Linee guida Piani di gestione dei siti UNESCO

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1 Linee guida Piani di gestione dei siti UNESCO P.O.R. CAMPANIA ASSE II - MISURA AZIONE B ASSISTENZA A P.A. E P.M.I. PER LA REALIZZAZIONE E GESTIONE DEL PROGETTO INTEGRATO GRANDE ATTRATTORE CULTURALE CERTOSA DI PADULA COD. INTERVENTO S CMV La tua Campania cresce in Europa

2 Redatto da TERRITORIO S.P.A. Comunità Montana Vallo di Diano Cofinanziato dalla Misura 2.1, Azione B) P.O.R. Campania Fondo F.E.S.R Comunità Montana Vallo di Diano Viale Certosa Padula (SA) tel. 0975/ e fax 0975/577240

3 INDICE 1.Fondamenti del piano di gestione 1 2.Piano di gestione integrato 3 3.Definizione del modello del piano di gestione: interazione tra oggetti e soggetti legati alla testimonianza di un bene culturale 5 4.Struttura e metodologia per la redazione di un piano di gestione 7 5.Modalità per la presentazione di un piano di gestione 9 Allegato piano di gestione-unesco 10 Parte prima il quadro di riferimento generale del piano 11 Parte seconda - il sistema informativo territoriale 18 Parte terza - tutela e conservazione 22 Parte quarta - il modello dello sviluppo culturale locale 23 Parte quinta - controllo e monitoraggio 26

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5 1.FONDamENtI DEL PIaNO DI gestione Un piano di gestione è definibile come una sequenza di azioni ordinate nel tempo in cui sono identificate le risorse disponibili per conseguire gli obiettivi di valorizzazione e conservazione di un bene concepito come testimonianza di uno specifico momento della storia dell Umanità. Il piano pertanto, deve garantire un elevato livello di protezione del bene eccellente e contribuire alla sua integrazione nei processi di adozione dei piani e programmi finalizzati allo sviluppo locale sostenibile. Il legame attribuisce un valore caratteristico allo sviluppo economico il che suggerisce di tenere distinti i due momenti: quello della valutazione o stima dei valori fondanti del sito e quello della valorizzazione o creazione di valore di attività economiche del sito stesso. Questi due momenti sono due facce di una stessa medaglia, alla base dell identità storica del sito e della vitalità della cultura che esso esprime. Qualunque progetto di vitalità o di sviluppo economico deve quindi tenere conto delle interdipendenze nei valori da attribuire ai beni che rappresentano l aspetto storico, emblematico e potenziale del sito e, allo stesso tempo, cogliere le opportunità per creare valore attraverso investimenti ed iniziative che trascendono, in certa misura, dal retaggio storico che il sito rappresenta. I Piani di Gestione sono stati introdotti dall UNESCO che non ne ha proposto un modello unico né ha fornito una definizione di Piano di Gestione. Ogni realtà nazionale e locale deve individuare la configurazione più idonea per tale strumento, alla luce della normativa vigente e delle specifiche situazioni. Tuttavia le diverse esperienze internazionali sviluppate in questo settore presentano alcuni elementi comuni ed un impostazione metodologica che sinteticamente si può così descrivere: dopo avere individuato i valori culturali dei siti, si persegue l obiettivo della loro salvaguardia applicando metodi e strumenti di tipo legale, amministrativo, finanziario e tecnico e prevedendo adeguate strategie e specifiche azioni. Le esperienze finora condotte in Italia hanno ripercorso lo stesso processo, evidenziando inoltre anche alcune tematiche di tipo economico e sociale. Infatti, l iscrizione di un sito alla World Heritage List sancisce il riconoscimento dell importanza mondiale di un dato patrimonio culturale, ma costituisce 1

6 anche un importante momento di riflessione e di analisi delle opportunità per lo sviluppo reale capace di coinvolgere le risorse locali in una maglia di azioni integrate di tutela, conservazione e valorizzazione. Il Piano di Gestione definisce quindi un modello efficace di gestione delle risorse di carattere storico, culturale e ambientale, in grado di orientare le scelte della pianificazione urbanistica ed economica dell area, che nella sostanza si esplica nella individuazione di corretti indirizzi di conoscenza, conservazione e valorizzazione orientati verso lo sviluppo delle risorse distintive del territorio. Tiene conto dei peculiari caratteri del territorio e dell insieme di soggetti e strumenti attivi nell attuale assetto amministrativo fungendo da coordinatore e indirizzo dell azione di pianificazione e gestione. Il fine è evidentemente non solo la salvaguardia e conservazione del patrimonio che si vuole portare all attenzione mondiale attraverso l iscrizione alla WHL, ma anche e soprattutto l individuazione di quegli indirizzi di governo dello sviluppo socio-economico e delle trasformazioni territoriali capaci di: mantenere nel tempo l integrità dei valori che hanno consentito il riconoscimento del sito come Patrimonio dell Umanità e quindi consentire la sua permanenza nella lista UNESCO, nel caso di siti già iscritti; cogliere l occasione della candidatura o della iscrizione nella Lista del patrimonio Mondiale, per definire e rendere operativo un processo condiviso da più soggetti competenti che coniughi e renda compatibili le inderogabili esigenze di tutela e conservazione con uno sviluppo integrato del territorio. 2

7 2. PIaNO DI gestione INtEgratO Per tenere conto dei principi fondamentali, che devono essere congiuntamente soddisfatti, diventa essenziale non separare le attività di tutela da quelle di conservazione e valorizzazione poiché solo una programmazione integrata di queste attività può far sì che le attività gestionali siano coerenti con i vincoli prima illustrati. La non separabilità delle attività di tutela, conservazione e valorizzazione non esclude la possibilità di attribuire la loro gestione (integralmente o parzialmente) a soggetti diversi. In altri termini, è possibile mettere in atto processi di esternalizzazione, solo quando l agire dei singoli soggetti sia coordinato e monitorato nell ambito di un processo di programmazione, valutazione e monitoraggio, in grado di dare unitarietà e coerenza ad attività gestite in modo separato. In questo quadro è essenziale favorire la partecipazione delle collettività ai processi di valorizzazione. La crescita di identità deve diventare un obiettivo strategico delle attività e dei processi di gestione anche perché più forte è la percezione dell utilità sociale di un bene da parte delle collettività, maggiore sarà la loro accettazione dei vincoli d uso ed il loro contributo alle attività di conservazione. Contributo che può esprimersi o attraverso una auto censura dei comportamenti dannosi o attraverso la messa in atto di processi cooperativi. Le caratteristiche intrinseche dei beni culturali e quelle derivanti dalle relazione che si devono stabilire con i fruitori attuali e potenziali, comportano che il processo di gestione dei beni culturali debba essere in grado di perseguire quattro grandi obiettivi: garantire che siano messe in atto tutte le iniziative, in primo luogo le attività di conoscenza, necessarie a tutelare il bene; procedere a conservare il bene integro e autentico per le generazioni future; mettere in atto processi di valorizzazione che siano sostenibili e compatibili con l insieme dei significati coagulati nei differenti beni. 3

8 La valorizzazione, tenendo conto di un attributo relativamente recente dei processi di gestione dei beni culturali, deve intendersi sia di natura culturale che economica; attivare processi di valorizzazione e condivisione che siano in grado di comunicare le valenze ai fruitori (empowerment) ed accrescere le relazioni di appartenenza (il valore identitario) tra beni e collettività. La gestione integrata va proiettata oltre le logiche di tutela e conservazione per assumere una struttura complessa in cui l attuazione delle diverse fasi attiva organismi e competenze differenti, richiedendo costanti momenti di controllo (monitoraggio) e continui aggiustamenti nella definizione delle metodiche di attuazione delle strategie. La struttura da porre a fuoco per un corretto piano di gestione risponde a tale visione dinamica che coinvolge in modo analogo sia le fasi di analisi che quelle propositive stabilendo l attuazione di costanti controlli che ridefiniscono costantemente il piano stesso. In sintesi, il piano di gestione dovrà costituire uno strumento strategico ed operativo che individui gli obiettivi di conservazione e valorizzazione e le azioni che si intendono mettere in campo per perseguirli. Il piano dovrà costituire anche una dichiarazione di principi, in quanto per suo tramite le autorità responsabili e le collettività nazionali e locali si impegnano ad una tutela attiva, ad un attività di conservazione adeguata ed una valorizzazione compatibile e rispondente alle esigenze identitarie e culturali delle collettività. 4

9 3. DEFINIzIONE DEL modello DEL PIaNO DI gestione: INtErazIONE tra OggEttI E SOggEttI LEgatI alla testimonianza DI UN bene CULtUraLE La normativa in materia di beni culturali concepisce i Piani di Gestione come programmi di intervento, piani di valorizzazione, progetti integrati e solo raramente come piani di gestione in senso stretto, cioè strumenti di attuazione e gestione di programmi e progetti integrati di singole iniziative. Di conseguenza, i Piani di Gestione proprio perché non sono sufficientemente definiti nella loro articolazione e nei loro contenuti, costituiscono strumenti che trovano modo di specificarsi nelle forme e nei contenuti in relazione oltre che, naturalmente, ai vincoli dati dalla normativa di riferimento, agli oggetti delle iniziative da gestire ed ai soggetti chiamati a gestire le relative iniziative. Tra gli oggetti si possono considerare: 2. i prodotti finali: corrispondenti ai servizi culturali, facenti capo essenzialmente alle attività di valorizzazione i servizi aggiuntivi 3. i processi decisionali concernenti: a livello macroeconomico, il processo produzione/ offerta di servizi la loro qualità e quantità, l organizzazione interna delle sedi, le condizioni interne ed esterne per la migliore utilizzazione dei capitali culturali disponibili, ecc. a livello macro-territoriale e macroeconomico, gli obiettivi di sistema, le risorse finanziarie pubbliche e le loro fonti, gli interventi da realizzare per la conservazione dei capitali utilizzati, le regole da predisporre, i criteri e le procedure per la progettazione e l attuazione degli interventi, i criteri di priorità, i tempi, ecc. 5

10 Per quanto riguarda i soggetti, è ormai noto che nello svolgimento delle attività di valorizzazione dei beni culturali, possono concorrere, cooperare o partecipare, con i soggetti pubblici, i soggetti privati. Il concorso, la cooperazione e la partecipazione dei soggetti privati alle attività di valorizzazione dei beni culturali vanno intesi come concorso, cooperazione e partecipazione, oltre che alla gestione in senso stretto, anche ai processi di formazione delle decisioni da assumere sui servizi culturali da gestire direttamente o indirettamente, sulle strategie da adottare per la migliore utilizzazione possibile di capitali culturali, sulle scelte delle azioni prioritarie, sui piani gestionali da predisporre per l attuazione e il controllo. 6

11 4. StrUttUra E metodologia PEr La redazione DI UN PIaNO DI gestione La gestione di un sito UNESCO per sua natura è un processo che prende avvio dal riconoscimento di valore universale del bene ed è volto alla conservazione di tale valore. Per l attuazione del processo di gestione del sito è pure condizione prioritaria che tutti i soggetti responsabili della tutela, conservazione, valorizzazione del bene sanciscano attraverso opportuni accordi formali linee di governo dello sviluppo socio economico e delle trasformazioni territoriali fondate sulla conservazione del valore del bene e di un uso compatibile delle risorse culturali e paesaggistiche. In termini funzionali, il Piano di Gestione è lo strumento capace di fornire ai responsabili del bene le informazioni necessarie a guidare il processo decisionale volto a garantirne, nel tempo, la protezione come patrimonio dell umanità, ma anche la valorizzazione e la sua integrazione nei processi della crescita economica, sociale e culturale della comunità locale. Il Piano mette in pratica un sistema di gestione che, partendo dai valori che hanno motivato l iscrizione, perviene ad una analisi integrata dello stato dei luoghi individuando le forze di modificazione in atto, valuta poi gli scenari futuri raggiungibili attraverso obiettivi - opzioni di intervento, ne valuta gli impatti probabili sul sistema locale, sceglie i progetti strategici per conseguire i traguardi fissati, ne verifica il conseguimento tramite una serie di indicatori in grado di realizzare il monitoraggio sistematico dei risultati nel tempo. Il piano di gestione deve quindi fornire gli strumenti anche per una valutazione periodica della sua efficacia e quindi consentire di applicare gli eventuali correttivi per avviare nuove fasi d attuazione. Il piano di gestione così concepito è quindi un metodo di pianificazione e programmazione di progetti, integrato ed iterattivo nel tempo, in cui sono chiamati ad intervenire, nelle varie fasi, i decisori politici, i rappresentanti degli interessi sociali, culturali ed economici, i tecnici che progettano ed attuano gli interventi, operatori pubblici e privati. Sembra però necessario ricordare che le nostre leggi non prevedono la adozione di piani di gestione per territori, centri storici, complessi monumentali. Solo nel caso dei parchi sono previsti strumenti di gestione che corrispondono, 7

12 almeno in parte, ai sistemi di gestione, coordinati e finalizzati alla tutela e valorizzazione, richiesti dall UNESCO. Nell esperienza finora condotta per le ultime candidature italiane presentate, il piano di gestione è dunque un elaborato tecnico che costituisce lo strumento necessario per definire e rendere operativo un processo di tutela e di sviluppo, condiviso da più soggetti e formalizzato attraverso un accordo di programma o altro strumento di concertazione. Si tratta di una definizione legata alle esigenze poste dalla realtà culturale, istituzionale ed operativa italiana, in cui appare utile soprattutto coordinare le logiche settoriali dei diversi soggetti competenti, sia istituzionali sia privati, per il raggiungimento di obiettivi, da tutti concordati, e per pervenire ad un equilibrato rapporto tra conservazione e sviluppo. La redazione e attuazione del piano costituisce infine un processo circolare che partendo dalle attività propedeutiche, percorre le fasi della conoscenza (analisi), della definizione degli obiettivi e strategie (progettazione), della realizzazione (azioni attuative) e della valutazione (monitoraggio che è di nuovo anche analisi), per tornare nuovamente ad una successiva ridefinizione degli obiettivi e così via. Il Piano come detto, costituisce anche una dichiarazione di principi, in quanto per suo tramite, le Autorità (responsabili della tutela e gestione dei siti) e le collettività nazionali e locali (alle quali i siti appartengono ) si impegnano - sia nei confronti dell Unesco, sia nei confronti dell intera umanità - ad una tutela attiva, alla conservazione ed alla valorizzazione compatibile rispetto alle esigenze identitarie e culturali delle collettività locali. 8

13 5. modalità PEr La PrESENtazIONE DI UN PIaNO DI gestione Per sottolineare l importanza di un adeguata gestione del patrimonio, nel 2002, nel corso della sua 26 sessione, il Comitato del Patrimonio Mondiale ha adottato la Dichiarazione di Budapest invitando tutti i partner a sostenere la salvaguardia del Patrimonio Mondiale attraverso degli obiettivi strategici fondamentali, cercando di assicurare un giusto equilibrio tra conservazione, sostenibilità e sviluppo, in modo che i beni del Patrimonio mondiale possano essere tutelati attraverso attività adeguate che contribuiscono allo sviluppo socio-economico e alla qualità della vita delle nostre comunità; attraverso strategie di comunicazione, educazione, ricerca, formazione e sensibilizzazione; ricercando il coinvolgimento attivo degli enti locali, a tutti i livelli, nella individuazione, tutela e gestione dei beni del Patrimonio mondiale. Ciascuna richiesta di iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale deve quindi essere accompagnata da un Piano di Gestione in cui viene descritto in che modo l eccezionale valore del sito sarà tutelato. Obiettivo primario del Piano di Gestione è dunque quello di assicurare un efficace protezione del bene, per garantirne la trasmissione alle future generazioni. E per questo motivo il Piano di Gestione deve tener conto delle differenze tipologiche, delle caratteristiche e delle necessità del sito, nonché del contesto culturale e/o naturale in cui si colloca. Può inoltre recepire i sistemi di pianificazione già esistenti e/o altre modalità tradizionali di organizzazione e gestione del territorio. Nel caso di siti seriali, e/o transnazionali, il Piano di gestione deve garantire il coordinamento nella gestione delle componenti separate del sito. In ambito nazionale è la legge 20 febbraio 2006, n. 77 Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella lista del patrimonio mondiale, posti sotto la tutela dell UNESCO che introduce i Piani di gestione per i siti italiani già iscritti nella Lista, al fine di assicurarne la conservazione e creare le condizioni per la loro valorizzazione; la legge prevede l approvazione dei Piani di gestione e misure di sostegno anche per la loro elaborazione. 1 In allegato alla presente Linea Guida, il Format predisposto dall Unesco 9

14 allegato FOrmat PIaNO DI gestione-unesco 10

15 PartE PrIma IL QUaDrO DI riferimento generale DEL PIaNO Identificazione del significato Universale L atto preliminare ad ogni piano di gestione è costituito dal preciso riconoscimento dei valori che rendono un determinato bene unico o d eccezionale valore mondiale. Si tratta in altre parole di precisare i motivi che hanno consentito di inserire un sito nella Lista del Patrimonio Mondiale e che devono essere tenuti sempre in conto per tutelare e valorizzare le caratteristiche e le specificità che sono proprie di quel bene e non di altri. Il piano deve quindi contenere le motivazioni, l identità ed i valori culturali in base ai quali il sito viene iscritto nella lista. Motivazione Identità storica Valori culturali Identificazione degli ambiti territoriali L iscrizione alla Lista del Patrimonio Mondiale definisce anche i confini entro cui la tutela e la conservazione sono applicate (dai singoli ambiti dei beni 11

16 iscritti ai territori limitrofi del buffer zone). La valorizzazione travalica tali limiti facendo riferimento ad un concetto di territorio più vasto. Da una parte sono da considerare i confini amministrativi, o urbanistici (il limite comunale, il limite del centro storico, il bene tutelato e iscritto), dall altra, la geometria variabile dello sviluppo definita dagli ambiti dinamici dei fenomeni culturali o dalle logiche dei fenomeni economici. Il piano di gestione dovrebbe in ogni caso essere applicato ad entrambe le categorie per evitare che diversità di prescrizioni fra le zone protette e le restanti parti del territorio immettano dei pericolosi differenziali. Ambito territoriale iscritto Ambito territoriale esteso Identificazione dei soggetti promotori E necessario che un soggetto (o più soggetti) con competenza istituzionale per la gestione del sito si faccia promotore delle attività di coordinamento, stesura del piano, ed in seguito, anche della gestione dei processi. Tale ruolo spetta alla proprietà, agli amministratori locali che sono chiamati a gestire direttamente o a coordinare i processi di sviluppo degli ambiti territoriali definiti. Naturalmente il soggetto può essere diverso nei casi di singoli monumenti o aree archeologiche. Il soggetto promuove un accordo con tutti i soggetti interessati che va riportato in questa sezione al fine di avere una manifestazione chiara di volontà di condividere il disegno strategico posto alla base del piano. Tale accordo riveste peraltro una valenza anche di politica amministrativa ed è opportuno che sia formalizzato attraverso gli strumenti della programmazione negoziata 12

17 o attraverso ogni altro strumento utile a sancire ufficialmente le intese raggiunte. Gli impegni diretti dei soggetti e dei portatori d interessi privati, in tale accordo, sono strumentali sia alla fase d elaborazione tecnica del piano e sia alla fase di gestione degli interventi che potranno essere così sostenuti in modo convinto, tempestivo, efficace ed efficiente. Soggetti pubblici Soggetti privati Accordi e intese Identificazione del soggetto responsabile Qui si fa riferimento all eventuale costituzione di un soggetto giuridico preposto alla gestione del sito con risorse e competenze tali da tutelare e conservare i beni, sviluppare e valorizzare la crescita sociale ed economica dei portatori d interesse e della comunità. Il modello dipende da molte variabili: 13

18 Identità dei soggetti e degli interessi coinvolti Quantità e qualità degli obiettivi da condividere Entità e regole di raccolta delle risorse finanziarie. Merceologia delle attività economiche di sviluppo Capacità imprenditoriali utili al disegno strategico Intensità e completezza delle attività di ricerca e formazione Il nostro ordinamento offre una vasta gamma di formule giuridiche istitutive dei soggetti ai quali affidare la responsabilità nella gestione dei beni culturali. Si va dalla semplice gestione in economia, alle aziende speciali, alla concessione, convenzione e/o associazione con soggetti privati, imprese pubblico/ private, fondazioni,volontariato. La prassi offre almeno sei tipologie di soggetti che sono qui definiti come modelli organizzativi di gestione di un bene culturale unico o sistemico. 1- Gestione diretta in economia E la formula più semplice in cui l Autorità responsabile (la proprietà) non definisce un nuovo soggetto ma gestisce in regia diretta, affidando tuttavia a ditte specializzate alcuni servizi interni ed esterni ai beni culturali coinvolti con esclusivo riferimento alle sole funzioni marginali, ovvero i servizi di custodia, pulizia, servizi aggiuntivi. 2- Azienda Speciale locale In questa seconda modalità la proprietà promuove ed istituisce ai sensi della legge vigente un soggetto approvandone statuto e regolamento ed affidandogli la gestione imprenditoriale il bene. 3- Fondazione tra Istituzioni Le Autorità locali o altre istituzioni Regione, Provincia, Comuni assieme alle proprietà dei beni da gestire si costituiscono in una Fondazione, ovvero organizzazione con finalità sociali a beneficio delle comunità locali. Le fondazioni hanno autonomie finanziarie, tecniche ed organizzative ed i compiti sono stabiliti dallo Statuto. 14

19 4- Le Società di capitali Le varie formule di società di capitali costituiscono il modo in base alla quale le prospettive di valorizzare beni culturali, soggetti, risorse territoriale coinvolte suggeriscono di formare una società di capitali in grado di realizzare con risorse pubbliche e /o private una missione di impresa economica sia nella fase della conservazione che in quella di gestione delle attività lucrative derivanti dall utilizzo degli oggetti e delle opportunità che il territorio offre. 5- Istituto della Concessione E la formula espressamente prevista anche dalla legge finanziaria del 2002 in base alla quale anche al Ministero per i Beni e le attività culturali è data la possibilità di concedere a soggetti diversi la gestione dei servizi finalizzati alla fruizione e valorizzazione del patrimonio culturale. Un bando di gara seleziona ed affida ad un operatore specializzato esterno il compito di gestire in modo integrato tutte le attività culturali del territorio e le risorse in regime di concessione contro prestazione sotto forma di canone o altro meccanismo di partecipazione sui ricavi e/ sui costi. 6- Le Formule miste Nei casi complessi in cui i soggetti e gli oggetti sono numerosi e complessi il soggetto si configura come una combinazione a cascata di più soggetti aventi natura solo pubblica attraverso le associazioni o patti fra territori diversi. Nelle specifiche realtà, soprattutto al livello locale, sono state sperimentate tutte queste formule, ma non esiste ancora un pensiero definito circa la formula ritenuta la più valida. E certo che non esiste una soluzione univoca al problema. La gestione di una situazione complessa come quella dei Beni culturali è il frutto di una serie di mediazioni fra la responsabilità collettiva della tutela e l esigenza di mettere a frutto beni comuni. 7- Il modello giuridico La varietà delle formule indica che la veste giuridica con la quale si configura l organo non ha in fondo un ruolo critico nel piano di gestione. Assai più importante è invece quello che deve fare l organo (o gli organi) nel piano 15

20 di gestione le cui attività spesso - sono di competenza delle singole Autorità responsabili. In ogni caso sono necessari due livelli organizzativi Il primo mette assieme la proprietà dei siti in una delle formule associative o di patto, anche consortili o di Fondazione, ovvero tutti gli interessi pubblici e privati coinvolti Il secondo assume una delle formule giuridiche identificate e svolge il ruolo di architetto di sistema il compito imprenditoriale nella gestione del piano. Si identifica nel soggetto previsto dalla legge noto come Sistema Turistico Locale. Formula giuridica Statuto Regolamento Programmi e Problematiche Gli ambiti territoriali definiti sono di norma già dotati di una fitta rete di strumenti normativi, amministrativi, sviluppo, mobilità, accessibilità, scambi, riqualificazione, ognuno, in grado di produrre effetti rilevanti nella costruzione del disegno strategico della gestione. 16

21 L identificazione di tale sistema di piani è perciò indispensabile. Senza, infatti, un quadro specifico di conoscenza delle problematiche che i diversi piani affrontano, le risorse finanziarie in ognuno già stanziate o progettate, le connessioni con la tutela ed i valori del sito, senza questa prima analisi, verrebbe a mancare una base di riflessione sulla quale costruire le ipotesi ed i criteri di gestione e ripartizione delle competenze e responsabilità. L analisi deve riportare una sintesi di documenti già esistenti con una lettura trasversale per isolare le connessioni che ciascuno ha con i beni culturali del sito e con la cultura materiale ed immateriale coinvolta. Piani urbanistici e funzionali Piani settoriali e/o integrati Piani di sviluppo socio economico Piani specifici per la tutela del sito 17

22 PartE SECONDa - IL SIStEma INFOrmatIvO territoriale Il sistema informativo del Piano deve incorporare ogni possibile informazione, sotto forma di dati, relazioni, cartografie, elaborati grafici e fotografici, per comprendere lo stato di fatto del sito e le cause che spiegano i cambiamenti in atto. Questa prima analisi del patrimonio del sito fornisce un quadro aggiornato dello stato di fatto articolato in tanti ambiti di rilevazione da sistemare possibilmente in un GIS, ovvero: Analisi del Patrimonio Culturale Beni culturali musei, ambiente, archeologia, arte,storia, edifici Cultura materiale: artigianato, prodotti tipici, risorse naturali Cultura intangibile: eventi, produzione culturale, usi e costumi Stato di conservazione del patrimonio 18

23 Analisi delle Risorse Risorse ordinarie per la conservazione Risorse naturali ed ambientali Cultura intangibile: eventi, produzione culturale, usi e costumi Risorse organizzative e intellettuali 19

24 Analisi dei Rischi e dei Vincoli Accessibilità e fruibilità dei beni Sistema degli Indicatori e fattori di rischio. Sistema degli Indicatori sulla pressione, cause/effetto. Mappa dei rischi, delle tutele e delle protezioni. Sistema degli Indicatori di governo, norme, interventi. Sistemi di qualità storica da trasferire alla futura generazione 20

25 Analisi Sociale ed Economica Gli indicatori demografici Gli indicatori dell occupazione Le attività produttive settoriali Il turismo e le attività collegate Le attività culturali Attese ed Intenzioni dei portatori d interesse 21

26 PartE terza - tutela E CONSErvazIONE Un attenta valutazione dei danni e dei fattori di rischio, i cambiamenti in atto forniti dal Sistema Informativo con la proiezione a lungo termine delle relazioni causa /effetti offrono le basi per gli interventi di tutela, protezione e conservazione del sito. Tali interventi si manifestano a più livelli: Piano degli interventi sulle strutture Piano degli interventi di manutenzione Piano dei Recuperi e delle protezioni Piano d adeguamento degli strumenti normativi ed urbanistici Piano finanziario degli interventi 22

27 PartE QUarta - IL modello DELLO SvILUPPO CULtUraLE LOCaLE Questa è la fase più delicata nella stesura del piano. Si tratta di formulare una vera e propria teoria dello sviluppo locale via beni culturali. Una volta assicurata la conservazione e la protezione con interventi puntuali, il piano di gestione si articola in progetti strategici integrati che piegano la gestione alla crescita sociale ed economia della comunità. Il momento focale del modello è, quindi, la stesura dei piani progetti, ognuno dettagliato con obiettivi, strategie, tattiche, azioni, e simulazione dei risultati attesi. E il momento creativo in cui il sistema locale rende del tutto originale e specifico il suo modello dello sviluppo. Attività culturali ed economia dei beni qui s intrecciano per costruire un modo di gestire la filiera. Diventa pertanto una prerogativa tutta italiana quello di considerare il sito come fattore critico di successo nella crescita dei sistemi locali. Il modello descrive le relazioni fra beni, cultura, infrastrutture ed attività produttive con riguardo a quello che è già accaduto e quello che si vuole che accada. I piani progetti hanno sempre un orizzonte temporale di lungo termine. Costruiscono la cornice entro cui si può poi individuare il piano annuale d azione. Questo ricalca una prassi consolidata in economia d azienda che può certo trovare applicazione anche nella realtà dei beni culturali. Contengono il sistema degli obiettivi da conseguire nel breve così come nel medio e lungo termine riguardo ai quali si scelgono le strategie ovvero cosa e come fare per conseguirli. II sistema di azioni individua infine le scelte, ne valuta la praticabilità ed efficacia, orienta il processo di applicazione di differenti opzioni che rispondano alla necessità di salvaguardare, restaurare e valorizzare il bene all interno di uno sviluppo sostenibile. 23

28 Piano della ricerca scientifica e tecnologica. Piano di coinvolgimento delle comunità locali Piano delle accessibilità e permeabilità Piano della formazione e della diffusione Piano dell accoglienza del turismo culturale 24

29 Piano delle attività tipiche locali Piano degli eventi e delle attività culturali Piano del marketing territoriale 25

30 PartE QUINta - CONtrOLLO E monitoraggio Per aiutare il processo decisionale e permettere la valutazione nel tempo dei risultati conseguiti il piano di gestione utilizza un sistema di indicatori. Gli indicatori trasformano le informazioni in misure, cifre, stime, percentuali, tassi, valutazioni o ispezioni documentabili. Essi sono le basi del monitoraggio del bene. Sono utili per avere informazioni sull andamento di un fenomeno, evidenziare le situazioni critiche, identificare i fattori chiave su cui intervenire e governarne l evoluzione alla luce delle politiche di risposta adottate. Tale approccio permette di valutare e confrontare i progressi nella gestione e il governo del bene e di stimare costantemente i risultati conseguiti nel perseguimento degli obiettivi prefissati. E necessario quindi che gli indicatori rispondano a determinate caratteristiche e quindi siano: pochi e pertinenti, validi, semplici e facilmente utilizzabili. In questa parte conclusiva del piano si disegna il sistema degli indicatori che misurano in continuo gli obiettivi raggiunti ed i motivi del mancato raggiungimento La gestione di tale sistema deve però avvenire a stretto contatto con il territorio, costruendo negli ambiti amministrativi interessati (comuni) i poli informativi, costantemente connessi in rete telematica che devono attivare fasi di raccolta codificata delle informazioni in un Data Base comune. Controllo delle opere di manutenzione Controllo delle opere riconversione 26

31 Controllo delle opere di prevenzione Controllo delle opere di tutela Controllo delle opere di trasformazione Controllo delle opere di protezione Controllo delle opere di valorizzazione 27

32 Monitoraggio delle fonti da inquinamento Controllo dei flussi e del carico antropico Controllo del consenso del residente 28

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36 Il presente documento è stato realizzato dalla Comunità Montana Vallo di Diano Finanziato dalla Misura 2.1 del P.O.R. CAMPANIA Fondo F.E.S.R Comunità Montana Vallo di Diano Viale Certosa Padula (SA)

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