w s s i c i l i a SANTA MARGHERITA DI BELICE 7 IGT

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1 w s s i c i l i a CERASUOLO DI VITTORIA ALCAMO CONTEA DI SCLAFANI CONTESSA ENTELLINA DELIA NIVOLELLI ELORO ERICE ETNA FARO MALVASIA DELLE LIPARI MAMERTINO DI MILAZZO MARSALA MENFI MONREALE MOSCATO DI PANTELLERIA NOTO RIESI SALAPARUTA SAMBUCA DI SICILIA SANTA MARGHERITA DI BELICE SCIACCA SICILIA SIRACUSA VITTORIA 1 DOCG 23 DOC 7 IGT 4,8 MILIONI DI ETTOLITRI CROCEVIA DI POPOLI, CI- VILTÀ E CULTURE, QUESTA REGIONE È ANCHE TER- RA DI ECCEZIONALI VI- GNETI. QUI COABITANO SERENAMENTE VARIETÀ AUTOCTONE E INTERNA- ZIONALI. OGGI SI SEGUE LA STRADA DELLA MINOR QUANTITÀ E DELLA MAG- GIOR QUALITÀ, MA SER- VONO ANCORA IMPE- GNO E VOLONTÀ, DA PARTE DEI PRODUTTORI, DI RIVENDICARE PIÙ ETTA- RI A DENOMINAZIONE DI ORIGINE. L IRVOS CO- ME PUNTO DI RIFERIMEN- TO IMPEGNATO IN MOL- TEPLICI PROGETTI DI RI- CERCA SOPRATTUTTO SUI LIEVITI E CON L IDEA DI DAR VITA A UNA SCUO- LA DI ENOLOGIA MEDI- TERRANEA. UNA PANO- RAMICA AGGIORNATA SULLO STATO DELL ARTE IN VIGNA E IN CANTINA

2 S SPECIALE

3 LA CARTINA Ustica Alicudi Filicudi Salina ISOLE EOLIE o LIPARI 10 Stromboli 10 Panarea Lipari Vulcano Marettimo Levanzo ISOLE EGADI TRAPANI Favignana 12 7 Marsala 5 5 Mazara del Vallo Alcamo PALERMO 14 Belice Verdura 22 Platani 3 Cefalù CALTANISSETTA ENNA 22 Simeto Dettaino 8 Milazzo 9 11 Alcantara Acireale 11 Taormina MESSINA Pantelleria 15 Legenda LEGENDA 1 2 Il quadrato colorato indica la zona di un vino Docg Il cerchio colorato indica la zona di un vino Doc Il simbolo dopo il nome indica le tipologie del vino: Rosso Rosato o Chiaretto Bianco Passito, Vin Santo o Liquoroso Novello Spumante Bianco Spumante Rosato Spumante Rosso AGRIGENTO Licata Salso 17 Gela Piazza Armerina 1 24 Vittoria S empre meno quantità, sempre più qualità e maggiore redditività per i viticoltori. È questo il concetto alla base della politica dell Irvos, Istituto regionale vini e oli di Sicilia, intorno al quale ruota tutta l attività della vitivinicoltura isolana; un idea che negli ultimi tempi si sta realizzando concretamente, come evidenziano i risultati sotto gli occhi di tutti. «Sul fatto che i vini siciliani in generale siano migliorati notevolmente non ci sono dubbi», spiega Dario Cartabellotta, dirigente generale dell assessorato Risorse agricole e alimentari della Regione Sicilia, «però vorrei sottolineare come la contrazione del vigneto Sicilia stia facendo bene soprattutto al prezzo dell uva. Quest anno, infatti, i grappoli più comuni sono stati pagati intorno ai euro al quintale. La politi- Gornalunga Caltagirone Acate RAGUSA Modica Noto CATANIA 23 SIRACUSA di EMANUELE PELLUCCI ca delle nostre aziende deve essere orientata a investire in qualità, nell immagine e nell internazionalizzazione. Questi sono sicuramente buoni auspici per affermarsi sui mercati esteri. Ritengo che la neonata Doc Sicilia sia il naturale completamento di questo percorso». Attualmente la superficie vitata complessiva dell isola è al di sotto dei 100 mila ettari, con una produzione che nel 2011 è stata di 4,8 milioni di ettolitri (nel 2005 era stata di 7,2 milioni). Il dato che colpisce maggiormente però, è quello relativo alle superfici vitate a denominazione d origine rivendicate nel 2011: poco più di tre mila ettari per 24 tra Docg e Doc. «Anche per questo motivo», dice ancora il direttore dell Irvos, «abbiamo voluto portare avanti questa qualificazione. Grazie, infatti, alla Doc Sicilia, circa la 94 / Novembre-Dicembre 12 -

4 LA DOCG g 1 Cerasuolo di Vittoria - Cerasuolo di Vittoria Classico LE 23 DOC Alcamo Contea di Sclafani Contessa Entellina Delia Nivolelli Eloro Erice Etna Faro Malvasia delle Lipari Mamertino di Milazzo o Mamertino Marsala Menfi Monreale Moscato di Pantelleria Passito di Pantelleria Pantelleria Noto Riesi Salaparuta Sambuca di Sicilia Santa Margherita di Belice Sciacca Sicilia Siracusa Vittoria metà delle superfici iscritte finora alle Igt, quasi 80 mila ettari, passeranno a Doc portando la superficie vitata a denominazione a sfiorare quasi i 40 mila ettari». È comunque assodato che,negli ultimi anni, la Sicilia sia diventata un marchio di alto prestigio dell enologia italiana, e non solo. La storia, la cultura, le tradizioni, il paesaggio e l enogastronomia ne fanno una delle regioni italiane di maggior richiamo anche sul piano turistico. Dal punto di vista viticolo non c è al mondo una zona dove si vendemmi da luglio a novembre, senza contare la varietà dell enologia isolana rappresentata dalle diverse identità, che permette di avere vini riconoscibili a seconda delle differenti provenienze. Di seguito abbiamo cercato di fotografare lo stato di salute delle varie aree a denominazione d origine cominciando dall unica (fino a questo momento) controllata e garantita. Cerasuolo di Vittoria: prima e, per ora, unica Docg D e lle 24 zone a denominazione d origine siciliane, Cerasuolo di Vittoria è al momento la sola che può fregiarsi della Garantita, traguardo raggiunto nel 2005 dopo essere stata tra le prime sull isola a ottenere la Doc. La zona di produzione si estende nelle province di Ragusa, Caltanissetta e Catania avendo per confini a nord i monti Erei, a sud il Mediterraneo, a est i rilievi dei monti Iblei e, ad ovest, le colline centro-meridionali della provincia di Caltanissetta. La produzione del Cerasuolo di Vittoria Classico è però consentita solo in provincia di Ragusa, e in particolare nei comuni di Acate, Comiso, Chiaramonte Gulfi, Vittoria e Santa Croce Camerina. Questa è la terra d elezione del Frappato, vitigno a bacca rossa, probabilmente importato anticamente in Sicilia dalla penisola iberica, che insieme al Nero d Avola forma la base del vino Cerasuolo di Vittoria. «Anche se abbinato al CERASUOLO DI VITTORIA PRODUZIONE - Produzione massima di uva in quintali per ettaro: Cerasuolo di Vittoria Docg 80, Vittoria Doc Produzione di vino in ettolitri (2010): Cerasuolo di Vittoria Docg 7.610, Vittoria Doc CERASUOLO DI VITTORIANO VITICOLTURA - Ettari vitati: Cerasuolo di Vittoria Classico Docg 214, Cerasuolo di Vittoria Docg 93, Vittoria Doc Principali forme di allevamento: cordone speronato, Guyot - Numero di aziende: 45 MERCATI - Valore dell export: 60% - Principali Paesi: Stati Uniti, Germania - Prezzo minimo e massimo a bottiglia: Cerasuolo di Vittoria Docg euro TURISMO - Strada del Vino Cerasuolo di Vittoria, - Novembre-Dicembre 12 / 95

5 CERASUOLO DI VITTORIA e VITTORIA Anno produzione in ettolitri Cerasuolo di Vittoria Vittoria Si ringraziano per le foto Vivai cooperativi di Rauscedo ed Enrica Frigerio, per le tabelle l Irvos e i Consorzi del Cerasuolo di Vittoria, del Marsala e dei vini di Pantelleria vitigno rosso più diffuso e noto dell isola», ci spiega Francesco Ferreri, presidente del Consorzio di tutela, «il Frappato rappresenta a tutti gli effetti le peculiarità del nostro territorio. Caratteristiche che hanno richiamato in zona produttori di altre regioni e di altre parti della Sicilia contribuendo così al miglioramento qualitativo e alla valorizzazione dell immagine di questo vino». Il Consorzio, che riunisce quasi il 90 per cento delle aziende (45 tra produttori vinificatori e imbottigliatori), è molto attivo, sia nel campo dei controlli, sia in quello promozionale, con iniziative in Italia e all estero. «Il Cerasuolo di Vittoria è anzi più conosciuto all estero che in Italia», precisa Ferreri, «e i suoi principali mercati sono gli Stati Uniti e la Germania. Ciò che ci preme soprattutto è garantire la territorialità dei nostri vini». È indubbio che la Docg abbia portato benefici all intero movimento vitivinicolo locale, che può contare anche sulla Doc Vittoria, articolata in cinque tipologie (Rosso, Calabrese o Nero d Avola, Frappato, Ansonica o Inzolia, Novello) e che insiste sulla stessa area. Attualmente la superficie vitata iscritta alla Docg sfiora i 300 ettari, ma si pensa che dal prossimo anno, grazie anche all attivazione della Doc Sicilia, ci sarà un ulteriore trasferimento delle produzioni oggi a Igt verso la nuova denominazione regionale. L abbinamento giusto: antipasto di peperoni e melanzane con ripieno a base di carne, ma anche con crostacei alla brace e formaggio ragusano. ETNA Contea di Sclafani: si cercano nuovi soci F or se è la zona a Doc più centrale della Sicilia, distribuita su 14 comuni nelle province di Palermo, Caltanissetta e Agrigento, con i vigneti collinari protetti dai monti delle Madonie. La superficie rivendicata a Doc Contea di Sclafani si aggira intorno ai 90 ettari per una produzione di poco più di 100 mila bottiglie all anno. I vitigni coltivati sono principalmente Catarratto e Inzolia tra i bianchi e Nero d Avola e Perricone tra i rossi. «Grazie all altitudine e alla natura dei terreni, ricchi soprattutto di argilla», ci spiega Giuseppe Tasca d Almerita, presidente del Consorzio di tutela, «abbiamo un omogeneità di produzione che, specie nei bianchi, dà vini freschi, minerali e perfettamente riconoscibili. Non mancano anche bianchi più strutturati adatti all invecchiamento». Il Consorzio, costituito nel 2005 e che attualmente può contare su soli quattro soci (ma altri hanno chiesto di entrarvi), è impegnato a cercare di ridisegnare il disciplinare per mettere d accordo le esigenze di tutti i produttori, «cosa non facile», commenta il presidente. «Purtroppo la carenza di fondi ci impedisce di adottare certe iniziative, anche sul piano promozionale. Noi crediamo molto in questa Doc», aggiunge Tasca d Almerita, «e per questo ci auguriamo che altre Cantine della zona vogliano aderire perché è importante, nonostante l arrivo della nuova Doc Sicilia, far conoscere all esterno i territori peculiari come il nostro di Contea di Sclafani». L abbinamento giusto: con i bianchi, insalate di mare e involtini di melanzane; con i rossi, caponata di verdure e polpettone siciliano. Etna: la potenza di un vulcano non è una moda P ri ma zona di produzione della Sicilia a ottenere la Doc nell ormai lontano 1968, l Etna tuttavia, solo negli ultimi dieci anni ha cominciato ad acquisire notorietà e prestigio presso la critica e i consumatori. Ce lo conferma Giuseppe Mannino, presidente del Consorzio di tutela Vini Etna Doc, quando dice che «nessuno, fino ad allora, si era accorto 96 / Novembre-Dicembre 12 -

6 delle grandi potenzialità di questa piccola area intorno al vulcano». Come in altre parti d Italia, anche qui è stato l arrivo dei forestieri a valorizzarla. «Sembrerà strano», continua Mannino, «eppure il fatto che siano venuti qui alcuni produttori non siciliani, seguiti però a ruota da altri che già operavano in altre zone dell isola, è stato determinante per dare il via al boom dei vini dell Etna grazie alla loro eccellente qualità». Non manca chi parla di moda o di sovraesposizione mediatica, riferendosi ai vini prodotti lungo le pendici del vulcano. «Ma quale moda», ribatte Mannino, «i nostri soci hanno lavorato bene puntando tutto sui vitigni autoctoni, dal Nerello mascalese al Nerello cappuccio, dal Carricante al Catarratto. Anche il Pinot nero viene benissimo sui terreni lavici, però le aziende hanno preferito valorizzare i vitigni del territorio, e i risultati stanno dando loro ragione». Adesso la tendenza è di aumentare la capacità produttiva, e non sembri un controsenso se quest anno il Consorzio di tutela ha stabilito di ridurre le rese (da 90 a 80 quintali per ettaro) per dare un segnale di qualità al consumatore e, soprattutto, al mercato estero che sembra apprezzare molto i rossi e i bianchi dell Etna. L abbinamento giusto: con i bianchi, antipasti di mare e pasta con le sarde; con i rossi, capretto messinese e montone al forno. MARSALA MARSALA Il produzione in ettolitri Marsala: resiste e oggi si vende bene Marsala sta alla Sicilia come il Porto sta al Portogallo: sono entrambi i vini emblematici, l uno di una regione e l altro di un intero Paese. Guarda caso hanno in comune sia la tipologia (sono liquorosi) e sia la paternità inglese, oltre che qualche difficoltà sul piano commerciale a causa del mutato gusto dei consumatori dei nostri tempi. Su quest ultimo aspetto, almeno per quanto riguarda il Marsala, c è però chi vede il bicchiere mezzo pieno anziché mezzo vuoto. È l avvocato Diego Maggio, consigliere delegato del Consorzio per la Tutela del vino Marsala dal 1985: «Nonostante tutto, il Marsala resiste nei consumi, soprattutto nella fascia delle tipologie tradizionali. Direi anzi che il tipo Superiore ha avuto leggeri incrementi grazie ai nuovi consumatori. C è poi il Vergine, prodotto di grande pregio, che però in momenti di crisi generale sconta il fatto di avere un prezzo più elevato. Tuttavia per il settore è un buon periodo, tutt altro che critico sotto l aspetto dei fatturati. Quanto ai volumi, le aziende continuano a produrre sugli stessi livelli da una decina d anni». Attualmente si parla di poco più di otto mila ettolitri certificati a Doc, il 60 per cento dei quali finiscono in bottiglia, mentre il resto è assorbito da altre produzioni tradizionali (dolciarie, alimentari e altro). Se il grosso della produzione è il tipo Fine, è però il Superiore la punta di diamante del Marsala, con valori sempre più interessanti, mentre il Vergine ha una produzione molto limitata. «Quest ultimo», dice Maggio, «costa meno di quello che vale, però purtroppo se ne consuma poco e per lo più in ambienti particolarmente elevati». Per quanto riguarda la diffusione, circa il per cento va all estero (Regno Unito e Germania ai primi posti), mentre

7 Denominazione Docg e Doc Superficie rivendicata nel 2011 in ettari Uva rivendicata (kg) Cerasuolo di Vittoria (Docg) 169, ,04 Alcamo 336, ,19 Contea di Sclafani 59, ,3 in Italia i bacini di consumo migliori sono al Nord, in particolare Lombardia e Veneto. Quanto al Consorzio, che rappresenta l 80 per cento della produzione totale di Marsala appannaggio di una decina di aziende, in dicembre festeggerà i 50 anni della fondazione. L abbinamento giusto: oltre che vino da meditazione, accompagna bene i formaggi erborinati e la cassata siciliana. Contessa Entellina 69, ,59 Delia Nivolelli 24, ,22 Eloro 82, ,42 Erice 41, ,3 Etna 568, ,91 Faro 19, ,02 Malvasia delle Lipari 27, ,24 Mamertino 32, Marsala 1.479, ,87 Menfi 157, ,7 Monreale 42, ,47 Noto 98, ,97 Moscato, Passito di Pantelleria e Pantelleria 37, ,45 Siracusa 20, ,5 Riesi 13, ,45 Salaparuta 29, ,39 Sambuca di Sicilia 29, ,41 Santa Margherita di Belice 100, ,47 Sciacca 27, ,48 Vittoria 32, ,38 Totale 3.501, ,77 Menfi: Doc mignonne ma in divenire Si tratta di una delle Doc siciliane al momento di minor peso ma che in futuro potrebbe addirittura esplodere, nel senso buono del termine, s intende. È curioso, infatti, che all albo della Doc della Camera di commercio risultavano iscritti, nel 2010, solo tre produttori: Casa Vinicola Lanzara, Cantine Settesoli e Cantine Barbera, con una superficie vitata rivendicata di poco superiore ai 15 ettari e una produzione di 753 ettolitri di cui 470 dichiarati da una sola azienda. Recentemente, e nell imminenza di un radicale cambio di disciplinare, si è registrato un maggiore interesse verso la Doc da parte delle Cantine, oggi salite a otto, con un area rivendicata addirittura decuplicata: 157 ettari e una produzione, nel 2011, di circa 7 mila ettolitri di vino. Perché finora Menfi è stata, per così dire, snobbata nonostante un territorio assoggettabile alla denominazione molto ampio? Lo abbiamo chiesto alla responsabile di una delle Cantine che, finora, è stata tra le poche a rivendicarla: «Forse perché questa Doc è nata per iniziativa pubblica nell ambito dei progetti di sviluppo territoriale, le cui linee guida prevedevano anche il settore vitivinicolo perché, in fin dei conti, quella di Menfi è una delle aree maggiormente vitate. Il fatto è che, al momento, è mancata l adesione dei grossi produttori. Ritengo perciò che nel momento in cui questi inizieranno a rivendicare la Doc Menfi per i loro vini, le quantità di uva e vi- PANTELLERIA MENFI 98 / Novembre-Dicembre 12 -

8 ni certificati cresceranno enormemente». Cosa che in effetti, stando alle ultime statistiche, sembra cominci ad avvenire. La partecipazione delle grandi Cantine potrebbe portare anche alla costituzione di un Consorzio, che al momento non c è. Quella di Menfi è dunque una Doc in divenire, che va vista in prospettiva, così come la distribuzione di questi vini sui mercati esteri, presenti oggi solo con qualche decina di migliaia di bottiglie di una singola azienda. Presto saranno richieste alcune modifiche al disciplinare, tra cui l inserimento della menzione Superiore per i bianchi e l abbassamento delle rese ettariali. L abbinamento giusto: con i bianchi si accompagna bene alle cozze e al pesce alla griglia; con i rossi, involtini di carciofi e pecorino semistagionato. Riesi: peccato si rivendichi poco Q ue lla di Riesi è considerata una delle zone più vocate per la produzione di uve Nero d Avola. La Doc, istituita nel 2001 e il cui Disciplinare è stato modificato nel 2009, si sviluppa all interno dei comuni di Butera, Mazzarino e Riesi stesso, in provincia di Caltanissetta. Un disciplinare che prevede un ampia gamma di tipologie che spaziano dai bianchi ai rossi, dai rosati agli spumanti fino ai vendemmia tardiva. Sono soprattutto i rossi a base Nero d Avola, specie nella versione Superiore, i punti di forza della denominazione, che può contare anche sull apporto sul piano della comunicazione di importanti aziende vinicole. Come per altre zone della Sicilia, anche qui la parte rivendicata a Doc Riesi è di gran lunga inferiore alla superficie vitata e alla produzione effettiva dell intera area. Si tratta di poco più di 120 mila bottiglie all anno, un terzo delle quali prodotte da una sola azienda. L abbinamento giusto: piatti di mare (molluschi, cozze, crostacei) con il bianco e braciole di vitello e formaggio ragusano con il rosso. Il Sicilia: grande occasione per fare il salto di qualità passaggio a Doc dell Igt Sicilia è sicuramente l evento più atteso di quest autunno. La vendemmia 2012 segna, infatti, un momento importante per l intero movimento vitivinicolo isolano, che vede appunto in questa nuova Denominazione, una grande opportunità di valorizzazione sul piano qualitativo e dell immagine di una gran parte della propria produzione. È una Denominazione che non prevede sottozone, le quali saranno eventualmente da individuare nelle Doc esistenti, in particolar modo quelle meno note, e che fonda la sua forza sul nome Sicilia. Molte le tipologie consentite dal Disciplinare di produzione, tra cui anche ben 23 tipi monovitigno, più una serie di bivarietali bianchi e rossi. Le rese ettariali variano tra i 120 e i 130 quintali per ettaro (80 per le uve a vendemmia tardiva). L interesse da parte dei produttori è grande e lo dimostra come a fine settembre le superfici per le quali è stata richiesta l idoneità superavano i 35 mila ettari e circa 4 mila i soggetti aderenti al Consorzio. «Consorzio che però al momento non è operativo», dice Antonio Rallo, presidente in pectore, «perché in attesa del riconoscimento da parte del Ministero. Quando questo arriverà dovremo poi aspettare un anno per richiedere l erga omnes». Difficile ipotizzare quale sarà la produzione della prima annata di vini etichettati Doc Sicilia. «La partenza non sarà certo facile, come si può immaginare», dice ancora Rallo, «perché ci saranno sicuramente molti aspetti ancora da verificare, valutare e mettere a punto. Posso comunque ipotizzare che i due milioni di ettolitri PANTELLERIA produzione in ettolitri Novembre-Dicembre 12 / 99

9 ALCAMO di Igt che si producono attualmente saranno suddivisi forse in parti uguali tra la Doc Sicilia e l Igt Terre Siciliane». L abbinamento giusto: ampia scelta di piatti della cucina siciliana a seconda delle diverse zone. I dolci delle piccole isole: tendenza freschezza P an telleria, Lipari, Salina e ora anche Favignana. È ricco il bouquet di grandi aromi sprigionati dai vini dolci, passiti naturali o liquorosi, che nascono sulle piccole isole che fan corona alla Trinacria. Viticoltura eroica, la chiamano, perché spesso la coltivazione avviene in ambienti e in condizioni difficili e, inoltre, al gran lavoro fisico ed economico spesso non fa riscontro un utile accettabile per i viticoltori. Ecco perché in passato molti vigneti, a cominciare da quelli di Pantelleria, sono stati abbandonati a beneficio delle attività turistiche. «Fino a trent anni fa», ci conferma Diego Maggio, consigliere delegato anche del Consorzio volontario per la Tutela e la valorizzazione dei vini Doc dell Isola di Pantelleria, oltre che di quello del Marsala, «circa la metà della superficie dell isola era coltivata a vigneto, diciamo quattro mila ettari su otto mila. Oggi ne sono rimasti 700: è stata una vera e propria decimazione». La produzione annua di vino a Doc si è attestata adesso intorno agli otto mila ettolitri, di cui oltre del tipo liquoroso, il più richiesto dal mercato grazie anche al minor prezzo rispetto al tipo naturale. «È comunque importante che si producano il Moscato e il Passito naturale», sottolinea Maggio, «però si tratta più di una produzione affettiva che effettiva». Certo è che il Consorzio, che attualmente vive una fase di adeguamento e che di recente ha aperto le porte agli agricoltori che invece prima erano rappresentati dalla Cantina sociale, fa di tutto per incentivare i viticoltori a reimpiantare. «Non possiamo illuderci di ritornare alle superfici del passato», dice, «però potremmo arrivare a produrre 50 mila ettolitri di vino da uve Zibibbo, il doppio di quelli che produciamo oggi. Tra l altro vorrei sottolineare il successo che stanno avendo i bianchi secchi ottenuti da questa varietà. In dieci anni hanno conquistato interessanti quote di mercato, specie nella ristorazione più esigente, toccando le 400 mila bottiglie vendute». Di ben più ridotte dimensioni la realtà della Doc Malvasia delle Lipari (Guy de Maupassant la definì il vino dei vulcani ), appena 80 ettari di vigneti suddivisi tra Salina (per il 90 per cento), Lipari e le altre isole dell arcipelago, e una produzione media annua di poco più di 250 ettolitri di vino tra passito e non passito. «Il Disciplinare prevede anche un tipo liquoroso, ma non lo abbiamo mai rivendicato», tiene a precisare il presidente del Consorzio Antonio Caravaglio. L aspetto positivo è che negli ultimi tempi la superficie vitata sta aumentando, segno che i viticoltori locali credono nella loro eccellente Malvasia. Gli impianti sono prevalentemente terrazzati e allevati a Guyot con rese che toccano i 60 quintali per ettaro. «Se è vero che ancora oggi le quantità maggiori prodotte si riferiscono ai vini passiti», dice, «il trend è per l incremento del tipo fresco». Oltre alla Doc Malvasia delle Lipari, nelle Eolie si producono anche le Igt Salina e Sicilia (da questa vendemmia a Doc), mentre lo stesso Caravaglio sta valorizzando l uva Corinto nero (che entra fino a un 8% nell uvaggio della Malvasia) producendo un rosso in purezza. Composto di 12 soci, il Consorzio si è dotato recentemente di un laboratorio di analisi grazie all Irvos, mentre sul piano promozionale partecipa alle maggiori fiere e organizza incontri alle Eolie, che restano un ottimo mercato grazie al turismo. La quota di export della Malvasia delle Lipari è del 50 per cento. Adesso anche Favignana ha finalmente un suo vigneto, praticamente in riva al mare, dove un azienda ha iniziato la pro- duzione, oltre che di un bianco e di un rosso, anche di un vino dolce passito. L abbinamento giusto: eccellenti vini da meditazione, in particolare il Passito di Pantelleria, così come la Malvasia delle Lipari; ottimi accompagnamenti anche con i formaggi erborinati e con i dolci tipici siciliani, specie i Moscati di Noto e Siracusa. Le Doc occidentali: altissima concentrazione Q ue sta è la macro area a più alta concentrazione di Doc. Considerando il triangolo occidentale dell isola e prendendo come punti Palermo, Trapani e Sciacca, ne troviamo ben nove oltre alle già citate Marsala e Menfi: Alcamo, Contessa Entellina, Delia Nivolelli, Erice, Monreale, Salaparuta, Sambuca di Sicilia, Santa Margherita di Belice e Sciacca. Complessivamente sei di queste rientrano nella provincia di Trapani. Come estensione, ma anche come notorietà, dopo la Doc Marsala viene sicuramente quella di Alcamo, nota soprattutto per gli ottimi vini bianchi a base Catarratto. L ampio disciplinare consente la produzione di monovarietali, sia bianchi sia rossi, anche da vitigni internazionali. Bianchi e rossi di grande eleganza si trovano all interno della piccola Doc Con- 100 / Novembre-Dicembre 12 -

10 tessa Entellina e anche qui non mancano esempi di ottime etichette. Vini di nicchia nascono pure nell area di Delia NOTO Nivolelli, il cui disciplinare prevede ben 16 tipologie. Importanti investimenti negli ultimi anni sono stati fatti inoltre nelle altre Doc, in particolare a Santa Margherita di Belice, Sambuca di Sicilia e Sciacca, mentre forte è anche la tradizione nella zona di Salaparuta. Meno note sotto l aspetto vinicolo ma dal nome prestigioso sono le Doc Erice e Monreale, entrambe con disciplinari molto ampi in fatto di tipologie. Doc orientaleggianti: promettono bene P as sando sul versante orientale della Sicilia, le aree a Doc si trovano soprattutto intorno alla punta settentrionale e a quella meridionale in quello che è chiamato il triangolo d oro del barocco siciliano. Tralasciando le zone già prese in considerazione, Etna e Cerasuolo di Vittoria (con annessa Doc Vittoria), vediamo come un certo interesse sia nato negli ultimi anni da parte di importanti aziende per le due Doc in provincia di Messina, Faro e Mamertino di Milazzo. Due zone di antica tradizione vinicola, con prodotti corposi e intensi, dove spiccano soprattutto i rossi a base Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Nocera. Le denominazioni più meridionali si trovano in provincia di Siracusa e comprendono le Doc di Noto e di Siracusa, famose soprattutto per i vini dolci, e la Doc di rossi Eloro. Quest ultima sconfina parzialmente in provincia di Ragusa, nella zona di Ispica, località poco distante dalla cittadina di Pachino, i cui vini possono fregiarsi della sottozona omonima. In parti- LE ALTRE REGIONI PUBBLICATE 2011 LOMBARDIA - maggio-giugno PUGLIA - luglio-agosto VENETO - settembre-ottobre 2012 EMILIA ROMAGNA - gennaio-febbraio UMBRIA - marzo-aprile PIEMONTE, SARDEGNA - maggio-giugno VALLE D AOSTA - luglio-agosto TOSCANA, LIGURIA - settembre-ottobre CALABRIA - novembre-dicembre colare, i vini dolci siracusani vantano antiche tradizioni (il Pollio citato da Plinio sembra essere stato originario del quadrilatero Noto, Rosolini, Pachino, Avola) anche se fino a qualche decennio fa erano praticamente introvabili. Oggi alcune Cantine hanno recuperato la tradizione e stanno producendo vini molto interessanti. Le Igt: ampia libertà C on l istituzione di due nuove Igt, Avola e Terre Siciliane, quest ultima in sostituzione della nuova Doc Sicilia, salgono a sette le zone a Indicazione geografica tipica. In particolare, Terre Siciliane è nata a novembre a 2011 e si avvale di un disciplinare che ammette un ampio ventaglio di tipologie, così da soddisfare i produttori isolani che non vogliono rivendicare la Doc Sicilia. Le altre sei Igt sono: Avola, Camarro, Fontanarossa di Cerda, Salemi, Salina e Valle Belice. - Novembre-Dicembre 12 / 101

11 IRVOS: scuola mediterranea nuovi enologi lieviti anfore «L asicilia Nero d Avola e Grillo, a destra. Su queste varietà e su Merlot e Frappato si stanno concentrando studi e ricerche torio ed è, di conseguenza, espressione di identità culturale». «Esistono tuttavia problematiche», prosegue Cartabellotta, «che si stanno facendo sempre più accentuate e rischiano di metterci in seria difficoltà. Il cambiamento climatico e il generale aumento delle temperature, gli effetti delle tecniche agronomiche più moderne e le scelte varietali hanno infatti modificato gli standard qualitativi dell intero vigneto andando a impattare sul prodotto finale. Ecco perché si rendono necessari lo sviluppo e l applicazione di tecnologie innovative nel settore vitivinicolo mediterraneo che mantengano intatta la qualità del prodotto nel tempo, e di conseguenza proteggano la viticoltura locale sul mercato internazionale». D altra parte bisogna riconoscere come il cambiamento e il miglioramento delle produzioni vinicole siciliane degli ultimi tempi, al di là delle caratteristiche dei diversi terroir isolani, siano anche il frutto del sapiente e magistrale lavoro di una nuova classe di enologi, i quali, ribaltan- ospiterà presto una scuola di enologia mediterranea. È questo, infatti, uno degli obiettivi della Regione Siciliana che, attraverso l Irvos, sta studiando le modalità per costituire questa importante realtà», spiega Dario Cartabellotta, dirigente generale dell'assessorato Risorse agricole e alimentari della Regione Sicilia, «che è finalizzata alla creazione di una rete del sapere enologico di eccellenza, in grado di confrontarsi con altre scuole internazionali di enologia. Nei Paesi del Mediterraneo il settore vitivinicolo rappresenta ancora una delle risorse di maggior rilievo, per qualità e quantità, capace di competere sul mercato mondiale ed essere fonte di sviluppo economico. Oltre a essere una fonte di lavoro e di ricchezza, il comparto è anche profondamente legato al terrido le vecchie concezioni che legavano la Sicilia esclusivamente alle produzioni sfuse di massa, hanno saputo interpretare un eccellente enologia mediterranea. «Grazie a loro», sottolinea il direttore dell Irvos, «negli ultimi vent anni la Sicilia è diventata un marchio di alto prestigio dell enologia internazionale che evoca territori di straordinaria vocazione vitivinicola, di lunga storicità e con una forte relazione tra produzioni enologiche, cultura, tradizioni e paesaggio. Gli enologi moderni hanno manifestato grande propensione al cambiamento e la nostra isola è stata terra di innovazione e sperimentazione per professionisti del vino autoctoni e alloctoni, ripetendo il miracolo dei tempi di Federico II: anche allora la Sicilia, crocevia di popoli, civiltà e culture, fu teatro di una feconda mescolanza e la reggia di Palermo era frequentata da latini, greci, arabi e ebrei, ognuno dei quali portava il suo contributo al benessere e allo splendore dello stato, ognuno era libero di professare il proprio credo e per le strade di Sicilia si potevano sentire tutte le lingue del Mediterraneo». Rimanendo in tema di enologia, l Irvos è impegnato in maniera notevole sul fronte dell attività di ricerca e sperimentazione attraverso la propria unità operativa di biotecnologie della quale fanno parte una decina tra biologi, biotecnologi, chimici ed enologi, che lavorano tra i laboratori Irvos di Palermo, quelli del Centro Ernesto Del Giudice di Marsala dell assessorato Agricoltura della Regione Sicilia e la Cantina Dalmasso di Marsala. Attualmente le principali tematiche affrontate sono: 1) produzione di vini aziendali con ceppi indigeni di lieviti Saccharomyces cerevisiae; 2) creazione di rossi sperimentali con meno alcol e più glicerolo; 3) bianchi a più alto contenuto di aromi; 4) bianchi a basso contenuto di solforosa; 5) studi degli effetti enologici di diverse modalità di coltivazione della vite. 102 / Novembre-Dicembre 12 -

12 L unità operativa dell Irvos è poi coinvolta, per quanto di propria competenza, nel progetto ProMed, finanziato sui fondi del PO Italia-Malta, nonché nel fornire servizi per conto terzi alle aziende siciliane che ne fanno richiesta. «Il progetto più avanzato», ci spiega Daniele Oliva, dirigente dell unità operativa biotecnologie, «è quello della selezione di nuovi ceppi di lievito, già in fase di trasferimento tecnologico alle aziende. Si tratta di ceppi di Saccharomyces cerevisiae indigeni selezionati a partire dalle fermentazioni spontanee realizzate in piccole e antiche realtà vitivinicole della Sicilia sud-orientale. Oltre 900 isolati di lievito sono stati studiati tra il 2002 e il 2011 e sono stati identificati i migliori fermentatori, prima in laboratorio in condizioni di sterilità, poi nella Cantina Dalmasso dove sono stati utilizzati per la produzione di vini sperimentali. Durante le vendemmie 2011 e 2012 tre di questi ceppi (uno per le vinificazioni in bianco, uno per quelle in rosso ed uno per le rifermentazioni in bottiglia) sono stati impiegati da sei diverse aziende siciliane per le produzioni interne. Questo è il progetto Inoveno, finanziato dalla Comunità Europea nell ambito della misura 124 del PSR (Programma sviluppo rurale) Sicilia». A destra, Dario Cartabellotta. A sinistra le anfore che potrebbero rappresentare una nuova frontiera della viticoltura siciliana e, sopra, la Cantina Dalmasso protagonista di molte sperimentazioni Interessante anche lo studio sulla nuova tecnica di vinificazione in rosso che prevede l inoculo con un ceppo del lievito enologico Candida zemplinina, sempre isolato in Sicilia. Le fermentazioni realizzate sono di tipo misto perché dopo lo sviluppo di questo lievito, la fermentazione è completata dai Saccharomyces spontanei. I vini rossi contengono una minore quantità di alcol (circa mezzo grado) e una maggiore quantità di glicerolo (il 50 per cento in più) rispetto alle vinificazioni tradizionali, caratteri molto apprezzati dal mercato. Le varietà coinvolte sono Merlot, Nero d Avola e Frappato, con ottimi risultati. Da questa vendemmia, infine, è iniziata nella Cantina Dalmasso la sperimentazione dell impiego di un ceppo di Kluyveromyces marxianus, isolato sull isola di Linosa. «Il suo impiego in fermentazioni miste», spiega Oliva, «potrebbe portare alla produzione di vini con un bouquet più ricco ed intenso. I risultati preliminari sono incoraggianti, mentre il primo lavoro scientifico è in fase di stesura». A tutte queste attività partecipano anche, in qualità di consulenti, il professor Paolo Di Stefano per la parte della ricerca e l enologa toscana Graziana Grassini per gli studi appunto squisitamente enologici. Ed è proprio il duo Di Stefano-Grassini ad aver avviato un interessante progetto sulla possibilità di simulare la vinificazione in anfora, una tecnica tipica delle regioni del Caucaso ma che si è diffusa anche in Europa occidentale. «In pratica si tratta di porre l uva in vasi di acciaio inox e lasciarla fino a fine inverno-inizio primavera prima di svinare: così si ricrea l ambiente dell anfora sigillata dove i lieviti restano a lungo a contatto con le parti solide», spiega Graziana Grassini, che tra le sue consulenze più prestigiose vanta Tenuta San Guido con il suo Sassicaia. «La sperimentazione, con uve Grillo e Nero d Avola, è iniziata quest anno e sta dando ottimi risultati». La stessa Grassini è impegnata anche nel Progetto ProMed che prevede tra l altro la valutazione qualitativa di vini prodotti a Malta e a Gozo, sia da varietà autoctone che internazionali. - Novembre-Dicembre 12 / 103

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