Lo spazio giornalistico come spazio comunicativo. Dimensione enunciativa
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- Isabella Lentini
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1 Lo spazio giornalistico come spazio comunicativo Dimensione enunciativa
2 Cfr. modello di Halliday Funzione interpersonale Interazione verbale, relazioni di ruolo, di potere, obbedienza ecc. Sistema semantico del modo (affermazione, domanda, ipotesi, per convincere, minacciare, chiedere): valutazione della probabilità (certezza, possibilità)
3 Voce del giornale Ogni giornale si costituisce come un soggetto semiotico, una voce, con una propria identità e un proprio discorso (ethos della retorica classica).
4 Ethos «L ethos oratorio è l impressione che l oratore produce di sé per mezzo di ciò che dice: la parola detta deve essere in sintonia con la personalità di chi la enuncia, la deve veicolare. Più che l individualità e la personalità reale dell oratore, esso costituisce il personaggio che l oratore viene a rappresentare nel suo discorso, che deve rispettare certe caratteristiche e certi clichés, che deve assumere atteggiamenti e comportamenti in linea con un sistema di valori facilmente riconoscibile e condiviso» (Parodi Scotti, Ethos e consenso nella teoria e nella pratica dell oratoria greca e latina, Pitagora, 1996: 4).
5 Enunciazione Ducrot, Les mots du discours, Minuit, Paris, 1980:56: «Si tratta della costruzione, nel discorso, del locutore e dell allocutario. Gli psicolinguisti e i sociolinguisti hanno talvolta notato che si può, parlando, costruire un immagine di sé e della persona a cui si parla, immagine che l interlocutore sia accetta, sia rigetta: uno dei principali mezzi di questa costruzione è proprio la possibilità, iscritta secondo noi nella lingua, cioè nella significazione di parole e frasi, di far sì che voci diverse si esprimano, dando l istruzione di identificarle con degli esseri della realtà e specificandone persino certe istruzioni da osservare in questa identificazione».
6 L enunciazione nel giornale Ogni giornale, in quanto discorso, istituisce dei soggetti della comunicazione: enunciatore ed enunciatario. Distinzione tra i soggetti empirici (giornalisti e lettori) e i loro simulacri nel testo. Patto di fiducia tra il giornale e i suoi lettori: strategia di autorappresentazione della propria immagine e come voce che indica al lettore come interpretare la pluralità delle notizie. Costruzione di una immagine complementare dei lettori. Le tracce della enunciazione sono sempre rinvenibili, in modo più o meno esplicito, all interno del testo.
7 Soggetti empirici e soggetti simulacrali Emittente empirico E. tore E.tario Testo E.tore E.tario Ricevente empirico Cfr. Eco, Lector in fabula, Bompiani 1979.
8 Prospettiva pragmatica Un testo postula il suo destinatario come condizione indispensabile per la propria capacità comunicativa. Il testo è costituito da una catena di artifici espressivi che devono essere attualizzati dal destinatario. I testi sono incompiuti, intessuti di non detto, di spazi bianchi perciò richiedono continue azioni cooperative da parte del lettore, che deve aiutarlo a funzionare. Chi produce un testo deve cercare di prevedere strategicamente le mosse interpretative del proprio destinatario, prevedendo un lettore modello, che cooperi alla attualizzazione testuale.
9 Mezzi per prevedere un lettore modello Scelta della lingua e della varietà di lingua Scelta di un patrimonio lessicale e stilistico Scelta del tipo di enciclopedia Dispositivi enunciativi
10 Contratto di lettura Progetto redazionale = Mondo costruito Dispositivo d enunciazione = Relazione E.tore/E.tario Livello di manifestazione Temi = Contenuto Simulacri = Le marche formali Cfr. Manetti, L enunciazione, Mondadori, 2008:
11 Dalla parte degli ultimi e dei primi Quotidiano fondato da Luca Telese nel Prima edizione: 18 settembre 2012
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13 Editoriale Questo giornale è nato anche la mattina in cui l operaio Petrillo, di Irisbus, ci ha chiamato da Valle Ufita, dove la sua fabbrica sta per essere smantellata, dicendo: Lo sapete, siamo in cassa integrazione, non abbiamo molti soldi Ma troveremo il modo di fare degli abbonamenti per sostenervi. Questo giornale è nato anche nella notte della Bastiglia, quella in cui la Francia ha scelto il cambiamento, seguendo una classe dirigente che ha deciso di andare dritta, sulla strada del suo programma e dei suoi valori, senza scorciatoie e zig zag. É nato anche con un omaggio al giornale del cambiamento in Francia, e quello dell anticonformismo in Spagna e Portogallo. È nato portandosi nel cuore i ragazzi della legione straniera dei talenti, che abbiamo costretto a emigrare in giro per l Europa. È nato anche nel tempo della crisi perché tornasse la speranza. È nato perché c è bisogno di ricostruire e non solo di distruggere. È nato anche perché vuole combattere le sottoculture tetre, vittimistiche, millenaristiche. È nato perché oggi c è bisogno di meno estremismo, per non perdere il contatto con la realtà, e di più radicalità per andare a fondo, quando si tratta di difendere i valori. Questo giornale è dalla parte degli ultimi cioè di tutti coloro che la crisi e la speculazione stanno cercando di espellere dalla società civile e dei primi, quelli del merito vero, dell eccellenza del talento, che sono l unica salvezza di questo paese. Questo giornale pensa che le leggi sulla diversità non possano essere scritte dalla Binetti. Questo è un giornale generazionale, non perché si balocca in qualche pierinismo giovanilistico, ma perché pensa che gli anziani debbano essere maestri e non caporali. Questo è un giornale nato grazie a te, che ti sei abbonato, perché non ha alle spalle palazzinari, imprenditori assistiti, faccendieri. Questo giornale, da settembre, metterà in discussione la sinistra degli affari e quella delle reliquie ideologiche. Questo giornale racconterà la politica del cambiamento tutta ma non apparterrà a nessun politico. Questo giornale sarà pubblico conto l egemonia delle privatizzazioni a spese nostre e dello statalismo a spese di tutti. Questo giornale sarà un giornale che si batte per difendere i saperi, la cultura, le belle bandiere di cui parlava Pier Paolo Pasolini, che sventolano oggi in questa testata, senza farsi arruolare nelle salmerie di Palazzo. Questo giornale è Pubblico anche perché l informazione era, e resta, un bene pubblico. Come l acqua, l aria, l energia. E il coraggio. Luca Telese
14 Racconto e discorso Ogni testata rappresenta una «istanza di organizzazione del notiziabile selezionato e di guida alla sua interpretazione» (Lorusso e Violi, 2004:52): è un racconto e al tempo stesso un discorso. Cfr Loporcaro, pp. 15 sgg.: notizia come informazione vs notizia come racconto mitico. Il giornale deve rispondere a una doppia aspettativa dei suoi lettori: Una di tipo sintagmatico, che tende a instaurare legami logiconarrativi tra il fatto del giorno e quelli dei giorni precedenti (per ricucirli in una narrazione unica) Una di tipo paradigmatico, legata al fatto che il giornale si presenta come un soggetto riconoscibile nello spazio dell informazione.
15 «Contrariamente alla maggior parte dei beni di consumo ordinari, alimentari e vestimentari, per esempio, che richiedono una perpetua mobilità nei comportamenti di acquisto e uso (ché occorre imperativo sociale variare costantemente tanto la propria mise quanto il proprio menu), il giornale, oggetto di comunicazione, sollecita in ognuno la costrizione inversa, esigendo la ripetizione, incoraggiando l abitudine o la routine o, per dirla meno disforicamente, una certa costanza: come se, una volta eletto il proprio giornale, il restargli fedele non fosse, in sostanza che rimanere fedeli a se stessi» (Landowski, La società riflessa (1989), Meltemi, 1999: 155).
16 Ogni testata costruisce la propria immagine e il proprio contratto di lettura con i suoi lettori trovando una propria personale misura nella tensione necessaria tra racconto e discorso, tra oggettività e soggettività, tra sintagma e paradigma (Marrone, 2001: 79-80).
17 Due macro-strategie enunciative soggettiva oggettiva Stile soggettivante: l enunciatore si manifesta in modo più marcato ed esplicito, orientando l informazione da uno specifico punto di vista. Stile oggettivante: tende a presentare l informazione senza, almeno apparentemente, intermediazioni soggettive
18 Tipologie di contratti di lettura Legati a diverse rappresentazioni del Lettore Modello. Il Lettore Modello è rappresentato da una certa enciclopedia, insieme di conoscenze, attitudini, sistemi di valore. Parte della informazione viene dunque necessariamente presupposta; le presupposizioni linguistiche (cfr. Sbisà, Detto non detto, 2007) servono a riattivare queste conoscenze, hanno funzione di coesione testuale e cognitiva.
19 Contratto di lettura e valori modali La comunicazione è una forma di azione in cui un Soggetto operatore (enunciatore) congiunge un Soggetto di stato (enunciatario) con un Oggetto (il messaggio). Enunciatore ed enunciatario entrano in relazione tra loro soprattutto attraverso i carichi modali che li contraddistinguono (Marrone 2001: ): Dovere Volere Potere Sapere Una cosa è parlare a un pubblico dotato di dovere (discorso didattico), altra cosa rivolgersi a un destinatario dotato di volere (tipico del discorso giornalistico).
20 Contratto informativo: l enunciatore si assume il doverinformare e il saper-trovare la notizia; l enunciatario viene dotato di un voler-sapere e di un poter-comprendere (es. Tg1). Contratto pedagogico: l enunciatario non è dotato del potercomprendere e l enunciatore si assume il compito non solo di informare ma anche di spiegare il senso delle notizie, il loro valore informativo, le conseguenze che quegli eventi potrebbero avere sull enunciatario (es. Tg4). Contratto paritetico: enunciatore ed enunciatario sono dotati del medesimo voler sapere e poter-comprendere e insieme vanno a caccia delle notizie (es. Tg3).
21 Semiotica del quotidiano Landowski, La società riflessa (1989), Meltemi, 1999: Tempo sociale oggettivato (funzione informativa, narrazione - episodicità del racconto). Tempo vissuto del discorso (costruzione di identità sociali - periodicità del discorso).
22 Stile Le Monde Strategia della distanza Giornali più oggettivi, costruiti in modo da espandere il racconto e contrarre il discorso (Le Monde e CdS: modello giornalistico tradizionale); costruzione di un lettore distaccato dalla propria soggettività: oggettivazione del mondo colto come oggetto di conoscenza e campo d azione. Funzione referenziale, contratto informativo. Lettore Modello: dirigente, alto funzionario, ecc.: uomo d azione e cittadino del mondo.
23 Strategia della complicità Stile Libération Giornali più soggettivi, in cui l informazione è sempre esplicitamente filtrata attraverso il punto di vista del giornale, in modo che il discorso tende a prevalere sul racconto; legami intersoggettivi che legano i protagonisti della comunicazione: giornalisti e lettori. Dal punto di vista dell impaginazione e delle sezioni, sembra che Libération riscriva Le Monde rovesciando l ordine: sostituzione del locale al mondiale. Tono derisorio nella descrizione dei fatti generalmente ritenuti importanti (politica nazionale e internazionale). Assunzione seria delle vicende dei cittadini comuni: inchieste, testimonianze dirette e interviste. Contratto paritetico Lettore Modello: giovane cittadino.
24 Modalità Qui si pone il problema dello stile del discorso, componente essenziale del patto di fiducia con i lettori (modus vs dictum (Bally); modalità vs lexis (Culioli). Modalità per Culioli Oggettività: Assertività (affermazione/negazione: referenziabilità) Necessità/possibilità Soggettività Valutazione soggettiva: «io penso che» Intersoggettività Interpellazione-Ingiunzione (messa in relazione di enunciatore ed enunciatario (coenunciatore): «fai attenzione».
25 S. Fischer e E. Veron, Teoria della enunciazione e discorsi sociali, in Semprini, Lo sguardo semiotico, Angeli, 1992: ) sui periodici francesi femminili: «Marie- France», «Marie-Claire», «Cosmopolitan» e «Biba» a) «Preparate con calma la loro ripresa scolastica» (Marie-France) giudizio di apprezzamento condiviso: «è bene preparare con calma la ripresa scolastica» Modalità: interpellazione esplicita (II pers.plur.; modo imperativo) è possibile prepararla con calma, la rivista si impegna a fornire indicazioni su come farlo -> strategia della distanza pedagogica (contratto pedagogico) b) «Ragazzi: quelle che preparano la ripresa scolastica con calma» (Marie-Claire) tematizzazione: Ragazzi (come una rubrica) assenza di marche di interpellazione: III pers. modalità descrittiva, non ingiuntiva -> strategia della distanza non-pedagogica (contratto informativo)
26 c) «Ripresa scolastica: lei è calma, io per niente» (Cosmopolitan-Biba) Ancora stile rubrica: Ripresa scolastica il pronome lei, a cosa fa riferimento? È una ripresa anaforica della prima parte oppure è un secondo co-enunciatore? opposizione tra lei e io nella seconda parte -> strategia della complicità (contratto paritetico) Veron, p. 166: «una lettura che mette in rilievo le relazioni che il discorso costruisce tra enunciatore e co-enunciatore è una via per superare la staticità propria delle analisi del contenuto tradizionali».
27 Strategia della distanza 1. Distanza pedagogica differenza tra enunciatore ed enunciatario: il primo tiene a distanza il secondo: guida, mostra, spiega, consiglia; l enunciatario è rappresentato come un soggetto che ascolta, capisce, trae profitto dai consigli; Universo del discorso fortemente gerarchizzato. 2. Distanza non pedagogica (informativa) l enunciatore si limita a produrre delle affermazioni sul registro impersonale: non ci sono marche di interpellazione, ma discorsi costruiti alla terza persona come avviene nel genere del reportage oggettivizzato; non sono presenti nemmeno gerarchizzazioni dell universo del sapere, ma si fa piuttosto ricorso a una giustapposizione non classificatoria dei temi.
28 Strategia della complicità Costruzione di un soggetto che prende la parola in prima persona, l enunciatario stesso viene fatto parlare e rappresentato come enunciatore. dialogo tra enunciatore e enunciatario, attraverso il quale si istituisce una comunità di valori condivisa noi inclusivo (io+tu) Cfr. G. Manetti, L enunciazione, Mondadori Università 2008: 165.
29 Marche linguistiche ed enunciative della strategia della complicità Vicinanza: uso soggettivo e marcato Sul piano linguistico: metafore e metaplasmi Iconicità Domesticazione: ricerca di un linguaggio condiviso, ricorso a tipiche espressioni del parlato Sul piano della testualità: preferenza per la funzione ludica e fatica (brillantezza) Sul piano comunicativo: scelta di forme dialogiche e informali Noi inclusivo
30 Noi Nei pronomi personali, il passaggio dal singolare al plurale non implica una semplice pluralizzazione: noi non è una molteplicità di oggetti identici, ma un congiungimento tra l io e il non-io; in noi è sempre io che predomina in quanto non vi è noi che a partire da io, e questo io, per la sua qualità trascendente, si assoggetta l elemento non-io. La presenza dell io è costitutiva del noi. Noi si dice in un modo per me+voi (forma inclusiva) e in un altro per me+loro (forma esclusiva). In ognuna delle due forme ciò che predomina è una persona, io nell esclusivo (che comporta il congiungimento con la non-persona), tu nell inclusivo (che comporta il congiungimento della persona non soggettiva con io implicito [ ] nel noi inclusivo, che si oppone a lui, loro, è il tu a essere messo in rilievo, mentre nel noi esclusivo che si oppone a tu, voi, è sottolineato l io (Benveniste, Struttura delle relazioni di persona nel verbo, in Problemi di linguistica generale I, pp. 278 sgg.)
31 Noi come amplificazione Noi non è un io quantificato o moltiplicato, è un io dilatato oltre la persona in senso stretto, accresciuto e nello stesso tempo con dei contorni vaghi da un lato, con noi l io si amplia in una persona più massiccia, più solenne o meno definita; è il noi maiestatico. Dall altro, l uso di noi smorza l affermazione troppo decisa di io in un espressione più larga e diffusa; è il noi dell autore e dell oratore (noi di modestia) l abituale distinzione di singolare e plurale deve essere, se non sostituita, almeno interpretata nell ordine della persona da una distinzione tra persona ristretta (=singolare) e persona amplificata (=plurale) (Benveniste, ivi, p. 280)
32 Pronomi nel giornalismo Fairclough (1989:127-8) segnala la frequenza della forma inclusiva del noi negli editoriali politici. Implicazioni: il giornalista ha l autorità di dar voce ai cittadini; rafforzamento dell ideologia collettiva che enfatizza l unità anziché la rappresentazione di prospettive specifiche. Loporcaro (2005): Il noi nel Tg è indicatore di complicità tra giornalista e spettatore; il notiziario mira a presentarsi come voce della comunità, costruzione di un soggetto collettivo (noi inclusivo), manifestazione di un patto di reciproca appartenenza tra emittente e destinatario.
33 Identificazione del giornalista con il pubblico Fusione fra l istanza narrante e il pubblico in un tutto indistinto che è l opposto di quanto si richiederebbe per una informazione referenziale (Loporcaro 2005:126). Discorso complice e non critico (Calabrese e Volli, I telegiornali:istruzioni per l uso, 1995: ). Obiettivo: ribadire vincoli affettivi e ideologici.
34 Seconda Scheda di analisi: Strategie enunciative Distinzione tra soggetti empirici e loro simulacri interni al testo Quali sono e come emergono nel testo le voci del giornale? Stile enunciazionale: Oggettivante Soggettivante Tipo di contratto di lettura tra la testata e il pubblico: Informativo Pedagogico Paritetico
35 Confronto con il discorso della pubblicità e della politica
36 Strategia oggettivante (informativa), distanza non pedagogica «Dove c è Barilla c è casa» «Dash. Più bianco non si può» «C è la birra e c è la Grölsch» «Grana Padano. Formaggio d autore» Oggi Lavazza è leader nella qualità ed è riconosciuta nel mondo come il simbolo dell espresso italiano e della italianità» (Lavazza) Esempio problematico: «Il caffè è un piacere. Se non è buono, che piacere è?» L enunciato non manifesta tracce dell enunciazione; lascia all Enunciatario la massima libertà di identificarsi o non identificarsi con l Enunciatario implicito; L Enunciatore non è rappresentato ma può essere oggettivato nel Soggetto dell enunciato Il contratto enunciativo si gioca sul piano del far sapere; manipolazione di tipo cognitivo e non-persuasivo (pubblicità come informazione).
37 Strategia della distanza istituzionale «Crediamo nell Italia e nel futuro delle famiglie e delle imprese» (Banca Popolare di Bari) «Il consumatore è al centro del sistema e delle nostre azioni. La ricerca continua di una relazione con lui ci serve a migliorare la nostra capacità di orientarlo e soddisfarlo» (Caffè Illy). «Portare l aroma e la qualità dell espresso italiano nel mondo è da sempre il nostro principale obiettivo» (Lavazza) Proiezione nell enunciato di un simulacro dell Enunciatore (I pers. sing. o plur.); piena assunzione di responsabilità verso i contenuti enunciati e i valori espressi. Presenza di un Enunciatario implicito; l Enunciatario non è mai interpellato direttamente; il destinatario empirico è libero di aderire o meno al contratto enunciativo e ai ruoli tematici rappresentati nell enunciato.
38 Strategia della prossimità (o della distanza pedagogica) «Con il nostro Mobile Banking hai più tempo anche per fare jogging» (Unicredit) Rappresentazione di entrambi gli attanti dell enunciazione nell enunciato; Realizzazione di un débrayage enunciazionale nella forma di primo livello io/tu, o della costruzione di un enunciatore collettivo attraverso un dispositivo proiettivo di secondo livello in cui si confrontano un noi esclusivo e un tu.
39 Strategia dell ammiccamento «Come te. La prima assicurazione che non ti vede così» (Genertel) «Fai vedere chi sei» (Ministero della Istruzione) «Chiamami Peroni, sarò la tua birra» «E tu di che Lumberjack sei?» «Quanti soldi butti via con il tuo conto?» (Conto arancio) «Conti perché non sei solo un conto» «Ikea vicino a te / Se stai cercando un occasione di lavoro, Ikea può essere il posto giusto per te» Interpellazione informale (II pers. sing. o plur.) dell Enunciatario, che è così rappresentato nell enunciato. Presenza di un Enunciatore implicito che si può talvolta identificare con uno degli attanti dell enunciato > maggior coinvolgimento dell Enunciatario, al quale sono attribuiti ruoli tematici precisi, competenze e valori di cui il Soggetto dell enunciato si fa portatore.
40 Strategia della complicità «Il nome. L unica cosa che so di lei. Ma sento che tra poco la sento» (Cercafacile Omnitel) «Affidiamoci ai nostri valori» (Banca del Sud) Presa di parola da parte dell Enunciatario attraverso un débrayage enunciazionale, oppure noi inclusivo, che presuppone l accettazione del contratto enunciativo da parte dell Enunciatario Naturalmente l esame delle strategie di enunciazione verbale deve essere integrato dall analisi della enunciazione visiva, dalla messa in pagina (aspetti grafici e di strutturazione dei contenuti) all uso di immagini (foto, disegni, grafici, animazioni) (cfr. C. Marmo, L instabile costruzione dell identità aziendale in rete, in «Versus. Quaderni di Studi Semiotici», 94-96, ; D. Antelmi, Comunicazione e analisi del discorso, Utet, 2012: 103)
41 Discorso politico Il discorso politico non è (o almeno è solo in parte) discorso rappresentativo. Non è un insieme di enunciati in rapporto cognitivo-referenziale con il reale. Anziché mirare ad una rappresentazione fedele degli eventi, il discorso politico costruisce il suo soggetto in forma attanziale (Greimas 1966), cioè come un sistema di ruoli in correlazione al suo antisoggetto (la figura del rivale, dell antagonista). (Desideri, La comunicazione politica: dinamiche linguistiche e processi discorsivi, in S. Gensini, Fare comunicazione, 1999: 394)
42 Modello del contatto (complicità) Mussolini, Primo anniversario della marcia su Roma, 28 ottobre 1923: Camicie Nere! Noi ci conosciamo; fra me e voi non si perderà mai il contatto uso pletorico del noi inclusivo e aggregante Mussolini, Al popolo di Mantova, 25 ottobre 1925: I miei non sono discorsi, nel senso tradizionale della parola: sono allocuzioni, prese di contatto tra la mia anima e la vostra, tra il mio cuore e i vostri cuori. I miei discorsi non hanno quindi nulla di comune con i discorsi ufficiali e compassati pronunciati in altri tempi da uomini in troppo funeree uniformi, uomini che non potevano parlare direttamente al popolo perché il popolo non li comprendeva e non li amava Ricorso privilegiato al campo semantico del sentimento (anima, cuore, spirito, fede)
43 Esaltazione del rapporto immediato e quasi corporeo tra il capo del governo e la comunità (processo di rispecchiamento). La comunità preesiste all individuo che le appartiene in modo necessario (evocazione dell identità collettiva). Questo è il principio organizzatore dello stile di Mussolini: espressione di una identificazione sentimentalizzata (non argomentata) tra oratore e uditorio. Svilimento della parola come strumento di mediazione e di rappresentazione ed esaltazione di una immediatezza irriflessa, istintiva ed emozionale che trascina all azione. Molteplicità di atti linguistici esercitivi.
44 Fedel, Il linguaggio politico nel Novecento: il caso di Benito Mussolini, in Id., Saggi sul linguaggio e l oratoria politica, Giuffrè, 1999: Elementi del discorso agitatorio di Mussolini Andamento paratattico della retorica mussoliniana: stimolo all azione espressione di una appartenenza naturale Perentorietà, sottrazione al dialogo (Mussolini si presenta come l unico portatore della verità e dei valori) Assenza di problematicità; certezza che intensifica l adesione dell uditorio e l orientamento all azione Componente ritmica (asemantica) Obiettivo: far sentire l esistenza della comunità Spinta emotiva Drammatizzazione: rappresentazione scenica dell azione, del gesto, della parola Presenza abbondante di tropi: Metafore religiose Metafore belliche Metafore medico-chirurgiche
45 Modello del contratto (distanza istituzionale) Campagne socialiste dal 1979 in poi (Craxi): manifesta enunciazione di contratti programmatici ed esplicita richiesta di mandati fiduciari: abbiamo proposto agli elettori un contratto. Se ci daranno forza, promettiamo in cambio di lavorare per garantire al paese cinque anni di stabilità e governabilità (Craxi, intervista al Messaggero, 13 maggio 1979) Noi esclusivo Insistenza sull atto commissivo (tipico della propaganda politica)
46 Distanza non pedagogica Enrico Berlinguer: prosa austera di tono quasi scientifico, sequenze argomentative centrate sui rapporti di causa-effetto, mezzo-scopo Discorso del 20 settembre 1981: struttura di tipo elencativo, forma della enumerazione: I guasti profondi che tensione e guerra fredda producono nel mondo di oggi: - limitano e soffocano l autonomia, l indipendenza e la sovranità di un numero grande di popoli e stati; - Portano, nelle forme più varie, a restringere e a coartare in tutti i sistemi sociali la libertà e i diritti democratici - Complicano la soluzione dei problemi economici e sociali all interno di tutti i paesi, da quelli più poveri a quelli più ricchi - Avvelenano gli animi, generano paura e odi tra gli uomini e fra i popoli, alimentano sfiducia, spengono la ragione e sfibrano le energie; -. - Pace e sviluppo, dunque: due obiettivi che possono e debbono essere comuni a tutte le forze, le istituzioni, le organizzazioni che hanno a cuore le sorti dell uomo (cit. in Desideri, p.181) Débrayage enunciativo, enunciatore ed enunciatario restano impliciti, ma il discorso guida, mostra, spiega, consiglia e indica le priorità. Senza però interpellare direttamente l enunciatario (perciò è una strategia informativa, non pedagogica, come vuole invece Desideri)
47 Strategie del discorso oggettivante Spersonalizzazionedeldiscorso (cancellazione delle marche della enunciazione) Astrazione (cancellazione dei deittici riferiti a un tempo e a uno spazio definiti) Oggettivazione del sapere (enunciati modali aletici, che fungono da vere e proprie fonti di autorità) Discorso riportato, enunciatori delegati: citazioni con funzione di avvaloramento delle posizioni esposte (stipulazione di autenticità: Mortara Garavelli 1985) Presupposizioni
48 Caratteri dei discorsi informativi Sequenze referenziali e veridittive: trasmissione del sapere e del far-credere Uso della terza persona e della forma impersonale: il soggetto dell enunciazione è occultato all interno del proprio enunciato: débrayage attanziale (o enunciazionale) Forme discorsive descrittive, scientifiche, storiche Assenza di confronti con altri enunciati Il fine è spingere il ricevente a identificarsi con i contenuti dei messaggi L adesione dell uditorio è presupposta Gli oggetti di accordo restano impliciti Un discorso oggettivo con stile neutro in terza persona può essere altrettanto un discorso soggettivo persuasivo di
49 Discorso polemico Molto frequente, in linea con la natura competitiva della politica Esplicitazione degli oggetti di accordo Confronto con la parola degli avversari (spesso manipolata): Strategie della citazione: allusione, replica, negazione, confutazione, obiezione
50 Aldo Moro; forti accenti polemici nei confronti degli avversari interni alla Dc (dorotei); uso frequente del paradosso, dell antitesi e dell ossimoro Discorso del 18 gennaio 1969 Non credo che occorra aggiungere altro, per dire che significato io intendo dare alla sollecitazione al Congresso, all invito pressante ad aprire finalmente le finestre di questo castello nel quale siamo arroccati, per farvi entrare il vento che soffia nella vita, intorno a noi. Non è un fatto di politica interna di partito, di distribuzione o redistribuzione del potere. Io non so che fare di queste cose (cit. in Desideri, p. 178) Discorso del 29 giugno 1969, XI Congresso della Dc Sarebbe un grave errore, un errore fatale, restare in superficie e non andare nel profondo; pensare in contingenza, invece che di sviluppo storico. Tocca alle forze politiche e allo Stato creare in modo intelligente e rispettoso i canali attraverso i quali la domanda sociale e anche la protesta possano giungere a uno sbocco positivo, ad una società rinnovata, ad un più alto equilibrio sociale e politico (cit. in Desideri, p. 177)
51 Linguaggio della provocazione Contesta le regole del gioco politico Pannella: toni di voce acuti, ritmo martellante; particolari modalità espressive e riformulazione semantica; parole chiave: sfascio, ammucchiata, silenziamento (per parlamento), scippare, imbavagliare, sgovernare. Ricorso all iperbole e al paradosso Teatralizzazione della propria immagine Bossi: semplificazione semantico-grammaticale, invettiva verbale centralità del dialetto nella duplice funzione di collante etnico per l autoriconoscimento delle genti lombarde e di rottura con la lingua italiana standard come codice ufficiale dello statalismo. Fallacie: stia bene attento il presidente Scalfaro...noi facciamo lo sciopero fiscale (argumentum ad baculum) Formule: uomo avvisato mezzo salvato
52 Il linguaggio della semplificazione (complicità) Berlusconi (1994, in Galli de Paratesi, La lingua di Berlusconi): Nel 1993 c era una gran voglia di cambiamento, una voglia di rinnovamento del modo stesso di far politica, una voglia di rinnovamento morale, una voglia anche del modo di esprimersi della politica in maniera diversa. Non più quel linguaggio da templari che nessuno capiva: si sentiva il bisogno di un linguaggio semplice, comprensibile, concreto. Il linguaggio divieneun esplicito elementodi propaganda: semplificazione semantica e sintattica; scarso il ragionamento dialettico e la riflessione politica Appello enfatico all affetto, sentimentalismo, pietismo, condivisioni emotive; metafore religiose Fallacie: Prodi ha la faccia larga e pastosa di un dottor Balanzone (attacco alla persona dell avversario: argumentum ad hominem)
53 Grillo Cornice: guerra alla politica Siamo in guerra, Arrendetevi, siete circondati Nomignoli per gli avversari Psiconano (Berlusconi), Topo Gigio (Veltroni), Alzheimer (Prodi), Salma (Fassino e poi Napolitano e poi Berlusconi), Azzurro Caltagirone (Casini), il nano Bagonghi con gli occhialini rossi (Maroni); i media sono barracuda, Monti è Rigor Montis, Bersani: Bersanator (zombi), un morto che parla Critica del linguaggio della politica, definito oscuro, contorto e fuori della realtà, semplificazione Teatralizzazione, messa in scena degli eccessi Metaforica morte/vita (tipica del vitalismo e del totalitarismo), bellica: traditori, cadere in trappola, ecc. Fallacie dell argomentazione: ad hominem, inversione dell onere della prova Nascondimento e silenzio (Oracolo: non dice né nasconde ma manda segni ), R. Simone, «Repubblica»,
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