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1 ISTITUTO ZOOPROFILATTICO SPERIMENTALE DELLE REGIONI LAZIO E TOSCANA (D.L.vo n. 270) Roma - Biblioteca centrale Foto T. Zottola Ufficio di Staff Formazione, Comunicazione e Documentazione Rassegna mensile tratta da periodici specialistici nazionali e internazionali N. 7 OTTOBRE-DICEMBRE 2010 Staff Rassegna : Responsabile: Gabriella Loffredo Selezione degli articoli ed elaborazione dei riassunti: Gabriella Loffredo, Antonella Bozzano,Romano Zilli Archiviazione informatica e cartacea:.. Cristina Ferri Preparazione ed invio articoli:... Cristina Ferri, Giulia De Matteis Ha collaborato a questo numero:.marcella Milito

2 Articolo n. 1 Vaccinazione e selezione genetica: nuove strategie di controllo della paratubercolosi nel bovino? Pozzato N. et al Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie Large Animal Review Anno 16 n. 5 ottobre 2010 pp Nell articolo vengono esaminate le caratteristiche della paratubercolosi, le stime di prevalenza dell infezione in Europa ed i possibili riflessi in sanità pubblica. Le attuali strategie di controllo si basano su piani volontari che prevedono il biocontenimento per ridurre l esposizione al patogeno nei primi mesi di vita e l eliminazione dei soggetti malati ed asintomatici. Questi interventi sono risultati di difficile applicazione per gli allevatori, soprattutto in riferimento alle prescrizioni igienico sanitarie e all eliminazione dei soggetti apparentemente sani. Gli Autori, propongono una revisione sistematica dell informazione scientifica disponibile allo scopo di fornire evidenze per possibili strategie alternative. In particolare viene discussa l efficacia della vaccinazione, adottata sperimentalmente nei Paesi Baschi, nel ridurre le lesioni e l escrezione fecale del germe. Le vaccinazioni non sono autorizzate in Italia in quanto interferiscono con i metodi di diagnosi della tubercolosi e della paratubercolosi nei bovini. Un altra possibilità è rappresentata dalla selezione genetica ai caratteri di resistenza nella popolazione bovina, identificando i polimorfismi specifici ad essa associati. Articolo n. 2 L applicazione dei principi del sistema HACCP all allevamento delle api Formato G. et al Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana Large Animal Review Anno 16 n. 5 ottobre 2010 pp L articolo, sulla base del principio di sicurezza alimentare illustrato nella direttiva 85/374 CEE, nel Libro Bianco della sicurezza alimentare, nel Regolamento CE n. 178/2002 e in quello 852/2004, offre al mondo dell apicoltura una guida e un utile strumento per conoscere e prevenire i pericoli insiti nella produzione del miele. Il lavoro descrive le buone pratiche apistiche (BPA) per ottenere un adeguato stato sanitario delle api e una conseguente qualità del miele prodotto: posizionamento apiari, ispezione, trattamenti farmacologici, selezione della regina, invernamento, tecniche apistiche, benessere delle api, raccolta del miele, formazione degli operatori. Segue la rappresentazione di un diagramma di flusso con le diverse fasi operative riguardanti sia l allevamento delle api nelle varie stagioni e in presenza dei melari, sia l importante fase della raccolta del miele. Ciò al fine di identificare, nell ambito del sistema HACCP, tutti i più importanti punti

3 critici connessi al rischio microbiologico (spore di Clostridium botulinum) e chimico (residui di farmaci veterinari) nel miele prodotto. Articolo n. 3 Verifica dell attività acaricida di acido ossalico sublimato in primavera con diverse condizioni di impiego Formato G. et al Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana L Apis Anno XVIII n. 7 ottobre 2010 pp Il lavoro presenta i risultati di prove di campo effettuate nel 2009 dall Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana in due apiari del centro Italia, per verificare l attività acaricida, contro la Varroa, dell acido ossalico sublimato mediante dispositivo Sublimox, abbinato o meno a condizioni di assenza di covata opercolata. Le sperimentazioni sono state effettuate in cinque diverse condizioni: trattamento con Sublimox e contemporaneo ingabbiamento della regina; trattamento con Sublimox con contemporanea asportazione dei favi di covata; trattamento con Sublimox in presenza di covata; semplice ingabbiamento della regina; nessun trattamento per il gruppo di controllo. La lotta alla Varroa è risultata più efficace durante il trattamento con Sublimox abbinato all ingabbiamento della regina e poco efficace in presenza di covata opercolata. Articolo n. 4 Bovino da carne work in progress Bertocchi L. et al Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia ed Emilia Romagna Informatore Zootecnico Anno LVII n. 16, 17 settembre 2010 pp In questo articolo viene descritto l 8 draft dell apposita commissione incaricata di definire una normativa verticale sul benessere dell intero comparto del bovino adulto, attualmente allo studio presso il Consiglio d Europa. Gli Autori, una volta individuati gli aspetti principali del documento, composto da 24 articoli e 4 appendici, descrivono i risultati di una verifica di conformità espressa su tre differenti giudizi (conforme, parzialmente conforme e non conforme), effettuata confrontando le indicazioni del draft 8 con le realtà di allevamento di 100 aziende lombarde.

4 Articolo n. 5 I principi di un programma di gestione sanitaria Zecconi A. Facoltà di Medicina Veterinaria di Milano Supplemento de la Settimana veterinaria n. 714 del 3 novembre 2010 pp.4-10 Gli Autori descrivono gli elementi fondamentali di un programma di gestione sanitaria per l allevamento di bovine da latte, cioè le finalità e l organizzazione delle attività messe in atto al fine di migliorare la qualità e la quantità delle produzioni ed in generale l efficienza delle aziende. Il punto di partenza è fornito dalla registrazione dei dati produttivi, sanitari ed economici. Occorre inizialmente stabilire gli obiettivi e confrontarli con lo stato dell allevamento giungendo così ad identificare i problemi che interferiscono, stabilendo le priorità in base a quelli che hanno maggiore influenza sulla produzione e che possono essere risolti più facilmente e nel tempo più breve. Successivamente verranno affrontate le criticità più complesse e con tempi di risoluzione più lunghi. Si procede secondo il seguente ciclo: pianifica, fai, controlla, reagisci secondo uno schema di valutazione della priorità degli interventi in base al rapporto costi/efficacia. Nella fase dell azione è molto importante definire chi sia il responsabile dell implementazione delle specifiche azioni in azienda, es. allevatore, mungitore etc. Nella fase di controllo si devono individuare le misure oggettive dell andamento del processo e registrare i dati per valutare l efficacia e la corretta applicazione delle azioni adottate. A tale scopo viene infine descritto lo Statistical process control che utilizza dei grafici utili ad interpretare i dati aziendali. Un altro metodo di verifica dell andamento, schematizzato in una tabella, è quello di stabilire dei valori per gli obiettivi e dei relativi limiti critici di intervento. Articolo n. 6 Micotossine. Overview su tossicità, modalità operative e normativa nel settore veterinario Minervini F., Pagliarulo G. Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari (ISPA), CNR, Bari Argomenti S.I.Ve.M.P. n. 3 novembre 2010 pp Gli Autori esaminano la problematica delle micotossine di interesse veterinario: Aflatossine, Ocratossina A, Fusarium- tossine ( zearalenone, fumonisine, tricoteceni). Per ciascun gruppo di tossine vengono descritte le derrate maggiormente suscettibili alle contaminazioni, la tossicità negli animali, le lesioni anatomo-patologiche, i riferimenti legislativi e le misure di controllo per ridurre l esposizione degli animali a tali sostanze. Viene affrontato anche il tema della rappresentatività dei campioni e dell affidabilità delle determinazioni analitiche. Infine vengono descritti gli aspetti relativi del Piano Nazionale di Sorveglianza e Vigilanza sanitaria sull Alimentazione per gli Animali (PNAA); in questo Piano la Sorveglianza ha lo scopo di realizzare una mappatura del rischio di

5 contaminazione sul territorio nazionale, attraverso campionamenti casuali distribuiti su tutto il territorio italiano. Il Piano di Vigilanza è invece realizzato per verificare su tutta la catena agro-alimentare e zootecnica il rispetto dei limiti massimi stabiliti per le micotossine a più elevato rischio sanitario (aflatossine, OTA, Fumonisine). In questo caso la distribuzione campionaria tra le regioni è basata su evidenze scientifiche, fattori climatici e produttivi. Articolo n. 7 Sicurezza alimentare negli esercizi di vendita e somministrazione: applicazione dell analisi del rischio nell attività di controllo Griglio B. et al Ce.I.R.S.A. ASL TO 5 Chieri Aivemp newsletter Anno 7 n. 3 luglio 2010 pp Nel determinismo di episodi tossinfettivi svolgono un ruolo importante errori commessi nella preparazione di alimenti per la vendita o la somministrazione in attività quali bar o ristoranti. Gli Autori inizialmente esaminano i criteri con cui vengono programmati i controlli da parte dell Autorità Competente, scaturiti dal Reg.CE 882/04 e le categorie di fattori di rischio che contribuiscono all insorgenza di malattie alimentari. Successivamente ridefiniscono le categorie di rischio cui sono esposte le differenti attività di vendita e somministrazione al dettaglio, riferendosi a 3 processi di preparazione classificati in base al numero di volte in cui l alimento attraversa un intervallo di temperatura considerato a rischio. Segnalano le prassi da seguire nell effettuazione dei controlli, la definizione delle priorità di intervento, la necessità di un aperto dialogo con i responsabili, l esame dei rapporti di precedenti interventi e soprattutto lo studio delle fasi dei processi produttivi. Ciò consente di controllare i fattori di rischio per gruppi di alimenti omogenei: prodotti non sottoposti a cottura, preparazioni da servire in giornata, produzioni complesse. Si soffermano sulle azioni correttive immediate e su quelle di lungo periodo. Infine nell articolo vengono proposte schematicamente delle linee guida per l interpretazione dei risultati delle analisi di laboratorio: ricerca e conta di batteri patogeni, indicatori di igiene e carica batterica totale. Articolo n. 8 Classificazione e sorveglianza sanitaria sulle aree di produzione dei molluschi bivalvi Latini M. Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell Umbria e delle Marche, Centro di Referenza Nazionale per il Controllo Microbiologico e Chimico dei Mollushi Bivalvi Vivi Argomenti S.I.Ve.M.P. n. 3 novembre 2010 pp In questo articolo vengono richiamati i principi che regolano le attività di classificazione e sorveglianza sanitaria delle acque adibite alla raccolta dei molluschi bivalvi vivi, ai fini

6 della successiva destinazione al consumo del prodotto raccolto, con un attuazione diversificata da regione a regione nel nostro Paese. La revisione delle aree di produzione è prevista almeno triennalmente e sarebbe auspicabile una classificazione anche delle acque libere, dove i privati cittadini potrebbero raccogliere molluschi per autoconsumo. L approccio metodologico alla classificazione prevede l analisi del rischio sanitario e la produzione di report che identifichino l area e le sorgenti eventuali di inquinamento. L Autore descrive il ruolo delle analisi di laboratorio in questo processo, di cui le attività di campo svolte dai servizi veterinari rappresentano il fulcro, volto a recepire eventuali modifiche urbane o dell ambiente che possono incidere sullo stato sanitario del prodotto. Infine viene descritto il ruolo del Centro di Referenza Nazionale per il Controllo Microbiologico e Chimico dei Molluschi Bivalvi vivi ( Ce.Re.M). Articolo n. 9 Valutazione dell efficacia dei sistemi di depurazione nei confronti di E. coli, Salmonella spp. e Vibrio spp. in mitili allevati nel golfo di Olbia Meloni D. et al Dip. di Biologia Animale Sez. Ispezione Alimenti di O.A. Università degli Studi di Sassari Il pesce Anno XXVII n. 5 ottobre 2010 pp La molluschicoltura, in particolare di mitili, è in Italia la principale voce produttiva dell acquacoltura. Gli Autori descrivono le caratteristiche di questo comparto, in particolare in Sardegna, ove la maggior parte delle zone di produzione ricade in classe B e pertanto i mitili sono ammessi al consumo solo dopo depurazione o stabulazione. L efficacia di questi trattamenti è stabilita dalla rispondenza ai requisiti di sicurezza alimentare previsti dal Reg. CE 2073/2005. Nell articolo vengono illustrati i risultati di un lavoro svolto allo scopo di valutare l efficacia dei sistemi di depurazione di un impianto di con due sistemi di filtrazione, funzionante a ciclo aperto ed a ciclo chiuso sia nei confronti di Salmonella spp. ed E.coli, che rispetto ad altri agenti patogeni quali Vibrio spp. A tal fine sono stati analizzati 10 lotti di mitili (30 campioni) prelevati all inizio, alla fine ed in una fase intermedia del ciclo di depurazione. I dati raccolti vogliono rappresentare un contributo alla definizione delle classi di rischio degli stabilimenti di depurazione. Articolo n. 10 Linee guida per la verifica sull OSA - Prima parte Criteri per l individuazione delle non conformità negli stabilimenti del settore carne e latte Prima parte Eurocarni, anno XXV, n. 8, 2010, pp

7 Vengono riportate le Linee guida pubblicate dal Ministero della Salute concernenti i criteri per l individuazione delle non conformità negli stabilimenti nel settore carne e latte e verifica della completezza ed efficacia delle azioni correttive adottate dall operatore del settore alimentare. Il Ministero fornisce, assieme alle linee guida che scaturiscono dal Reg. 882/2004 CE, una diversificata casistica per uniformare l interpretazione dei Regolamenti CE 852 e 853/2004. Nell allegato I si precisano le modalità di verifica delle azioni correttive adottate dall OSA: dal trattamento della NC (non conformità), all identificazione e rimozione della causa, all efficacia delle misure adottate dall OSA, sino all applicazione di interventi volti a prevenire il presentarsi di NC della stessa natura. L allegato II comprende un ampia casistica per l uniforme individuazione delle non conformità sul territorio nazionale, che prende in considerazione diversi ambiti: macellazione al di fuori degli stabilimenti riconosciuti; manipolazione, trasformazione e deposito di alimenti di origine animale al di fuori di stabilimenti riconosciuti; mancata notifica di stabilimenti ai fini della registrazione o dell aggiornamento; mancato rispetto dei requisiti in materia di igiene nelle fasi successive alla produzione primaria. Articolo n. 11 Linee guida per la verifica sull OSA - Seconda parte Criteri per l individuazione delle non conformità negli stabilimenti del settore carne e latte Seconda parte Eurocarni, anno XXV, n. 9, 2010, pp In questa seconda parte delle Linee guida del Ministero della Salute, di cui sopra, vengono riportati i requisiti e la casistica relativa a: trasporto; attrezzature e apparecchiature che vengono a contatto con gli alimenti; rifiuti alimentari, sottoprodotti non commestibili e altri scarti; rifornimento idrico, comprensivo del ghiaccio e del vapore; igiene personale e comportamenti da adottare in presenza di operatori affetti da malattie; formazione del personale. Il capitolo IX, dedicato ai requisiti applicabili ai prodotti alimentari, si riferisce a materie prime, ingredienti, prodotti semilavorati e finiti, mentre il X al confezionamento e imballaggio dei prodotti alimentari. Articolo n. 12 Linee guida per la verifica sull OSA Terza parte Criteri per l individuazione delle non conformità negli stabilimenti del settore carne e latte Terza parte Eurocarni, anno XXV, n. 10, 2010, pp

8 In questa terza ed ultima parte delle Linee guida del Ministero della Salute, di cui sopra, vengono riportati i requisiti e la casistica relativi a: mancata predisposizione delle procedure di autocontrollo basate sui principi del sistema HACCP, così come richiamati all art. 5 del Reg. 852/2004; mancata o non corretta applicazione delle procedure di autocontrollo; mancato adeguamento delle procedure di autocontrollo a seguito di prescrizione da parte dell Autorità competente; requisiti di cui al Reg. 2073/2005, relativi alla verifica microbiologica dell efficacia delle procedure basate sull HACCP; requisiti di cui al Reg. 853/2004, circa le informazioni sulla catena alimentare che gli OSA che gestiscono i macelli devono richiedere, ricevere e controllare prima di avviare al macello tutti gli animali diversi dalla selvaggina selvatica; mancata apposizione del marchio di identificazione dello stabilimento; immissione sul mercato di carni fresche di ungulati prive di bollatura sanitaria. Nella trattazione si fa anche riferimento alle sanzioni amministrative previste in alcuni dei casi esposti dal D.L.Vo 193/07. Articolo n.13 (in inglese) [Circolazione del West Nile Virus in Emilia Romagna: il sistema di sorveglianza integrato 2009.] Angelini P.et al. Servizio di Sanità Pubblica Regione Emilia Romagna. IT Euro Surveill. 2010;15(16): pag. 1-5 A seguito di una importante epidemia causata nel 2008 dal virus West Nile (WNV) nelle aree del nord-est Italiano, in Emilia Romagna sono state realizzate attività di sorveglianza in sanità umana ed animale. La sorveglianza in umana è stata attuata con esami sierologici o rilevamento del genoma virale in sangue e liquido cerebrospinale per tutti i casi sospetti affetti da meningoencefalite acuta nel territorio regionale. Sulla popolazione animale si è impostata una sorveglianza attiva e passiva sui cavalli e una sorveglianza attiva negli uccelli selvatici e zanzare. Tra il 15 giugno e il 31 ottobre 2009, sono stati confermati 9 dei 78 casi sospetti di WND neuroinvasiva in pazienti umani, di cui tre mortali. Da maggio a ottobre, 26 casi di malattia neurologica West Nile sono stati confermati tra i 46 cavalli sospetti. L'incidenza complessiva di sieroconversione tra i cavalli nel 2009 era del 13%, mentre nello stesso periodo 44 tra i uccelli selvatici sospetti sono risultati positivi alla PCR per infezione da WNDV. L azione di sorveglianza veterinaria ed entomologica ha rilevato circolazione di WNVD dalla fine di luglio 2009, circa 2-3 settimane prima della comparsa del primo caso neurologico in pazienti umani. La sorveglianza passiva dei cavalli sembra essere uno strumento rapido e adatto all'individuazione di attività di WNVD, ma sarà meno sensibile in futuro, a causa del programma di vaccinazione intensivo nei cavalli è iniziato nel giugno 2009.

9 Articolo n.14 (in inglese) [MRSA negli animali da allevamento e da compagnia: opzioni per studi epidemiologici ed azioni di controllo per la salute umana ed animale.] Catry C. et al.scientific Institute of Public Health, Epidemiology Unit, Brussels, Belgium Epidemiology and Infection (2010), 138: pag Scopo di questo lavoro è quello di rivedere le ultime ricerche sul rischio di infezione e colonizzazione da parte di MRSA negli animali. In particolare viene indagata la presenza dei ceppi resistenti, insieme ai fattori di rischio per la colonizzazione e l'infezione, nonché il pericolo di contatto tra umani e bestiame, cavalli o animali da compagnia. Mentre la relazione clonale fra i diversi ceppi di MRSA CC398 è molto evidente negli animali da allevamento, ciò è meno evidente nella popolazione equina. Gli animali da compagnia condividono invece ceppi di MRSA che probabilmente riconoscono serbatoi umani. Vengono proposte linee guida ed istruzioni gestionali per indirizzi terapeutici e misure di sicurezza per le persone a contatto con gli animali. Vengono infine tratte conclusioni sulle attività di ricerca da sviluppare in futuro, con l obiettivo soprattutto di confermare l'evoluzione degli organismi resistenti e per dimostrare l'efficienza delle strategie di controllo da applicare. Articolo n.15 (in inglese) [Incontro con la nuova carne: muscolo scheletrico da tessuti ingegnerizzati] Langelaan M.L.P. et al. Department of Biomedical Engineering, Eindhoven University of Technology, Eindhoven, NL Trends in Food Science & Technology 21 (2010) pag: La moderna pratica dell agricoltura intensiva su larga scala e il trasporto degli animali allevati comportano rischi intrinsechi di varia natura, come la diffusione di malattie infettive degli animali ed impatto ambientale attraverso l'emissione di gas serra. Le innovative tecniche di ingegneria dei tessuti del muscolo scheletrico portano ad un nuovo approccio per la produzione di carne e quindi per la riduzione di tali rischi. In questa review vengono illustrati i requisiti da soddisfare per realizzare la fattibilità della produzione di carne in vitro, compresa l individuazione di una fonte appropriata per le cellule staminali, di un ambiente tridimensionale all'interno di un bioreattore in grado di fare crescere le cellule fornendo input essenziali per la loro proliferazione e differenziazione.

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