DAL SELF-EMPOWERMENT ALL EMPOWERMENT DI COMUNITÀ: ANALISI DI UN ASSOCIAZIONE NON PROFIT

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1 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA FACOLTÀ DI PSICOLOGIA CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN PSICOLOGIA CLINICO-DINAMICA TESI DI LAUREA DAL SELF-EMPOWERMENT ALL EMPOWERMENT DI COMUNITÀ: ANALISI DI UN ASSOCIAZIONE NON PROFIT RELATORE: Ch.mo Prof. Massimo Santinello LAUREANDA: Chiara Verzeletti MATRICOLA: PSD ANNO ACCADEMICO

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3 INDICE INTRODUZIONE... 9 PRIMA PARTE L ASSOCIAZIONE WIGWAM Le origini Cosa vuol dire Wigwam? Cos e Wigwam Il metodo Wigwam e i suoi progetti La formazione Caratteristiche dei progetti La rete Wigwam L EMPOWERMENT Caratteristiche dell empowerment Com e nato l empowerment? L empowerment psicologico L empowerment nelle organizzazioni La leadership empowering Gli empowerment work group Conclusioni I CIRCOLI DI QUALITÀ Verso un management partecipativo Lo sviluppo dei circoli di qualità La diffusione dei circoli al di fuori del Giappone

4 3.4 I concetti di base L avvio e le metodologie dei circoli di qualità L organizzazione dei circoli I benefici Conclusioni...70 SECONDA PARTE L INTERVISTA Descrizione dell intervista L analisi del contenuto L applicazione dell analisi del contenuto L analisi delle corrispondenze lessicali Lo SPAD.t Obiettivi dell analisi Ipotesi di partenza Scelta e organizzazione del testo Il pre-trattamento del testo Il file corte Il taglio di frequenza L analisi delle corrispondenze: la procedura ASPAR Scelta dei fattori da analizzare Descrizione del campione RISULTATI Caratteristiche associative generali Com e nato il suo progetto? Qual e l obiettivo generale del progetto?

5 5.1.3 Chi sono i beneficiari Quale tipo di supporto le ha offerto l associazione per la realizzazione del suo progetto? Secondo lei quali sono gli aspetti più importanti di cui tiene conto l organizzazione quando qualcuno propone un progetto? Com è entrato a far parte di quest associazione? Perché rimane all interno di quest associazione? Conclusioni I circoli di qualità Quali sono i problemi principali che affrontate all interno del vostro club? Effettuate incontri periodici per discutere e risolvere i problemi? con quale frequenza? Conclusioni L empowerment Secondo lei l associazione si avvale e prende in considerazione le idee che vengono dai suoi soci? Sente di poter influenzare l andamento dell organizzazione? All interno dell associazione come è gestito il potere? Conclusioni I valori Wigwam Secondo lei Quali sono i principi guida di questa associazione? All interno di questa associazione, ci sono valori in cui si identifica in prima persona? Cosa intende lei per qualità di vita?

6 5.4.4 Secondo lei Quali sono i punti di forza di questa associazione? Secondo lei quali sono gli aspetti in cui l associazione dovrebbe migliorare? Conclusioni CONCLUSIONI APPENDICE A APPENDICE B BIBLIOGRAFIA

7 INTRODUZIONE Negli ultimi decenni, nelle società occidentali hanno cominciato a costituirsi associazioni non profit, proponendo una cultura caratterizzata dall incontro con gli altri, dall accettazione dei propri limiti e di quelli altrui e dalla valorizzazione delle diversità. Si tratta di una cultura della tolleranza e dell interdipendenza, che favorisce il riconoscimento e l accettazione di una pluralità intrapsichica e sociale (Pearce, 1997). In generale, le associazioni non profit, cercano di curarsi del benessere e della crescita delle persone che ne fanno parte (a differenza delle associazioni profit), ma con una continua attenzione all efficienza e alla qualità (aspetti spesso trascurati dalle associazioni di volontariato). In tale ottica, i ruoli associativi non sono immutabili, ma variano in funzione del progetto, a seconda delle competenze, abilità e disponibilità individuali. Questo elaborato, ha come obiettivo lo studio, in una chiave di lettura psicologica, di una particolare associazione non profit: i Wigwam. Quest associazione racchiude al suo interno circa ottantamila soci, con sedi nel territorio nazionale ed internazionale e può essere collocata all interno dell ottica sopra citata, ovvero all interno di una visione che cerca di congiungere l uomo, i suoi bisogni e l ambiente in cui vive anziché disgiungere. Wigwam fa parte di quelle che vengono definite reti secondarie informali e ha come obiettivo principale l incremento della qualità di vita e del benessere. Questo obiettivo è perseguito sia attraverso l attuazione di progetti sostenibili che portino ad un miglioramento della qualità sociale (De Leonardis, 1998), sia offrendo la possibilità di instaurare rapporti interpersonali caratterizzati da scambio, collaborazione, confronto e solidarietà. 7

8 Nella prima parte di questo elaborato verranno descritte le basi teoriche che sottendono il funzionamento associativo. Il primo capitolo è dedicato alla descrizione dell associazione: la nascita, i meccanismi di funzionamento, i progetti attuati, i valori guida e l organizzazione. I capitoli successivi invece sono dedicati ad un approfondimento dei modelli teorici cui l associazione si ispira: l empowerment e i circoli di qualità. Wigwam, infatti, ha tra i suoi obiettivi la responsabilizzazione dei soggetti, in modo che tutti possano percepire che è possibile creare un rapporto migliore con la comunità e il territorio (un mondo sostenibile), sentirsi responsabili della propria vita e portare ad un miglioramento della qualità di vita propria ed altrui. Per questo motivo il secondo capitolo analizza i più recenti modelli teorici di empowerment presenti in letteratura. Il costrutto è stato analizzato da diverse prospettive, ponendo l attenzione sia sulla componente individuale (self-empowerment) sia sulla componente gruppale (empowerment di comunità e organizzativo). Infatti, se le singole persone empowered contribuiscono a rendere più competenti i gruppi e le reti a cui partecipano, queste a loro volta diventano setting ambientali che offrono nuovi stimoli alle persone che li frequentano (Francescato, Leone, Traversi, 1993). Questa prospettiva implica che si debbano ricercare i fondamenti psicologici concettuali dell empowerment, sia all interno di una prospettiva psicologica individuale (e personologica), sia di una sociale (e interazionista). Il capitolo oltre ad approfondire i diversi livelli di empowerment, pone attenzione anche ai risvolti pragmatici che i diversi modelli propongono, al ruolo della leadership, e al funzionamento degli empowerment work group. Il terzo capitolo analizza i circoli di qualità, infatti, l associazione propone attività progettuali eterogenee, e avendo come obiettivo la qualità in senso lato 8

9 (dei servizi, del prodotto, della vita) si ispira a questa modalità di gestione delle risorse. I circoli di qualità fanno perno sulla valorizzazione della persona (espressione della creatività, partecipazione decisionale..) e si pongono come uno strumento utile per il raggiungimento di una gestione partecipativa delle questioni associative ed organizzative (sviluppando coinvolgimento, adesione, capacità decisionali e motivazione). Il capitolo descrive la nascita dei circoli, la loro filosofia, le fasi di sviluppo, gli obiettivi, i punti di forza e di debolezza. Nella seconda parte dell elaborato, invece, verranno esposti i risultati ottenuti attraverso la somministrazione di un intervista a 21 soci. L intervista, audioregistrata, è stata analizzata attraverso il software SPAD.t, secondo il modello teorico dell analisi delle corrispondenze lessicali (Benzécri, 1973). Lo studio, di carattere esplorativo, ha lo scopo di conoscere l associazione (evidenziare i meccanismi di funzionamento, le motivazioni dei soci, come nascono i progetti...), di chiarire le costanti metodologiche ed esplicitarne i valori giuda. La metodologia utilizzata è di tipo qualitativo, questa scelta è dettata dal desiderio di individuare nuclei tematici che descrivano la realtà associativa, attraverso l individuazione di classi di risposte non precostituite, ma ricavate a posteriori, osservando le associazioni discorsive fornite spontaneamente dai soggetti. Le aggregazioni spontanee di persone, la ricerca attiva di soluzioni per un disagio vissuto o percepito, l opposizione all isolamento e alla passività, il desiderio di migliorare la qualità di vita propria ed altrui, i tentativi di attuare soluzioni concrete per un miglioramento della propria quotidianità, sono stati per me un importante spunto di riflessione. Io credo che la nascita spontanea di reti sociali di questo tipo sia di estremo interesse per chi desidera occuparsi di benessere, esse infatti svolgono un 9

10 ruolo supportivo e di sostegno, creano aggregazione, ma allo stesso tempo portano contributi migliorativi alla società, spostando l attenzione da una dimensione singolare ad una plurale e soprattutto promuovendo una cultura del desiderio, del benessere, del tendere in modo piacevole verso una meta, della progettualità, del raggiungimento collettivo ed individuale di risultati desiderati. 10

11 PRIMA PARTE 11

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13 CAPITOLO 1: L ASSOCIAZIONE WIGWAM Le organizzazioni che compongono il variegato ambito raccolto all interno del concetto di non profit (o terzo settore), hanno acquisito negli ultimi anni una posizione rilevante nei paesi occidentali. Queste associazioni si collocano in un ambito intermedio rispetto alle istituzioni pubbliche e al mercato. Non è obiettivo di questo elaborato analizzare le cause che hanno portato a uno sviluppo così imponente di questo settore (crisi delle forme tradizionali di partecipazione, crisi del welfare, crescente complessità sociale ). Va comunque sottolineato che alcuni autori (in Colozzi, Bassi, 1995) lo definiscono come l economia del desiderio, accezione che propone di enfatizzare la centralità delle relazioni, e la volontà di conferire al settore non profit il senso di un economia basata sullo scambio e sulla pratica dei rapporti interpersonali. La grande varietà del non profit (Bassi, 1994, p.259) è esemplificata dalla compresenza di organizzazioni per le quali prevalgono interessi conservativi, come la difesa dei valori e gli stili di vita tradizionali, con altre che sostengono invece interessi innovativi (come per esempio promozione di modalità postcapitalistiche). Nel caso dell associazione Wigwam si può parlare di una sintesi di questi due macro interessi, infatti emerge il desiderio e la volontà di considerare come operativamente innovativo il recupero mirato di valori e stili di vita legati alla tradizione. Si tratta di un recupero che porta al confronto dialettico tra il presente e alcuni elementi tradizionali. Con questo medito viene stimolata la riflessione e l operatività sull attualità, in vista di progetti che portino ad un miglioramento della qualità di vita. La metodologia Wigwam, si pone come un anello di congiunzione tra passato (non inteso come ricordo statico, rimpianto) e futuro (inteso come progettabile e 13

14 modificabile insieme), per la costruzione di un presente dinamico e migliorabile. Nonostante le differenze nelle finalità, le diverse associazioni non profit sono accomunate: - dal fatto di svolgere azioni organizzate di rilevanza sociale e con finalità solidaristiche; - dalla produzione di beni collettivi o comuni (Wagner, 1990) o beni relazionali (Donati, 1996), che richiedono una compartecipazione su base volontaria, dal momento che possono essere prodotti solo insieme; beni cioè che si creano nella relazione sociale con altri, e che migliorano la qualità di vita di chi li offre e di chi ne beneficia e che allo stesso tempo offrono identità, mettono in campo soggettività (umane, culturali, politiche) che non hanno spazio nei rapporti di mercato e costruiscono nuove relazioni tra produttori e consumatori, tra attivisti e gruppi sociali di riferimento, producendo in questo modo socialità e senso, comunità e integrazione (Marcon, Merlini, Pianta, 1997, p.23); - dall operare in un mercato sociale, sia come mezzo che come fine (De Leonardis, 1998). Le diverse realtà non profit, pur avendo connotazioni diverse possono essere sinteticamente suddivise in (Donati, 1996): 1. Volontariato organizzato: presenta motivazioni altruistiche, tende ad operare nel campo dei problemi sociali ; solitamente interviene con azioni sostitutive e supportive, dove lo Stato non ha controllo; 2. La cooperazione sociale: presenta una cultura associativa professionale, diretta alla costruzione e al consolidamento dell impresa sociale; ha alcune caratteristiche in comune con le aziende for profit, ad eccezione dell utilità 14

15 sociale e dalla non distribuzione degli utili. Ne sono un esempio le cooperative di tipo A e B. 3. L associazionismo pro-sociale: nella maggior parte dei casi riguarda la sfera delle attività sociali, culturali, dello sport, del tempo libero e dell advocacy (difesa e promozione dei diritti della cittadinanza). Le forme miste sono in realtà molto frequenti, ma è possibile affermare che l associazione Wigwam appartiene prevalentemente alla terza categoria: quella dell associazionismo pro-sociale. Rientrano in quest ambito tutte le organizzazioni non partitiche, non sindacali, non categoriali, che i cittadini costituiscono per dare espressione alla loro voglia di stare insieme, di incontrarsi, di socializzare; per conseguire obiettivi a loro giudizio rilevanti e per poter esprimere una parte della propria personalità. La rilevanza di queste associazioni risiede, prima ancora che nelle opere realizzate (advocacy o produzione di servizi), nella trama di relazioni che intessono, nella produzione di significati, norme e valori condivisi che derivano dal consolidamento e dall estensione delle reti di relazioni interpersonali. Il risultato principale dell associazionismo sociale è costituito infatti dalla creazione di una microsocietà. Esso rappresenta inoltre un luogo di educazione, di sostegno economico, un mezzo di promozione per le iniziative che si svolgono e un luogo di affiancamento e sostegno. Nei prossimi paragrafi si cercherà di fornire un quadro generale dell associazione Wigwam, soggetto della ricerca. 15

16 1.1 LE ORIGINI Wigwam è un associazione che opera dal 1972, stimolando aggregazioni di progetti non profit volti al miglioramento della qualità di vita, realizzati attraverso l applicazione del metodo Club di progetto Wigwam. Il primo Club di progetto Wigwam (Comunità Ecologica Wigwam), nasce il 4 dicembre 1972 a Bovolenta con l intento di giungere ad un azione concreta nel campo dell educazione ambientale, in un momento storico pervaso da dibattiti e discussioni spesso fini a se stessi che non si traducevano in azioni concrete. Questa prima comunità era composta da circa 5 studenti con lo scopo di avviare un concreto discorso ecologico, messo in atto con l esempio, il lavoro, ma anche attraverso corsi serali e dibattiti. In realtà già nel 1971, gruppi di giovani avevano cominciato a riunirsi nei mesi estivi per effettuare campi di lavoro di rimboschimento: i ragazzi collaboravano con il Gruppo Forestale dello Stato offrendo entusiasmo e buona volontà ma uniti spesso ad inesperienza. La minore resa lavorativa era però compensata dal fattore educativo, dalla formazione umana; i giovani avevano infatti in comune un profondo interesse etico e morale verso l ecologia e il territorio. Il presupposto di base era che educare i giovani significasse istruire tutta la popolazione, e questo implicava il raggiungimento di molteplici vantaggi: di ordine sociale, economico ma soprattutto civile. A questi campi partecipavano circa 150 persone; che in quest esperienza sono riuscite a conciliare il lavoro, la vita in comune, le esigenze di studio, realizzando un esempio di autentica vita democratica e creando un profondo spirito comunitario. Dall entusiasmo e dai risultati ottenuti da queste prime esperienze, alcuni giovani hanno fondato la Comunità Ecologica Wigwam; questa iniziativa aveva come scopo principale la realizzazione di un modello di vita alternativa, 16

17 riproponendo i valori ambientali, del territorio, del lavoro in comune, in opposizione all individualismo sfrenato e al consumismo. Da allora la storia di Wigwam prosegue attraverso l attuazione di progetti ed esperienze realizzate in ambiti estremamente eterogenei. Un aspetto importante da sottolineare, che rappresenta il filo conduttore dell associazione di allora e di quella odierna, è una profonda e sincera volontà operativa. Non ci si è limitati a lanciare una serie di accuse e di critiche, ma si è cercato di tralasciare la fase polemica e distruttiva, le facili demagogie, per giungere, pur rispettando le differenze individuali, ad un unità di base che pone le sue radici nel lavoro in comune, nella semplicità, nella concretezza, impostando rapporti personali di amicizia e collaborazione concreta, riscoprendo il valore del rapporto umano, della discussione e dello scambio di idee. 1.2 COSA VUOL DIRE WIGWAM? Wigwam è il nome della grande capanna circolare dei nativi dei grandi laghi canadesi. Questa capanna stava al centro di ogni villaggio, ed era il punto d incontro di tutta la comunità, il luogo dove si svolgevano assemblee, incontri, feste e tutti i momenti importanti per la comunità. Tale visione della vita corrisponde pienamente alla filosofia dell associazione Wigwam, che vuole essere un luogo d incontro, di aggregazione, discussione, convergenza e decisione, rispettando un equilibrato rapporto con l ambiente e salvaguardando l unicità delle culture autoctone, pur non rinunciando all evoluzione, al miglioramento e alle innovazioni tecnologiche. Il logo Wigwam, invece, rappresenta la foglia stilizzata del castagno. Esso simboleggia la risorsa ambientale rinnovabile per eccellenza: si tratta di un 17

18 albero che richiede poche cure e può essere utilizzato in tutte le sue parti, rappresentando per molte generazioni una risorsa di vitale importanza. 1.3 COS E WIGWAM Un idea rimane tale finché qualcuno non decide di realizzarla, questo è ciò che cerca di fare l associazione Wigwam. Si tratta di una risposta organizzata e strutturata all immobilità, alla passività, in favore della soluzione (anche parziale) di un problema per il miglioramento della qualità di vita di tutti. L associazione cerca di stimolare aggregazioni non profit e di attuare concretamente progetti volti al miglioramento della qualità di vita. Chiunque può dare vita ad un progetto Wigwam: una persona, un associazione, una cooperativa, un comune. Quello che l associazione propone, è un metodo che possa portare alla realizzazione di progetti che abbiano due caratteristiche: 1. La sostenibilità; 2. Un miglioramento della qualità di vita. L idea di base è quella di realizzare un idea con costanza, attraverso tante piccole azioni coerenti con l obiettivo; il raggiungimento dei risultati si ottiene suddividendo gli obiettivi in piccoli step, a cui tutti possono contribuire. La filosofia dell associazione può essere così sintetizzata: Alla base di ogni azione ci deve essere una forte motivazione; I limiti possono (e devono) essere trasformati in opportunità; Le tensioni possono (e devono) essere sfruttate come risorse; Tradizione ed innovazione, rigore e creatività, possono (e devono) convivere in una sintesi organica; 18

19 Le proprie esperienze possono (e devono) essere trasferibili e riproducibili; l emulazione può (e deve) essere utilizzata come catalizzatore e stimolo. Attualmente in Italia sono attivi circa 300 Club, ma fanno parte dell associazione circa soci; essa inoltre è presente a livello internazionale in 16 paesi. 1.4 IL METODO WIGWAM E I SUOI PROGETTI Wigwam è principalmente la filosofia di vita di chi, di fronte ad un problema o ad un opportunità, realizza o almeno prova a realizzare un azione concreta che possa contribuire alla soluzione e seppure in piccola parte al miglioramento della qualità di vita sua e di tutti. I vari progetti attuati all interno dell associazione derivano da un metodo che si ispira alla filosofia dell empowerment e dei circoli di qualità, che può essere applicato in qualsiasi ambito, permettendo di superare i limiti di un approccio spontaneistico. Il metodo del club di progetto Wigwam parte dalla convinzione che risultati completi possano essere raggiunti solo attraverso un lavoro di gruppo che però sappia valorizzare il contributo individuale di ognuno; esso inoltre è costantemente arricchito ed aggiornato sulla base di nuove esperienze e tecniche. Molti progetti dell associazione Wigwam riguardano il mondo rurale, le tradizioni territoriali e lo sviluppo locale. In realtà, il metodo e l associazione sono flessibili; infatti sono stati attuati progetti estremamente eterogenei che riguardano: l area del turismo sostenibile, dei bambini (per esempio ludoteche, mostre, fattorie didattiche), dell handicap, della pet-terapy, della 19

20 comunicazione, delle nuove tecnologie, degli scambi interculturali, del reinserimento sociale relazionale e/o recupero lavorativo. Il metodo Wigwam, può essere visto come un percorso, che aiuta i soci a procedere in modo più sistematico ed efficace nella realizzazione del loro progetto, grazie alle esperienze realizzate da altri club, alle sinergie presenti all interno del circuito e ai servizi messi in rete. I club di progetto Wigwam sono distinguibili in due grandi categorie: 1. IL CLUB DI PROGETTO WIGWAM DI PRIMO LIVELLO: opera in modo non formalizzato dal punto di vista giuridico-istituzionale, e si configura come un gruppo di persone accomunate dalla realizzazione di un progetto. Per costituire un club di progetto Wigwam di primo livello è necessario che almeno uno dei soci abbia frequentato il corso base di formazione di primo livello Operare nel circuito Wigwam. 2. IL CLUB DI PROGETTO WIGWAM DI SECONDO LIVELLO: opera in modo formalizzato dal punto di vista giuridico-istituzionale (registrazione presso l Ufficio Registro, organizzazione contabile e fiscale, raccolta di quote di iscrizione ). Si configura come una vera e propria associazione senza scopo di lucro, che ha però tutti i requisiti per avviare collaborazioni con imprese pubbliche e private o altre associazioni. Per costituire un club di progetto Wigwam di secondo livello è necessario che almeno uno dei soci abbia frequentato il corso di formazione di secondo livello Creare lavoro nel non profit costituendo un Club Wigwam. Realizzare un progetto contribuisce non solo a migliorare la vita di tutti, ma anche di chi si impegna a realizzarlo. Studiare la situazione, individuare punti di forza e di debolezza, reperire risorse umane, economiche e logistiche, creare coinvolgimento e partecipazione nei soggetti, riuscire a lavorare in gruppo, 20

21 portare a termine un impegno che ci si è assunti; sono tutte occasioni di apprendimento e un buono stimolo per mettersi alla prova. Per questi motivi, la realizzazione di un progetto ben si adatta a diverse tipologie di persone, costituendo: - un esperienza formativa per i giovani, permettendo un arricchimento delle esperienze lavorative; - una formula flessibile per coloro che desiderano lavorare nel terzo settore; - un approccio strutturato e creativo per gli operatori del volontariato e del sociale; - uno strumento di comunicazione più efficace e di crescita interna, per associazioni e aziende che vogliono valorizzare la propria immagine con iniziative concrete, mirate alla qualità e al benessere della collettività. 1.5 LA FORMAZIONE La formazione è uno dei temi che maggiormente hanno impegnato l associazione Wigwam. Soprattutto nell ultimo anno, all aspetto formativo è stata dedicata una forte attenzione, infatti sono state avviate alcune iniziative in collaborazione con enti esterni con lo scopo di aumentare il livello qualitativo dell offerta didattico-formativa. L obiettivo è quello di promuovere un iter formativo capace di produrre nel territorio, elementi dinamici che portino ad un miglioramento della qualità della vita, ma cercando di fornire delle risposte concrete alla crescente richiesta di competenze presente nel terzo settore nell interpretazione e nella lettura delle dinamiche territoriali, degli interventi possibili e della sostenibilità. Il fulcro dell attività formativa è rappresentato dal corso di primo livello, che dura un weekend e si svolge presso la sede storica dell associazione. Il corso 21

22 offre le istruzioni di base per costituire un proprio club di progetto, per utilizzare al meglio le risorse presenti nel circuito, dà informazioni sui valori di base e sulla storia associativa. Permette inoltre di acquisire il titolo di Operatore Wigwam Qualificato e la Route Patent, offrendo così all operatore la possibilità di cogliere tutte le possibilità presenti nel circuito, di potersi referenziare, di avere una licenza d uso del marchio Wigwam per una propria iniziativa progettuale e di poter promuovere e gestire un Wigwam Club. Altri importanti esempi di attività formativa sono rappresentati dal corso sulla gestione dei team in azienda, il corso di media relations management, il progetto di formazione buon territorio, il corso per il turismo sostenibile. A queste occasioni, si aggiungono frequenti incontri a tema, in cui sono invitati esperti e a cui tutti i soci possono partecipare. 1.6 CARATTERISTICHE DEI PROGETTI Se i diversi progetti si distinguono per l eterogeneità delle tematiche affrontate, esistono comunque dei valori e delle linee guida a cui tutti fanno riferimento, con l obiettivo comune di portare ad un miglioramento della qualità di vita. 1. LA SOSTENIBILITA : il concetto di sviluppo sostenibile è di difficile delimitazione, in questo contesto si fa riferimento alla definizione di Daly (1996), secondo cui sviluppo sostenibile significa crescita, evoluzione, espansione di potenzialità che portano ad un miglioramento qualitativo del sistema. Il concetto di sostenibilità infatti si può riferire all eco-sistema, al socio-sistema ma anche alla dimensione individuale. Lo sviluppo sostenibile consiste nell amministrare e conservare il patrimonio di risorse naturali, e nell indirizzare lo sviluppo tecnologico ed istituzionale, al fine di assicurare il 22

23 mantenimento ed il soddisfacimento dei bisogni umani relativi alle generazioni presenti e future. Tale sviluppo deve quindi preservare le risorse, non degradare l ambiente, essere tecnologicamente appropriato, economicamente valido e socialmente accettabile. I diversi progetti cercano di proporre attraverso l esempio personale, uno stile di vita sostenibile, che porti la persona a vivere in modo più armonico con l ambiente che la circonda; in questo senso il territorio è visto come una fonte inesauribile di risorse. L obiettivo è la diffusione di un modello di sviluppo diverso da quello attuale, che sia legato alla qualità e all equità. Per sviluppare questo aspetto l associazione fa riferimento da un punto di vista teorico ai principi dell empowerment. Essa cerca di sensibilizzare e responsabilizzare i soggetti in modo che tutti si sentano coinvolti nella creazione di un rapporto migliore con la comunità e il territorio (un mondo sostenibile), per un miglioramento della qualità di vita propria ed altrui. 2. LA QUALITA : all interno delle organizzazioni non profit, la qualità è definita da alcuni autori come qualità sociale, rimandando alla capacità di queste organizzazioni di promuovere cittadinanza attiva (De Leonardis, 1998). La qualità del servizio è pertanto definita come la misura in cui i cittadini sono in grado di partecipare alla vita sociale ed economica della propria comunità in condizioni che accrescono il benessere loro, della società e il loro potenziale individuale (Beck et al. 1997, p.9). La qualità sociale è pertanto legata a quei servizi che sostengono la dimensione proattiva delle persone; essa dipende sia dal livello tecnico e qualitativo dei servizi erogati, ma anche dal fatto che questi servizi si caratterizzano come luogo di incontro di persone e come veicolo di socialità e di solidarietà consapevole e operante. La rete Wigwam ha come obiettivo primario la qualità, intesa in senso lato (dei servizi, del prodotto, della vita) e da un punto di vista teorico si ispira alla 23

24 filosofia proposta dai circoli di qualità, ovvero ad una modalità partecipativa di gestione delle risorse (Capitolo 3). 1.7 LA RETE WIGWAM L associazione Wigwam presenta le caratteristiche di una rete sociale; l organizzazione di rete è un modello concettuale in cui i diversi soggetti (o nodi del sistema), convergono su obiettivi comuni. Ogni soggetto, si concepisce come parte o nodo di una rete di scambi in cui il proprio risultato diventa servizio o materia prima per un altro nodo e tutti i risultati parziali confluiscono verso un risultato globale. Questo aspetto è sottolineato dal fatto che: - tutti gli operatori hanno accesso alle risorse presenti nel circuito Wigwam; - sono frequenti i contatti informali diretti tra operatori; - l associazione organizza durante l anno incontri formali (come per esempio le assemblee di bilancio), in cui esistono spazi aperti al confronto e soprattutto alla condivisione di strategie e risultati; - l associazione (come già esplicitato in precedenza) valorizza il confronto come catalizzatore e stimolo. - sono presenti iniziative e progetti realizzati da più club, attraverso una condivisione di esperienze, risorse e risultati. L associazione Wigwam si colloca all interno di quelle che vengono definite reti secondarie informali, ovvero quelle organizzazioni e gruppi che si sono sviluppati per far fronte a determinati bisogni ed esigenze delle persone. Essa presenta le caratteristiche di una rete sociale frammentata, in cui esistono diversi sottogruppi indipendenti gli uni dagli altri. I contatti diretti tra i vari 24

25 gruppi sono piuttosto frequenti; questo aspetto si è sviluppato ulteriormente negli ultimi anni grazie al sito internet. In sintesi, possiamo affermare che la rete Wigwam presenta le seguenti caratteristiche: Ampiezza: sono presenti nel territorio nazionale circa soci, e sono attivi circa 300 club; Densità: molte persone della rete si conoscono tra loro e hanno un contatto frequente; Intimità o vicinanza: tra i soci, grazie ai frequenti contatti, si sono create situazioni di coinvolgimento affettivo e di amicizia; esse sono estremamente rilevanti in quanto svolgono un ruolo supportivo per la persona sia a livello personale che sociale e associativo. A livello grafico, la struttura associativa può essere così schematizzata SEDE STORICA: E il punto di riferimento di tutti i soci, qui vengono svolti i corsi per diventare operatore Wigwam. CLUB WIGWAM: Sono l essenza dell associazione. Sono gestiti da soci che hanno svolto il corso di base (operatori) e che svolgono un ruolo associativo attivo. Ogni club ha un presidente, che si occupa della coordinazione e gestione dello stesso con gli altri operatori. SOCI ORDINARI: Si tratta di associati, essi possono partecipare a tutte le iniziative proposte dai vari club e dall associazione, ma non svolgono un ruolo attivo e non gestiscono e partecipano a progetti specifici. Si è cercato di fornire un quadro associativo esaustivo, sottolineando maggiormente le peculiarità e i valori di base che contraddistinguono Wigwam. Nella seconda parte dell elaborato, grazie alla somministrazione di alcune interviste, sarà possibile comprendere in modo più approfondito alcune caratteristiche associative. 25

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27 CAPITOLO 2: L EMPOWERMENT La confusione attuale che caratterizza l uso del termine empowerment, deriva dal suo essere stato adottato per denotare fenomeni diversi, identificando contemporaneamente un modello culturale (per esempio un insieme di valori o di principi), un costrutto psicologico, una caratteristica del soggetto, un processo operativo ed un approccio applicativo (Bruscaglioni, 1994). Sviluppare una teoria dell empowerment è un obiettivo saliente e distintivo della psicologia di comunità, ma in realtà, l approccio empowering è diffuso in una pluralità di aree (area pedagogica, politico-economica, medica, psicoterapeutica). Pur essendo tali ambiti distinti, la comune matrice di significato da cui scaturiscono rende ardua una netta separazione degli stessi; infatti, nonostante si parta da tematiche associative e professionali, il successo di un approccio empowering dipende anche dal complesso insieme di aspirazioni, risorse e caratteristiche dei soggetti. In generale, un intervento di empowerment agisce sulla dimensione psicologica personale del singolo, proponendosi di affrontare i suoi problemi partendo dai suoi punti di forza e rafforzando le sue competenze, ma anche sulla dimensione sociale dell esperienza umana, secondo una prospettiva circolare: se le singole persone empowered contribuiscono a rendere più competenti i gruppi e le reti a cui partecipano, queste a loro volta diventano setting ambientali che offrono nuovi stimoli alle persone che li frequentano (Francescato, Leone, Traversi, 1993). Ciò implica che si debbano ricercare i fondamenti psicologici concettuali dell empowerment sia all interno di una prospettiva psicologica individuale (e personologica) sia di una sociale (e interazionista). 27

28 Il focus di questo capitolo, per ragioni di ampiezza, privilegerà l empowerment come costrutto organizzativo e di comunità. Letteralmente, empowerment significa attribuire potere, incrementare in un soggetto la percezione di controllo su ciò che accade; ma esso ha anche il significato di autorizzare, permettere, mettere nelle condizioni di, rimandando in quest ultima accezione all azione dello sviluppo, del potenziale che si trova, in un momento dato, ad uno stato latente. 2.1 CARATTERISTICHE DELL EMPOWERMENT Secondo Francescato (1996), l empowerment globale (quello che agisce nel reale), è frutto dell integrazione tra: - L empowerment psicologico individuale, che è una caratteristica di una persona nel suo rapporto con oggetti specifici, ambiti, aree della propria vita (per esempio il rapporto di un soggetto nei confronti della propria associazione); - L empowerment permesso/fornito da uno specifico setting in cui il soggetto si trova (per esempio l associazione di cui il soggetto è parte); - L empowerment permesso/fornito dall ambiente sociale globale, dalla comunità. In quest ottica, il concetto di empowerment contiene in sé, sia il riferimento all autodeterminazione individuale che alla partecipazione alla vita di comunità; traducendosi, dunque, sia nel senso di controllo personale sia nell influenza sociale (Rappaport, 1987). Per comprenderne il significato occorre pertanto andare oltre l individuo, considerando come sia intrinsecamente implicata nel concetto di empowerment una relazione di potere/influenza con l ambiente, con l altro, con la comunità, con un oggetto di investimento, esterno o interno. Per tale ragione, le teorie 28

29 sull empowerment sono per definizione ecologiche, orientate ad una comprensione contestuale e relazionale, piuttosto che intrapsichica dei fenomeni. In letteratura sono presenti molte definizioni di empowerment (Perkins e Zimmerman, 1995), ma tutte concordano nel considerarlo qualcosa di più e di diverso da alcuni costrutti psicologici tradizionali, con i quali talvolta è confuso (autoefficacia, autostima, locus of control..). Tutte le definizioni comunque sono coerenti con quella fornita dal Cornell Empowerment Group (1989), che lo definisce come: un processo intenzionale e permanente fondato nella comunità locale, che implica mutuo rispetto, riflessione critica, cura e partecipazione di gruppo, attraverso il quale le persone che non hanno a disposizione una quota di risorse di valore pari a quelle degli altri guadagnano maggiore accesso e controllo su di esse (cit. in Perkins et Zimmerman, 1995, p.570). Rappaport (1987) e Zimmerman (1999, 2000) tracciano, a questo proposito, delle linee guida che circoscrivono il concetto di empowerment: E un concetto multilivello, che si applica agli individui, ai gruppi, alle organizzazioni, alle comunità locali; tali livelli sono tra loro in un rapporto di influenza reciproca, i cui effetti combinati contribuiscono a creare l empowerment come risultato; Indica sia il processo verso la consapevolezza e lo sviluppo delle potenzialità, sia il risultato ottenuto. I risultati possono tradursi: per gli individui, nella partecipazione organizzata; per le organizzazioni, in una leadership e un processo decisionale condiviso; per le comunità in azioni collettive. I risultati si riferiscono all operazionalizzazione dell empowerment che consente di rilevare e misurare le conseguenze dei processi empowering (Perkins e Zimmerman, 1995). In figura 1, 29

30 sono sintetizzati i processi e i risultati dell empowerment per i diversi livelli di analisi. Nella seconda parte dell elaborato, attraverso un intervista sarà indagato prevalentemente il secondo livello; E una variabile continua, si dà a diversi gradi e livelli; E una variabile dinamica, muta nel tempo e non necessariamente si sviluppa con sequenze lineari; richiede pertanto di essere studiata longitudinalmente; Punti cardine dell empowerment sono a tutti i livelli: la percezione di controllo, la consapevolezza critica e la partecipazione; Si specifica rispetto al contesto storico e culturale, e alla popolazione; per questo motivo, soluzioni specifiche sono maggiormente empowering rispetto a soluzioni preconfezionate applicate con criteri generali. Come già accennato in precedenza, oltre ad essere un modello teorico, l empowerment è un valore, o meglio, una concezione dell uomo e della realtà, una Weltanschaung, una cultura, che spesso ha superato in psicologia di comunità, la filosofia dell intervento ispirata alla prevenzione (soddisfazione dei bisogni) e all advocacy, preferendo un modello basato sullo sviluppo delle competenze (Rappaport, 1981). Un approccio basato sull empowerment sia esso di natura clinica o di natura organizzativa predilige i setting della normalità, ed è orientato non tanto a colmare un deficit, quanto a sviluppare delle risorse. Se, per esempio, alla condizione di powerlessness di un soggetto, contribuiscono condizioni di contesto che gli impediscono di utilizzare il capitale a propria disposizione, facilitare il suo utilizzo rappresenta già una chiave di svolta per il successo del soggetto stesso. In questa prospettiva, svolgono un ruolo cruciale le strutture intermedie che si pongono tra l individuo e la società (per esempio 30

31 l associazione Wigwam, i gruppi di vicinato, la famiglia..), che hanno il ruolo di sistemi naturali di sostegno, e sono considerate come una parte fondamentale del pool di risorse da cui gli individui possono attingere. Fig 1: Processi e risultati dell empowerment per i diversi livelli di analisi. (Fonte: Zimmerman 2000). LIVELLO DI ANALISI INDIVIDUO ORGANIZZAZIONE COMUNITA PROCESSO (Empowering) Apprendere abilità decisionali Gestire risorse Lavorare con gli altri Coinvolgimento nelle decisioni Responsabilità condivisa Leadership condivisa Accesso alle risorse Struttura di governo aperta Tolleranza alla diversità RISULTATO (Empowered) Senso di controllo Consapevolezza critica Partecipazione Competere per le risorse Fare rete con altre organizzazioni Influenzare i piani d azione politici Coalizioni organizzative Leadership pluralistica Competenze partecipative dei residenti 31

32 2.2 COM E NATO L EMPOWERMENT? All interno di questo paragrafo verranno esposte le principali teorie psicologiche da cui nasce il concetto di empowerment. Partendo da una prospettiva individuale i contributi più significativi vengono da Rotter (1966) e Bandura (1996). Entrambe attribuiscono la motivazione del comportamento ad un complesso sistema di scopi e aspettative secondo cui il comportamento dell individuo è regolato dal sistema di aspettative che il soggetto si formula al riguardo. 1 La personalità, in quest ottica, risulta dal determinarsi di particolari interazioni tra l ambiente e la persona, che producono il consolidarsi di esperienze che formeranno il bagaglio comportamentale dell individuo. Va sottolineato che le esperienze apprese, non sono solo una risposta a stimoli ambientali e situazionali, ma dipendono anche dalla persona che attribuisce senso all ambiente e in esso si muove. Rotter (1966), parla in questo senso di locus of control interno, inteso come la capacità dell individuo di porre internamente a sé il controllo, di considerarsi responsabile degli eventi che lo vedono coinvolto. Bandura (1996), invece, parla di self-efficacy, intesa come la capacità dell individuo di percepirsi come un attore efficace di azioni con esito positivo. Questa capacità permetterà al soggetto di rappresentarsi un ventaglio di possibilità circa le conseguenze del proprio agire e, quindi, eviterà alla persona di vivere una prospettiva univoca, tendenzialmente passivizzante. Secondo le teorie dell empowerment, la personalità non sarebbe una struttura cristallina, relativamente stabile nel tempo, ma sarebbe soggetta a 1 Secondo gli autori il sistema motivazionale non coincide automaticamente con il sistema di rinforzo visto dai comportamentisti classici (premio-punizione). Entrambi gli autori possono essere ricondotti alla corrente dell apprendimento sociale (social learning), essi quindi pongono enfasi sull importanza dell apprendimento e la medesima prospettiva situazionista, ma individuano anche importanti punti di attenzione nell interazionismo e nella necessità di porsi in una prospettiva fenomenologica per cogliere e interpretare correttamente la relazione esistente tra l individuo e la situazione. 32

33 cambiamenti all interno di un processo di apprendimento continuo, in un rapporto dinamico con l ambiente di riferimento. Rotter intendeva il concetto di locus of control come un tratto relativamente stabile di personalità; altri autori (Hiroto e Seligman, 1975), più recentemente hanno messo il locus of control in relazione con la motivazione e il senso di impotenza acquisito. Pertanto se il senso di impotenza è acquisito, è acquisibile anche un sentimento di potenza (self-empowerment). La prospettiva interazionista dell empowerment, invece, trova il suo fondamento principale nel lavoro di Kurt Lewin (1951) e nella sua teoria di campo. Nella concezione lewiniana, per campo si intende la totalità dei fatti coesistenti nella loro interdipendenza; questo comporta che il campo sia regolato non tanto dalle caratteristiche degli elementi che contiene, quanto dalle loro relazioni. Quindi le proprietà di un evento, di un oggetto, derivano dalla relazione con tutti gli altri eventi ed oggetti presenti (nel presente, passato e futuro) nella percezione del soggetto. Secondo l approccio lewiniano, il comportamento umano dev essere visto in relazione al contesto in cui si attua; questo implica che i comportamenti possano essere trasformati attraverso la modifica della disponibilità di risorse. In quest ottica, l empowerment è importante perché incoraggia la ricerca e l uso di risorse interne ed esterne al soggetto, più che la ricerca di interventi che tentino di modificare il soggetto stesso. 2.3 L EMPOWERMENT PSICOLOGICO 33

34 La condizione psicologica opposta a quella dell'empowerment è definita come "impotenza appresa" (learned helplessness, Seligman, 1990). Il concetto fa riferimento al fenomeno per il quale le persone che sperimentano l'inefficacia o la fallacia delle proprie azioni rispetto ad un particolare evento, sviluppano un determinato tipo di aspettativa rispetto a se stessi: imparano che, qualunque cosa faranno in futuro relativamente a quell'evento, esso non produrrà l'effetto desiderato. La percezione sistematica di non avere possibilità di controllo delle circostanze della vita, pone gli individui in una posizione psicologica caratterizzata da: locus of control tendenzialmente esterno, comportamenti di coping non orientati al compito, immagine di sé non particolarmente positiva. Collocando ipoteticamente il concetto di empowerment lungo un continuum che va da un minimo ad un massimo, tale condizione mentale di deprivazione, in particolare se unita ad un limitato accesso alle risorse sociali, rappresenterebbe il punto zero. Le teorie dell'empowerment e della learned helplessness sono state sviluppate indipendentemente; entrambe però riconoscono la necessità di esaminare le realtà oggettive e soggettive degli individui per comprenderne e spiegarne i comportamenti; includono dimensioni similari, ritenendo che gli stili interpretativi e attribuzionali e le valutazioni globali derivanti dalle esperienze pregresse influenzino l'umore e il comportamento. Si può dunque proporre un modello integrato delle due teorie, come suggerito da Campbell e Martinko (1998) per comprendere al meglio la situazione di un soggetto disempowered. Più in dettaglio, i due costrutti psicologici si basano sulle seguenti componenti: - cognizioni (attribuzioni, interpretazioni): la teoria dell'impotenza appresa considera quattro dimensioni che caratterizzano l'attribuzione di causalità: il 34

35 locus (interno vs esterno), la stabilità (permanente vs transitoria), la globalità (generale vs specifico) e la controllabilità; - stati emotivi: associate alla condizione di helplessness si presentano: depressione, ansia, stress, frustrazione, ostilità, stanchezza, rabbia, vergogna e alienazione; si possono, quindi, attribuire alle persone empowered stati affettivi opposti; - aspettative: nelle condizioni di impotenza gli individui credono che gli eventi futuri non siano in relazione con i comportamenti messi in atto. Al contrario, i soggetti empowered si aspettano che le proprie azioni producano un effetto nel futuro; - comportamento: come risultato dell'interpretazione degli eventi. I soggetti empowered si pongono attivamente, concentrandosi sul compito, prendendo l'iniziativa e dimostrandosi capaci di fronteggiare le difficoltà; le persone disempowered, al contrario, sono descritte come passive, scarsamente produttive, ritirate in se stesse, insoddisfatte. In sintesi, l'empowerment psicologico si fonda su tre fattori (Zimmerman, 1995): a) la percezione del controllo personale (componente intrapersonale): questa dimensione si riferisce al modo in cui le persone pensano a se stesse. Include la percezione di controllo e di autoefficacia nelle diverse sfere di vita (lavoro, famiglia..), la motivazione al controllo e la competenza percepita; b) l'accesso alle risorse e la comprensione critica dell'ambiente circostante (componente interpersonale): corrisponde alla comprensione che le persone hanno del loro ambiente sociale, delle risorse necessarie per raggiungere un certo obiettivo, delle cause dei problemi, della capacità di mobilitazione delle risorse; 35

36 c) i comportamenti (componente comportamentale): questa dimensione comprende le azioni intraprese per raggiungere un risultato: il coinvolgimento nella comunità, la partecipazione organizzata, i comportamenti di coping. L empowerment si configura dunque come un costrutto complesso, derivante dall integrazione di tutte queste dimensioni. Le persone, infatti, contribuiscono a generare gli eventi, ma non li determinano del tutto; pertanto la loro possibilità di azione si colloca in una struttura causale costituita da diversi fattori: intrapersonali, comportamentali e ambientali. Per questi motivi, l empowerment psicologico consiste in un processo di accrescimento del potere interno dei soggetti, del loro protagonismo e della loro capacità di incidere, con azioni concrete, sui contesti di vita; allo stesso tempo, è la risultante della combinazione di complessi processi cognitivi e motivazionali. Un'ulteriore accentuazione del carattere intra-individuale del costrutto è implicata nel modello teorico-operativo proposto da Bruscaglioni (1994), che ridefinisce l'empowerment come un processo attraverso il quale ampliare il ventaglio delle possibilità di scelta a disposizione degli individui. Il concetto chiave è rappresentato dalla "pensabilità" delle opzioni e degli eventi, che rappresenta il primo passo per la loro realizzabilità. Dal punto di vista operativo, il processo si scompone nelle seguenti fasi (Bruscaglioni, 2003): l emergere di un nuovo desiderio (la persona sperimenta la propria possibile influenza), la costruzione di una pensabilità positiva supportata da una rappresentazione mentale (aumento dell autoefficacia intesa come fiducia nelle risorse di cui la persona dispone) e la costruzione di una nuova possibilità (tendenza ad investire energie e azioni sulle risorse disponibili e 36

37 non sui vincoli e risorse mancanti). Questo processo porta la persona a sperimentare un senso di padronanza sulla propria vita. Riformulato in altri termini, alla base dell'empowerment c'è una ristrutturazione del campo cognitivo di un determinato oggetto (per esempio: una situazione contingente in una sfera di vita), che implica una "disponibilità" dei soggetti a vedere e rappresentare sé e le situazioni in modi molteplici e insoliti rispetto agli schemi di pensiero abituali. In un certo senso, quindi, l'empowerment può essere inteso anche come negative capability, ovvero come capacità di produrre e sperimentare nuovi pattern di pensiero e di azione in condizioni "anomale" (Lanzara, 1993). In accordo con quanto sostenuto da Zimmerman e Rappaport (1987), l empowerment psicologico fa riferimento alla percezione di controllo sulla propria vita del soggetto e alla partecipazione alla vita del proprio territorio, qualificando il cittadino come membro attivo. Pertanto, essendo l empowerment un concetto multilivello, l aspetto individuale si realizza solo in rapporto all aspetto gruppale o comunitario. 2.4 L EMPOWERMENT NELLE ORGANIZZAZIONI Il trasferimento e l uso del costrutto dell empowerment in ambito organizzativo avviene nel 1977, per opera della sociologa americana Rosabeth Moss Kanter, ma in realtà esso comincia a diffondersi agli inizi degli anni 80 grazie agli studi di Peters e Waterman (1982). In generale, il concetto di empowerment, a livello organizzativo e associativo, pone l accento sul valore della responsabilità di tutti i soggetti coinvolti. Questo è ancora più rilevante per le organizzazioni e associazioni (come Wigwam), che si basano sul servizio, sulla qualità e sulla ricerca della 37

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