Sos Impresa - Audizione in Commissione Parlamentare Antimafia

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1 1 Sos Impresa - Audizione in Commissione Parlamentare Antimafia Roma 4 maggio 2010

2 2 SOS Impresa è un Associazione antiracket e antiusura nata a Palermo nel 1991 per iniziativa di un gruppo di commercianti e dirigenti della Confesercenti di quella provincia, all'indomani del tragico omicidio di Libero Grassi. Nell'arco quasi ventennale della sua storia SOS Impresa ha accompagnato centinaia d imprenditori alla denuncia, si è costituita parte civile nei più importanti processi contro la criminalità organizzata, è stata promotrice d importanti manifestazioni ed eventi per richiamare le Istituzioni, gli imprenditori, l'opinione pubblica sull'intreccio tra economia, impresa e criminalità organizzata. SOS Impresa offre alle vittime di estorsione e usura assistenza e aiuto attraverso un vasto ed articolato reticolo di Associazioni territoriali, Sportelli antiusura, una Rete legale professionale e capillare, un attività di accompagno alla denuncia e al reinserimento sociale fondato su criteri di volontariato e gratuità. Ogni anno l'associazione presenta un Rapporto, giunto quest'anno alla XII edizione, denominato emblematicamente Le mani della criminalità sulle imprese, che enumera numeri, fatti e modalità del condizionamento mafioso dell'economia e del mercato e, in questo senso, è parte integrante di questo documento. In particolare, questa nota si sofferma essenzialmente sui problemi dell estorsione, dell usura e della gestione delle imprese sequestrate/confiscate alla criminalità organizzata, e avanza una serie di proposte per rendere più incisiva la lotta alla criminalità organizzata e per agire con più efficacia sul campo della prevenzione. *** Il racket delle estorsioni e l usura rappresentano, oggi più di ieri, un peso sempre più insopportabile per le imprese e per la stessa economia legale del Mezzogiorno e di gran parte d Italia. Una situazione estremamente critica, che colpisce duramente le piccole imprese, costrette a confrontarsi con una crisi economica devastante, per cui le tasse della mafia sono un peso insopportabile. Mentre la grande impresa, al di là di proclami tanto roboanti quanto non applicati, sceglie sempre più spesso la strada della collusione partecipata con le organizzazioni criminali. I dati che registriamo periodicamente denunciano un accentuazione della pressione usuraria, mentre il racket delle estorsioni continua a colpire duramente, sebbene accompagnato da modalità diverse dal passato, in linea con un ruolo sempre più imprenditoriale delle mafie, attraverso l imposizione di merce, di servizi, di manodopera. A nostro avviso permane ancora un clima di sfiducia nei confronti dell azione dello Stato. E tutto ciò anche di fronte ai risultati importanti raggiunti dalle forze

3 3 dell ordine e dalla magistratura in questi ultimi anni, soprattutto nei territori e nei contesti in cui l'associazionismo antiracket e antiusura è più radicato. A questi uomini e donne va il nostro sentito ringraziamento. Il quadro delineato nel nostro Rapporto annuale è chiaro. Abbiamo segnali concreti di una ripresa delle estorsioni tra le province di Brindisi e Lecce. In Calabria denunciamo da anni il peso crescente della ndrangheta nella vita economica, sociale e politica di questa regione. Anche in Sicilia, nonostante gli importanti successi in termini di denuncia e condanne penali registrati a Gela, Palermo e altre poche realtà locali, il racket è tutt altro che sconfitto. Nella parte o- rientale dell Isola, infatti, registriamo una recrudescenza di fenomeni estortivi, soprattutto nella provincia di Messina. Mentre proprio Palermo, Gela e Trapani sono colpite da una serie di atti intimidatori, avvertimenti e minacce, segno che non è diminuita l operatività dei clan mafiosi, né la pressione estorsiva. E negli spazi lasciati vuoti, dopo tanti arresti, tentano di inserirsi gruppi nuovi, a volte gestiti da giovani e giovanissimi, che suppliscono alla mancanza di carisma criminale con un accentuazione dell intimidazione e della violenza. In Campania le organizzazioni camorristiche sia napoletane, sia casertane, hanno assunto, da tempo, un peso sempre più forte nel mercato, agendo con proprie imprese ormai in aperta concorrenza con l economia legale. A Napoli e nell intera Regione campana è in atto una vera e propria competizione tra economia legale e economia illegale direttamente e/o indirettamente riconducibile ad attività camorristiche. Si segnalano infiltrazioni criminali anche nel centro-nord, nel Lazio, in Emilia Romagna, Toscana e Lombardia, che, se certo non hanno ancora assunto il carattere del classico pizzo, condizionano non poco il mercato in settori decisivi quali l edilizia, la distribuzione organizzata, il gioco e le scommesse, il turismo. Sebbene rimanga invariato il numero dei commercianti e piccoli imprenditori taglieggiati non possiamo non notare una contrazione del numero delle attività legali e una crescita di quelli di proprietà mafiosa. Secondo i nostri dati è di 9 miliardi il denaro movimento dalle mafie nelle estorsioni, di cui 6 a carico dei soli commercianti, mentre si stimano in i commercianti colpiti. Un fenomeno diffuso innanzitutto nella grandi città metropolitane del Mezzogiorno. In Sicilia sono colpiti l 80% dei negozi di Catania e Palermo. Pagano il pizzo il 70% delle imprese di Reggio Calabria, il 50% di quelle di Napoli del nord barese e del foggiano con punte, in alcune periferie, che toccano la quasi totalità delle attività commerciali, di ristorazione, dell edilizia. Una realtà preoccupante cui si aggiunge il dato emotivo con cui quotidianamente ci confrontiamo: il persistere di aree di rassegnazione e di apatia di molti operatori, accompagnati da una ancora non diffusa fiducia nell utilità della denuncia.

4 4 E ciò malgrado la meritoria attività di molte associazioni antiracket e antiusura che, come SOS Impresa, lavorano sul territorio quotidianamente e a fianco delle vittime e degli operatori. Per SOS Impresa il pagamento del pizzo non è un destino ineludibile e le Associazioni come la nostra rappresentano un valido aiuto all azione di contrasto delle forze dell ordine e della magistratura, ma soprattutto indicano una strada possibile per vincere la rassegnazione, senza bisogno che gli operatori si trasformino in eroi: unirsi, fare gruppo, costellare il territorio di avamposti di legalità e prevenzione, convincere e testimoniare che denunciare è possibile, sono e rimangono i nostri obiettivi. Questo modello risulta utile ed efficace. *** Per quanto riguarda l usura, il quadro si presenta più fosco. La crisi economica-finanziaria accompagnata alla perdita di redditività delle micro e piccole imprese, al diminuire del potere di acquisto di salari e stipendi, sta riproponendo uno scenario simile a quello che, nel biennio 92-94, fece comparire l usura come vero e proprio dramma sociale. Ma, a differenza di quegli anni, oggi l'usura prospera in silenzio e nel silenzio. Allora emergeva un'attività usuraia come credito di sussistenza alle famiglie povere, che coinvolgeva anche piccole imprese indebitate e soggetti marginali come i giocatori d'azzardo. Nel corso dell ultimo decennio le profonde ristrutturazioni che hanno riguardato il settore della distribuzione commerciale, il calo dei consumi, i comportamenti distortivi del sistema bancario, tesi a restringere maggiormente i criteri di accesso al credito, hanno contribuito a mettere ulteriormente in crisi le micro imprese, quasi sempre a conduzione familiare, relegandole in uno stato di perenne precarietà ed emergenza finanziaria. Oggi il quadro è cambiato. Dati diffusi della Banca d'italia, nel gennaio 2010, ci indicano che, tra prestiti e mutui, il ricorso a banche e finanziarie sfiora la soglia dei 300 miliardi di euro, con una crescita di 24,4 miliardi in soli dodici mesi e, sempre la Banca d Italia, ha più volte avvertito che per le famiglie, ma soprattutto per le imprese, ci sono segnali di difficoltà, a causa del caro tassi. Sono ormai un milione il numero delle famiglie irreversibilmente indebitate e rimaste intrappolate in una catena di prestiti e finanziamenti. L attività di rilevazione sul campo attraverso gli Sportelli, le Associazioni e le Fondazioni antiusura confermano i freddi numeri delle statistiche e segnalano, con sempre maggiore frequenza, una situazione di forte disagio che coinvolge imprese e ceti sociali una volta ritenuti immuni da simili rischi. L usura si conferma, quindi, un fenomeno sociale diffuso, che si e- spande secondo la congiuntura economica. Ed è un elemento corruttivo del mercato e delle relazioni economiche, che coinvolge un universo che va ben oltre la piccola impresa marginale e le famiglie povere.

5 5 Le organizzazioni criminali, inoltre, sempre attente all evolversi della situazione economica ed al mondo dell impresa, dopo una iniziale riluttanza, hanno compreso che il mercato dell usura è una grande occasione di riciclaggio e di crescita dei patrimoni. L allarme del Governatore della Banca d Italia del Luglio 2009 e ripetuto più volte, è stato la conferma autorevole alle nostre denunce e analisi: la criminalità organizzata sta diventando più minacciosa e pericolosa con la fase recessiva in atto. Anche perché possiede quella disponibilità economica, richiesta dal nuovo prestito usuraio, che i cravattai di quartiere non possono permettersi. La contiguità con la vita dell impresa, modifica ulteriormente l attività usuraia delle mafie: essa si propone non solo di finanziare l impresa, ma, soprattutto, di accompagnarla in compartecipazione nei progetti di ristrutturazione e di riconversione obbligati dalla crisi anche con l'obiettivo di impossessarsene. Non è più quindi, come per il pizzo una tipica attività impositiva, ma rappresenta la capacità di inserirsi, con l afflusso di notevoli capitali, nell economia reale e ben al di là dei tradizionali bacini di azione nel Sud Italia. Sos Impresa-Confesercenti ha condotto nell attuale fase di crisi una ricognizione su varie forme di usura ed ha scoperto un fenomeno nuovo soprattutto per diffusione. Come un pericoloso virus l usura muta e si trasforma anche in operazione giornaliera: prestito e restituzione nell arco della stessa giornata. Questo nuovo esempio di fantasia criminosa dimostra che contro l usura non debbano esserci sottovalutazioni. L usura giornaliera produce interessi a quote folli: in una sola settimana si arriva al 60-70%. L incredibile fenomeno riguarda piccoli imprenditori ma anche titolari di attività di media dimensione che per resistere alla crisi, mantenere aperto l esercizio e pagare i fornitori si rivolgono agli usurai. Questi la mattina prestano i soldi (mediamente mille euro) e la sera passano a ritirare il capitale maggiorato di un 10%. Un interesse del 10% giornaliero, sborsato per far fronte agli impegni immediati! Tentare una stima dei danni sociali prodotti dall usura è quanto mai complesso. L usura è per definizione un reato sommerso, di cui si ha difficoltà persino a parlarne, ma incrociando i dati sulle cessazioni delle attività commerciali, le ramificazione e la consistenza delle reti usuraie, nonché le stime sui sequestri di beni, in operazioni antiusura, si può tentare di ipotizzare delle grandezze. Per quanto riguarda i sequestri di capitali legati al giro dell'usura siamo di fronte ad un vero e proprio boom: nel periodo compreso tra gennaio e novembre dello scorso anno, la sola Guardia di Finanza ha sequestrato beni e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di 29,9 milioni di euro: le persone denunciate sono state 446, di cui 116 in stato di arresto.

6 6 Il Rapporto di SOS Impresa stima, per il triennio , in le attività commerciali e in gli alberghi e pubblici esercizi condannati alla chiusura. Un robusto 40% di queste attività deve la sua cessazione a un forte indebitamento e all usura. I commercianti coinvolti in rapporti usurari sono stimati in oltre e, poiché ognuno di loro s indebita con più strozzini, le posizioni debitorie possono essere ragionevolmente stimate in oltre Ma ciò che maggiormente preoccupa è che in almeno casi l indebitamento è con associazioni per delinquere di tipo mafioso finalizzate all usura. Nel complesso il tributo pagato dai commercianti ogni anno a causa della lievitazione del capitale e degli interessi si aggira in non meno di 15 miliardi di euro. Alle aziende coinvolte vanno aggiunti gli altri piccoli imprenditori, artigiani in primo luogo, ma anche dipendenti pubblici, operai, pensionati, facendo giungere a oltre le persone invischiate in patti usurari, cui vanno aggiunte non meno di persone immigrate impantanate tra attività parabancarie ed usura vera e propria. Accanto alle figure più tradizionali di usurai di quartiere e di vicinato si muove un nuovo mondo, che va dalle società di servizi e mediazione finanziaria, ormai presenti in ogni città, a reti strutturate e professionalizzate, fino a giungere a soggetti legati a organizzazioni criminali che investono e riciclano enormi capitali. L usura, però, oggi è sempre meno un reato di singoli e sempre più un reato associativo e questa evoluzione riguarda anche i classici cravattari che mantengono una loro importante presenza nel territorio, ma adeguandosi e professionalizzando al massimo il loro mestiere. Particolarmente interessante, da questo punto di vista, è la trasformazione verso quella che possiamo definire usura a struttura familiare. Il vecchio usuraio, una volta figura solitaria che svolgeva la propria seconda attività riuscendo a mantenere all oscuro la stessa famiglia, ora la coinvolge direttamente nel giro. Il capofamiglia, ma non di rado questo compito è svolto da una figura femminile, è l organizzatore della rete, le figure femminili, (madre, moglie, figlie), detengono la titolarità dei conti correnti e svolgono funzione di prestanome nell intestazione dei beni in caso di esproprio, i figli e i nipoti maschi invece hanno il compito di fare il gioco sporco dell intimidazione e del recupero crediti. L usura, quindi, tende a essere sempre più un reato associativo. L organizzazione strutturata permette di rispondere a diverse esigenze: accresce il numero e la qualità dei contratti in essere e, di conseguenza, i profitti. Riduce al minimo i rischi d insolvenza, eleva la capacità di intimidazione, riduce

7 7 i rischi personali, presentando ai malcapitati le diverse facce e mascherando le relazioni usuraie in normali rapporti commerciali. In quest ambito sono due le tipologie prevalenti. Una più spiccatamente malavitosa al cui capo dell organizzazione siedono vecchie conoscenze delle questure al culmine della loro carriera criminale, mentre la manovalanza è lasciata ai più giovani, che si preoccupano di convincere i ritardatari al puntuale pagamento dei debiti. Bonarietà e intimidazione sono i tratti più evidenti di questa struttura presente un po dovunque, dalle periferie delle grandi aree metropolitane, alle aree di basso sviluppo economico e sociale. Una seconda tipologia, invece, è formata da investitori professionisti che si avvalgono di larghe amicizie e convivenze in ambienti finanziari, bancari, giudiziari. Questi stazionano anche negli ambienti delle aste giudiziarie e lavorano in modo sistematico all espropriazione delle aziende dei malcapitati. Quest ultima fattispecie è la vera novità del mercato dell usura. Se l usura a struttura familiare rappresenta l evoluzione del classico cravattaro, questo è il modello che va imponendosi tra i venditori di soldi, che sostituisce le vecchie bancarelle o società, e si struttura attraverso società di comodo con le quali viene mascherata la natura usuraia delle transazioni. Al contrario di quanto la vulgata popolare ha sempre creduto il prestito a usura, spesso confuso con quello estorsivo, è un fenomeno cui le organizzazioni mafiose hanno prestato poca attenzione, preferendo tollerare sul proprio territorio singoli usurai cui chiedere una percentuale congrua sugli affari. Anche le risultanze di numerose processi e le sentenze emanate hanno confermato questa analisi. Ma, come abbiamo anticipato, oggi, anche questa certezza comincia a vacillare. E l usura, soprattutto in Calabria e Campania, comincia ad avere una forte impronta ndranghetista e camorrista. Una recente relazione della DIA così si esprimeva sulle collusioni ndrangheta-professionisti-usura: le cosche calabresi sono pienamente consapevoli di poter disporre di risorse umane di alto profilo professionale nei campi giuridici ed economici in grado di orientare gli investimenti e di creare artifici per ostacolare l accertamento della provenienza illecita dei capitali. Anche la presenza di clan camorristici nel mercato dell usura è stata ampiamente accertata, nel corso di indagini ed operazioni delle forze dell ordine e molte sono state le operazioni eseguite oltre il territorio campano che unitamente ai numerosi sequestri di beni hanno messo in luce l enorme forza e disponibilità economica dei camorristi. Si legge a questo riguardo, in una nota della Procura della Repubblica di Napoli, che questa saldatura di interessi rappresenta una ulteriore, grave ed allarmante forma di penetrazione nella società dei gruppi criminali camorristici che operano come veri e propri garanti delle esigenze altrui e si legittimano quali interlocutori privilegiati cui i cittadini si rivolgono per ottenere tutela delle proprie ragioni, lecite o illecite.

8 8 L attività usuraia, inoltre, è strumentale rispetto alla vocazione affaristica della camorra perché gli consente di impossessarsi di aziende senza alcun esborso di denaro e s intreccia fortemente con il giro delle scommesse clandestine e del gioco d azzardo. E sotto questo duplice aspetto che l usura entra nell interesse mafioso: offrire un servizio funzionale, (nell estorsione è la presunta protezione, in questo caso il credito), per continuare ad affermare un criterio di sovranità nei luoghi in cui agisce; in secondo luogo, svolge una funzione alternativa al riciclaggio, consente di costruire legami stabili con settori dell economia legale, acquisendo costanti flussi di liquidità che permettono di realizzare quello che tecnicamente viene chiamato laundering, cioè quella fase di lavaggio di denaro sporco, mira ad allontanare quanto più possibile i capitali dalla loro origine illecita. Non è il lucro sugli interessi, più o meno alti, a sollecitare l attenzione di un organizzazione mafiosa, quanto il bisogno di controllare il territorio e di acquisire il controllo delle attività economiche pulite mediante l'acquisizione di quote. Infine, non bisogna sottovalutare il fatto che l usura può essere praticata con relativa facilità rispetto, ad esempio, allo stesso rapporto di protezione/estorsione, anche nelle zone di non tradizionale insediamento mafioso. *** UNA NUOVA POLITICA CONTRO LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA In questo quadro, sia pure delineato a grandi linee, appare evidente il divario fra gli indirizzi di politica generale e i comportamenti nel territorio, fra gli annunci e la concreta attuazione, fra i numerosi Protocolli firmati e la loro concreta spendibilità a favore delle imprese e le vittime. Superare questo gap è oggi il cuore della nostra iniziativa. Si può e si deve aprire una nuova stagione riformatrice, a partire dalle norme contenute nel Pacchetto Sicurezza e agli impegni assunti nel Consiglio dei Ministri di Reggio Calabria sulla lotta alla criminalità organizzata. Siamo però ai titoli. In attesa dei decreti e dei regolamenti attuativi occorre instaurare un metodo di maggior coinvolgimento dei soggetti interessati. E' bene ricordare che i risultati più importanti ottenuti in questi anni sono il frutto di uno spirito di collaborazione tra Governo, Parlamento, società civile organizzata, associazioni antiracket, vittime di questi odiosi reati. Questo metodo di lavoro va recuperato a tutti i livelli per consentire di ottenere nuovi e significativi risultati. Crediamo che esista un terreno fertile di confronto se si passerà dalle enunciazioni agli atti e se l intero movimento antiracket ed antiusura sarà chiamato a svolgere un ruolo da protagonista. Non è pensabile alcuna riforma efficace partorita nel chiuso delle stanze ministeriali. Una consultazione più ampia avrebbe, ad esempio, evitato l'approvazione di norme come l esclusione delle Associazioni dai risarcimenti dalle Costi-

9 9 tuzioni di parte civile, depotenziando uno strumento essenziale per le vittime e per le Associazioni. Deve giungere invece un segnale chiaro dalla politica: un investimento del Governo sulle associazioni antiracket che sono strumento essenziale della lotta al racket e all'usura. Un segnale che dal centro deve giungere in periferia. Dobbiamo notare con rammarico per esempio che è scemata, in larga parte, quella cooperazione virtuosa tra associazioni e Prefetture che ha segnato, alcune stagioni fa una crescita delle collaborazioni, delle denunce, delle associazioni. Oggi, tranne poche lodevoli eccezioni, le UTG sottovalutano l'apporto delle associazioni, ormai raramente convocate e consultate dai Prefetti, a volte addirittura vissute come un fastidio. Questo situazione è derivata anche da una farraginosità sistemica, da una moltiplicazione dei centri di decisione, dall affidamento di nuove responsabilità, dalla limitatezza delle risorse. SOS Impresa ritiene che si potrà dare una risposta più efficiente, a queste criticità, se si accentuerà il ruolo di coordinamento dell insieme delle iniziative e delle attività, e tale ruolo non può che essere affidato al Commissario Antiracket ed Antiusura. Al Commissariato- che potrebbe utilmente trasformarsi in una Authority indipendente- necessariamente rafforzato nel personale e nelle risorse, potranno essere affidati nuovi compiti che rendano più snello, unitario ed efficiente il sistema di intervento e solidarietà da parte dello Stato. Alcuni di questi possono essere: Affidare la gestione unificata dei Fondi di Prevenzione e Solidarietà. La prevenzione e la solidarietà sono facce diverse di un unica strategia di emersione del fenomeno e di aiuto ai soggetti colpiti. Gestire la fase post-risarcitoria, attraverso l istituzione della figura del tutor, per accompagnare le vittime di usura, ma anche di estorsione, nella fase di reinserimento sociale ed economico, susseguente ai fatti lesivi e all intervento del Fondo di solidarietà. Dare impulso ad una revisione della legislazione antiracket ed antiusura, alla luce delle nuove acquisizione giuridiche e della concreta applicazione delle leggi di settore, attraverso una campagna di approfondimento, consultazione ed ascolto con tutti i soggetti interessati..

10 10 *** Il racket delle estorsioni e l'usura, il cuore delle tasse mafiose, non esauriscono le criticità nel campo delle concrete politiche contro la criminalità organizzata. Altro tema dolente è quello delle imprese sequestrate/confiscate alle mafie. Imprese a volte importanti che, spesso allorquando sono avviate all amministrazione controllata, falliscono, provocando un immiserimento economico del territorio, nuova disoccupazione, un danno sociale e d'immagine impressionante. E evidente che questo rappresenta un segnale controproducente nella lotta alla mafia e nel ripristino della legalità. Sarebbe importante, invece, invertire drasticamente questa tendenza, approntando questa tematica, non solo in termini conservativi-giudiziari, come avviene per i beni immobili, ma cominciando con il pensare a gestioni imprenditoriali coinvolgendo nella gestione soggetti pubblici e privati. Il dottor Raffaele Piccirillo, Giudice per le indagini preliminari al Tribunale di Napoli, in un recente articolo evidenzia come Alcune imprese mafiose funzionano e rendono soltanto perché seguono uno stile criminale. Il loro utile si collega al risparmio dei costi fiscali, contributivi, ambientali, alla violazione delle misure antinfortunistiche poste a tutela dei lavoratori. I loro profitti fanno affidamento sul patrocinio mafioso nell accaparramento di appalti pubblici e commesse private, sulla possibilità di reinvestire capitali illeciti e di risparmiare i costi del credito bancario. Non è detto che, ripristinate condizioni di legalità, quelle imprese continuino a produrre reddito e che dunque convenga per lo Stato proseguirne la gestione. Va salutata perciò con favore la previsione dell ultimo pacchetto sicurezza che connette gli obblighi di gestione dell amministratore giudiziario alle «concrete prospettive di prosecuzione dell impresa», tenuto conto «dell attività economica svolta dall azienda, della forza lavoro da essa occupata, della sua capacità produttiva e del suo mercato di riferimento». Gli amministratori giudiziari sono insomma chiamati a verificare al più presto la convenienza della gestione dinamica. Quando questa dovesse mancare la soluzione più appropriata non potrà essere che quella di smembrare il complesso aziendale e allocare tempestivamente i beni strumentali, altrimenti soggetti a rapida obsolescenza. Manca ancora però, nella legislazione dedicata all impiego dei beni confiscati, la consapevolezza del ruolo promozionale» che l amministrazione delle imprese mafiose potrebbe esercitare sui contesti economici. SOS Impresa condivide questo approccio, ma ritiene utile, affiancare agli amministratori giudiziari e coinvolgere nella gestione forze imprenditoriali sane, abituati a fare impresa in contesti ambientali caratterizzati da una forte presenza mafiosa. A tale riguardo ci siamo fatti promotori di un Consorzio nazionale costituito da imprenditori che hanno già dimostrato di avere capacità e cultura nella efficiente gestione di un impresa libera da condizionamenti mafiosi. Un Consorzio nazio-

11 11 nale per la gestione delle imprese confiscate, costituito da imprenditori che nel corso della loro esperienza lavorativa si sono distinti per capacità imprenditoriale e per essersi opposti al ricatto mafioso. Il Consorzio potrebbe far leva su un management industriale e commerciale selezionato attraverso Protocolli con le Confederazioni nazionali degli imprenditori le quali potrebbero mettere a disposizione le loro strutture di servizi, il know how imprenditoriale diffuso, e coinvolgendo le Camere di Commercio, il sistema creditizio, gli Enti locali. I Consorzi che all'uopo potrebbero essere impegnati a gestire l impresa e a rimetterla sul mercato legale in una prospettiva di autogestione da parte delle maestranze interne o da parte dello stesso Consorzio fino ad una definitiva ricollocazione autonoma sul mercato.

12 12 UN BILANCIO DELLE LEGGI 108/96 E 44/99 LE PROPOSTE DI SOS IMPRESA SOS Impresa è costantemente impegnata in una seria riflessione sull impianto legislativo che sorregge la lotta al racket ed all usura. Sono trascorsi oltre dieci anni dall emanazione della legislazione di settore ed è quindi possibile trarre un bilancio della sua concreta applicazione e delle aspettative realizzate. E possibile riflettere, chiarire e correggere, valutare criticamente i punti di forza e le criticità, impegnandosi in uno sforzo collettivo di revisione e di riforma. Nel 2011 saranno passati dieci anni dalla I Conferenza Nazionale Antiracket che ha rappresentato, sul piano dell analisi e delle proposte, un patrimonio d idee innovativo, non sempre utilizzato a pieno. In quella sede, alla presenza delle più alte cariche dello Stato e con il concorso delle Associazioni antiracket e delle Fondazioni Antiusura, si era delineata una strategia di attacco al pizzo e all usura fondata sul rapporto stretto fra Associazioni e Istituzioni che prevedeva un arco di interventi che svariavano dal piano normativo, al ruolo delle Regioni e degli Enti locali, dal sostegno alle vittime dei reati a misure per favorire la crescita dell associazionismo e del volontariato. Oggi possiamo affermare che il sistema di prevenzione e di solidarietà previsto dalla legislazione non è più adeguato. Soprattutto nelle politiche contro l'usura non reggono più alla prova dei fatti: non ha contribuito a far emergere il reato nella sua reale portata e non ha aiutato le vittime alla denuncia al reinserimento sociale. Anche nel campo della lotta al racket, pur tra chiaroscuri, permangono criticità importanti: la denuncia non è diventata un fenomeno di massa, pur in presenza di un articolato movimento antiracket, ed una maggiore consapevolezza di imprese ed opinione pubblica, istituzioni centrali e territoriali. SOS Impresa, in questo contesto, avanza la proposta al Ministro dell'interno Roberto Maroni di convocare, per la prossima primavera la II Conferenza Nazionale Antiracket ed Antiusura. Un evento che accenda i riflettori su questi reati. Una sede di confronto tra associazioni ed Istituzioni per avviare una nuova fase della lotta al racket, all'usura, ai condizionamenti mafiosi dell'economia.

13 13 RACKET: CHE FARE? Aumentare il livello di collaborazione e fiducia con le forze dell ordine e la magistratura per far crescere il numero delle denunce, liberare pezzi di territorio dal racket e dalle mafie è l'obiettivo essenziale se si vuole ripristinare condizione di sviluppo economico e benessere per il nostro mezzogiorno e per l'intero territorio italiano. Per fare questo occorre realizzare una vera rivoluzione copernicana nell'approccio alle politiche contro la criminalità organizzata, portando al centro dell'azione dello schieramento antimafia la Convenienza della denuncia. Incentivare la collaborazione con le autorità inquirenti e le forze di polizia, non può però, avvenire unicamente sulla base di esortazioni etiche, di ripulsa morale e culturale. Tutto ciò è indispensabile, ma non si determinerà una rottura significativa, tra impresa e mafia, senza intervenire nelle concrete relazioni economiche, prevedendo forme incoraggianti e compensative per coloro che si espongono. Oggi paradossalmente chi non paga il pizzo o non accetta l intimidazione rischia di avere uno svantaggio nella competizione economica e quindi per le prospettive della propria impresa. Subirà un clima di intimidazione ambientale, verrà emarginato laddove il mercato è condizionato dalla presenza della criminalità. Lo Stato con il Fondo di solidarietà interviene solo dopo che si è subito un danno, interviene in una logica risarcitoria imperniata sul dopo evento lesivo, non in un'ottica di prevenzione. Per questo il pizzo, molte volte, viene pagato non per paura, ma per calcolo e per convenienza. Bisogna allora trovare soluzioni che facciano pendere il fattore convenienza dalla parte di chi non paga, ovvero sollecitare il nonpagamento. E necessario, quindi, pensare a misure più stringenti sul piano delle relazioni economiche. La norma che consente di escludere dagli appalti e dalle forniture pubbliche le imprese che risultassero essere giunte a patti con le organizzazioni mafiose, compreso il pagamento del pizzo, è solo un primo passo, ancora dentro una logica di difesa a posteriori. Occorre invece premiare chi non paga, ovvero ha denunciato, prevedendo corsie preferenziali e quote riservate nella aggiudicazione degli appalti e delle forniture. La lotta alla mafia si vince se si determina un altro paradigma sul piano delle concrete convenienze economiche, rendendo penalizzante l acquiescenza alla criminalità organizzata. Fermo restando la necessità di garantire un maggiore controllo del territorio, e un intensificazione delle capacità repressive sul fronte patrimoniale, fornendo maggiori risorse e mezzi all attività investigativa. In questo quadro, desta in noi

14 14 grande preoccupazione le ipotesi di riforma che tendono a limitare le intercettazioni telefoniche. SOS Impresa propone: Modificare la legge sugli appalti, prevedendo la concessione di opportunità alle imprese che si sono opposte al racket. Agganciare le politiche d incentivazione creditizia, fiscale e previdenziale all impegno ad opporsi al ricatto mafioso; Istituire di una white list per le imprese che vogliono contrattare con la pubblica amministrazione; Istituire un Agenzia di accompagno e sostegno per le imprese che vogliono investire al sud, il cosiddetto Tutor aziendale antiracket; Predisporre interventi automatici a difesa delle imprese che hanno denunciato; USURA: CHE FARE? La mini riforma della 108 giace ferma in Commissione Giustizia del Senato ormai da mesi. C è stato un insufficiente coinvolgimento dell associazionismo e molti sono i problemi che rimarranno irrisolti. Si è persa un importante occasione di revisione complessiva della Legge che deve però rimanere nell agenda della politica. Il sistema di aiuto ed emersione del reato, abbiamo detto, si è dimostrato i- nefficace, in parte anche perché la Legge 108 non è stata mai applicata in pieno. Sul piano penale l usura rimane un reato di fatto depenalizzato. Solo in flagranza di reato l usuraio è arrestato, in ogni caso per poche settimane, le sentenze giungono dopo molto tempo; quasi mai vengono applicate le misure di prevenzione patrimoniale. La fissazione del tasso soglia, che nell intenzione del legislatore doveva consentire di rendere più certo il reato e, di conseguenza, perseguibile con maggiore efficacia e celerità, ha, di fatto, rallentato l iter della giustizia. Quasi sempre, a fronte di conteggi complicati, i magistrati sono costretti ad avvalersi di periti di parte per determinare lo sforamento del tasso soglia, allungando in tal modo i tempi delle indagini preliminari. Per un altro aspetto l attività di prevenzione non decolla. I Fondi previsti dalla legge per gli imprenditori e le famiglie a rischio, nel loro concreto attuarsi rimangono ancora fortemente soggetti alle valutazioni delle singole banche convenzionate con Confidi e Fondazioni che, in larga misura, vanificano gli sforzi. Si è cercato di supplire a queste lacune con la politica degli ACCORDO QUADRO MNISTERO-ABI-CONFIDI-ASSOCIAZIONI, ma anche è rimasta, in larga parte una mera petizione di principi., aumentando disappunto e frustrazio-

15 15 ni. A tale riguardo deve prevedere sanzioni per quei soggetti che non rispettano gli Accordi sottoscritti. Altre norme, che pure erano contenute nell articolato della legge 108 e che erano tutt altro che secondarie, non hanno portato anch esse ai risultati sperati. La costituzione dell Albo dei mediatori non è stato mai regolamentato, eppure doveva mettere ordine in un magma costituito ormai da oltre società e figure professionali attive nel campo della mediazione creditizia e dei servizi finanziari, è di fatto al di fuori di ogni controllo. Altrettanto confusa è la situazione per quanto riguarda le norme che consentono la cancellazione dei protesti e quindi la riabilitazione dei protestati. Infine, sempre per restare fermi a ciò che è previsto nell articolato della Legge 108/96. Infine un aspetto importante assume l art. 20 che prevede la possibilità per coloro che hanno denunciato e presentato istanza di accesso al Fondo del Comitato di solidarietà, di differire i pagamenti fiscali e previdenziali per tre anni, nonché gli atti esecutivi posti a loro carico, mediante un decreto del Prefetto della provincia di residenza. Una sentenza della Corte Costituzionale rende indispensabile una riforma della norma trasferendo in solo ambito giudiziario il potere di concedere la sospensiva, inoltre occorrerebbe agganciare la durata della sospensione all'iter amministrativo e, comunque, non inferiore ai termini già previsti. Quindi proponiamo: Abolire i termini restrittivi per la presentazione delle Istanze di accesso al Fondo di solidarietà. Prevedere il finanziamento certo nella Legge Finanziaria a favore del Fondo di Prevenzione ex art. 15 della 108/96. Lo spostamento di risorse dal Fondo di solidarietà a quello di Prevenzione deve rappresentare un eccezione - sia pure lodevole - ma non la consuetudine. Spostare la gestione del Fondo di prevenzione dal Ministero dell Economia al Ministero dell Interno, affidandone la gestione al Commissario antiracket. Rivedere i criteri di assegnazione dei Fondi ai Confidi e alle Fondazioni passando da una redistribuzione aritmetica a una sociale, a cominciare da interventi più forti laddove il problema è più sentito e dove sono stati impegnati più e meglio i fondi a disposizione.. Prevedere la presenza delle associazioni e delle Fondazioni Antiusura nel Comitato di gestione dell art. 15/108. Rendere obbligatorie le norme di prevenzione patrimoniale a carico degli usurai. Applicare, all atto dell incriminazione per usura, norme patrimoniali restrittive e prevedere l applicazione dell Istituto del sequestro dei beni del presunto usuraio o in alternativa il Giudice dovrebbe disporre una cauzione pari all entità del danno patito, anche valutato in via equitativa.

16 16 Con queste norme l imputato avrebbe l interesse a chiudere il processo piuttosto che puntare, come oggi avviene sui tempi lunghi nella speranza della prescrizione. Impedire a chi è condannato per usura di poter continuare a gestire conti correnti e di poter intraprendere attività di impresa. Applicare le stesse norme per i falliti. E essenziale l istituzione della figura del Tutor per l aiuto e l accompagno delle vittime ai fini del reinserimento sociale delle vittime.

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