3. DIVISIONE DEL LAVORO E STRATIFICAZIONE FIORENZO PARZIALE INTEGRAZIONE SOCIALE E MERCATO DEL LAVORO UNIVERSITA LUMSA-ROMA A.A.

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2 Abbiamo visto che: Appunti Forze sociali e istituzioni si influenzano a vicenda e danno vita a una data regolazione sociale Il capitalismo ha assunto diverse forme. Col capitalismo industriale, in particolare nel trentennio d oro ( ), riveste piena centralità politica la classe operaia (ma importanti differenze tra aree/paesi: es. USA vs Europa) Più in generale: divisione del lavoro produce classi e diseguaglianze sociali 2

3 3.1. LA STRATIFICAZIONE SOCIALE Il tema delle classi sociali appartiene al più ampio studio sulla stratificazione sociale Per stratificazione sociale si intende sia il processo sia il prodotto della differenziazione sociale (formazione di società sempre più complesse) Strato: insieme di individui accomunati dallo stesso ammontare di risorse rilevanti in una data società (denaro, potere, istruzione, etc.) L idea di stratificazione presuppone un SOPRA e un SOTTO, ed è più congeniale all idea che la società sia suddivisa in strati verticalmente ordinati 3

4 Diseguaglianze tra strati: 3. DIVISIONE DEL LAVORO E STRATIFICAZIONE +/- risorse rilevanti in una data società (denaro, potere, istruzione, prestigio, etc.): DISEGUAGLIANZA DISTRIBUTIVA Rapporti di potere (chi domina/sfrutta/subordina/ottiene riverenza, etc. da altri vs chi è dominato/sfruttato/subordinato/mostra riverenza, etc.): DISEGUAGLIANZA RELAZIONALE I DUE TIPI DI DISEGUAGLIANZE SONO COLLEGATI Alcuni approcci si concentrano sulla prima dimensione Altri approcci preferiscono soffermarsi sulla seconda dimensione, ritenendo che questa influenzi la seconda: è questo il caso degli studi sulle classi sociali 4

5 Le classi sociali sono considerate come i principali gruppi connessi alla divisione del lavoro capitalistica (mentre nelle società pre-capitalistiche gli individui si distinguono per clan, caste, ceti ) Diseguaglianze strutturate (non casuali, ma regolari, sistematiche) attribuite oggi alla divisione del lavoro = diseguaglianze di classe Differenziazione sociale, connessa alla divisione del lavoro. N.B. per Durkheim, tuttavia, la divisione del lavoro moderna produce gruppi professionali/non classi sociali vere e proprie 5

6 Gerard Lensky (1954): la stratificazione delle società dipende dal livello di surplus economico e di concentrazione politica 6

7 Per Lensky Fattori che concorrono alla stratificazione sociale sono: nomadismo (- strat.), innovazione tecnica (+ accumulazione = + concentrazione), rivoluzioni politiche (in genere strat. = + eguaglianza) Esistono varie gerarchie (di reddito, cultura, potere, etc.) = differenze tra individui/gruppi con posizione sociale cristallizzata (equilibrio/congruenza di status) e individui/gruppi con posizione sociale non cristallizzata (squilibrio di status) Niklas Luhmann ( ), analogamente a Lensky, successivamente ha sostenuto l idea dell autonomia tra le diverse gerarchie, dal momento che la società è divenuta più complessa e differenziata 7

8 Teoria funzionalista della stratificazione sociale Kingsley Davis e Wilbert Moore (1945): la società è un sistema che necessita di una serie di funzioni, ma alcune sono più importante di altre per la riproduzione del sistema stesso quelle più importanti richiedono capacità e competenze che solo pochi ( i talenti ) hanno La società, dunque, ha la necessità di ricompensare (distribuzione) gli individui in maniera differente, in modo da mettere le persone giuste al posto giusto 8

9 Dunque, la stratificazione sociale è considerata inevitabile e anche desiderabile È sottovalutata la dimensione relazionale delle diseguaglianze: esistono invece meccanismi di chiusura sociale, rapporti di potere Si sposta l attenzione sul quanto (quanto si guadagna, quanto si è apprezzati, etc.) non sul come (da dove deriva reddito, prestigio, etc.) Non si considera il conflitto, anche su ciò che è da considerare +/- utile e per chi 9

10 3.2. CLASSE SOCIALE. DEFINIZIONI E APPROCCI Partiamo dalle definizioni sintetiche di alcuni sociologi italiani negli ultimi 30 anni Insieme relativamente ampio di individui o di famiglie accomunati dalla stessa posizione nei principali rapporti di potere nella società e nella connessa distribuzione dei privilegi (Schizzerotto, 1988) Ampie categorie sociali di persone accomunate dalla stessa posizione nella divisione del lavoro dalla quale dipendono i livelli di reddito, ma che in virtù di tale posizione tendono ad assomigliarsi anche per i legami sociali, i modi di vita, la cultura, l orientamento politico (Bagnasco, 2010). 10

11 Luciano Gallino (1991): esistono 2 concezioni di classe sociale. Una realista che la intende come aggregato di individui in posizione simile nella struttura dei rapporti sociali su cui si fonda una società; una ordinale che stabilisce - mediante scala di misurazione ideata dall osservatore - aggregati di individui distinti per ammontare di risorse. Le classi sociali sono considerate non solo come fonte di una specifica forma di diseguaglianza ma anche come produttrici di ulteriori forme di diseguaglianze TORNIAMO A MARX E WEBER (GIA INCONTRATI IN PRECEDENZA).. 11

12 KARL MARX ( ) 3. DIVISIONE DEL LAVORO E STRATIFICAZIONE La storia dell uomo si basa sulla lotta tra classi sociali: tutte le classi dominanti vengono alla fine rovesciate da quelle subordinate, che diventano a loro volta dominanti (dialettica) Il criterio distintivo delle classi sociali è il possesso o meno dei mezzi di produzione La forma di produzione e quella di proprietà variano a seconda del tipo di società. Tuttavia, è solo col capitalismo che prendono forma vere e proprie classi sociali, caratterizzate da uomini giuridicamente eguali e sebbene in forma assai variabile in base proprio alla classe sociale di appartenenza liberi. Le diseguaglianze relazionali (sfruttamento e alienazione derivante da proprietà/non proprietà dei mezzi di produzione) sono alla base delle diseguaglianze distributive 12

13 NOTE Marx è interessato molto di più alle diseguaglianze relazionali che a quelle distributive. Inoltre, egli distingue tra: Classe in sé = posizione nei rapporti di produzione Classe per sé = coscienza della propria posizione Non propone schema preciso di classe, ma prevalentemente si sofferma su conflitto borghesia-proletariato. La concezione marxiana, però, non è solo dicotomica (es. Marx parla della piccola borghesia agricola: v. Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte, scritto nel 1852) 13

14 MAX WEBER ( ) 3. DIVISIONE DEL LAVORO E STRATIFICAZIONE Si concentra sulle istituzioni, sulle fonti di potere e sul processo di modernizzazione che hanno prodotto il capitalismo Rinviene le classi non in relazione al processo produttivo ma in relazione ai mercati: del lavoro : operai/imprenditori del credito: creditori/debitori delle merci: consumatori/venditori 14

15 Weber fa distinzione tra: 3. DIVISIONE DEL LAVORO E STRATIFICAZIONE classe (gruppi distinti per livelli di reddito e potere per mezzo del mercato) ceto (comunità di persone accomunate da stili di vita, status, cultura, religione) partito (organizzazione i cui membri condividono interessi e valori politici e puntano alla conquista del potere) 15

16 Weber tenta di superare la questione marxiana della distinzione tra classe in sé e classe per sé Nota Weber parla di classi come gruppi con diseguali possibilità di vita rispetto alle principali istituzioni (Stato, mercato, etc.). Egli riconosce la molteplicità delle gerarchie sociali, ma negli anni Settanta un sociologo weberiano come David Lockwood evidenzia l intreccio tra diverse forme di diseguaglianze, e in particolare tra quelle connesse a classe e ceto Studiosi come Pierre Bourdieu ( ) uniscono i due concetti. Per il sociologo francese le classi sono gruppi caratterizzati dal diseguale ammontare di capitale economico e culturale, la cui combinazione è associata a specifici modi di pensare/agire (sistemi di disposizioni detti habitus) profondamente interiorizzati. 16

17 CONCLUSIONI Ereditarietà + ACQUISIZIONE Classi sociali Confini mobili: eguaglianza formale. NON SI TRATTA DI CASTE!!! 17

18 3.3. LA STRATIFICAZIONE SOCIALE NELLA SOCIETA DEI SERVIZI A partire dagli ultimi 2-3 decenni del XX secolo il capitalismo industriale si è trasformato in capitalismo finanziario. Tra i principali fenomeni che hanno segnato questo passaggio troviamo: Diversificazione dei prodotti come risposta alla sovra-produzione Specializzazione flessibile e Organizzazione post-fordista (impresa a rete) Terziarizzazione occupazionale e individualizzazione dei rapporti di lavoro Innovazione tecnologica: dalla microelettronica alle nuove tecnologie della comunicazione Globalizzazione e crescita della finanza nelle strategie di impresa Maggiore potere dei detentori di grande capitale su lavoratori e loro rappresentanti 18

19 3 GRANDI QUESTIONI IL CONFLITTO TRA FINANZA E PRODUZIONE: si è passati dal capitalismo dei manager a quello degli investitori: la logica del profitto nel breve periodo prevale sulle strategie aziendali di lungo periodo Si guadagna dal Downsizing più per motivi finanziari (tagli al personale possono comportare crescita delle azioni), meno per motivi legati alla produzione (minori costi grazie a maggiore produttività) 19

20 LA RIORGANIZZAZIONE DI ECONOMIA E SOCIETA NELLO SPAZIO Mercato mondiale, centralità delle grandi città come motori dello sviluppo (Scott, 2001) Economia della conoscenza (centralità cultura, enogastronomia, abbigliamento-tessile, gioielleria, turismo, ricerca e sviluppo, etc.) = + mobilità e + facilità di spostamento di capitale economico, ma anche umano! Crisi fiscale dello Stato Sociale + divari economici tra territori+ Maggiore potere autorità sovra-statali = centralità welfare ed economie locali nel saper cogliere le opportunità della globalizzazione e nel saper limitare (resilienza o resistenza) tagli della spesa pubblica nazionale 20

21 LA RIDEFINIZIONE DELLA RELAZIONE FRA STATO E MERCATO Logica di mercato prevale su protezione sociale dello Stato = logica del workfare molto in voga alla fine del XX secolo Differenze tra gruppi che vivono a ridosso del Settore pubblico allargato (Stato, enti locali, regioni, ma anche fondazioni e imprese in rapporti di sub-fornitura con attori pubblici) e gruppi che lavorano nell industria e nel commercio di beni per lo più materiali: es. educatori vs impiegati di imprese manifatturiere MA, le trasformazioni degli ultimi 10 anni in parte rimescolano le carte. Si pensi al caso italiano: 1. Contrazione significativa dei posti davvero stabili e avvicinamento tra settore pubblico e settore privato 21

22 2. Crisi di pubblico e privato nei sistemi di welfare: ricerca di nuove regole per l erogazione dei servizi e le relative professioni 3. l opposizione tra partite IVA e dipendenti pubblici, tipica degli anni 90 e Duemila, si riformula con l espansione dei lavoratori autonomi di seconda generazione (piccoli professionisti co.co.co. o con partita IVA che spesso lavorano nel settore pubblico allargato: es. consulenti organizzativi, ricercatori, giornalisti, fiscalisti, dirigenti di comunità, comunicatori, psicologi, educatori, etc.). 22

23 CONCLUSIONI NEI PAESI PIU RICCHI SI PUO PARLARE DI SOCIETA DEI SERVIZI (SOCIETA POST- INDUSTRIALE) DATA LA CENTRALITA DEL TERZIARIO A LIVELLO ECONOMICO E OCCUPAZIONALE, PERO : 1. IL LAVORO MANIFATTURIERO NON SCOMPARE, SI RIDEFINISCE (NUOVI MESTIERI SORGONO, ALTRI SPARISCONO) E IN PARTE SI SPOSTA IN ALTRE ZONE DEL MONDO IN VIA DI INDUSTRIALIZZAZIONE/EMERGENTI (CINA, BRASILE, INDIA, SUDAFRICA); 2. IL TERZIARIO E COMPOSTO DA MOLTI COMPARTI CHE IMPIEGANO LAVORO MANUALE O A FORTE ESECUTIVITA LA SOCIETA DEI SERVIZI PUO ESSERE DEFINITA ANCHE SOCIETA DEI LAVORI PERCHE E PIU DIFFICILE (DEL PASSATO) CONCEPIRE UN NUCLEO CENTRALE COMUNE A TUTTI I TIPI DI LAVORI 23

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