SIMPOSIO 18 DISABILITA INTELLETTIVA IN TERZA ETA

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1 SIMPOSIO 18 DISABILITA INTELLETTIVA IN TERZA ETA

2 TITOLO Intervento / Poster / Comunicazione AUTORI (es. P. Rossi etc. ) ENTE DI APPARTENENZA Indirizzo Testo della relazione (o ABSTRACT di Almeno 10 righe in Times New Roman all 11) Introduzione Metodologia Risultati Conclusioni Almeno 3 riferimenti Bibliografici DISABILITA INTELLETTIVA IN TERZA ETA Introduzione Tiziano Gomiero ANFFAS Trentino Onlus t.gomiero@virgilio.it Introduzione: Con il presente simposio si vuole venire incontro alle crescenti esigenze che emergono nelle attività di cura delle persone con Disabilità intellettiva con due focus centrali volti ad aumentare delle competenze di intervento con gli utenti dei servizi e tra gli operatori stessi. Il lavoro degli operatori dei servizi socio-sanitari che operano sul territorio è caratterizzato dal costante e intensivo rapporto assistenziale con i propri utenti e sovente anche con i familiari degli stessi. Talvolta alcune condizioni di salute che si modificano o alcuni cambiamenti nella persona comportano un necessario ripensamento delle modalità organizzative ambientali e strumentali, degli stili di relazione, delle strategie operative individuali e di gruppo per far sì che i fattori ambientali diventino facilitanti e possano essere veicoli per una conoscenza più approfondita della persona stessa e della condizione di cambiamento che sta sperimentando. In particolare la popolazione affetta da disabilità intellettiva (DI) in generale e da sindrome di Down (Down Syndrome, DS), sta rapidamente invecchiando con un maggiore rischio di sviluppare una demenza simile alla malattia di Alzheimer (Dementia in Alzheimer s Disease, DAD). Sono quindi essenziali competenze, strumenti e interventi validati per accompagnare le persone con DI a questa fase della vita in modo adeguato al mantenimento della QdV. Adams, D. & Oliver, C. (2010). The relationship between acquired impairments of executive function and behaviour change in adults with Down syndrome. Journal of Intellectual Disability Research, 54, De Vreese L.P, Mantesso U., De Bastiani E. e Gomiero T. (2009).La nuova longevità della disabilità intellettiva. Percorsi di cura dalla gestione alla relazione, Liguori Editore, Napoli. National Task Group on Intellectual Disabilities and Dementia Practice. (2012). My Thinker s Not Working : A National Strategy for Enabling Adults with Intellectual Disabilities Affected by Dementia to Remain in Their Community and Receive Quality Supports

3 TITOLO Intervento AMBIENTE PROTESICO NELLA DEMENZA E DISABILITA INTELLETTIVA: LO SPAZIO COME RISORSA TERAPEUTICA AUTORI ENTE DI APPARTENENZA Indirizzo Testo della relazione Introduzione Metodologia Risultati Conclusioni U. Mantesso, T. Gomiero ANFFAS Trentino Onlus ulricomanteso@alice.it La cura della persona con Disabilità Intellettiva si pone, per il carattere di situazione cronica, come cura a lungo termine che progressivamente impone soluzioni sempre più articolate, con il suo divenire nel tempo sempre più associata a problematiche che dal singolo e dal nucleo familiare coinvolgono tutto il contesto di vita della persona. Quando un paziente con DI, per demenza, perde progressivamente le diverse abilità cognitive, occorre costruire una protesi tanto più complessa quanto più complessa è la perdita, che supporti il paziente nella sua relazione con l ambiente, umano e non. Lo spazio e l ambiente vitale rappresentano perciò per la persona affetta da demenza con DI (Disabilità Intellettiva) da un lato il motivo scatenante di molte alterazioni del comportamento e dall altro una risorsa terapeutica, purtroppo spesso sottoutilizzata. Lo sforzo dedicato al miglioramento dell ambiente di vita delle persone affette da DI e demenza sebbene non incida probabilmente sulla durata biologica della malattia, certamente prolunga e migliora la qualità della vita dei pazienti e delle famiglie e rappresenta a tutt oggi uno dei pochi risultati realmente terapeutici ottenibili nella cura della demenza. A favore di questa ipotesi ambientale è il modello assistenziale Gentle-Care, promosso dalla terapista canadese Moyra Jones,che assume tra i suoi principi cardine l importanza dello spazio fisico. Sono stati confrontati gli ambienti di 3 tipi di struttura (Centro Integrato Meridiana, Istituti, Casa + Comunità Alloggio) e valutate attraverso una lista di controllo predisposta per la rilevazione sistematica delle barriere non solo fisiche, ma anche percettive (sensoriali e cognitive) per persone con DA (Demenza Alzheimer) nella

4 popolazione generale (predisposta da Gruppo di Ricerca della Facoltà di Ingegneria- Trento). La ricerca sugli interventi ambientali nel campo della demenza è ancora piuttosto povera e per tale motivo la International Psychogeriatrics Association ha incluso nel calendario delle future ricerche l approfondimento delle relazioni tra BPSD e ambiente (Brodaty & Finkel, 2003). Almeno 3 riferimenti Bibliografici - Vitali S, Guaita A, Il significato dell ambiente protesico nella cura della persona con demenza in fase severa, Dementia Update 7, Maggio 2000 : pag De Vreese LP, L ambiente ed i sintomi psicologici e comportamentali della demenza I Luoghi della Cura 2; 2005: pag Chiogna M, Dalprà M, Adeguare gli spazi domestici per ospitare in sicurezza il malato di Alzheimer: problematiche e soluzionia supporto della famiglia Università degli Studi di Trento Dipartimento Ingegneria Civile e Ambientale, Dicembre 2009

5 TITOLO Intervento AUTORI ENTE DI APPARTENENZA Indirizzo Testo della relazione Introduzione Metodologia Risultati Conclusioni VALIDAZIONE ITALIANO DELLA SCALA QUALID (QUALITY OF LIFE IN LATE-STAGE DEMENTIAL) PER LA VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ DELLA VITA NEGLI STADI AVANZATI DI DEMENZA IN SOGGETTI CON DISABILITÀ INTELLETTIVA E. Weger, T. Gomiero, L. De Vreese, M. Uberti, U. Mantesso, E. De Bastiani, AC Marangoni ANFFAS TRENTINO Onlus, via Unterveger n. 6, Trento La validazione italiana della scala Qualid, è avvenuta all interno del progetto DAD (Down Alzheimer Dementia) di ANFFAS Trentino Onlus ( Nell ambito di tale progetto, infatti, si è ritenuto importante effettuare la validazione psicometrica di un valido e affidabile strumento per misurare la qualità di vita in persone con Disabilità Intellettiva (DI) in lingua italiana e negli stadi avanzati della malattia di Alzheimer nonché di altre demenze. La scala QUALID è un questionario a 11-item con una finestra di osservazione per ogni soggetto riferita agli ultimi 7 giorni. Ogni item è composto di una scala lickert a 5-punti che identifica la frequenza di ogni item (il punteggio totale può andare da 11 a 55). Un punteggio basso riflette una maggiore qualità di vita (QdV). La validità concorrente è stata valutata in comparazione con altre scale valutative per persone con DI. La scala Qualid è stata somministrata da un gruppo di professionisti (Medici, Psicologi e Pedagogisti clinici) con pluriennale esperienza nel trattamento di soggetti con Disabilità Intellettiva adulta e anziana a caregiver professionali. Il campione era composto da quaranta adulti/anziani con DI, con un età media di 56,4; ds= 4,71, e di cui il 60% risulta affetto da Sindrome di Down. Tutte le persone con DI inserite nello studio sono ospiti in cinque centri specializzati delle provincie di Trento e Cremona. Il campione coinvolto nello studio era composto da due gruppi paritari (20 soggetti ciascuno) con e senza diagnosi di probabile demenza ottenuta tramite la somministrazione di appositi strumenti di screening per la DI (DMR, RUOCO, AFAST). I punteggi del QUALID hanno mostrato un elevata consistenza interna degli item (Cronbach α=.795) e un ottima affidabilità tra diversi intervistati e nel test-retest (entrambe le statistiche con 7 item su 11 che raggiungono il golden standard di >0,70). I punteggi del Qualid risultano inoltre correlati in modo significativo con la sottoscala dell AADS relativa agli eccessi comportamentali e non con i deficit comportamentali. Si può concludere che la QUALID è una valida ed affidabile scala anche in lingua italiana, da applicare a soggetti con DI e da somministrare al caregiver per valutare la QdV in persone con malattie dementigene in stato avanzato.

6 Almeno 3 riferimenti Bibliografici Janicki MP, McCallion P, Dalton AJ (2002) Dementia related care decision-making in group homes for persons with intellectual disability. J Gerontol Social Work 38: Kitwood T (1993) Towards a theory of dementia care: the interpersonal process. Ageing Soc 13: Ready RE, Ott BR (2003) Quality of life measures for dementia. Health Qual Life Outcomes 1: 11. PMID: Rabins PV, Black BS (2007) Measuring quality of life in dementia: purposes, goals, challenges and progress. Int Psychogeriatr 19: PMID:

7 TITOLO Intervento LA PARTICOLARE VULNERABILITÀ DEL DISABILE INTELLETTIVO NEL PROCESSO D INVECCHIAMENTO. AUTORI ENTE DI APPARTENENZA Indirizzo Testo della relazione Introduzione Metodologia Risultati Conclusioni S.L. Monchieri Fondazione Poliambulanza ONLUS, Brescia semonch@alice.it Nel corso degli ultimi decenni si è assistito al progressivo incremento della longevità nelle persone con Disabilità Intellettiva. L aumento dell aspettativa di vita si è progressivamente innalzato dai 9-11 anni all inizio del secolo scorso fino ai sessant anni di media attuali per le persone con DI lieve, che vivono in paesi industrializzati. La longevità è in relazione a diversi fattori di ordine sociale quali le opportunità assistenziali, la comorbidità medica e psichiatrica ma, soprattutto l eziologia della disabilità. Nonostante la maggior longevità permangono aspetti problematici in questa popolazione rappresentati da una più precoce senescenza e una maggiore mortalità rispetto alla popolazione generale. Dal punto di vista epidemiologico si sono rilevanti fattori predittivi di un più alto tasso di mortalità nelle disabilità fisiche e sensoriali, deficit della motilità, epilessia, scadenti situazioni abitative e grado di supporto, frequenza dei life events e caratteristiche dell area urbana di vita. Le malattie cardiovascolari e respiratorie son o nettamente le cause più frequenti di decesso. La differenziazione sempre più attenta delle diverse forme di Disabilità intellettiva, favorita dai progressi soprattutto in ambito genetico, consente di prospettare un diverso rischio di morbilità per differenti patologie, consentendo interventi di prevenzione più attenti e specifici. Per accogliere i bisogni di cura della popolazione con D.I. in fase di invecchiamento si dovranno quindi conoscere bene la natura eziologica della condizione morbosa e dei problemi di salute mentale associati all invecchiamento. La maggior parte degli studi è orientata sulla diagnosi di demenza, ancora non univoca, e non più in generale sui profili di invecchiamento a possibile significato parafisiologico. Nell attualità sono ancora pochi gli studi in letteratura, se si eccettua la Sindrome di Down, che analizzano campioni di persone con D.I. con omogeneità eziologica. Limitazioni, quali: modalità di reclutamento del campione; eterogeneità delle informazioni cliniche, strumenti e criteri diagnostici impiegati, campioni esigui,

8 impediscono di ampliare le ricerche in questo settore. Almeno 3 riferimenti Bibliografici 1) Torr & Davis Ageing and mental health problems in people with intellectual disability Curr. Opin. Psychiatry ) Cooper et al., 2007 Mentall ill health in adults with intellectual disabilities: prevalence and associated fractors Br. J. of Psychiatry ) Smiley E., 2005 Epidemiology of mental health problems in adults with learning disability: an update Advances in Psychiatric Treatment 4) Buys et al., Issues of active ageing: perceptions of older people with lifelong intellectual disability Australian J on Ageing vol. 27 n , 2008

9 TITOLO Intervento LA PARTICOLARE VULNERABILITÀ DEL DISABILE INTELLETTIVO NEL PROCESSO D INVECCHIAMENTO. AUTORI ENTE DI APPARTENENZA Indirizzo Testo della relazione Introduzione Metodologia Risultati Conclusioni S.L. Monchieri Fondazione Poliambulanza ONLUS, Brescia semonch@alice.it Nel corso degli ultimi decenni si è assistito al progressivo incremento della longevità nelle persone con Disabilità Intellettiva. L aumento dell aspettativa di vita si è progressivamente innalzato dai 9-11 anni all inizio del secolo scorso fino ai sessant anni di media attuali per le persone con DI lieve, che vivono in paesi industrializzati. La longevità è in relazione a diversi fattori di ordine sociale quali le opportunità assistenziali, la comorbidità medica e psichiatrica ma, soprattutto l eziologia della disabilità. Nonostante la maggior longevità permangono aspetti problematici in questa popolazione rappresentati da una più precoce senescenza e una maggiore mortalità rispetto alla popolazione generale. Dal punto di vista epidemiologico si sono rilevanti fattori predittivi di un più alto tasso di mortalità nelle disabilità fisiche e sensoriali, deficit della motilità, epilessia, scadenti situazioni abitative e grado di supporto, frequenza dei life events e caratteristiche dell area urbana di vita. Le malattie cardiovascolari e respiratorie son o nettamente le cause più frequenti di decesso. La differenziazione sempre più attenta delle diverse forme di Disabilità intellettiva, favorita dai progressi soprattutto in ambito genetico, consente di prospettare un diverso rischio di morbilità per differenti patologie, consentendo interventi di prevenzione più attenti e specifici. Per accogliere i bisogni di cura della popolazione con D.I. in fase di invecchiamento si dovranno quindi conoscere bene la natura eziologica della condizione morbosa e dei problemi di salute mentale associati all invecchiamento. La maggior parte degli studi è orientata sulla diagnosi di demenza, ancora non univoca, e non più in generale sui profili di invecchiamento a possibile significato parafisiologico. Nell attualità sono ancora pochi gli studi in letteratura, se si eccettua la Sindrome di Down, che analizzano campioni di persone con D.I. con omogeneità eziologica. Limitazioni, quali: modalità di reclutamento del campione; eterogeneità delle informazioni cliniche, strumenti e criteri diagnostici impiegati, campioni esigui,

10 impediscono di ampliare le ricerche in questo settore. Almeno 3 riferimenti Bibliografici 1) Torr & Davis Ageing and mental health problems in people with intellectual disability Curr. Opin. Psychiatry ) Cooper et al., 2007 Mentall ill health in adults with intellectual disabilities: prevalence and associated fractors Br. J. of Psychiatry ) Smiley E., 2005 Epidemiology of mental health problems in adults with learning disability: an update Advances in Psychiatric Treatment 4) Buys et al., Issues of active ageing: perceptions of older people with lifelong intellectual disability Australian J on Ageing vol. 27 n , 2008

11 LA SINDROME DI DOWN: UN MODELLO DI STUDIO DEL DECADIMENTO COGNITIVO NEL SOGGETTO CON DISABILITA' INTELLETTIVA Dott.Alessandro Cocchella CENTRO PER LA CURA DELLA SINDROME DI DOWN Dip.to di Gerontologia e Scienze Motorie Direttore: Dott. Ernesto Palummeri E.O. OSPEDALI GALLIERA - GENOVA

12 QUESTIONI FONDAMENTALI Esiste una correlazione tra assetto genetico e processo di invecchiamento? La Sindrome di Down (SD) può essere effettivamente considerata una sindrome progeroide? In che modo la SD può costituire un modello di studio per l invecchiamento?

13 DISABILITA' INTELLETTIVA: DEFINIZIONE WHO Intellectual disability means a significantly reduced ability to understand new or complex information and to learn and apply new skills (impaired intelligence). This results in a reduced ability to cope independently (impaired social functioning), and begins before adulthood, with a lasting effect on development. Disability depends not only on a child s health conditions or impairments but also and crucially on the extent to which environmental factors support the child s full participation and inclusion in society.

14 Le persone con DI presentano difficoltà con comuni attività ella vita quotidiana: Linguaggio Motilità Apprendimento Autonomia Indipendenza

15 ESEMPI DI D.I. 1.SINDROMI GENETICHE (sindrome di Down, X Fragile, Prader-Willi) 2. 2.MALATTIE DEL SNC (paralisi cerebrali) 3.Ritardo nello sviluppo psicomotorio

16 DISABILITA' INTELLETTIVA: LE DIMENSIONI DEL PROBLEMA

17 Percentuale della popolazione di età > 65 anni

18 POPOLAZIONE IN CRESCITA Nel 1998, negli Stati Uniti, vi era una numerosità stimata di circa 526,000 persone con DI di età pari o superiore a 60 anni. Si pensa che questo numero sia destinato a raddoppiare entro il Circa 479,000 adulti con DI vivevano a casa con genitori anziani. (Heller e Factor, 1998)

19 DATI ISTAT (ITALIA)

20 DATI ISTAT (LIGURIA)

21 PROPORZIONE POPOLAZIONE ADULTA CON D.I.. Age Circa il 75%degli adulti con disabilità intellettiva ricadono nel gruppo di età Si stima che il gruppo dei soggetti 60+ aumentera di tre volte nei prossimi 20 anni

22

23 QUALI PREOCCUPAZIONI DELL'OMS SULL'INVECCHIAMENTO DELLE PERSONE CON D.I.? Reports OMS Healthy Ageing Adults with Intellectual Disabilities Journal of Applied Research in Intellectual Disabilities (JARID), 2001, Vol. 14(3), Ageing & Intellectual Disability Improving Longevity and Promoting Healthy Ageing Summative report (WHO, 2000)

24 Transizione e tappe determinanti nella vita delle persone con D.I. Vita in famiglia Aiuto ai famigliari Inserimento lavorativo Cure mediche Vvta in comunità Vita autonoma o in gruppo Ritiro dal lavoro Cure mediche Coinvolgimento nella comunità Vecchiaia Vita in famiglia Aiuto alle famiglie Scuola Cure mediche Svago Adolescenza Maturità Pensionamento Declino fisico e mentale Perdita dei caregiver Infanzia Conclusione studi Autonomia Indipendenza dalla famiglia Autonomia Cambiamenti nello stato di salute Mutamento stile di vita Invecchiamento della famiglia e del caregiver

25 ESEMPIO DI INCREMENTO DELLA POPOLAZIONE CON D.I.: LA SINDROME DI DOWN

26 INVECCHIAMENTO E SINDROMI GENETICHE

27 GENETICA E INVECCHIAMENTO TELOMERI DNA REPAIR NEUTRALIZZAZIONE RADICALI LIBERI INFLUENZA DI ALCUNI POLIMORISMI SU COMORBIDITA DELL ANZIANO

28 Sindromi progeroidi Invecchiamento biologico accelerato 1. Sindrome di Down 2. Sindrome di Werner 3. Sindrome di Cockayne 4. Progeria 5. Atassia - telangiectasia 6. Sindrome di Seip 7. Displasie cervicali 8. Sindrome di Klinefelter 9. Sindrome di Turner 10. Distrofia Miotonica

29 John Tacket, 15 anni PROGERIA SINDROME DI COCKAYNE

30 SINDROME DELL'X-FRAGILE E SINDROME DI PRADER-WILLI Fragile X - Problemi cardiaci (prolasso mitralico) - Problematiche muscolo-scheletriche - Menopausa precoce - Epilessia - Disturbi visivi Prader-Willi - Problematiche legate all'obesità: diabete e CV - Psicosi e turbe del comportamento

31 SINDROME DI WILLIAMS - Deficit mnesici - Difficoltà di deambulazione - Deficit multiorgano

32 LA SINDROME DI DOWN 22

33 ANEUPLOIDIA Presenza di cromosomi in più o in meno rispetto al corredo diploide (2n+1, 2n-1 ) Le più frequenti sono le trisomie e le monosomie 23

34 CROMOSOMA 21 Circa 400 geni mappano sul cromosoma 21 24

35 ALCUNI GENI COINVOLTI NELLA SINDROME DI DOWN APP Amiloid Precursor Protein (Alzheimer) SOD1 Superossido Dismutasi (stress ox e diminuita funzionalità del sistema immunitario) ETS2 (anomalie scheletriche) 25

36 Esistono tre tipi di anomalie cromosomiche nella sindrome di Down, il loro effetto finale è comunque identico: nelle cellule dei vari organi i geni del cromosoma 21 sono in triplice dose. L anomalia più frequente è la Trisomia 21 libera completa (95% dei casi): (90% dei casi non-disgiunzione materna, 10% non disgiunzione paterna). Più raramente si riscontra la Trisomia 21 libera in mosaicismo (2% dei casi) Infine, il terzo tipo di anomalia, è la Trisomia 21 da traslocazione (3% dei casi)

37 Attualmente in Italia 1 bambino su 1200 nasce con questa condizione. Grazie allo sviluppo della medicina e alle maggiori cure dedicate a queste persone la durata della loro vita si è molto allungata così che si può ora parlare di un aspettativa di vita di almeno 62 anni, destinata ulteriormente a crescere in futuro. Si stima che oggi vivano in Italia circa persone con sindrome di Down di cui li 61% ha più di 25 anni.

38 La maggior parte dei bambini con sindrome di Down può raggiungere un buon livello di autonomia personale, imparare a curare la propria persona, a cucinare, a uscire e fare acquisti da soli. Possono fare sport e frequentare gli amici, vanno a scuola e possono imparare a leggere e scrivere.

39 PROBLEMATICHE MEDICHE NEI SOGGETTI CON DISABILITA INTELLETTIVA IN ETA AVANZATA

40 PROBLEMI VISIVI Calo visione periferica Perdita acuità visiva nella visione notturna Ridotta capacita di distinzione dei colori Xeroftalmia

41 PROBLEMI UDITIVI Maggior sensibilità ai rumori Difficoltà di localizzazione delle sorgenti sonore Maggior suscettibilità a formazioni ceruminose

42 ALTERAZIONI DEL GUSTO E DELL'OLFATTO Diminuzione delle papille gustative e delle secrezioni di saliva (xerostomia) Diminuita percezione degli odori

43 COINVOLGIMENTO CUTANEO Ridotta idratazione ed elasticità Fragilità cutanea Ridotta rappresentazione del PAS Ridotto numero ghiandole sudoripare- difetti nella termoregolazione. Ridotta sensibilità tattile Facile vulnerabilità

44 MUTAMENTI METABOLICI Ridotta risposta allo stress ossidativo Riduzione metabolismo basale

45 TURBE ALVO/DIURESI Atrofia vescicale Stipsi Pollachiuria (prostata) Deficitario controllo sfinteriale

46 MODIFICAZIONI APPARATO RESPIRATORIO Diminuzione di volume e funzioni dei polmoni Suscettibilità alle infezioni polmonari soprattutto se il soggetto non è attivo OSAS Aumentata probabilità di inalazione corpi estranei da alterazioni della deglutizione

47 ALTERAZIONI A CARICO DI OSSA ED ARTICOLAZIONI Aumento del rischio di fratture da fragilità ossea Alterazioni di assorbimento del calcio Dolore da pregresse cadute e/o fratture Alterazioni della lubrificazione delle cartilagini

48 ALTERAZIONI DEL SNC Alterazioni del ciclo sonno/veglia con riduzione della durata e della qualità del riposo notturno Diminuzione di circa il 20% dell'apporto di ossigeno al cervello OSAS

49 ?? SINDROME DI DOWN COME MODELLO DI STUDIO???

50 ENDOCRINOPATIE OSTEOPOROSI EPILESSIA PROBLEMI VISIVI OBESITA' E COMORBIDITA' RELATIVE (ECCETTO DANNO DA IPERCOLESTEROLEMIA DEMENZA PROBLEMI UDITIVI SINDROME DI DOWN OSAS PROBLEMI MOTORI DISFAGIA COMPLICANZE CARDIOPATIE PROBLEMATICHE PSICHIATRICHE PROBLEMI INTESTINALI CELIACHIA

51 ALZHEIMER E SINDROME DI DOWN Years 9.4% Years-36.1% Years-54.4% Ref Prasher VP. Age specific Prevalence, Thyroid Dysfunction and Depression Symptomatology in adults with Down syndrome and dementia

52 SINTOMI E MANIFESTAZIONI CLINICHE I primi sintomi della malattia possono essere confusi con i normali segni dell invecchiamento. I sintomi iniziali sono generalmente lievi e spesso difficili da distinguere dalle normali disattenzioni della persona anziana sana.

53 MORFOLOGIA 1) L esame macroscopico dell encefalo mostra un grado variabile di atrofia corticale con ampliamento dei solchi cerebrali che è più pronunciato nei lobi frontali, temporali e parietali. 2) L esame microscopico invece mostra gli le placche senili o neuritiche ammassi neurofibrillari,

54 CARATTERISTICHE DELL ALZHEIMER NELLA SINDROME DI DOWN Insorgenza di epilessia Alcuni aspetti di decadimento cognitivo possono essere sfumati Insorgenza precoce ( anni) Impatto significativo su indipendenza, iniziativa personale e comunicazione

55 DIAGNOSI DIFFERENZIALE Anomalie tiroide Depressione Perdita vista ed udito Reazioni a farmaci Problemi vie urinarie Problemi G-I Deficit nutrizionali Deficit vitaminici Trauma cranico Tumore cerebrale Bassi valori di folati in coloro che assumono terapia anticomiziale

56 COSA RENDE PIU DIFFICILE LA DIAGNOSI? Difficoltà a riferire i sintomi Lievi alterazioni possono passare inosservate Condizioni associate al ritardo di sviluppo possono essere confuse con sintomi di demenza La maggior parte delle batterie di test non sono applicabili ai soggetti con D.I.

57

58 PERCHE LA SINDROME DI DOWN È PROPONIBILE COME MODELLO DI STUDIO DEL DECADIMENTO COGNITIVO NELLE D.I.? SINDROME DI DOWN frequenza; abbondantemente e correntemente studiata; bisogni e tematiche affini ad altre patologie accompagnate da D.I. SINDROME DI DOWN COME PARADIGMA DELLE DIFFICOLTA DEL SOGGETTO CON DI IN TERZA ETA

59 CONCLUSIONI Ogni tipo di disabilità intellettiva presenta, in terza età delle peculiarità meritevoli di approfondimento e trattamento specifico La sindrome di Down rappresenta la causa di D.I. più frequente La sindrome di Down riassume in sé la maggior parte delle caratteristiche dell'invecchiamento comuni ad altri tipi di DI condividendone in alcuni casi un denominatore patogenetico (es: osteoporosi) Le varie comorbidità legate all'invecchiamento nella sindrome di Down comuni ad altri tipi di disabilità intellettiva possono essere trattate nella stessa maniera

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