SIFOR - Sistema Informativo Forestale Regionale
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- Maria Teresa Gori
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1 SIFOR - Sistema Informativo Forestale Regionale Scheda di dettaglio del Tipo Forestale FA60X - Faggeta oligotrofica Superficie totale (ha): Percentuale su superficie boscata regionale (%): 11,7 Descrizione: Popolamenti a prevalenza di faggio, localmente in mescolanza con larice, abete rosso, castagno, rovere e latifoglie eliofile pioniere. Cedui, fustaie sopra ceduo o localmente fustaie, situate su tutta l'arco alpino. Cenosi da mesofile a mesoxerofile, tipicamente acidofile. Localizzazione: Il Tipo è presente in tutti i settori mesalpici ed esalpici delle Alpi, in modo particolare nel Piemonte centrosettentrionale, a partire dalle Valli di Lanzo. Classificazione fitosociologica: Luzulo-Fagion Lohm. et Tx. 55. Corine: Habitat Natura 2000: CODICE DENOMINAZIONE HABITAT N2000 NOTE 9110 Faggete acidofile 9210* Faggete con Taxus e Ilex con tasso e/o agrifoglio
2 SOTTOTIPI E VARIANTI CODICE DENOMINAZIONE SUPERFICIE (ha) FA60A var. con abete bianco 4774 FA60B var. con larice 3336 FA60C var. con castagno 5839 FA60D var. con pino silvestre 1001 FA60E var. con picea 953 FA60F var. con latifoglie miste su suoli superficiali FA60G var. con rovere 727 FA60H var. con betulla FA60J soprassuolo con residui di arboricoltura da legno FA60K bosco pascolato FA60W soprassuolo distrutto o danneggiato significativamente da eventi meteorici FA60Y soprassuolo distrutto o danneggiato significativamente da parassiti o danni non identificati FA60Z soprassuolo distrutto da incendio 53 Note alla variabilità: Possibili confusioni: Possibili confusioni con la faggeta mesotrofica, soprattutto nelle stazioni su blocchi rocciosi, dove sono abbondanti varie specie di felci: in mancanza di chiare indicazioni floristiche (suolo nudo o con lettiera) occorre attribuire alla faggeta mesotrofica le stazioni con copertura colluviale profonda (versanti concavi ed impluvi) e a tasche tra i blocchi, riservando a quella oligotrofica le stazioni su detriti o con roccie affioranti e con suolo sabbioso chiaro in superficie e color ocra in profondità (specilamente su versanti regolari o convessi).
3 DATI DENDROMETRICI Numero di piante per ha: 1120 Area basimetrica media per ha (mq/ha): 27,6 Volume medio ad ha (mc/ha): 202,9 Diametro medio di area basimetrica media (cm): 17,7 Composizione dendrometrica: Specie Presenze (%) Volumi (%) Abeti 1,7 5,3 Altre conifere 0,6 1,2 Altre latifoglie 7,8 4,0 Betula pendula Roth 2,1 1,3 Castanea sativa Miller 3,8 4,3 Fagus sylvatica L. 79,0 76,3 Fraxinus excelsior L. 0,5 0,4 Larix decidua Miller 1,1 4,4 Latifoglie mesofile 1,3 1,2 Querce 1,7 1,3
4 DATI SELVICOLTURALI Posizione nel ciclo dinamico e tendenze evolutive: Popolamenti governati a ceduo, solitamente puri ed in conversione naturale per il progressivo invecchiamento. L'evoluzione verso forme più mature può essere favorita dall'ingresso di altre specie, quali abete rosso, abete bianco e rovere, a seconda dei diversi ambiti stazionali; inversamente, le strutture più degradate sono caratterizzate da ampie chiarie in cui si inseriscono specie eliofile come il larice, maggiociondolo, sorbi o betulla; le ultime fasi della regressione sono: Betuleti, arbusteti di ginestra dei carbonai, lande a felce aquilina. Interventi da evitare: Trattandosi di popolamenti spesso derivanti da cedui invecchiati ed in conversione naturale a fustaia occorre evitare: 1) il ripristino della ceduazione su polloni invecchiati e ceppaie hanno oramai perso la capacità pollonifera, al fine di evitare il degrado della cenosi 2) il taglio dei soggetti di tutte le specie accessorie, in particolare quelle mesofile, la rovere e le eventuali conifere (abete bianco e peccio) 3) la costituzione di popolamenti monoplani e coetaniformi su ampie superfici 4) l'apertura di ampie superfici che favorisce linvasione da parte di specie eliofile e pioniere di scarso interesse; all'opposto è sempre necessario montenere una percentuale, mai superiore al 10%, di betulla ed altre specie pioniere, per il loro ruolo di ricolonizzatrici in caso di perdita della copertura forestala Raccomandazioni per la difesa della biodiversità: 1) Mantenere o ricreare un adeguato livello di mescolanza fra le specie spontanee, quali l'abete bianco, il peccio e le latifoglie mesofile, nell'ottica della creazione di una struttura pluriplana. 2) Monitorare la rinnovazione delle specie più sensibili, anche attraverso lavorazioni locali. 3) In caso di rinfoltimenti occorre utilizzare le provenienze locali. 4) Mantenere gli abita associati come le radure di alte erbe e le fasce arbustive di mantello Indirizzi di intervento: I popolamenti sono generalmente cedui abbandonati, con conseguente prevalenza di classi di età avanzate, anche doppie rispetto ai turni consuetudinari, in successione spontanea a fustaia. La conversione a fustaia può essere ottenuta con tagli di avviamento, rilasciando uno o più polloni per ceppaia, per un totale di allievi ad ettaro, a seconda della densità iniziale e dello sviluppo, evitando di isolare del tutto le chiome nel primo diradamento; al fine di ridurre la presenza di popolamenti monoplani, contemporaneamente alla ceduazione, sono auspicabili l'apertura di piccole buche in corrispondenza di principlai poprtaseme, con l'obiettivo di ottenere localmente la rinnovazione anticipata del bosco. Le vecchie matricine, ove presenti, spesso raggiunte nello sviluppo dal piano del ceduo, potranno essere in parte sgomberate. I cedui in zone meno fertili, a quote più elevate, semirupicole o di difficile accesso, saranno invece lasciati all'evoluzione naturale. La gestione delle rare fustaie attuali deve essere improntata ai principi della selvicoltura prossima alla natura con il taglio a scelta per gruppi, in particolare nel caso della var. con abete bianco e con picea. Il ripristino della ceduazione può essere auspicabile nel caso di popolamenti pressoché puri, sempre rilasciando il faggio come riserva.
5 SPECIE PRESENTI Elenco delle specie, in ordine alfabetico, che costituiscono il corredo floristico dell unità tipologica Nome latino Abies alba Miller Anemone nemorosa L. Astrantia minor L. Athyrium filix-foemina (L.) Roth Avenella flexuosa (L.) Parl. Betula pendula Roth Calamagrostis arundinacea (L.) Roth Calluna vulgaris (L.) Hull Castanea sativa Miller Fagus sylvatica L. Festuca flavescens Bellardi Laburnum alpinum (Miller) Berchtold et Presl Laburnum anagyroides Medicus Larix decidua Miller Lathyrus montanus Bernh. Lonicera nigra L. Luzula nivea (L.) Lam. et DC. Luzula pedemontana Boiss. et Reuter Luzula sieberi Tausch Molinia arundinacea Schrank Phyteuma scorzonerifolium Vill. Picea excelsa (Lam.) Link Pinus sylvestris L. Potentilla erecta (L.) Rauschel Prenanthes purpurea L. Pteridium aquilinum (L.) Kuhn Quercus petraea (Mattuschka) Liebl. Rhododendron ferrugineum L. Rubus hirtus W. et K. Solidago virgaurea L. Sorbus aria (L.) Crantz Sorbus aucuparia L. Teucrium scorodonia L. Vaccinium myrtillus L. Veronica officinalis L. Veronica urticifolia Jacq. Nome volgare Abete bianco Betulla Faggio Maggiociondolo alpino Maggiondolo comune Larice Abete rosso Pino silvestre Rovere Sorbo montano Sorbo degli uccellatori Aspetti fisionomici del sottobosco: Il sottobosco è costituito da uno strato arbustivo rado o, spesso, assente e da facies erbacee e suffruticose con abbondante mirtillo rosso o graminoidi (a prevalenza di Festuca flavescens, a Luzula spp., Avenella flexuosa e Calamagrostis arundinacea, specialmente nel nord del Piemonte). Rinnovazione: La rinnovazione di faggio è molto scarsa; all'opposto freequenti sono i semenzali di betulla, pioppo tremolo, sorbi e rovere. Specie: faggio, betulla, rovere, sorbo degli uccellatori. Note alle specie presenti:
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