IL DISCORSO ALIMENTARE IN TELEVISIONE

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1 IL DISCORSO ALIMENTARE IN TELEVISIONE Marialaura Agnello In questa comunicazione vorrei riferire gli orientamenti iniziali di una ricerca in corso sul discorso alimentare nella programmazione televisiva italiana. Questa ricerca si propone di analizzare il modo in cui la televisione italiana ha trattato, nei suoi cinquant anni di storia, il tema del cibo nella sua complessità, come cioè ha sviluppato e condotto il discorso alimentare che, affermandosi e trasformandosi in vario modo, circola nella nostra società. Quando parlo di discorso alimentare ovviamente, non intendo soltanto ciò che viene detto a livello verbale sul cibo, contrapposto alle pratiche alimentari e culinarie vere e proprie; intendo semmai, in senso prettamente semiotico, l intreccio costitutivo di ciò che si dice del cibo con ciò che il cibo in quanto tale comunica, con i suoi rituali le sue pratiche, le sue gestualità, soprattutto i suoi significati sociali. Il punto di partenza della ricerca è l ormai classica distinzione fra paleo e neo-televisione. Se infatti la paleotelevisione privilegiava mondi testuali separati rispetto alla vita quotidiana, ormai da tempo la neotelevisione ne costituisce parte integrante, e non solo la rispecchia ma realizza una sorta di osmosi tra il dentro e il fuori schermo: occuparsi di televisione è occuparsi del mondo che essa rappresenta e nel quale al tempo stesso si trova situata. Da qui l introduzione massiccia, ormai da alcuni decenni, dell esperienza culinaria e alimentare all interno dei programmi televisivi esperienza, appunto, quotidiana, che non solo costituisce uno dei principali mezzi di comunicazione fra gli uomini, ma della quale in tutte le culture gli uomini stessi hanno sempre parlato attraverso le loro narrazioni più o meno mitologiche. La programmazione televisiva è certamente uno dei luoghi privilegiati in cui queste mitologie del cibo ricevono oggi la più grande considerazione. Non solo perché il cibo è 1

2 sempre stato legato, come s è detto, alla vita quotidiana, ma anche e soprattutto perché in un epoca come l attuale il rapporto con l alimentazione è diventato sempre più complesso e problematico, a causa del proliferare di disturbi specifici come l anoressia o la bulimia, al moltiplicarsi di timori e sospetti verso la maggior parte degli alimenti, anche i più comuni, e in generale alla serie ininterrotta di passioni, desideri, repulsioni, mode e stili alimentari che si intrecciano con le tradizioni d un tempo (anch esse, alla fine, di moda). Ovviamente, il discorso alimentare in tv non può non adattarsi alle specifiche costrizioni e alle potenzialità comunicative del mezzo televisivo, il quale a sua volta rinvia a una generale condizione dei media. Lo scenario attuale ci mostra come sia scomparso il concetto di confine tra tipi di testo. Non si ritrovano più, e forse neanche si cercano, chiare e nette separazioni fra un ambito culturale e un altro. Ci si è abituati a un universo comunicativo dove non esistono più definizioni stabili e comprensibili ma ci si avvia sempre più verso discorsi costruiti per moduli che si aggiungono e si combinano, dove ogni intervento riprende e reinterpreta il discorso degli altri e anche ogni singolo argomento viene ricostruito e ricomposto personalmente. Consideriamo dunque il nostro oggetto di ricerca non tanto come un argomento chiuso e definito una volta e per tutte, ma come un intreccio isotopico, sia a causa della sua svariata trattazione tematica in seguito a tale mescolanza dei discorsi televisivi, sia a causa dei numerosi e differenti ampliamenti cui l argomento stesso può dar luogo e dei differenti e molteplici percorsi che può intraprendere. Si tratta così di ricostruire, tramite un analisi comparativa delle varie offerte televisive legate al cibo, quali valori esso abbia veicolato e veicoli in relazione al contesto socioculturale di riferimento. Metodologia La metodologia utilizzata per questa ricerca è di tipo sociosemiotico. Si rileva in che modo ogni testo richiama al suo interno la realtà sociale a cui appartiene, e in che modo elabora e manifesta le sue influenze su di essa. Si sono studiate le richieste del pubblico e le risposte offerte dall apparato televisivo all interno dei testi, analizzando 2

3 il modo in cui essi a loro modo le rappresentano. Ricostruendo le immagini del destinatario e dell emittente del testo, tale metodologia esamina pertanto il loro peso nell universo culturale di riferimento. Lo studio delle varie forme discorsive dell universo alimentare serve a individuare i modelli sociali che tale discorso propone al proprio pubblico, influenzandolo ed essendone influenzato; ricostruirà inoltre i vari universi di senso che la rete tematica del cibo produce nel sociale, altrettanti universi narrativi che, manifestando loro specifiche articolazioni interne, producono e trasformano il senso sociale. Corpus e obiettivi Il primo obiettivo della ricerca è stato quello di ricostruire e di classificare le varie tipologie di offerte televisive su questo tema. Non soltanto per studiare l organizzazione televisiva sull argomento, quanto anche per esaminare i modi in cui esso si presenta al pubblico e si trasforma progressivamente nel tempo. Il cibo non è da considerare soltanto come un oggetto che ci parla del mondo, o un motivo per parlarne, ma, appunto, come un vero e proprio discorso alimentare, soggetto a continue modifiche e locali risemantizzazioni. 1. Un primo sguardo ci ha permesso di individuare vari luoghi testuali in cui il tema della gastronomia si presenta (per ovvie ragioni di pertinenza, abbiamo tenuto fuori dal corpus sia la fiction sia la pubblicità). Si possono distinguere: 1) le trasmissioni interamente dedicate al tema del cibo, seppure sempre come combinazioni di gastronomia e spettacolo, educazione alimentare e giochi a premi. Si pensi per esempio, prima fra tutte in ordine di successo, a La prova del cuoco, gioco gastronomico condotto da Antonella Clerici su Raiuno dall ottobre 2000, che ha adesso anche una replica in prima serata con il titolo Cotto e mangiato. Ma si pensi anche alla precedente trasmissione Che fai, mangi?, talk show del 1983 condotto da Carla Urban e poi da Enza Sampò su Raidue; o ancora a Fornelli d Italia, condotto da Davide Mengacci su Retequattro; in questa sezione, per quanto atipica, va collocata anche una 3

4 trasmissione come Mezzogiorno di cuoco, una sorta di deriva del Grande Fratello, dove uno dei personaggi del celebre cult va a cucinare a casa della gente portandosi dietro il ruolo di cuoco che gli era stato assegnato mentre stava all interno della Casa. 2) i programmi in cui il tema del cibo e dell alimentazione ne costituiscono semplici schegge ; più in particolare: programmi in cui la gastronomia fa da sfondo alla riscoperta di tradizioni locali e bellezze artistiche o naturali d Italia, spesso poco note. Per esempio, condotto nel 96 dallo stesso Mengacci, La domenica del villaggio ; o Linea verde, rubrica domenicale di Raiuno che, raccogliendo l eredità di A come agricoltura (rubrica Rai del 1970), sostituisce alla funzione di informazione per gli agricoltori una formula basata appunto sull attenzione alle tradizioni; programmi in cui il tema dell alimentazione si affianca ai temi della salute e dell estetica. Per esempio, Più sani più belli, rubrica di Rosanna Lambertucci che si è fatta paladina del dimagrimento collettivo; o Vivere bene, rubrica di carattere medico condotta presso Mediaset da Maria Teresa Ruta; programmi contenitore, che includono a volte informazioni sulla dieta del momento dal corretto apporto nutritivo, o che illustrano la preparazione di una particolare pietanza nelle rubriche riguardanti la vita quotidiana; per esempio Unomattina, su Raiuno; giochi a premi come Il pranzo è servito, condotto da Corrado Mantoni, in cui il cibo serve per la creazione di un quiz semplice, rilassato, conviviale, dettato più dal piacere dello stare insieme e dell intrattenimento che dalla vincita. programmi in cui il piacere del cibo assume valori di condivisione e di interazione; per esempio Pranzo in TV, talk show dal 1983 in seconda serata su Raiuno di Luciano Rispoli, dove attorno a un tavolo nel tempo reale di una cena i commensali esprimono i loro gusti e conversano sulla vita in generale; 3) i servizi periodici dedicati all alimentazione all interno dei telegiornali, come per esempio la rubrica 4

5 Gusto all interno del Tg5 delle 13 o, per quanto diversa, Cultura e società del Tg2. 4) a queste trasmissioni della tv generalista andrebbe accostato il canale tematico gastronomico Gambero rosso, interamente dedicato ai temi dell alimentazione, che abbiamo però lasciato fuori dal nostro studio perché non pertinente. 2. Il secondo obiettivo della ricerca è stato quello di mettere in evidenza, all interno del corpus preso in analisi, i fenomeni che ruotano intorno all enunciazione, i quali permettono di esplicitare la strategia comunicativa messa in atto dai vari testi. Si sono ricercate le immagini del destinatario e dell emittente inscritte nei testi (che non è detto corrispondano a quelle reali), a partire dalle concrete manifestazioni dei differenti tipi di esperti che parlano del cibo (golosi, medici, salutisti, nutrizionisti, mamme, cuochi, competenti in mode alimentari, intenditori o conoscitori di coltivazioni biologiche etc.) e dei differenti tipi di consumatori (casalinghe, donne impegnate, persone anziane, ragazze attente alla linea, uomini single etc.). Si è osservato a questo proposito che spesso le due categorie degli esperti e dei consumatori si mescolano: spesso a essere considerati esperti sono le persone comuni le quali, proprio perché tali, giudicano il cibo non sulla base di particolari competenze da gourmet ma dell esperienza quotidiana. Da qui, in generale, un tipo di patto comunicativo conviviale fra pari, in cui ognuno dice la propria, senza una cultura o una capacità pregresse che permettono una parola e un comportamento competenti. Si instaura una sorta di accordo implicito fra emittente e destinatario nello stabilire regole, istruzioni d uso e condizioni di consumo, che è caratterizzato da reversibilità, progressività, discontinuità, variabilità e sovrapposizione di livelli. Per esempio, la ricetta che il cuoco-esperto ci illustra in tv costituisce una proposta di contratto attraverso il quale il destinante si preoccupa di passare al destinatario di un saper-fare; non è un caso che durante la preparazione della pietanza assistiamo a una negoziazione continua tra la nuova competenza che egli ci fornisce in vista dello scopo finale (cucinare quel singolo piatto) e quella che presuppone noi possiamo già avere (sapere già in parte cucinare). Il cuoco presuppone una nostra competenza di base in cucina, di modo 5

6 che il destinatario deve necessariamente integrare le informazioni che riceve con la propria competenza di partenza. 3. È stato possibile inoltre ricondurre tutte le varie offerte televisive a una tipologia più astratta, che tenga conto di un livello più essenziale e profondo della significazione, cioè il programma narrativo che esse hanno alla base. Potremo così distinguere trasmissioni televisive che contengono un programma di produzione (teso all acquisizione di valori utilitari, nel senso di Floch) o un programma di consumo (teso all acquisizione di valori esistenziali ), e analizzare quindi attraverso quali modalità dovere, volere, potere, sapere essi si realizzino. Ne La prova del cuoco, per esempio, siamo in presenza di un programma narrativo di produzione, che consiste nella costruzione di un oggetto-pietanza nel quale viene investito un valore (sia esso la soddisfazione di un bisogno o il raggiungimento di un piacere); l ostacolo, la prova che bisogna superare, e a cui i cuochi in trasmissione sono sottoposti, consiste nel riuscire a produrre un buon piatto a partire da pochi ingredienti e con pochissimo tempo a disposizione. L assaggio-sanzione della Clerici sembra costituire il momento finale di questo racconto. Nel Pranzo in tv, invece, si consuma del cibo discutendo sul proprio vissuto. In programmi di questo genere, il cibo diventa parte di un gioco di allusioni e di rinvii da un argomento all altro: non puramente strumento di conquista, ma terreno di incontro e mezzo per la costruzione ed espressione della propria identità. Ma in essi si discute anche degli stili di consumo alimentari, considerati come stili comunicativi e come vere e proprie storie diverse. In termini semiotici, il rapporto delle persone con il cibo è il tipico rapporto che si istituisce tra un Soggetto che desidera e l Oggetto che risulta investito di un certo valore. E l obiettivo finale, come in tutte le più classiche strutture narrative, è quello della congiunzione del Soggetto con l Oggetto. Ma le storie poi differiscono: c è chi considera il cibo in base alla propria gola, al proprio capriccio, e vuole l oggetto desiderato in modo reiterato e durevole; chi lo valuta in base a considerazioni pratiche come i valori nutritivi; chi si accosta a determinati 6

7 alimenti poiché vi riscopre tradizioni o gusti tipici della propria terra. Nelle trasmissioni presenti nel corpus è stato comunque riscontrato un intreccio, se non addirittura una sovrapposizione, fra questi due tipi di programmi, con una accentuazione, per quanto paradossale, del momento della produzione su quello del consumo. Il consumo è sempre come abbiamo detto o una sanzione o un pretesto conviviale per parlare d altro o come mezzo per costruire la propria identità. In tv non si mangia: si cucina. data di pubblicazione on line: 11 aprile

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