La povertà tra dati e narrazioni Primo rapporto sulla povertà 2010
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- Gennara Grasso
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1 PROVINCIA DI LIVORNO ASSESSORATO ALLA QUALITÀ La povertà tra dati e narrazioni Primo rapporto sulla povertà 2010 Caritas Diocesana di Livorno Osservatorio delle povertà Provincia di Livorno Osservatorio per le Politiche Sociali Dania Cordaz 29 Giugno 2010 (versione ad uso interno) 1
2 INDICE Introduzione... 3 CAPITOLO 1: LA POVERTÀ NEL TERRITORIO PROVINCIALE: DIMENSIONI, CONOSCENZA, CONDIVISIONE Un impegno rinnovato Note per la lettura dei dati dei centri di ascolto Il modello di organizzazione e raccolta dei dati: la scheda-utente CAPITOLO 2: LA DIMENSIONE BIOGRAFICA DELLA POVERTÀ. CHI SONO I POVERI La situazione anagrafica, familiare e abitativa Le determinati della povertà: la formazione ed il lavoro CAPITOLO 3: LA DOMANDA SOCIALE E LA CAPACITÀ DI PRESA IN CARICO DEI CENTRI DI ASCOLTO NEL TERRITORIO LIVORNESE Bisogni, multiproblematicità e multidimensionalità Alla ricerca dei profili tipici Domande di servizi e richieste di sostegno CAPITOLO 4: I CARATTERI DELLA POVERTÀ NELLA DIOCESI DI LIVORNO Le dimensioni strutturali Povertà stabili e povertà temporanee: tra precarietà diffusa e processi di esclusione Sintesi e principali risultati INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE
3 Introduzione Nell ultimo decennio il tema della lotta alla povertà è diventato centrale nel contesto delle politiche pubbliche, sia al livello nazionale. Il recepimento della Legge quadro 328/00 (Legge Regionale 24 febbraio 2005 n. 41 Sistema integrato di interventi e servizi per la tutela dei diritti di cittadinanza sociale- modalità per l accesso al sistema integrato ) va in questa direzione sollecitando l impegno delle Amministrazioni locali per una programmazione delle politiche che sia coerente con i bisogni della popolazione ed in grado di produrre risposte adeguate agli stessi, in un ottica di razionalizzazione delle risorse e di integrazione dei servizi. L accento posto sui temi dell esclusione sociale e del disagio pone gli interventi di lotta alla povertà e di riduzione dell emarginazione come prioritari. A fronte della volontà esplicita di fare del contrasto delle forme di povertà un obiettivo strategico dell azione di governo, si osserva tuttavia che le informazioni a supporto dell elaborazione di politiche sul tema si presentano ancora eccessivamente frammentate e inefficaci a dare conto dell articolazione di un fenomeno complesso che proprio nelle realtà locali necessita di approfondimenti e analisi di dettaglio. In questo contesto e di fronte al fallimento di politiche di contrasto o di riduzione del fenomeno, che hanno messo in evidenza l'incapacità di molti interventi di raggiungere i target dei poveri estremi e dei gruppi sociali maggiormente a rischio, è andato all'ordine del giorno per governi, organismi e autorità locali il problema della conoscenza del fenomeno povertà e della sua misurazione. Le domande di conoscenza e di informazione che provengono dai governi locali riguardano i tipi di povero presenti nel territorio, i processi di impoverimento o di esclusione sociale, i modi di prevenire, combattere e quindi ridurre o eliminare la povertà, la possibilità di localizzare i fattori di rischio sul territorio e la presenza di individui e gruppi particolarmente in difficoltà, e nello stesso tempo di mappare risorse e opportunità. 3
4 Constatata l insufficienza di approcci esclusivamente economicistici e quantitativi la domanda locale di conoscenza si è orientata verso una visione del tutto rinnovata della questione. È stato posto al suo centro il tema dei poveri come attori, e non più quello della povertà intesa solo come perdita e sottrazione di qualcosa di materiale (la ricchezza) o di funzionale (i servizi). Questa svolta trova un suo significativo e concreto riscontro nel percorso conoscitivo intrapreso dall Amministrazione, in collaborazione con Caritas, nel corso del 2006, sulle Carriere di povertà a Livorno La ricerca ha consentito di scoprire l esistenza di almeno cinque aree tematiche in cui si rendono evidenti alcune specifiche tendenze: 1. la centralità della conoscenza. La prima è costituita dal crescente rilievo riconosciuto all acquisizione di adeguate conoscenze in merito ai caratteri, all intensità e alle dinamiche dei fenomeni di deprivazione presenti sul territorio come passaggio preliminare alla elaborazione di politiche efficaci e pertinenti; 2. la soggettivizzazione dei poveri. La seconda è data dalla ormai consolidata attitudine a riconoscere i poveri come soggetti, e quindi come attori, e non meri beneficiari, delle politiche di lotta alla povertà; 3. la sociodinamica della povertà. La terza è rappresentata dalla comune attenzione a dare peso agli aspetti dinamici insiti nei fenomeni di deprivazione, in particolare a quelli implicati nei processi di impoverimento e a quelli che si sviluppano all interno della condizione di povertà; 4. la differenziazione tipologica dei poveri e dei gruppi vulnerabili. La quarta si manifesta in un crescente rifiuto delle generalizzazioni, in una sempre maggiore consapevolezza delle differenze esistenti tra i poveri e in una più determinata percezione dell esistenza di gruppi di soggetti particolarmente vulnerabili cui dedicare una specifica attenzione; 5. la concretezza delle politiche. La quinta si esprime nella tendenza a una crescente articolazione delle politiche, nell intento di adattarle alle caratteristiche dei vari soggetti coinvolti e a quelle del territorio in cui essi 4
5 vivono e di renderle maggiormente capaci di fronteggiare gli aspetti dinamici della povertà, con specifico riferimento ai processi di impoverimento e ai percorsi di uscita dalla condizione di povertà. I risultati ottenuti attraverso lo studio delle carriere di povertà hanno rappresentato, per così dire, il fondamento critico da cui ha preso le mosse il processo di formalizzazione del percorso conoscitivo oggetto del presente lavoro sul tema della povertà. L analisi dei dati raccolti dai centri di ascolto Caritas presenti nel territorio provinciale di cui tratta questo rapporto raccoglie le domande di conoscenza e di orientamento emerse nel corso della recente indagine qualitativa. In tale direzione il seguente percorso di riflessione si configura come una possibile risposta ai fabbisogni conoscitivi e informativi emersi in merito alla natura, alle caratteristiche e alle modalità evolutive dei fenomeni di deprivazione e al tempo stesso un tentativo volto a dare sbocchi comuni ai processi di convergenza teorica, metodologica e politica già in atto. Il lavoro che viene presentato utilizza una base empirica molto vasta, che comprende tutte le informazioni quantitative raccolte nel corso dell ultimo quinquennio dai Centri di Ascolto delle Caritas diocesane presenti nella provincia di Livorno. Il progetto di studio è stato realizzato da una partnership costituita tra Caritas diocesana di Livorno e Provincia di Livorno sulla base di un protocollo di intesa tra Provincia di Livorno, Caritas diocesana di Livorno, Caritas diocesana di Pisa, Caritas diocesana di Massa Marittima Piombino e Caritas diocesana di Volterra per lo studio del fenomeno povertà e l individuazione di strategie condivise di contrasto alla povertà e all inclusione sociale. Il progetto nello specifico ha visto coinvolti due attori ritenuti strategici per garantire un supporto all amministrazione provinciale nella realizzazione di azioni di contrasto alla povertà e di lotta all esclusione sociale sul territorio: l Osservatorio delle Politiche Sociali della provincia di Livorno in riferimento alle sue funzioni di osservazione, monitoraggio, analisi e previsione dei fenomeni sociali finalizzate ad accrescere il patrimonio di conoscenze scientifiche, di documentazione e di informazioni necessario per la programmazione e la gestione delle politiche sociali del territorio, nonché di 5
6 diffusione delle conoscenze tese a migliorare la comprensione dei fenomeni della povertà sul territorio della Provincia di Livorno; l Osservatorio Diocesano delle povertà e delle risorse della Caritas di Livorno è un servizio che, attraverso lo sviluppo di attività di ricerca sul territorio, si propone di raccogliere e sistematizzare i dati relativi ai bisogni delle comunità locali provenienti dai centri di ascolto, raccogliere e aggiornare informazioni relative ai servizi socio-assistenziali, pubblici e privati, presenti sul territorio, restituire alla cittadinanza le conoscenze acquisite attraverso l attività di ricerca. A livello locale, l Osservatorio sulle Politiche Sociali della Provincia di Livorno a partire dal 2005 ha attivato una collaborazione con l Osservatorio povertàrisorse della Caritas diocesana, cercando di strutturare percorsi di osservazione non esclusivamente quantitativi, ma anche qualitativi, sull incidenza del fenomeno di povertà. Dal punto di vista della strategia conoscitiva, l analisi si colloca in un ottica di integrazione con il precedente percorso di analisi, rispondendo ad una strategia di ricerca detta di triangolazione o mixed methods, ovvero di impiego di più metodologie per studiare diversi aspetti di uno stesso fenomeno. In altre parole la presente analisi fa parte di un progetto di rilevazione più vasto che comprende due principali linee di azione: 1. una prima volta ad offrire una lettura del fenomeno della povertà e dell esclusione sociale nella provincia di Livorno attraverso l analisi, secondo una metodologia intensiva, delle famiglie in situazione di povertà (carriere di povertà); 2. la seconda è orientata a raccogliere, sistematizzare e rendere fruibili ai policy makers i dati statistici esistenti sulla povertà e l esclusione sociale dei Centri di Ascolto Caritas presenti sul territorio provinciale; individuare un set di indicatori per il monitoraggio dei fenomeni di povertà a livello territoriale; condividere con il livello istituzionale provinciale le metodologie e i dati statistici disponibili sui fenomeni della povertà e dell esclusione sociale. Complessivamente entrambi i percorsi conoscitivi condividono quella concezione multidimensionale e dinamica della povertà di cui si è già detto. va da sé che ogni linea 6
7 è stata pensata come uno strumento specializzato, che sebbene si radichi su un approccio teorico e metodologico comune, è stato calibrato per approfondire alcuni aspetti o alcune dimensioni precise. La ricostruzione dei percorsi biografici, in particolare, si propone di esplorare più diffusamente i possibili diversi significati attribuiti alla condizione di carenza, con le loro eventuali tensioni e trasformazioni; allo stesso modo cerca di verificare come si componga e si strutturi, entro il contesto locale, la sua multidimensionalità; enfatizza la dimensione processuale e dinamica della caduta e della gestione soggettiva della povertà; tematizza elementi come la durata, gli andamenti, le prospettive temporali. L analisi quantitativa dei dati statistici esistenti sulla povertà e l esclusione sociale dei Centri di Ascolto Caritas si propone di fare una qualche stima relativa alle caratteristiche proprie di quegli stessi processi, e di quantificare l entità delle dotazioni dei soggetti di riferimento e la loro distribuzione. Il rapporto risulta suddiviso in quattro parti. Nella prima parte si richiamano i motivi principali che hanno indotto ad intraprendere questo percorso conoscitivo, si introducono le informazioni necessarie per interpretare i dati presenti nel rapporto e si illustra lo strumento attraverso cui vengono registrati i dati relativi agli utenti che entrano in contatto con i centri di ascolto (scheda utente) e che pertanto a reso possibile la costruzione della base empirica di questo rapporto. La seconda parte riporta la lettura dei dati a livello provinciale degli utenti dei centri di ascolto dell anno 2009 insieme alle tendenze in atto nel 2008, offrendo una prima fotografia del fenomeno povertà attraverso le informazioni relative alle caratteristiche strutturali degli utenti e. L analisi si fa più approfondita nella terza parte dove dopo aver focalizzato l attenzione sulla domanda sociale espressa attraverso l analisi dei bisogni e delle richieste provenienti dall utenza, si presentano in dettaglio i dati relativi agli utenti dei centri di ascolto tentando di individuare tramite la tecnica statistica della cluster analysis le principali tipologie di utenti presenti nel territorio livornese. Infine la quarta parte contiene un approfondimento sulla situazione degli utenti della Diocesi di Livorno mediante l analisi temporale dei dati raccolti nell ultimo quinquennio. 7
8 Nel rapporto verranno utilizzati grafici e tabelle al fine di poter rendere la lettura più facile ed immediata in modo tale da promuovere una più diffusa sensibilità e consapevolezza sull esistenza nel territorio delle molteplici e complesse situazioni di bisogno sociale presenti. Come è già stato detto questo rapporto costituisce l esito di un progetto comune tra funzionari ed i responsabili dell Amministrazione Provinciale, nel cui ambito è stato curato lo sviluppo dell Osservatorio per le Politiche Sociali e responsabili ed operatori di Caritas Livorno. In particolare un sentito ringraziamento va a Mauro e Laura Nobili, direttori Caritas diocesana di Livorno, a Caterina Tocchini, responsabile Ufficio Qualità Sociale della Provincia di Livorno e Stefano Simoni coordinatore del progetto Mirod, senza il cui aiuto e collaborazione il presente rapporto non sarebbe stato possibile. Un ulteriore ringraziamento è rivolto a Federico Russo e Azzurra Valeri, referenti dell Osservatorio povertà e risorse della Caritas di Pisa per la loro disponibilità al confronto e il prezioso contributo del loro lavoro alla stesura di questo rapporto. 8
9 CAPITOLO 1: LA POVERTÀ NEL TERRITORIO PROVINCIALE: DIMENSIONI, CONOSCENZA, CONDIVISIONE. [ ] ricominciai a lavorare nella stessa ditta per otto mesi, perché dopo venni licenziato, a causa del fallimento della società. Dopo pochi giorni iniziai un altro lavoro, facendo prima tre mesi di prova dove venni assunto per una ditta dove io controllavo i difetti dei capi di abbigliamento. Dopo questo anno di lavoro, venni licenziato perché nella ditta c era troppo personale Sempre per racimolare qualche soldo, iniziai a fare del volantinaggio, dei traslochi e a lavorare nei grandi magazzini.non ero riuscito più a trovare lavoro Mi trasferii a Torino per lavorare Nel 1988 dopo diciotto mesi di lavoro, morì mia madre, Nel 90 persi il lavoro nella Fiat e provai a cercare lavoro e iniziai allora lavorare in nero in un magazzino di frutta e verdura, sempre a Torino, lavorando dalle due di notte, fino alle sette del mattino, solo per due mesi, perché non reggevo il ritmo lavorativo e i soldi che guadagnavo, non bastavano per pagare l affitto e le varie spese. Alla fine venni sfrattato e il 16 aprile del 1991 presi tutta la mia roba, salii sul treno, senza fare il biglietto in direzione di Milano [ ] 1.1 Un impegno rinnovato Il Rapporto sulla povertà 2010 costituisce il risultato di un percorso d indagine sulle situazioni di povertà, disagio ed emarginazione sociale rilevate dalle Caritas della Provincia di Livorno, attraverso i propri centri d ascolto. Questo lavoro fa parte delle attività promosse dal Osservatorio per le Politiche Sociali della Provincia di Livorno in collaborazione con Caritas. Ogni Caritas diocesana si è dotata, ormai da tempo, di uno o più centri d ascolto, ed è a partire dall esperienza diretta di ascolto e promozione umana delle persone in difficoltà, effettuata dagli operatori e dai volontari dei centri, che ha preso corpo il complesso dei dati alla base di questo lavoro di ricerca. Si tratta di un progetto che è stato varato nell aprile 2005 con l obiettivo di collegare organicamente a livello diocesano il lavoro dei centri d ascolto, degli osservatori delle povertà e dell osservatorio sociale, nella prospettiva di promuovere strategie di contrasto alla povertà e di inclusione sociale. 9
10 In quest ottica il 2010, Anno Europeo della Lotta alla Povertà e all Esclusione Sociale, rappresenta un occasione riaffermare e rafforzare l'iniziale impegno politico dell'ue formulato all'avvio della strategia di Lisbona a imprimere una svolta decisiva alla lotta contro la povertà. L iniziativa dell Anno Europeo della Lotta alla Povertà e all Esclusione Sociale, non solo dunque si pone in continuità con altre iniziative comunitarie come la Strategia di Lisbona (2000), ma recepisce e riformula anche i temi del recente dibattito sulla povertà in ambito economico e sociologico. In sintesi i temi su cui l iniziativa europea propone di lavorare sono: il riconoscimento dei diritti attraverso la parità di accesso a risorse e servizi adeguati; la responsabilità condivisa attraverso la partecipazione di attori privati, a fianco di quelli pubblici, all'attuazione di interventi di contrasto alla povertà; la coesione attraverso la sensibilizzazione della collettività rispetto ai vantaggi derivanti dalla riduzione delle situazioni di povertà ed esclusione sociale; la produzione di azioni concrete in seguito alla definizione di strategie multidimensionali tese a prevenire e a ridurre la povertà. La posta in gioco è certamente alta, l'anno Europeo della Lotta alla Povertà e all'esclusione Sociale non sembra però essere un banco di prova, piuttosto si presenta come l occasione per affrontare alcuni nodi ancora irrisolti e cercare di rispondere ad una sempre più diffusa richiesta di osservazione e di responsabilità. Cogliendo questa occasione l Osservatorio per le Politiche Sociali presenta il Primo Rapporto Provinciale sulla Povertà realizzato grazie alla collaborazione con le Caritas Diocesane di Livorno, Massa e Volterra. Il lavoro mira a ricostruire ed analizzare a livello provinciale il patrimonio di informazioni raccolte dai Centri di Ascolto delle Caritas Diocesane attraverso la compilazione delle schede-utente. Attraverso l analisi dei dati statistici provenienti dai Centri di Ascolto presenti nel territorio provinciale il presente rapporto volge uno sguardo approfondito agli utenti che si rivolgono ai CdA per meglio conoscerne le 10
11 caratteristiche demografiche e sociali, i bisogni, i tassi di persistenza nella area della povertà, le richieste. L esame del sistema informativo utilizzato dai Centri di Ascolto delle diocesi presenti nel territorio livornese è di fondamentale importanza in quanto in questi contesti si riproducono, seppure in scala ridotta, alcune dinamiche sociali in atto nel più ampio contesto cittadino. In tal senso i Centri di Ascolto costituiscono una lente di ingrandimento per cogliere la nascita e lo sviluppo di processi di impoverimento che agiscono su scala più ampia. Dal punto di vista della lettura scientifica del fenomeno povertà occorre precisare che il patrimonio conoscitivo dei Centri di ascolto contiene alcuni limiti e lacune metodologiche di cui tener necessariamente conto. È importante sottolineare che il numero di persone che si rivolgono alla Caritas per chiedere aiuto non corrisponde alla reale dimensione del fenomeno povertà nel territorio di riferimento. Sebbene non rappresentativi del fenomeno nel suo complesso, possono tuttavia essere considerati, come osserva Walter Nanni 1, una sorta di soglia minima di povertà nel territorio di riferimento, tale per cui il numero di persone in situazione di povertà non può essere sicuramente inferiore al numero di persone che si rivolgono alla Caritas per chiedere aiuto. Lo studio della povertà centrato sui dati quantitativi dei servizi può essere, dunque, di grande utilità per evidenziare le forme visibili del disagio sociale, i caratteri strutturali della domanda sociale emersa e la capacità di presa in carico del territorio; tali dati offrono elementi preziosi che arricchiti dalle analisi gli aspetti dinamici della povertà, legati ai percorsi di entrata e di uscita dalla situazione di povertà possono rivelare fattori strategici tanto della costruzione quanto del superamento del disagio. E questo un percorso che parte nel 2005 quando gradualmente prende corpo l idea di avviare, in collaborazione con la Caritas Diocesana di Livorno ed il Dipartimento di Scienze Sociali dell Università di Pisa, una riflessione sul tema della povertà e sulle situazioni di grave marginalità sociale attraverso un cammino di ampia partecipazione 1 W. Nanni, L esperienza del Progetto Rete: una rilettura dei dossier regionali, in F. Marsico e A. Scialdone (a cura di) Comprendere la povertà. Modelli di analisi e schemi di intervento nelle esperienze di Caritas e Isfol, Maggioli, 2009, p
12 istituzionale, in grado di attivare ed alimentare percorsi di consapevolizzazione dei processi sociali in corso e delle possibilità di affrontarli e al tempo stesso di creare e mantenere un circuito conoscitivo-formativo capace di crescere e consolidarsi. Va da sé, ma è opportuno sottolinearlo esplicitamente, che è proprio con riferimento specifico e mirato a queste caratteristiche che si prospetta l attività dell Osservatorio delle povertà e delle risorse 2 e la parte di lavoro dell Osservatorio per le Politiche Sociali relativa alla promozione delle capacità di azione dei soggetti individuali e collettivi; azione che è insieme essenza del diritto di cittadinanza e risposta alle condizioni di sofferenza e disagio. Rispetto a ciò l Osservatorio si pone come strumento concreto per la sua realizzazione, sia pure attraverso la specifica connotazione di modalità conoscitiva che lo riguarda. È proprio questo carattere ad essere fondamentale sia per capire meglio la natura di disagi e difficoltà conclamate, sia per anticipare il presentarsi di malesseri nuovi (legge 41/2005). Nell ambito di tale compito l Osservatorio Sociale Provinciale ha intrapreso nel corso del un percorso di osservazione delle carriere di povertà mediante la raccolta e l analisi delle traiettorie biografiche di alcuni utenti dei centri di ascolto della Caritas Diocesana di Livorno, con l intento di comprendere il modo in cui si strutturano le dinamiche, i processi, i meccanismi connessi ai percorsi di impoverimento. La ricerca relativa alla studio delle Carriere di povertà a Livorno si è posta come obiettivo specifico quello di intercettare ed analizzare le dimensioni che maggiormente sfuggono alle analisi statistico-quantitative della povertà e dell esclusione sociale, tramite una 2 L Osservatorio Diocesano delle Povertà e delle Risorse di Livorno si propone di raccogliere in maniera sistematica informazioni e dati relativi alle situazioni di povertà, di marginalità o di esclusione sociale presenti sul territorio, di monitorare costantemente la mappa dei servizi e delle risorse disponibili nell area Livornese, di restituire alla comunità il quadro delle conoscenze acquisite attraverso l attività di ricerca e di contribuire, infine, a sviluppare una cultura dei servizi che aiuti a promuovere e a diffondere una più chiara consapevolezza dei diritti di cittadinanza e ad incentivare il senso di appartenenza ad una comunità caratterizzata da valori ben precisi. L Osservatorio, costituito nel 2002, si definisce, quindi, come strumento pastorale di lettura della realtà locale, di conoscenza effettiva ed efficace dei reali bisogni e di vicinanza più consapevole alle necessità di quanti attraversano periodi di vulnerabilità più o meno grave e strutturale, richiamando, però, ad una collaborazione sempre più responsabile tutti i soggetti pubblici e privati, laici e religiosi che a vario titolo ed in vario modo sono coinvolti nel processo di produzione ed implementazione delle azioni comunitarie di contrasto e di prevenzione dell emarginazione. 12
13 metodologia di ricerca di tipo qualitativo o cosiddetta intensiva che meglio si adatta all analisi di fenomeni complessi ed emergenti come quello in oggetto. Tale ricostruzione ha un carattere qualitativo in quanto non si propone di fare una qualche stima relativa alle caratteristiche proprie di questi processi, né di quantificare l entità delle dotazioni dei soggetti di riferimento o la loro distribuzione. Piuttosto intende esplorare i significati attributi alla povertà, le dimensioni di cui essa si compone, le dinamiche attraverso le quali si presenta e le modalità con cui viene gestita, con tutte le possibili articolazioni, tensioni e trasformazioni che simili oggetti possono presentare. Ciò a partire dal punto di vista di chi ha fatto un esperienza diretta delle sofferenze legate alla carenza di beni materiali. Attraverso l ascolto diretto dei protagonisti la ricerca mira a ricostruire storie e percorsi di fragilità economica e sociale di persone in situazione di disagio conclamato che si rivolgono ai centri di ascolto Caritas, con particolare riguardo alle condizioni che favoriscono l insorgere del disagio sociale, le dinamiche di relazione all interno della famiglia, la presenza di situazioni di multiproblematicità, i rapporti e le relazioni con l ambiente esterno (amici, vicinato, servizi sociali,.). Pur rimandando alla lettura del testo 3 per una trattazione più ampia dei risultati di indagine, si richiamano di seguito alcune considerazioni emerse dallo studio effettuato. Sul piano dell analisi empirica le conoscenze disponibili mostrano come evidenti segni di impoverimento e fragilizzazione sociale possono essere rintracciati in alcuni fattori emergenti: una stretta relazione tra la presenza di esclusione abitativa, marginalità occupazionale e grave disagio sociale; una generale tendenza all autoisolamento dei soggetti, con particolare riguardo alle reti sociali primarie di riferimento; A questi caratteri generali del fenomeno si aggiungono ulteriori elementi specifici. Nei singoli racconti assumono particolare peso i fattori legati 3 Si veda D. Cordaz, Carriere di povertà a Livorno. Rapporto Osservatorio per le Politiche Sociali Provincia di Livorno. 13
14 alla presenza di problematiche e situazioni di dipendenza da sostanze connesse a scarse possibilità di recupero e reinserimento sociale; alla dimensione affettiva e relazionale, in particolar modo l incapacità di fronteggiamento di eventi negativi in assenza di una rete sociale sia parentale che allargata in grado di fornire i necessari punti di riferimento e di sostegno. alla centralità dell esclusione abitativa. Tabella 1: Possibili cause del disagio nelle carriere di povertà (ripreso e adattato da Vite fragili. Rapporto 2006 su esclusione e povertà in Italia ). Ambito relazioni familiari Ambito relazioni professionali Fenomeni sociali complessi Nascita figlio naturale da relazione extramatrimoniale/gravidanza indesiderata; non accettazione marito dalla famiglia di origine; morte del padre; morte della madre; fuga da casa; matrimonio precoce; essere cresciuto in una famiglia numerosa; incompatibilità/conflittualità coniugale; relazioni extraconiugali; violenza fisica del coniuge/partner sulla moglie; separazione; relazione extramatrimoniale moglie; ex matrimonio fallito; allontanamento forzato dei figli. Perdita del lavoro; disoccupazione/precariato Malattia utente/ necessità continua di cure mediche; malattia genitori; alcolismo partner/genitori, problemi con la giustizia; carenza risorse economiche; conflittualità famiglia di origine/parenti; sfratto; carriere di povertà pregresse; alluvione; ambiente deviante. La lettura delle interviste qualitative realizzate nell ambito del percorso indicato ha offerto molteplici spunti di riflessione sollecitando l Osservatorio per le Politiche Sociali e la Caritas Diocesana di Livorno ad intraprendere, a distanza di quattro anni, un ulteriore percorso di analisi, di cui in questo rapporto si presentano i risultati. Al livello metodologico, il percorso conoscitivo propone una semplice e funzionale integrazione di approcci qualitativi e quantitativi. La proposta è quella di strutturare in un unico quadro, attraverso un analisi dei dati sia di tipo qualitativo che quantitativo, tanto le caratteristiche dei percorsi di vita in termini generali, quanto delle situazioni specifiche dei singoli, per strutturare un sistema di tipologie o profili. Ragionare per tipologie significa ipotizzare un modello a cui è possibile rifarsi per poter ascoltare con più attenzione le istanze specifiche della persona inquadrandole in un 14
15 contesto, in uno scenario più generale in cui sono racchiusi alcuni elementi fulcro che rendono possibile afferrare più precisamente i profili di povertà reali e i loro percorsi personali. La costruzione di questi profili è un attività complessa che richiede strumenti di analisi e valutazione tanto qualitativi che quantitativi. La prospettiva di analisi, ora allargata alla dimensione quantitativa, pur differenziandosi dall esperienza già sperimentata, si colloca in linea di continuità con la precedente, integrandosi ad essa e mettendo a frutto opportunamente il lavoro svolto in questi anni. Il percorso conoscitivo intrapreso si concretizza così nella messa a punto di un modello non alternativo, ma anzi complementare e di supporto rispetto all approccio dominante in sede di analisi della povertà e dei processi di impoverimento e della definizione di strategie e politiche per combattere tali fenomeni. L obiettivo è quello di lavorare nell ottica di porre le basi per un monitoraggio permanente del fenomeno povertà a livello provinciale che coniughi rigore e affidabilità dei dati raccolti dai Cda, con la capacità di cogliere in profondità e con rapidità i diversi aspetti dei fenomeni di esclusione sociale, secondo una prospettiva multidimensionale. Sono molti gli elementi che stimolano una sistematica riflessione attorno ai dati quantitativi dei CdA. Tra questi è possibile rintracciare almeno tre ragioni sostanziali. La prima nasce dall evidenza che a livello provinciale il patrimonio conoscitivo dei Centri di Ascolto non è stato ancora adeguatamente valorizzato. Da alcuni anni la Caritas Italiana ha incoraggiato e guidato il lavoro di raccolta dati avviando nel 2004 il primo tentativo di messa in rete delle esperienze di osservazione e ascolto condotto nelle Caritas diocesane, favorendo attività di studio della povertà con una forte attenzione alla dimensione regionale del fenomeno (si veda la produzione dei Dossier Regionali). Secondo le informazioni quantitative raccolte dai CdA costituiscono un importante momento di verifica delle narrazioni raccolte. In tale direzione la presa in considerazione di queste fonti informative può consolidare i dati emersi dai racconti biografici offrendo una controprova scientifica di quanto è stato messo in risalto dall esperienza di ascolto, può aiutare ad evidenziare nuovi interrogativi e a riesaminare l efficacia del lavoro di presa in carico. 15
16 Terzo, si ritiene che la conoscenza approfondita di questi dati è condizione necessaria per la individuazione delle urgenze sociali del territorio e per la successiva implementazione di politiche sociali che siano eque ed efficaci, nella consapevolezza che le politiche locali nel campo della povertà ed, in generale, delle altre tematiche sociali, possono dispiegarsi in maniera più efficace solo se hanno natura attiva. A partire da queste considerazioni gli obiettivi specifici di questo percorso conoscitivo possono essere indicati nei seguenti aspetti: a) analisi delle situazioni a maggior rischio di povertà presenti all interno della provincia per tipologia di interventi e criticità affrontate dai Centri di Ascolto; b) analisi della persistenza individuale in situazioni di povertà. La valutazione dell aspetto dinamico nei fenomeni di povertà permette di cogliere le tipologie più estreme di esclusione sociale. La lunga permanenza in situazioni di privazione materiale è spesso premessa e causa di disagi ancora più profondi; c) analisi multidimensionale del disagio. Tentare di individuate le tipologie individuali e familiari maggiormente interessate dai fenomeni di povertà e di esclusione, studiando la correlazione tra diffusione e intensità della povertà da un lato, e caratteristiche individuali (demografiche, economiche e professionali) dall altro; d) disaggregazione territoriale in funzione dell articolazione delle Diocesi della provincia di Livorno; e) attivazione di momenti di studio, confronto e coordinamento delle realtà che sul territorio locale operano a favore della povertà e grave emarginazione; f) promozione dell attenzione alla realtà delle persone povere, senza fissa dimora e la diffusione di buone prassi metodologiche attraverso iniziative di formazione e di sensibilizzazione pubblica. Attraverso questi obiettivi specifici il percorso di analisi che è stato condotto intende contribuire ad una più puntuale definizione del fenomeno povertà, ad individuare le dinamiche strutturali che riproducono la povertà e l esclusione sociale, ad evidenziare la condizione specifica di alcuni gruppi sociali (immigrati, anziani, senza fissa dimora, 16
17 donne sole,...) attribuendo centralità ad una molteplicità di componenti, non solo economiche, rispetto all ingresso e alla fuoriuscita dalla povertà Note per la lettura dei dati dei centri di ascolto. Il rapporto sulle povertà si apre con una approfondita riflessione sui dati prodotti dalla rete dei centri di ascolto (CdA) Caritas presenti nella Provincia di Livorno. Lo scopo di questo rapporto è quello di raccontare, attraverso i numeri, le forme del disagio sociale delle persone incontrate dai centri di ascolto nel corso del ultimo quinquennio. In sostanza si tratta cercare di verificare come e in quale misura i processi di impoverimento emersi nel corso della precedente indagine qualitativa interagiscono con caratteristiche, profili e identità di appartenenza ricostruite attraverso l analisi quantitativa dei dati raccolti dai centri di ascolto in virtù del principio di integrazione virtuosa tra qualità e quantità. Le analisi di questo rapporto vertono sui dati, relativi agli utenti incontrati, provenienti dal Centro di Ascolto V Vicariato (costituito dalle parrocchie che fanno riferimento al comune di Rosignano Marittimo) e dell Ufficio Caritas della Diocesi di Livorno 4 ; Centro di Ascolto parrocchiale di San Vincenzo, Centro di Ascolto cittadino, Ufficio Immigrati e Osservatorio diocesano della Diocesi di Massa-Marittima-Piombino; Centro di Ascolto di Cecina della Diocesi di Volterra. Quindi sostanzialmente, dal punto di vista territoriale i comuni interessati sono stati Livorno, Rosignano, Cecina, 4 A seguito di alcuni incontri con i responsabili dei centri di ascolto è stata maturata la decisione di escludere i dati raccolti dall ufficio lavoro in relazione alla presenza qui registrata di un utenza esclusivamente femminile e per la prevalenza di una mera attività di incontro tra domanda ed offerta lavoro; caratteristiche che avrebbero sostanzialmente sbilanciato il campione di soggetti qui preso in considerazione. 17
18 San Vincenzo e Piombino. Gli anni di riferimento sono quelli dell ultimo quinquennio ovvero dal 2005 al Le quattro diocesi richiamate aderiscono al progetto Mirod (Messa in Rete degli Osservatori Diocesani) che prevede la raccolta integrata e la messa in rete delle informazioni riguardanti le persone ascoltate nei centri. Per quanto riguarda la Diocesi di Livorno l informatizzazione delle schede risale all anno 2003, mentre nella diocesi di Massa Marittima-Piombino è stata completata anche per tutte le schede antecedenti al Infine, nella Diocesi di Volterra nonostante il Mirod sia attivo fin dal 2003, il centro di Cecina risulta in rete solo dal luglio In relazione a queste caratteristiche si è proceduto nella prima e nella seconda parte del rapporto ad una analisi complessiva a livello provinciale dei dati dell ultimo biennio, mentre nella terza parte abbiamo analizzato i dati delle rilevazioni degli ultimi cinque anni effettuate nei centri di ascolto della diocesi di Livorno, la cui incidenza dei dati è preponderante sulla realtà provinciale. È utile chiaramente ricordare come le informazioni contenute nei database dei CdA, soffrono, come è già stato ricordato, di noti limiti: 1. non rappresentano la popolazione che risiede su un territorio, ma soltanto chi decide di rivolgersi ad un determinato servizio; 2. non prendono in considerazione i bisogni e le situazioni di povertà che per diversi motivi si rivolgono ad altri enti del territorio; 3. sovradimensionano i bisogni individuali rispetto a quelli familiari; 4. presentano problemi metodologici/operativi: influenza della griglia informativa nella codifica dei bisogni e nella lettura del disagio. Dall altra parte i dati raccolti presso i centri di ascolto contengono anche una serie di opportunità: 1. la raccolta sistematica dei dati consente di cogliere la trasformazione dell utenza, di adattare il servizio a tali trasformazioni e stimolare la comunità locale sulla presa in carico dei bisogni sociali emergenti; 2. rinforza e favorisce presso gli operatori la cultura dell osservazione ; 18
19 3. seppur non rappresentativi del fenomeno nel suo complesso i dati raccolti costituiscono la soglia minima di povertà del territorio di riferimento. Alla luce di tali considerazioni emerge che trarre conclusioni affrettate può essere molto rischioso, pertanto la raccomandazione che dobbiamo necessariamente fare è quella di mantenere alcune cautele nell interpretazione dei dati e nelle modalità con cui essi vengono divulgati. É fondamentale chiedersi se le variazioni riscontrate di anno in anno possano essere spiegate da fattori interni, riguardanti gli operatori coinvolti nell ascolto. In mancanza di spiegazione di questo genere le variazioni possono essere considerate dei segni, per quanto incompleti e incerti, di trasformazioni avvenute sul territorio. Le impressioni tratte dai dati dovrebbero inoltre essere confrontate con altre fonti informative ogni volta che questo è possibile; mettendo a confronto ad esempio i dati sugli utenti con la popolazione residente della provincia di riferimento è possibile ottenere un indicatore della domanda sociale che evidenzia in modo piuttosto generico il peso dei fenomeni di povertà misurato sotto l aspetto delle richieste di aiuto che giungono ai servizi assistenziali della Caritas. I dati non fanno riferimento alla povertà nel suo complesso ed il rapporto non ha finalità statistiche rappresentative ma intende costituire piuttosto uno strumento di lavoro per l amministrazione e gli operatori e di sensibilizzazione per l opinione pubblica. Si ritiene che anche se i dati riportati contengono alcuni limiti e lacune metodologiche, tali informazioni possono andare a costituire un ottima base di riflessione per la valutazione dell efficacia e adeguatezza dei servizi offerti sul territorio. Nel presente rapporto si cercherà di dare una lettura dei dati mediante il ricorso a due principali strategie di analisi: l osservazione dei trend storici e l individuazione di profili tipici. Si ritiene infatti che tali metodi possano rappresentare validi strumenti per comprendere le dinamiche connesse al fenomeno povertà seppur con alcune precisazioni. Per quanto riguarda il metodo dei trend la possibilità di fare confronti con i dati degli anni precedenti permette di cogliere alcune trasformazioni che avvengono sul territorio a condizione che l assetto organizzativo dei centri che raccolgono le informazioni rimanga costante nel tempo. L individuazione dei profili tipici è invece 19
20 particolarmente adatta a definire e ricostruire in dettaglio alcune situazioni che appaiono rilevanti per numero o gravità Il modello di organizzazione e raccolta dei dati: la scheda-utente Il primo elemento preso in considerazione è quello relativo alla raccolta delle informazioni. Sul piano operativo e territoriale i Centri di Ascolto utilizzano una struttura informativa attraverso cui ogni singolo centro può codificare le situazioni di bisogno sociale dei propri utenti, il tipo di richieste e gli interventi messi in atto, che comprende tre sezioni principali: una sezione anagrafica; un piano di codifica delle situazioni di bisogno sociale e un piano di codifica delle richieste espresse e degli interventi attuati al fine di fornire informazioni coerenti con il sistema di classificazione nazionale e regionale dei fenomeni di povertà e del sistema richieste/interventi. I dati che verranno presentati nel presente rapporto sono costituiti pertanto da questo insieme di indicatori di disagio e di povertà così rappresentati nella scheda: 5 Per un approfondimento sull applicazione di queste stesse strategie di analisi ai dati dei centri di ascolto e le risultanze empiriche emerse si veda Persone smarrite. Rapporto povertà 2009 Caritas Diocesana di Pisa Osservatorio delle Povertà. Quaderni InformaCaritas 9. 20
21 Sezione 1: anagrafica 21
22 22
23 Sezione 2: problematiche/bisogni 23
24 24
25 Sezione 3: richieste/interventi 25
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