostrano una buona tenuta, con una flessione solo nell ultimo anno. Una migliore performance che può essere spiegata dalla buona reputazione delle Università lombarde e dall attrattività di una regione che, nonostante tutto, ha maggiori potenzialità occupazionali. 1 La percentuale di immatricolati sulla popolazione di diciottenni è rimasta costante. Elaborazioni REF Ricerche su dati MIUR e dati Istat, CNEL Rapporto sul mercato del lavoro , pag Si veda, La disoccupazione dei laureati, 2013, a cura di Carlo Barone, per l Istituto Cattaneo. 3 In calo le matricole tardive, Andrea Gavosto, Direttore Fondazione Agnelli, Il Sole24Ore, 2 Febbraio

7 Tavola 1 1 Laureati e immatricolati in Italia e Lombardia ITALIA var. % var. % Laureati (esclusi post laurea) ,1 3,2 Immatricolati (a triennale e ciclo unico) LOMBARDIA ,0 2,8 Laureati (esclusi post laurea) ,0 4,3 Immatricolati (a triennale e ,4 1,3 ciclo unico) Fonte: Area Ricerca Formaper Specula Lombardia, elaborazioni su dati Università e MIUR Istat Un segnale importante di deterioramento delle aspettative è tuttavia riscontrabile anche in Lombardia, osservando la sensibile riduzione, negli ultimi due anni, della percentuale di chi continua gli studi dopo la triennale (diminuita dal 51,5% al 48,1%). Si riconosce ancora un valore all investimento nella laurea di primo livello, ma aumentano i dubbi sul rendimento della formazione successiva. Tavola 1 2 Laureati alla triennale: quanti continuano Totale laureati triennale Di cui: continuano gli studi con corsi di laurea magistrale % di laureati alla triennale che continua 51,1 51,5 50,6 48,1 Fonte: Area Ricerca Formaper Specula Lombardia, elaborazioni su dati Università Il 2012 è un altro anno di caduta occupazionale Il quarto anno successivo di una crisi lunga e aspra non poteva che segnalare, in corrispondenza della nuova fase recessiva, un ulteriore aumento delle difficoltà occupazionali dei neolaureati, confermando i dati allarmanti provenienti dalle statistiche complessive sull occupazione giovanile, lombarda, nazionale e mondiale 4. Per cogliere gli andamenti occupazionali, come ormai da quattro anni, utilizziamo un insieme di fonti ed abbiamo costruito una serie di indicatori, ciascuno in grado di rivelare un punto di vista parziale, ma che utilizzati insieme consentono di 4 Il problema della disoccupazione giovanile non è solo italiano, ma mondiale ed è particolarmente grave in Europa occidentale Medio Oriente e Nord Africa. Rapporto ILO (Global Employment Trends for youth. A generation at risk. 2013). 6

8 ricostruire il quadro complessivo. Tutti gli indicatori sono concordi nell indicare il 2012 come un altro anno di caduta occupazionale. Continua il calo della domanda di laureati Il primo indicatore, che riflette la domanda di laureati, mette a confronto il numero di laureati dell ultimo triennio disponibile ( ) avviati al lavoro nel 2012, con quelli corrispondenti avviati negli anni precedenti. Risulta una diminuzione significativa nell ultimo anno ( 4,7%), tale da portare il flusso degli inserimenti dei laureati a valori inferiori a quelli registrati nel 2009, il primo anno di crisi. E una riduzione concentrata principalmente nei settori ad elevata presenza pubblica, nella manifattura e nei servizi finanziari. Avviati nel: Tavola 1 3 Laureati lombardi avviati al lavoro in Lombardia per anno 2009 (Laureati ) 2010 (Laureati ) 2011 (Laureati ) 2012 (Laureati ) var var var.% var.% Manifattura ,3 9,9 Commercio ,5 2,7 Servizi alle imprese ,2 1,0 Settori a prevalenza pubblica ,1 17,5 Servizi alle persone ,2 5,4 Altri ,2 0,2 Totale ,9 4,7 La spending review si abbatte sui contratti a termine, ma anche le nuove assunzioni, già ridottissime con il blocco del turnover 5, sono state ulteriormente penalizzate dall aumentata partecipazione al lavoro delle fasce più anziane 6 e dall allungamento dell età pensionabile, a seguito della riforma delle pensioni. A risentirne sono soprattutto i settori della sanità e dell istruzione, che nel 2012 accentuano le dinamiche negative mostrate lo scorso anno, mentre sono aumentati gli inserimenti nell assistenza sociale, trainata dalle esigenze di una popolazione che invecchia, e nelle Università, grazie all attivazione di nuovi 5 Le misure di limitazione alle assunzioni sono state introdotte con la legge finanziaria per il 2009 (Dl 112/2008). Si trattava di misure che dovevano essere eccezionali e che invece sono state confermate e rese più stringenti dapprima con la manovra del 2010 (Dl78/2010, poi prorogata nel 2011, con Dl 98/2011 ) e quindi con il Dl 95/ E aumentata l incidenza di persone più scolarizzate, che tendono ad andare in pensione più tardi. 7

9 progetti finanziati dalle politiche regionali 7. Ma nel complesso continua a ridursi la capacità di assorbimento della PA, che nel passato è stata rilevante 8 ma che lo è sempre meno. Anche nelle imprese i tassi di rimpiazzo sono diminuiti a causa dell arresto di prepensionamenti anticipati in situazioni di crisi aziendale e dell eliminazione delle pensioni di anzianità. Ma gli andamenti riscontrati sono principalmente dovuti alla fase recessiva, alla caduta del PIL, a seguito delle manovre di contenimento del debito pubblico, al deterioramento delle aspettative, alla restrizione del credito ed alla crisi internazionale. In un contesto così difficile le imprese interrompono le nuove assunzioni, penalizzando soprattutto i più giovani. I settori che hanno mostrato un andamento più negativo sono: la manifattura, trascinata principalmente dalla meccanica, settore portante dell economia lombarda ma che ha risentito del calo generalizzato degli investimenti; la carta e l editoria, attraversati da una profonda crisi strutturale; il settore finanziario, alle prese con una riorganizzazione delle reti e dei processi produttivi. E diminuisce la percentuale di neolaureati che trova un occupazione Questo calo della domanda naturalmente si riflette sulla situazione occupazionale dei neolaureati, come evidenziato da tutti gli indicatori utilizzati, benché piuttosto eterogenei, in quanto ricavati da fonti diverse o rilevati in momenti diversi. Consideriamo prima le fonti amministrative, ovvero le comunicazioni obbligatorie ai servizi per l impiego e il Registro Imprese, con i quali possiamo seguire il succedersi delle esperienze lavorative (dipendenti con qualunque contratto, collaborazioni, stage e imprenditori) in Lombardia. La percentuale di laureati che ha avuto esperienze lavorative dopo la laurea (nel periodo che va dalla laurea sino alla fine dell anno ad essa successivo) si riduce per l ultima coorte di laureati, passando dal 68,3% al 66,5%. In sostanza 2 laureati 7 Sono state assegnate oltre doti a favore di ricercatori universitari (dote ricercatori e dote ricerca applicata). 8 La presenza di giovani nei settori pubblici è sempre più irrilevante. Un analisi del 2010 evidenziava che meno del 15% degli under 30 (20 30 anni) lavorava nella PA, contro un terzo della generazione tra i 40 e i 50 anni. Indagine Plus. Il mondo del lavoro tra forma e sostanza, ISFOL

10 su 3 hanno avuto esperienze lavorative, una percentuale relativamente elevata, perché non sono computati coloro che lavorano fuori dalla Lombardia o con un attività autonoma e imprenditoriale. Ma d altra parte questo dato include anche esperienze brevissime, perfino di un solo giorno nell arco di mesi, ed è perciò azzardato parlare di occupati. Un indicatore più significativo ed impietoso è quello che rileva lo status occupazionale ad un intervallo definito dalla laurea. A 3 mesi dalla laurea solo il 36,9% dei laureati 2011 con studi completati risulta avere un occupazione, un dato basso ma atteso ed in linea con quanto rilevato a 3 mesi per i laureati degli anni precedenti. A 6 mesi dalla laurea la percentuale di chi è occupato aumenta, arriva al 42,3%, contro il 44,3% dei laureati 2010 e 44,5% dei laureati Contro ogni aspettativa, la situazione peggiora nei mesi successivi: a 9 e 12 mesi la percentuale di occupati risulta più bassa che a 6 mesi! Una circostanza che non si era verificata per le coorti precedenti, quando al contrario la percentuale di occupati continuava a crescere con il trascorrere dei mesi. Il risultato è che ad un anno dalla laurea solo il 41,5% dei laureati 2011 risulta occupato, contro il 48,4% registrato l anno precedente dai laureati Un calo molto consistente dunque, di quasi 7 punti percentuali! Come spiegare questo trend? I laureati 2011 hanno intercettato in pieno la nuova fase recessiva iniziata con l ultimo trimestre 2011, che ha indotto le imprese a comportamenti di maggiore cautela, e quindi a rinviare sia i nuovi inserimenti, sia soprattutto il rinnovo o la riproposizione di contratti in scadenza. Si è ridotta la continuità lavorativa, una riduzione che ha interessato un po tutti i contratti temporanei e persino il contatto di inserimento lavorativo: oltre 1/3 dei laureati che erano stati inseriti con questo contratto, alla scadenza risultano senza lavoro. L integrazione delle fonti amministrative con le indagini universitarie sul placement ci consente di monitorare anche le occupazioni extra Lombardia e quelle autonomo professionali, e di arrivare ad una stima più completa e realistica. Sulla base di questa integrazione, i laureati 2011 con un occupazione a un anno dalla laurea sono il 64,6% del totale, mentre circa 1/3 risulta senza alcun lavoro. Rispetto alla coorte precedente si conferma un calo drastico (5,5 punti percentuali), seppure inferiore a quanto evidenziato esclusivamente dagli archivi amministrativi. Sono infatti aumentati sia coloro che hanno trovato un occupazione fuori dalla Lombardia (4,7% nell ultimo anno, contro il 3,9% del 9

11 precedente), sia i professionisti autonomi 9 (7,7% contro il 5,7%). La crescita del lavoro extra Lombardia e del lavoro autonomo rappresentano una ulteriore conferma delle difficoltà occupazionali, della ridotta capacità di assorbimento del mercato lombardo. Le difficoltà sono aumentate per tutti gli indirizzi, ma si evidenzia una sempre maggiore polarizzazione. I laureati in indirizzi che da sempre hanno maggiore occupabilità (lauree ingegneristiche, sanitarie e economiche) hanno reagito al calo della domanda in Lombardia e Italia, andando sempre più sui mercati esteri, dove possono inoltre fruire di condizioni di reddito più favorevoli. La situazione si è invece ulteriormente appesantita per gli indirizzi umanistici e giurisprudenza, per i quali anche gli sbocchi esteri sono limitati. Aumentano i contratti stabili, ma anche maggiore volatilità dei contratti instabili Ancora più complessa risulta la lettura qualitativa degli andamenti occupazionali, segnati non solo dalla recrudescenza della crisi economica e dalle politiche pubbliche di contenimento della spesa, ma anche dagli incentivi alla stabilizzazione dei contratti e dagli interventi regolatori del mercato del lavoro. L attenzione del legislatore al lavoro giovanile si è tradotta in una serie di misure che si proponevano di contrastare gli abusi e di promuovere contratti più equi e stabili: incentivi alla stabilizzazione, leggi su apprendistato, nuove regole per stage e praticantato e con la riforma del lavoro, modifica della disciplina delle collaborazioni, del lavoro intermittente e del tempo determinato. L analisi dei dati ci permette di individuarne i primi effetti. Accanto ad un calo dell occupazione, si assiste ad una evoluzione dei contratti in discontinuità rispetto agli anni passati. Per la prima volta, in un anno di contrazione economica e dell occupazione, aumentano i contratti stabili (definiti come insieme di tempo indeterminato, apprendistato e contratto di inserimento) e diminuiscono quelli instabili, in particolare le collaborazioni a progetto. Allo stesso tempo, tuttavia, i contratti instabili, che continuano a costituire la parte maggioritaria, accrescono la loro volatilità: diventano più brevi, diminuiscono i rinnovi e la loro sostituzione con altri contratti. 9 L aumento dei liberi professionisti è rilevato anche a livello nazionale, soprattutto tra i laureati, come riporta la Relazione della Banca d Italia del 13 Maggio

12 Più nel dettaglio: Il ricorso all apprendistato, destinatario di importanti agevolazioni contributive e di altri interventi che ne hanno ampliato l ambito di applicazione, si è significativamente diffuso, non più solo a scapito del tempo indeterminato. Infatti cresce, in valore assoluto e percentuale, la quota complessiva dei contratti stabili: la crescita dell apprendistato più che compensa il progressivo abbandono del contratto di inserimento. E un dato importante, ma non c è ancora stato l atteso decollo 10 e continua ad essere sostanzialmente inutilizzato l apprendistato d alta formazione e ricerca. Crollano le collaborazioni a progetto 11, un po in tutti i settori, a conferma dell efficacia dei disincentivi. A partire da agosto 2012 è stata registrata una brusca caduta degli avviamenti. Cosa è successo alla scadenza dei contratti di collaborazione? Vi sono state risposte molto diverse, molte collaborazioni non sono più state rinnovate (è possibile che per i contratti scaduti a fine anno i rinnovi siano stati rinviati all anno successivo, anche in attesa di comprendere meglio l impatto delle normative e l evoluzione del contesto), altre sono state sostituite con contratti più stabili, altre ancora con collaborazioni occasionali. Diminuiscono anche i contratti a tempo determinato. Questo calo, a differenza di quanto osservato per le collaborazioni a progetto, non è generalizzato, ma concentrato nella PA, ed è riflesso delle politiche di contenimento della spesa, di cui sopra. Se concentriamo l esame dei dati al periodo successivo alla riforma del lavoro (secondo semestre 2012), il contratto a tempo determinato registra invece una crescita, il suo uso aumenta soprattutto nei settori del commercio. E possibile leggere questa espansione anche come travaso dalla collaborazione e dal contratto intermittente. Anche lo stage è stato interessato da alcuni provvedimenti, che hanno aiutato a riportarlo entro i binari di modalità transitoria. E infatti diminuita la reiterazione dello stage, ma le nuove norme e la definizione 10 Tra le motivazioni del mancato decollo le difficoltà burocratiche, come lamentano le associazioni delle imprese, ma anche, come sostiene il presidente dell ISFOL Pier Antonio Varesi, un ritardo culturale delle imprese che faticano a farsi carico della formazione dei giovani e la difficoltà ad impegnarsi con un contratto lungo in un periodo di crisi (La nuvola del lavoro 4 ottobre 2013). 11 Una riduzione verso livelli più fisiologici è stata verificata per il totale della popolazione a livello nazionale dall Osservatorio ISFOL e confermata anche nei primi tre mesi del ISFOL Gli effetti della legge n. 92/2012 sulla dinamica degli avviamenti dei contratti di lavoro, rapporti 1, 2 e 3. 11

13 di un compenso stanno contribuendo ad istituzionalizzare il rapporto di stage, che diventa la modalità principe di ingresso nel mercato del lavoro, anche quando non è giustificato da un percorso di apprendimento on the job. Ed infatti l apprendistato non sostituisce lo stage, ma semmai si aggiunge, lo segue: è difficile rinunciare a disporre di manodopera qualificata semigratuita per 6 mesi! In definitiva, l impressione è che le varie riforme abbiano frenato l uso distorto di alcune tipologie contrattuali, che avevano conosciuto grande successo anche in anni di relativa crescita come il 2010, ed abbiano costretto molte imprese a riorganizzarsi. La riorganizzazione ha imposto un analisi attenta delle proprie esigenze, da coprire con rapporti più strutturati quando essenziali al core business e con rapporti leggeri se legati a esigenze temporanee. Certo non tutte le imprese hanno seguito questa direzione, però lo ha fatto un numero sufficiente a far notare un cambiamento. E un percorso che risulta maggiormente visibile nell assistenza sociale, soprattutto presso le cooperative sociali che registrano una crescita del tempo indeterminato, nell ICT, nella pubblicità e nelle ricerche di mercato, che aumentano il ricorso all apprendistato, ma anche a rapporti occasionali. Le qualifiche sono sempre più per lavori non qualificati In un mercato del lavoro sempre più affollato 12 e poco recettivo, i neolaureati, consapevoli della situazione di crisi, sono crescentemente disponibili ad accettare contratti aleatori e remunerazioni inadeguate, ad adattarsi a mansioni non solo sotto le aspettative, ma oggettivamente sotto qualificate, spinti anche dalla pressione di famiglie con crescenti difficoltà economiche. I dati sui redditi sono in peggioramento anche in termini nominali, al lordo dell inflazione, e a ciò va aggiunto il peso degli stage, che al più assicurano un rimborso spese, confermando un ulteriore abbassamento del salario di riserva, ovvero del salario minimo per cui si è disposti ad accettare di lavorare. Parallelamente aumentano i neolaureati sotto inquadrati, inseriti con mansioni per le quali non sarebbe necessaria una laurea, o per posizioni del tutto incoerenti 12 Una delle evidenze più chiare del 2012 è l aumento della partecipazione lavorativa, la crescita di chi vorrebbe lavorare, anche se molti di questi vanno ad accrescere soprattutto la categoria degli in cerca di lavoro. CNEL Rapporto sul mercato del lavoro , 1 Ottobre

14 con il percorso universitario seguito. Certamente c è stata una crescita dei livelli di istruzione per tutte le posizioni, a parità di mansioni oggi è spesso richiesta una laurea dove prima era sufficiente un diploma, ma anche con questa consapevolezza i dati sono inferiori alle attese. Il 48% dei laureati triennali e il 35% dei laureati magistrali dell ultima coorte (tra coloro che a un anno dalla laurea risultano avere un occupazione dipendente o una collaborazione) sono stati inquadrati con una qualifica che non richiederebbe neppure un diploma! E un dato troppo negativo per essere letto solo in relazione all ultima, pur grave crisi. Una analisi dell istituto Cattaneo 13 sulla disoccupazione dei laureati, che utilizza i dati di un periodo molto ampio (dal 1907 al 2009) dell indagine Multiscopo Istat, mostra che il peso dei laureati (quota di laureati in ogni coorte di nascita) è salito a ritmo sostenuto dal 1940 in avanti, con un impennata nell ultimo decennio, dovuta alla crescita dei diplomati e alla riforma 3+2, che ha stimolato l aumento delle immatricolazioni. Invece i lavori da laureato, stimati come quota di lavori delle prime tre classi della qualifica (dirigenti, professionisti, impiegati qualificati) nella stessa coorte, hanno smesso di crescere negli ultimi tre decenni, provocando un surplus di laureati rispetto alle occasioni lavorative. Questi dati ridimensionano il peso della crisi, riportano alle difficoltà di una struttura produttiva in cui il sottoutilizzo dei laureati è conseguenza e anche causa della lontananza dalla frontiera tecnologica. Fanno emergere le responsabilità dei ritardi strutturali ricordati dal Governatore Visco all ultima relazione della Banca d Italia, che parla di andamenti ciclici che si sovrappongono a gravi debolezze strutturali e rendono stridente l inadeguatezza del sistema produttivo 14. In questo contesto le aziende inseriscono laureati non perché ne hanno bisogno, ma perché costano poco e, in genere, hanno maggiori conoscenze e imparano più velocemente 15. In qualche caso poi l azienda ne sfrutterà le potenzialità, ma non sempre, con inevitabile spreco di opportunità. 13 La disoccupazione dei laureati, 2013, a cura di Carlo Barone. 14 Il Governatore sottolinea che, superando il ritardo nell applicazione delle norme che è un tratto ricorrente nell esperienza storica italiana Vanno poste le condizioni per sfruttare appieno strumenti e agevolazioni, già previsti dal nostro ordinamento, all ingresso e alla permanenza, da occupati, dei giovani nel mercato del lavoro. Considerazioni finali del Governatore della Banca d Italia, 13 maggio I giovani con meno di 30 anni sono esposti al rischio di over education, molto più di coloro che hanno 30 anni e più, per questo accettano lavori ben al di sotto della loro qualifica, dove non sfruttano il loro potenziale economico e produttivo, spiazzando i meno qualificati da posti che sarebbero adatti a loro. Rapporto ILO, Global Employment Trends for youth,

15 Il calo occupazionale colpisce anche i laureati non più neo Gli effetti dell inasprimento della crisi del 2012 si vedono non solo su laureati ultimo anno, ma anche su quelli meno recenti. Considerando i laureati del 2009, la percentuale di occupati a 36 mesi dalla laurea (quindi nel 2012) è decisamente più bassa rispetto a quella rilevata a 24 mesi ed è addirittura lievemente inferiore a quella rilevata a 12 mesi! Chi non era avviato verso un percorso di stabilizzazione spesso è stato espulso. Si dimostra che il problema della disoccupazione giovanile è molto ampio, non è circoscrivibile a chi è alla ricerca del primo lavoro, ma interessa una fascia ben più estesa che include tutti coloro che pur essendo entrati nel mercato del lavoro da anni, non sono riusciti a stabilizzare i propri percorsi lavorativi. La possibilità di stabilizzazione dipende in buona misura dal settore, oltre che dall indirizzo seguito. Gli ambiti in cui è più probabile entrare in un percorso che porti verso una continuità lavorativa sono la sanità, la manifattura nella maggior parte dei suoi comparti, i servizi di pubblica utilità, il sistema bancario, le grandi società di consulenza e ICT. Dopo 3 anni dalla laurea il tempo determinato resta il principale contratto nell istruzione ed è molto rilevante nell alloggio e ristorazione. La collaborazione a progetto si conferma, anche nel medio periodo, un contratto molto adoperato dalle Università e nella ricerca extra universitaria, nell editoria e altri media, nella pubblicità e attività sportive. In conclusione, pur considerando un segmento del lavoro giovanile relativamente forte perché ad alta istruzione nella regione più ricca d Italia, il panorama resta molto critico. Il settore pubblico crolla ed è responsabile della gran parte della riduzione degli avviamenti. Il settore privato ha un comportamento dicotomico: una parte decide di ristrutturarsi e aumenta i contratti lunghi per funzioni chiave e contratti spot per collaborazioni saltuarie, una parte rinvia a tempi migliori. La riforma Fornero, entrata in vigore nel luglio 2012, ha ridotto l uso patologico di alcune tipologie lavorative ed ha avviato un cambio di impostazione, ha mandato un messaggio forte, che diceva che certi comportamenti non sarebbero più stati tollerati. Poi però, sulla spinta delle numerose critiche provenienti sia dal sindacato, che temeva un effetto di contrazione del lavoro in un momento di crisi, sia dalle associazioni datoriali, che non volevano rinunciare alla flessibilità garantita dai nuovi contratti, sono intervenute delle circolari attuative che hanno attenuato molte disposizioni e tolto vigore all attività di controllo e sorveglianza. Si è riaffermata la convinzione che il contrasto agli abusi non è più (sempre che lo 14

16 sia mai stato) una priorità, o comunque è venuta meno l attesa di un attenta azione di controllo. Non è detto che i dati del 2013 confermino la svolta annunciata nella seconda metà del Le continue modifiche delle regole e forse ancor di più gli annunci di cambiamenti aggiungono ulteriori elementi di incertezza che frenano la domanda di lavoro: non sapere come cambierà la normativa spinge a rinviare. Il vero vincolo tuttavia resta la mancanza di fiducia sul futuro e l assenza di politiche per la crescita. Nonostante i dibattiti sui media, la questione giovanile non incide con il giusto peso nella agenda politica, che affronta con maggiore priorità le questioni care a parti della popolazione più rilevanti in termini elettorali e di consenso. 15

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18 2. FONTI AMMINISTRATIVE: CALA L OCCUPAZIONE DEI NEOLAUREATI In questo capitolo l analisi delle performances occupazionali è effettuata sugli archivi delle comunicazioni obbligatorie (COB) e dal Registro Imprese (quindi un occupazione da dipendente, collaboratore, imprenditore o anche uno stage extra curriculare) ed ha interessato solo chi ha completato gli studi 16 ed è residente in Lombardia, perché i non residenti hanno maggiori probabilità di aver cercato (e trovato) lavoro fuori dalla nostra regione. E quindi un analisi che non copre tutte possibilità occupazionali dei nostri laureati perché, in questa fase, mancano le informazioni che ci permettono di verificare chi studia o lavora fuori dalla Lombardia o chi ha un attività autonoma professionale, che non richiede l iscrizione al Registro Imprese. Tuttavia, per le tipologie di occupazione coperte dalle banche dati, che rappresentano la parte maggioritaria, la ricchezza degli archivi consente approfondimenti e analisi molto puntuali. Per ogni laureato è infatti possibile estrarre informazioni su più esperienze lavorative (discontinue, continue o anche sovrapposte), ciascuna con diverse caratteristiche (contratto, qualifica) e durata. Una gran mole di dati che non è facile da districare e impone l uso di numerosi indicatori. Tra i primi gli indicatori di flusso tradizionalmente usati nelle analisi delle COB, che segnalano avviamenti e avviati al lavoro. Tuttavia, in un mercato caratterizzato da un alta prevalenza di contratti temporanei, l avviamento al lavoro usato da solo è poco esplicativo della performance occupazionale. Abbiamo perciò creato numerosi altri indicatori costruiti per stimare lo stock dei laureati occupati 17 e la qualità della loro occupazione, valutata sulla base dei contratti, delle qualifiche e della continuità del lavoro. 16 Per convenzione si considera forza lavoro solo chi non è impegnato in attività di studio. È una forzatura, perché ci sono anche studenti lavoratori, ma è inevitabile per non includere tra i non occupati tutti gli studenti che non lavorano. 17 Il passaggio da dati di flusso a dati di stock è possibile per una popolazione giovane che quasi certamente ha iniziato a lavorare dopo la costituzione degli archivi amministrativi (2001). 17

19 2.1 DIMINUISCONO I LAUREATI CHE HANNO AVUTO ESPERIENZE LAVORATIVE DOPO LA LAUREA Il primo indicatore utilizzato è il numero dei laureati che hanno sperimentato almeno un occasione lavorativa dopo la laurea 18. Dal momento che gli archivi sono lombardi, come sempre questa verifica è stata effettuata solo sui laureati (triennalisti, magistrali, ciclo unico, specializzati) con studi completati, che sono residenti in Lombardia e che pertanto è più probabile che cerchino un occupazione nella propria regione. Su un totale di laureati del 2011 che rispondono alle caratteristiche sopra citate, hanno sperimentato almeno un giorno lavorativo tra la laurea e il , ovvero il 66,5%. Per i laureati 2010 la percentuale, calcolata allo stesso modo (considerando i dati sino al ), era del 68,3%. Tavola 2 1 Laureati (esclusi dottorati) con esperienze di lavoro Laureati 2009 Laureati 2010 Laureati 2011 Variazione Variazione % Totale laureati(inclusi specializzati ) ,4 Continuano gli studi ,5 Con studi completati ,5 Residenti in Lombardia ,4 residenti che hanno lavorato almeno un giorno dopo la laurea ,9 % di chi ha lavorato almeno un giorno dopo la laurea su totale residenti 67,9 68,3 66,5 1,8 Si tratta tuttavia di un indicatore che da solo non può riassumere la situazione occupazionale dei laureati: ci dice solo quanti hanno avuto un occasione lavorativa, computando anche coloro che hanno avuto esperienza di un solo giorno di lavoro. 18 Abbiamo abbandonato un indicatore utilizzato nelle indagini precedenti, che calcolava la percentuale di avviati nel biennio che inizia con l anno di laurea, perché per gli ultimi 3 anni la disponibilità della data di laurea ha consentito l adozione di altri indicatori più esplicativi ed affidabili. 18

20 È frequente arrivare alla laurea senza aver mai lavorato? Con riferimento ai laureati 2011 con studi completati e residenti in Lombardia, il grafico successivo mostra che oltre la metà dei laureati ha avuto esperienze lavorative prima della laurea (solo il 23,2% ha sperimentato il primo lavoro dopo la laurea), smentendo il luogo comune secondo cui generalmente arriverebbero alla laurea senza aver mai lavorato. Ed è un dato confermato anche per le due coorti precedenti. Laureati 2011: esperienze di lavoro prima e dopo la laurea imprenditori 3,8% non risultano negli archivi 21,7% è entrato nel mercato del lavoro dopo la laurea 23,2% esperienze solo prima della laurea 11,8% contratto avviato prima della laurea, che continua dopo 20,6% esperienze lavorative distinte prima e dopo la laurea 18,9% Laureati : esperienze di lavoro prima e dopo* la laurea (valori %) Esperienze lavorative solo prima della laurea hanno lavorato almeno un giorno dopo la laurea..contratto avviato prima della laurea, che continua dopo esperienze lavorative distinte prima e dopo la laurea ,3 8,7 11,8 70,5 70,2 66,5 20,8 20,8 20,6 20,4 20,7 18,9 è entrato nel mercato del lavoro 24,8 24,8 23,2 dopo la laurea imprenditori 4,5 4,0 3,8 non risultano negli archivi amministrativi totale laureati con studi completati residenti in Lombardia 22,2 21,1 21,7 100,0 100,0 100,0 *dopo la laurea è inteso entro il dell anno successivo alla laurea, per consentire la confrontabilità tra i diversi anni 2.2 CROLLANO GLI OCCUPATI A UN ANNO DALLA LAUREA Una migliore rappresentazione della situazione occupazionale ha richiesto la costruzione di indicatori di stock che stimino quanti sono occupati in un dato momento 19. Il primo momento di osservazione l abbiamo fissato a 3 mesi dalla laurea. A questo intervallo risulta occupato circa 1/3 dei laureati 2011 (36,9% per la precisione). Come era logico attendersi, è un dato decisamente ridimensionato rispetto alla percentuale di chi ha sperimentato almeno un esperienza lavorativa nel corso del periodo che va dalla laurea alla fine dell anno successivo ad essa (67,6%). E però un dato in linea con quanto rilevato per i laureati delle coorti precedenti. 19 Si tratta comunque di indicatori non comparabili con quelli ufficiali dell ISTAT, calcolati in modo molto diverso. 19

21 Grafico 2 1 Laureati : rilevati come occupati a e 12 mesi dalla laurea (tutti i contratti) % 55,0 53,0 51,0 49,0 47,0 45,0 43,0 41,0 39,0 37,0 35,0 3 mesi 6 mesi 9 mesi 12 mesi ,8 44,5 47,5 49, ,4 44,3 46,1 48, ,9 42,3 41,7 40,4 Spostando l osservazione a 6 mesi dopo la laurea, la percentuale di laureati 2011 occupati aumenta di 5 punti percentuali e raggiunge il 42,3%, una percentuale un po inferiore rispetto a quanto calcolato per i laureati 2010 e Un differenza che si amplia vistosamente se spostiamo l osservazione a 9 e 12 mesi. Per i laureati 2011 la percentuale di chi risulta occupato a 9 mesi è più bassa che a 6 mesi e a 12 mesi scende ancora! Un fenomeno nuovo, che non aveva riguardato le coorti precedenti. Cosa è cambiato? I laureati 2011 intercettano in pieno la nuova fase recessiva iniziata con l ultimo trimestre 2011, che ha indotto le imprese a comportamenti di maggiore cautela, a rinviare sia i nuovi inserimenti, sia la riproposizione di contratti in scadenza. Infatti, la scomposizione dei flussi di entrata e di uscita tra i 3 mesi e i 12 mesi dopo la laurea per tutte le ultime tre coorti mostra che in questo intervallo altri laureati entrano nel mercato del lavoro, ma una parte di coloro che già lavoravano escono dalla rilevazione perché il contratto è scaduto e non rinnovato. Considerando l ultima coorte diminuiscono i nuovi entranti (da 17,5% per i laureati 2010 a 13,8% per i laureati 2011, ovvero 3,7 punti percentuali) ed aumentano coloro che escono (da 6,4% a 9,3%, +2,9 punti percentuali). 20

22 Grafico 2 2 Lavoro a 3 e 12 mesi: laureati e 2011 lavorano a 12 mesi escono (tra i 3 e i 12 mesi) si aggiungono (tra i 3 e i 12 mesi) lavorano a 3 mesi 9,3 6,4 5,7 13,8 17,5 18,8 41,5 37,1 37,4 36,8 48,4 49,8 20,0 10,0 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60, Il risultato di questi flussi è che a un anno dalla laurea la percentuale di laureati 2011 con un occupazione è pari a 41,5%, quasi 7 punti percentuali in meno rispetto a quanto evidenziato per la coorte precedente! Un divario largamente superiore a quello evidenziato dal confronto sui laureati con esperienza di lavoro dopo la laurea. Grafico 2 3 Laureati con studi completati residenti in Lombardia e rilevati come occupati a 12 mesi dalla laurea (sulla base COB e Registro Imprese) 60,0 50,0 40,0 % 30,0 20,0 10,0 0, % occupati 49,82 48,42 41,53 Come si spiega il divario tra i due dati? Sono possibili più spiegazioni: potrebbero essere diminuite le opportunità di lavoro e/o essere aumentati i contratti brevi. Vediamo nel dettaglio cosa è successo 21

23 2.3 I CONTRATTI STABILI AUMENTANO Nonostante la diminuzione dell occupazione risulta una inaspettata tenuta dei contratti stabili (definiti dall insieme di tempo indeterminato, apprendistato e inserimento lavorativo 20 ). Il numero di laureati con occupazione stabile aumenta di 144 unità (+3,2%), con una crescita del peso sugli occupati di ben 5,7 punti (dal 37% a 42,7%), perché riferito ad un totale in calo. Diminuiscono invece tutte le altre tipologie contrattuali, e in particolare tempo determinato e collaborazioni a progetto. Un andamento certamente influenzato dall avvio delle nuove norme mirate a restringere l uso disinvolto di alcune tipologie contrattuali. Tavola 2 2 Laureati con studi completati residenti in Lombardia e rilevati come occupati a 1 anno dalla laurea: distribuzione per contratto laureati 2009 nel 2010 laureati 2010 nel 2011 laureati 2011 nel 2012 laureati 2009 nel 2010 laureati 2010 nel 2011 laureati 2011 nel 2012 laureati 2009 nel 2010 laureati 2010 nel 2011 N % su laureati % su occupati Tempo indeterminato ,7 11,5 11,0 23,6 23,7 26,6 laureati 2011 nel 2012 Apprendistato ,6 4,9 5,6 9,2 10,1 13,4 Contratto di inserimento ,5 1,5 1,1 3,0 3,2 2,7 Tempo determinato ,8 10,9 7,2 23,6 22,6 17,3 Lavoro somministrato ,2 1,2 0,9 2,5 2,4 2,3 Lavoro intermittente ,8 1,1 1,1 1,7 2,2 2,5 Co.pro ,1 7,7 5,9 16,3 15,9 14,2 Lavoro occasionale ,0 0,1 0,1 0,1 0,2 0,2 Stage ,2 5,4 4,8 10,5 11,2 11,5 Imprenditori ,6 4,0 3,8 9,3 8,2 9,1 Altro ,2 0,2 0,1 0,4 0,4 0,3 Totale occupati ,8 48,4 41,5 100,0 100,0 100,0 Non rilevati come ,2 51,6 58,5 occupati Totale laureati ,0 100,0 100,0 Più nel dettaglio: aumenta l apprendistato che più che compensa il progressivo abbandono dell inserimento lavorativo; 20 L apprendistato è un contratto che automaticamente alla scadenza si trasforma in tempo indeterminato. Questo meccanismo non esiste per il contratto di inserimento, che tuttavia è considerato stabile perché storicamente presenta altissimi tassi di trasformazione in contratti a tempo indeterminato (anche se i dati dell ultimo anno fanno eccezione). 22

24 crollano le collaborazioni a progetto, fortemente scoraggiate dalle nuove normative; crolla anche il tempo determinato, a causa, come vedremo, della caduta dei settori ad elevata presenza pubblica (istruzione e sanità); diminuiscono in misura contenuta stage e lavoro somministrato. Grafico 2 4 Laureati con studi completati residenti in Lombardia e occupati a 1 anno dalla laurea: trend dei contratti (% su laureati con studi completati) 0,0 2,0 4,0 6,0 8,0 10,0 12,0 14,0 Tempo indeterminato Apprendistato Contratto di inserimento Tempo determinato Lavoro somministrato Lavoro intermittente laureati 2009 nel 2010 laureati 2010 nel 2011 laureati 2011 nel 2012 Cococo\Copro Lavoro occasionale Stage Imprenditori Dopo la laurea, con il passare dei mesi, aumenta il peso dei contratti stabili, perché una buona quota di contratti temporanei (soprattutto tempo determinato e somministrato) si trasformano in contratti a tempo indeterminato e apprendistato. 23

25 Tavola 2 3 Laureati : rilevati come occupati a e 12 mesi dalla laurea per contratto (% su occupati) laureati 2009 laureati 2010 laureati mesi 6 mesi 9 mesi 12 mesi 3 mesi 6 mesi 9 mesi 12 mesi 3 mesi 6 mesi 9 mesi 12 mesi Tempo indeterminato 7,8 9,0 10,3 11,7 7,6 8,6 9,9 11,5 7,6 8,5 9,7 11,0 Apprendistato 3,0 3,6 4,0 4,6 3,0 3,7 4,4 4,9 3,1 3,9 4,8 5,6 Contratto di inserimento 0,6 1,0 1,3 1,5 0,8 1,1 1,4 1,5 0,8 1,1 1,2 1,1 Tempo determinato 7,4 10,1 11,2 11,8 7,1 9,2 10,3 10,9 6,4 7,9 8,1 7,2 Lavoro somministrato 0,9 1,1 1,2 1,2 0,9 1,1 1,1 1,2 0,9 1,0 1,0 0,9 Lavoro intermittente 1,2 1,0 1,0 0,8 1,6 1,5 1,3 1,1 2,0 1,7 1,4 1,1 Co.pro. 5,6 6,8 7,4 8,1 5,2 6,4 7,0 7,7 5,1 5,9 6,1 5,9 Lavoro occasionale 0,0 0,0 0,0 0,0 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 Stage 5,0 6,9 6,2 5,2 6,5 8,1 6,5 5,4 6,8 8,6 6,2 4,8 Imprenditori 5,1 4,8 4,7 4,6 4,3 4,1 4,0 4,0 4,0 3,7 3,7 3,8 Altro 0,2 0,2 0,2 0,2 0,2 0,2 0,2 0,2 0,2 0,1 0,1 0,1 Totale occupati 36,8 44,5 47,5 49,8 37,4 44,2 46,1 48,4 37,1 42,5 42,3 41,5 Non rilevati come occupati 63,2 55,5 52,5 50,2 62,6 55,8 53,9 51,6 62,9 57,5 57,7 58,5 Totale laureati 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Tavola 2 4 Evoluzione contratti da 3 mesi a 12 mesi (laureati 2011) % di riga contratto 12 mesi contratto 3 Non TI Appr.to Ins.to TD Somm.to Intermitt. Co.pro. Occas.le Stage Imprendit. altro mesi occup. Totale Tempo indeterminato 84,1 0,9 0,2 2,6 0,2 0,2 1,5 1,0 0,8 8,6 100,0 Apprendistato 7,3 78,3 0,2 2,6 0,2 0,2 0,7 1,3 0,6 0,1 8,3 100,0 Contratto di inserimento 10,6 0,9 47,0 1,8 0,5 1,8 1,4 0,9 35,0 100,0 Tempo determinato 19,9 1,7 0,5 39,2 1,0 0,8 2,1 0,1 2,5 0,9 0,1 31,1 100,0 Lavoro somministrato 13,9 5,9 1,3 11,3 13,0 1,7 3,8 0,4 48,7 100,0 Lavoro intermittente 8,3 4,2 0,8 10,0 1,3 28,6 4,2 0,6 4,2 0,6 37,2 100,0 Co.pro. 6,3 5,0 1,0 5,5 0,6 0,6 39,3 0,1 3,9 1,3 0,1 36,4 100,0 Lavoro occasionale 2,7 5,4 2,7 5,4 21,6 8,1 2,7 51,4 100,0 Stage 5,8 11,4 4,0 8,7 3,1 0,3 9,8 12,5 1,4 0,1 42,9 100,0 Imprenditori 2,4 1,4 0,3 2,3 0,4 0,2 2,6 0,1 3,1 87,2 0,1 100,0 Altro 17,5 2,5 5,0 2,5 2,5 52,5 17,5 100,0 Totale occupati 3,0 2,7 0,5 4,9 0,7 0,6 4,3 0,1 5,1 0,1 78,1 100,0 Non rilevati come occupati 11,0 5,6 1,1 7,2 0,9 1,1 5,9 0,1 4,8 3,8 0,1 58,5 100,0 Ma ci sono anche contratti che cessano e non sono più sostituiti. La tavola successiva mostra che crescono significativamente le non trasformazioni di tutti i contratti a termine: TD, somministrato, intermittente, Co.pro., stage, 24

26 occasionale. Da notare l elevata percentuale di contratti di inserimento (ex contratti formazione lavoro) dei laureati 2011 che non sono trasformati, un dato anomalo rispetto a quanto accaduto negli anni precedenti. Tavola 2 5 Contratti a 3 mesi che a 12 mesi non sono più attivi e non sono stati sostituiti da altri contratti contratto a 3 mesi Tempo indeterminato 6,6 6,9 8,6 Apprendistato 7,1 10,1 8,3 Contratto di inserimento 5,7 8,0 35,0 Tempo determinato 19,6 19,6 31,1 Lavoro somministrato 28,6 31,8 48,7 Lavoro intermittente 26,4 29,3 37,2 Co.pro. 25,5 25,1 36,4 Lavoro occasionale 36,4 41,2 51,4 Stage 29,8 30,5 42,9 Altro 10,4 21,1 17,5 Non occupati 70,3 72,1 78,1 Totale 50,2 51,6 58,5 In definitiva, la forte riduzione dello stock di occupati a 12 mesi dalla laurea non è spiegata dalla contrazione dei contratti stabili, ma dalla diminuzione dei contratti a termine e il loro non rinnovo al momento della scadenza. 2.4 DIMINUISCE LA DURATA DEI CONTRATTI A TERMINE Un altro elemento che aiuta a spiegare la caduta dello stock di occupati e il divario tra questo dato e quello di flusso è la riduzione della durata dei principali contratti a termine. Un laureato che ha stipulato un contratto a tempo determinato è computato tra gli avviati, ma non necessariamente risulterà occupato alla data di osservazione: la probabilità di rientrare tra gli occupati nei diversi periodi di osservazione è tanto maggiore quanto più lungo è il contratto. Nell ultimo anno i contratti a tempo determinato e le co.pro non solo sono meno usate, ma sono anche decisamente più brevi. Nella tavola successiva sono riportate le durate dei contratti avviati dopo la laurea, prendendo a riferimento il periodo che va dall avvio sino alla fine dell anno successivo alla laurea. Si osserva per tutte le tipologie contrattuali, e specialmente per tempo determinato e co.pro., una diminuzione di quelli con durata oltre i 6 mesi. 25

27 Tavola 2 6 Durata dei contratti dei laureati con studi completati residenti in Lombardia (avviamenti tra la data di laurea e il 31/12 dell anno successivo alla laurea) Tempo determinato Somministrato Intermittente co.pro. laureati laureati laureati laureati laureati laureati laureati laureati durata giorni giorno 10,9 9,4 29,0 31,1 2,7 3,3 1,5 1, gg 10,0 39,3 15,1 16,2 23,8 22,2 2,3 2, gg 7,1 6,3 14,0 13,9 6,2 7,1 6,0 6,5 fino 6 mesi 25,0 23,1 33,1 31,9 41,7 44,8 40,3 56,7 fino 1 anno 37,7 19,2 7,6 6,3 22,0 19,5 40,4 29,8 oltre 1 anno 9,2 2,7 1,2 0,6 3,6 3,1 9,4 3,4 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Nel tempo determinato osserviamo una fortissima crescita dei contratti con durata compresa tra i 2 e i 10 giorni (quasi quadruplicati: dal 10% al 39,3%) e un calo dei contratti superiori a 6 mesi (dal 46,9% al 21,9%). Il grafico successivo mostra che queste differenze non sono dovute ad un accorciamento generalizzato dei contratti, bensì ad una forte riduzione del tempo determinato nella sanità e nell istruzione (dove molti rapporti di lavoro erano a termine ma lunghi), settori che tagliano considerevolmente i nuovi inserimenti lavorativi. D altra parte il ricorso al contratto a tempo determinato aumenta nei settori del commercio e della ristorazione, dove però sono in gran parte contratti di breve e brevissima durata. Grafico 2 5 Contratti a tempo determinato per settori nel 2011 e 2012 Servizi alle persone Settori a prevalenza pubblica Altri servizi Servizi alle imprese Alloggio e ristorazione Trasporti e logistica Commercio al dettaglio Commercio all'ingrosso Costruzioni e pubblica utilità Manifattura Agricoltura ed estrazione

28 Anche le collaborazioni a progetto si accorciano: diminuiscono significativamente le collaborazioni di più di 6 mesi (da 49,8% nel 2011 al 33,2% nel 2012), a vantaggio di quelle con durata compresa tra 30 giorni e 6 mesi (dal 40,3% a 56,7%), ma in questo caso la diminuzione ha interessato abbastanza uniformemente tutti i settori. E possibile che la riforma (e già prima l attesa di una riforma che si sapeva sarebbe intervenuta sulle collaborazioni) abbia reso più caute le decisioni di ricorrere alla co.pro., spesso usate non proprio nel rispetto delle regole (anche con riferimento alla normativa precedente). Grafico 2 6 Co.pro. per settori nel 2011 e Servizi alle persone Settori a prevalenza pubblica Altri servizi Servizi alle imprese Alloggio e ristorazione Trasporti e logistica Commercio al dettaglio Commercio all'ingrosso Costruzioni e pubblica utilità Manifattura Agricoltura ed estrazione In conclusione emerge un quadro dicotomico: da una parte aumentano i contratti stabili, dall altra parte i contratti a termine, molto meno numerosi che nel passato, diventano più brevi. 2.5 AUMENTA LA CONTINUITÀ DELLE ATTIVITÀ LAVORATIVE, MA NON PER TUTTI Ad ulteriore verifica delle analisi precedenti abbiamo creato un nuovo indicatore con cui calcolare quante sono state le giornate coperte da contratto per ogni laureato nell anno successivo alla laurea. Al di là del numero e della tipologia dei contratti, i neolaureati sono prevalentemente occupati oppure lavorano solo pochi mesi o addirittura solo pochi giorni? 27

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