G. Brosio L economia pubblica del sottosviluppo. Capitolo 2

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1 Capitolo 2 BENI PUBBLICI E I PROBLEMI DELL AZIONE COLLETTIVA INDICE Introduzione 1.Una soluzione collettiva e una soluzione individuale a confronto 2. Cooperazione e azione collettiva Riquadro 2.1. Una breve digressione sul comportamento strategico 3. La cooperazione fra due individui: prova unica 4. Cooperazione fra due individui: prove ripetute, ma in numero certo 5. Cooperazione fra due individui: prove ripetute in numero incerto 6. Il ruolo di una terza parte nel facilitare la cooperazione: l importanza delle istituzioni 7. La cooperazione con un numero ampio di persone 8. Il ruolo fondamentale dell imprenditore politico nell assicurare la collaborazione 9. I beni pubblici 10. I beni privati 11. Il fenomeno della congestione 12. I beni misti 13. I beni di merito (merit goods) Bibliografia 1

2 Introduzione In questo capitolo affrontiamo i problemi dell azione collettiva. Abbiamo problemi di questo tipo quando più persone devono prendere una decisione il cui esito le riguarda tutte, nel senso che nessuna di loro può evitare di sentire gli effetti positivi o negativi di quest azione. La decisione, come vedremo, comporta la produzione di beni o di servizi che contengono esternalità, più precisamente essi producono effetti sentiti da persone diverse da chi li produce e li consuma. Coinvolgono in altre parole in diversa misura la collettività. Perché l azione collettiva si svolga in maniera efficiente e produca i beni e i servizi, e più in generale le politiche di cui i membri della collettività hanno bisogno, è necessario la cooperazione fra le persone. Sovente, però, la cooperazione si svolge a livelli insufficienti e in qualche caso essa è del tutto assente a causa del fatto che le persone scelgono di tenere comportamenti che sono razionali a livello individuale, ma che portano a risultati negativi quando diventano generalizzati. Al problema della non cooperazione dedichiamo i primi paragrafi di questo capitolo, che si serve di un esempio ipotetico ma le cui caratteristiche essenziali troviamo nella vita di tutti i giorni - in cui una collettività che ha un problema comune a tutti da risolvere deve scegliere fra una soluzione collettiva; che cioè coinvolge tutti e una soluzione di tipo individuale. La seconda parte del capitolo è dedicata all analisi delle caratteristiche peculiari dei beni pubblici, cioè dei beni che costituiscono il nucleo fondamentale dell azione collettiva, perché non vi sono normalmente altri sistemi allocativi in grado di produrli. Per completare il quadro esamineremo, in contrapposizione, le caratteristiche distintive dei beni privati, cioè di quei beni che possono essere prodotti anche su base individuale, o comunque dal sistema di mercato. Il motivo per cui i beni pubblici sono prodotti normalmente dal settore pubblico sta nell impossibilità di fare pagare un prezzo ai loro consumatori. Si può cioè consumare senza pagare. Questa possibilità suscita nelle persone razionali comportamenti opportunistici. Precisamente induce le persone a dichiarare di non essere interessate a questi beni e quindi di non volere contribuire al loro finanziamento. Se questi comportamenti opportunistici sono generali, allora non vi è alcuna produzione di beni pubblici. Se non sono generali, ma comunque diffusi, l effetto sarà un livello di produzione inferiore a quello che sarebbe efficiente sulla base delle preferenze individuali. 1. Una soluzione collettiva e una soluzione individuale a confronto Consideriamo un villaggio rurale di abitanti infestato dalle zanzare, che possono diffondere gravi malattie, come la malaria. Per combatterle esistono due soluzioni. La prima è di tipo individuale e consiste nell'acquistare bombolette di disinfestante e irrorare con esso la propria casa, il giardino, l orto, la stalla. La soluzione è probabilmente efficiente solo se adottata da tutti, poiché solo in tal modo si elimina drasticamente il problema. Una seconda possibilità, di tipo collettivo, consiste nell'affittare un elicottero (o qualche mezzo meno sofisticato, se il villaggio si trova in un paese a basso reddito) che effettui le irrorazioni per tutto il villaggio. Le due soluzioni sono rappresentate nella fig Sugli assi sono rappresentati, in verticale, il costo d abbattimento delle zanzare e, in orizzontale, la quantità di zanzare abbattute. La curva inclinata negativamente rappresenta la curva di domanda 2

3 individuale dell'abitante rappresentativo della collettività - supponiamo, per semplicità, che tutti abbiano la stessa curva di domanda e che vi sia una persona che le rappresenti tutte - indica cioè il prezzo che questa persona è disposta a pagare per le diverse quantità di zanzare abbattute. Le condizioni d offerta sono rappresentate dalle semirette CM1 e CM2, che indicano il costo unitario e marginale delle due soluzioni. Il fatto che costo unitario e costo marginale coincidano significa che l abbattimento delle zanzare è un attività soggetta a rendimenti di scala costanti, cioè le dimensioni alle quali è svolta non influiscono sui costi. Questa è un ipotesi che semplifica l analisi, rendendola molto generale, nel senso che la scelta non è influenzata dalle dimensioni dell intervento e quindi del villaggio. La soluzione individuale è rappresentata dalla semiretta CM1 che indica il costo (supponiamo 1 Euro) di acquisto di una bombola che permette l'abbattimento di un certo numero, unità, di zanzare. Quantità maggiori di zanzare possono essere abbattute acquistando più bombolette. La seconda soluzione è indicata dalla semiretta CM2. Con la spesa complessiva di 200 Euro è possibile affittare per un ora un elicottero, o altro macchinario, che con le sue irrorazioni uccide per ogni abitante una quantità di zanzare uguale a quella abbattuta da una bomboletta. Figura 2. Soluzione collettiva e soluzione individuale a confronto 200 Euro c CM2 costo marginale e unitario totale con la soluzione collettiva curva di domanda del cittadino "rappresentativo" 1Euro 0,2 Euro CM1 costo marginale e unitario della soluzione individuale C B costo marginale e unitario della soluzione collettiva L K CM2/M2 0 A H quantità di zanzare abbattute Se un abitante sceglie la prima soluzione, quella individuale, acquisterà, dati i costi unitari, la quantità OA di zanzare abbattute, con un costo o esborso complessivo, di OABC. La seconda soluzione non è praticabile da un solo individuo, per effetto della sproporzione di costo. Diventa possibile quando tutti gli abitanti scelgono la via della collaborazione per 3

4 affittare l'elicottero e ripartirsi i costi. In tale caso la spesa totale divisa per i abitanti dà origine a un costo unitario di 0,2 Euro. Sotto un profilo economico la soluzione è nettamente superiore, posto che non vi siano costi elevati per la formazione dell'accordo. La quantità consumata, cioè le zanzare abbattute, sale a OH con un costo totale di OHKL per ogni cittadino, che è inferiore a quello dell'abbattimento su base individuale della quantità OA, molto più piccola. In definitiva, la soluzione collettiva si impone sotto un profilo di convenienza. Non è detto però che però essa sia facilmente adottata. Se il numero di membri, o aderenti, è, come in questo caso, elevato, ognuno si può rendere conto che, se dichiara di non essere interessato alla soluzione e quindi di non voler pagare il contributo, può pur rimanendo fuori beneficiare ugualmente dell'operazione. E questo un punto che dobbiamo esaminare con attenzione. 2. Cooperazione e azione collettiva E possibile e nella realtà piuttosto frequente - che un buon numero degli abitanti del villaggio, se non proprio tutti, si rifiutino di collaborare. E possibile cioè che tengano un comportamento strategico. Dichiarino che il servizio di disinfestazione non interessa loro confidando in un atteggiamento più ingenuo, e più onesto, da parte degli altri, che permetterebbe loro di godere egualmente del servizio senza doverne sostenere il costo. Poiché tutti possono essere tentati di comportarsi allo stesso modo, il risultato finale è che l elicottero non è affittato e tutti si devono aggiustare con le bombolette, che forniscono un servizio di qualità assai minore e/o ad un costo più elevato. E il classico problema dell azione collettiva, cioè della contraddizione insita in un comportamento che da un punto di vista individuale è razionale, ma che se seguito da tutti conduce ad una sconfitta dal punto di vista collettivo, perché la soluzione migliore non viene adottata. Riquadro 2.1. Una breve digressione sul comportamento strategico Poiché viviamo in società, gli effetti di una nostra decisione non dipendono quasi mai solo dalle nostre scelte, ma dipendono, anche e contemporaneamente, dalle scelte degli altri. Comportarsi strategicamente vuole dire tenere conto anche dei comportamenti e delle decisioni degli altri prima di effettuare una scelta. Per chiarire con un esempio, se, facendo una passeggiata in montagna, mi trovo di fronte a un torrente in piena che posso attraversare solo spiccando un salto, con il rischio di cadervi dentro se il salto non è abbastanza lungo, la decisione che devo prendere è di tipo non strategico. Infatti, il risultato dipende soltanto da me. E' ovvio che devo fare una valutazione esatta delle mie capacità, dei rischi cui vado incontro, ma non c'è nessun altro che possa influire sulla mia scelta con il suo comportamento. Ben diversa è la situazione quando sono al volante della mia automobile. In prossimità di ogni incrocio, mi è richiesta una scelta strategica, cioè di valutare i comportamenti degli altri automobilisti - se si fermano o no al semaforo - prima di decidere di oltrepassare l'incrocio. 3. La cooperazione fra due individui: prova unica Per avvicinarci progressivamente al problema, iniziamo dal caso più semplice in cui vi sono solo due abitanti: due agricoltori con proprietà confinanti. Entrambi sono assaliti dalle 4

5 zanzare. Per abbatterle completamente, è necessario che entrambi effettuino un intervento. Comperino del liquido e lo irrorino sulle loro proprietà. Data la prossimità fra i due l irrorazione da parte di uno ha molti effetti positivi anche sul secondo, cioè uccide molte zanzare. Vi è inevitabilmente una forte inter-relazione fra le decisioni dei due, cioè molto spazio per comportamenti strategici. Il primo, ad esempio, può essere tentato di non fare nessun intervento, di risparmiare il costo, avendo comunque un beneficio sostanziale che gli proviene dall azione del secondo. Per studiare il modo in cui gli individui risolvono questi tipi di problemi, le scienze sociali hanno sviluppato una disciplina: la teoria dei giochi 1. Facciamone una piccola dimostrazione. Chiamiamo i due: Primo e Secondo e iniziamo a osservare le scelte aperte a Primo. Può comperare il liquido e fare l intervento e cioè cooperare, oppure non far nulla, non cooperare, e aspettare gli eventuali benefici dell azione di Secondo. I risultati delle sue scelte dipendono però dalle scelte di Secondo, che può anch egli decidere di effettuare l irrorazione, oppure di non far nulla. Comunque, sulla base della sua esperienza Primo è in grado di quantificare i risultati netti delle sue scelte, dati dalla differenza fra i benefici, in termini di riduzione del danno prodotto dalle zanzare, e i costi dell intervento contro di esse. Vediamoli. Se Primo coopera e anche Secondo coopera, entrambi hanno un vantaggio netto di 1. Se Primo non coopera e Secondo invece acquista il liquido e dunque coopera, Primo avrà un beneficio netto di 1,5 (non spende nulla e ha il beneficio dell azione di Secondo). Secondo, per contro, ha un beneficio negativo di 0,5, perché spende, ma parte della disinfestazione va a vantaggio di Primo. Ovviamente, la situazione si ribalta se Primo coopera e Secondo no: -0,5 e 1,5. Mentre se tutti e due decidono di non cooperare avranno entrambi un beneficio netto di 0. Possiamo riassumere i risultati, in termini dei benefici netti, nel prospetto che segue, denominato, nella teoria dei giochi, matrice dei pagamenti. In ogni quadrato a sinistra in basso è riportato il beneficio per Primo, le cui decisioni sono riportate in colonna. A destra in alto è riportato il beneficio netto di Secondo, le cui decisioni sono riportate in riga. Figura 2.1. Il dilemma della cooperazione: la matrice dei pagamenti Secondo Coopera Non coopera (disinfesta) (non disinfesta) Primo Coopera (disinfesta) 1 1,5 1-0,5 Non coopera (non disinfesta) - 0,5 0 1,5 0 1 Una delle più invitanti introduzioni alla teoria dei giochi è il libro di Dixit e Nalebuff (1991). 5

6 Supponiamo che i due non siano in grado di verificare il comportamento dell altro, cioè Primo non sa assolutamente che cosa farà Secondo; sa solo che può cooperare o no. Quindi per decidere valuta i risultati in relazione alle scelte di Secondo. Cominciamo con la supposizione che Secondo non cooperi, guardiamo cioè i pagamenti per Primo in corrispondenza della seconda colonna. Se Primo coopera perde 0,5, se non coopera ha un risultato di 0. Quindi la scelta/strategia per lui migliore, nella supposizione che Secondo non cooperi, è quella di non cooperare anch'egli. Vediamo ora quale è la scelta migliore nella supposizione che Secondo decida di cooperare; guardiamo cioè i pagamenti per Primo in corrispondenza della prima colonna. Se anche Primo coopera, si guadagna 1 unità di beneficio, ma se decide di non cooperare avrà un vantaggio di 1,5 risparmiando sulla spesa e ottenendo parte del beneficio. Nuovamente, la migliore strategia è quella della non cooperazione. In definitiva, qualsiasi cosa faccia Secondo, la condotta migliore per Primo - la "strategia dominante" secondo la teoria dei giochi consiste nel non cooperare. Se proviamo ad immedesimarci nei panni di Secondo e a individuare la sua strategia dominante, vediamo immediatamente, ripetendo l'esercizio di prima, cioè leggendo per riga i risultati di Secondo, che anche in questo caso la scelta migliore è quella di non cooperare. Entrambi scelgono allora di non cooperare, il risultato ottenuto sarà quello peggiore: 0 di beneficio netto a testa. E il paradosso della non-cooperazione. Se entrambi avessero cooperato, si sarebbero sbarazzati delle zanzare con un beneficio netto per entrambi, ma non lo hanno fatto e devono tenersi gli insetti che danno loro fastidio. La loro scelta è però stata individualmente razionale, hanno cioè scelto l azione più opportuna in relazione a ogni comportamento ipotizzato per il vicino. In termini tecnici si afferma che in questo caso i due individui hanno raggiunto un equilibrio di Nash, detto anche un equilibrio non cooperativo. Ognuno ha seguito la strategia ottimale, cioè quella che massimizza il suo risultato, dato il comportamento dell altro. Purtroppo, e qui sta il problema dell azione collettiva, così facendo entrambi gli individui raggiungono un risultato che è per loro il peggiore. 4. Cooperazione fra due individui: prove ripetute, ma in numero certo Il caso esaminato è però abbastanza irreale, si riferisce ad una situazione limite in cui esiste una sola occasione di collaborazione fra i due vicini. Nella vita reale le occasioni di collaborazione possibile sono invece molto numerose. Oggi sarà per le zanzare, domani sarà per costruire una protezione contro possibili inondazioni, dopodomani per cacciare i topi. Se vi è ripetizione di occasioni, i due avranno possibilità di cooperare, di premiarsi e/o di punirsi a vicenda. Possiamo dunque immaginarci che il comportamento cambi e che i due collaborino. Ma non è sempre così facile. Come vedremo, la cooperazione è possibile solo se il numero di occasioni future di collaborare non è conosciuto. Cioè se vi è incertezza sulla collaborazione, perché se vi è certezza - se i due individui sanno quante saranno le occasioni di collaborazione - la cooperazione non avrà luogo. Per iniziare, proviamo a vedere cosa succede se ci sono due occasioni di collaborazione invece di una sola, ma solo due. Per decidere sulla prima occasione, Primo prova ad immaginare in che modo la sua decisione oggi può influire su quella di Secondo alla prossima volta. Se gli fosse evidente che la sua scelta di oggi può condizionare quella successiva - ad 6

7 esempio, se cooperasse oggi indurrebbe Secondo a cooperare domani - allora potrebbe essere indotto a cooperare. Ma non è così, purtroppo. Ognuno dei due sa infatti che la prossima è l ultima volta. Vi è dunque è un problema di scelta senza effetti successivi, perché non ci saranno più altre possibilità di cooperazione. Poiché il risultato della seconda scelta non può essere influenzato da quello della prima, questa diventa l unica e ognuno quindi non coopera. Il ragionamento può essere prolungato aumentando il numero di occasioni di scelta. Se sono tre, Primo inizia a immaginare che cosa succede alla seconda scelta se lui collaborasse alla prima. Ma si rende conto che la seconda scelta dipende dalla terza. Ma la terza è l ultima; essa non può influenzare la seconda. Il gioco si riduce da tre a due scelte e si riproduce esattamente il caso di prima. La prospettive di cooperazione rimangono allora senza speranza. Ma se ci soffermiamo un istante sul problema, ci rendiamo conto subito che abbiamo fatto un esempio altrettanto improbabile della cooperazione unica. In effetti, la prospettiva che si ha di fronte non è (quasi) mai un numero finito di collaborazioni, anche perché non siamo in grado di prevedere il futuro. Nella vita di tutti i giorni, in effetti, non sappiamo mai quando le possibilità di cooperazione con gli altri finiranno. Se dopo due volte, se dopo tre volte, o quattro, ecc. 5. Cooperazione fra due individui: prove ripetute in numero incerto Se c è incertezza sulla lunghezza della collaborazione, afferma la teoria dei giochi, allora la prospettiva può cambiare. Dato che i due contadini non sanno che l occasione di collaborazione è unica, o equivalente ad un occasione unica, come nel caso in cui sapessero che le possibilità di collaborazione sono in numero finito, allora ognuno di loro può essere tentato di provare. Può essere tentato di fare un piccolo investimento in collaborazione, acquistare il liquido, far l irrorazione e sperare che l altro faccia altrettanto. Al massimo, cioè se l investimento in collaborazione non è servito perché non c è stata reciprocità, Primo non ripeterà più il suo tentativo e il costo sarà quindi limitato ad una prova sola. Trovandosi in situazione simmetrica, anche Secondo può fare lo stesso ragionamento e quindi i due possono avviare un processo di cooperazione reciproca. Questa strategia è stata definita da Axelrod (1984) come strategia del tit-for-tat. Essa è una strategia di collaborazione condizionata, o se vogliamo di reciprocità. Si inizia con un tentativo di cooperazione e poi nelle occasioni successive si fa quello che ha fatto l altro la prima volta. Se ha cooperato, si continua a cooperare, diversamente si smette. La strategia del tit-for-tat può anche evolvere nella direzione opposta, invece di avviare comportamenti migliori fra gli individui, li può far peggiorare continuamente. Può cioè spiegare le faide fra famiglie e fra gruppi etnici. Ad esempio, Primo e Secondo provengono da due famiglie che hanno cooperato poco, o si sono trattate male. Primo fa un offerta di cooperazione, se rifiutata renderà alla prossima occasione la pariglia a Secondo; anzi, gli farà vedere quanto danno lui è capace di arrecargli. Ovviamente, nella vita di tutti i giorni, quando il numero di scelte non è finito ci sono altri fattori che, oltre alla razionalità del tit-for-tat, favoriscono la cooperazione. Un primo fattore è la condivisione di valori morali o religiosi. Le maggiori religioni insegnano ai fedeli di amare il prossimo ( non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te, oppure fai agli altri 7

8 quello che vorresti fosse fatto a te ), quindi inducono naturalmente a cooperare 2. Soprattutto fra fedeli della stessa religione, mentre fra fedeli di religioni diverse la cooperazione indotta dalla condivisione di valori religiosi è stata finora almeno assai minore (ad essere cauti nel giudizio). 6. Il ruolo di una terza parte nel facilitare la cooperazione: l importanza delle istituzioni Un fattore più importante nell assicurare la cooperazione fra due parti nella vita di tutti i giorni è l azione svolta da una parte, un giudice, la polizia, un arbitro. Cioè l azione di quello che si chiama lo stato, o il settore pubblico. Facciamo un esempio molto semplice. Uno di noi ha bisogno di un automobile e si reca in un negozio di auto usate, dove il proprietario gli presenta una grande occasione: un auto con pochi chilometri, tenuta in modo ineccepibile e ad un prezzo buono per quel modello, ma elevato in assoluto. L acquirente è attratto dalle caratteristiche illustrategli dal venditore, ma è molto esitante in considerazione del prezzo e dei rischi che comporta l acquisto. Se dopo qualche chilometro l auto ha un severo problema quasi irreparabile (ad esempio, tutto il sistema elettronico va in tilt), che possibilità ha di ritornare in possesso dei soldi spesi per nulla? Il venditore potrà rifiutare ogni responsabilità e asserire semplicemente che la colpa non è sua, ma di chi a sua volta gliela ha venduta. Per indurlo all acquisto, il venditore gli propone una garanzia: l auto sarà riparata gratuitamente per ogni guasto che si dovesse malauguratamente verificare per cinque anni dopo l acquisto. L offerta è buona e può cambiare la convenienza. Ma come fa l acquirente ad essere sicuro che, una volta verificatosi il guasto, il venditore, che ha ormai incassato il denaro, non rinneghi la promessa? Se si inserisce un terzo, quale può essere appunto un organo dello stato, che abbia la capacità e la volontà di obbligare il venditore a rispettare l impegno della garanzia, allora il compratore avrà molte meno remore e la transazione potrà andare felicemente in porto. L esistenza di una terza parte è essenziale, ma non è sufficiente o meglio non rende automatica la soluzione. E ancora necessario superare alcuni problemi. In primo luogo, che il costo connesso all intervento della terza parte, non sia troppo elevato. Se per far valere il diritto alla garanzia il compratore deve assumere un avvocato, è chiaro che valuterà assai meno il valore della garanzia e resterà poco propenso a effettuare l acquisto. In secondo luogo, anche se il costo dell esercizio della garanzia è basso perché l avvocato si assume il rischio del costo della causa, è ben possibile che, anche se il compratore ha il diritto dalla sua, il giudice chiamato a giudicare la causa si sbagli e decida contro l acquirente. In terzo luogo, anche se il costo è basso come pure la probabilità di errore, è ancora possibile che la terza parte non tenga un atteggiamento imparziale quando opera il giudizio. O per motivi di differenza ideologica etnica o religiosa, o per motivi ancora meno meritevoli, come la corruzione. Un esempio dei primi è il giudice che appartiene ad un gruppo razziale diverso dal compratore. In India il giudice potrebbe essere hindu e il compratore mussulmano. Anche se molto competente, il giudice potrebbe essere indotto dall ambiente a giudicare a partito preso. Oppure, il giudice può essere pagato dal venditore, o peggio dall importatore dell auto, con risultati egualmente sgradevoli per il compratore. Se allarghiamo minimamente il nostro orizzonte, ci rendiamo immediatamente conto che nelle società moderne di mercato il problema del ruolo della terza parte nel fare applicare i contratti 2 E come se la norma religiosa imponesse un costo morale a chi non coopera che riduce il beneficio netto della non cooperazione. Basta nel nostro esempio che lo riduca da 1,5 a 0,5 perché la strategia dominante diventi quella della cooperazione. 8

9 è fondamentale. L economia può funzionare correttamente se i contratti vengono dapprima stipulati, cioè la gente decide di comperare e vendere beni tangibili e servizi intangibili, di assicurarsi e assicurare, di prendere e dare a prestito. Per facilitare questo la presenza di una terza parte, che possiamo chiamare le istituzioni pubbliche, è essenziale. Ci vogliono leggi, tribunali, registri di commercio, istituzioni di arbitrato, avvocati e consulenti vari. Sono necessari apparati di polizia e giudici che funzionino in maniera efficiente. E necessario infine che queste terze parti non siano corrotte, o non operino secondo pregiudizi. Come si intuisce facilmente, nei paesi poveri e nei paesi della transizione queste istituzioni sono assai più deboli, quando non mancano del tutto. I costi di rivolgersi ad esse sono più elevati, le possibilità di errore maggiori, i comportamenti collusivi più diffusi. E chiaro che se non ci sono i contratti, o se questi una volta stipulati non sono applicati, è difficile che ci sia sviluppo. La gente non coopera e nell insieme la società non può beneficiare dei benefici della cooperazione. 7. La cooperazione con un numero ampio di persone 3 Ritorniamo all esempio iniziale in cui un gruppo ampio di persone i 1000 abitanti del villaggio devono decidere se cooperare o no. Quando i numeri sono elevati, il problema della cooperazione viene considerato come quello dell azione collettiva. Iniziamo in maniera generale distinguendo fra due situazioni. Nella prima il risultato dell eliminazione delle zanzare dipende dalla collaborazione di tutti. Se anche un solo abitante non collaborasse, allora nulla verrebbe raggiunto. In questa situazione ci rendiamo conto che se ogni abitante è interessato alla soluzione, cioè se ognuno ha un beneficio netto positivo, e se, soprattutto, ognuno si rende conto tutti gli altri la pensano allo stesso modo, cioè tutti hanno lo stesso apprezzamento della soluzione generale, allora è probabile che vi sia cooperazione. La non cooperazione da parte di uno solo mette totalmente in gioco la soluzione collettiva. In realtà, in questa situazione non vi è spazio per comportamenti opportunisti, perché chi non coopera non può trarre vantaggio della cooperazione degli altri. La seconda situazione è quella del nostro esempio, dove l attuazione della soluzione collettiva non richiede che tutti siano d accordo, ma più semplicemente che sia d accordo una dato numero q(detto normalmente il quorum). 3 Questo paragrafo fa ampio ricorso al volume di Kenneth Shepsle e Mark Bonchek, (2000). 9

10 Altri abitanti Primo Meno di q - 1 Esattamente q - 1 q o più Coopera (paga) -0,5 1 1 Non coopera (non paga) La matrice dei pagamenti adesso ha tre colonne. In effetti, il risultato netto per Primo dipende da tre situazioni diverse. La prima è quella in cui non si raggiunge il quorum. La seconda è quella in cui la decisione di Primo è cruciale per approvare la decisione. La terza riporta il beneficio netto, quando si supera il quorum richiesto. Come si vede dal prospetto, in due casi su tre, se cioè meno di q o più di q persone cooperano, a Primo non conviene cooperare. Gli conviene farlo, solo quando il suo voto è esattamente necessario per raggiungere il quorum richiesto. Ma è chiaro che è tutt altro che facile per Primo sapere come comportarsi, dato che non può sapere in anticipo come si comporteranno gli altri abitanti del villaggio: voterà a fare del progetto meno di q, esattamente q-1 o più di q persone? Il comportamento di Primo, come quello degli altri abitanti; dipende dalle dimensioni di q. Per capirlo, ricordiamo quanto abbiamo letto per il caso in cui la cooperazione richiede la partecipazione di tutti, cioè il quorum è fissato al 100 per cento. In tal caso, l incentivo a cooperare è molto forte e la cooperazione probabile. Se adesso riduciamo il quorum da 100 a 98, che cosa succede? Il ragionamento che fa Primo, e come lui gli altri, è che per avere il risultato positivo della cooperazione, pochi possono fare i free riders. Quindi Primo e gli altri saranno indotti a cooperare e probabilmente si otterrà un risultato di q, o addirittura superiore. Se q diminuisce, passa a 90 e poi a 80, Primo e gli altri iniziano a pensare che il loro voto non è più essenziale e che ci possono pensare gli altri. In altre parole, cominciano a rendersi conto che un piccolo numero di defezioni è compatibile con l ottenimento del risultato. Perché allora non cominciare essi stessi? Più si riduce il quorum, più paradossalmente diminuiscono le probabilità dell azione collettiva, perché si riduce la pressione sulle scelte di ognuno derivanti dal fatto che è il suo voto è essenziale. Forse soltanto quando q diventa piccolissimo, le probabilità di riuscita della cooperazione tornano a salire, perché in qualsiasi gruppo ci sarà sempre qualcuno, cioè un piccolo numero, che agisce cooperativamente per motivi morali, per abitudine ad obbedire, per conformismo ecc. Ovviamente, altri fattori entrano in gioco. Ad esempio, è vero che siccome ciò che importa è il quorum la dimensione della collettività non dovrebbe contare. Nella pratica non è però così. In un villaggio piccolo di 100 persone tutti si conoscono, hanno la sensazione di identificarsi 10

11 con il gruppo, di doverne comunque condividerne le sorti. Se il villaggio si espande a persone, l identificazione nel gruppo inevitabilmente si riduce e la spinta morale o di simpatia a cooperare si riduce. La dimensione del villaggio, cioè della comunità, è anche importante per gli effetti che ha sull uguaglianza fra gli abitanti e questo a sua volta influisce sulle scelte di cooperazione. In effetti, più piccola è la comunità, più è probabile che i suoi componenti siano simili per condizione economica, capacità, cultura. Più diventa probabile che abbiano interessi uguali. Ad esempio una comunità di piccoli contadini può essere maggiormente disposta a cooperare di una comunità in cui ci sono contadini ricchi e contadini poveri e quindi divergenza sulle capacità di cooperare e sull interesse all azione collettiva Il ruolo fondamentale dell imprenditore politico nell assicurare la collaborazione La maggior parte dei ragionamenti svolti ci inducono a pessimismo circa la spinta alla collaborazione, soprattutto quella che deriva da motivazioni individuali razionali. Per capire la realtà che è fatta di molta azione collettiva dobbiamo però introdurre un attore finora trascurato: l imprenditore politico. L imprenditore politico non è assolutamente diverso da quello economico. Vede nella società un bisogno non soddisfatto e offre la sua azione per soddisfare questo bisogno. Può essere mosso dalle motivazioni più svariate. Nella teoria economica della democrazia, i politici massimizzano i voti, vogliono cioè arrivare al potere o starci, se già vi sono. In una teoria della democrazia non perfetta, i politici sono interessati al denaro; cioè, vogliono una fetta del guadagno ottenibile con la cooperazione. In una teoria più ideale o morale della politica i politici sono mossi da motivazioni ideali. Vogliono realizzare il loro ideale politico e/o passare alla storia, oppure operare a vantaggio del prossimo. In ogni caso la loro azione convincimento personale, comizi, manifesti, eccetera - serve a porre in essere l azione collettiva, cioè a convincere un numero sufficiente di persone a cooperare. 9. I beni pubblici Secondo la teoria economica e senza far alcun riferimento a chi lo produce, l irrorazione del liquido insetticida da parte dell elicottero è quello che si definisce un bene o servizio pubblico. Un bene pubblico ha due caratteristiche essenziali. La prima caratteristica è la non rivalità. Essa fa riferimento a un aspetto dell atto di consumo: il fatto che un abitante del villaggio consumi l irrorazione non diminuisce in alcun modo le possibilità di consumo da parte di tutti gli altri abitanti Il consumo da parte di un abitante è cioè compatibile, o meglio non rivale, con il consumo dello stesso bene o servizio da parte di uno o più altri abitanti. In termini più precisi, possiamo dire che l'aggiunta di uno o più consumatori non comporta un aumento di costo nella produzione e/o distribuzione del bene o servizio in questione. 4 A chi volesse approfondire questo tema sia nei risvolti teorici che in quelli applicativi, con ampi riferimenti alla realtà del mondo del sottosviluppo raccomando la lettura del libro di Jean-Marie Baland et Jean-Philippe Platteau (1996). 11

12 Se X è la quantità totale disponibile di un certo bene o servizio non rivale e X 1, X 2, X 3,..., X n sono le quantità consumate dai singoli n individui, allora avremo che: X = X 1 = X 2,= X 3, =... X n La seconda caratteristica: la non-escludibilità. Si sostanzia nella difficoltà, o impossibilità, per il produttore di un bene, o servizio, di escludere gli altri dai benefici di tale produzione. La non-escludibilità può essere di duplice ordine: tecnica e/o economica. L irrorazione di insetticida da parte dell elicottero rappresenta un chiaro esempio di impossibilità tecnica di escludere dal servizio chi dichiara di non volerlo. Un altro esempio di non-escludibilità tecnica è costituito dalle trasmissioni radiofoniche e televisive. Con un sistema di trasmissione satellitare non è tecnicamente possibile escludere dai programmi coloro che sono forniti delle antenne necessarie per la ricezione. Un altro esempio - sempre tecnico - è costituito dalla difesa contro l'esterno. Un antimilitarista è difeso allo stesso modo degli altri cittadini dall'esercito del suo paese. La non-escludibilità economica trova per contro origine nel costo elevato che comporta l'esclusione di qualcuno dal servizio. L'accesso a un parco naturale è tecnicamente governabile: basta assumere un numero congruo di sorveglianti. Questo numero può però essere così elevato da scoraggiare chiunque dalla gestione a scopo di lucro del parco. Ovviamente, la non-escludibilità di tipo economico è un concetto relativo: può avere diverse gradazioni in contrasto a quella di tipo tecnico, che ha invece carattere assoluto, la nonescludibilità esiste o non esiste. Lo stato della tecnologia è determinante sia per l escludibilità tecnica, sia per quella economica. Ad esempio, l introduzione di sistemi di telepass permette, se lo si desidera, far pagare l uso delle strade a tutte le automobili. Permette anche di farlo ad un costo molto contenuto. L alternativa di una volta i caselli per i pedaggi era tecnicamente possibile, ma ad un costo elevato. Pensiamo, oltre al costo dei casellanti, al costo sociale del tempo perso a stare in coda e all inquinamento prodotto dalle auto bloccate nelle code. Quando un bene o servizio è caratterizzato dalla presenza simultanea delle due caratteristiche della non rivalità del consumo e dalla non escludibilità dai benefici non vi è possibilità, in genere, che esso possa essere prodotto da un'impresa privata 5. La produzione di questi beni dà infatti luogo a vantaggi (esternalità) a favore di altri individui che il suo produttore non è assolutamente in grado di ripagarsi applicando il meccanismo dei prezzi. Questi beni, o servizi, costituiscono la categoria dei beni pubblici puri. Quando non esiste convenienza economica privata alla loro produzione, questa deve avvenire tramite il settore pubblico. Tramite, cioè, un'organizzazione che ha la capacità, la forza di coazione, di far pagare con un meccanismo diverso dal prezzo, cioè con prelievi di tipo obbligatorio, il costo della produzione e della distribuzione dei beni pubblici puri. 5 Potrebbe esserlo solo se questa impresa ricavasse dalla sua produzione benefici superiori ai costi, come nel caso classico dei fari gestiti da singole compagnie di navigazione marittima, oppure se l'impresa decidesse di fare della beneficenza pubblica. 12

13 10. I beni privati All opposto dei beni pubblici in riferimento alle due caratteristiche ora esaminate troviamo i beni privati. Essi sono rivali ed escludibili. Sono rivali per il fatto che il loro consumo da parte di un individuo è incompatibile, o meglio rivale, con il consumo da parte di uno o più altri individui. In altre parole, i beni privati sono perfettamente divisibili fra i consumatori. Sulle linee della precedente definizione, il carattere privato del consumo di un bene o servizio consiste nel fatto che l'aggiunta di uno o più consumatori comporta un incremento della quantità totale del bene o servizio da produrre: X = X 1 + X 2, + X X n I beni privati sono anche escludibili: il loro produttore e/o venditore è perfettamente in grado di negare il bene a chi non vuole pagarlo. 11. Il fenomeno della congestione In relazione alla rivalità non esiste una distinzione netta, in due sole categorie, fra beni e servizi a carattere collettivo e beni a carattere privato. Esiste invece un continuo di situazioni attraverso le quali si passa dal caso, estremo, dei beni - o servizi - assolutamente non rivali a quello altrettanto estremo dei beni - o servizi - a consumo privato, o individuale. Definiamo con il parametro α il grado di rivalità del consumo di un bene. Esso è espresso dalla percentuale di aumento della quantità totale da produrre, e quindi del costo, provocato dall'aggiunta, al primo consumatore, di uno o più consumatori. Il parametro α avrà un valore di 1, nel caso dei beni o servizi completamente privati - i beni privati puri - avrà valore di 0 nel caso dei beni completamente, o tipicamente, collettivi (o beni collettivi puri). Facciamo il caso di due persone, Primo e Secondo, la quantità totale prodotta sarà: X = X P + α X S.. Se il bene è privato α = 1 e X = X P +X S. Se il bene è pubblico: α = 0 e X = X P = X S. Se il bene ha caratteristiche intermedie fra il privato e il collettivo, α può assumere i valori compresi fra 0 e 1. Questi valori intermedi del parametro α sono tipici dei beni o servizi caratterizzati da fenomeni di congestione. In questi casi l aggiunta di un consumatore pensiamo al caso di una strada che percorro inizialmente da solo, cioè è usata solo dalla mia automobile non impedisce il consumo da parte degli altri, ma ne riduce la qualità del consumo, fino al punto da azzerarla quando la congestione diventa assoluta, cioè insopportabile. 13

14 12. I beni misti I beni pubblici puri, a causa delle loro caratteristiche estreme, sono piuttosto rari. La maggior parte dei beni prodotti dal settore pubblico sono in realtà beni misti, che presentano al tempo stesso caratteristiche pubbliche e private. Ad esempio, il servizio di vaccinazione obbligatoria ha una componente privata, che consiste nell'immunità dalle malattie che acquisiscono gli individui vaccinati e una componente pubblica consistente nella riduzione del rischio di diffusione della malattia per tutti coloro che vivono in una società, dove la vaccinazione è obbligatoria. Per questo tipo di beni "misti" l'intervento pubblico non si deve necessariamente estendere alla loro produzione, o fornitura, diretta parte del settore pubblico. Se la componente ad appropriazione privata del bene è sufficientemente forte, esso sarà prodotto direttamente dal mercato. L'intervento pubblico si può limitare a una sovvenzione degli acquirenti privati che copra i costi delle esternalità prodotte. Senza questo sussidio, l'attività sarebbe svolta a un livello inferiore a quello socialmente ottimo. D'altro canto, esso è necessario, perché in una collettività formata da un gran numero di individui nessuno è disposto razionalmente a pagare volontariamente per le esternalità che riceve. 13. I beni di merito (merit goods) Per alcuni beni pubblici misti, in particolare per quelli la cui componente pubblica avvantaggia segmenti più o meno ristretti della popolazione, è stato coniato da Richard Musgrave (1982) il termine di "merit goods", o beni meritori. Gli esempi più chiari sono rappresentati dai sussidi alla musica o dalle spese per la conservazione del patrimonio artistico. In un sistema democratico è difficile ricondurre questo tipo d interventi alle preferenze di una maggioranza. Sono piuttosto quelle di un'élite che può essere lungimirante e avere una visione non gretta dell'interesse proprio, che possono spiegare questi interventi, che presentano un interesse a lungo termine, in altre parole un merito, per l'intera collettività. Al concetto di "merit goods", che non è in realtà analiticamente chiarissimo, perché può sussumere molte cose diverse, fa frequente e ampio riferimento buona parte della letteratura quando cerca di spiegare le ragioni dell'intervento pubblico. 14. Esternalità pecuniarie ed esternalità tecnologiche Vi sono due tipi di esternalità: tecnologiche e pecuniarie. Le esternalità tecnologiche sono quelle di cui abbiamo trattato finora. Ad esempio l emissione di fumo da parte di una fabbrica, oppure l irrorazione di insetticida da parte di un abitante del villaggio. Sono chiamate tecnologiche perché influiscono sulla funzione di produzione o di consumo di chi ne subisce gli effetti. Il fumo della fabbrica sporca i panni stesi ad asciugare nell area circostante e obbliga a usare più detersivo per lavarli. L irrorazione di insetticida riduce il numero di zanzare che infestano le case dei suoi vicini, permettendo loro di vivere meglio, di ridurre il rischio di malattia, ecc. Migliora, in altre parole, la loro funzione di consumo. Le esternalità tecnologiche si producono quando, data la definizione esistente dei diritti di proprietà, in altre parole dei diritti e gli obblighi incombenti su chi svolge un'attività economica, costui non ha l'obbligo di indennizzare i consumatori o i produttori danneggiati dalle sue attività o, nel caso dell irrorazione di insetticida, di farsi ripagare dei vantaggi da essi prodotti. 14

15 Le esternalità pecuniarie sono invece perfettamente riflesse nei prezzi. Facciamo un esempio: il consumo di mango. Una parte degli italiani, ad esempio, si scopre un'improvvisa passione per questo frutto. L'aumento della domanda darà luogo, nel breve periodo, a un aumento del prezzo provocando un effetto, un esternalità pecuniaria negativa, su coloro che già consumavano mango. Nel lungo periodo, si può anche verificare una riduzione del prezzo, se l aumento del consumo è tale da provocare un incremento del volume di produzione, che abbassi i costi unitari. Si avrà in questo caso un esternalità pecuniaria positiva. In entrambi i casi, l esternalità, modificando i prezzi, modifica i comportamenti in modo efficiente. Le scelte di consumo, o di utilizzo del mango, sono, infatti, dettate, in primo luogo, dal prezzo di questo bene. Come si vede, i due tipi di esternalità hanno un impatto ben diverso sul funzionamento dell economia. Mentre le esternalità tecnologiche, che sono quelle di cui abbiamo trattato finora, hanno un impatto negativo sull efficienza, quelle pecuniarie non producono alcun effetto di questo tipo. Bibliografia Axelrod, Robert, The Evolution of Cooperation, New York, Basic Books, 1984 Baland, Jean-Marie and Platteau, Jean-Philippe (1996), Halting Degradation of Natural Resources, Oxford University Press and FAO. Dixit, Avinash and Nalebuff Barry (1991), Thinking Strategically, New York, Norton. Traduzione in italiano pubblicata dal Sole/24Ore dal titolo, Io vinco, tu perdi.milano R. A. Musgrave, P. A. Musgrave, (1982), Public Finance in Theory and Practice, McGraw- Hill, International Book Company, New York pp Shepsle, Kenneth and Bonchek, Mark, (2000), Analyzing Politics. Rationality, Behavior, and Institutions, WW. Norton and Company, New York. 15

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