Prof G. Trovato. Facoltà di Scienza della Formazione Corso di laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche AA

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1 Prof G. Trovato Facoltà di Scienza della Formazione Corso di laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche AA

2 Modelli e teorie sul cambiamento dei comportamenti 2

3 È importante conoscere i modi in cui la salute è costruita socialmente, indagare le sue rappresentazioni soggettive e sociali per poter intervenire negli stessi processi di costruzione della salute. Descriveremo alcune prospettive teoriche che hanno affrontato lo studio dei comportamenti relativi alla salute e le determinanti dei comportamenti dannosi.

4 Modelli derivati quasi esclusivamente dalla Social Cognition e quindi con rischio di bias individualistico Alcuni sviluppati per avanzare previsioni sui comportamenti di salute, altri modelli generali applicati anche all area della salute

5 Modelli valore-aspettativa Modello delle credenze sulla salute (HBM) Teoria della motivazione a proteggersi Teoria del comportamento pianificato (TCP) Modelli processuali Modello transteoretico (Di Clemente e Prochaska, 1982) Processo di adozione di precauzioni(weinstein, 1988) Approccio al processo dell azione rilevante per la salute (Schwarzer, 1992) Modelli integrati Modello di Conner e Norman, 1995 Modello di Rutter, Quine e Chesham, 1993 Modello di Brouchon-Schweitzer, 1994 Rappresentazioni mentali e rappresentazioni sociali Leventhal, Meyer e Nerenz, 1980 Moscovici 1961

6 Modello delle credenze sulla salute (Beker e Maiman, 1975) Teoria della motivazione a proteggersi (Rogers 1983) Teoria del comportamento pianificato (Fishbein e Ajzen, 1975; Ajzen, 1985, 1991)

7 Appartengono al gruppo dei modelli detti dell Aspettativa-Valore, secondo i quali i comportamenti sanitari dipendono da due tipi di valutazioni: Assumono che gli individui, in quanto razionali, scelgano la linea di azione che con maggiori probabilità comporterà più conseguenze positive. la probabilità soggettiva che una certa azione conduca a un insieme di risultati previsti; la valutazione dei risultati dell azione. Modelli statici

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9 Il modello delle credenze sulla salute, (Health Belief Model), inizialmente proposto da Rosenstock (1974), e poi modificato da Becker e Maiman (1975), è stato sviluppato nel tentativo di comprendere perché le persone non si sottoponevano a test per la diagnosi precoce di malattie, e per spiegare e prevedere l adesione alle raccomandazioni preventive.

10 Variabili demografiche (età, sesso e etnia) Variabili socio-psicologiche (personalità, classe sociale, etc..) Percezione dei benefici dell azione preventiva meno la percezione degli ostacoli e dei costi Percezione soggettiva di vulnerabilità alla malattia + Percezione di gravità delle conseguenze associate alla malattia Percezione di minaccia della malattia Induttori dell azione (campagne pubblicitarie, consigli, malattie di familiari, etc ) Probabilità di compiere l azione preventiva raccomandata Modello delle credenze sulla salute Becker e Maiman 1975

11 LA PERCEZIONE DELLA MINACCIA DI MALATTIA E DATA DA: Influenzata da: FATTORI MODIFICATORI (VARIABILI DEMOGRAFICHE E VARIABILI SOCIOPSICOLOGICHE) PERCEZIONE DI VULNERABILITA PERCEZIONE DI GRAVITA

12 PERCEZIONE DEI BENEFICI DELL AZIONE (Devono essere superiori degli ostacoli). E influenzata dagli INDUTTORI DELL AZIONE: ESTERNI CAMPAGNE DEI MASS MEDIA, CONSIGLI DEGLI ALTRI, AMICI, MEDICO INTERNI COMPARSA DEI SINTOMI

13 Fumatore di vecchia data, con problemi di pressione e di peso, che sa di correre rischi gravi (percezione di vulnerabilità) che potrebbero condurlo alla morte (percezione di gravità). La probabilità di adottare un comportamento preventivo dipenderà anche da quanto l individuo ritiene che i benefici dell azione siano superiori ai costi e alle barriere dell azione preventiva. L eventualità che il fumatore decida di smettere di fumare, dipenderà dalla valutazione che i benefici di tali comportamenti per la sua salute superino i costi (ad esempio lo sforzo di iniziare una dieta).

14 È stato adottato con successo per prevedere il comportamento salutare in persone senza sintomatologia specifica, sia il modo in cui le persone malate percepiscono i propri sintomi (illness behavior), sia per spiegare l obbedienza (compliance) alle prescrizioni mediche. Il modello si è rilevato particolarmente utile per analizzare l attuazione di comportamenti preventivi, ma non sembra applicabile altrettanto bene nel caso comportamenti complessi. La componente del modello dotata di maggior potere predittivo è la percezione dei costi e degli ostacoli al comportamento, mentre la variabile meno predittiva è la percezione della gravità della malattia.

15 Il modello non considera altri aspetti cognitivi (formazione delle intenzioni) o sociali (influenza dell approvazione degli altri sul comportamento). Si considera il soggetto isolato, staccato dai suoi legami sociali, senza coinvolgimento affettivo o relazionale. Non distingue tra antecedenti cognitivi prossimali e distali del comportamento, come invece fanno altre teorie più recenti.

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17 Questa teoria afferma che la motivazione a proteggersi da una malattia è il prodotto della percezione della gravità della minaccia, della risposta della vulnerabilità personale e dell efficacia della risposta di coping nel ridurre la minaccia. La versione modificata, poi, include anche la credenza nella propria capacità di far fronte alla situazione (coping response) ed assume che la motivazione ad eseguire la risposta di coping sia influenzata negativamente dai costi di tale risposta e dai potenziali benefici delle risposte disadattive.

18 Fattori di facilitazione Fattori di ostacolo Risposte Disadattive Vantaggi intrinseci Vantaggi estrinseci _ Gravità Vulnerabilità = Valutazione della minaccia Attivazione della paura Motivazione a proteggersi Risposte Adattive Efficacia della risposta Self efficacy _ Costi della risposta adattiva = Valutazione della risposta di coping

19 VALUTAZIONE DELLA MINACCIA DI MALATTIA: VALUTAZIONE DELLA RISPOSTA DI COPING Risulta dalla differenza tra: Risulta dalla differenza tra: BENEFICI POTENZIALI delle risposte disadattive EFFICACIA DELLA RISPOSTA DI COPING(Autoefficacia) PERCEZIONE DI GRAVITA E VULNERABILITA Personale COSTI Di tale risposta

20 La motivazione di un individuo a proteggersi da una malattia è massima quando: 1) la minaccia alla salute è grave 2) l individuo si sente vulnerabile 3) la risposta adattiva è giudicata efficace nell allontanare la minaccia 4) L individuo nutre fiducia nelle proprie capacità di riuscire a realizzare la risposta adattiva 5) le ricompense al comportamento disadattivo sono limitate 6) i costi associati alla risposta adattiva sono bassi.

21 HEALTH BELIEF MODEL MODELLO MOTIVAZIONE A PROTEGGERSI credenza dei soggetti di essere in grado di eseguire un determinato comportamento Il modello prevede, infatti, la presenza di un interazione fra la valutazione della minaccia della malattia e la valutazione della risposta di coping. Se i soggetti si sentono sicuri e competenti nell eseguire una determinata azione preventiva, l offerta di informazioni che accrescono la percezione di vulnerabilità personale per la valutazione della gravità della minaccia dovrebbe aumentare la motivazione a proteggersi e, quindi, l intenzione ad agire.

22 il processo cognitivo di valutazione del rischio o della vulnerabilità personale appare soggetto a una serie di distorsioni e biases di giudizio. Uno di questi è l ottimismo irrealistico, in base al quale le persone valutano di essere meno a rischio rispetto ad altri. Questo modello, come il precedente, si focalizza sui processi cognitivi individuali, ignorando che tali cognizioni sono modellate dalle emozioni e dai processi sociali e culturali.

23 Non prendono in considerazione il fatto che il significato del rischio per un individuo è determinato dalla sua esperienza personale nei confronti della malattia. Non considerano gli aspetti dinamici della valutazione del rischio, che può variare da un istante all altro, in funzione di fattori dipendenti dal contesto sociale e culturale.

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25 Un ruolo centrale, fra i modelli generali del comportamento applicato alla salute, è ricoperto dalla teoria dell azione ragionata (Fishbein, Ajzen, 1975), che rielabora la problematica relazione tra atteggiamento e comportamento. Questo modello postula che per l adozione di determinati comportamenti vi sia una valutazione ragionata di tutte le informazioni disponibili, ma soprattutto introduce un ulteriore elemento di mediazione tra le credenze/ atteggiamenti e l effettivo comportamento.

26 Comportamento E il risultato dell interazione tra: ATTEGGIAMENTI (Credenze e valutazione di tali credenze) NORME SOGGETTIVE (Norme soggettive e motivazione a conformasi ad esse)

27 Comportamento E il risultato dell interazione tra: ATTEGGIAMENTI NORME SOGGETTIVE PERCEZIONE DEL CONTROLLO COMPORTAMENTALE (Le credenze della persona relative alla probabilità che il compito sia facile o difficile d a attuare)

28 Credenze sulle conseguenze del comportamento Valutazione sulle conseguenze attese Atteggiamento verso l azione Credenze normative Norme soggettive Intenzione Comportamento Motivazione a aderire a tali credenze Credenze sul controllo Percezione del controllo sul comportamento

29 atteggiamento verso l esecuzione del comportamento norme soggettive intenzione Gli atteggiamenti vengono influenzati dalle credenze, cosiddette normative, e dalle valutazioni sulle conseguenze attese. Credenze dell individuo riguardo a ciò che le persone si aspettano da lui, unite alle motivazioni a comportarsi secondo tali aspettative.

30 L intenzione di smettere di fumare dipenderà dall atteggiamento soggettivo nei confronti di questo, e lo stesso atteggiamento sarà dato dalle credenze riguardanti le conseguenze dello smettere di fumare. Le percezioni (ad esempio sulle conseguenze del fumo) incidono sull intenzione di smettere, solo se gli individui ritengono che le conseguenze negative li interessino personalmente (Stroebe, Stroebe, 1997). Ne consegue pertanto che, se il soggetto è convinto che, nonostante il fumo sia dannoso per la salute, la propria probabilità di correre dei rischi sia bassa, le convinzioni generali non influenzeranno l atteggiamento nell effettuare quel comportamento.

31 Questo modello si è dimostrato utile soprattutto nelle previsioni dell intenzione e del comportamento, ed è stato applicato su vasta scala per le donazioni del sangue, uso di droghe, igiene dentale, ecc Nonostante il successo nella previsione, il modello è stato oggetto di critiche perché le intenzioni comportamentali e il comportamento vengono influenzati da altri fattori, qui non menzionati, primo fra di essi, il comportamento passato. Le intenzioni comportamentali riflettono infatti solo la motivazione ad agire, mentre l esecuzione di un azione non dipende solo da questa, ma anche dalla maggiore o minore controllabilità del comportamento, così se l individuo ha il pieno controllo su una situazione può decidere se compiere o no un azione.

32 Tra le variabili che determinano le intenzioni dovrebbe essere inclusa anche l esperienza passata. La teoria è risultata applicabile solo ai comportamenti percepiti sotto il controllo del soggetto. Manca una valutazione del grado in cui i soggetti credono di poter controllare le proprie azioni. Spiega un basso tasso di varianza Trascura l analisi dei fattori che facilitano l implementazione degli atteggiamenti, di quelli che spiegano il passaggio dalle credenze alle intenzioni, nonché dalle intenzioni al comportamento Necessita dell integrazione di prospettive diverse per l analisi accurate degli elementi che intende misurare.

33 MODELLO TRANSTEORETICO (Di clemente e Prochaska, 1982) Processo di adozione di precauzioni ( Weinstein, 1988) Approccio al processo dell azione rilevante per la salute (Schwarzer, 1992)

34 Assumono che i comportamenti sanitari risultano da un processo che implica il passaggio attraverso una serie di fasi temporalmente e qualitativamente distinte. Analizzano le variabili che influenzano le transizioni, assegnando ad esse una funzione non necessariament e predittiva dell esito finale. Analizzano le cognizioni specifiche rilevanti per ciascuno stadio. Identificano la particolare sequenza in cui i fattori vanno considerati nelle catene causali.

35 Dimensione dinamica Variabili che influenzano la transizione tra le fasi non sono necessariamente predittive dell esecuzione finale dei comportamenti Sequenza dei fattori causali importante per spiegare i comportamenti di salute: all inizio vengono elaborate le informazioni sui costi e sui benefici e successivamente i piani di azione

36 Un elemento comune a tutte le teorie citate fino a questo momento consiste nel non tenere conto della dimensione temporale né dell aspetto processuale dell azione che un soggetto deve compiere (modelli statici).

37 Le teorie degli stadi (stage theories) cercano di fornire un quadro più dinamico del processo attraverso cui le persone decidono di agire, assumendo che tale processo implichi il passaggio attraverso una serie di fasi temporalmente e qualitativamente distinte. Secondo queste teorie le variabili che influenzano le transizioni fra le varie fasi non sono necessariamente predittive della fase finale di esecuzione del comportamento e differiscono a seconda della transizione considerata. Una variabile che predice l eventualità che le persone decidano di agire può non prevedere se l azione sarà effettivamente attuata.

38 Precontemplativa Contemplativa Preparazione Azione Mantenimento - Processo a spirale, sviluppato per spiegare la dipendenza da sostanze in cui vi sono processi di cambiamento connessi a attività esperienziali e comportamentali

39 Tenta di spiegare il cambiamento in una prospettiva dinamica L inizio di un nuovo comportamento è l esito di un processo, di fasi motivazionali che si articolano nel tempo (soggettivo e oggettivo)

40 DOMANDA Ad iniziare ad andare in palestra? A fare una passeggiata ogni giorno? RISPOSTA Non ho nessuna intenzione Forse tra qualche mese lo farò Penso di farlo a breve L ho già fatto L ho fatto ma non sono riuscito a continuare

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42 Nessuna intenzione al cambiamento Nessuna azione nel futuro possibile Il soggetto è inconsapevole del problema/ bisogno e resistente al cambiamento

43 Intenzione a cambiare nel prossimo futuro Consapevole dei benefici (es., ne vale la pena ) ma anche delle difficoltà e dei costi psicologici e materiali implicati nel cambiamento, specie se è l interruzione di un abitudine Valutazione congiunta dei pro e dei contro, dubbi e ambivalenza

44 Intenzione ferma a intraprendere l azione Il soggetto ha un idea progettuale su come fare, è convinto che i benefici sono maggiori dei costi, è pronto a iniziare un eventuale trattamento o a rivolgersi ad un professionista

45 Il soggetto modifica un suo comportamento specifico Progressivamente lo inserisce nel suo repertorio comportamentale

46 Azione continuativa ed effettiva Gestione delle tentazioni Sviluppo dell autoefficacia

47 Inizio di un nuovo comportamento Mantenimento del nuovo comportamento Convinzioni ed aspettative Formazione di abitudini Processi automatici (Sviluppo di dipendenza)

48 La progressione da uno stadio all altro raramente è lineare poiché la maggior parte dei soggetti sperimenta dei fallimenti, ritornando così a fasi precedenti. Il passaggio tra le fasi, comunque, è facilitato da dieci processi di cambiamento (tecniche che le persone usano per modificare il proprio comportamento) che sono stati suddivisi in: - attività esperienzali; sono importanti nel passaggio dalla fase precontemplativa a quella contemplativa; - attività comportamentali.

49 La ricaduta è sempre possibile! Preparazione Contemplazione Azione Precontemplazione Mantenimento Ricaduta

50 BILANCIA DECISIONALE: valutazione dei pro e dei contro del cambiamento da una parte ci sono vantaggi, dall altra ci sono svantaggi - soprattutto nella precontemplazione e contemplazione - AUTOEFFICACIA : valutazione delle proprie capacità di eseguire il corso di azioni necessario a raggiungere un risultato desiderato. mi sento capace di.. nella preparazione, azione e mantenimento -

51 POSSIBILI AZIONI Aiutare a rafforzare le abilità di coping per evitare le ricadute episodiche (e poi continuative) Fornire alternative Personalizzare i remind e gli incentivi

52 Applicato in particolare alla spiegazione dell uso di precauzioni nei confronti dell HIV, divide l adozione di precauzioni in 7 fasi distinte. 1. le persone non sono consapevoli del problema di salute 6. inizio dell azione 7. mantenimento del comportamento nel tempo. 2. apprendono qualcosa ma non sono ancora impegnate a pensare a fondo al problema 5. intenzione d agire 3. si impegnano a riflettere sul problema e cominciano a pensare a come rispondere 4. decidono se rispondere o meno

53 Un punto di forza del modello è l identificazione dei fattori che promuovono le transizioni fra le fasi: 1 2 acquisizione di informazioni sul problema percezione di vulnerabilità sviluppo di credenze su vulnerabilità, gravità e efficacia 5 6 presenza di ostacoli e vincoli situazionali.

54 TEORIA DELL AZIONE RILEVANTE PER LA SALUTE (Schwarzer, 1992)

55 È stato elaborato allo scopo di specificare lo status casuale delle credenze nell efficacia personale rispetto alle altre variabili relative alla salute, con un attenzione particolare alla relazione fra intenzioni comportamentali e azioni effettive.

56 L adozione dei comportamenti salutari e un processo costituito da due fasi: Fase motivazionale: Fase volitiva o dell azione: percezione del rischio, aspettative circa il risultato percezione dell efficacia personale. cognitivo (formazione di piani d azione e controllo sull azione) comportamentale (azione) situazionale (barriere e risorse esterne).

57 Aspettative circa il risultato Autoefficacia Piani d azione Controllo sull azione Percezioni del rischio Intenzioni Azione rilevante per la salute Barriere e risorse esterne

58 Centrale, in questo modello, è il concetto di self-efficacy che incide non solo sul processo decisionale, ma anche sull inizio e sul mantenimento dell azione. Influenza la costruzione cognitiva di piani d azione necessari per non agire in modo impulsivo sia per l adozione di pratiche salutari che per la modificazione di comportamenti nocivi (se le persone sono convinte di poter agire in modo efficace, si sentiranno più coinvolte nell esecuzione delle azioni, anche davanti alle difficoltà)

59 MODELLO PREDITTIVO (Conner e Norman, 1995) MODELLO DEI MEDIATORI DELLA SALUTE (Rutter, Quine e Chesnam, 1993) MODELLO ESPLICATIVO (Brouchon-Schweitzer e Danzen, 1994)

60 Si propongono di precisare gli aspetti dinamici che consentono di spiegare il passaggio dall intenzione al comportamento. Tengono conto sia di aspetti cognitivi, sia di aspetti motivazionali. Sottolineano il ruolo rilevante delle variabili emozionali. Dal non pensare a un cambiamento nei comportamenti alla formazione di un intenzione all azione vera e propria: ruolo di numerose variabili quali la selfefficacy, la percezione di minaccia, l impegno, le norme, etc

61 Conner e Norman delineano le componenti basilari del modello integrato, formato da 5 stadi: I stadio (precontemplazione); l individuo non pensa ad apportare alcun cambiamento nei suoi comportamenti, tuttavia alcuni stimoli induttori possono motivarlo a cominciare a pensarci. II stadio (motivazionale); il soggetto comincia a pensare di cambiare condotta e si forma un intenzione ad agire in tal senso. Nei modelli sociocognitivi si può distinguere tra tre diverse determinanti dell intenzione: a. aspettative del risultato; b. influenze normative; c. self-efficacy III stadio (pianificazione); passaggio dall intenzione all azione: il focus è sulle azioni specifiche da attuare e sulle risorse occorrenti per sostenere il comportamento (alcuni autori hanno evidenziato la necessità di elaborare piani di azione o intenzioni di implementazione). IV-V stadio (azione e mantenimento) il soggetto è coinvolto a monitorare e controllare il suo comportamento. Anche in questi stadi intervengono variabili come self-efficacy, identità e impegno.

62 Self Efficacy Identità personale 1. Precontemplazione Stimoli induttori (percezione di una minaccia) Impegno 5. Fase di mantenimento 2. Fase motivazionale (o di presa di decisioni) (intenzione) Self Efficacy Aspettative di risultato Identità personale Impegno 4. Fase dell azione 3. Stadio della pianificazione: focus sulle azioni specifiche e sulle risorse Influenze normative Self Efficacy Valori Esperienze passate Senso di impegno Identità personale Self Efficacy

63 Ha lo scopo di specificare le variabili di Mediazione tra gli imput sociali e gli esiti in Termini di salute. LE VARIABILI DI MEDIAZIONE SONO DI DUE tipi: Variabili socioemozionali Variabili cognitive

64 Classe Reddito Abitazione Istruzione Occupazione Matrimonio Salute Eventi della vita Sostegno sociale Conoscenze Informazioni Emozioni Disposizioni cognitive Coping Comportamenti Appropriati Comportamenti inappropriati Esiti Rutter, Quine e Chesham (1993)

65 In questo modello è centrale il concetto di coping. Entrambe le tipologie di variabili influenzano le risorse e le strategie con le quali le persone fronteggiano le difficoltà ed i problemi, nonché il modo in cui tali risorse e strategie sono selezionate ed applicate Gli stili di coping determinano i tipi di comportamenti adottati dalle persone.

66 Variabili antecedenti ( caratteristiche socialibiologiche e psicologiche) I fattori predittori dell azione sono: Variabili scatenanti (eventi stressanti) Fattori moderatori (sono gli elementi che portano alle diverse strategie di coping, modulando l interazione tra l individuo e il contesto passato e presente)

67 Scatenanti Un modello esplicativo di Bruchon-Schweitzer e Dantzer 1994 Stressori: Eventi di vita Malattie Stress percepito Controllo percepito Antecedenti Somatici Caratteristiche sociali e biologiche: Età, sesso, etnia Situazione familiare, professionale Costituzione Sostengo sociale Coping Comportamentali Emotivi Cognitivi Caratteristiche psicologiche: Stili di vita (tipi A, C..) Tratti patogeni (depressione, ansia di stato, nevrosi) Tratti immunogeni (ottimismo vitalità, controllo interno) Ansia di stato

68 Quello che è completamente nuovo è la considerazione dell attività dell individuo, il quale non subisce più passivamente le forze deterministiche ma di fronte a situazioni stressanti adotta strategie di tipo percettivocognitivo, affettivo, comportamentale e psicosociale per affrontarle processi moderatori (modulano l interazione tra l individuo e il contesto passato e presente). L interesse è centrato, in particolare, sull analisi di questi elementi moderatori tra cui: percezione dello stress e percezione del controllo (basato sulla stima della propria efficacia), stati emozionali e strategie di coping.

69 Le rappresentazioni mentali della malattia (Leventhal, Meyer e Nerenz 1980, lau 1983) La teoria delle rappresentazioni sociali (Moscovici 1961, etc.)

70 1 Imputano lo scarto tra esperienza sintomatica e richiesta al medico o ai servizi sanitari alla mediazione di teorie implicite sulla salute e sulla malattia. 2 Approfondiscono l organizzazione delle teorie di senso comune e le implicazioni di tali cognizioni sulle relazioni interpersonali nei confronti dei malati, degli operatori, dei servizi. 3 Considerano le interazioni tra comportamenti/eventi di malattia e sistemi di riferimento desunti dall esperienza autobiografica e dalle culture di appartenenza.

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72 Diversamente dagli approcci precedenti, questa teoria sottolinea la natura sociale e collettiva della comprensione che le persone hanno di se stesse e del loro mondo, concentrandosi sulle concezioni condivise, sul modo in cui si sviluppano, sono comunicate e si modificano

73 sono un corpus organizzato di teorie e conoscenze grazie alle quali gli uomini interpretano la realta scaturiscono da temi e teorie scientifiche che non sono di facile accesso all uomo comune, ma che comunque lo riguardano in quanto individuo sociale le r.s. sono quindi delle ri-costruzioni della realta

74 Sottolinea la natura sociale e collettiva della comprensione che le persone hanno di se stesse e del loro mondo Si concentra sulle concezioni condivise di malattia e salute, su come si sviluppano, su come vengono comunicate e su come si modificano Rappresentazioni sociali: teorie ingenue, forme di conoscenza tipiche del senso comune o profane (non formalizzate, non scientifiche) Hanno la funzione di organizzare la percezione del mondo, dare senso, servono da codice condiviso per la comunicazione sociale e gli scambi interpersonali

75 Le ricerche condotte all interno di questo quadro teorico hanno cercato di cogliere la logica sottostante alle rappresentazioni sociali, oltre che i loro rapporti con i gruppi che le esprimono. E emerso che, anche all interno del medesimo contesto culturale, le rappresentazioni di salute e malattia variano enormemente, a seconda della inserzione sociale dei vari gruppi in esso presenti e dell esperienza di malattia. Le credenze del senso comune non derivano dall ignoranza o da un interpretazione sbagliata delle conoscenze scientifiche, ma sono costruite attivamente nel tentativo di dare un senso all esperienza spesso confusa e contraddittoria delle persone. Tali concezioni profane non si riferiscono, poi, solo alla biografia del soggetto ma anche alle strutture sociali e culturali dominanti.

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