CAI S.Donà e Treviso Scuole Alpinismo e Scialpinismo
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- Giuditta Locatelli
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1 CAI S.Donà e Treviso Scuole Alpinismo e Scialpinismo 1
2 PIANIFICAZIONE DELL ESCURSIONE Bollettino nivo-meteorologico La lettura del bollettino nivo-meteo è una operazione essenziale per la pianificazione della gita. Con le informazioni ottenute si può ridurre notevolmente (fino al 60-70%) il rischio di valanghe. Le indicazioni fornite solo se interpretate correttamente concorrono al buon esito della gita. Bisogna adottare una mentalità aperta, volta a considerare la situazione in varie regioni (Prealpi, Appennini, versante sud, versante nord). 2
3 Informazioni essenziali da ricavare da un bollettino meteo: Possibilità o meno di precipitazioni e visibilità; Temperatura: quota dello zero termico o limite delle nevicate; Presenza o meno di venti, loro intensità e direzione; Previsioni a breve e medio termine; Grado di attendibilità delle previsioni. 3
4 Informazioni essenziali da ricavare da un bollettino valanghe: Caratteristiche del manto nevoso, grado di pericolo; Individuazione dei pendii più critici e di quelli più sicuri; Tendenza prevista; Analisi di bollettini precedenti, per avere informazioni sull ultima caduta di neve e l eventuale azione del vento. 4
5 Altri esempi: 5
6 6
7 Per una corretta scelta della gita sarebbe opportuno: valutare con attenzione se l escursione programmata èsicura; se l area inizialmente scelta presenta una situazione meteo-nivologica non favorevole, orientarsi ad un altra regione, e quindi, assumendo le adeguate informazioni, individuare la zona che presenta le migliori condizioni di percorribilità; una volta certi della sicurezza della zona, tra i vari itinerari si può preferire il percorso che offre la neve migliore. 7
8 Guide di itinerari sci alpinistici Scegliere la gita consultando carte topografiche, guide, testi, riviste di settore e/ositi internetche forniranno indicazioni dettagliate riguardo le difficoltà, l esposizione, i tempi di percorrenzamedi, l esistenza di eventuali rifugio punti di appoggio. studiare con attenzione eventuali varianti e/o punti di fuga; individuare percorsi alternativi; assumere altre informazioni sulle caratteristiche della gita, consultando amici che hanno già frequentato la zona. 8
9 Siti Internet 9
10 Tabella difficoltà (Scala Blachère) MS per medio sciatore: terreno caratterizzato da pendii aperti di pendenza moderata e dislivelli contenuti. BS per un buon sciatore: terreno con inclinazione fino a ; lunghezza e dislivelli discreti. In taluni punti si richiede una buona tecnica di discesa. OS per un ottimo sciatore: terreno ripido, tratti esposti, passaggi obbligati, lunghezza e dislivelli sostenuti; in taluni punti si richiede di curvare e arrestarsi in breve spazio e nel punto voluto. MSA per medio sciatore alpinista: per raggiungere la cima potrebbe essere necessario proseguire a piedi su percorso di roccia o di misto. BSA per un buon sciatore alpinista: l itinerario, oltre all impegno sciistico richiesto a un BS, presenta anche caratteri alpinistici: percorso di ghiacciaio, di creste, di tratti rocciosi. OSA per ottimo sciatore alpinista: l itinerario, oltre all impegno sciistico richiesto a un OS, presenta anche caratteri alpinistici: percorso di ghiacciaio, di creste, di tratti rocciosi, crepacce terminali. 10
11 Itinerario e controllo con carta topografica, bussola e altimetro E importante studiare prima l itinerario che si intende percorrere. Con il tracciato di rotta, si individuano: le esposizioni dei singoli pendii da percorrere; l inclinazione massima dei pendii più ripidi che dovranno essere affrontati; lequotedipartenzaediarrivo; la morfologia generale del percorso scelto, l eventuale presenza di configurazioni particolari del terreno come dossi, canali, creste; tempi di percorrenza presunti. 11
12 Traccia La traccia è una frazione dell itinerario, a media scala, che deve soddisfare a due requisiti essenziali: 1. sicurezza 2. economia di energie La traccia si studia e decide in sito, tratto dopo tratto, e riguarda quella parte di itinerario che è possibile vedere chiaramente davanti a sé. 12
13 Si procede nella traccia del primo con un distaccoin misura dei motivi di sicurezza che lo richiedano. Aprendo la pista si memorizzano i punti di riferimentoverso i quali avanzare; voltandosi anche indietro, per meglio riconoscerli al ritorno. Si sfruttano al massimo le caratteristiche del terreno, evitando i bruschi cambiamenti di direzione. La traccia deve snodarsi con pendenza costantein modo da ridurre le voltate al numero minimo indispensabile. I cambi di direzione si faranno nei punti più comodi e sicuri. L inclinazione della traccia deve essere tale da permettere una salita senza eccessiva fatica, e senza superare mai il limite di aderenza delle pelli. Individuare possibili posti di rifugio in caso di imprevisti Orientarsi costantemente in modo da potere sempre riconoscere sulla cartatopograficailpuntoincuicisitrova. Se l itinerario di salita coincide con quello di discesa, individuare i pendii su cui converrà ridiscendere per incontrare le condizioni migliori di neve. 13
14 Tracce esistenti E importante valutare le tracce esistenti: possono essere fatte male o, se le condizioni di neve sono cambiate, essere divenute inadeguate o pericolose. Seguire le tracce esistenti solo quando collimano perfettamente con le nostre scelte. 14
15 Microtraccia La microtraccia è una frazione della traccia, limitata a pochi metri. È necessario pensare in termini di microtraccia ogni qualvolta le condizioni del terreno o della neve o ancora meteorologiche, lo rendano necessario o addirittura indispensabile. E buona regola di sicurezza nell esecuzione della traccia e/o microtraccia la continua valutazione del percorso secondo i seguenti criteri: meteo: visibilità, vento, temperatura; neve: altezza critica della neve fresca, segnali d allarme indicatori di forte pericolo; terreno: morfologia, pendii ripidi; partecipanti: condizioni fisiche, tabella di marcia. La traccia e la microtraccia, tanto in salita quanto in discesa, devono tendere continuamente all itinerario più sicuro, presumendo il pericolo di valanghe sempre presente. 15
16 Bosco fitto In genere il bosco è sicuro. Ciò è vero solo se abbastanza fitto, costituito prevalentemente da alberi di alto fusto, non caratterizzato da canali e radure. 16
17 Bosco rado di larici Un bosco rado di larici và considerato come una zona potenzialmente valanghiva. Le piante, distanti fra di loro, non costituiscono un ancoraggio valido ed inoltre il sotto bosco favorisce la formazione di strati deboli all interno del manto nevoso. 17
18 Zone di entrata e di uscita del bosco Una caratteristica negativa e particolare della radura nel bosco è la sua risposta all azione del vento. Le piante, costituiscono un ostacolo al flusso del vento, provocandone prima l accelerazione e successivamente in corrispondenza della radura, un rallentamento favorendo così la formazione di lastroni da vento. 18
19 Dossi, costoni, creste Icostoniedidossisonoluoghipiùsicuririspettoalledepressionie alle valli. Questa precauzione vale a maggior ragione, quando per l azione del vento i dossi si presentano ripuliti dalla neve. 19
20 Pendii ripidi e aperti In un pendio aperto vi sono pochi ripari naturali che possono deviare o arrestare una valanga. In salita i versanti aperti e ripidi devono essere percorsi mantenendo le distanze e la suddivisione dei partecipanti alla gita in piccoli gruppi al fine di non sovraccaricare eccessivamente il manto nevoso. In ogni caso è molto importante individuare sempre qualche riferimento per la sicurezza e scegliere attentamente eventuali punti di sosta anche se di breve periodo. 20
21 Ricerca dei punti di riferimento Nell affrontare un versante è importante individuare e seguire i punti del terreno che offrono protezione naturale e quindi possano dare qualche garanzia di sicurezza in più; o che siano in grado di offrire eventuali vie di fuga. 21
22 Percorso sovrastato da pendii ripidi Anche se la traccia si svolge in piano, l itinerario potrebbe essere dominato da pendii di neve, salti di rocce, oppure seraccate, cioè blocchi di ghiaccio formati dal fitto intersecarsi dei crepacci. Soprattutto in primavera, durante le giornate molto calde, informarsi sulla sicurezza di certi itinerari. 22
23 Percorso che sovrasta un salto Se un tratto dell itinerario si sviluppa in un pendio sotto il quale è presente un salto, costituito da una parete rocciosa, oppure un crepaccio, una gola ecc., bisogna prestare particolare attenzione. Seadesempioilterrenoèduro, bisogna individuare con cura i punti dove eseguire i cambi di direzione o i dietro-front, ed effettuare una traccia poco pendente in modo da ridurre la possibilità di cadute o di perdita degli attrezzi. Se invece è presente neve recente, anche uno scaricamento di neve a debole coesione potrebbe trascinare le persone coinvolte, e spingerle oltre il salto; oppure seppellirle dentro un crepaccio. 23
24 Vicinanza di creste e pendio sottovento Evitare i pendii sottovento, specialmente se in zone d ombra e di elevata inclinazione. Le zone prossime alle creste (soprattutto i colli) ed i pendii in prossimità dei passi sono sempre sospettati di celare accumuli di neve soffiata. Si deve ricordare che gli accumuli si formano anche in corrispondenza di modeste variazioni morfologiche, e comunque disposte all interno di ampi pendii, ciò perché il vento può spirare 24 da diverse direzioni.
25 Pendii con cornici La formazione di accumuli di neve è naturalmente più accentuato in corrispondenza di creste, dove l azione del vento è resa evidente dalla presenza di cornici sporgenti sul lato sottovento. Le cornici, oltre che rappresentare esse stesse un pericolo per il possibile distacco, possono in conseguenza di una loro caduta innescare valanghe. Le cornici segnalano un altro importante pericolo, ossia quellodellapresenzadiunaccumulodinevealdisottodiesse. 25
26 Salita in un canale La salita in un canale generalmente aumenta le incognite relative alla stabilità a causa della variabilità della morfologia, di accumuli di neve, della presenza di rocce, e della differente trasformazione della neve a causa della diversa esposizione, della difficile valutazione della stabilità dei pendii soprastanti, ecc. Bisogna quindi essere certi della sua stabilità prima di affrontarlo, sci ai piedi (serie di zig-zag). Altrimenti si sale direttamente per la massima pendenza, con gli sci in spalla. 26
27 Scelta delle soste Bisogna attribuire molta importanza alla scelta dei punti di sosta. Innanzitutto devono rispondere a criteri di massima sicurezza, soprattutto per gruppi numerosi. Oltre a consentire una buona visione del tragitto ancora da percorrere, devono essere prescelti possibilmente al sole e in luogo riparato dal vento, ma in particolare modo al sicuro sotto il punto di vista valanghivo. Evitare soste in luoghi dominati da pendii ripidi, allo sbocco dei colatoi o sotto le seraccate. 27
28 Esecuzione della traccia in discesa Per ottenere la massima sicurezza in discesa, tutti i componenti del gruppo, qualunque sia la loro capacità, devono rispettare alcuni principi che consentono di ridurre al minimo l eventualità di incidenti. Mantenere delle distanze minime di metri tra uno sciatore e l altro. Nel caso si debba percorrere un tratto sospetto, esso va affrontato interamente uno alla volta. Come per la salita anche in discesa si devono quindi individuare punti di riferimento e punti di sosta. La traccia deve essere tale per cui tutti, anche i tecnicamente meno dotati, possano seguirla agevolmente. Quando le caratteristiche del terreno e della neve (crepacci, pericolo di valanghe, salti di roccia, ecc.) e le condizioni atmosferiche (nebbia, tormenta) lo richiedano come misura precauzionale, tutti i componenti del gruppo devono scendere lungo la stessa traccia. 28
29 PROFILO STRATIGRAFICO Il profilo stratigrafico permette, congiuntamente al blocco di slittamento, di effettuare un indagine esaustiva del manto nevoso. Il profilo stratigrafico consente di: evidenziareisingolistratidineveevalutareipotenzialipianidi slittamento; determinare per ciascun strato l indice di durezza mediante il test della mano; individuare forma e dimensione dei grani tramite una lente di ingrandimento e la piastrina cristallografica; misurare l andamento della temperatura in funzione dello spessore(disponendo di un termometro); valutare quantitativamente il contenuto in acqua libera (facoltativo). La prova permette di individuare gli strati deboli, anche quelli sottili e fragili e quindi consente di scoprire più dettagliatamente i potenziali piani di slittamento. 29
30 Lo scopo dell analisi è indagare la composizione del manto nevoso. Si devono cercare di identificare soprattutto gli strati deboli e le superfici di slittamento quali: Strati di cristalli sfaccettati prodotti dal metamorfismo da gradiente elevato. Strati di brina di profondità, conseguenti a un avanzato stadio di metamorfismo da gradiente elevato. Strati di brina di superficie inglobata da successive nevicate; di norma sono assai sottili ed occorre molta attenzione per riconoscerli. Strati di neve vecchia e compatta ad elevata durezza. Strati di ghiaccio e croste da fusione e rigelo. Strati di neve pallottolare. 30
31 TEST DEL BLOCCO DI SLITTAMENTO La prova consiste nel sollecitare, su un pendio di almeno 30, una porzione di manto nevoso di 3 mq con carichi crescenti fino ad ottenere l eventuale rottura dello strato debole. Si tratta del miglior sistema per valutare sul luogo la resistenza al taglioe quindi rappresenta la prova più significativa della reazione del manto nevoso alle sollecitazioni esterne. 31
32 Il test del blocco di slittamento consente di valutare la resistenza di base al taglio in scala 1:1, cioè con il peso reale dello sciatore. È necessario quindi isolare la superficie della prova in modo che essa non risenta delle resistenze secondarie (resistenze alla trazione, compressione e taglio laterale). 32
33 Gradi di carico del blocco di slittamento secondo FÖHN (1987) modificato da Jamieson e Johnston (1993) GRADO ROTTURA DEL BLOCCO VALUTAZIONI 1 Si verifica una rottura con conseguente slittamento del lastrone già durante l operazione di scavo del blocco. 2 Lo sciatore si avvicina al blocco con gli sci ai piedi dalla parte superiore e vi sale con cautela a circa 35 cm dal bordo superiore. 3 Senza sollevarsi sui talloni, lo sciatore esegue una flessione esercitando una forza verso il basso. 4 Lo sciatore esegue un salto con gli sci ai piedi ricadendo nello stesso punto. 5 Lo sciatore ripete il salto nello stesso punto. 6 Lo sciatore esegue un salto senza gli sci (aumentando così il sovraccarico). 6a In caso di lastroni soffici trapassabili completamente dagli sci. Lo sciatore esegue un terzo salto con gli sci a 70 cm dal bordo superiore. 7 Nessuna delle azioni ha determinato una rottura. Situazione pericolosa: sono presenti numerose zone con manto nevoso instabile. I pendii corrispondenti non vanno attraversati. Situazione sospetta: vi possono essere delle zone di instabilità e sono possibili valanghe provocate. I pendii corrispondenti sono attraversabili con attenzione. Situazione più o meno sicura: il manto nevoso si presenta per lo più stabile e vi è una bassa probabilità di provocare valanghe. Vanno comunque rispettate le norme di sicurezza elementari. 33
34 CAI S.Donà e Treviso Scuole Alpinismo e Scialpinismo 34
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