Decisione N del 20 dicembre 2013

Transcript

1 IL COLLEGIO DI ROMA composto dai Signori: Dott. Giuseppe Marziale Presidente Avv. Bruno De Carolis Dott.ssa Claudia Rossi Membro designato dalla Banca d'italia Membro designato dalla Banca d'italia Prof. Massimo Caratelli Membro designato dal Conciliatore Bancario Finanziario [Estensore] Prof. ssa Avv. Maddalena Rabitti Membro designato dal C.N.C.U. nella seduta del 17/10/2013, dopo aver esaminato: il ricorso e la documentazione allegata; le controdeduzioni dell'intermediario e la relativa documentazione; la relazione istruttoria della Segreteria tecnica. Fatto Il ricorrente riferisce nel ricorso presentato al Collegio di aver estinto un debito che il suocero, deceduto, aveva contratto con la resistente, con il pagamento di ,00 euro. Afferma il ricorrente che tale pagamento sarebbe stato non spontaneo, ma che la resistente avrebbe a tal fine esercitato una costrizione psicologica nei suoi confronti, imponendogli il ripianamento della posizione debitoria del suocero deceduto quale condizione per l erogazione di un mutuo in favore della moglie. Precisa inoltre che la moglie aveva rinunciato all eredità del de cuius e che lui, per estinguere il debito del suocero, aveva dovuto ricorrere ad un prestito personale per avere la disponibilità della somma. Pag. 2/6

2 Il ricorrente chiede pertanto al Collegio di condannare l intermediario alla restituzione di euro ,00 e (al pagamento di) indennizzi nei limiti della competenza del valore della procedura ABF. L intermediario si oppone all accoglimento del ricorso ponendo in evidenza che, con la dichiarazione del 3 giugno 2011, il ricorrente aveva precisato di ripianare la posizione debitoria del suocero per spirito di liberalità e al fine di onorarne la memoria. Il rilascio di tale dichiarazione, proseguiva l intermediario, era stato spontaneo e non era stato pertanto in alcun modo correlato alla concessione del mutuo. Afferma inoltre la banca che solo la prima e (parzialmente) la seconda rata del mutuo erano state onorate e che la richiesta di sospensione presentata il 25 gennaio 2012 era stata tuttavia respinta. Diritto 1 Emerge chiaramente dagli atti l attiva partecipazione del ricorrente alle trattative che hanno preceduto la concessione del mutuo stipulato con sua moglie. Si trattava in effetti, come si precisa nelle controdeduzioni, di un operazione destinata a ripianare le posizioni debitorie dei due coniugi, piuttosto compromessa. Questo spiega perché la richiesta iniziale sia stata sottoscritta da entrambi e perché l onere finanziario del mutuo sia riferito nelle controdeduzioni ad entrambi i coniugi. Nell ambito di tali trattative si colloca la vicenda relativa al versamento, da parte del ricorrente, della somma di per chiudere, come si legge nella dichiarazione da lui sottoscritta in data 3 giugno 2011, l esposizione debitoria che il suocero, nel frattempo deceduto, aveva nei confronti della resistente. La moglie aveva rinunziato all eredità del padre per non accollarsi le sue passività. Appare incredibile che il marito abbia spontaneamente deciso di estinguere tale passività mediante il versamento di una somma di denaro certamente non irrilevante, tenuto conto della precarietà delle sue condizioni economiche. Tanto più che tale versamento come si ricava dalla dichiarazione da lui rilasciata alla resistente, e come è confermato dalla rettifica della valuta, risulta essere stato effettuato il 3 giugno 2011 e, quindi, Pag. 3/6

3 nell imminenza della stipula del contratto di mutuo, avvenuta il successivo 6 giugno. Assai più credibile è, pertanto, l ipotesi che il ricorrente sia stato indotto ad effettuare tale pagamento da una richiesta della resistente e che la stessa abbia poi cercato di cautelarsi con la precisazione, contenuta nella predetta dichiarazione, che il versamento veniva effettuato con spirito di liberalità e con il fine di onorare la memoria del defunto. E si deve probabilmente allo stesso intento cautelativo se il ricorrente, che pure aveva inizialmente sottoscritto la richiesta di mutuo, non abbia poi assunto formalmente il ruolo di mutuatario sebbene il mutuo, come si è precisato, fosse diretto a risanare anche la sua posizione debitoria. 2 L adempimento del terzo, pur essendo diretto a dare esecuzione ad un obbligo preesistente, non rappresenta un atto dovuto, in quanto il terzo esegue una prestazione che non è tenuto ad effettuare. Per questo si ritiene che tale adempimento, a differenza di quello posto in essere dal debitore, rilevi quale atto di privata autonomia (Cass. 6 marzo 1976, n. 758) e possa quindi conseguire i suoi effetti, solo se trovi fondamento nell intento di adempiere il debito altrui, validamente espresso dal ricorrente nel rispetto delle norme e dei principi che disciplinano gli atti negoziali (art c.c.). Va subito detto per fugare ogni possibile equivoco - che, anche se dovesse ritenersi per acquisito (e, come si è appena detto, non è questo il caso di specie) che il pagamento del debito sia stato effettuato dal ricorrente per mero spirito di liberalità, come si legge nella dichiarazione da lui rilasciata, non potrebbe mai pervenirsi ad una declaratoria di nullità di tale atto per violazione dell art. 782 c.c., essendo indubbio che, in tal caso, l adempimento del debito altrui - non essendo in alcun modo correlato ad un vantaggio economico, ricevuto dal debitore, dal creditore o anche da altri, che gli consenta di recuperare anche indirettamente la prestazione adempiuta (Cass. S.U. 18 marzo 2010, n. 6538) - si configuri come donazione indiretta e, in quanto tale, la sua conclusione non sia assoggettata al rispetto delle forme solenni prescritte dalla disposizione appena richiamata (Cass. 25 marzo 2013, n. 7480). 3 Il ricorrente afferma di aver provveduto ad estinguere il debito del suocero perché la resistente gli aveva lasciato intendere che la concessione del mutuo Pag. 4/6

4 alla moglie era subordinata a tale adempimento. Di qui la richiesta di restituzione della somma versata. E necessario pertanto verificare se ricorrono, nella specie, i requisiti per l applicazione dell art c.c. La disciplina dettata dal legislatore circoscrive entro limiti rigorosi la rilevanza della violenza quale vizio del volere. Infatti, non ogni minaccia che sia stata comunque determinante del consenso rende il negozio annullabile, ma solo quella riferita ad un male ingiusto e notevole, che sia tale da far impressione sopra una persona sensata (art c.c.). Il ricorrente non ha fornito alcun elemento idoneo a comprovare la ricorrenza di tali caratteri. Né la loro esistenza è desumibile dagli atti. Deve pertanto escludersi che possa essere pronunciato l annullamento del contratto. E tuttavia ragionevole supporre, come si è osservato, che una qualche pressione sia stata esercitata dalla resistente per indurre il ricorrente a saldare il debito del suocero. E che, pertanto, il suo comportamento non sia stato conforme ai principi di correttezza e buona fede che le parti devono osservare nel corso delle trattative (art c.c.) e ai quali gli intermediari sono comunque tenuti ad improntare le proprie relazioni con la clientela (Banca d Italia, Trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari, Sez. I, 1.3); principi, che non possono ritenersi rispettati da un comportamento, come quello posto in essere dalla resistente, tendente a far gravare sul ricorrente (che, come si è posto in evidenza, pur non assumendo formalmente il ruolo di mutuatario, era ugualmente interessato alla concessione del mutuo) l onere finanziario occorrente per estinguere il debito di un soggetto diverso (il suocero) nel frattempo deceduto. La tutela del cliente, come si ricava dal nuovo testo dell art.127, co 1, TUB, rappresenta ormai un obbiettivo primario delle norme che regolano i suoi rapporti con gli intermediari e non più soltanto un mezzo per promuovere la stabilità, l efficienza e la competitività del sistema finanziario. 4 Si è ormai chiarito che la violazione dell'obbligo di comportarsi secondo buona fede nello svolgimento delle trattative e nella formazione del contratto assume rilievo non soltanto nel caso di rottura ingiustificata delle trattative, ovvero qualora sia stipulato un contratto invalido o inefficace, ma anche se il Pag. 5/6

5 contratto concluso sia valido e tuttavia risulti pregiudizievole per la parte rimasta vittima del comportamento scorretto ; e che, in siffatta ipotesi, il risarcimento del danno deve essere commisurato al minor vantaggio, ovvero al maggior aggravio economico prodotto dal comportamento tenuto in violazione dell'obbligo di buona fede (Cass. S.U., 19 dicembre 2007, n ). La stessa Corte ha altresì precisato che l ambito di applicazione della responsabilità precontrattuale si estende a tutti coloro che partecipano alle trattative, anche se non sono destinati ad essere parte del futuro contratto, dovendo ritenersi tale partecipazione sufficiente a giustificare l affidamento sul rispetto delle regole stabilite dal citato art. 1337c.c. (Cass. 27 settembre 1995, n ). Non vi è quindi dubbio che il ricorrente abbia titolo a dolersi del comportamento tenuto nei suoi confronti dalla resistente nel corso delle trattative che hanno preceduto la stipulazione del mutuo, tanto più che, come si è osservato, egli, pur non assumendo formalmente il ruolo di mutuatario, era direttamente interessato all erogazione del mutuo. Il pregiudizio subito corrisponde all ammontare della somma di versata per estinguere l esposizione debitoria che il suocero aveva nei confronti della resistente. E tale somma, maggiorata degli interessi legali sul suo ammontare originario rivalutato anno dopo anno secondo l indice dei prezzi al consumo per le famiglie degli impiegati e operai a partire dal 6 giugno 2011 al saldo, la resistente è tenuta a corrispondere al ricorrente a titolo risarcitorio. P.Q.M. Il Collegio accoglie il ricorso e per l effetto condanna la resistente al pagamento a favore della ricorrente della somma complessiva di euro (diciassettemilaseicento) oltre interessi legali e rivalutazione. Dispone, inoltre, ai sensi della vigente normativa, che l intermediario corrisponda alla Banca d Italia la somma di Euro 200,00 (duecento/00) quale contributo alle spese della procedura e al ricorrente quella di Euro 20,00 (venti/00) quale rimborso della somma versata alla presentazione del ricorso. IL PRESIDENTE firma 1 Pag. 6/6