PROJECT WORK. Gestione dell ansia nelle atlete di alto livello

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1 3 Corso per Tecnici Nazionali FIT equivalente ad Allenatore IV Livello Europeo PROJECT WORK Gestione dell ansia nelle atlete di alto livello TUTOR: Dott. Massimo Di Paolo CANDIDATI: Margherita Salvini Alessia Vesuvio Anno Accademico 2006

2 ABSTRACT Nel Tennis, così come in generale per tutti gli altri sport, l'elemento psicologico assume una particolare rilevanza nel conseguimento di risultati di alto livello da parte dell'atleta. La domanda che ci siamo poste in particolare è quale influenza -in senso positivo o negativo- ricopra l'elemento ansioso sulla giocatrice di tennis, compiendo un approfondimento sui seguenti aspetti: 1. L'indagine sull'ansia e sui disturbi che essa comporta, cercando di dare a questi una definizione ed una classificazione 2. La tipologia di interventi che sono stati già applicati sulle tenniste di alto livello; Per fare questo sarà necessario relazionarsi con le figure professionali (Coach, psicologi dello sport, mental trainer ) che quotidianamente e con grande passione e dedizione attuano -od almeno tentano di farlo- questi interventi sui loro atleti. L'indagine sugli stati ansiosi, sulla loro influenza positiva o negativa nella prestazione in gara, sulla reazione delle atlete ai necessari supporti psicologici ai quali -più o meno volontariamente- si sottopongono, procederà, sul piano strettamente pratico ed applicativo, con una serie di interviste e test ai protagonisti di questo settore.

3 INDICE ABSTRACT Pag. 2 PREMESSA Pag. 5 CAPITOLO 1 L ANSIA Pag Ansia di stato e ansia di tratto Pag Ansia di stato e ansia di tratto competitiva Pag. 12 CAPITOLO 2 RAPPORTO ANSIA STRESS Pag Ansia cognitiva Pag Ansia somatica Pag. 20 CAPITOLO 3 RAPPORTO ANSIA - PRESTAZIONE Pag. 21 CAPITOLO 4 GESTIONE dello STRESS Pag. 26 CAPITOLO 5 Le TECNICHE per la GESTIONE dell ANSIA Pag Flooding Pag Desensibilizzazione sistematica Pag Ristrutturazione cognitiva Pag Stress Inoculation Training Pag Stress Management Training Pag Allenamento multimodale alla gestione dello stress Pag Biofeedback Pag Applicazione pratica del BFB Pag IL BFB: procedura di preparazione alla competizione Pag. 39 3

4 CAPITOLO 6 DESCRIZIONE della PROCEDURA di INDAGINE e OBIETTIVI Pag Strumenti utilizzati Pag Modalità di utilizzo Pag Sintesi e commento dei risultati Pag Coach Pag Giocatrici Pag Considerazioni conclusive Pag. 53 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Pag. 56 RIFERIMENTI WEB Pag. 57 4

5 PREMESSA Fin dagli albori della storia lo sport è sempre stato un mezzo di aggregazione sociale e di sviluppo per l individuo; tale attività nasce con l uomo e ne accompagna lo sviluppo sociale, individuale e psicofisico, agendo positivamente sull equilibrio istintuale e sulle dinamiche relazionali. Lo sport è quindi strettamente collegato alla vita sociale, politica e religiosa dell uomo. Sin dai tempi dell antichità greca e romana, la pratica sportiva ha rappresentato il nesso tra il mondo fisico e quello mentale : questo binomio mente-corpo non può essere scisso, come dimostrano recenti ricerche nel campo della psicosomatica. Un errore comune del passato è stato infatti quello di allenare-educare separatamente fisico e psiche, cioè tenere separato l intelletto (in quanto considerato forma superiore ) da tutto il vissuto corporeo e con esso ogni forma emotiva, sociale e cognitiva che tale vissuto comporta. Le ricerche hanno dimostrato che esistono connessioni tra attività motoria e benessere psicologico, fra la forma fisica e la salute mentale, non appurando però quali meccanismi mettano in relazione questi fenomeni. Sono state avanzate quindi numerose ipotesi, alcune riconducibili al mondo fisiologico, altre riconducibili al mondo psicologico, come ad esempio il senso della padronanza motoria e il miglioramento dell autostima. Lo studio della relazione tra questi fenomeni ha portato in tempi più recenti allo sviluppo della psicologia dello sport, che pone l attenzione sugli aspetti mentali della prestazione e sull importanza della crescita delle abilità mentali parallelamente a quelle motorie, per affermarsi nelle competizioni. Per questo motivo molti atleti, con i loro allenatori, hanno riconosciuto l importanza dei fattori psichici ai fini del risultato; più alto è il livello di abilità richiesto, maggiore sarà l interesse rivolto ai fattori mentali (Most 1983) 5

6 Chiunque frequenti ambienti sportivi di alto livello conosce benissimo infatti come siano proprio gli agenti emotivi a condizionare la prestazione degli atleti e come ognuno di loro attribuisca un significato diverso alla gara, affrontando questa con una sua specifica emotività. Molto spesso la competizione viene vissuta come disagio che si manifesta con diverse modalità : alcuni presentano problematiche di tipo psicologico, altri di tipo organico, ma tutte comunque nascenti dal rapporto dell atleta con la gara. Negli ultimi anni un numero sempre più crescente di atleti si sono quindi avvalsi di psicologi dello sport per migliorare la propria prestazione. Questo perché nella società moderna anche praticare una disciplina sportiva ad alto livello è diventato più impegnativo rispetto al passato, essendo aumentate le aspettative riposte ed i significati attribuiti a questa attività. Le nuove generazioni che si affacciano allo sport di livello sono così maggiormente condizionate dai modelli culturali, dai media, dal necessario raggiungimento della popolarità; proprio la fretta di affermazione, il non rispettare le naturali tappe evolutive, il vincere a tutti i costi, con l ansia e lo stress che ne conseguono, può portare invece proprio a risultati negativi, fallimenti e frustrazioni. E chiaro come da questi stati di allarme, di attenzione, di vigilanza non si possa prescindere nel corso delle competizioni, tuttavia essi stessi possono essere governati da un atleta mentalmente preparato, in modo tale da far scaturire dall ansia una situazione positiva. 6

7 CAPITOLO 1 L'ANSIA L'ansia è definita dagli esperti come un penoso stato di attesa - un' attesa ovviamente apprensiva - nei confronti di un evento negativo che sta per accadere e verso il quale il soggetto si sente indifeso e impotente. Essa costituisce quindi una reazione di difesa, accompagnata da un aumento della vigilanza e dell'attivazione di alcuni meccanismi fisiologici che predispongono l'organismo alla difesa o all'attacco. Quando questo meccanismo è mal regolato l'ansia risponde in modo sproporzionato all'evento e assume pertanto le sembianze di un vero disturbo mentale. In tal caso, anziché favorire l'adattamento all'ambiente, lo peggiora e rende necessario un intervento terapeutico. I disturbi dell'ansia sono disturbi mentali molto diffusi che si manifestano con una eccessiva preoccupazione per degli eventi banali nelle attività della vita quotidiana: si crea così un clima di attesa incontrollabile e si mostrano spesso fenomeni fisiologici di irrequietezza, irritabilità, disturbi del sonno e della concentrazione, tensione muscolare, nausea ecc. L'esordio di tali disturbi avviene talvolta già in età infantile - pur in maniera lieve - in seguito a eventi stressanti, ma può aggravarsi nel corso degli anni e far perdere tranquillità all'individuo, mantenendolo in un continuo stato di tensione e determinando in lui nuovi motivi di infelicità. La percentuale della popolazione colpita da stati ansiosi è stimata tra il quattro e il sette percento, con maggiore incidenza nel sesso femminile. L'ansia, o malattia dell'anima, se così possiamo chiamarla, oltre che danneggiare l'uomo-atleta sia fisicamente che mentalmente, ne blocca quindi tutte le sue capacità, la sua razionalità, disturba la sua vita affettiva e collettiva, facendo emergere nell'individuo sentimenti ed emozioni negative, a partire da quelle più profonde ed angosciose, come la paura. 7

8 E' allora possibile definirla come un sentimento molto vicino alla paura o all'angoscia; volendo trovare una differenza con queste ultime, possiamo dire che l'ansia si scatena anche in assenza di un pericolo reale, come ad esempio quando ci troviamo di fronte ad una semplice gara sportiva. In definitiva l'ansia è un semplice evento emotivo espressione di uno stato mentale e corporeo dell'individuo verso le vicissitudini della vita. Quando una persona si trova quindi a dover affrontare una qualche prova, entra in un leggero stato ansioso e la psiche ed il corpo reagiscono per prepararsi a risolverlo nel miglior modo possibile. In questo caso l'ansia moderata e di breve durata sembra un segno di adattamento dell'uomo ad alcune situazioni ambientali. L'aumento dell'attenzione, della memoria, della tensione muscolare e di altre funzioni (come l'aumento del battito cardiaco) che ne conseguono, vengono considerate come una carica energetica utile ai fini del superamento della prova. Quando invece -in altre situazioni- questo stato persiste, diventando continuo oppure troppo intenso, si può verificare la caduta delle funzioni sopra citate: in poche parole, la persona può perdere memoria, attenzione, concentrazione e sentirsi improvvisamente stanca e incapace di affrontare anche gli eventi più semplici della vita di tutti i giorni. 8

9 Per molto tempo gli psicologi sportivi hanno considerato gli stati ansiosi come un aspetto negativo dell'individuo e quindi hanno agito nel tentativo di ridurli. Solo negli ultimi anni si è capito che un moderato livello d'ansia può comportare un giusto grado di attivazione fisiologica, trasformandosi a sua volta in energia positiva utile ai fini della prestazione. Una forte insicurezza legata ad una debole autostima favoriscono certamente l'insorgere di una eccessiva ansia pre-prestazione. Uno scarso apprezzamento del pubblico o delle persone che si ritengono importanti, degli obiettivi mal riposti, delle richieste ed aspettative eccessive creano nell atleta sentimenti negativi, favorendo l'insorgere dell'ansia. Al contrario, essere molto sicuri di sé, sicuri della propria preparazione, non temere l'avversario sono fattori che aiutano l'atleta a mantenere un adeguato livello di tensione favorendo lo stato mentale. In definitiva possiamo dire che la scarsa autostima è l'elemento che incide maggiormente sullo sviluppo di elevati e nocivi livelli d'ansia ; chi invece si sente sicuro di sé, sicuro di potercela fare, riuscirà a trasformare in energia positiva anche livelli d'ansia piuttosto elevati. A questo punto viene da domandarsi come sia possibile che l'ansia, oltre ai sintomi psicologici, si manifesti anche attraverso sintomi di tipo organico. La risposta sta nelle ricerche e nello studio del sistema nervoso umano: un sistema nervoso autonomo che agisce senza il controllo volontario e senza che l'individuo ne sia consapevole. Questo sistema si divide in due parti: sistema simpatico sistema parasimpatico Entrambi sono collegati a molti organi del corpo (cuore, vasi sanguigni, muscoli bronchiali e polmonari, stomaco, intestino, organi sessuali maschili, tutte le ghiandole, vescica urinaria, pelle ecc.) ed agiscono su di loro, assicurandone un buon funzionamento. 9

10 Il sistema simpatico produce delle risposte negli organi come l'aumento della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa e della glicemia (zuccheri nel sangue). Il sistema parasimpatico invece produce a livello degli stessi organi modificazioni in direzione opposta. La loro funzionalità viene regolata da centri nervosi posti nel cervello, considerato la vera centrale operativa (non volontaria); suddetti centri sono influenzati da una particolare zona del cervello denominata sistema limbico che ha lo scopo di gestire tutte le emozioni. Pertanto ad ogni emozione non corrisponde solo una reazione comportamentale, ma anche una risposta da parte degli organi del corpo, gestita appunto dal sistema nervoso autonomo. Ecco perché in presenza di stati ansiosi si manifestano anche sintomi apparentemente solo corporei come palpitazioni, nodo in gola, tremori, vertigini, formicolii alle mani e ai piedi. Tutto questo ha portato a considerare l'ansia il disturbo psicologico più corporeo che ci sia, ritenendolo responsabile di tutte quelle malattie definite psicosomatiche (gastrite, colite, psoriasi etc.) nelle quali essa sembra giocare un ruolo fondamentale. 10

11 1.1 ANSIA di STATO e ANSIA di TRATTO Una prima importante distinzione in materia, è stata quella effettuata da Spielberger, nel 1966, fra ansia di stato e ansia di tratto: L'ansia di stato esprime uno stato emozionale transitorio, caratterizzato da vissuti soggettivi negativi di apprensione, tensione, paura, inquietudine ecc. L'ansia di tratto è invece una caratteristica relativamente stabile, una predisposizione a reagire ai vari stimoli esterni con elevata ansia di stato ; si manifesta come una tendenza a percepire molte situazioni come pericolose o paurose e a reagire a queste con una sproporzionata ansia di stato. Le persone con una elevata ansia di tratto sono quindi particolarmente vulnerabili e con maggiore frequenza sperimentano - in elevata intensità- reazioni di ansia di stato (Spielberger, 1989). 11

12 1.2 ANSIA di STATO e ANSIA di TRATTO COMPETITIVA Il Martens nel 1977 ha dato nell'ambito sportivo una definizione ancora più specifica di ansia di tratto competitiva come la tendenza a percepire le situazioni agonistiche pericolose e a rispondervi con sentimenti di apprensione e tensione. Gli atleti che presentano alti livelli di ansia di tratto manifestano infatti, in situazioni competitive, maggiore ansia di stato, al contrario di quelli che invece evidenziano bassa ansia di tratto. Inoltre chi si ritiene soddisfatto dei propri successi e soddisfatto delle proprie prestazioni presenta bassi livelli di ansia di tratto competitiva (Furst e Tenembaum, 1984) ; chi invece manifesta scarsa autostima, evidenzia alti livelli di ansia di tratto competitiva presentando maggiori preoccupazioni verso la prestazione (Brustad e Weiss, 1987). Autorevoli autori (Passer, 1982 ; Scanlan, 1977 ; Scanlan e Passer, 1978) hanno osservato inoltre come, per esperienza, l'ansia e lo stress in situazioni competitive aumentino al diminuire delle esperienze di successo. Al fine di inquadrare meglio l'ansia nelle sue molteplici sfaccettature, è stato quindi necessario per alcuni autori dotarsi di un glossario che ne definisca gli aspetti salienti. 12

13 DEFINIZIONI DI TERMINI COLLEGATI ALL'ANSIA (Martens, Vealey e Burton, 1990) Paura Sensazione di pericolo, potenziale o reale, di danno fisico o psichico. Nasce dalla percezione di disequilibrio fra richieste ambientali e capacità di risposta. Ansia di stato Stato emozionale transitorio caratterizzato da sentimenti negativi di apprensione e tensione. Si manifesta in situazioni specifiche. Ansia di tratto Predisposizione soggettiva a percepire certi stimoli ambientalcome potenzialmente pericolosi ed a rispondervi con vari livelli di ansia di stato. Ansia competitiva di stato Insieme di risposte fisiologiche e psichiche dell'organismo in situazioni competitive, come reazione a percezione di pericolo o danno potenziali e/o reali. Ansia competitiva di tratto Tendenza a percepire situazioni competitive come paurose o pericolose ed a rispondervi con ansia di stato. Ansia cognitiva Componente mentale dell'ansia determinata da attese negative e/o da scarsa stima di sé e delle proprie capacità. 13

14 Ansia somatica Componente fisiologica dell'ansia che origina direttamente dall' arousal (attivazione) dell'organismo. Stress Processo derivante dalla percezione di un sostanziale squilibrio fra richieste ambientali e capacità di risposta, quando incapacità e inadeguatezza ad affrontare le richieste ambientali e a conseguire gli obiettivi sono percepite come potenzialmente pericolose. La risposta che ne deriva è un incremento dei livelli di ansia distato sia cognitiva che somatica. 14

15 Sempre Martens ci illustra un modello teorico relativo all'ansia competitiva. (v.fig 1) Fig.1 Modello teorico di ansia competitiva Martens

16 - L'incertezza del risultato e l'importanza dello stesso costituiscono due parametri fondamentali per spiegare come situazioni di gioco competitive possano far insorgere ansia di stato nell'atleta. L'incertezza del risultato prima di una gara è sicuramente inevitabile, nonostante possano essere state avanzate diverse previsioni. Questa incertezza può essere fonte di timore, ma può altresì rappresentare un forte stimolo ad affrontare la gara. In base alla percezione che l'atleta ha della specifica situazione si avrà quindi un fattore positivo -di sfida piacevole- oppure negativo -fonte di eccessivo timore-. - L'importanza del risultato è da attribuire ad altri tipi di parametri : estrinseci ( la vincita di una medaglia, l'approvazione di amici, parenti ecc. ) intrinseci ( il senso di competenza personale, l'incremento dell'autostima ): entrambi, agendo fra loro, determinano una particolare valutazione della prestazione sportiva. - La situazione competitiva oggettiva (stimolo) è percepita dall'atleta (percezione dell'organismo) più o meno importante o più o meno incerta ; il livello di sensazione di pericolo (paura) che ne deriva è in relazione all'ansia competitiva di tratto. La reazione soggettiva (risposta) che scaturisce si manifesterà con livelli di ansia di stato variabili al variare delle diverse componenti. In conclusione, l'atleta considera le situazioni oggettive competitive più o meno temibili in base ad una valutazione soggettiva, influenzata dal ruolo dell'ansia di tratto della sua personalità ; atleti con elevata ansia di tratto rispondono a stimoli particolarmente stressanti con elevati livelli di ansia di stato. 16

17 CAPITOLO 2 RAPPORTO ANSIA STRESS Nella nostra analisi è necessario mettere l'ansia in relazione con lo stress: gli atleti infatti molto spesso sono sottoposti a stimoli stressanti che provocano in loro degli stati d'ansia. In particolare il processo stressante deriva dalla percezione di disequilibrio che l'atleta ha tra le richieste ambientali e le sue capacità di rispondere a queste : proprio l'inadeguatezza ad affrontare tali richieste viene pertanto percepita come potenzialmente pericolosa ( Robazza, Bortoli, Gramaccioni 1994 ). Lo stress, molto spesso, si manifesta con sintomi che generalmente influenzano in maniera negativa la prestazione : scadimento delle abilità motorie, sensazione di una eccessiva inadeguatezza al compito, difficoltà di concentrazione ecc. I sintomi dello stress si manifestano, a seconda delle circostanze e delle caratteristiche dell'atleta, su più versanti (v.fig.2 ) : fisiologico comportamentale cognitivo. Pertanto non possiamo prendere in considerazione l'ansia senza metterla in relazione con lo stress e viceversa ; tale legame si può comprendere meglio distinguendo l'ansia in cognitiva e somatica. 17

18 Fig.2 Relazioni fra arousal e stress 18

19 2.1 ANSIA COGNITIVA L'ansia cognitiva rappresenta l'aspetto mentale dell'ansia, che scaturisce da diverse valutazioni negative quali la paura del fallimento, la scarsa fiducia nei propri mezzi, ecc. A livello cognitivo si manifestano disturbi dell'attenzione e della concentrazione (distrazione, incapacità di mantenere un'adeguata attenzione) e invasione di molti pensieri interferenti, catastrofici e di fallimento ; l'atleta si dimostra smisuratamente preoccupato per il risultato della gara o per le valutazioni negative che possono essere avanzate in seguito alla sua prestazione. L'atleta tende quindi a pensare al peggio, ad ignorare gli eventi positivi e ad arrivare a conclusioni in assenza dei fatti, molto spesso trasformando situazioni momentanee ( Es : In questa partita ho servito male ) in decisioni categoriche ( Es : Non sono capace a servire ). Questo modo di pensare negativo conduce a risposte inadeguate non solo a livello cognitivo ( scarsa concentrazione, indecisione, basso autocontrollo ecc. ) ma anche fisiologico e comportamentale. L'ansia può essere sperimentata in ognuno di questi tre livelli ed ogni atleta può manifestare modalità di reazione che chiamano in causa prevalentemente uno di questi, anche in situazioni diverse tra loro. 19

20 2.2 ANSIA SOMATICA L'ansia somatica rappresenta la parte fisiologica dell'ansia. Essa è legata all'attivazione dell'organismo ed in particolare rappresenta la risposta fisiologica ad uno stimolo psichico stressante. In particolare l'ansia somatica si manifesta attraverso la modifica di alcuni parametri quali aumento della frequenza cardiaca, eccessiva sudorazione, alterazione del ritmo respiratorio, innalzamento della pressione sanguigna, ecc. Accanto a questi si manifestano altresì -come ovvio- sintomi di disagio psicofisico quali difficoltà ad addormentarsi, sonno irregolare, perdita di appetito, problemi digestivi, affaticamento, ecc. Sul piano comportamentale, invece -a livello muscolare- si manifestano tensioni, crampi, rigidità, dolori con conseguente rischio di infortuni, oltre che una perdita delle coordinazioni fini e della fluidità del movimento. 20

21 CAPITOLO 3 RAPPORTO ANSIA PRESTAZIONE Diversi autori, negli ultimi anni, si sono preoccupati di mettere in relazione prestazione e ansia, cercando di capire quali riflessi, quest' ultima, possa avere sulla gara. Nel corso delle loro ricerche hanno riscontrato come a moderati livelli di ansia cognitiva corrisponda una buona prestazione. La prestazione risulta invece essere più scadente quando i livelli di ansia sono molto bassi o molto elevati, mentre tale relazione non è invece evidente per l'ansia somatica. Quest'ultima - quando diventa forte- tende comunque a danneggiare la prestazione, in quanto costringe l'atleta a rivolgere la sua attenzione più al suo stato interno che alla prestazione stessa. Altri autori ( Fenz 1988) hanno riscontrato che l'ansia di stato aumenta velocemente fino a pochi istanti prima della gara, per poi calare altrettanto rapidamente come a disegnare un grafico di una V inversa ; tale incremento è collegato all'ansia somatica e non a quella cognitiva. 21

22 Da queste ricostruzioni possono essere tratte tutta una serie di conclusioni : L'ansia cognitiva ha un maggiore collegamento alla prestazione rispetto all'ansia somatica. L'ansia somatica è generalmente collegata alla prestazione per eventi di breve durata. L'ansia somatica è una risposta agli eventi competitivi che l'ambiente propone, per questo motivo tende a dissolversi prima della gara L'ansia cognitiva invece, vista come riflesso di timori per conseguenze negative della prestazione, varia al variare della gara, in questo caso è l'agente che incide maniera negativa sulla prestazione (Martens 1990). Una buona prestazione sportiva non si associa né a livelli di attivazione dell'organismo troppo bassi né troppo alti ; la prestazione ottimale consegue soltanto ad una attivazione moderata dell'organismo (v fig.3). Fig.3 22

23 L'osservazione degli atleti di fronte a sintomi ansiosi, prima e durante la competizione, ha portato alla classificazione di una lunga serie di reazioni: LIVELLI TROPPO BASSI DI ANSIA POSSONO PROVOCARE : Eccessivo rilassamento dei muscoli Riflessi più lenti (incapacità di correggere velocemente un errore) Mancanza di attenzione (distrazione) Scarsa aggressività e poca voglia di vincere LIVELLI ABBASTANZA ALTI DI ANSIA POSSONO PROVOCARE : Pensieri ossessivi (si pensa solo alla gara ) Irritabilità Disturbi del ritmo sonno/veglia Disturbi dell'appetito (anoressia e bulimia) Cefalee per eccessiva tensione Sensazione di stanchezza e affaticamento già quando si effettua il riscaldamento Crampi Tremore agli arti Apparizione di orticarie e pruriti Disturbi della frequenza cardiaca Bruciori di stomaco Mani fredde e sudate Tendenza ad orinare continuamente Perdita degli automatismi, poca fluidità nei movimenti Eccessiva fretta e imprecisione Ricerca della sconfitta : meglio compromettere la prestazione pur di uscire in fretta dall'incubo e rilassarsi 23

24 LIVELLI ALTISSIMI DI ANSIA POSSONO PROVOCARE : Blocco totale del raziocinio : si è completamente nel pallone Sensazione di paralisi muscolare Certezza di avere gravi malattie Sensazioni di asfissia 24

25 COME SI DIFENDE L'ATLETA DALL'ANSIA: Razionalizzando (trovando delle spiegazioni in ciò che sta accadendo) Negando ( non mi importa niente della partita il mio avversario è troppo forte ecc.) Scherzando Ridendo Ritualizzando (sedendosi sempre allo stesso posto nello spogliatoio, legarsi le scarpe con un particolare procedimento) Proiettando (vedendo negli altri la propria ansia) Isolandosi (evitando gli altri, non parlando) Convertendo tutte le situazioni ansiose sul proprio corpo (sintomatologia psicosomatica) 25

26 CAPITOLO 4 LA GESTIONE DELLO STRESS Come abbiamo visto nei precedenti capitoli, non sempre l'ansia può determinare una scaduta della prestazione anzi, molte volte, un moderato livello d'ansia e di attivazione dell'organismo possono aiutare l'atleta ad affrontare nel miglior modo possibile la prestazione. Quindi, da un'accurata analisi dell'atleta e della sua prestazione, nasce la programmazione di un eventuale gestione dello stress. Secondo Suinn (1987, 1989), sostanzialmente, esistono due situazioni che richiedono eventuali interventi : 1. Quando l'atleta ci dimostra che l'ansia non soltanto è presente in lui, ma che essa rappresenta un pericolo per la prestazione. 2. Quando l'ansia non è dannosa per la prestazione, ma l'atleta, in sua presenza, sentendosi a disagio, cerca in qualche modo di controllare le sue reazioni emotive. Da tutto questo possiamo desumere che l'allenamento alla gestione dello stress è utilizzato sia per rimuovere l'ansia che ostacola la prestazione, sia per incrementare il livello di benessere indipendentemente dal risultato sportivo. Dopo anni di esperienza, molti atleti sono in grado di mettere in atto strategie cognitive e comportamentali più o meno valide per affrontare la gara : i più esperti possono vedere nell'ansia un alleato, un aiuto per concentrarsi. Le tecniche per ridurre gli effetti debilitanti dell'ansia e dello stress sono molteplici : anche le prime applicazioni -descritte in letteratura- di procedure di rilassamento nella psicologia dello sport, riferiscono risultati positivi. 26

27 Con il passare degli anni, sono state sperimentate numerose procedure per la gestione dello stress e molte di queste si basano proprio su tecniche di rilassamento. Tali procedure però sono efficaci soltanto dopo avere identificato le reazioni soggettive agli stimoli stressanti. Perciò se le reazioni si manifestano a carattere comportamentale o fisiologico saranno più indicate delle tecniche somatiche, mentre se le reazioni si riscontrano nei contenuti dei pensieri sarà più appropriato un intervento di tipo cognitivo. Tecniche appropriate a questi scopi sono: Le tecniche di rilassamento progressivo e il biofeedback per la gestione dell'ansia somatica Le strategie di self talk per la gestione dell ansia cognitiva Molte di queste tecniche, che andremo brevemente ad esporre, impiegano rilassamento e visualizzazioni, derivano dall'ambito clinico e vengono applicate nello sport con frequenza. 27

28 CAPITOLO 5 LE TECNICHE PER LA GESTIONE DELL'ANSIA 5.1 FLOODING Il flooding è un programma che fa riferimento al modello generale di estinzione. L'atleta molto spesso risponde agli stimoli ansiogeni con comportamenti di evitamento" che, se hanno successo, sono rinforzati dalla riduzione dell'ansia. A tal punto, con il flooding, l'atleta viene sottoposto a stimoli ansiogeni in maniera diretta cercando di impedire le risposte di evitamento. Generalmente le scene che provocano tensione e ansia sono immaginate ; affinché la tecnica immaginativa sia efficace, ogni scena deve essere presentata nei particolari : per coinvolgere maggiormente l'atleta, viene incoraggiato a parlare mentre vive l'esperienza. Lo scopo di questa procedura è di provocare uno stato d'ansia molto intenso e prolungato da protrarsi fino alla sua estinzione. Le sessioni di flooding hanno una durata di minuti; tempi inferiori potrebbero danneggiare la procedura e probabilmente aumentare gli stati d'ansia. Questa tecnica attiva forti emozioni spiacevoli, pertanto molti psicologi la utilizzano solo quando altri programmi si sono rivelati inefficaci. 28

29 5.2 DESENSIBILIZZAZIONE SISTEMATICA Alternativo al modello di estinzione è il modello di controcondizionamento. Tramite questo programma si ricercano delle risposte incompatibili con l'ansia o con gli stimoli che la creano. L'obiettivo del controcondizionamento è rimpiazzare lo stato di eccitazione derivante dal sistema nervoso simpatico con l'azione opposta del sistema parasimpatico (Wolpe, 1969). Un programma molto conosciuto, basato su questi principi, è quello che prevede la desensibilizzazione sistematica. Questa tecnica ha lo scopo di affrontare ogni singola situazione che provoca ansia : per questo motivo - precedentemente - è importante analizzare le situazioni che la determinano per passare successivamente- ad un training di rilassamento e immaginazione. La procedura è composta da quattro momenti : 1. individuazione degli stimoli ansiogeni 2. creazione di un ordine di importanza degli stimoli, partendo dal meno ansiogeno fino ad arrivare al più ansiogeno. 3. Utilizzo di stimoli che determinano risposte antagoniste a quelle dell'ansia. 4. Graduale associazione tra stimoli ansiogeni e stimoli inibenti per determinare una progressiva estinzione delle risposte d'ansia. Con l'atleta viene stabilita una gerarchia di stimoli che consiste in scene in ordine graduale, dalla meno ansiogena alla più ansiogena ; a questo punto, in uno stato di profondo rilassamento, viene chiesto al soggetto di immaginare la scena meno ansiogena : se questa crea tensione, la procedura viene sospesa e ripristinato il rilassamento. Se la gerarchia è ben strutturata il rilassamento dovrebbe contrastare l'ansia. 29

30 Ogni scena è presentata con un tempo progressivamente sempre più lungo (da tre a cinque, dieci, quindici sec.). Si ottiene così un decondizionamento, contrapponendo sempre alle immagini ansiogene il rilassamento. Una variante a questa tecnica è la desensibilizzazione sistematica in vivo, che consiste nel costruire una gerarchia di stimoli ansiogeni da affrontare poi nella realtà. Questa modalità è stata più volte utilizzata in ambito motorio e sportivo. 30

31 5.3 RISTRUTTURAZIONE COGNITIVA Come abbiamo potuto vedere, i modelli di estinzione e di controcondizionamento hanno lo scopo di annullare le risposte condizionate a particolari stimoli ; da questi, pertanto, non ci possiamo aspettare grande successo con soggetti che presentano particolari fobie e ansie diffuse; in questi casi sono preferibili altre tecniche. Quando l'ansia si manifesta a livello mentale, attraverso pensieri negativi e irrazionali, è importante lavorare su quelle cognizioni che tendono a rinforzare tali emozioni disturbanti. Tutto ciò può avvenire attraverso la ristrutturazione cognitiva dei pensieri. Le procedure individualizzate, dirette alla modifica degli aspetti che suscitano emozioni negative sono divise in quattro fasi (Smith, 1984) : 1. far comprendere all'atleta come le cognizioni (convinzioni, pensieri, idee) influenzano lo sviluppo delle emozioni. Le cognizioni sono automatizzate e inconsapevoli ; 2. Individuare i pensieri irrazionali e limitanti ; 3. intervenire sulle idee irrazionali e sostituirle con altre che prevengano e riducano l'ansia ; 4. ripetere e stabilizzare il nuovo modo di pensare tramite applicazioni in alcune circostanze. La modifica delle cognizioni negative in positive, dovrebbe poi generalizzarsi ed estendersi a tutte le situazioni che creano ansia. Possiamo pertanto concludere che nelle procedure di estinzione e controcondizionamento l'atleta svolge un ruolo passivo, con lo psicologo che propone le situazioni nella procedura di ristrutturazione cognitiva il soggetto diventa protagonista assumendosi maggiore responsabilità per lo sviluppo e l'applicazione di nuovi modelli di pensiero. 31

32 5.4 STRESS INOCULATION TRAINING (SIT) di Meichenbaum Una maggiore partecipazione dell'atleta è ricercata attraverso altre tecniche che richiedono però una certa padronanza di abilità per affrontare lo stress. Queste tecniche derivano dall ambito clinico ed hanno trovato una particolare ed efficace applicazione anche nella psicologia dello sport per aiutare l'atleta ad affrontare le diverse manifestazioni e reazioni soggettive allo stress. Una di queste è lo Stress Inoculation Training (SIT). Studiato ed applicato da Meichenbaum (1977, 1985), è un processo di apprendimento delle abilità cognitive e di controllo fisiologico per affrontare lo stress. Il programma comprende tre fasi : 1. Fase istruttiva. Sono fornite informazioni per comprendere la natura delle risposte personali agli eventi stressanti. L'atleta impara a riconoscere le sensazioni, le paure e gli effetti che lo stress produce nella gara e nella vita di tutti i giorni. 1. Fase di acquisizione delle abilità. All'atleta vengono insegnate una serie di tecniche per affrontare gli eventi stressanti (strategie cognitive, problem-solving, rilassamento ecc.). Situazioni stressanti sono presentate attraverso filmati, esposizione graduale dal vivo, immaginazione ecc. 2. Fase di applicazione. L'atleta applica le abilità assimilate affrontando reali situazioni stressanti. Il soggetto viene così esposto a livelli sempre più alti di situazioni stressanti che possono essere superate con relativa facilità ; in questo modo le difese personali aumentano sempre di più. 32

33 5.5 STRESS MANAGEMENT TRAINING (SMT) di Smith Lo Stress Management Training (SMT), programma sviluppato da Smith, prevede l assimilazione e successivamente l applicazione di particolari abilità, sia cognitive che di rilassamento. Anche nello stress management training, come nel SIT, vengono messe in discussione le risposte soggettive a stimoli ansiosi e sviluppate le capacità psichiche per il controllo dello stress. In questo caso -tuttavia- l applicazione delle abilità mentali assimilate non avviene in maniera graduale, ma con la sperimentazione delle emozioni in tutta la loro reale portata e giungendo talvolta addirittura ad una esasperazione della loro intensità. In questo programma il rilassamento avviene tramite procedure cognitive: - in principio, rilassamento e autoaffermazioni vengono apprese separatamente - successivamente vengono di nuovo abbinate ed inserite in un ciclo respiratorio - al momento della inspirazione, vengono ripetute nella mente frasi affermative, per ridurre l ansia - durante l espirazione ci si concentra invece sul rilassamento del corpo Solo dopo esser giunti all acquisizione delle abilità di gestione dello stress, si può cercare di portare l organismo ad uno stato di attivazione emozionale molto elevato. Tale stato di forte intensità, raggiunto con lo SMT, risulta simile al flooding, mentre nel SIT i livelli di ansia raggiunti sono molto simili a quelli della desensibilizzazione sistematica. Il programma di Smith mostra rispetto agli altri due principali vantaggi: 1) assunzione di maggiore responsabilità dell atleta, che ottiene gratificazione dai propri progressi, ottenuti solo con sforzi personali e non con fattori esterni 2) sviluppo nell atleta di abilità mentali generali, che lo aiuteranno ad affrontare lo stress nelle situazioni più disparate. 33

34 5.6 ALLENAMENTO MULTIMODALE ALLA GESTIONE DELLO STRESS di Burton Burton nel 1990 ha elaborato una procedura multimodale per la gestione dello stress, procedura che prevede quattro tipi di approccio, a seconda del rapporto tra ansia cognitiva e ansia somatica e delle differenze funzionali dei due emisferi del cervello: l emisfero sinistro e quello destro. Nello sport si è accertato come predomini l emisfero sinistro quando si utilizzano abilità cognitive logiche e di risoluzione dei problemi, apprendimento di nuove abilità o modifica di altre già presenti, sviluppo di strategie ecc. L emisfero destro è invece specializzato nelle attività intuitive, creative, nelle emozioni e nelle esecuzioni di abilità automatizzate. Pertanto è tramite l emisfero sinistro che si apprendono nuove abilità motorie; queste ultime, una volta consolidate ed automatizzate, verranno poi dirette dall emisfero destro. E viene ridotta con tecniche di ipnosi 1. In relazione all emisfero sinistro, l ansia somatica, che si manifesta con tensioni muscolari prima delle gare, può essere gestita attraverso tecniche di rilassamento corporeo, biofeedback, ipnosi, esercizio fisico e stretching 2. In relazione all emisfero destro, invece, può essere gestita con training autogeno, respirazione yoga e tecniche di meditazione 3. L ansia cognitiva, in relazione all emisfero sinistro,si manifesta invece con pensieri negativi e viene ridotta attraverso tecniche di ipnosi, ristrutturazione cognitiva,meditazione trascendentale, controllo dei pensieri ecc. 4. L ansia cognitiva, collegata all emisfero destro, si manifesta attraverso immagini disastrose e viene gestita con tecniche di ristrutturazione cognitiva finalizzate al cambiamento nell atleta dell immagine di sé. In una valutazione di carattere pratico, è molto difficile separare i suddetti quattro tipi di ansia, in quanto a molteplici stimoli situazionali corrispondono molteplici tipi di risposte. 34

35 Con questa procedura è apparso inoltre difficoltoso ridurre l ansia cognitiva fintanto che l ansia somatica non è attenuata al punto tale da consentire l utilizzo di tecniche cognitive di gestione dello stress. In definitiva, l intervento multimodale, considerando l ansia nei suoi molteplici aspetti cognitivi e somatici, la affronta nelle sue diverse espressioni soggettive, e aiuta l atleta a sviluppare programmi personalizzati di gestione dello stress: in base alle situazioni egli deve imparare a modificare con rapidità ed efficacia la tensione muscolare, il livello di arousal, il dialogo interno, le immagini competitive e gli obiettivi. 35

36 5.7 BIOFEEDBACK (BFB) Le ricerche sulla tecnica del biofeedback cominciarono negli Stati Uniti negli anni quaranta e proseguirono fino agli anni settanta, circondate però da un alone di mistero, dovuto ad un uso distorto di questo strumento. Soltanto negli anni ottanta, però, la psicologia dello sport iniziò a mostrare interesse per tale tecnica, utilizzata per ridurre la fatica ed il dolore, incrementare la forza muscolare e controllare il ritmo cardiaco. L interesse si è successivamente spostato verso il miglioramento delle prestazioni e l individuazione delle condizioni psicologiche ad esse associate. Nonostante una recente- maggiore attenzione per la tecnica del biofeedback da parte dei ricercatori, la letteratura evidenzia quanto invece tale tecnica sia poco conosciuta e poco utilizzata nell ambito sportivo al fine di migliorare la prestazione atletica: molti coach ed i loro atleti non ne conoscono l importanza e le potenzialità nei processi di allenamento. La tecnica in questione consente di gestire volontariamente alcune funzioni fisiologiche -relative al sistema nervoso autonomo- che generalmente sfuggono al controllo cosciente dell individuo, ad esempio il battito cardiaco. E quindi possibile ottenere un controllo volontario tramite un adeguato training di apprendimento. In questo processo assume rilievo il rilassamento progressivo, tecnica da tempo utilizzata, nell ambito sportivo, ed associata -più di recente- al biofeedback, allo scopo di aumentare la concentrazione per migliorare la prestazione. Il biofeedback, secondo quanto dimostrato da numerose ricerche, risulta essere particolarmente efficace, per la gestione delle funzioni psicologiche, se affiancato dall utilizzo: 36

37 del training autogeno, che consente di raggiungere il rilassamento ottimale. dall imagery (tecnica di visualizzazione), che risulta essere la tecnica migliore per raggiungere una maggiore attivazione. L utilità ed efficacia del biofeedback si sono mostrate in particolare in questi ambiti: 1) controllo dell attivazione 2) riduzione dell ansia da prestazione 3) riduzione del dolore e della fatica 4) incremento della forza muscolare 5) regolazione del ritmo cardiaco 6) gestione dello stress 7) ottimizzazione della performance 37

38 5.7.1 APPLICAZIONE PRATICA DEL BFB La tecnica del BFB consiste nel fornire all atleta un informazione sensorialmente percepibile ( un feedback, che può essere acustico o visivo ) tramite una apposita apparecchiatura elettronica. Questo consente di monitorare l andamento di una funzione fisiologica volontaria od autonoma dell atleta allo scopo di operare una modificazione della funzione stessa. Attraverso il BFB è possibile quindi identificare le condizioni psicologiche dell atleta associate sia alle prestazioni negative che a quelle positive. Le procedure maggiormente utilizzate in materia sono: La psicoregolazione Il rilassamento L attivazione L allenamento allo stress mediante l uso delle strategie di coping, volte a predisporre il soggetto ad affondare efficacemente successivi eventi stressanti. 38

39 5.7.2 Il BFB: PROCEDURA DI PREPARAZIONE ALLA COMPETIZIONE Per simulare le sensazioni delle situazioni di gara che l atleta può incontrare, viene utilizzato il BFB computerizzato ed il videoregistratore, abbinati a tecniche di rilassamento e/o attivazione. Questa tecnica viene suddivisa in tre stadi: primo stadio: esame del livello Baseline dell autoregolazione dell atleta secondo stadio: l atleta viene istruito sul BFB ed impara la respirazione ed il controllo consapevole delle sue risposte psicofisiologiche terzo stadio: l atleta impara a modificare volontariamente i propri livelli di attivazione ed a mantenerli per quanto lo desidera. In particolare, nel primo stadio inizialmente viene utilizzato un test per esaminare il livello dell autoregolazione dell attivazione; dopo aver registrato la baseline psicofisiologica, viene chiesto all atleta di immaginare se stesso prima in uno stato di riposo, poi in uno stato di tensione. Tutto questo ha lo scopo di rilevare le misure di psicoregolazione usate in maniera intuitiva dall atleta e si suddivide in tre/quattro sessioni di diciotto minuti in laboratorio. Scopo primario del secondo stadio è invece quello di rinforzare le diverse modalità di risposta al BFB dell atleta, insegnandogli a gestirle in modo consapevole. In questa fase vengono introdotte tecniche di mental imagery, di rilassamento e respirazione. Lo psicologo dello sport mostra all atleta come rilassarsi o attivarsi: a questi stati corrispondono variazioni psicofisiologiche diverse, rilevabili con il BFB e visualizzate sul computer. 39

40 Durante la sessione l atleta chiude gli occhi, si concentra e viene informato del proprio livello di rilassamento o attivazione. Il periodo per acquisire tale padronanza è lungo e individualizzato. La seduta ha durata di diciotto/venti minuti in laboratorio. Nel terzo stadio l atleta si prepara mentalmente ad affrontare la gara : tutto quello che ha appreso nelle fasi precedenti viene riportato sul campo. In situazioni di allenamento viene chiesto allo stesso di immaginare e rivivere le stesse sensazioni avute durante il periodo di gara, dallo stato di attivazione, prima della competizione, alla simulazione mentale della competizione stessa. Tramite queste tecniche di allenamento l atleta può raggiungere una piena padronanza dei propri stati mentali, imparando così a controllare le proprie risposte psicologiche e biologiche in gara. Il periodo per acquisire tale controllo varia da individuo a individuo. Il tempo di ogni sessione è di diciotto/venti minuti in laboratorio e sul campo. 40

41 CAPITOLO 6 DESCRIZIONE DELLA PROCEDURA DI INDAGINE E OBIETTIVI Sulla base degli obiettivi che ci siamo poste, abbiamo approfondito la nostra indagine sull ansia con metodiche di ricerca in campo pratico. In particolare attraverso la nostra procedura di indagine volevamo stabilire: se i coach utilizzano tecniche per la gestione dell ansia se tali tecniche corrispondono a quelle descritte in letteratura o sono di altro tipo se l utilizzo di tali procedure avviene in campo o fuori dal campo, se tale utilizzo avviene o meno con l aiuto di uno psicologo Parallelamente l interesse è stato focalizzato sulle giocatrici: sui lavori da loro svolti per la gestione dell ansia sulle tipologie di tecniche utilizzate sul ricorso all ausilio di uno psicologo sportivo sull evoluzione delle tecniche applicate alle giocatrici di ieri ed a quelle di oggi Ai fini dell indagine, particolarmente interessante si è rivelato anche stabilire in quali momenti, prima o durante la gara, le giocatrici avvertono un maggiore stato d ansia. Ciò ha dato modo di scoprire momenti comuni a più atlete ed analizzare le modalità con le quali loro stesse intervengono per gestire la propria ansia. 41

42 6.1 STRUMENTI UTILIZZATI Per eseguire l indagine sopra descritta, abbiamo realizzato ed utilizzato diversi tipi di strumenti rivolti ai soggetti direttamente interessati a questa materia, i coach e le giocatrici. Tali strumenti sono stati: 1) Il questionario A per i coach (v. fig. 4) 2) Il questionario B per le giocatrici (v. fig. 5) 3) La scala delle sensazioni durante il match (v. fig. 6) 4) Il monitoraggio di due atlete UNDER di alto livello 42

43 3 CORSO PER TECNICI NAZIONALI PROJECT WORK 2006 Gestione dell ansia nelle atlete di alto livello Tutor : Dott. Massimo Di Paolo Candidati: M Naz. Margherita Salvini M Naz. Alessia Vesuvio QUESTIONARIO PER COACH Cognome e Nome 1 DOMANDA Fa effettuare lavori per la gestione dell ansia? SI NO 2 DOMANDA Se la risposta è NO, perché non li effettua? Se la risposta è SI, quale tipo di allenamento applica sul campo con il suo atleta? 3 DOMANDA Utilizza tecniche specifiche? Con quale frequenza? 4 DOMANDA Si avvale dell aiuto di uno psicologo? SI NO 5 DOMANDA Se la risposta è SI, quale tecniche utilizza lo psicologo?con quale frequenza? 6 DOMANDA In entrambi i casi ( lavoro coach, lavoro psicologo ) che tipi di risultati sono stati ottenuti? Figura 4: questionario A per coach 43

44 3 CORSO PER TECNICI NAZIONALI PROJECT WORK 2006 Gestione dell ansia nelle atlete di alto livello Tutor : Dott. Massimo Di Paolo Candidati: M Naz. Margherita Salvini M Naz. Alessia Vesuvio QUESTIONARIO PER GIOCATRICI Cognome e Nome 1 DOMANDA Effettui lavori sulla gestione dell ansia? SI NO 2 DOMANDA Se la risposta è SI, quanti giorni la settimana dedichi a questo tipo di lavoro? 3 DOMANDA A quanti anni hai iniziato ad effettuare tali lavori? 4 DOMANDA Fai un lavoro dentroo fuori dal campo? Adottando quale tipo di tecniche? 5 DOMANDA Hai ottenuto risultati positivi con questi lavori? Si No Qualche volta 6 DOMANDA In quali momenti avverti un maggiore stato d ansia? Prima della gara Nei primi games Nei punti importanti Se altro, quando? 7 DOMANDA Come gestisci la situazione in questi momenti? figura 5: questionario B per giocatrici 44

45 3 CORSO PER TECNICI NAZIONALI PROJECT WORK 2006 Gestione dell ansia nelle atlete di alto livello Tutor : Dott. Massimo Di Paolo Candidati: M Naz. Margherita Salvini M Naz. Alessia Vesuvio QUESTIONARIO PER GIOCATRICI Nome e Cognome Eccitata Fiduciosa Rilassata Veloce Potente All erta Attiva Energica Stanca Esausta Pesante Contrariata Tesa Nervosa Irrequieta Preoccupata Scoraggiata Imbarazzata Nostalgica figura 6: scala sensazioni durante il match 45

46 6.2 MODALITA DI UTILIZZO L utilizzo concreto degli strumenti predisposti è avvenuto sottoponendo 13 coach al questionario A e 12 giocatrici al questionario B ed alla scala delle sensazioni durante il match, garantendo come richiesto da molti - l anonimato, ai fini di una indagine più aderente possibile alla realtà (vedi allegati). Siamo poi scese in campo, trascorrendo alcuni giorni con due atlete under di alto livello ed osservandole durante i momenti di gara e di allenamento. In questo caso considerazioni e valutazioni sono avvenute sempre tramite l utilizzo della scala delle sensazioni. Proprio attraverso quest ultima abbiamo infatti annotato dall esterno, con l aiuto del loro coach, le sensazioni delle giocatrici nei momenti più alti e critici del match. Questo in particolare quando il punteggio non era a loro favore, quando si trovavano in situazioni di parità o di rimonta e comunque in tutte le situazioni di stress a loro occorse. La stessa scala delle sensazioni è stata poi compilata direttamente dalle tenniste a fine partita, per un utile confronto tra la percezione dell atleta e quella del proprio coach a bordo campo. 46

47 6.3 SINTESI E COMMENTO DEI RISULTATI COACH Le risposte ottenute dai questionari rivolti ai coach sono risultate molto interessanti e di natura diversa, talvolta anche contraddittoria, ma comunque utile per definire in maniera più netta quelli che sono gli orientamenti in cui si divide il movimento tennistico italiano su questa materia. Unica caratteristica che sembra accomunarli tutti è uno stile piuttosto assertivo in relazione alle proprie metodologie che sembra puntare ad accrescere - oltre alla propria - anche l autostima delle proprie giocatrici. Abbiamo quindi riscontrato - in questo senso - posizioni nettamente favorevoli all utilizzo del supporto psicologico, che si personifica nella figura dello psicologo sportivo. In questo caso occorre però distinguere tra quanti già da tempo hanno la possibilità di avvalersi di tale tipo di supporto, perchè inseriti in strutture sportive ampie e ben organizzate, come i team, e coloro che invece, lavorando privatamente, sperano soltanto di utilizzarlo in futuro, soprattutto riguardo alle giovani atlete che si affacciano alla ribalta del tennis italiano ed internazionale. Queste motivazioni hanno spesso radici di natura economica, che vedono avvantaggiate le organizzazioni più ampie e con maggiori capitali, rispetto all iniziativa dei singoli che si assumono dei costi diretti in prima persona. Esiste poi un altro orientamento, cui fanno parte un discreto numero di allenatori, che confessano di praticare loro stessi tecniche di respirazione e visualizzazione al fine di migliorare la prestazione della propria tennista. In questi casi è il coach che si improvvisa specialista delle abilità mentali, ammettendo tuttavia di aver ottenuto con queste tecniche buoni risultati. Dalle loro risposte si evince che a tutto questo tipo di lavoro uniscono un attività dentro il campo con esercitazioni a carattere tecnico - tattico in modo da ricreare in allenamento lo stesso stress fisico e psico emotivo presente nelle situazioni di gara. 47

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