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1 SIFOR - Sistema Informativo Forestale Regionale Scheda di dettaglio del Tipo Forestale PS90X - Pineta di pino silvestre dei rilievi collinari interni Superficie totale (ha): 1362 Percentuale su superficie boscata regionale (%): 0,2 Descrizione: Popolamenti di pino silvestre spesso in mescolanza con roverella, orniello, castagno ed altre latifoglie, arboree e arbustive. Fustaie adulte, generalmente monoplane, localmente pluriplane, per fenomeni di successione, o, in zone calanchive, senza gestione; formazioni situate su medi ed alti versanti dei rilievi collinari interni e nella fascia preappenninica. Cenosi da mesoxerofile a xerofile, indifferenti al gradiente edafico. Localizzazione: Rilievi collinari interni, in particolare nelle Langhe, secondariamente sulle Colline del Po e Astigiano settentrionale (Passerano Marmorito, Mondonio, Cocconato). Isolati nuclei sono inoltre presenti nella fascia collinare preappenninica e nelle bassi valli Grue e Curone. Classificazione fitosociologica: Cytiso sessilifolii-quercion pubescentis Ubaldi 88; Physospermo-Quercetum petraeae Oberd. et Hofm. 67 con elementi del Quercion pubescenti-petraeae Br. - Bl. 32 nel st. acidofilo ad Erica arborea. Corine: Habitat Natura 2000:

2 SOTTOTIPI E VARIANTI CODICE DENOMINAZIONE SUPERFICIE (ha) PS90A var. con querce 391 PS90B var. con orniello 186 PS90C var. con carpino nero 4 PS90D var. con latifoglie miste 484 PS90E var. con cerro PS90J soprassuolo con residui di arboricoltura da legno PS90K bosco pascolato PS90W soprassuolo distrutto o danneggiato significativamente da eventi meteorici PS90Y soprassuolo distrutto o danneggiato significativamente da parassiti o danni non identificati PS90Z soprassuolo distrutto da incendio PS91J st. acidofilo ad Erica arborea soprassuolo con residui di arboricoltura da legno PS91K st. acidofilo ad Erica arborea bosco pascolato PS91W st. acidofilo ad Erica arborea soprassuolo distrutto o danneggiato significativamente da eventi meteorici PS91X st. acidofilo ad Erica arborea PS91Y st. acidofilo ad Erica arborea soprassuolo distrutto o danneggiato significativamente da parassiti o danni non identificati PS91Z st. acidofilo ad Erica arborea soprassuolo distrutto da incendio Note alla variabilità: Possibili confusioni: La principale difficoltà consiste nel valutare l'incidenza percentuale delle chiome rispetto ai popolamenti di latifoglie con cui tale pineta é sovente in mosaico (si deve quindi vagliare l'ipotesi che si tratti di una variante a pino silvestre di un querceto di roverella, di una cerreta, di un ornooastrieto, di un castagneto o di un querceto di rovere); si assegnano alla pineta di pino silvestre i popolamenti chiusi con chiome in contatto oppure senza strato inferiore denso e continuo di latifoglie; assicurarsi inoltre che non si tratti di un rimboschimento artificiale

3 DATI DENDROMETRICI Numero di piante per ha: 1019 Area basimetrica media per ha (mq/ha): 23,8 Volume medio ad ha (mc/ha): 144,8 Diametro medio di area basimetrica media (cm): 17,3 Composizione dendrometrica: Specie Presenze (%) Volumi (%) Altre conifere 1,5 0,9 Altre latifoglie 11,0 4,7 Castanea sativa Miller 6,4 1,8 Fagus sylvatica L. 0,5 3,1 Latifoglie mesofile 5,1 5,1 Pinus sylvestris L. 58,4 73,0 Quercus petraea (Mattuschka) Liebl. 2,0 1,3 Quercus pubescens Willd. 14,6 9,7

4 DATI SELVICOLTURALI Posizione nel ciclo dinamico e tendenze evolutive: Cenosi con aspetti dinamico-evolutivi piuttosto eterogenei. L'attuale evoluzione sta portando ad un impoverimento di specie eliofile a causa dell'aumento delle latifoglie xerofile dovuto all'allungamento dei turni di ceduazione. Nelle stazioni di versante o fondovalle, l'evoluzione naturale sembra portare ad un arricchimento di orniello, roverella e, in modo più localizzato, di carpino nero; mentre, sulle creste in erosione il Tipo sembra poter mantenere per lungo tempo una relativa stabilità. Il sottotipo acidofilo con Erica arborea deriva dalla degradazione di querceti di rovere o misti, verso i quali (v. querceto di rovere a Physospermum cornubiense) tende ad evolvere, anche se con estrema lentezza e solo se non troppo limitato da incendi o ulteriori condizionamenti stazionali (dossi rocciosi aridi). Interventi da evitare: Trattandosi di cenosi relitte, di significativa importanza regionale, al fine di mantenere il Tipo è necessario limitare lo sviluppo delle latifoglie e non eliminare i soggetti adulti, ancorché isolati. Raccomandazioni per la difesa della biodiversità: Le attuali condizioni evolutivo colturali di queste pinete evidenzialo la generale relittualità delle conifera e la presenza di popolamenti monoplani, generalmente aduli o invecchiati. In tale contesto la tutela della biodiversità si traduce nella tutela dalla conifera medesima e degli habiatta ad essa associati (pratelli aridi ricchi di orchidee, fasce ecoltonali, ecc.). Indirizzi di intervento: Gli obiettivi gestionali per queste pinete collinari devono essere volti a massimizzare le funzioni naturalistiche, paesaggistiche e protettive che tali formazioni svolgono, perseguendo: la graduale rinnovazione delle formazioni in purezza, evitandone il generale invecchiamento e la rinnovazione limitata ai soli eventi catastrofici, la conservazione della specie e la progressiva ridiffusione della stessa negli ambiti di presenza sporadica, finalizzata alla valorizzazione del ruolo paesaggistico e di difesa idrogeologica che la specie è in grado di garantire. In tale ottica, per i popolamenti di discrete dimensioni l'intervento ipotizzabile per la loro rinnovazione è quello dei tagli successivi adattati, che prevedono tagli di sementazione su piccole superfici o il taglio a buche. Le dimensioni delle buche non dovranno superare i 500mq. Tale trattamento si adatta inoltre particolarmente bene nell'ambito delle formazioni stabili, quali parte di quelle delle Langhe, in cui minore è l'incidenza di latifoglie e massima è l'attitudine della stazione alla specie. Queste condizioni consentono infatti di poter definire le buche con buona probabilità di poter ottenere in breve tempo l'affermazione di abbondante rinnovazione, senza temere l'instaurarsi di vegetazione avventizia in grado di pregiudicarne il successo. Il risultato sarà così di popolamenti coetanei per gruppi, idonei al mantenimento di pinete che in molti casi andrebbero spontaneamente in successione a latifoglie. I turni di utilizzazione applicabili potrà essere di anni, con periodo di rinnovazione di anni. Nei popolamenti con chiara funzione di protezione diretta od esposti a pericolo d'incendio, per garantire la stabilità degli stessi, la resistenza e resilienza nei confronti dei fattori di disturbo esterno sono necessari interventi intercalari. Tralasciando le cure colturali nei primi anni di sviluppo dei novelleti o delle aree di invasione, onerose e non indispensabili, importanti sono i diradamenti selettivi (senza l'individuazione di candidati) dall'alto, da eseguirsi non prima dei anni, finalizzati a ridurre la densità complessiva delle aree in rinnovazione sulla base della distribuzione sul terreno, del vigore vegetativo del portamento dei giovani individui. L'intervento è finalizzato ad accelerare l'opera di selezione naturale, consentendo un maggiore equilibrio fra l'incremento in altezza e diametro e il mantenimento di chiome vive profonde (almeno 50% del fusto), definendo così popolamenti strutturati di maggior stabilità. Nel caso di piccoli

5 gruppi (qualche decina di piante), come frequenetmente si osservano nel Roero e Colline del Po l'intervento in grado di agevolare la germinazione e affermazione della specie in tale ambito può essere il taglio a piccole buche in corrispondenza di nuclei di pino o in prossimità di singole piante portaseme con raggio di 1,5-2 volte l'altezza delle piante di bordo. Nell'ambito dei nuclei di più grossa dimensione a dominanza di pino silvestre si potranno definire buche di dimensione variabili da 200 a 600 m2, in relazione alla dimensione della formazione iniziale, in modo da essere delimitata, al suo esterno, da individui maturi di pino silvestre. Nei cedui con sporadica presenza di pini vitali invece le buche verranno individuate in corrispondenza delle piante portaseme in modo da avere esemplari maturi e vitali al loro interno, evitandone l'eccessivo isolamento lasciando individui a gruppi o rilasciando alcuni polloni del ceduo a protezione dei singoli esemplari di pino. All'interno delle buche dovranno invece essere utilizzate tutte le ceppaie del ceduo col rilascio su ciascuna di 1-2 polloni non dominanti che, dovrebbero nel tempo contenere la vitalità delle stesse e dei ricacci. Dovranno essere previste ripetute utilizzazioni delle ceppaie del ceduo, sempre a carico dei polloni più vigorosi, al fine di intristire nel tempo le singole ceppaie e contenere la concorrenza esercitata.

6 SPECIE PRESENTI Elenco delle specie, in ordine alfabetico, che costituiscono il corredo floristico dell unità tipologica Nome latino Acer opulifolium Chaix Achnatherum calamagrostis (L.) Beauv. Agrostis tenuis Sibth. Amelanchier ovalis Medicus Anthericum liliago L. Aphyllanthes monspeliensis L. Aster amellus L. Astragalus monspessulanus L. Avenella flexuosa (L.) Parl. Brachypodium rupestre (Host) R. et S. Bromus erectus Hudson Calluna vulgaris (L.) Hull Carex digitata L. Carex flacca Schreber Carex hallerana Asso Carex humilis Leyser Carlina vulgaris L. Castanea sativa Miller Cephalanthera longifolia (Hudson) Fritsch Cephalanthera rubra (L.) L. C. Rich. Chamaecytisus hirsutus (L.) Link Cistus salvifolius L. Clematis vitalba L. Cornus mas L. Cornus sanguinea L. Coronilla emerus L. Corylus avellana L. Cotinus coggygria Scop. Crataegus monogyna Jacq. Cytisus sessilifolius L. Dactylis glomerata L. Danthonia alpina Vest Daphne laureola L. Dianthus seguieri Vill. Dorycnium pentaphyllum Scop. Epipactis atropurpurea Rafin. Epipactis helleborine (L.) Crantz Erica arborea L. Euphorbia cyparissias L. Euphorbia spinosa L. ssp. ligustica (Fiori) Pign. Frangula alnus Miller Fraxinus ornus L. Galium album Miller Galium lucidum All. Galium rubrum L. Genista germanica L. Genista pilosa L. Genista tinctoria L. Geranium sanguineum L. Globularia punctata Lapeyr. Hedera helix L. Nome volgare Acero opalo Pero corvino Citiso peloso Corniolo Sanguinello Dondolino Nocciolo Biancospino Citiso a foglie sessili Frangola Orniello

7 Helianthemum nummularium (L.) Mill. ssp. obscurum (Celak.) Holub Helichrysum italicum (Roth) Don Helleborus foetidus L. Hieracium bifidum Kit. Hieracium pilosella L. Inula conyza DC. Juniperus communis L. Lathyrus latifolius L. Ligustrum vulgare L. Linum suffruticosum L. Lonicera etrusca Santi Luzula nivea (L.) Lam. et DC. Malus sylvestris Miller Melampyrum pratense L. Melittis melissophyllum L. Minuartia laricifolia (L.) Sch. et Th. Molinia arundinacea Schrank Orchis purpurea Hudson Ostrya carpinifolia Scop. Peucedanum cervaria (L.) Lapeyr. Peucedanum oreoselinum (L.) Moench Physospermum cornubiense (L.) DC. Pimpinella saxifraga L. Pinus pinaster Aiton Pinus sylvestris L. Platanthera chlorantha (Custer) Rchb. Populus tremula L. Potentilla tabernaemontani Asch. Prenanthes purpurea L. Prunella grandiflora (L.) Scholler Prunus avium L. Prunus mahaleb L. Pteridium aquilinum (L.) Kuhn Pyrus pyraster Burgsd. Quercus cerris L. Quercus pubescens Willd. Rosa arvensis Hudson Rosa canina L. Rosa gallica L. Rubus canescens DC. Rubus ulmifolius Schott Salvia glutinosa L. Sanguisorba minor Scop. Satureja montana L. Serratula tinctoria L. Silene nutans L. Solidago virgaurea L. Sorbus aria (L.) Crantz Sorbus aucuparia L. Sorbus torminalis (L.) Crantz Stachys officinalis (L.) Trevisan Tamus communis L. Tanacetum corymbosum (L.) Sch.-Bip. Teucrium chamaedrys L. Teucrium polium L. Teucrium scorodonia L. Thymus vulgaris L. Ginepro comune Ligustro Melo selvatico Carpino nero Pino silvestre Pioppo tremolo Ciliegio selvatico Ciliegio di S. Lucia Pero selvatico Cerro Roverella Rosa di macchia Sorbo montano Sorbo degli uccellatori Ciavardello

8 Trifolium medium L. Trifolium rubens L. Veronica officinalis L. Viburnum lantana L. Viola hirta L. Viola reichenbachiana Jordan ex Boreau Viola riviniana Rchb. Lentaggine Aspetti fisionomici del sottobosco: Sono presenti aspetti differenziati del sottobosco, tra cui si annoverano frequentemente facies a graminoidi e, nel st. acidofilo, facies di brughiera con erica arborea. Lo strato arbustivo può essere talora importante è racchiude spece, quali orniello, Cytisus sessilifolius, ecc. Rinnovazione: Cerro, orniello, roverella, carpino nero, castagno e sorbo montano sono presenti costantemente in piccoli nuclie come rinnovazione; all'opposto il pino silvestre si rinnova solo ai margini, nelle radure o in seguito ad eventi che portino in superificie il suolo minerale. Talora, in particolare, sui rilievi collinari del preappennino alessandrino si ha la rinnovazione di pino nero e pino marittimo. Specie: orniello, roverella, carpino nero, pioppo tremolo, cerro. Note alle specie presenti:

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