Primi commenti su Piano Nazionale Amianto
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- Cristoforo Simoni
- 8 anni fa
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1 Primi commenti su Piano Nazionale Amianto Il Piano Nazionale Amianto (PNA) è stato presentato dall ex Ministro della Salute Renato Balduzzi a Casale Monferrato a seguito delle decisioni prese alla fine della Conferenza Nazionale Amianto del 22/24 novembre 2012 a Venezia. E stato scelto il luogo più significativo in Italia per le esposizioni, le morti da amianto, le lotte contro l amianto e in questi ultimi giorni anche per la storica sentenza Eternit, Casale Monferrato: luogo simbolico, ma non esaustivo, perché l Italia è piena di siti in cui l amianto è presente, e non meno quelli in cui si sono verificate e si contano malati e morti da amianto. Oltre alle varie fabbriche dove l amianto è stato trasformato (ETERNIT, FIBRONIT, CEMAMIT, MATERIT), ve ne sono molte altre di tutti i tipi: l amianto è stato estratto dalla miniera di Balangero (la più grande d Europa), ed è stato usato in edilizia, nella siderurgia, nei cantieri navali, nell industria chimica e a volte sembra essere ovunque. I numerosi usi sono raccolti e dimostrati da tutti i repertori RENAM L Italia è stata uno dei maggiori produttori ed utilizzatori di amianto fino alla fine degli anni 80. Dal dopoguerra al bando del 1992 sono state prodotte tonnellate di amianto grezzo. Il periodo tra il 1976 ed il 1980 è quello di picco nei livelli di produzione con più di tonnellate- anno prodotte. Fino al 1987 la produzione non è mai scesa sotto le tonnellate- anno per poi decrescere rapidamente fino al bando. Le importazioni italiane di amianto grezzo sono state pure molto consistenti mantenendosi superiori alle tonnellate- anno fino al Complessivamente l Italia dal dopoguerra al 1992 ha importato tonnellate di amianto. Per il costo contenuto e l ampia disponibilità, l utilizzo dell amianto è avvenuto in numerosissime applicazioni industriali sfruttando le proprietà di resistenza al fuoco, di isolamento e insonorizzazione. Le acquisizioni scientifiche intorno alla cancerogenicità dell amianto si sono progressivamente sviluppate a partire dalla metà degli anni 60 e nel 1992 ogni attività di estrazione, commercio, importazione, esportazione e produzione di amianto, di prodotti di amianto o di prodotti contenenti amianto è stata bandita dall intero territorio nazionale.. Recentemente l Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato intorno a 125 milioni le persone che oggi sono esposte all amianto nei luoghi di lavoro e in circa i decessi nel mondo ogni anno per mesotelioma, tumore del polmone correlato all amianto e asbestosi concludendo the most efficient way to eliminate asbestos related diseases is to stop the use of all types of asbestos. Tuttavia oggi l amianto è bandito in una minoranza di Paesi. In gran parte dei Paesi a più basso livello di reddito e in molti Paesi con un tasso di crescita dell economia estremamente sostenuto, non vi sono limitazioni reali all utilizzo di amianto e l esposizione dei lavoratori e della popolazione generale a questo agente cancerogeno è scarsamente controllata e prevenuta. Dopo oltre mezzo secolo dagli studi che hanno dimostrato l estrema pericolosità per la salute dell inalazione di fibre aerodisperse di amianto, il tema del trasferimento dei risultati della ricerca su questi temi attraverso tutti canali di informazione è ancora aperto. Da Rapporto RENAM 2012 in allegato (parte finale) L amianto è ancora quindi un grande problema in Italia, sia perché il nostro paese è stato il principale produttore e utilizzatore europeo sino alla fine degli anni 80, sia perché la sua utilizzazione diffusa quanto
2 disinformata rende ancora oggi difficile vederne la fine. Per non parlare dei tanti posti del mondo dove viene ancora estratto e lavorato. Il documento licenziato prospetta le future strategie coordinate in tema di amianto, come scaturite dai lavori della II Conferenza governativa del novembre Indubbiamente esso rappresenta un ottima base di partenza per la realizzazione di interventi integrati a tutto campo, ponendo alle strutture nazionali e regionali gli obiettivi da conseguire nelle 3 principali macro- aree di riferimento: la tutela della salute, dell ambiente, la sicurezza del lavoro e la tutela previdenziale. L analisi del documento consente tuttavia di evidenziare alcuni aspetti critici che meritano di essere segnalati, anche perché attengono al ruolo svolto dai Dipartimenti di Prevenzione e ARPA nella gestione delle azioni previste. La prima impressione a una lettura del Piano Nazionale Amianto (PNA) è sicuramente quella di un buon piano, specialmente nella parte che descrive le azioni relative all'epidemiologia e alla sorveglianza sanitaria, ma con delle cadute importanti sulle risorse e sulla soluzione dei problemi legati alle bonifiche. Ma è ancora un piano teorico, quasi un libro dei sogni oggi. Non a caso non è stato varato dalla Conferenza delle Regioni, proprio per questa mancanza di risorse dedicate (vedi allegato). SNOP ha sempre fatto la sua parte: ad esempio nella rivista SNOP la parola amianto compare sin dal primo numero (che si chiamava PRISMA): a pag. 6 e 22 vi è un articolo sul problema dell amianto nei porti, per non parlare di tutti i numeri usciti dal 1985 e che sono tutti disponibili sul sito la parola Amianto compare con circa 830 citazioni e quella Asbesto con più di 300 citazioni su 3264 pagine. Mediamente in un terzo delle pagine! In una precedente rivista di movimento (Medicina al Servizio delle Masse Popolari) era già stato pubblicato, a metà degli anni 70, uno speciale amianto (numero 8 della Nuova Serie, settembre e ottobre 1977, vedi allegato). La parte sanitaria ed epidemiologica E sicuramente la parte più solida del PNA, sia per la fonte (Ministero della Salute) che per il solido background di conoscenze diffuse in campo sanitario ed epidemiologico, ma non affronta realisticamente alcune questioni ad iniziare da: 1) le risorse sanitarie (medici del lavoro, assistenti sanitari, epidemiologi) che reggano le varie azioni sul territorio a iniziare dalle ASL e quindi il mantenimento e potenziamento delle forze specialistiche e professionali in campo nei servizi territoriali per - la ricerca attiva delle patologie asbesto correlate (in collaborazione con i Registri MM, il sistema OCCAM, le strutture ospedaliere specialistiche..); ad esempio a pag. 12 si afferma questa volontà: Prioritariamente vanno indagate le patologie correlate a esposizione ad amianto..: tumori del polmone, della laringe, dell ovaio, del colon retto, dell esofago, dello stomaco. le inchieste rigorose per il riconoscimento INAIL (sempre piuttosto difficile) e di eventuale attività di polizia giudiziaria, quando si consideri che ancora oggi a livello nazionale non è assicurata la capacità dei servizi territoriali di occuparsi sistematicamente e diffusamente del solo mesotelioma maligno, incidente per circa un migliaio di casi/anno contro le decine di migliaia dell insieme dei tumori certamente e potenzialmente associati all esposizione ad amianto. - Il controllo di igiene del lavoro (formazione, rispetto vero delle procedure, uso corretto dei DPI giusti ) e della sorveglianza sanitaria sugli attuali esposti (ad esempio durante la bonifica di amianto friabile) ovvero una popolazione fragilissima, precaria, spesso disinformata ; - la tenuta del registro degli esposti ed ex- esposti; - una collaborazione con i COR per lo studio delle esposizioni e la segnalazione e trattazione dei casi;
3 - una collaborazione con le strutture di secondo livello di medicina del lavoro clinica (Unità Operative Ospedaliere, Università ) per la sorveglianza sanitaria (counselling di cluster di ex- esposti, informazione rigorosa, eventualmente visite ed esami specialistici..) 2) la collaborazione effettiva tra ENTI del sistema pubblico nella costruzione del registro degli esposti ed ex- esposti - il problema del pieno riconoscimento delle patologie asbesto- correlate Il PNA auspica ovviamente che chi detiene le informazioni sugli ex- esposti sia riconosciuti che non (elenco dettagliato e documentato per l accesso ai benefici previdenziali) collabori attivamente alla costruzione del registro degli ex- esposti ed esposti. Ovvero che il sistema INAIL, INPS e altri enti previdenziali comunichino queste informazioni in modo chiaro e dettagliato. Ad oggi solo in pochissime situazioni questo è possibile, nella maggioranza delle altre, le informazioni sui soggetti che hanno (o non hanno) ottenuto i benefici previdenziali sono chiusi in scrigni istituzionali, inaccessibili con il solito appello alla privacy. Costringendo a defatiganti (per i lavoratori e gli operatori delle ASL) ricostruzioni di storie lavorative, documenti, esposizioni. Si auspica che questi nominativi facciano parte del sistema corrente dei Flussi Informativi. Inoltre oggi con il fascicolo sanitario elettronico o la carta dei servizi sanitari ogni medico di medicina generale, specialista, competente, etc. dovrebbe sapere se un soggetto sia stato esposto ad amianto in modo significativo. Un altro problema aperto è la difformità di comportamento tra le varie sedi INAIL sui riconoscimenti delle patologie asbesto correlate a parità di mansione, di esposizione e talvolta di azienda. E la normativa che fa trattare i casi nella sede di residenza del soggetto e non di sede dell azienda ha moltiplicato e reso visibile questa ingiustizia. Le attività di controllo - Dai dati dei report di attività delle Regioni 2010 e 2011, confermati anche dal PNA molto lavoro viene fatto dalle ASL su questo tema da 20 e più anni, quando le leggi erano più generiche informando lavoratori, imprese e cittadini, appoggiando le lotte contro l amianto presente in molte situazioni lavorative. Nelle ASL i cantieri di bonifica amianto sono esaminati sia dal punto di vista della sicurezza con particolare attenzione ai rischi da caduta dall alto che della salute (DPI corretti, procedure, informazione,). Ma sicuramente una maggiore attenzione andrà posta nei cantieri di bonifica dell amianto friabile durante i lavori vera possibile esposizione dell oggi di lavoratori spesso precari, immigrati Ma tra gli attuali lavoratori potenzialmente esposti oltre ai bonificatori, vi sono una miriade di piccoli artigiani e partire IVA (antennisti, idraulici, elettricisti, addetti alla manutenzione di impianti termici.) per i quali occorre dare da parte dei condomini, dei cittadini- committenti, informazioni sul rischio presente, le precauzioni, i DPI in collaborazione con Comuni e quartieri. Al momento i servizi di prevenzione delle ASL effettuano verifiche su circa il 15% di tali lavori che è sicuramente una percentuale più alta che in altri settori ma che può essere incrementata attraverso un impegno straordinario delle strutture territoriali del Ministero del lavoro nella verifica delle attività edili di rimozione dei manufatti di amianto quantificabile in un incremento di un ulteriore 5% delle verifiche sul rispetto della normativa in materia di salute e sicurezza durante l effettuazione di tali lavori. Le verifiche andranno concordate nell ambito del Comitato Regionale di coordinamento di cui all articolo 7 del D.Lgs. 81/2008" pag.39 del PNA Non ci trova d accordo l affidamento ai funzionari delle DTL di questo lavoro di controllo specialistico. C è tanto da fare per loro sulla questione della correttezza dei rapporti di lavoro. Le quantità da bonificare Nel PNA si parla e auspica di smaltire l amianto ancora presente nel paese in breve tempo. Si parla (pag. 29) di siti interessati dalla presenza di amianto di cui 380 in classe di priorità 1 (individuati dal Gruppo Interregionale Sanità e Ambiente, mediante l applicazione di un algoritmo di calcolo) che
4 potrebbero arrivare a 500 e più, a censimento completato. Ma anche in questo piano si ammette che nessuno è in grado di quantificare quanto amianto sia presente sul territorio nazionale, nemmeno nelle Regioni dove con leggi dedicate si è in grado di ipotizzare quantità abbastanza attendibili. Malgrado che di censimento si parli nell articolo 10 del L 257 del 1992 e nelle disposizioni della Legge 93 del 2001, purtroppo come in tante cose, la regionalizzazione non ha favorito e vi sono delle forti differenze tra regioni. I dati del Ministero della Salute (Quaderno della salute n.15, maggio giugno 2012, allegato) stimati da CNR indicano in 32 milioni di tonnellate (2,5 miliardi di metri quadrati) il cemento amianto da bonificare e smaltire. Non vi sono dati precisi sulla quantità di amianto friabile, il vero problema, a oggi presenti sul territorio nazionale. ISPRA riporta nel Quaderno i dati relativi allo smaltimento nell anno 2009 ( tonnellate) di cui il 91,2% materiali da costruzione contenenti amianto (classificati secondo l Elenco Europeo dei rifiuti con CER ), materiali isolanti contenenti amianto (CER pari a tonnellate); apparecchiature fuori uso contenenti amianto in fibre libere (CER pari a 563 tonnellate); imballaggi metallici contenenti amianto (CER pari a 430 tonnellate); pastiglie per freni contenenti amianto (CER pari a 20 tonnellate). Riportiamo viene precisato a pagina 52 del Quaderno della salute : In conclusione, dati per assodati i quantitativi stimati dal CNR dell amianto ancora presente a oggi sul territorio nazionale (32 milioni di tonnellate) e quelli dell ISPRA sul quantitativo annuale rimosso ( tonnellate), a questo ritmo di rimozione annuale il processo di dismissione è stimabile possa durare per altri 85 anni circa. La valutazione dello stato di degrado con l algoritmo: ancora oggi? Se volessimo affrontare il problema rappresentato dalle coperture, ha senso applicare un qualsiasi algoritmo per valutare lo stato di degrado? Ma lo scopo non è quello di smaltire l amianto sotto qualsiasi forma nel più breve tempo possibile? Le coperture più recenti ossia quelle eventualmente posate fino al 1992 hanno già 21 anni. E qui si sta a discutere del risultato (algoritmo) che si ottiene con uno strumento superato e chi vuole mantenere una copertura può giocare sui numeri a suo piacere. Se l amianto deve essere rimosso perché si concede ai proprietari la possibilità della messa in sicurezza. E ovvio, la normativa nazionale legge 257/92 non prevede l obbligo di smaltimento, scontrandosi con tutte le circolari e /o leggi regionali che vorrebbero imporre lo smaltimento. L amianto abbandonato La semplificazione nella gestione dello smaltimento di piccoli quantitativi di rifiuti da parte dei proprietari (consegna dei materiali alle piattaforme ecologiche), ridurrebbe l abbandono illegale e pericoloso di rifiuti contenenti amianto, anche se il problema dell abbandono dei rifiuti nasce soprattutto dalle attività illegali di imprese senza scrupoli. Rimane comunque utile (come suggerito da COPAL vedi amianto.it nella Conferenza di Venezia) estendere l organizzazione di questo servizio ai cittadini da parte dei grandi Comuni (o di consorzi di piccoli comuni) in collaborazione con le Aziende di raccolta rifiuti. La mancanza di siti di smaltimento Qualcuno potrebbe obiettare, se smaltissimo molto di più, i tempi necessari si ridurrebbero. Sì, ma dobbiamo fare i conti con la mancanza di discariche e/o impianti per la trasformazione in sicurezza di questi rifiuti. È qui casca l asino, visto che le discariche non nascono come funghi. Nel PNA si fa cenno al costo che oggi si deve affrontare inviando i rifiuti all estero. Rimane comunque la grande questione etica. Non possiamo esportare i problemi ma affrontarli.
5 Si parla molto della necessità di un programma di investimenti nella manutenzione del territorio come strumento per fare ripartire l economia. Ma un accelerazione dei piani e programmi di rimozione di materiali contenenti amianto si scontra con l insufficienza di risorse economiche e di canali di smaltimento corretti. Per non parlare degli impianti di inertizzazione. Vi sono studi e realizzazioni di impianti pilota ma il risultato è anche un grande consumo di energia, riportiamo quanto scritto a pagina 55 del Quaderno della salute : Anche il processo d inertizzazione presenta alcuni limiti. Pertanto tutti i pareri degli esperti su questa modalità di smaltimento sono unanimi. In particolare, è da considerare come il cemento amianto sia costituito in peso da circa l 87% di cemento e il restante 13% da amianto. Gran parte dell energia da impiegarsi per l inertizzazione verrebbe, conseguentemente, spesa per un materiale, il cemento, già di per sé inerte, stante la sua natura. Il processo di trasformazione chimico- fisica è costituito da un trattamento termico estremamente energivoro e questo in Italia significherebbe consumo di combustibili fossili che produrrebbero l inquinamento legato alla loro combustione. Poiché un impianto, tra quelli proposti in questi ultimi anni per la sperimentazione, sarebbe in grado di trattare circa tonnellate/anno, assunto come realistico il dato di 32 milioni di tonnellate ancora da smaltire in Italia, tale impianto dovrebbe restare in funzione, al minimo, per circa 533 anni. Ipotizzando la costruzione di 10 impianti per tutto il territorio nazionale, oltre agli stessi costi di realizzazione, il loro funzionamento dovrebbe essere garantito per i prossimi 53 anni. Il sistema informativo formazione sportelli informativi Un sistema informativo sul censimento e sulle bonifiche non è presente in tutte le Regioni. Nel PNA viene ipotizzato (pagina 30) un portale delle bonifiche. Sicuramente un censimento dell amianto ancora presente (In matrice compatta o friabile)e un sistema che permetta di risalire ex- post all amianto rimosso permetterebbe una pianificazione dei costi, eventuali sostegni economici, una programmazione dei siti di smaltimento, controlli e riconoscimenti di esposizione sia per benefici previdenziali che in caso di patologie asbesto- correlate. Chi nelle ASL aveva da sempre raccolto queste informazioni (da indagini e da piani di bonifica) ha potuto sostenere con maggiore forza le lotte per i riconoscimenti dei benefici previdenziali o i riconoscimenti e gli indennizzi delle patologie asbesto correlate. Alle pagine 22, e 36 del PNA si prevede di attivare sportelli informativi sanitari su tutti gli aspetti delle problematiche sanitarie asbesto- correlate.. l apertura di sportelli informativi nelle ASL. Questa iniziativa è senza dubbio necessaria e meritoria ma si scontra con l attuale assenza di risorse umane nei Dipartimenti di Prevenzione Medici e nei Servizi PSAL per far fronte alla prevedibile quantità di richieste di informazioni che potrebbero giungere dalla cittadinanza messa al corrente della presenza e disponibilità di questi sportelli informativi. Inoltre, (pag. 34), tra le azioni si rende necessaria la ricostituzione della Commissione Nazionale Amianto, senza indicare l assoluta necessità che anche a livello regionale siano costituite Commissioni amianto che si incarichino di fornire adeguati indirizzi alle ASL monitorando lo sviluppo delle azioni previste. Per quanto attiene ai corsi di formazione per addetti e coordinatori dei cantieri di bonifica è da rilevare che la formazione oggi erogata risulta spessa largamente carente e richiede interventi di controllo delle ASL sia sui progetti formativi (generalmente solo teorici) che sulla stessa verifica della efficacia della formazione (anche alla luce del rilevante fenomeno infortunistico nel settore). Le risorse
6 La prima impressione alla lettura del PNA è che contiene buone intenzioni che tali rischiano di rimanere. Il momento economico e sociale non è infatti favorevole per: - l investimento in risorse pubbliche per attività di analisi e controllo (ASL, ARPA, Enti locali) o per una ricerca attiva delle patologie asbesto- correlate (Registri Tumori, sistema OCCAM), per una organizzazione di forme di counselling e/o sorveglianza sanitaria per ex- esposti. - forte convincimento e sostegno verso i proprietari dei manufatti di amianto a procedere allo smaltimento. - investimento in siti di smaltimento e per finanziare e sostenere la ricerca di metodi alternativi Perché di questo si tratta, tutto il resto restano buone intenzioni a partire dal censimento/mappatura. Dopo vent anni dall introduzione della Legge 257 prendiamo atto che la mappatura sul territorio nazionale non è stata attuata o che troppo poco è stato fatto in tal senso. Si parla ancora di materiali contenenti amianto presenti in scuole, ospedali, caserme, ovvero in strutture di uso e interesse collettivo. Certamente si parla a pagina 16 e 22 di risorse aggiuntive, di accesso al finanziamento ma non vi sono impegni precisi da Governo e Regioni. Il PNA si propone di affrontare in modo organico tutti i problemi legati alla presenza di amianto: quello sanitario, quello ambientale e quello risarcitorio. Le associazioni, i sindacati, gli esperti presenti all iniziativa ministeriale hanno accolto con soddisfazione le decisioni che sono state e che dovrebbero essere assunte. La situazione di crisi economica, politica e sociale in cui ci si trova non promette bene. Il PNA già rimandato nell aprile 2013 dalla Conferenza Unificata (Stato, Regioni, Provincie e Comuni) proprio per la mancanza di risorse certe, dovrà essere emanato con un atto governativo, che impegni obbligatoriamente tutte le amministrazioni pubbliche, tutti i privati a qualunque titolo coinvolti, per una attuazione in tempi certi. Giugno 2013
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