Rapporto Finale. Implementazione di un supporto informatico per il bilancio ambientale GIUGNO 2001

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1 Fondo FESR G.A.L. n. 7 Alto Vicentino Comparto della Concia Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione Ambientale del Veneto Programma LEADER II Q u e s t o p r o g e t t o è s t a t o f i n a n z i a t o d a l l U n i o n e E u r o p e a Implementazione di un supporto informatico per il bilancio ambientale Rapporto Finale GIUGNO 2001 In collaborazione con: FAIV Federazione Artigiani Imprenditori Vicentini Finanziato da: GAL 7 Fondi Comunitari Programma Leader II, Submisura 1 Azione 1.7 (Decreto Dirigente Regionale Unità di Progetto Programmi Comunitari 22/12/99, n 44)

2 Implementazione di un supporto informatico per il bilancio ambientale RAPPORTO FINALE

3 Implementazione di un supporto informatico per il bilancio ambientale RAPPORTO FINALE Progetto finanziato da GAL 7 - Gruppo di Azione Locale Alto Vicentino Fondi Comunitari PROGRAMMA LEADER II SUBMISURA 1 -AZIONE 1.7 (Decreto Dirigente Regionale Unità di Progetto Programmi Comunitari 22/12/99 n 44) Soggetto attuatore ARPAV Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione Ambientale del Veneto Area Tecnico Scientifica Direzione Area Tecnico Scientifica Servizio Prevenzione Industriale: Ing. Loris Tomiato Ing. Laura Armanini Dott.ssa Antonella Zanardini Ufficio Politiche e Normative Ambientali Dipartimento ARPAV Provinciale di Vicenza In collaborazione con FAIV Federazione Artigiani Imprenditori Vicentini Sviluppo software a cura ARPAV con la consulenza di Stefano Businarolo

4 La realizzazione di questo rapporto, che si inserisce nell ambito del progetto implementazione di un supporto informatico per il bilancio ambientale sostenuto con il contributo del GAL 7 dell Alto Vicentino, è motivo di particolare soddisfazione, in quanto ha permesso di avviare un nuovo modo di approcciarsi alle tematiche ambientali. Il comparto della concia e lavorazione della pelle, oggetto di questo progetto, che nel territorio del GAL 7, rappresenta una forte presenza, affronta da sempre la tematica ambientale con grande attenzione. Notevole è l impegno degli imprenditori che hanno saputo coniugare lo sviluppo economico con la tutela dell ambiente. Le esperienze consortili, per quanto riguarda la depurazione delle acque industriali, unite all impegno assunto nel campo delle emissioni in atmosfera, hanno dimostrato che si può comunque sempre apportare miglioramenti ai processi, comportando indubbi benefici all ambiente. In questa ottica l implementazione dei bilanci ambientali, ha particolare rilevanza, soprattutto in considerazione del fatto, che questa iniziativa è stata realizzata grazie all apporto delle imprese artigiane o comunque di piccole dimensioni. Ogni azienda del settore può oggi, se lo desidera, rivolgersi all ARPAV, per poter realizzare un proprio bilancio ambientale, e al tempo stesso valutare le proprie performance ambientali con quelle dell intero comparto della concia. Non si può che ringraziare la Federazione Artigiani Imprenditori Vicentini per la puntuale opera di sensibilizzazione delle imprese che ha permesso di realizzare questo importante progetto. Un particolare ringraziamento va rivolto all ARPAV, che con lungimiranza ha saputo anticipare i tempi, immaginando un nuovo modo di affrontare il rapporto fra imprese ed ente pubblico, teso in particolare a promuovere un nuovo rapporto con l ambiente. Certamente positivo, sicuramente stimolante, e soprattutto funzionale alla maggiore conoscenza dell impresa stessa, con l obiettivo di poter migliorare il proprio rapporto con l ambiente. Renato Grotto Presidente Gal 7 Alto Vicentino

5 PREFAZIONE La redazione di questo Rapporto si inserisce nell ambito del progetto Implementazione di un supporto informatico per il bilancio ambientale, finanziato dal Programma Comunitario Leader II, tramite il GAL 7 dell Alto Vicentino, e realizzato da ARPAV grazie alla collaborazione della Federazione Artigiani Imprenditori Vicentini e delle aziende del comparto della concia che vi hanno partecipato. Il progetto si proponeva di fornire uno strumento di organizzazione del bilancio ambientale d impresa in un settore produttivo, quale quello della concia, caratteristico della realtà territoriale vicentina, e da sempre oggetto di attenzione, a causa delle criticità ambientali ad esso connesse, sia da parte della amministrazione pubblica che della popolazione. Il principale risultato per le aziende consiste prima di tutto nella possibilità per le aziende di poter confrontare le proprie performance ambientali con quelle dell intero settore, presentate all interno di questo Rapporto, individuando così i propri punti di forza e le criticità su cui invece lavorare per ottenere negli anni successivi un miglioramento ambientale. La creazione di uno strumento di conoscenza della realtà produttiva del territorio, basato sulla comunicazione di tipo volontario di dati ambientali e tecnologici, prefigura in tal modo l integrazione di una politica ambientale tradizionale di tipo Command and Control con una politica di partecipazione attiva e di trasparenza, volta al miglioramento nei rapporti tra ente pubblico, mondo produttivo e cittadini, e il passaggio da un sistema di prevenzione ambientale da statico a dinamico, che permetta di focalizzare gli interventi attraverso una gerarchizzazione dei controlli che valorizzi, nell ambito dei monitoraggi ambientali, le tecniche di autocontrollo e di reporting ambientale. Il Direttore Generale Prof. Paolo Cadrobbi Il Direttore dell Area Tecnico Scientifica Ing. Carlo Terrabujo

6 GUIDA ALLA LETTURA Il Rapporto si articola in dodici capitoli principali. Ad una breve introduzione sulle principali fasi di lavorazione del ciclo conciario e le problematiche ambientali connesse, segue un capitolo di presentazione del progetto (capitolo 1), finanziato dal GAL 7 e di cui il rapporto costituisce uno dei prodotti principali. Nel capitolo 2, relativo all impostazione metodologica, sono descritti: Gli obiettivi del progetto; Le caratteristiche e le finalità degli indicatori di performance ambientale, il set di indicatori scelti e le loro caratteristiche; le caratteristiche e le finalità del bilancio ambientale d impresa; Il software CONCIA 1.0, realizzato da ARPAV per la raccolta e la gestione dei dati ambientali d impresa; la struttura e i contenuti dei bilanci ambientali realizzati per ciascuna azienda partecipante al progetto. Il capitolo 3 presenta in sintesi i risultati del progetto e le principali problematiche emerse, i capitoli 4 e 5 definiscono le caratteristiche del set di aziende campione, in particolare per quanto riguarda la localizzazione e le dimensioni produttive, le fasi di lavorazione, le tecnologie utilizzate. A ciascun comparto ambientale è dedicato un capitolo così strutturato: definizione del set di dati richiesti; dati raccolti: descrizione delle problematiche emerse in fase di indagine, tipologia, qualità e quantità dei dati raccolti, presentati in tabelle riassuntive. Un capitolo particolare è dedicato alla descrizione delle metodiche di campionamento e analisi delle emissioni atmosferiche, oggetto di una specifica campagna di monitoraggio; elaborazioni e indicatori: aggregazioni dei dati raccolti e indicatori di performance ambientale elaborati per tutte le aziende, suddivise per tipologia di lavorazione, con la descrizione della metodologia utilizzata per la loro stima. Gli indicatori di tutte le aziende campione vengono messi a confronto in tabelle e grafici, nei quali, dove possibile, viene evidenziato anche il valore medio dell indicatore per ciascuna tipologia di lavorazione. Il capitolo 12 presenta le conclusioni del progetto. Alla fine del Rapporto sono riportati l indice di tutte le tabelle presentate (valori assoluti ed indicatori di performance) e un glossario dei principali termini tecnici e delle abbreviazioni a cui si fa riferimento nel testo. In Appendice è presentato un esempio di Bilancio Ambientale d Impresa, analogo a quelli realizzati e consegnati a ciascuna azienda partecipante al progetto.

7 INDICE INTRODUZIONE pag. 1 I.1 premessa 1 I.2 il ciclo di lavorazione delle pelli 1 I.3 gli impatti ambientali caratteristici 5 I.4 la gestione delle problematiche ambientali: una proposta 8 1. PRESENTAZIONE DEL PROGETTO obiettivi e soggetti partecipanti fasi di realizzazione riferimenti spaziali e temporali IMPOSTAZIONE METODOLOGICA obiettivi definizione di indicatore ambientale presentazione del set di indicatori ambientali scelti definizione di Bilancio Ambientale d Impresa il software CONCIA 1.0 per il Bilancio Ambientale in conceria Bilanci Ambientali delle aziende partecipanti RISULTATI DEL PROGETTO E PROBLEMATICHE EMERSE DESCRIZIONE DELLE AZIENDE CAMPIONE dati richiesti dati raccolti elaborazioni PELLI LAVORATE dati richiesti dati raccolti elaborazioni COMPOSTI CHIMICI IN INGRESSO 48

8 6.1 dati richiesti dati raccolti elaborazioni e indicatori di performance ENERGIA dati richiesti dati raccolti elaborazioni e indicatori di performance EMISSIONI ATMOSFERICHE dati richiesti metodiche di campionamento e analisi dati raccolti elaborazioni e indicatori di performance SCARICHI E PRELIEVI dati richiesti dati raccolti elaborazioni e indicatori di performance RIFIUTI dati richiesti dati raccolti elaborazioni e indicatori di performance SPESE AMBIENTALI dati richiesti dati raccolti elaborazioni CONCLUSIONI INDICE DELLE TABELLE 94

9 GLOSSARIO DEI TERMINI TECNICI 97 INDICE DELLE ABBREVIAZIONI 100 Allegato: BILANCIO AMBIENTALE D IMPRESA IN CONCERIA 101

10 INTRODUZIONE I. 1 Premessa La lavorazione della pelle è rappresentata in Italia da oltre unità produttive, concentrate soprattutto in tre principali distretti conciari, quali quello vicentino di Chiampo e Arzignano, quello di S.Croce all Arno (PI) e di Solofra (AV). Ogni distretto risulta contraddistinto da una specializzazione produttiva riferibile alla tipologia di pelli lavorate ed alla destinazione del prodotto finito; in particolare, nelle imprese conciarie del vicentino viene lavorato prevalentemente pellame bovino e vitellino destinato all industria calzaturiera, dell abbigliamento e dell arredamento. La produzione nazionale si è attestata negli anni scorsi intorno a valori pari al 60% dell intera produzione europea ed al 15% del prodotto mondiale. Oltre il 50% del fatturato è destinato all esportazione, soprattutto verso l Estremo Oriente, la Germania, gli Stati Uniti e la Francia. Il settore conciario è conosciuto come uno dei settori a maggiore impatto ambientale. La lavorazione della pelle, infatti, necessita di un consumo idrico elevatissimo e dell impiego di numerose sostanze chimiche, che finiscono poi per essere immesse nell ambiente circostante. Il fenomeno è accentuato dal fatto che le industrie conciarie sono presenti in distretti specializzati: l alta concentrazione di imprese in zone delimitate determina così una forte pressione sull ambiente, avvertita in modo significativo dalla popolazione locale, che in prima persona vive i problemi dell inquinamento da conceria. Occorre però sottolineare che la lavorazione conciaria è caratterizzata da processi discontinui e, di conseguenza, le emissioni derivanti dalle diverse fasi del ciclo sono spesso di breve durata. Inoltre, in alcuni casi le emissioni possono assumere carattere di saltuarietà o non verificarsi per periodi anche lunghi, poiché vengono adottati cicli produttivi differenti in dipendenza del mutare delle esigenze di mercato. I. 2 Il ciclo di lavorazione delle pelli Il processo produttivo conciario è composto da una serie di lavorazioni chimiche e meccaniche la cui natura e sequenza possono variare molto in funzione del tipo di pelle lavorata e dell articolo finale prodotto. Nel processo della concia delle pelli si possono distinguere 3 grandi fasi: riviera, concia, rifinizione. Per ogni fase si riportano di seguito le principali lavorazioni effettuate. Fase di riviera Comprende tutti quei trattamenti che precedono la concia vera e propria e che hanno la funzione di predisporre la pelle nelle condizioni opportune per ricevere le sostanze concianti. Le operazioni di riviera sono molteplici e comprendono trattamenti di tipo meccanico, chimico, fisico. 1

11 Rinverdimento: è effettuato sulle pelli grezze arrivate in conceria, per asportare la sporcizia presente in superficie, le albumine e le globuline solubili, unitamente al sale (NaCl) con cui le pelli sono state conservate, e per riportare la pelle all originale grado di umidità e rigonfiamento. L operazione consiste nel lavare le pelli con molta acqua a 25 C in bottale o in aspo, cambiando il bagno a intervalli regolari per eliminare i microrganismi ed il sale che la pelle rilascia. Di solito si aggiungono sostanze agevolanti che facilitano la penetrazione dell acqua nella pelle (elettroliti, tensioattivi, enzimi proteolitici) e sostanze antibatteriche, per limitare l insorgere di fenomeni putrefattivi sulle pelli. Calcinazione/Depilazione: è la fase in cui si ha la distruzione chimica dell epidermide e dello strato adiposo sottocutaneo e in cui inizia l idrolisi regolata del derma. Si ottiene la depilazione, l apertura delle fibre di collagene e la parziale saponificazione dei grassi. Si compie in bottale o in aspo, impiegando il % in acqua rispetto al peso delle pelli e addizionando Ca(OH) 2 e Na 2 S o NaSH, a 28 C. Occorre fare attenzione a non fare scendere il ph sotto 10, per evitare che si liberi H 2 S già in questa fase. Scarnatura: consiste nell asportazione dello strato sottocutaneo del derma, mediante una apposita macchina, detta scarnatrice. Il derma costituisce la parte della pelle che poi verrà trasformata in prodotto finito (pelli finite o cuoio da suola). Rifilatura e spaccatura: con queste operazioni meccaniche si rifila il bordo della pelle, tagliando le parti superflue (operazione eseguita manualmente o con macchine rifilatrici), e poi si seziona lo spessore in due parti, da una parte il fiore (la parte più pregiata) e dall altra la crosta, non sempre utilizzabile. La spaccatura viene operata con la spaccatrice. Le pelli giunte a questa fase della lavorazione sono chiamate pelli in trippa. Decalcinazione/Macerazione: si elimina il depilante alcalino utilizzato nel bagno di calcinaio, si riduce il gonfiamento, si aumenta il rilassamento del collagene e si completa la pulizia della pelle dai resti di epidermide, peli e grassi che non siano stati ancora eliminati. A tal fine, si riduce l alcalinità fino a ph=8, mediante acidi deboli. In seguito, si aggiungono enzimi pancreatici in miscela con sali di ammonio e un supporto inerte, con lo scopo di macerare le sostanze organiche che si sono riversate nel bagno. Decalcinazione e macerazione vengono eseguite nello stesso bagno, costituito da acqua a C. In questa fase è importante eliminare totalmente i solfuri e i solfidrati usati come depilanti nel calcinaio e che si trovano assorbiti sulle pelli trattate: l idrogeno solforato (H 2 S) che si libera viene captato mediante cappe di aspirazione poste sopra i bottali. Se la decalcinazione non è eseguita al meglio, si rischia di avere un eccessivo sviluppo di H 2 S nelle fasi successive. Sgrassaggio: è un operazione facoltativa, eseguita solo su pelli molto grasse (quali le pelli suine) allo scopo di eliminare le sostanze grasse naturali dagli strati superficiali. Si riesce a sgrassare le 2

12 pelli mediante l aggiunta di emulsionanti in fase acquosa (spesso abbinati ad un solvente organico) o l utilizzo di solventi organici clorurati. Fase di concia È un insieme di operazioni chimiche e meccaniche che servono per rendere la pelle imputrescibile e resistente all attacco di svariate sostanze chimiche. Esistono due differenti tipologie di concia: la concia al cromo, per ottenere pelli finite di varia utilità; e la concia al vegetale, meno utilizzata, per il cuoio da suola. Piclaggio: è la fase preliminare per la concia e consiste nell acidificazione fino a ph=2,5-3 in soluzione salina, in modo da eliminare gli ultimi residui di calce e favorire la successiva penetrazione nel derma dell agente conciante. Di solito, il pickel si effettua con soluzioni di NaCl e H 2 SO 4. In questa fase si libera H 2 S proveniente dal Na 2 S ancora presente sulla pelle. A questo punto la pelle è pronta a ricevere il conciante. Concia al cromo: la concia vera e propria consiste nella impregnazione della pelle con sostanze chimiche che si fissano irreversibilmente alle fibre di collagene e ne impediscono la putrefazione, senza alterarne la morbidezza, la flessibilità e la struttura fibrosa originaria. Nella concia al cromo si utilizza come agente conciante il solfato basico di Cromo: la reticolazione del collagene del derma avviene grazie al Cromo III, che lega a sé i gruppi carbossilici di diverse catene peptidiche con legami coordinativi di grande stabilità. Infine si scarica il bagno e le pelli vengono stese su cavalletti per 2 giorni, in modo da far consolidare la reticolazione dei sali di cromo. Concia al vegetale: l agente conciante in questo caso è costituito da tannini, naturali o sintetici (si tratta di composti di tipo fenolico ad alto peso molecolare). La concia si effettua spostando le pelli in vasche preparate con estratti tannici a concentrazione crescente: in totale, è necessario circa il 35% di tannino puro sul peso delle pelli in trippa. A seconda della miscela di tannini che viene scelta, si possono ottenere cuoi di diverse caratteristiche. Più spesso i tannini vegetali sono usati solamente nei processi di riconcia, con funzione riempitiva. Fase di rifinizione Lo scopo di questa fase è quello di migliorare l aspetto del pellame, conferendogli le caratteristiche desiderate. Le operazioni di rifinitura sono ora illustrate. Pressatura e rasatura: con la pressa rotativa a feltri si spreme l eccesso di acqua e si uniforma lo spessore della pelle. Se le pelli non sono ancora state spaccate, si effettua anche la spaccatura in conciato. Smerigliatura: si rende uniforme la superficie del cuoio, facendo passare la pelle su due cilindri di cui uno presenta una superficie abrasiva. Deve seguire necessariamente una fase di spolveratura, per rimuovere le polveri generate dalle smerigliatura. Questa operazione, che consiste nel sollevare 3

13 la polvere mediante una lama di aria generata da una testa di spazzolatura e nel captarla successivamente con un sistema di aspirazione, si può effettuare in vari momenti del ciclo di concia. Neutralizzazione: occorre innalzare il ph a 5,5-6,5, per permettere la successiva tintura. Si usa generalmente una soluzione di NaHCO 3 (0,7-2%) a C, ma sono adatti anche NH 4 (HCO 3 ) e NaHSO 3, formiato di calcio, acetato di sodio. Riconcia: è un ulteriore trattamento con concianti, per dare pienezza ai cuoi e migliorare la qualità del prodotto finale. Non è necessaria, ma solitamente si effettua per ottenere cuoi speciali. Come riconcianti, vanno bene sali di Cr, tannini, sali di Al, resine ureiche, glutaraldeide. Tintura: è il processo di applicazione delle sostanze coloranti sulla pelle, allo scopo di migliorarne l aspetto e aumentarne il pregio. A seconda della modalità di esecuzione si possono avere tinture superficiali o tinture in sezione. La gamma dei coloranti disponibili è molto vasta e comprende le composizioni chimiche più diverse: i più usati sono i coloranti azoici e i derivati dell anilina. Il colorante viene pesato e sciolto in acqua calda (60-70 C), e quindi addizionato al bagno. Esistono macchine automatiche che lavorano a ciclo chiuso, riducendo così al minimo il contatto degli addetti con le sostanze coloranti e le relative perdite. Ingrasso: ha lo scopo di impartire ai cuoi svariate caratteristiche, tra cui la morbidezza, lubrificando le fibre e impedendo che esse si saldino insieme. Si impiegano oli e grassi di origine animale, vegetale o sintetica, in emulsione acquosa con l ausilio di tensioattivi. E una fase essenziale qualora si vogliano ottenere pelli impermeabili. Asciugatura: per asciugare le pelli dall eccesso di acqua esistono varie tecniche. Tra queste, vi è l essiccamento per sospensione o appenditura, che consiste nello spremere le pelli con apposite macchine e appenderle poi in essiccatoi ad aria calda. Un altra tecnica è quella del pasting : si incollano le pelli su delle lastre di materiale vario e si fanno asciugare in essiccatoi continui a galleria. L essiccamento può anche essere condotto mediante riscaldamento di piastre di acciaio su cui le pelli sono state preventivamente incollate (essiccamento alla termoplacca o secoterm). All azione del calore generato dalle lastre riscaldate si può aggiungere quella di una depressione più o meno elevata, prodotta da una pompa a vuoto (essiccamento sotto vuoto). Palissonatura e folonaggio: servono per rendere la pelle morbida e soffice in tutti i suoi punti. Le pelli vengono sottoposte ad una serie di stiramenti e sollecitazioni piuttosto violente, affinché le fibre indurite si ridistendano e conferiscano alla pelle un tatto morbido. Per la palissonatura si adopera un apposita macchina, che produce molto rumore e notevoli vibrazioni; nel folonaggio, le pelli vengono fatte ruotare in bottale con o senza acqua oppure segatura. Rifinizione: consiste nella applicazione sulla superficie delle pelli di sostanze chimiche di varia natura, che, dopo essiccamento, formano un film dalle caratteristiche desiderate di solidità, elasticità, trasparenza. La rifinizione (detta comunemente anche verniciatura ) è costituita da 3 4

14 strati: il fondo, la copertura, il lucido. Nelle sostanze applicate, dette paste pigmento, si trovano pigmenti di tipo organico o inorganico (coloranti di anilina, ossidi di Ti, di Fe, di Zn ), leganti di varia natura che tengono il pigmento in sospensione (caseina, nitrocellulosa, resine sintetiche), e sostanze ausiliari (lucidi, plastificanti, coloranti di avvivaggio, addensanti, reticolanti, solventi e diluenti). In particolare, la rifinizione alla nitrocellulosa richiede la presenza nelle miscele coprenti di plastificanti (ftalato di butile e olio di ricino), di vernici a base di poliuretani e di solventi e diluenti, tra cui acetati, glicoleteri, alcoli, chetoni. I 3 strati coprenti vengono poi fissati con una soluzione di formaldeide al 10-15%. Le tecniche adottate per l applicazione delle miscele coprenti sono la rifinitura a spruzzo, a tampone e a velo. La rifinitura a spruzzo è la più diffusa e si avvale di un sistema automatico di pistole ad aria compressa (pistole pneumatiche) che sparano la vernice sulle pelli disposte su nastri trasportatori all interno di apposite cabine di spruzzatura. Negli ultimi anni si stanno diffondendo sempre più pistole air-less, che utilizzano un getto ad alta pressione, e pistole volumetriche HVLP (high volume - low pressure), che in parte risolvono il problema dell overspray e delle perdite di prodotto tipico delle pistole tradizionali. La tecnica a tampone è manuale e consiste nello sfregare la pelle con un tampone imbevuto di miscela coprente. La rifinitura a velo, infine, prevede la stesura della soluzione di finissaggio su tutta la superficie del cuoi sotto forma di un velo di liquido. Negli ultimi anni, in ogni modo, si tende a preferire l applicazione a rullo, mediante macchine rotative che consentono un risparmio del 30-40% di prodotto rispetto alla rifinizione a spruzzo.e una fase che determina un grosso inquinamento nei locali in cui è effettuata e nell ambiente esterno, essendo la causa principale della emissione di solventi in atmosfera. La verniciatura è seguita poi dall asciugaggio in un tunnel di essiccamento e dalla pressatura a caldo (70-90 C), che permette al film steso di ancorarsi alla pelle. I.3 Gli impatti ambientali caratteristici Come già detto le lavorazioni che consentono di trasformare le pelli grezze in prodotto finito sono numerose e complesse, e non è semplice identificare quelle che da un punto di vista globale apportano il maggior impatto. Tuttavia le fasi a umido (rinverdimento, depilazione, concia) sono quelle che interessano il maggior numero di comparti ambientali e che richiedono pertanto un attenzione maggiore. Anche la rifinizione comporta effetti ambientali tipici, in particolare per quanti riguarda le emissioni atmosferiche. Per ogni comparto ambientale si riportano di seguito i principali impatti, con la precisazione delle fasi di lavorazione più critiche e delle possibili tecnologie di riduzione degli effetti ambientali negativi. Tali innovazioni tecnologiche si sono rivelate efficaci in fase sperimentale, anche se la loro la loro applicazione a livello produttivo incontra ancora alcune difficoltà, soprattutto a causa delle dimensioni medio-piccole delle imprese del settore, che non consentono rilevanti investimenti economici per il miglioramento delle prestazioni ambientale. 5

15 Consumo idrico: la lavorazione della pelle necessita d ingenti quantità d acqua, utilizzata tanto nella fase di riviera, quanto nella fase di concia in rapporti che vanno fino al 400% rispetto al peso della pelle trattata. I bagni di rinverdimento, di calcinaio, di decalcinazione, i bagni di concia e quelli di tintura, inoltre, vengono rinnovati più volte e tra un operazione e l altra, quando occorre trasferire le pelli, le perdite idriche sono notevoli; perciò, anche in un eventuale sistema di riciclo delle acque, bisogna tenere presente che, in ogni caso, si avranno perdite considerevoli. Per ridurre il consumo d acqua si può ricorrere a vari accorgimenti, quali la riduzione del quantitativo di acqua nel rinverdimento, il riutilizzo dei bagni di calcinaio e dei bagni di piclaggio, l esecuzione a secco della concia, delle tinture e degli ingrassi. Scarichi idrici: lo scarico di conceria è fortemente inquinato, torbido, putrescibile, maleodorante (a causa del contenuto di solfuri e azoto ammoniacale) e ricco di sostanze solide disciolte e sospese. L inquinamento prodotto è di natura organica ed inorganica, dovuto sia a sostanze rimosse dalle pelli grezze, sia agli additivi chimici usati (cloruri, solfati, cromo,ecc.). I cloruri, che derivano essenzialmente dalla elevata quantità di NaCl contenuto nelle acque di rinverdimento, sono difficili da abbattere per via chimica e biologica. Metodi di abbattimento, quali le resine a scambio ionico o l osmosi inversa sono troppo costosi e, quindi, l unica soluzione possibile per ridurre la quantità di cloruri nelle acque di scarico è quella di scaricare meno sale, modificando il sistema di conservazione (ad esempio, privilegiando la conservazione per refrigerazione oppure diminuendo la quantità di NaCl e aumentando l impiego di antibatterici) oppure quella di eliminare il sale dalle pelli prima del rinverdimento per poi riutilizzarlo. Per i solfati il discorso è analogo e la soluzione migliore sarebbe quella di eliminare o ridurre l uso di H 2 SO 4 nel piclaggio. Rifiuti: molti dei residui prodotti dalle concerie possono essere oggetto di riutilizzo. Ad esempio, i ritagli di pelle, che sono materia prima per la produzione di gelatine e collanti; il carniccio può essere impiegato per mangimi animali in zootecnia; le rasature di pelli conciate al vegetale trovano impiego per fabbricare cartoni di fibra. Invece, tutto ciò che è stato trattato con Cromo III (ritagli e rasature di pelli conciate al cromo, polveri di smerigliatura) deve essere smaltito in discarica. Il problema più grosso inerente ai rifiuti è senza dubbio quello dei fanghi di depurazione. Essi presentano un elevato contenuto di acqua, di sostanza organica, di sali (soprattutto cloruri), di solfuri e di Cromo III. Sono classificati come rifiuti speciali non pericolosi. La sostanza organica presente, soprattutto di natura proteica, stabilizza i metalli pesanti, quali il Cromo: la frazione inorganica risulta così quasi inerte. Esistono alcuni metodi alternativi da utilizzare per lo smaltimento dei fanghi. Uno di questi consiste nell essiccare i fanghi, per ridurne il contenuto di umidità e di conseguenza il peso e il volume da 6

16 smaltire. L altro sistema comporta l additivazione dei fanghi con argilla, per la produzione di granulati inerti utilizzabili per materiali di edilizia (ecoespanso). Emissioni in atmosfera: gli odori sono forse l impatto tipico del settore conciario che crea più problemi in termini di accettabilità sociale dell industria stessa. Le emissioni prodotte durante alcune fasi caratteristiche della lavorazione conciaria possono essere significative per il loro contributo all inquinamento atmosferico. Gli inquinanti più diffusi rilevati nei distretti conciari sono H 2 S, NH 3, COV, vapori di formaldeide e polveri. L H 2 S si genera per acidificazione dei solfuri, che sono utilizzati in grande quantità come depilanti nel bagno di calcinaio. E presente nei locali di conceria, negli scarichi idrici e negli impianti di depurazione. L idrogeno solforato presenta una soglia percettiva molto bassa (0,0081 ppm), per cui minime quantità nell atmosfera determinano un notevole e caratteristico impatto odoroso cui si associano, al superamento di determinate soglie di concentrazione effetti negativi sulla salute umana (indicativamente, al superamento di 400 ppm). La sua concentrazione nei distretti conciari è generalmente superiore di circa il 5-10% rispetto al limite di legge, con valori medi elevati rispetto alla media regionale. L inquinamento è maggiore nei mesi estivi, a causa della maggiore attività depurativa degli scarichi conciari. L impatto maggiore sull atmosfera è comunque determinato dai COV. Le sostanze organiche volatili derivano esclusivamente dalla fase di rifinizione a spruzzo e dal successivo essiccamento, dove viene fatto un uso massiccio di solventi organici, spesso caratterizzati da una alta velocità di evaporazione e da potenziale cancerogenicità (chetoni, alcoli, glicoli, acetati, toluene ). Per ridurre le emissioni di COV si potrebbero sostituire i tradizionali sistemi di rifinizione con solventi con sistemi privi di solventi, diluibili in acqua (ad esempio, dispersioni acquose di poliuretani), oppure modificare la tecnologia di rifinizione. In ogni caso, il principale problema connesso con le emissioni atmosferiche delle industrie conciarie è costituito dalla grossa rilevanza delle emissioni diffuse. Le fonti di emissioni diffuse sono le vasche, i bottali, le cabine di spruzzatura, i tunnel di essiccamento, le operazioni di lavaggio delle attrezzature di spruzzatura. Nonostante la presenza di impianti di abbattimento e di aspirazione, si stima che le emissioni diffuse costituiscano il 40% delle emissioni aeriformi totali. Suolo: i terreni possono risultare contaminati da Cromo, specie in prossimità del depuratore, a seguito di eventuali scarichi diretti di acque reflue e fanghi. Il Cromo è considerato il marcatore dell inquinamento da conceria: si fissa nel terreno, ma è poco assorbito dalle piante. Il Cromo III è poco solubile anche a ph acido e, dunque, i fanghi non hanno problemi per la disposizione in discarica o direttamente sul terreno. Bisogna poi sottolineare che il Cromo III è mutagenicamente inattivo, è un micronutriente essenziale e risulta teratogeno solo in alte dosi. Il Cromo VI, invece, è 7

17 mutageno, teratogeno e induce tumore ai polmoni: esso deve risultare sempre assente nelle acque di scarico. I.4 la gestione delle problematiche ambientali: una proposta Come illustrato, quello della concia è un settore produttivo da sempre oggetto di attenzione, sia da parte della amministrazione pubblica che della popolazione, a causa delle criticità ambientali ad esso connesse. Emerge dunque in questo contesto la necessità, sia per le singole imprese che per gli organismi di controllo, di disporre di adeguati strumenti per: Conoscere, gestire e valutare tutti gli aspetti ambientali connessi con l attività produttiva; Individuare i possibili obiettivi di miglioramento, tramite il confronto tra le performance delle altre imprese del settore. La gestione integrata dell ambiente rappresenta sempre più una variabile strategica, anche alla luce dei princìpi della Direttiva europea IPPC (Dir. 96/61) sul controllo e la prevenzione integrata dell inquinamento. Proprio in quest ottica è nato il progetto di implementazione del Bilancio Ambientale nelle aziende della settore concia, finanziato dal GAL 7 e realizzato da ARPAV in collaborazione con FAIV. 8

18 1 PRESENTAZIONE DEL PROGETTO 1.1 Obiettivi e soggetti partecipanti Nell ambito del Programma Comunitario Leader II, tramite la convenzione sottoscritta con il GAL 7 Gruppo di Azione Locale Alto Vicentino (29 dicembre 1999), l ARPAV si è impegnata a realizzare un sistema a supporto del miglioramento ambientale delle aziende del comparto della concia nel territorio del GAL 7. Come previsto dalla convenzione stessa, l ARPAV si è avvalsa della collaborazione della FAIV, la Federazione Artigiani Imprenditori Vicentini (convenzione sottoscritta in data 17 aprile 2000), soprattutto per quanto riguarda la gestione dei contatti con le imprese partecipanti e la fase di raccolta dei dati ambientali e di tecnologia. Per supportare la fase di raccolta dei dati ARPAV ha realizzato un software dedicato, con la funzione di raccogliere dati ambientali qualitativi e quantitativi (materie prime e prodotti, consumi energetici e idrici, emissioni atmosferiche, scarichi, rifiuti) e di rilevare informazioni dettagliate riguardo alle tecnologie di lavorazione adottate. I dati così raccolti sono stati elaborati allo scopo di raggiungere un duplice obiettivo: innanzi tutto hanno permesso di costruire un bilancio ambientale per ciascuna azienda, che riassume in modo organico tutte le informazioni ambientali, solitamente gestite in modo frammentario, e che presenta le performance ambientali delle imprese utilizzando indicatori sintetici. In questo Rapporto finale le performance ambientali di tutte le aziende sono state messe a confronto, cercando di individuare le migliori pratiche disponibili e i migliori valori degli indici tecnologici. La redazione di questo rapporto consente quindi alle singole aziende di poter confrontare il proprio bilancio ambientale, quindi il valore delle proprie prestazioni ambientali, con la media del settore, individuando così i propri punti di forza e le criticità su cui invece lavorare per ottenere negli anni successivi un miglioramento ambientale. 9

19 1.2 Fasi di realizzazione Il progetto, della durata di un anno, si è concluso nel maggio L ARPAV ha curato direttamente la progettazione, lo sviluppo del software, la supervisione tecnico-scientifica, la redazione del rapporto finale. FAIV ha collaborato in particolare per quanto riguarda la selezione delle imprese campione, l assistenza per la raccolta e l inserimento dei dati, la progettazione e l effettuazione di una campagna di monitoraggio specifica con particolare riferimento alle emissioni atmosferiche. Per la realizzazione dell intero progetto sono state previste quattro fasi, di cui si riportano brevemente le modalità di gestione: Fase di progettazione È stato definito il set di dati quali-quantitativi da raccogliere relativamente ai diversi comparti ambientali, alla gestione ambientale e alle tecnologie di processo utilizzate e, su tale base, è stato realizzato il software CONCIA 1.0 dedicato alla raccolta, organizzazione, archiviazione ed elaborazione di tali informazioni. Sono state contattate le aziende artigiane del comparto della concia nel territorio del GAL 7, e tra queste è stato definito il campione di indagine. Fase di sviluppo Sono state effettuate le campagne di monitoraggio sulle emissioni e sono stati rilevati presso ciascuna azienda, tramite il software, i dati di bilancio ambientale e di tecnologie richiesti. Elaborazioni Tutti i dati acquisiti sono stati verificati ed elaborati per realizzare da un lato i bilanci ambientali d impresa, consegnati a ciascuna delle aziende partecipanti al progetto, dall altro per individuare gli indicatori di performance ambientale per ciascun tipo di tecnologia utilizzata. Produzione del rapporto finale Vengono presentati tutti i dati raccolti e tutti gli indicatori elaborati, per consentire quindi alle singole aziende di poter confrontare le proprie prestazioni ambientali con i valori medi del settore. 1.3 Riferimenti spaziali e temporali 10

20 Il progetto ha interessato 44 aziende del territorio del GAL7 Alto Vicentino, comprendente i comuni di: Altissimo, Chiampo, Crespadoro, Nogarole Vicentino e San Pietro Mussolino (figura 1.1). La campagna di rilevamento dati è stata effettuata tra gli ultimi mesi del 2000 e i primi mesi del A tutela della privacy viene omesso in questa sede il nome delle singole aziende partecipanti, identificate ciascuna con un codice, rappresentato da un numero. Questo permette alle aziende di riconoscersi all interno del rapporto e di misurare quindi le proprie prestazioni ambientali con i valori medi di riferimento per il settore. Figura 1.1: il territorio del GAL7 11

21 2 IMPOSTAZIONE METODOLOGICA 2.1 Obiettivi Tutti i dati raccolti dalle aziende partecipanti al progetto sono stati elaborati allo scopo di descrivere in modo sintetico ed organizzato l impatto ambientale di ogni azienda. Le informazioni ambientali quantitative sono state quindi interpolate con le informazioni di tipo qualitativo (anch esse raccolte tramite il software dedicato CONCIA1.0) sulle fasi di lavorazione e le tecnologie utilizzate, per definire un set ottimale di indicatori ambientali di performance direttamente correlati con la specifica realtà produttiva. Dal confronto tra tutti i valori degli indicatori di performance per ciascuna azienda emergono i valori medi del campione d indagine; tali valori possono essere presi come riferimento da ciascuna impresa per valutare la propria pressione ambientale in relazione ad altre imprese simili per tipologia di lavorazione, individuando i propri punti di forza e le criticità su cui lavorare per un futuro miglioramento ambientale. Lo schema concettuale di base è riportato in figura 2.1. Dati ambientali elaborazione aggregazione Set di indicatori Dati tecnologici confronto Indicatori di performance ambientale d impresa Valori medi degli indicatori per il campione d indagine Valutazione della pressione ambientale Figura 2.1: la valutazione della pressione ambientale 12

22 2.2 definizione di indicatore ambientale Con il termine di indicatore di performance ambientale si intende una grandezza in grado di rappresentare in modo sintetico l impatto specifico di un azienda sulle diverse componenti ambientali. Il fatto di poter disporre di un sistema di indicatori consente di fornire un quadro sintetico, seppure parziale, della situazione complessiva, confrontabile nel tempo e con altre realtà simili. In via del tutto generale il concetto di indicatore può essere determinato rappresentando tutte le tipologie di dati e informazioni esistenti come una piramide dell informazione. Alla base della piramide sono collocati i dati grezzi, provenienti dalle misurazioni direttamente effettuate sul campo ; ad un livello superiore ci sono i dati elaborati, organizzati in modo tale da fornire delle informazioni di carattere statistico; ad un livello più elevato rispetto a quest ultimo i dati vengono ulteriormente selezionati ed elaborati in base a vari criteri, pesati ed aggregati, per ottenere indicatori che forniscono informazioni in una forma sempre più sintetica. La scelta e l uso di un particolare tipo di indicatore sono strettamente dipendenti dallo scopo che si vuole raggiungere e dal messaggio che si vuole comunicare. Le funzioni degli indicatori sono principalmente quelle di: ridurre il numero di misurazioni e di parametri che normalmente sono richiesti per fornire un quadro esatto della situazione indagata Favorire processi di benchmarking sia gestionale che tecnologico tra aziende dello stesso distretto produttivo semplificare il processo di comunicazione attraverso il quale i risultati delle indagini vengono forniti all utilizzatore. Questo ultimo aspetto mostra come lo studio e la continua elaborazione di indicatori, sia a livello internazionale e globale che a livello locale e di settore, siano motivati da una sempre crescente domanda di informazione e di conoscenza nei diversi ambiti e da parte dei diversi attori sociali, e dalla necessità di fornire tali informazioni ai diversi utenti finali nel modo più semplice e diretto. A differenza di un dato assoluto, ad esempio la quantità totale di rifiuti prodotta in un determinato anno da un impresa, un indicatore deve fornire un informazione pesata, ossia riferita ad un preciso denominatore; gli indicatori più frequentemente utilizzati collegano i dati fisici di consumi e impatti ambientali a grandezze quali la quantità di prodotto annuo, il valore aggiunto, il fatturato. Il riferimento ad un denominatore permette innanzitutto di valutare se il miglioramento della prestazione (ossia la riduzione dell impatto) sia dovuto ad un effettivo miglioramento del modo in cui l impresa ha gestito i propri problemi ambientali, o solo ad una semplice riduzione del 13

23 livello di attività; inoltre, facendo riferimento all unità di prodotto caratteristico, permette di confrontare le prestazioni di più imprese dello stesso settore. In base alle informazioni utilizzate per elaborarli, gli indicatori possono essere di tipo più o meno diretto : indicatori diretti di tipo fisico, che rappresentano il valore specifico (ad esempio per unità di prodotto) di consumi ed emissioni (inquinanti atmosferici, scarichi, rifiuti, ecc.); hanno il vantaggio della semplicità di rilevazione e di calcolo, poiché necessitano di aggregazioni elementari, e dell immediatezza della comunicazione. I principali limiti relativi all utilizzo di questo tipo di indicatori derivano dalla difficoltà di trovare un corretto compromesso tra completezza e sinteticità dell informazione. Tuttavia, se è difficile utilizzarli per confrontare in termini assoluti imprese differenti, sono tra i più utilizzati per comprendere l evoluzione nel tempo delle prestazioni di una singola azienda o di un singolo settore produttivo. Indicatori di tipo economico, consistono nell evidenziare i costi, espliciti (investimenti e costi di esercizio per il disinquinamento e la bonifica degli effetti ambientali negativi) o nascosti ( passività ambientali derivanti da eventuali interventi per adeguarsi alle future normative ambientali), legati direttamente o indirettamente agli impatti ambientali dell azienda. L utilizzo di dati economici come indicatori di prestazione ambientale si scontra però con alcuni problemi, soprattutto la definizione e la conseguente misura dei dati di partenza. Indicatori basati sulla misura dello sforzo, espressi in termini quantitativi, ad esempio l entità degli investimenti per il miglioramento ambientale, o qualitativi, ad esempio la descrizione degli interventi fatti sulla formazione, sulla struttura organizzativa, sulle procedure interne, ecc. il principale vantaggio di questi indicatori è costituito dalla semplicità di rilevazione e proprio per questo gli indicatori basati sullo sforzo costituiscono la prima forma di indicatori che trova spazio nei rapporti ambientali delle imprese. Tuttavia il loro utilizzo non può essere esclusivo, senza che siano forniti riscontri oggettivi degli effetti di tali sforzi sulle prestazioni ambientali dell impresa. Indicatori indiretti di relazione con il territorio, sono connessi con il numero di controversie, reclami, incidenti o solo non conformità legislative che un impresa ha subìto nel periodo di riferimento. Il vantaggio di questi indicatori, oltre alla semplicità di rilevazione, consiste nella capacità di fornire un quadro sintetico dei comportamenti critici dell azienda, perché si evidenzia la frequenza con cui le prestazioni ambientali di un impresa superano la soglia di tolleranza. Tuttavia è possibile che l andamento dei reclami non sia parallelo all effettivo miglioramento delle prestazioni, ed inoltre non incentivano il miglioramento una volta che siano stati raggiunti gli obiettivi minimi richiesti dalla normativa. 14

24 A prescindere dalla loro tipologia, gli indicatori di performance ambientale devono rispondere ad alcuni requisiti fondamentali: innanzi tutto devono basarsi su dati: o disponibili, o per lo meno recuperabili con un ragionevole rapporto costi/benefici o affidabili, cioè opportunamente documentabili e di qualità adeguata: fonti conosciute, modalità di rilevamento adeguate, dati facilmente riproducibili o aggiornati, ossia relativi all anno in corso, o al precedente, con raccolta dati ad intervalli regolari. devono essere rappresentativi dell aspetto ambientale a cui si riferiscono devono essere sensibili alle variazioni delle prestazioni ambientali dell impresa, cioè devono consentire di evidenziare i trend temporali, i miglioramenti o i peggioramenti determinati dall attività dell azienda e dalle eventuali misure adottate devono essere facilmente determinabili e non comportare costi eccessivi per l impresa stessa devono essere semplici, di facile interpretazione e di immediata comprensione anche per i non addetti ai lavori devono essere riproducibili e confrontabili, ossia fornire una base per il confronto nel tempo e nello spazio, ad una scala più o meno estesa (locale, regionale, nazionale o internazionale) devono rispondere alla domanda della normativa, ossia contribuire a fornire delle informazioni richieste, esplicitamente o implicitamente dalla normativa ambientale, laddove presente. L utilizzo di indicatori di performance ambientale risponde a diverse esigenze, sia di gestione interna che di comunicazione all esterno dell impresa. Gli indicatori possono rivelarsi utili: per valutare le prestazioni ambientali dell azienda, ossia i consumi e gli impatti specifici sull ambiente che derivano dall attività produttiva per individuare priorità di intervento: confrontando il valore assunto dai diversi indicatori si può individuare il settore ambientale nel quale è più urgente intervenire e quello che offre maggiori margini di miglioramento per verificare nel tempo l andamento dei miglioramenti ottenuti. Tramite il continuo aggiornamento un indicatore può essere utilizzato per monitorare costantemente l efficacia degli interventi volti alla riduzione degli impatti per effettuare controlli di processo, evidenziando l efficienza ambientale delle tecnologie utilizzate per la produzione e l abbattimento degli impatti 15

25 per comunicare all esterno le performance dell azienda, con informazioni sintetiche e facilmente comprensibili, organizzando ad esempio gli indicatori in un report ambientale per il pubblico. 2.3 presentazione del set di indicatori ambientali scelti Tra gli indicatori di performance ricavabili da tutti i dati raccolti presso le aziende campione è stato selezionato un set rappresentativo. Volendo ottenere un seti di indicatori che fossero il più semplici e diretti possibili, sono stati privilegiati gli indicatori di tipo fisico a basso livello di aggregazione, pesati in base all unità di prodotto caratteristico, ossia ai m 2 di pelle lavorata. Per garantire allo stesso tempo la sinteticità delle informazioni il numero degli indicatori è stato limitato il più possibile: gli indicatori selezionati sono complessivamente 25. Gli indicatori scelti sono elencati in tabella 2.1; a ciascuno è dedicato in seguito un box di presentazione delle caratteristiche principali: matrice ambientale di riferimento, descrizione, unità di misura, metodo di calcolo, osservazioni. Tabella 2.1: il set di indicatori di performance ambientale scelti n indicatore 1 Consumo specifico di composti chimici 2 Consumo specifico di energia elettrica 3 Consumo specifico di energia termica 4 Consumo specifico di combustibile 5 Consumo specifico di energia totale 6 Emissione specifica di Polveri 7 Emissione specifica di SOV 8 Emissione specifica di CO 9 Emissione specifica di SO 2 10 Emissione specifica di NO x 11 Emissione specifica di polveri diffuse 12 Emissione specifica di SOV diffusi 13 Prelievi idrici specifici 14 Scarichi idrici specifici 15 Scarico specifico di COD 16

26 16 Scarico specifico di cloruri 17 Scarico specifico di solfati 18 Scarico specifico di Cromo III 19 Scarico specifico di Solidi Sospesi Totali 20 Scarico specifico di azoto disciolto totale 21 Scarico specifico di solfuri 22 Produzione specifica di rifiuti totali 23 Produzione specifica di rifiuti da concia (CER ) 24 Produzione specifica di pitture e vernici (CER ) 25 Spese ambientali totali e per comparto ambientale N 01 MATRICE: Composti chimici Indicatore Descrizione Unità di misura Metodo di calcolo Osservazioni Consumo specifico di composti chimici È il consumo di composti chimici (in grammi) riferita all unità di prodotto grammi di composti chimici per m 2 di pelle lavorata L indicatore è calcolato dividendo la quantità assoluta di composti utilizzati (quantità totale e quantità per singola categoria di prodotti) per la quantità di pelle lavorata Consente di misurare la quantità specifica di composti chimici caratteristici utilizzati in alcune fasi della lavorazione conciaria. Data la loro natura di composti organici volatili, molti di questi prodotti sono correlabili anche con la quantità di inquinanti atmosferici (COV) emessi. L indicatore può essere utilizzato anche per evidenziare l utilizzo di composti chimici alternativi e ad impatto ambientale ridotto rispetto a quelli tradizionali (solventi in base acquosa anziché in base organica). 17

27 N 02 MATRICE: Energia Indicatore Descrizione Unità di misura Metodo di calcolo Osservazioni Consumo specifico di energia elettrica È il consumo di energia elettrica (in kwh) riferito all unità di prodotto. KWh consumati per migliaio di m 2 di pelle lavorata I consumi energetici annuali sono divisi per la quantità di pelli lavorate. I consumi di energia elettrica sono ricavati dalla somma delle quantità acquistate dai produttori di energia e delle quantità eventualmente autoprodotte. L indicatore è correlato al grado di complessità tecnologica dell azienda (numero di macchinari utilizzati) e al tipo di lavorazione effettuata. N 03 MATRICE: Energia Indicatore Descrizione Unità di misura Metodo di calcolo Osservazioni Consumo specifico di energia termica È il consumo di calore (in kj) riferito all unità di prodotto. I kj utilizzati corrispondono al calore sviluppato dai combustibili utilizzati KJ consumati per migliaio di m 2 di pelle lavorata L indicatore si ottiene dividendo i kj di energia termica prodotti per la quantità di pelle lavorata. I consumi di energia termica sono ricavati dalla somma delle quantità autoprodotte bruciando combustibili e delle quantità eventualmente acquistate da reti di distribuzione. L indicatore è strettamente correlato con il tipo di lavorazione effettuata. N 04 MATRICE: Energia Indicatore Descrizione Unità di misura Consumo specifico di combustibile Rappresenta il consumo di combustibile per la produzione del calore necessario alle lavorazioni effettuate. m 3 di metano o kg di gasolio o olio combustibile per migliaio di m 2 di pelle lavorata Metodo di calcolo Si ottiene dividendo la quantità di combustibile utilizzata (m 3 o kg) per la quantità di pelle lavorata Osservazioni L indicatore è strettamente correlato con il consumo di energia termica e con il tipo di lavorazioni effettuate. 18

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