SYNERGIA Sistemi di conoscenza e di gestione del cambiamento

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1 SYNERGIA Sistemi di conoscenza e di gestione del cambiamento CINA A MILANO Famiglie, ambienti e lavori della popolazione cinese a Milano Scheda di focus Indagine Promossa dal Comune di Milano, Settore Servizi Sociali per Adulti, Ufficio Stranieri e AIM Associazione Interessi Metropolitani. Lo studio è stato realizzato da Synergia, a cura di Patrizia Farina, Daniele Cologna, Arturo Lanzani, Lorenzo Breveglieri. Milano, SYNERGIA srl Milano (20124) - Via mauro Macchi, 44 Tel Fax synergia@synergia-net.it C.F. e P.IVA

2 Quadro demografico I cinesi a Milano, giunti a partire dagli anni 20, hanno cominciato ad aumentare in modo rilevante la propria numerosità dalla fine degli anni 70. Negli anni successivi, il numero ha continuato a crescere, così come l incidenza dei minorenni e dei nati in Italia. Qualche dato per illustrare l incidenza del fenomeno è riportato nelle tabelle 1 e 2 Tab. 1 Popolazione cinese residente a Milano per classi d età. Anno Valori assoluti e percentuali. Età Maschi Femmine Totale % % cumulata ,1 12, ,6 26, ,0 44, ,8 81, ,2 96,8 56 e ,2 100,0 Totale ,0 100,0 Fonte: Sicom, 1996 Fonte: Sicom, 1996; Sicom, 1997 Tab. 2 Cinesi nati a Milano. Anni Valori assoluti Anno di nascita N nati N cinesi residenti a Milano nell anno Totale Per quanto riguarda la condizione economica nella seconda metà degli anni 90, i nuclei familiari cinesi insediati a Milano si dividono equamente fra percettori di un solo reddito e percettori di due o più redditi: nella maggioranza delle famiglie entrano almeno due redditi da lavoro, prevalentemente autonomo. Nonostante la bassa istruzione, infatti, la popolazione cinese ritrova nell economia etnica le potenzialità per diventare in breve tempo imprenditore. Da questo punto di vista si osservava, al netto di alcuni limiti, le formidabili opportunità offerte da un economia che privilegia l occupazione dei connazionali. Vediamo nella tabella 3 i principali settori di attività in cui sono coinvolti i cinesi a Milano all inizio degli anni 90. 2

3 Tab. 3 Settore di attività della popolazione censita. Anno 1991, Valori percentuali Settore di attività Percentuale Tessile 6,3 Lavorazione cuoio, pellami 12,5 Altre manifatture 3,9 Commercio all ingrosso 5,9 Commercio al dettaglio 5,3 Ristoranti 48,1 Attività trasporti, viaggi 2,2 Altre attività imprenditoriali 4,3 Istruzione 1,4 Sanità 0,6 Attività ricreative 0,4 Servizi domestici 3,5 Altro 5,5 Totale 100,0 Fonte: Regione Lombardia, Censimento Riguardo all elevata presenza di bambini e adolescenti cinesi a Milano, tutti gli insegnanti delle scuole elementari e medie dei quartieri dove è alta la concentrazione dei cinesi ne hanno una cognizione abbastanza chiara, ma ben poco si sa sulla loro vita quotidiana al di fuori della scuola. Per approfondire questo argomento l indagine ha coinvolto 106 alunni dai 7 ai 15 anni: ne è emerso un quadro dell esperienza migratoria dei minori cinesi a Milano che si differenzia dal mondo adulto sotto numerosi aspetti, ma che riproduce tuttavia molti contrasti rilevanti: la lingua, il tradimento delle aspettative generate dall inserimento scolastico, l incolmabilità della distanza fra modelli di vita sperimentati e modelli appresi all esterno della comunità e della famiglia, insomma un insieme di vincoli tipici di ogni esperienza migratoria in giovane età e a cui anche un organizzazione comunitaria forte e pervasiva come quella cinese capace di informare per generazioni un modello di convivenza e di cooperazione di successo, non è in grado di fare fronte, oggi, spaccata e frammentata da un evoluzione del fenomeno forse inattesa e certamente troppo rapida. A parte rare eccezioni, la maggioranza delle donne cinesi presenti a Milano all inizio degli anni 90 vive in un ambiente chiuso ed è apparentemente estranea al contesto che la circonda. Tuttavia, oltre alle tradizionali funzioni domestiche, esse contribuiscono anche significativamente alla formazione del reddito della famiglia attraverso la partecipazione al lavoro retribuito, spesso consistente nella cucitura di parti di borse o capi di abbigliamento. Esse però non hanno rapporti con il committente italiano poiché la gestione economica è ad appannaggio degli uomini e soprattutto il reddito personale da loro prodotto è invisibile, in quanto facente parte di quello familiare. Le giovani generazioni di donne nate a Milano hanno un rapporto meno chiuso rispetto all esterno, in virtù della funzione loro assegnata di interpreti e, più in generale, di mediatrici con la cultura italiana, soprattutto istituzionale e burocratica. Anche per loro, però, l apertura sembra rivolgersi ad un esterno delimitato dei confini della comunità. Il quartiere cinese a Milano L elaborazione di mappe e tabelle relative alla localizzazione delle attività produttive promosse dai cinesi e alla distribuzione della residenza della popolazione cinese, evidenzia come principale luogo di insediamento la zona 6 e, all interno di essa, più specificatamente, il quartiere Canonica-Sarpi. Nello spazio compreso tra via Procaccini, via Canonica, piazza Lega Lombarda e via Ceresio trovano infatti ospitalità quasi un terzo dei cinesi registrati all anagrafe e più della metà delle attività economiche da loro promosse in Milano. Nello stesso tempo si localizzano, 3

4 quasi esclusivamente in questa zona, gli spazi a servizio della popolazione di origine cinese, come le sedi di associazioni, alcune librerie, biblioteche, diversi negozi di videocassette in lingua, oltre a numerosi e sempre nuovi negozi di alimentari. In quegli anni infine è presente in Canonica-Sarpi una quota significativa di ristoranti che, pur essendo distribuiti diffusamente in tutta la città, trovano qui uno dei loro punti di addensamento. Un rilievo più minuto consente di distinguere, all interno del quartiere, un nucleo forte di questa presenza, in corrispondenza della via Rosmini e delle vie ad essa perpendicolari e delle presenze più limitate, ma egualmente più significative, su via Lomazzo, via Aleardi e Via Messina, nonché sul tratto di via Canonica compreso tra via Morazzone e Rosmini. Un susseguirsi di vetrine e negozi di pelletteria, di bar affollati di giovani cinesi, alcuni ristoranti con vistosi ideogrammi e colorati arredi interni, caratterizzano questo crocicchio di vie strette e discrete e rendono immediatamente riconoscibili i caratteri peculiari di questa zona rispetto al contesto cittadino. Anche la presenza intensa, seppure non continua nello spazio e nel tempo, di popolazione cinese nelle strade del quartiere, testimonia la sua parziale connotazione etnica e rafforza l immagine ampiamente divulgata dalla stampa e dai media, che frequentemente presentano questa zona come la piccola Chinatown di Milano. In realtà, molti elementi suggeriscono come il quartiere non sia affatto simile a una Chinatown: Innanzitutto la presenza di popolazione italiana rimane comunque predominante all interno del quartiere rispetto a quella cinese e gruppi di immigrati cinesi risultano significativamente presenti anche in altri quartieri; In secondo luogo, lo spazio del quartiere non si presenta affatto diffusamente e totalmente plasmato da un clima, da un milieu etnico, come avviene nelle Chinatown d Oltreoceano o nel resto d Europa. In particolare, non è connotato da un economia e da un insieme di spazi prevalentemente rivolti ai cinesi che vi risiedono; Infine, non vi si è mai manifestata in Milano una logica di segregazione di questo gruppo di immigrati e neppure un opzione degli stessi a favore di un relativo isolamento, logiche ed opzioni che, invece, sono invece alla genesi delle altre Chinatown. Ci troviamo di fronte semmai a una situazione di consolidata coabitazione tra popolazione cinese e italiana. Questa situazione smentisce un luogo comune alquanto radicato nell opinione pubblica e nei media: la convinzione che la concentrazione degli immigrati sia necessariamente fonte di disagio e di conflitto e che conseguentemente si debba favorire la dispersione degli immigrati nel territorio. Si sono anche verificati episodi di frizione con la popolazione locale, soprattutto negli ultimi anni, dovuti al rumore generato dai macchinari tessili, alle condizioni igieniche precarie di molti laboratori, al sovraffollamento degli alloggi, ad episodi talvolta violenti di microcriminalità, alla presenza di prostituzione e gioco clandestino. Tuttavia, il quadro che prevale è quello di una coabitazione ancora non conflittuale tra un nucleo forte di immigrati e la popolazione locale ivi insediata, che differenzia questo quartiere da altre zone della città, quali ad esempio la scuola di piazzale Loreto, dove prevalgono situazioni di conflitto e di tensione sociale. Una pluralità di strategie diffusive E possibile segnalare anche dei processi diffusivi che, seppur debolmente, si affiancano a quelli di concentrazione in questa zona. Tre forze spingono ad una relativa dispersione: La prima è data dallo sviluppo prepotente negli anni 80 del ramo dell economia etnica legato alla ristorazione. Questa attività a Milano si è rivolta praticamente 4

5 da subito a consumatori non cinesi. Per questa ragione, essa non si è concentrata nelle zone di maggior insediamento cinese, ma anche dai quartieri di più debole concentrazione di alcune città europee. La presenza diffusa a Milano è del resto legata all assenza nella città di un univoco o comunque forte distretto turistico e della ristorazione, tipico di altre città europee. Questa distribuzione nella città di ristoranti ha del resto generato analoghi fenomeni diffusivi nella residenza. Infatti, almeno per gli esercizi artigianali e/o di piccole o medie dimensioni, la sede del ristorante è prossima a quella della residenza, che, ripercorrendo un tradizionale modello milanese, è un appartamento prossimo al ristorante se non direttamente collegato. Inoltre, la presenza di strategie plurime e differenziate di investimento, all interno della famiglia e i legami della famiglia allargata portano ad affiancare al binomio casa-ristorante uno spazio a laboratorio artigianale e/o altri spazi residenziali. Ne conseguono frequenti micro-agglomerazioni, che presentano qualche analogia con quelle che si vengono a creare in alcuni comuni della provincia e che coinvolgono una pluralità di spazi tra loro relazionati, impercettibilmente, ma significativamente modificati al loro interno e associati e relazionati in forme nuove; La seconda è data alla ricerca di spazi per laboratori sempre più a buon mercato, facilmente occultabili ai controlli della USSL e delle forze di polizia e pertanto possibili sedi congiunte di lavoro e di ospitalità dei primi arrivati o di chi è comunque ancora clandestino. In diverse zone periferiche della città possono ritrovarsi simili situazioni e crearsi pertanto delle microagglomerazioni il cui peso è probabilmente sottostimato, per la presenza di residenti clandestini non registrati all anagrafe e di attività prive di licenza. In questi casi troviamo le peggiori condizioni di vita: laboratori negli scantinati, privi di illuminazione e di areazione spesso intensivamente utilizzate come luoghi di pernottamento di residenza clandestina; La terza è legata alle logiche dell offerta immobiliare. L accesso di alcune famiglie cinesi ad abitazioni di edilizia economico-popolare è alla base di qualche fenomeno diffusivo. Tale fenomeno è determinato anche dalla presenza di piccoli nuclei di cinesi cittadini delle principali città che si insediano a Milano per ragioni di studio o di lavoro e che preferiscono distinguersi anche per le scelte residenziali, oppure cinesi di seconda generazione che per ragioni diverse preferiscono allontanarsi dalle zone di primo insediamento, o ancora di famiglie e individui di status sociale assai differenziato che in alcuni casi optano per sistemazioni residenziali pregiate collocate fuori dalla zona Canonica-Sarpi e più frequentemente ricercando sistemazioni a buon mercato, accettano anche sistemazioni diverse dalla zona di concentrazione precedentemente richiamata. Risorse e problemi per le politiche urbane Dall approfondimento sulla localizzazione della presenza cinese a Milano emergono essenzialmente quattro temi di riflessione: 1) I bambini cinesi La necessità di promuovere azioni volte a favorire la conservazione e la continua riaffermazione della specifica identità culturale ed etnica degli immigrati cinesi. Riguardo poi all inserimento scolastico nelle scuole milanesi, si sottolineava allora l utilità di passare da un approccio sperimentale e frammentario di integrazione a un vero e proprio progetto globale che si ponesse l obiettivo duplice di accrescere il grado di scolarizzazione della popolazione cinese di Milano e di promuovere l identità etno-culturale specifica quale elemento indispensabile per la realizzazione di progetti migratori di successo. La scuola avrebbe potuto cogliere l occasione per 5

6 offrire opportunità fino ad allora poco valorizzate: promuovere l inserimento sociale centrato più sullo scambio e l integrazione e non solo, com è stato finora, su un percorso parallelo in una sorta di volontario apartheid, sebbene di successo; favorire una migliore appropriazione degli strumenti culturali necessari a gestire il passaggio da un modello esclusivamente comunitario a una molteplicità di modelli più aperti e più complessi, tanto più oggi in un momento in cui la comunità sta subendo pesanti trasformazioni in direzione proprio di una differenziazione e di una più fluida articolazione delle sue strutture sociali; garantire la sopravvivenza di una specifica identità culturale letta come duplice risorsa per l immigrato e per la società, laddove i processi comunitari tradizionali di affermazione e trasmissione dei modelli culturali si mostrano ormai insufficienti. 2) Le donne cinesi Apparivano in quegli anni, nella stragrande maggioranza dei casi, soggetti fragili o, meglio, vulnerabili, ma sono proprio le donne ad avere maggiori contatti con i presidi e i soggetti dei servizi sanitari sul territorio. Si prevedeva allora, proprio per questi, un ruolo di ponte, l apertura di uno spiraglio di comunicazione e scambio, per conseguire importanti benefici alla condizione individuale delle donne in primo luogo, ma in definitiva ad un arricchimento di risorse strategiche per le famiglie e per l intera popolazione cinese di Milano nel suo complesso. 3) Il lavoro dei cinesi Tre chiavi di intervento apparivano essenziali per trovare nel lavoro degli immigrati cinesi la dimensione per perseguire una loro maggiore integrazione nel tessuto sociale cittadino: risultava infatti necessario prevedere forme di supporto all attività imprenditoriale cinese; così come riallacciare con la comunità cinese un dialogo aperto, fondato su obiettivi e programmi concreti. Si rendeva inoltre necessario che si prendesse in considerazione che l economia cinese, infatti, se pur appariva fondata su un modello di diaspora fortemente caratterizzato in senso solidaristico, nonché su uno spirito imprenditoriale potente, in realtà poggiava le sue radici anche in un sistema familistico che prevedeva forme di lavoro dipendente spesso sconfinanti nello sfruttamento, o comunque a condizioni ben lontane da quelle ritenute accettabili dalla società italiana. 4) Le politiche abitative L indagine ha inoltre mostrato come la presenza cinese nella metropoli milanese appariva un importante risorsa per la politica urbanistica della città di Milano per almeno tre distinte ragioni: Gli immigrati cinesi apparivano protagonisti di un intensa attività di riuso di numerosi spazi che avrebbero potuto essere altrimenti dismessi o perlomeno avrebbero potuto risultare privati di una loro specifica e originale modalità d uso e struttura di senso; La presenza cinese risultava una risorsa importante per la città per il contributo a mantenere la vitalità di alcune zone centrali, di alcuni spazi aperti esterni al perimetro del centro storico e dai suoi tradizionali assi vari; La forte concentrazione della popolazione cinese in alcune zone della città appariva una risorsa urbanistica perché contribuisce a mantenere, pur in un quadro dinamico e mutevole, un identità differenziata delle diverse parti e dei diversi quartieri della città e, forse, rafforza alcuni processi di radicamento e di territorializzazione, il cui valore non andava enfatizzato in una logica neolocalista, ma neppure disprezzato quando, come in questo caso, non si esprimeva nella 6

7 forma di ghetto etnico e attraverso la creazione di isole socio-abitative incomunicanti e segreganti. 7

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