Le infezioni della cute e dei tessuti molli (SSTIs,
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1 Le Infezioni in Medicina, n. 2, 65-73, Rassegna Review Infezioni della cute e dei tessuti molli: opzioni terapeutiche Skin and soft tissue infections: current therapeutic options Silvano Esposito, Silvana Noviello, Sebastiano Leone Dipartimento di Malattie Infettive, Seconda Università degli studi di Napoli, Italy CLASSIFICAZIONE Le infezioni della cute e dei tessuti molli (SSTIs, skin and soft tissues infections), costituiscono un insieme di patologie di frequente osservazione medica, che possono palesarsi con caratteristiche diverse per quanto attiene alla sede, alla localizzazione, alle caratteristiche cliniche e all a - gente etiologico responsabile. La gravità del processo infettivo varia in relazione alla profondità dei piani interessati. La classificazione di tali infezioni si avvale di criteri diversi che possono tener conto della sede anatomica, distinguendo dunque le infezioni in superficiali e profonde, del luogo di acquisizione, suddividendole in comunitarie e nosocomiali, o anche delle condizioni cliniche del paziente (Classificazione di Eron) [1]. Nell ambito dei criteri classificativi delle SSTIs, Di Nubile et al. ne propongono la suddivisione in non complicate e complicate, fascite necrotizzante e mionecrosi, così come riportato di seguito [2]: Infezioni non complicate Superficiali impetigine Profonde erisipela, cellulite Associate ai follicoli piliferi follicolite, foruncolosi Ascessi Infezioni complicate Infezioni acute della ferita trauma, morso di animale, post-operatorie Infezioni croniche della ferita infezione del piede diabetico, ulcere da stasi venosa, ulcere da decubito Fascite necrotizzante Mionecrosi Nell elaborazione delle proprie linee guida per il trattamento delle SSTIs, la Società Americana di Malattie Infettive (IDSA, Infectious Diseases Society of America) si avvale di criteri classificativi misti, schematicamente riportati di seguito [3]: Infezioni non necrotizzanti impetigine, ascesso, erisipela, cellulite Infezioni necrotizzanti fascite necrotizzante, miosite streptococcica, polimiositi, celluliti necrotizzanti, gangrena di Fournier, mionecrosi da Clostridium Infezioni da morso di animale o umano Infezioni del sito chirurgico Infezioni nell ospite immunocompromesso EZIOLOGIA Gli agenti etiologici responsabili delle infezioni della cute e tessuti molli sono diversi a seconda della localizzazione, come schematizzato in Tabella 1 e dell ambito di insorgenza delle infezioni stesse, ovvero comunitario o nosocomiale. In particolare, lo streptococco β-emolitico e lo Staphylococcus aureus sono i microrganismi isolati più frequentemente in ambito comunitario, mentre le SSTIs contratte in ospedale riconoscono tra i propri agenti etiologici più frequenti Staphylococcus aureus, Pseudomonas aeruginosa, Escherichia coli, ed enterococchi [4]. Un ampio studio epidemiologico di sorveglianza, il SENTRY Antimicrobial Surveillance Program, relativo agli anni 1997 e 2000, ha rilevato 65
2 Tabella 1 - Agenti etiologici responsabili di SSTIs in relazione alla sede e al tipo di infezione. Sede Infezione Agente etiologico Epidermide Impetigine S. aureus S. pyogenes Derma Follicolite S. aureus Erisipela S. pyogenes Grasso sottocutaneo Cellulite S. aureus, S. pyogenes, Pseudomonas spp Fascia Fascite necrotizzante Clostridi, Bacteroides spp, S. aureus, S. pyogenes, Enterobatteri, Pseudomonas spp Muscolo Miosite necrotizzante Idem fascite come, nell ambito delle SSTIs contratte in ambito nosocomiale, è lo Staphylococcus aureus il microrganismo patogeno isolato con maggiore frequenza (40% e 45%, rispettivamente nei due diversi periodi di osservazione). A suscitare maggiore attenzione è tuttavia un altro dato emerso dalla stessa indagine, ovvero quello della percentuale, elevata e in incremento, di meticillino-resistenza riscontrata nell ambito dei ceppi di stafilococco (MRSA, methicillin-resistant Staphylococcus aureus) (Figura 1) [5, 6]. Accanto ai già ben noti ceppi di S. aureus meticillino-resistenti di isolamento pressoché esclusivamente nosocomiale, nell ultima decade è andato accumulandosi un crescente numero di segnalazioni relative all isolamento di ceppi di MRSA anche in ambito comunitario [7-11]. Tali ceppi presentano caratteristiche dissimili da quelli nosocomiali, tanto da essere definiti, per distinguerli da questi, community-acquired MRSA. In particolare, le infezioni sostenute dai ceppi MRSA comunitari non sembrano riconoscere fattori di rischio quali ospedalizzazione, interventi chirurgici, ecc. ma piuttosto insorgono laddove esistono comunità chiuse, ben definite, quali asili, penitenziari, squadre sportive. Un altro elemento distintivo tra i diversi ceppi consiste nel diverso profilo di sensibilità agli antibiotici. Se, infatti, come noto, i tradizionali ceppi MRSA di isolamento ospedaliero presentano un carattere di multiresistenza, con una percentuale di ceppi >90% che esprime resistenza nei confronti di eritromicina, clindamicina e fluorochinoloni, quelli di origine comunitaria, pur resistenti ai β-lattamici, conservano invece una maggiore sensibilità ad altri agenti antimicrobici quali clindamicina, cotrimossazolo e fluorochinoloni. Infine, i ceppi comunitari si contraddistinguono per l elevata prevalenza di geni che codificano per la Panton-Valentine leukocidin (PVL), un esotossina associata con la necrosi cutanea, con la polmonite necrotizzante grave e con la formazione di ascessi, benché il suo ruolo nella patogenesi delle infezioni associate a MRSA comunitari resti ancor oggi controverso [12, 13] % S. aureus MRSA P. aeruginosa Enterococchi VRE E. coli Enterobacter spp Klebsiella spp CoNS Proteus spp S. pyogenes Serratia spp Altri Figura 1 - Frequenza dei patogeni isolate da SSTIs nell ambito di pazienti ospedalizzati. SENTRY Antimicrobial Surveillance Programs. Adattata da [5, 6]. 66
3 Accanto a queste considerazioni di carattere generale inerenti ai ceppi MRSA comunitari, e riferendosi più in particolare alle infezioni della cute e dei tessuti molli, una recente segnalazione di Moran et al. riporta questi microrganismi come quelli isolati con maggiore frequenza nell ambito dei pazienti affetti da SSTIs assistiti nell area di Los Angeles. Inoltre, questi autori riportano un netto incremento dei casi sostenuti da MRSA, che sono passati da un valore del 29% nel 2001 ad un valore del 64% nel [14]. Ad aumentare la probabilità che anche le SSTIs acquisite in comunità riconoscano una responsabilità etiologica da MRSA, concorrono elementi diversi: una recente terapia antibiotica, l ospedalizzazione e/o l istituzionalizzazione presso case di cura effettuate di recente, l impiego frequente di dispositivi in ambito comunitario (e.g., emodialisi domiciliare, cateteri endovenosi), una elevata percentuale di ceppi MRSA nella casa di cura o nella comunità di appartenenza, una precedente colonizzazione da MRSA [1]. TERAPIA Nella maggior parte dei casi, la gravità delle SSTIs è di modesta entità, e il rischio di mortalità ad esse correlate è minimo; solo una piccola quota di infezioni è invece gravata da un rischio di mortalità elevata, in funzione della maggiore complessità clinica. La gestione delle SSTIs dovrà dunque ispirarsi a criteri diversi, secondo le diverse circostanze cliniche, indirizzandosi verso un trattamento semplice ed economico nel caso di infezioni lievi e riservando trattamenti aggressivi e istituiti con la massima tempestività alle infezioni gravi. Due diversi studi di metanalisi, che hanno preso in considerazione l associazione tra mortalità e infezioni sostenute da MRSA, hanno chiaramente evidenziato come queste siano responsabili di percentuale significativamente maggiore di mortalità rispetto a quelle sostenute da MSSA (36% vs 23% e 29% vs 12%) (Figura 2) [15, 16]. A tali premesse consegue senz altro la necessità di utilizzare schemi terapeutici che tengano conto sia della classificazione delle SSTI che della loro epidemiologia ed eziologia che vede spesso in causa microrganismi multiresistenti che limitano fortemente le opzioni terapeutiche disponibili. Le linee guida pratiche dell IDSA del 2005 per la diagnosi e la terapia delle SSTIs, partendo dalla considerazione del continuo incremento di resistenza agli antibiotici tra i ceppi di S. aureus (meticillino-resistenza) e Streptococcus pyogenes (eritromicino-resistenza), microrganismi entrambi responsabili di SSTIs, e della necessità che la scelta empirica di un antibiotico debba ricadere su molecole attive anche nei confronti dei ceppi resistenti, suggeriscono, per il trattamento delle SSTIs di minore gravità, l impiego di una terapia empirica con una penicillina semi-sintetica, o con una cefalosporina orale di I o II generazione, o con un macrolide o con la clindamicina [3]. I pazienti ospedalizzati che si presentano all attenzione del clinico con un infezione grave o il cui processo infettivo non vada rapidamente incontro a risoluzione, nonostante la terapia antibiotica empirica in atto, dovrebbero essere sottoposti ad un trattamento maggiormente aggressivo. La strategia terapeutica dovrebbe in 50 % Mortality % 23% 29% 12% MRSA MSSA 10 Figura 2 - Associazione tra mortalità ed infezione da MRSA. Adattata da [15, 16]
4 ogni caso fondarsi sui risultati di un appro - priata colorazione di Gram, sull esame colturale, e sui test di sensibilità in vitro agli antibiotici, ma nel caso siano presenti fattori di rischio per una eziologia da community acquired MRSA, la terapia empirica dovrebbe ricorrere tempestivamente all impiego di antibiotici efficaci nei confronti di tali ceppi (vancomicina, linezolid e daptomicina). Per il trattamento delle SSTIs sostenute da MS- SA o MRSA, le linee guida dell IDSA suggeriscono dunque indicazioni diverse. In particolare, laddove sono isolati MRSA, alle molecole già previste per il trattamento delle infezioni sostenute da ceppi MSSA - clindamicina, doxiciclina, minociclina e cotrimossazolo - vanno ad aggiungersi vancomicina, alla dose di 30 mg/kg/die e.v suddivisa in due somministrazioni, linezolid, alla dose di 600 mg ogni 12 h e.v. o 600 mg bid per os, e daptomicina, alla dose di 4 mg/kg/die e.v. in monosomministrazione quotidiana. L indicazione all impiego di vancomicina, linezolid e daptomicina per il trattamento delle SSTIs ad etiologia da MRSA è contraddistinta da un indice A1, ovvero l evidenza a favore della loro efficacia è stata avvalorata da almeno un trial controllato e randomizzato in maniera appropriata. Infatti, i criteri che guidano i suggerimenti terapeutici dell IDSA si fondano su un ben definito sistema di valutazione di due parametri, ovvero la forza della raccomandazione, variabile dalla A alla E, e la qualità dell evidenza, di grado compreso tra 1 e 3 (Tabella 2). Per il trattamento delle SSTIs che si ritiene siano sostenute da ceppi MRSA comunitari, Daum ha recentemente suggerito schemi terapeutici lievemente diversi da quelli proposti dall IDSA, che prevedono l impiego di una via di somministrazione orale o, in alternativa, parenterale, e che accanto a vancomicina, clindamicina, daptomicina e linezolid, prevedono anche l im piego di tigeciclina, secondo uno schema di una dose iniziale da carico di 100 mg cui far seguire 50 mg ogni 12 h, o l impiego di quinupristin/dalfopristin, alla dose di 7,5 mg/kg, ogni 8-12 h [17]. Uno studio condotto da Weigelt et al. nel 2005, che ha valutato l attività di linezolid, somministrato alla dose di 600 mg per via orale o endovenosa ogni 12 ore (n. pazienti =66), versus vancomicina somministrata alla dose di 1 g ogni 12 h per via e.v. (n. pazienti =69), nel trattamento delle infezioni del sito chirurgico, ad etiologia sospetta o accertata da MRSA, ha evidenziato percentuali di eradicazione microbiologica superiori per linezolid. In particolare, nell ambito dei pazienti per i quali l esame colturale è risultato positivo per la presenza di MRSA, l era - dicazione si è verificata nel 87% dei soggetti trattati con linezolid e nel 48% di quelli trattati con vancomicina [18]. Un altro studio, dello stesso autore, sempre volto al confronto dell efficacia terapeutica di linezolid vs vancomicina, questa volta nel trattamento delle SSTIs complicate (cssti) (1.200 pa- Tabella 2 - Linee guida pratiche per la diagnosi e la terapia delle SSTIs. Infectious Diseases Society of America- US Public Health Service Grading System per la valutazione delle raccomandazioni nelle linee guida cliniche. Categoria, grado Forza della raccomandazione A B C D E Qualità dell evidenza I II III Definizione Buone evidenze per sostenere una raccomandazione a favore del suo impiego Evidenze moderate per sostenere una raccomandazione a favore del suo impiego Scarse evidenze per sostenere una raccomandazione a favore del suo impiego Evidenze moderate per sostenere una raccomandazione sfavorevole al suo impiego Buone evidenze per sostenere una raccomandazione sfavorevole al suo impiego Evidenze che derivano da studi clinici controllati e appropriatamente randomizzati Evidenze che derivano da studi clinici ben disegnati, senza randomizzazione; da studi analitici di coorte o caso-controllo (preferibilmente multicentrici); o da risultati di particolare rilievo da studi non controllati Evidenze che derivano da opinioni di autorevoli esperti basate sulla esperienza clinica, o da studi descrittivi o da commissioni di esperti 68
5 zienti), per le quali si rendeva necessaria l ospe - dalizzazione, e ad etiologia ancora una volta sospetta o accertata da MRSA, ha evidenziato una percentuale di guarigione clinica nella popolazione intent-to-treat pari al 92,25 e al 88,5% per i pazienti trattati rispettivamente con linezolid o vancomicina. Al test-of-cure, per i pazienti con infezione accertata da MRSA, sono stati osservati per linezolid, degli outcomes superiori (120/140 pazienti; 88,6%) rispetto a quelli osservati per vancomicina (97/145 pazienti; 66,9%) (p<0,001) [19]. Nell ambito della popolazione di pazienti di questo stesso studio (n=1.200), gli autori hanno successivamente rilevato, in un altro lavoro, che, rispetto a vancomicina, il trattamento con linezolid era associato ad una durata della degenza e della terapia significativamente inferiore (p <0,01) ed a percentuali più elevate di dimissione dall ospedale (p<0,05). Tali osservazioni hanno indotto gli autori a concludere che linezolid possiede le potenzialità per una riduzione delle risorse sanitarie necessarie per il trattamento delle SSTIs complicate [20]. I risultati di due studi in doppio cieco, di fase 3, condotti da Ellis-Grosse et al. al fine di valutare l efficacia e la sicurezza di tigeciclina, in monoterapia, versus la terapia di combinazione vancomicina+aztreonam nel trattamento delle SSTI complicate, hanno evidenziato la non-inferiorità di questo primo esponente della classe delle glicilcicline nei confronti del trattamento di combinazione [21]. Complessivamente, pazienti, randomizzati a ricevere un trattamento con tigeciclina (n=566), alla dose di 100 mg, cui hanno fatto seguito dosi di 50 mg per via e.v. bid, o vancomicina (1 g e.v. bid) in associazione con aztreonam (2 g e.v. bid) (n=550) hanno costituito la popolazione modified intention to treat (mitt); 1057 pazienti (538 trattati con tigeciclina e 519 trattati con vancomicina + aztreonam) hanno invece costituito la popolazione clinical modified intention to treat (c-mitt). La popolazione clinicamente valutabile (CE) è stata costituita da 833 pazienti, di cui 422 trattati con tigeciclina e 411 con la terapia di associazione. Al test-of-cure, le risposte cliniche osservate nei gruppi di pazienti trattati con tigeciclina o vancomicina+aztreo - nam sono state simili: c-mitt 79,7% (IC95% 76,1-83,1) versus 81,9% (IC95% 78,3-85,1), p=0,4183; CE 86,5% (IC95% 82,9-89,6) versus 88,6% (IC95% 85,1-91,5), p=0,4233. Alla luce anche degli eventi avversi verificatisi in percentuali simili nei due distinti gruppi di trattamento, gli autori di questo studio concludono che la tigeciclina è parimenti sicura ed efficace quanto vancomicina+aztreonam nel trattamento dei pazienti affetti da SSTIs complicate. Oltre alla tigeciclina, nel panorama delle nuove molecole da poter utilizzare per il trattamento delle SSTIs, un posto di primo piano spetta senz altro alla daptomicina. Gli studi DAP-SST e DAP-SST-99-01, condotti nel periodo marzo 1999-agosto 2001 e nel periodo marzo-dicembre 2000, rispettivamente, sono stati volti a determinare l efficacia e la sicurezza di daptomicina, somministrata alla dose di 4 mg/kg/die per infusione di 30 min, nel trattamento delle infezioni complicate della cute e dei tessuti molli. Gli antibiotici di confronto erano costituiti di volta in volta, secondo una modalità random, da vancomicina, somministrata per via e.v. alla dose di 1 g ogni 12 ore, o da una penicillina semisintetica penicillinasi-resistente, somministrata per via e.v. alla dose variabile di 4-12 g/die. Il numero di pazienti arruolati nel gruppo di trattamento daptomicina (n=534) era simile a quello del gruppo di confronto (n=558). Allorquando le percentuali di successo clinico osservate nei pazienti trattati con daptomicina/comparatore sono state stratificate per agente patogeno, daptomicina ha evidenziato valori sovrapponibili, se non superiori, a quelli dei farmaci di confronto (22) (Figura 3). Inoltre, rispetto ai comparatori, la daptomicina ha evidenziato una maggiore rapidità d azione. In particolare, la percentuale di pazienti giunta a risoluzione della patologia a seguito di una durata della terapia compresa tra 4 e 7 giorni è stata superiore, in misura pressoché duplice, nel gruppo di pazienti trattati con daptomicina rispetto a quella dei soggetti trattati con gli antibiotici di confronto (63% vs 33%). Tale differenza si è rivelata statisticamente significativa (p<0,001). La maggiore rapidità d azione della daptomicina nella risoluzione di segni e sintomi clinici delle SSTI complicate è stata confermata da un recente studio condotto da Krige et al. In particolare, gli autori hanno preso in considerazione un sottogruppo di pazienti arruolati nei due trials clinici di fase III - precedentemente riportati - affetti da csstis ad etiologia da Gram positivi e senza patologie concomitanti, e sottoposti a trattamento con daptomicina (n=174) o con un farmaco comparatore (n=152) [23]. La presenza e la gravità di otto diversi segni e sintomi clinici sono state valutate al basale, al giorno 3 o 4 di trattamento, al termine della terapia, e al te- 69
6 Daptomicina Comparatori , , ,9 85,2 75, , ,5 % Outcome S. aureus (MSSA) S. aureus (MRSA) S. pyoegens S. agalactiae S. equisimilis E. faecalis Figura 3 - Daptomicina vs comparatori: stratificazione delle percentuali di successo clinico per agente patogeno. Adattata da [22]. st-of-cure (6-20 giorni dalla somministrazione dell ultima dose di antibiotico). I risultati conseguiti nello studio hanno consentito di rilevare una sovrapponibilità delle percentuali di successo clinico nei pazienti sottoposti a terapia con daptomicina rispetto a quelli trattati con un comparatore; complessivamente, nel gruppo di pazienti trattati con daptomicina, la gravità dei sintomi si è ridotta più rapidamente rispetto al gruppo di soggetti in trattamento con i comparatori (p=0.04). Inoltre, allorquando paragonata a quella dei farmaci di confronto, la durata media della terapia con daptomicina è risultata più breve (7 vs 8 giorni, p<0,0001). La valutazione degli outcomes economici, oltre che clinici, di daptomicina versus vancomicina nel trattamento delle csssis ha invece rappresentato l oggetto di indagine di uno studio prospettico, open-label, condotto da Davis et al. [24]. I pazienti sottoposti a trattamento con daptomicina sono stati posti a confronto, in un rapporto 1:4, con pazienti storici di controllo trattati con vancomicina. I criteri di inclusione che hanno regolamentato l arruolamento nello studio sono stati l età, compresa tra 18 e 85 anni, e la presenza di almeno uno dei criteri che giustificano il trattamento con vancomicina, ovvero una precedente infezione microbiologicamente documentata da MRSA, una precedente terapia antibiotica, una precedente ospedalizzazione, un ulcera da decubito o la presenza di catetere venoso centrale. Il successo vs il fallimento clinico ha costituito l endpoint clinico dello studio, mentre gli endpoints economici sono stati rappresentati dalla durata dell ospedalizzazione in relazione alla diversa terapia antibiotica, e dai costi complessivi della terapia e dell ospedalizzazione. Al termine della terapia entrambi gli schemi terapeutici, daptomicina e vancomicina, hanno consentito di ottenere il 100% di successo clinico: la daptomicina ha però determinato una percentuale di successi superiore rispetto a vancomicina già in terza giornata (90% vs 70%) e in quinta giornata (98% vs 81%). In entrambi i casi la differenza osservata è risultata statisticamente significativa (p<0,001). Per quanto attiene agli endpoints economici, la durata della terapia con daptomicina è risultata, in media, di 4 giorni (range 3-13) vs i 7 giorni di vancomicina (range 3-14). Conseguentemente, la durata media dell ospedalizzazione è stata inferiore per i pazienti trattati con daptomicina (4 giorni, range 3-13) rispetto a quella dei pazienti in terapia con vancomicina (8 giorni, range 3-19). Il costo medio della terapia antibiotica per paziente è stato stimato, in termini complessivi di costo dei farmaci, nella misura di $ 679 (range, $ $ 1743) per daptomicina e di $ 630 (range, $ 120- $ 3148) per vancomicina, con una differenza non statisticamente significativa tra i due. Il costo medio dell o spedaliz zazione è stato invece pari a $ 3808 per i pazienti trattati con daptomicina e a $ 7616 per quelli trattati con vancomicina. Anche in questo caso, la differenza non è risultata statisticamente significativa. 70
7 Lipsky e Stoutenburgh hanno invece valutato l efficacia di daptomicina nel trattamento delle infezioni del piede diabetico estrapolando l evidenza scaturita dai trials registrativi di fase III precedentemente riportati [25]. Nell ambito di 133 pazienti affetti da ulcera del piede diabetico, 103 sono stati i soggetti clinicamente valutabili e quindi randomizzati a ricevere un trattamento con daptomicina (n=47) o con un comparatore (n=56). Nella maggior parte dei casi, l esame colturale ha evidenziato un etiologia monomicrobica, con lo Staphylococcus aureus quale agente patogeno isolato con maggiore frequenza. Le percentuali di successo osservate nei pazienti trattati con daptomicina non differivano in maniera significativa da quelle rilevate nei soggetti trattati con il farmaco comparatore, né dal punto di vista clinico (66% versus 70%, IC95% -14,4/21,8) né da quello microbiologico (sia complessivo sia stratificato per patogeno). Entrambi i trattamenti sono risultati generalmente ben tollerati; gli eventi avversi verificatisi nel corso della terapia sono stati per lo più di entità lieve-moderata. Poco dopo la commercializzazione della daptomicina negli Stati Uniti nel 2003, è stato creato il Cubicin Outcomes Registry and Experience (CO- RE), che ha raccolto i dati demografici, microbiologici, e gli outcomes relativi ai pazienti trattati con daptomicina. A tale database si sono quindi riferiti Owens et al. estrapolando l espe - rienza clinica post-marketing, accumulata appunto con daptomicina, nel trattamento delle SSTIs [26]. Complessivamente, sono stati presi in considerazione 522 casi di SSTIs, di cui 334 complicati e 188 non complicati. La terapia con daptomicina ha fatto registrare percentuali di successo clinico particolarmente favorevoli, con valori pari al 96% per le infezioni complicate (guarigione 53%, miglioramento 43%) e al 98% per quelle non complicate (guarigione 66%, miglioramento 32%). In particolare, il dato più interessante che scaturisce dall analisi dei risultati è quello che si osserva allorquando gli outcomes clinici vengono distribuiti sulla base della diversa etiologia, laddove le percentuali di successo sono prossime al 100% anche quando l agente patogeno è rappresentato da un ceppo MRSA. In conclusione, la strategia di trattamento delle infezioni della cute e dei tessuti molli sostenute da ceppi MRSA considera la vancomicina e la teicoplanina quali agenti di prima linea. In seconda istanza, sono da prendere in considerazione linezolid, daptomicina e tigeciclina, riservando il ruolo di possibile alternativa a cotrimossazolo, minociclina e rifampicina. Naturalmente, le raccomandazioni delle linee guida nazionali ed internazionali possono e devono agevolare il decision making process del clinico anche se vanno utilizzate ed interpretate alla luce del singolo paziente e della singola realtà clinica. Tra le prospettive terapeutiche del futuro per il trattamento delle infezioni da Gram positivi guardiamo con interesse agli studi di fase II e III di telavancina, oritavancina e dalbavancina nell ambito della classe dei glicopeptidi; di ramoplanina tra i glicolipodepsipeptidi; di ceftobiprole e ceftaroline tra le cefalosporine di prossima generazione, e infine di iclaprim tra i derivati del trimetoprim. Key words: skin and soft tissue infections, linezolid, tigecycline, daptomycin, guidelines. RIASSUNTO Nella presente rassegna, gli autori prendono in considerazione le infezioni della cute e dei tessuti molli (SSTIs, skin and soft tissues infections), un insieme di patologie di frequente osservazione medica, che possono palesarsi con caratteristiche diverse per quanto attiene alla sede, alla localizzazione, alle caratteristiche cliniche e all agente etiologico responsabile, e la cui gravità varia in relazione alla profondità dei piani interessati. Dopo una breve disamina dei diversi criteri classificativi di tali infezioni, vengono quindi prese in esame l etiologia, che vede lo Staphylococcus aureus, spesso meticillino-resistente, quale microrganismo maggiormente responsabile, e le possibili opzioni terapeutiche. Oltre a presentare le indicazioni delle linee guida internazionali, e a sottolineare che la gestione delle SSTIs deve ispirarsi a criteri diversi, secondo le diverse circostanze cliniche, indirizzandosi verso un trattamento semplice ed economico nel caso di infezioni lievi e riservando trattamenti aggressivi e istituiti con la massima tempestività alle infezioni gravi, la rassegna presenta i dati dei più recenti studi relativi all efficacia dei nuovi antibiotici per il trattamento delle SSTIs. In particolare, sono evidenziati i risultati osservati in seguito all impiego di linezolid, tigeciclina e daptomicina. 71
8 SUMMARY In the present review, the authors focus on skin and soft tissue infections (SSTIs), a set of commonly observed pathologies which can present different features in terms of site and localization, clinical characteristics, and the aetiological agent responsible; their severity is related to the depth of the affected sites. After a brief introduction to the diverse classification criteria which are currently adopted by various authors, the aetiology and role of the most frequently occurring pathogen, Staphylococcus aureus, often methicillin-resistant is discussed, as well as the possible therapeutic options. We first present the internationally recommended guidelines, and stress that SSTI management has to conform to different criteria, in accordance with the different clinical settings: mild infections require simple and cost-saving treatments while severe infections make timely and aggressive treatments mandatory. The review then reports the recent data concerning the efficacy of new antimicrobials for treating SSTIs. In particular, results observed with linezolid, tigecycline, and daptomycin are discussed. BIBLIOGRAFIA [1] Eron L.J., Lipsky B.A., Low D.E., et al. Managing skin and soft tissue infections: expert panel recommendations on key decision points. J. Antimicrob. Chemother. 52 (Suppl. S1), i3-i17, [2] Di Nubile M.J., Lipsky B.A. Complicated infections of skin and skin structures: when the infection is more than skin deep. J. Antimicrob. Chemother. 53 Suppl 2, ii 37-50, [3] Stevens D.L., Bisno A.L., Chambers H.F., et al. Practice guidelines for the diagnosis and management of skin and soft-tissue infections. Clin. Infect. Dis. 41, , [4] Fung HB, Chang JY, Kuczynski S. A practical guide to the treatment of complicated skin and soft tissue infections. Drugs 63(14), , [5] Rennie RP, Jones RN, Mutnick AH; SENTRY Program Study Group (North America). Occurrence and antimicrobial susceptibility patterns of pathogens isolated from skin and soft tissue infections: report from the SENTRY Antimicrobial Surveillance Program (United States and Canada, 2000). Diagn. Microbiol. Infect. Dis. 45(4), , [6] Jones M.E., Schmitz F.J., Fluit A.C., et al. Frequency of occurrence and antimicrobial susceptibility of bacterial pathogens associated with skin and soft tissue infections during 1997 from an International Surveillance Programme. SENTRY Participants Group. Eur. J. Clin. Microbiol. Infect. Dis. 18(6), , [7] Hunt C., Dionne M., Delorme M., et al. Four Pediatric Deaths From Community-Acquired Methicillin- Resistant Staphylococcus aureus - Minnesota and North Dakota, JAMA 282 (12), , [8] Culepper R., Nolan R., Chapman S., et al. Methicillin-Resistant Staphylococcus aureus Skin or Soft Tissue Infections in a State Prison - Mississippi, JAMA 287 (2), , [9] Centers for Disease Control and Prevention (CDC). Methicillin-Resistant Staphylococcus aureus Infections in Correctional Facilities - Georgia, California, and Texas, Morb. Mortal. Wkly Rep. 52 (41), , [10] Centers for Disease Control and Prevention. Public health dispatch: outbreaks of community-associated methicillin-resistant Staphylococcus aureus skin infections - Los Angeles County, California, JAMA 289(11), 1377, [11] Centers for Disease Control and Prevention (CDC). Methicillin-Resistant Staphylococcus aureus Infections Among Competitive Sports participants - Colorado, Indiana, Pennsylvania, and Los Angeles County, Morb. Mortal. Wkly Rep. 52(33), , [12] Naimi T.S., Ledell k.h., Como-Sabetti K., et al. Comparison of community- and health care-associated methicillin resistano Staphylococcus aureus infection. JAMA 290, , [13] Voyich J.M., Otto M., Mathema B., et al. Is Panton-Valentine leukocidin the major virulence determinant in community-associated methicillin-resistant Staphylococcus aureus disease? J. Infect. Dis. 194, , [14] Moran G.J., Amii R.N., Abrahamian F.M., et al. Methicillin-resistant Staphylococcus aureus in community-acquired skin infections. Emerg. Infect. Dis. 11 (6), , [15] Cosgrove S.E., Sakoulas G., Perencevich E.N., et al. Comparison of mortality associated with methicillin-resistant and methicillin-susceptible Staphylococcus aureus bacteremia: a meta-analysis. Clin. Infect. Dis. 36(1), 53-59, [16] Whitby M., McLaws M.L., Berry G. Risk of death from methicillin-resistant Staphylococcus aureus bacteraemia: a meta-analysis. Med. J. Aust. 175 (5), , [17] Daum R.S. Skin and soft-tissue infections caused by methicillin-resistant Staphylococcus aureus. New Engl. J. Med. 357 (4), , [18] Weigelt J., Kaafarani H.M., Itani K.M., et al. Linezolid eradicates MRSA better than vancomycin from surgical-site infections. Am. J. Surg. 188 (6), ,
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