Il significato culturale implicito

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1 Il significato culturale implicito Il legame fra lingua e cultura, le differenze fra italiani e olandesi, e i codici culturali di base Jolieke Pieterse Luglio 2013, Utrecht MA Comunicazione Interculturale Tesi di Laurea Dr. Manuela Pinto Università di Utrecht 1

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3 Riassunto La presente ricerca studia il fenomeno del significato culturale implicito in termini di uso quotidiano. Questo fenomeno causa delle difficoltà per traduttori e per altri che incontrano delle situazioni interculturali, perché i significati culturali sono nascosti: i termini di uso quotidiano in prima istanza non sembrano essere problematici in altre lingue. Con l obiettivo di rivelare delle differenze culturali fra italiani e olandesi, e il perché di queste differenze, è stata posta la domanda centrale: Qual è il significato culturale implicito in termini di uso quotidiano e in che modo le differenze associative tra italiani e olandesi sono legate all interpretazione culturale del concetto chiave del tempo? In primo luogo si studia la teoria semiotica per vedere da quali parti è composto il significato di un termine. Poi è discussa la connessione fra lingua e cultura, e sono analizzate le differenti interpretazioni del concetto chiave del tempo. La teoria distingue fra il significato denotativo, che si trova nel dizionario, e il significato connotativo. Il significato connotativo si estende oltre il dizionario e riferisce alle associazioni socio-culturali e personali del segno. Questo è il significato culturale implicito, che collega la lingua con la cultura, per cui l effetto di una parola varia a seconda della cultura. Per quanto riguarda il concetto del tempo si distinguono due sistemi diversi, il tempo monocronico e il tempo policronico, che costituiscono delle visioni opposte in merito al tempo e alle relazioni sociali. La teoria sostiene che i paesi nord-europei sono monocronici, orientandosi sul tempo, mentre i paesi mediterranei sono policronici, orientandosi sulle relazioni sociali. Le osservazioni teoriche in merito al legame necessario fra lingua e cultura, ben mostrato dal termine languaculture, confermano l ipotesi sul collegamento fra le connotazioni e la percezione del tempo. In modo da confermare le ipotesi e le osservazioni teoriche empiricamente, è stato studiato il termine di uso quotidiano pranzo. Come ci si aspettava in base alla teoria, sono state trovate delle differenze culturali fra le connotazioni italiane e olandesi: l enfasi delle connotazioni italiani era sull aspetto sociale del pranzo, mentre per gli olandesi era più importante l aspetto del nutrimento. Anche sulla scala monocronica-policronica è stata trovata una differenza culturale, pur non essendo una differenza tanto esplicita quanto ci si aspettava. Infine, è stato confermato il collegamento fra le connotazioni trovate e la percezione del tempo osservata: più alto il punteggio sulle connotazioni italiane, più policronici i partecipanti erano, e più alto il punteggio sulle connotazioni olandesi, più monocronici i partecipanti erano. Dunque, possiamo affermare che i risultati empirici hanno verificato chiaramente le predizioni della teoria, confermando le ipotesi. 3

4 Nederlandse samenvatting In dit onderzoek staat de impliciete culturele betekenis in alledaagse termen centraal. Dit fenomeen veroorzaakt problemen voor vertalers en anderen die met interculturele situaties te maken hebben, omdat de culturele betekenissen verborgen zijn: in eerste instantie lijkt het vertalen van alledaagse termen daarom geen problemen op te leveren. Het doel van dit onderzoek is om niet alleen de culturele verschillen tussen Italianen en Nederlanders aan het licht te brengen, maar ook te onderzoeken waardoor deze verschillen veroorzaakt worden. De hoofdvraag die in dit kader gesteld wordt, is: Wat is de impliciete culturele betekenis in alledaagse termen en hoe zijn de associatieve verschillen tussen Italianen en Nederlanders verbonden met de culturele interpretatie van het key concept tijd? In het theoretisch kader wordt aan de hand van de belangrijkste aspecten uit de semiotiek besproken hoe de betekenis van een term is opgebouwd. Vervolgens wordt de connectie tussen taal en cultuur bestudeerd en worden de verschillende interpretaties van het key concept tijd behandeld. In de theorie wordt onderscheid gemaakt tussen de denotatieve betekenis van een term, die in het woordenboek staat, en de connotatieve betekenis. De connotatieve betekenis van een term reikt verder dan de grenzen van het woordenboek en heeft betrekking op de socio-culturele en persoonlijke associaties. Dit is de impliciete culturele betekenis, die taal en cultuur verbindt, waardoor het effect van een woord per cultuur verschilt. Met betrekking tot het concept tijd worden twee verschillende systemen onderscheiden, namelijk monochrone en polychrone tijdsbeleving. Deze systemen verschillen sterk in de beleving van en omgang met tijd en sociale relaties. De theorie stelt dat Noord-Europese landen monochroon zijn en dus gericht op tijd, terwijl Mediterrane landen polychroon zijn en dus gericht op sociale relaties. Het sterke verband tussen taal en cultuur, dat in de theorie wordt aangeduid met de term languaculture, bevestigt de relatie tussen de connotatieve betekenissen en de tijdsbeleving. Beide zijn cultuurspecifiek. Om de hypothesen en de verwachtingen op basis van de theorie empirisch te toetsen, is de alledaagse term lunch (pranzo) bestudeerd. Zoals verwacht naar aanleiding van de theorie, zijn er culturele verschillen gevonden in de Nederlandse en Italiaanse connotaties: de nadruk bij de Italianen lag op het sociale aspect van de lunch, terwijl voor de Nederlanders het eten belangrijker was. Ook op de monochroon-polychroon schaal werd een cultureel verschil gevonden, hoewel dit niet zo expliciet was als verwacht. 4

5 Ten slotte werd een verband tussen de gevonden connotaties en de geobserveerde tijdsbeleving vastgesteld: hoe hoger de score op de Italiaanse connotaties, des te polychroner de respondenten waren, en hoe hoger de score op de Nederlandse connotaties, des te monochroner men was. De resultaten van het empirische onderzoek ondersteunen dus de voorspellingen op basis van de theorie. De hypothesen zijn dan ook duidelijk bevestigd. 5

6 Indice 1. Introduzione Il fenomeno Domanda centrale e ipotesi Struttura della tesi PARTE 1: La teoria Quadro teorico Cultura La teoria semiotica Il modello semiotico di Saussure Lingua e parola Denotazione e connotazione Il modello semiotico di Barthes Il significato culturale Languaculture Il cerchio intorno alla lingua La cancellazione del cerchio La connessione fra lingua e cultura Languaculture Differenze e similitudini Il concetto chiave del tempo Tempo monocronico e tempo policronico Conclusione PARTE 2: La ricerca empirica Metodi Obiettivo e ipotesi Metodo di ricerca Disegno del questionario Soggetti Criteri di selezione Metodo di campionamento Il campione definitivo Procedura

7 3.6 Validità Risultati La prima parte del questionario Connotazioni spontanee La durata del pranzo Connotazioni italiane e olandesi Risultati sorprendenti L effetto di altri fattori La seconda parte del questionario La percezione del tempo L effetto di altri fattori Conclusione prima e seconda parte Il legame fra le connotazioni e la percezione del tempo Analisi Denotazione e connotazione La percezione del tempo Il legame fra le connotazioni e la percezione del tempo I risultati in una prospettiva più ampia Conclusione Discussione Le difficoltà Raccomandazioni per ulteriori ricerche Bibliografia Appendici

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9 1. Introduzione 1.1 Il fenomeno Ordinai un caffè, lo buttai giù in un secondo ed uscii dal bar. (Eco, 2001, p. 18; la frase proveniente da un romanzo italiano) Questa frase, proveniente da un romanzo italiano, si riferisce ad una situazione tipica italiana. Questo caffè, che si può buttare giù in un secondo, non può che riferirsi ad un caffè italiano, dice Eco (2001, p. 18). Benché la parola caffè si possa tradurre facilmente in altre lingue, come l inglese coffee, le parole non sono uguali. Un termine semplice come caffè evoca varie associazioni e si riferisce a certe abitudini. Siccome queste associazioni non sono uguali in tutto il mondo, una parola può avere degli effetti completamente diversi in vari paesi. Eco presenta questo esempio per chiarire che l equivalenza linguistica di una traduzione non significa automaticamente pure un equivalenza culturale. Fa il paragone con il caffè americano, che non si potrebbe mai buttare giù in un secondo sia per la quantità che per la temperatura 1 (Eco, 2001, p. 18). Una traduzione letterale della frase italiana perciò non funzionerebbe per i lettori americani. Il fenomeno descritto da Eco infatti non è soltanto problematico per i traduttori, ma può causare delle difficoltà per chiunque incontri delle situazioni interculturali: il significato culturale implicito. Questo significato è implicito perché è nascosto : una parola che si può tradurre facilmente in un altra lingua, mantenendo il significato letterale, in realtà può significare tante altre cose. Implicitamente la parola evoca delle associazioni che fanno tutte parte del suo significato. I problemi sorgono quando due persone credono di capire l un l altro, mentre contemporaneamente attribuiscono dei significati completamente diversi alle parole usate. La rilevanza di questa ricerca si estende oltre gli studi sulla traduzione, fino alla vita quotidiana del mondo contemporaneo, in cui la diversità di culture conviventi causa delle situazioni interculturali nella vita di tutti. Gli studi sulla comunicazione interculturale si concentrano soprattutto sull acquisizione di competenze interculturali, cioè sul riconoscere e affrontare differenze culturali. In ciò si destinano in prima istanza al comportamento umano e alla comprensione delle origini del comportamento, trovandosi in differenti abitudini, sentimenti e valori. Tanti studi, provenienti dal campo della psicologia, della comunicazione, della linguistica applicata e degli affari internazionali, 1 Traduzione dall inglese fatta dalla ricercatrice. 9

10 hanno sviluppato dei frameworks delle competenze necessarie per la comunicazione interculturale effettiva. L enfasi di questi quadri è sulle competenze comunicative e sulla consapevolezza della diversità culturale. La competenza linguistica, che in vari quadri è ignorata completamente, è vista come un aspetto isolato e non è messa in relazione con le origini delle differenze culturali (Spencer- Oatey & Franklin, 2009). In questa ricerca facciamo il collegamento esplicito fra la cultura e la lingua, come si fa nell approccio della teoria di traduzione, il che abbiamo visto nell esempio di Eco qui sopra. In questo stretto legame c è l innovatività della ricerca rispetto alle teorie sulla comunicazione interculturale. Non è il nostro obiettivo creare un nuovo quadro di comunicazione interculturale, ma questo approccio potrebbe essere utile per lo sviluppo di quadri futuri. Le ricerche che hanno stabilito il collegamento fra lingua e cultura, parlando di significati culturali, si sono concentrate soprattutto sui problemi per la traduzione (per esempio Eco, 2001; Olk, 2003) e sugli effetti pragmatici, cioè sulle conseguenze sociali delle connotazioni (Allan, 2007; Yamamoto e Swan, 1989, in: Omar, 2012). Varie ricerche hanno sottolineato le difficoltà create dalle espressioni idiomatiche, che non si possono tradurre letteralmente (word-for-word) (Omar, 2012) e dall umorismo (che spesso è specifico di una data cultura). Inoltre viene spesso presupposto che l uso del significato connotativo di un termine, sarebbe una scelta consapevole (Li, Ran e Xia, 2010; Yamamoto e Swan, 1989, in: Omar, 2012). Nella presente ricerca cercheremo di rivelare le connotazioni di termini di uso quotidiano. Questi termini si distinguono dalle espressioni idiomatiche, dall umorismo, e da altre parole che sono esplicitamente specifiche a seconda della cultura, nel senso che a prima vista non sembra esserci un significato culturale che rende difficile la traduzione. I termini di uso quotidiano sono parole come caffè, di cui il significato in altre lingue sembra essere uguale e non problematico, mentre invece contemporaneamente vengono evocate tante associazioni culturali. Il problema dei termini di uso quotidiano è dunque che non ci aspettiamo le difficoltà. Presupponiamo che, al contrario di quanto indicato nel paragrafo precedente, le connotazioni di un termine siano evocate automaticamente e spesso pure in modo inconscio, senza che ci sia una scelta consapevole di usare il significato connotativo di un termine. Distinguiamo fra la cultura italiana e quella olandese. Il legame fra lingua e cultura suscita l aspettativa che i significati evocati dai termini di uso quotidiano in queste lingue differiscono. Cercheremo dunque di rivelare i significati culturali, in quanto sono simili e differenti all interno di e fra la cultura italiana e quella olandese. In modo da rivelare pure il perché delle differenze, studieremo la teorie di Hall e Hall (1990) sul concetto chiave del tempo. I teorici sostengono che ci sono alcuni concetti chiave, tra cui il concetto del tempo, che costituiscono le strutture profonde 10

11 della cultura. In questa ricerca cercheremo di scoprire se l interpretazione di questi codici culturali differisce fra la cultura italiana e quella olandese. In seguito cercheremo di spiegare il perché dei significati diversi, in quanto questi sono collegati all interpretazione diversa del concetto chiave del tempo. 1.2 Domanda centrale e ipotesi Le tantissime situazioni interculturali nel mondo contemporaneo e la difficoltà nascosta dei termini di uso quotidiano, rende necessario lo studio approfondito dei significati culturali. Quali sono questi significati e perché sono impliciti? Alla ricerca di significati culturali diversi che potrebbero causare delle difficoltà in situazioni interculturali, facciamo una distinzione fra la cultura italiana e quella olandese. Dopodichè, affrontiamo la domanda del perché esistono queste differenze. Studiamo i codici di base per le culture, che vengono costituiti dal concetto chiave del tempo, e cerchiamo di scoprire qual è la relazione fra questi codici e i significati culturali. La domanda centrale di questa ricerca è: Qual è il significato culturale implicito in termini di uso quotidiano e in che modo le differenze associative tra italiani e olandesi sono legate all interpretazione culturale del concetto chiave del tempo? Le ipotesi sono che i significati connotativi evocati dai termini di uso quotidiano sono condivisi all interno della cultura italiana e della cultura olandese, ma differiscono molto fra queste due culture. Ci aspettiamo dunque che le connotazioni associate a questi termini siano specifiche a seconda della cultura. Inoltre, partiamo dall ipotesi che il concetto chiave del tempo crei dei codici culturali, per cui la percezione del tempo e delle relazioni sociali differirebbe a seconda della cultura. Pure in merito a questo concetto crediamo dunque di trovare una differenza fra la cultura italiana e quella olandese. Inoltre, ci aspettiamo che ci sia una relazione fra le connotazioni dei termini di uso quotidiano e l interpretazione del concetto chiave del tempo. 1.3 Struttura della tesi Nella prima parte della presente relazione verrà stabilito in primo luogo il quadro teorico per questa ricerca. Nel Capitolo 2 studieremo da quali parti è composto il significato di un termine, discuteremo la connessione fra lingua e cultura, e analizzeremo le differenti interpretazioni del concetto chiave del tempo. Questo capitolo forma la base per la seconda parte della ricerca, cioè la ricerca empirica, 11

12 che verrà introdotta nel Capitolo 3. In questo capitolo descriveremo tra l altro i metodi usati, il disegno del questionario, i criteri di selezione dei partecipanti, e il metodo di campionamento. I risultati della ricerca empirica saranno descritti ampiamente nel Capitolo 4 e saranno poi analizzati più profondamente nel Capitolo 5, in cui faremo il collegamento fra la teoria ed i risultati empirici. Le conclusioni verranno presentate nel Capitolo 6, in cui verrà formulata una risposta alla domanda centrale della ricerca. Nel Capitolo 7, infine, saranno segnalate le difficoltà incontrate nel processo di ricerca e faremo alcune raccomandazioni per ulteriori ricerche. 12

13 Parte 1 La teoria 13

14 2. Quadro teorico 2.1 Cultura E difficile definire il termine cultura, perché nemmeno fra teorici c è consenso sulla definizione precisa. Nel 1963 Kroeber e Kluckhohn hanno distinto più di 150 definizioni di cultura, che venivano e probabilmente ancora vengono usate contemporaneamente (Shadid, 2003, p. 21). In molte pubblicazioni il concetto di cultura è inteso come cultura nazionale di un paese, come nel lavoro di Hofstede (1991). Le critiche a questa interpretazione sono tra l altro che ogni società è composta da una varietà di gruppi sociali in base all età, alla religione o alla professione (Shadid, 2003, p. 26). Pure Verluyten (2010, p. 19) riconosce l esistenza di varie subculture ed indica gli aspetti problematici della parificazione di cultura con la cultura nazionale. Così ci si riferisce alla cultura belga, della quale si può dubitare se esista perché le due comunità linguistiche in Belgio spesso si sentono culturalmente differenti. Ci sono però anche tanti argomenti a favore di una distinzione di culture nazionali, come il sistema politico, giuridico, economico e sociale, che esistono all interno di un paese e sono unici per quel paese (Verluyten, 2010, p. 20). Poi c è la rappresentazione nazionale ad eventi internazionali sportivi e l esistenza, in molti paesi, di una lingua standard condivisa da tutti, anche se vengono utilizzati numerosi dialetti simultaneamente. In questa ricerca dunque, se parliamo di culture o di differenze culturali, ci riferiamo alle culture nazionali. Assumiamo che una grande parte dell ideologia di una cultura è determinata dall organizzazione istituzionale di un paese e che la lingua e la cultura sono strettamente legate. 2 Facendo una distinzione fra la cultura italiana e quella olandese, ci concentreremo sulle similitudini e sulle differenze fra queste culture. Ci aspettiamo dunque di trovare delle caratteristiche culturali in entrambi i paesi, anche se le culture sono piuttosto eterogenee, perché esistono dei gruppi religiosi, professionali, coetanei o dialettali all interno dei paesi. 2.2 La teoria semiotica L esempio del caffè che abbiamo visto nell introduzione rivela che il significato di un termine non finisce con il significato letterale. Come Eco (2001, p ) osserva, una traduzione può essere soddisfacente in modo linguistico, ignorando però completamente i significati impliciti del termine tradotto, cioè l aspetto culturale. Siccome questi significati nascosti potrebbero causare delle 2 Questa affermazione verrà approfondita in dettaglio nel paragrafo 2.3 in riferimento al termine languaculture di Michael Agar. 14

15 difficoltà, non solo per il traduttore ma anche per chi opera in situazioni interculturali, è importante analizzare in che modo è costruito e da quali parti è composto il significato di un termine. Con questo scopo useremo un approccio semiotico, perché la semiotica si occupa dello studio dei significati attribuiti a tutto ciò che ci circonda nel mondo (Chandler, 1994, p. 12). La semiotica è un campo di studi vario, che è stato studiato nell arte, nella letteratura, nell antropologia e nel campo dei mezzi di comunicazione di massa. Ogni sistema di segni comunque si fonda sul modello linguistico, trattando gli oggetti di studio come se fossero dei testi che si possono leggere (Chandler, 1994, p. 13) Il modello semiotico di Saussure Il fondatore della semiotica linguistica è Ferdinand de Saussure (detto generalmente Saussure). Saussure sviluppò un modello diadico del segno, in cui l unità linguistica è una doppia entità, [...] formata dall associazione di due termini 3 (Saussure, 1974, p. 65). Saussure distingue fra il significante (signifiant), cioè la forma o l immagine acustica del segno, e il significato (signifié), cioè il concetto rappresentato (Chandler, 1994, p. 16). Il segno è la totalità che risulta dall associazione del significante con il significato (Saussure, 1974, p. 67). La connessione associativa fra le due parti del segno è inevitabile. Il significante e il significato sono interdipendenti e si evocano a vicenda (Chandler, 1994, p. 18). La connessione fra il significante e il significato è illustrata nelle immagini sottostanti. Le frecce significano l interdipendenza dei due aspetti del segno. concetto (significato) immagine acustica (significante) albero Immagine 2.1: la connessione fra il significante e il significato Saussure (1974, p. 113) ha spiegato questa connessione paragonando la lingua ad un foglio di carta: non si può tagliare la fronte senza tagliare il retro contemporaneamente. Allo stesso modo non si può 3 Traduzione dall inglese fatta dalla ricercatrice. 15

16 dividere il suono (significante) dal pensiero (significato). Ciò significa, come si vede nell immagine 2.1, che l immagine acustica albero automaticamente evoca il concetto connesso, albero. L inseparabilità di senso e significato è stata affermata pure da Armstrong (2005, p. 10), che non compara il segno ad un foglio di carta, ma ad una moneta. Armstrong nota che, come l evocazione del concetto albero nell immagine, non si può dire, sentire, leggere o scrivere la parola (senso) gatto senza evocare il concetto (significato) gatto Lingua e parola La relazione fra il significante e il significato è detta dai semiotici convenzionale, cioè dipendente da convenzioni sociali e culturali (Chandler, 1994, p. 24). Saussure (1974, p. 14) e, sul suo esempio, pure Barthes (1967, p. 14) infatti sostengono che i segni linguistici rappresentano il lato sociale del linguaggio, perché nessun individuo potrebbe crearli o modificarli. Le associazioni fra l immagine acustica e il concetto esistono soltanto tramite un contratto collettivo, cioè il consenso nella comunità in questione. Dunque, una parola significa ciò che significa soltanto perché collettivamente è stato deciso così (Chandler, 1994, p. 24). In questa luce è importante prendere in considerazione lo spunto per la teoria di Saussure. Saussure distingue fra langue e parole (lingua e parola). La lingua per lui è l aspetto ben definito del linguaggio, che può essere studiata perché è concreta e omogenea. E al livello della lingua che si trovano i segni linguistici descritti nella teoria di Saussure. Il sistema della lingua, come abbiamo posto qui sopra, non può essere modificato da un individuo. In ciò consiste l aspetto sociale della lingua, che secondo Saussure la distingue dalla parola, che sarebbe un atto individuale ed eterogeneo e che perciò non si può studiare (Saussure, 1974, p ). Per Saussure (1974, p. 15) entrambi gli aspetti del segno sono psicologici. Ci si riferisce solamente alla lingua parlata, il segno linguistico essendo l associazione di un immagine acustica con un concetto. Sia il significante che il significato nella teoria di Saussure sono dunque immateriali. La maggior parte dei semiotici che hanno adottato il modello di Saussure comunque considerano i segni linguistici sia verbali che scritti (Chandler, 1994, p. 17). Saussure stesso considera la scrittura subordinata alla lingua parlata, per cui colpisce che confermi la possibilità di mettere la lingua in forma scritta, permettendo ai dizionari di rappresentarla accuratamente (Saussure, 1974, p. 15) Denotazione e connotazione Per quanto riguarda la rappresentazione della lingua nei dizionari, Saussure aveva ragione senza dubbio. E importante però ricordare quale significato va descritto nel dizionario, cioè il significato letterale, che linguisticamente funzionerà benissimo in una traduzione. Abbiamo visto comunque 16

17 che ci sono più significati, gli uni più impliciti degli altri, che dovrebbero essere presi in considerazione. E proprio questo che manca nella teoria di Saussure. I segni linguistici nel modello di Saussure esistono tramite dei contratti collettivi, che regolano l associazione di un immagine acustica e un concetto. Queste associazioni in una società sono piuttosto fisse perché vengono imparate, e, appunto, sono descritte nel dizionario. Dunque, Saussure assolutamente non aveva torto, perché ovviamente il significato di un termine che si trova nel dizionario è un significato valido, probabilmente riconosciuto da (quasi) tutti, che potrebbe essere definito come neutrale. Ma siccome il significato di un termine non finisce con il significato che si trova nel dizionario, il modello di Saussure non è completo. Nella semiotica di oggi, una distinzione va fatta fra il significato denotativo e il significato connotativo. La denotazione è definita come il significato letterale, ovvio o generale, ed è ciò che il dizionario cerca di fornire (Chandler, 1994, p. 89). La connotazione si riferisce alle associazioni socioculturali e personali del segno. Saussure si concentra dunque sulla denotazione, non prendendo in considerazione la connotazione Il modello semiotico di Barthes In base al modello di Saussure sono stati sviluppati altri modelli, che ampliano la teoria originale. Barthes (1967, p. 89) sostiene che la denotazione e la connotazione sono due sistemi connessi. La denotazione è il primo sistema, in cui il significante viene associato con il significato denotativo. La totalità di questo sistema poi diventa parte del secondo sistema, cioè la connotazione, in cui costituisce il significante del significato connotativo. Visualizzato in uno schema il modello di Barthes si presenta come segue: Significante denotativo Significato denotativo Significante connotativo Significato connotativo Immagine 2.2: in base al diagramma in Barthes (1967, p. 90). L importanza di studiare la connotazione è riconosciuta da tanti teorici. Nell articolo The challenges of denotative and connotative meaning for second-language learners Omar (2012, p. 332) afferma che è essenziale per la gente sapere che una parola non ha semplicemente un significato solo. Sostiene che gran parte degli errori di comunicazione in situazioni interculturali sono causati dalla confusione di differenti significati attribuiti nel contesto culturale. Oltre alle sfide dei significati culturali per gli studenti di lingua, descritte da Omar, i teorici si sono concentrati tra l altro sui problemi per i traduttori (Armstrong, 2005; Eco, 2001; Olk, 2003), sugli effetti pragmatici connessi 17

18 con le varie connotazioni di un termine (Allan, 2007) e sugli effetti sociali dei significati connotativi (Yamamoto e Swan, 1989, in: Omar, 2012). Il consenso generale tra i teorici è che la connotazione, al contrario della denotazione, è soggettiva e riferisce al significato associativo, e che l effetto di una parola varia a seconda della cultura (Omar, 2012, p. 330; Allan, 2007, p. 1048; Armstrong, 2005, p. 71). Yamamoto e Swan (1989, in: Omar, 2012, p. 330), ad esempio, descrivono la differenza del significato del termine di uso quotidiano dog in inglese e kaleb in arabo. Il significato denotativo dei due termini è uguale, in quanto questi si riferiscono allo stesso animale. Il significato connotativo invece differisce fortemente, essendo piuttosto negativo per gli arabi, ma positivo per gli inglesi: gli inglesi associano la parola dog a fedeltà e amicizia, mentre gli arabi l associano a sporcizia e a custodia. Come dice Allan (2007, p. 1048): identificare la connotazione di un termine significa identificare l atteggiamento della comunità verso di esso Il significato culturale Il modello di Barthes ha aggiunto l aspetto importante della connotazione che mancava nella teoria di Saussure. Non vuole dire però che questo modello più ampio sia l unica possibilità nel processo di significazione. Cioè, la connotazione non deriva necessariamente dalla combinazione del significante e il significato denotativo. I teorici contemporanei, secondo Chandler (1994, p ), confermano la possibilità che la forma materiale del significante possa generare delle connotazioni proprie. Questa possibilità si oppone all interpretazione di Saussure, in quanto si riferiva soltanto all immaterialità di entrambi gli aspetti del segno. Inoltre, Chandler (1994, p. 90) sostiene che è difficile fare una distinzione precisa fra denotazione e connotazione. Per l analisi è utile distinguere fra i due significati, ma in pratica non è così facile. Secondo Chandler, la maggior parte dei semiotici sostiene che un segno denotativo, privo di connotazione, non esiste. Questi perciò non riconoscono l esistenza di un significato letterale. Ciò si oppone alla teoria di Saussure, in cui la lingua è vista come un complesso omogeneo. Possiamo comunque dire che alcuni significati di un termine, saranno più letterali e neutrali di altri. Come abbiamo visto, Saussure e Barthes ritengono l associazione del significante con il significato, cioè la denotazione, essere il prodotto di un contratto collettivo. Pure Chandler (1994, p. 90) dice che il significato denotativo di un segno è riconosciuto ampiamente all interno di una cultura. Sottolinea inoltre la misura in cui la connotazione dipende dalla cultura, anche se il significato connotativo di un termine è parzialmente individuale e una lista di connotazioni dunque non può mai essere completa. Si riferisce a Silverman (1983, in: Chandler, 1994) dicendo che le 4 Traduzione dall inglese fatta dalla ricercatrice. 18

19 connotazioni di un individuo non sono soltanto delle opinioni personali, ma dipendono per una grande parte dai codici culturali ai quali l individuo ha accesso. Infatti, allo stesso momento in cui si imparano delle denotazioni, se ne imparano anche le connotazioni più frequenti. Così ogni persona è posizionata nell ideologia della sua cultura. Perciò, varie connotazioni saranno condivise ampiamente all interno dei confini di una cultura (p. 90). Concludendo possiamo dire che la teoria semiotica ci ha fatto vedere da quali parti è composto un segno linguistico. Il modello semiotico di Barthes ha confermato che il significato letterale, con il quale finisce la teoria di Saussure, non è l unico significato importante. In ciò che segue ritorneremo ai vari significati e in particolare al significato connotativo, analizzando il modo in cui esso è collegato con la cultura. 2.3 Languaculture Nei paragrafi precedenti abbiamo visto che i significati che attribuiamo a tutto ciò che ci circonda, non derivano soltanto dal dizionario, ma dipendono pure dalla nostra cultura. Siccome tutti questi significati sono riconducibili al modello linguistico, implicitamente abbiamo già trattato la connessione tra lingua e cultura. Nel seguente paragrafo approfondiremo questo collegamento, discutendo il termine languaculture di Michael Agar Il cerchio intorno alla lingua L antropologo linguista Michael Agar nel suo libro Language Shock. Understanding the Culture of Conversation (1994) descrive il legame tra lingua e cultura, che dice necessario per la comunicazione. Il punto di partenza del libro è il fatto che la maggior parte della gente crede che la padronanza della grammatica e del vocabolario di una lingua sia una condizione sufficiente per comunicare (Agar, 1994, p. 15). In ciò consiste il cerchio che secondo Agar è stato tracciato intorno alla lingua, riducendola ad un sistema di grammatica e di significati che si trovano nel dizionario (Agar, 1994, p. 16). Agar (1994, p. 37) sostiene che è stato proprio Saussure a tracciare questo cerchio intorno alla lingua, facendo la distinzione fra lingua e parola. Come abbiamo già visto prima, Saussure si è concentrato soltanto sulla lingua, che ha considerato un sistema concreto e omogeneo. Dunque, la teoria di Saussure, il modello dei segni linguistici, si trova all interno del cerchio. Giustamente, la parte del segno che Saussure chiama il significato, cioè il significato denotativo se usiamo il termine di Barthes è il significato che si trova nel dizionario. 19

20 Agar afferma che il modello di Saussure non è completo, perché la lingua include molto più della lingua all interno del cerchio. Ci sono tanti significati che si estendono oltre il cerchio e che sono essenziali per la comunicazione. Il fatto che esistano delle differenze e delle incomprensioni fra persone che parlano la stessa lingua, dimostra che il sistema della lingua di Saussure non è sufficiente per comunicare (Agar, 1994, p ). Con questa affermazione Agar ripete in effetti ciò che abbiamo descritto nei paragrafi precedenti, cioè che il significato nel dizionario non è l unico significato di un termine La cancellazione del cerchio Barthes, quando ha introdotto il significato connotativo, è uscito dal cerchio, ampliando così il modello di Saussure. Agar non fa la distinzione fra la denotazione e la connotazione, ma sostiene comunque che è proprio questo, il significato, che collega la lingua all interno del cerchio (...) con il mondo fuori 5 (Agar, 1994, p. 16). Questi significati, fuori dal cerchio, dimostrano la nostra identità e ideologia, ed indicano come funziona il mondo e cosa aspettarsi in una certa situazione (Agar, 1994, p. 16). Dunque, i significati connotativi dimostrano la nostra cultura. Spesso, Agar dice, non siamo neanche consapevoli di questi significati culturali. Sono i significati che sembrano naturali e logici, perché fanno parte dell ideologia in cui siamo cresciuti (Agar, 1994, p. 21; Chandler, 1994, p.90). Solo nel momento in cui riscontriamo delle differenze, dei significati diversi, prendiamo coscienza della nostra cultura. In quel momento, il cerchio che c era intorno alla lingua, va cancellato ed i significati che abbiamo sempre pensato come veri e unici, vengono relativizzati e diventano alcune delle varie possibilità (Agar, 1994, p ). Così Agar fa vedere che la cultura può cancellare il cerchio. La grammatica e il vocabolario sono importanti, ma senza cultura non c è comunicazione (Agar, 1994, p. 29). Agar sostiene che la gente deve rendersi conto che la lingua è strettamente legata all identità, perché nel mondo multiculturale di oggi è inimmaginabile non stare in contatto con persone differenti. Dunque, la comunicazione nel mondo contemporaneo richiede cultura 6 (Agar, 1994, p. 23) La connessione fra lingua e cultura Una certa connessione fra lingua e cultura nell antropologia c era già, perché in quel campo di studi la lingua era usata per studiare la cultura di una società. La lingua era però soltanto un metodo per giungere alla scoperta e alla descrizione di culture sconosciute. Ma anche se la connessione ancora 5 Traduzione dall inglese fatta dalla ricercatrice. 6 Traduzione dall inglese fatta dalla ricercatrice. 20

21 non veniva ritenuta necessaria, era riconosciuto comunque il rapporto fra la lingua e le persone che la usavano. Per dimostrare il legame necessario fra lingua e cultura, Agar descrive l ipotesi della relatività linguistica di Edward Sapir e Benjamin Lee Whorf. La relatività linguistica deriva dalla versione rigida dell ipotesi che dice che la lingua in cui si cresce determina la coscienza e il modo di vedere il mondo. In questa versione rigida, il determinismo linguistico, la traduzione e il bilinguismo non sono possibili. Questa visione perciò è abbastanza problematica, visto che esistono comunque delle persone bilingui ed è pure possibile fare delle traduzioni. Come abbiamo descritto prima e come dice pure Agar, è difficile fare una traduzione, ma non è impossibile (Agar, 1994, p. 67). La relatività linguistica è, come detto, la versione debole dell ipotesi di Sapir e Whorf. Secondo questa ipotesi la lingua costituisce il solito modo di vedere il mondo e di parlarne 7 (Agar, 1994, p. 68). Cioè, si sviluppano delle abitudini e dei modi di pensare in base alla lingua, ma non è impossibile cambiare la percezione del mondo (Agar, 1994, p ). Agar afferma che al momento in cui ci si rende conto che altre lingue costituiscono altre consapevolezze, è la cultura che entra in gioco. Agar sostiene che Whorf, benché considerasse la lingua essere soltanto grammatica, ha stabilito il collegamento tra lingua e cultura (Agar, 1994, p. 71). Anche Agar stesso ha descritto questo collegamento, come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, dicendo che i significati che diamo nella vita sono collegati all ideologia in cui siamo cresciuti. Inoltre, ritornando al modello semiotico di Barthes, abbiamo visto che i significati connotativi più importanti sono imparati allo stesso momento in cui si impara la denotazione di un termine. Queste affermazioni sul legame tra lingua e cultura fanno l introduzione del termine languaculture di Agar un dovere, indicando la connessione necessaria tra le due parti Languaculture Così Agar ha cancellato il cerchio intorno alla lingua e ha collegato quest ultima alla cultura, introducendo il termine languaculture. Ha dimostrato che la lingua include non soltanto la grammatica e il vocabolario, ma anche ciò che la gente fa con le parole e le frasi. Inoltre ha dimostrato l importanza dei significati, non soltanto di quelli che si trovano nel dizionario, ma piuttosto di quei significati che si estendono all ideologia della cultura (Agar, 1994, p. 96). Verso la fine del suo libro, Agar affronta la questione di quali sono i confini di una languaculture. Afferma che la languaculture è collegata ad un identità sociale, ma quale identità? Secondo Agar (1994, p. 213) parlare della languaculture americana o quella austriaca è piuttosto 7 Traduzione dall inglese fatta dalla ricercatrice. 21

22 problematico, perché questa denominazione si può riferire ad una nazione, ad uno stato oppure a tutti e due. Sostiene comunque che entrambi i concetti sono languacultures. Una nazione è una languaculture perché i membri si sentono connessi attraverso la lingua e la storia comune. Pure uno stato, anche se è un entità politica, rappresenta una languaculture : i cittadini condividono il sistema politico, economico, giuridico e sociale. Cioè, condividono le istituzioni che regolano l organizzazione della vita, la quale determina una grande parte dell ideologia (Agar, 1994, p ). In parte le languacultures di nazioni e stati coincidono, ma Agar continua a fare la distinzione fra le due. Afferma che una parte dell identità di una persona si pùo attribuire alla languaculture nazionale o statale. Sottolinea però che ci saranno sempre delle variazioni individuali e che esistono altre identità sociali all interno di e oltre i confini di una languaculture (Agar, 1994, p ). Nonostante queste considerazioni, che abbiamo discusso pure nel paragrafo sul concetto della cultura, in questa ricerca parleremo della cultura nazionale. Presupponiamo dunque che le nazioni ed gli stati italiano e olandese e perciò anche le loro languacultures coincidano Differenze e similitudini Abbiamo discusso come Saussure ha tracciato il cerchio intorno alla lingua e abbiamo visto come Agar l ha cancellato. Abbiamo visto che la relatività linguistica considera la lingua costituire il solito modo di vedere il mondo e di parlarne e determinare dunque le nostre abitudini e per il nostro modo di pensare. Infine è stato discusso il termine languaculture di Agar, e i suoi limiti. Rimane comunque una domanda: visto che la relatività linguistica ritiene possibile conoscere altre languacultures e dunque cambiare la propria percezione del mondo, in che modo sono collegate le varie languacultures tra loro? La risposta di Agar (1994, p. 72) a questa domanda è che, oltre alle numerose differenze, ci sono anche tante similitudini fra le varie languacultures, che ne rendono possibile l investigazione: Non tutto è differente quando si va da una languaculture all altra; è proprio questo il motivo della possibilità di andare dall una all altra 8 (Agar, 1994, p. 88). Se ricordiamo a questo punto l esempio di Eco del caffè, diventa chiaro in che modo il concetto italiano è simile a quello americano. Cioè, i significati denotativi quelli che si trovano nel dizionario sono simili. Siccome la languaculture include però pure i significati connotativi, che non sono uguali affatto, i concetti nelle due languacultures si sovrappongono soltanto parzialmente. La comparabilità di concetti è stata descritta da Aneta Pavlenko (2008), che ha studiato le parole dell emozione nel lessico bilingue. Benché noi ci concentriamo sui monolingui e descriviamo dei concetti concreti, il modello della rappresentazione di concetti si applica benissimo alla nostra 8 Traduzione dall inglese fatta dalla ricercatrice. 22

23 ricerca sui termini di uso quotidiano. Pavlenko (2008, p. 151) descrive tre possibili rapporti fra i concetti in due lingue diverse: (1) i concetti sono simili o identici, (2) un concetto nella lingua A non ha un equivalente nella lingua B, o (3) due o più concetti si sovrappongono parzialmente. La difficoltà con i termini di uso quotidiano è che, a prima vista, e in base al dizionario il concetto sembra essere uguale in un altra lingua. Invece non è così, perché ci sono tanti significati impliciti, cioè i significati connotativi, che sono nascosti. Questo vale non solo per l esempio precedente del caffè, ma anche per il concetto dog che abbiamo descritto prima. Questo concetto in inglese e in arabo è uguale nel senso che si riferisce allo stesso animale, ma le associazioni dei parlanti di queste lingue differiscono molto. Questi concetti dunque sembrano essere identici, la prima possibilità della teoria di Pavlenko, ma in realtà si sovrappongono soltanto parzialmente, cioè il terzo rapporto possibile sopra descritto. Visualizzando, la relazione fra i concetti è la seguente: Immagine 2.3: concetti sovrapposti La parte che i due concetti hanno in comune, rappresenta il significato denotativo, cioè l animale dog / kaleb. I significati connotativi, cioè le associazioni culturali dei concetti, si trovano fuori dalla parte sovvraposta. Ci aspettiamo dunque che i significati connotativi in varie languacultures coincidano meno dei significati denotativi. Con la cancellazione del cerchio che esisteva intorno alla lingua, e con l introduzione del termine languaculture, siamo arrivati ad un punto importante: la connessione necessaria tra lingua e cultura. Faremo dunque la distinzione fra denotazione e connotazione, sull esempio del modello semiotico di Barthes, anche se la distinzione fra le due non è sempre chiara e infatti Agar non fa questa differenza. In questa ricerca ci concentreremo sui significati connotativi, che sono profondamente connessi con l ideologia e l identità della gente. Siccome questi significati sono specifici a seconda della cultura, ci aspettiamo di trovare delle differenze fra la languaculture italiana e quella olandese. 23

24 2.4 Il concetto chiave del tempo La comparazione dei concetti, descritto nel paragrafo precedente, si trova verso il lato langua della languaculture. In questo paragrafo ci concentreremo invece sulla parte culture della languaculture. Spencer-Oatey e Franklin (2009) descrivono vari quadri teorici per la comparazione di gruppi culturali, tra cui il quadro di Edward T. Hall. Hall e Hall (1990) si concentrano sulle differenze culturali nel comportamento umano. Sostengono che i cittadini di ogni paese hanno il proprio modo di vedere e di fare le cose, perché il loro comportamento è stato programmato dalla cultura (Hall & Hall, 1990, prefazione). Questi studiosi parificano dunque la cultura con la cultura nazionale, come facciamo pure noi. Hall e Hall descrivono alcuni concetti chiave, che costituiscono le strutture profonde della cultura. Affermano che il comportamento proveniente da questi codici culturali si basa su regole non scritte e che il comportamento spesso è perfino inconscio (Hall & Hall, 1990, prefazione). Queste strutture culturali sono dunque nascoste, come le connotazioni culturali dei termini di uso quotidiano che a prima vista in un altra languaculture sembrano uguali. Entrambi gli aspetti sono però molto importanti, perché potrebbero complicare la cooperazione interculturale. Noi approfonderemo il concetto chiave del tempo, di cui Hall, citato in Spencer-Oatey e Franklin, dice: Time is so thoroughly woven into the fabric of existence that we are hardly aware of the degree to which it determines and co-ordinates everything we do, including the modelling of relations with others in many subtle ways. (Hall, 1976, in: Spencer-Oatey & Franklin, 2009, p. 24) Tempo monocronico e tempo policronico Hall e Hall (1990, p ) distinguono due sistemi diversi della percezione del tempo, cioè il tempo monocronico e il tempo policronico. Questi sistemi costituiscono delle visioni opposte in merito al tempo e alle relazioni personali: le culture monocroniche sono orientate più sul tempo, mentre le culture policroniche sono orientate più sulle relazioni sociali. Nelle culture monocroniche la percezione del tempo è lineare, il tempo è suddiviso in compartimenti, un compito viene concluso prima di iniziarne un altro e così ci si concentra su una cosa sola. Gli impegni di tempo vengono presi sul serio, gli appuntamenti, i programmi e la puntualità sono importantissimi. La vita è determinata in gran parte dal tempo. In culture policroniche, al contrario, il tempo assume un ruolo molto meno prominente. I contatti sociali e le relazioni personali vengono apprezzati molto più dei programmi fissati. Il tempo è flessibile e non suddiviso in compartimenti. Al contrario del sistema monocronico, in culture policroniche si fanno tante cose 24

25 contemporaneamente e non si considera fastidioso essere interrotti. Programmi e appuntamenti vengono cambiati spesso e facilmente. Così Hall e Hall (1990, p ) sostengono che negli Stati Uniti un appuntamento di lavoro deve essere programmato minimo due settimane in anticipo, mentre nei paesi arabi due settimane sono troppe perché una data programmata così tanto di anticipo sfugge la mente 9 (Hall & Hall, 1990, p. 20). Spencer-Oatey e Franklin (2009, p. 23) affermano che Hall e Hall non forniscono dei dati quantitativi sulla posizione di varie culture sulla dimensione del tempo. Il libro in cui gli studiosi descrivono questo concetto, è stato scritto per aiutare gli uomini d affari americani a capire meglio il comportamento dei tedeschi e dei francesi. Le teorie stabilite si basano su 180 interviste condotte negli Stati Uniti, in Germania e in Francia. Hall e Hall (1990) affermano di aver preso in considerazione in primo luogo le esperienze dei capi esecutivi e dei direttori che hanno lavorato nell ambito aziendale internazionale. La conoscenza e le esperienze di questi uomini d affari, completati con le osservazioni di scrittori, artisti ed educatori, hanno assistito alla composizione del libro (Hall & Hall, 1990, prefazione; introduzione). Benché la teoria di Hall e Hall sia stata sviluppata in prima istanza per il mondo aziendale internazionale, i teorici affermano che può essere molto utile per chiunque affronti delle situazioni interculturali (Hall & Hall, 1990, prefazione). In base alle interviste condotte, indicano che gli Stati Uniti e i paesi in Nord-Europa sono più monocronici, mentre i paesi mediterranei sono più policronici (Hall & Hall, 1990, p ). In questa ricerca ci aspettiamo dunque di trovare una differenza fra gli italiani, che dovrebbero essere più policronici, e gli olandesi, che pensiamo tenderanno più verso il lato monocronico della dimensione. Tramite la ricerca empirica, che verrà introdotta nel capitolo seguente, cercheremo di fornire dei dati statistici che confermano le aspettative in base alla teoria di Hall e Hall (1990). Hall e Hall fanno una distinzione fra parole, cose materiali e comportamento. Indicano specificamente di prestare attenzione ai componenti non verbali della comunicazione interculturale (Hall e Hall, 1990, prefazione; p. 3). Ma anche se Hall e Hall fanno una divisione esplicita tra comportamento e lingua, descrivono comunque la cultura, visto che il comportamento che discutono deriva dai codici culturali con cui la gente è stata programmata. Il concetto chiave del tempo dunque, creando le strutture profonde della cultura, fa parte dell ideologia in cui cresciamo. Quest ideologia può essere più monocronica o più policronica. 9 Traduzione dall inglese fatta dalla ricercatrice. 25

26 A questo punto bisogna ricordare il termine languaculture di Agar, con cui la lingua e la cultura sono state connesse necessariamente. Abbiamo visto che la lingua, che Hall e Hall dicono di non discutere, è strettamente collegata con la cultura, perché i significati si estendono oltre il dizionario fino all ideologia più profonda della cultura. Questi significati sono generati in base alle strutture profonde della cultura, cioè in base ai codici culturali creati dal concetto del tempo. E la connessione necessaria tra lingua e cultura dunque, la languaculture, che collega i significati con la percezione del tempo. 2.5 Conclusione Riassumendo abbiamo visto che Saussure, facendo la distinzione tra lingua e parola, traccia un cerchio intorno alla lingua, riducendola ad un sistema di grammatica e di vocabulario. Il modello saussuriano comunque è lo spunto per la ricerca di significati, che si estendono oltre il cerchio. Barthes amplia la teoria di Saussure e esce dal cerchio, introducendo il significato connotativo. Poi abbiamo visto in che modo questo significato è collegato con la cultura. E stato discusso il termine languaculture di Agar, che indica la connessione necessaria tra lingua e cultura. Abbiamo deciso di distinguere fra il significato denotativo e il significato connotativo, benché Agar non faccia questa differenza e benché spesso la divisione non sia chiara. Infine abbiamo visto che il concetto chiave del tempo costituisce delle strutture profonde che formano dei codici culturali, suscitando un comportamento più monocronico o più policronico. In questa ricerca ci concentreremo sui significati connotativi, di cui abbiamo visto sono profondamente connessi con la cultura. Abbiamo dato alcuni esempi di termini di uso quotidiano che a prima vista non sembrano essere problematici in una traduzione o in situazioni interculturali. Risulta però che ci sono tanti significati impliciti, che non si vedono subito, che possono differire moltissimo a seconda della cultura. Perció i termini di uso quotidiano li crediamo perfetti per un analisi semiotica, perché sono proprio queste parole che sembrano chiare e non ambigue, rendendole termini ideali per rintracciare le ideologie nascoste. 26

27 Parte 2 La ricerca empirica 27

28 3. Metodi 3.1 Obiettivo e ipotesi Nell introduzione è stata posta la domanda di ricerca Qual è il significato culturale implicito in termini di uso quotidiano e in che modo le differenze associative tra italiani e olandesi sono legate all interpretazione culturale del concetto chiave del tempo?. Nel quadro teorico è stato analizzato da quali parti è composto un segno linguistico. E stato confermato che un termine ha due parti significativi, cioè la denotazione e la connotazione, che sono divisi per l analisi, anche se in pratica non è sempre possibile fare questa divisione. Abbiamo visto che il significato implicito è il significato connotativo, e che questo significato infatti è strettamente connesso con la cultura. In questo capitolo verrà introdotta la parte empirica della ricerca e descriveremo i metodi usati. Abbiamo già visto due esempi di termini di uso quotidiano che, a prima vista, sembrano uguali in due lingue diverse. E stato scoperto però che l unica parte uguale è il significato denotativo, ma che il significato connotativo allo stesso momento differisce molto fra le varie culture. In questa parte della ricerca, verificheremo se la connotazione di termini di uso quotidiano in italiano effettivamente differisce dalle connotazioni dei termini equivalenti in olandese. Con questo scopo ci concentreremo sul termine pranzo, che in olandese si dice lunch. Nei dizionari italiano-olandese e olandese-italiano (Van Dale, 2001), i termini sono tradotti proprio così. Siccome il significato esplicito, cioè quello che si trova nel dizionario, come abbiamo visto nel capitolo precedente, non è l unico significato importante di un termine, nella presente ricerca empirica ci concentreremo sui significati impliciti. L obiettivo della ricerca è di scoprire se i termini pranzo e lunch evocano dei significati connotativi diversi nelle due lingue, rivelando delle connotazioni che sono specifiche a una certa cultura. Infine cercheremo di scoprire se le differenze sono legate all interpretazione diversa del concetto del tempo. In base al quadro teorico presentato nel Capitolo 2, in cui affermiamo che la lingua e la cultura sono strettamente connesse fra di loro, ci aspettiamo che le connotazioni che gli italiani hanno con la parola pranzo differiscono dalle connotazioni degli olandesi con la parola lunch. Poi ci aspettiamo di trovare un interpretazione diversa del concetto di tempo nei due paesi: infatti, nella letteratura è stato suggerito che la concezione del tempo distingue le culture in monocroniche e policroniche: i paesi nord-europei sarebbero più monocronici ed i paesi mediterranei invece più policronici. Partendo da questa teoria, crediamo che i soggetti italiani mostreranno più caratteristiche policroniche, mentre quelli olandesi faranno vedere più caratteristiche monocroniche. Il collegamento necessario tra lingua e cultura, ben mostrato dal termine languaculture, suscita 28

29 l aspettativa che il concetto chiave del tempo, e in particolare l interpretazione diversa di questo concetto in base ai codici culturali, sia legata alla generazione dei significati culturali impliciti. 3.2 Metodo di ricerca Siccome siamo interessati alle caratteristiche e alle similitudini di un gruppo, il metodo di ricerca usato è quantitativo. L obiettivo è di trovare delle caratteristiche comuni all interno della cultura italiana e olandese. Per poter fare una comparazione fra i vari soggetti, e fra le due culture, bisogna usare uno strumento che renda possibile un paragone preciso e valido. I metodi di ricerca qualitativi non sono adeguati, perché si concentrano sulle variazioni individuali, rendendo impossibile lo studio di caratteristiche comuni e il calcolo di un valore medio. Il metodo quantitativo usato è il questionario a domande e tesi chiuse, che verrà elaborato nei paragrafi successivi, ed i dati sono stati sottoposti ad un analisi statistica. Un grande vantaggio di questo metodo è che i parametri sono determinati in anticipo, per cui la misurazione è precisa ed i dati sono ordinati. Ogni partecipante risponde alle stesse domande, rendendo possibile la comparazione statistica delle risposte. Poi il questionario è conveniente perché la distribuzione è facile e la compilazione richiede poco tempo. Questo, in combinazione con l anonimità garantita, invoglia la gente a collaborare. Inoltre, come abbiamo già affermato qui sopra, questo metodo di ricerca facilita la possibilità di analizzare e di comparare le caratteristiche di gruppi diversi. Dörnyei (2007, p. 34) sostiene infine che i dati ottenuti da questo metodo quantitativo sono generalizzabili ad altri contesti. Contemporaneamente questo metodo quantitativo ha il difetto di essere piuttosto semplicistico, riducendo tutto a generalizzazioni (Dörnyei, 2007, p. 35). Siccome le domande e le tesi sono chiuse, non c è posto per un contributo personale dei partecipanti. Nonostante la variazione individuale, ogni soggetto è costretto a rispondere entro i limiti determinati dalla ricercatrice. L ultimo svantaggio del metodo è che non c è modo di controllare se i partecipanti hanno compilato il questionario conforme a verità. 3.3 Disegno del questionario Sono state sviluppate due versioni del questionario, cioè una versione italiana e una versione olandese. 10 Si è tentato di rendere le due versioni più equivalenti possibile. Bisogna riconoscere però la possibilità che le stesse parole in un altra lingua evochino delle connotazioni differenti. Ricordiamo l esempio del caffè, dato da Eco: la frase italiana Ordinai un caffè, lo buttai giù in un secondo ed uscii 10 Vedi Appendice 1 per entrambe le versioni del questionario. 29

30 dal bar si può tradurre facilmente in inglese in modo che funzioni linguisticamente. Ciò che rende difficile la traduzione è la necessità di formulare una traduzione che è anche culturalmente equivalente. Siccome studiamo le connotazioni evocate nella lingua italiana e quella olandese, bisognava creare due versioni diverse del questionario. Le due versioni sono più neutrali ed equivalenti possibili. Così si è potuto studiare se le parole, che linguisticamente sono equivalenti nella versione italiana e quella olandese, suscitano delle connotazioni diverse a seconda della cultura. Il questionario inizia con alcune parole di benvenuto, in cui viene introdotta la ricerca e vengono date delle brevi spiegazioni riguardo al questionario. Infine i lettori vengono ringraziati per la collaborazione. Il questionario consiste di tre parti. La prima parte tratta del termine pranzo e inizia con l unica domanda aperta della ricerca, in cui al partecipante viene chiesto di nominare le tre cose che gli vengono in mente quando pensa alla parola pranzo. Siccome questa è la prima domanda, i soggetti non sono influenzati dalle possibilità fornite dalla ricercatrice. L obiettivo della domanda aperta è appunto di evocare delle associazioni spontanee ai partecipanti, fuori dai limiti fissati. Così abbiamo cercato di ridurre al minimo gli svantaggi della ricerca quantitativa indicati nei paragrafi precedenti. Poi segue una domanda in cui viene chiesto di indicare la durata di un pranzo. La domanda principale della prima parte consiste di un elenco di aspetti che possibilmente si associano con la parola pranzo. Quest elenco è stato realizzato in base alle connotazioni di cinque olandesi e cinque italiani, che hanno descritto le loro associazioni con il termine, completato con le esperienze della ricercatrice stessa. Le connotazioni sono state divise in quattro categorie, cioè 1) cosa si mangia, 2) dove si mangia, 3) con chi si mangia e 4) il valore sentimentale nei confronti del termine, e altro. La divisione in categorie rende la lista più chiara e ordinata, ma non serve ad un altro scopo. Per ogni aspetto al partecipante si è chiesto di scegliere una risposta in una scala di cinque punti, che va da non ci penso affatto a ci penso fortemente. La seconda parte del questionario tratta della percezione del tempo. In base alla teoria di Hall e Hall (1990) sono state sviluppate delle tesi, che evidenziano la differenza fra la cultura monocronica che si orienta più sul tempo, e la cultura policronica in cui sono più importanti le relazioni sociali. Ai partecipanti si è chiesto di rispondere a quattordici tesi, di cui la metà rappresenta un atteggiamento monocronico e l altra metà dimostra un comportamento policronico. Ogni tesi descrive dunque una situazione, che può essere monocronica oppure policronica. Si risponde di nuovo utilizzando una scala di cinque punti, che in questa parte dell esperimento va da completamente in disaccordo a completamente d accordo. 30

31 Vediamo i seguenti esempi: (1) Lo considero fastidioso se un appuntamento viene cancellato all ultimo momento. 11 (2) Penso sia scortese interrompere una conversazione perché ho un appuntamento (di lavoro). 12 La prima tesi (1) descrive una situazione monocronica, perché le persone monocroniche assegnano molto valore al rispetto degli appuntamenti. Perciò, una persona monocronica sarà d accordo con questa tesi. Una persona policronica invece, che non attribuisce tanto valore agli appuntamenti, probabilmente non considera tanto fastidioso la cancellazione all ultimo momento. Al contrario, la seconda tesi (2) rappresenta una situazione policronica, alla quale le persone policroniche risponderanno d accordo, mentre quelle monocroniche non saranno d accordo. La terza e ultima parte del questionario consiste di domande sui dati personali come la nazionalità, la madrelingua, l età e il livello d istruzione dei partecipanti. In base a queste domande sono stati esclusi i soggetti che non rispondevano ai criteri di selezione ed è stato formato il campione definitivo. Nei prossimi paragrafi saranno elaborati questi criteri, i metodi di campionamento e il campione definitivo. Il questionario finisce con il ringraziamento per la collaborazione. Sia la versione italiana che quella olandese sono state sottoposte ad una prova: tre italiani e tre olandesi hanno compilato la prima versione del questionario e hanno fatto commenti, cosicché la ricercatrice ha potuto modificare alcune cose che risultavano poco chiare. I questionari definitivi sono stati programmati sul sito dell agenzia DUO Market Research, e hanno dato come risultato due links, che reindirizzavano rispettivamente alla versione italiana e alla versione olandese del questionario. 3.4 Soggetti Criteri di selezione Distinguiamo fra la lingua e la cultura italiana e olandese. I soggetti della ricerca sono dunque dei parlanti di madrelingua italiana o olandese, di nazionalità italiana o olandese, che in questo momento vivono rispettivamente in Italia o in Olanda. Quest ultimo aspetto è importante, perché cerchiamo di evitare che i partecipanti vengano influenzati dalla lingua e dal modo di vivere di un altro paese. Perciò, quelle persone che negli ultimi sei mesi sono stati all estero per un periodo di due 11 Tesi numero 2 del questionario. 12 Tesi numero 12 del questionario. 31

32 mesi o più, saranno escluse dal campione. Ed i criteri di selezione sono stati ampliati ancora, perché la teoria di base di questa ricerca, cioè la teoria del concetto del tempo, originalmente era basata sul mondo aziendale. Perciò il campione consiste di soggetti fra l età di 18 e 60 anni, che al momento della participazione sono studenti oppure occupati Metodo di campionamento Il metodo di campionamento usato è una combinazione di snowball sampling e convenience sampling (Dörnyei, 2007, p ). I soggetti sono stati selezionati in base alla loro disponibilità e l accessabilità per la ricercatrice. Si è chiesto a queste persone di participare alla ricerca e di inoltrare poi il questionario ai loro amici e alla loro famiglia. Snowball sampling e convenience sampling sono metodi di campionamento non probabilistico. Dörnyei (2007) distingue inoltre il campionamento probabilistico, in cui i soggetti sono scelti in modo arbitrario. Benché i campioni generati in questo modo siano quasi sempre più rappresentativi dei campioni selezionati non arbitrariamente, Dörnyei sostiene che la maggioranza delle ricerche nelle scienze sociali si basa su campioni non probabilistici (p. 99). I campioni di questo genere sono considerati dei compromessi, per cui oltre ai vantaggi del metodo di campionamento ci sono anche delle limitazioni (Dörnyei, 2007, p. 99). Così il campione deve essere rappresentativo per la popolazione studiata, per poter generalizzare le conclusioni della ricerca. Siccome un campione non probabilistico è sempre meno rappresentativo di un campione probabilistico, a causa dell arbitrarietà della selezione dei soggetti che rende i metodi probabilistici più accurati, bisogna stare attenti di non generalizzare i risultati erroneamente. D altro lato, il campionamento non probabilistico richiede molto meno tempo ed è più conveniente perché il ricercatore può includere nel campione quei soggetti ai quali ha l accesso. In questa ricerca c è stata una grande misura di auto-selezione dei partecipanti, il che ha influenzato la composizione del campione. Dörnyei afferma l inevitabilità di auto-selezione perché i soggetti stessi scelgono di participare alla ricerca o no, visto che la collaborazione non è obbligatoria (2007, p. 101). Inoltre, il disegno del questionario ha causato la possibilità di dropout o mortalità (Dörnyei, 2007, p. 101): tutti hanno potuto compilare il questionario, ma poi sono stati esclusi dal campione quei soggetti che in base alle loro risposte ai dati personali non hanno soddisfatto i criteri di selezione sopra indicati Il campione definitivo Il questionario è stato compilato da 259 persone. Di questo totale, 134 persone avevano la nazionalità olandese, 124 persone erano di nazionalità italiana, e una persona aveva un altra 32

33 nazionalità. In base ai criteri di selezione, che sono stati indicati qui sopra, sono state escluse dal campione varie persone. Il grande numero di mortalità è causato, come abbiamo affermato nel paragrafo precedente in base a Dörnyei (2007, p. 101), dal metodo di campionamento e dal disegno del questionario. Una persona è stata esclusa dal campione in base alla nazionalità, e quattro persone sono state escluse perché avevano indicato di avere una madrelingua diversa dall olandese e dall italiana. Otto persone non rispondevano alle limitazioni di età, di cui un italiano sotto i diciotto anni, un italiano sopra i sessant anni, e sei olandesi sopra i sessant anni. Poi sono state escluse diciannove persone che negli ultimi sei mesi sono state all estero per un periodo di due mesi o più, di cui sei olandesi e tredici italiani. Due olandesi hanno indicato di vivere in Italia, mentre non meno di undici italiani hanno indicato di vivere in Olanda. Pure queste persone sono state escluse dal campione. Una persona italiana è stata esclusa perché ha indicato nei commenti di aver avuto un educazione sia olandese che italiana. Un altro italiano è stato escluso perché ha indicato l olandese come madrelingua. Infine sono stati esclusi cinque olandesi e otto italiani che al momento della participazione erano disoccupati. 13 Come abbiamo già indicato nella descrizione dei criteri di selezione, abbiamo cercato di evitare che vari fattori influissero sui risultati. Bisogna ammettere che non è possibile controllare tutte le caratteristiche dei partecipanti, soprattutto per il metodo di campionamento. Perciò non siamo sicuri che i soggetti non siano stati influenzati da un periodo precedente passato all estero, o da un educazione bilingue. Escludendo però tutte le persone che non rispondevano alle limitazioni stabilite, abbiamo voluto tenere il più possibile sotto controllo le caratteristiche del campione. Il campione definitivo consiste di 199 persone, di cui 112 olandesi e 87 italiani con un età compresa tra i 19 e i 60 anni. Il totale degli olandesi consiste di 46 uomini (41,1%) e 66 donne (58,9%), poi in merito al fattore occupazione ci sono 13 studenti (11,6%) e 99 occupati (88,4%). Degli olandesi 95 persone hanno un livello d istruzione alto (84,8%), verso 17 persone di livello intermedio (15,2%) e nessun partecipante del livello di base. Infine, il campione consiste di 47 olandesi con un età compresa tra i 18 e i 30 anni (42,0%), 30 persone tra i 31 e i 40 anni (26,8%), 13 persone tra i 41 e i 50 anni (11,6%), e 22 persone tra i 51 e i 60 anni (19,6%). Il totale degli italiani è composto da 44 uomoni (50,6%) e 43 donne (49,4%), da 22 studenti (25,3%) e 65 occupati (74,7%). Questo totale consiste di 66 persone che hanno un livello d istruzione alto (75,9%), 20 persone che hanno un livello d istruzione intermedio (23,0%), e una persona che ha 13 In questo paragrafo è stato descritto l ordine di esclusione come eseguito. Vari partecipanti dovevano essere esclusi in base a più di un criterio. A causa della sovrapposizione dei criteri, i numeri descritti possono essere più bassi dei numeri effettivi delle varie caratteristiche del totale dei partecipanti. 33

34 un livello d istruzione di base (1,1%). Fra gli italiani ci sono 44 persone con un età compresa tra i 18 e i 30 anni (50,6%), 33 persone tra i 31 e i 40 anni (37,9%), 6 persone tra i 41 e i 50 anni (6,9%) e 4 persone tra i 51 e i 60 anni (4,6%). 3.5 Procedura Nei paragrafi precedenti è stata discussa l esclusione dei soggetti che non rispondevano ai criteri di selezione e abbiamo visto come si è formato il campione definitivo. In questa sezione discuteremo brevemente le nuove variabili create. Per la variabile età è stata creata una nuova variabile classificando le varie età in quattro categorie: da 18 a 30 anni, da 31 a 40 anni, da 41 a 50 anni e da 51 a 60 anni. Per quanto riguarda il livello d istruzione si sono dovuti ricodificare i valori. La versione olandese del questionario ha dato le possibilità basisonderwijs, middelbare school, MBO, HBO e universiteit. Mentre questi sono cinque livelli differenti, i partecipanti italiani hanno dovuto scegliere una risposta tra le possibilità scuola media, scuola superiore e università. Con l obiettivo di adattare queste categorie per i test statistici, rendendole allo stesso momento più equivalenti possibili, sono state create le nuove categorie basis, intermedio e alto. Le risposte italiane perciò sono rimaste uguali, quelle olandesi però sono state ricodificate. Dopo la ricodificazione il livello d istruzione basis perciò consisteva della scuola media e basisonderwijs. Il livello intermedio consisteva dalla scuola superiore, il middelbare school e il MBO. Il livello d istruzione alto infine, consisteva dal HBO e l università (italiana e olandese). Poi sono state create tre nuove variabili per il calcolo dei punteggi totali sulla scala monocronica-policronica. Per la variabile punteggio totale monocronico sono stati sommati i punteggi delle sette tesi monocroniche. Per la variabile punteggio totale policronico sono stati sommati i punteggi delle sette tesi policroniche. Infine è stata creata una variabile per il punteggio totale della scala monocronica-policronica. Per la realizzazione di questa variabile è stata invertita la polarità delle tesi monocroniche, in modo che il numero 1 sulla scala indicasse sempre, quindi per tutte le quattordici tesi, un atteggiamento monocronico, mentre il numero 5 puntasse ad un comportamento policronico. Poi è stato calcolato il punteggio totale sommando le tesi policroniche e quelle monocroniche di polarità inversa. Dopo la creazione delle nuove variabili necessarie si è potuto cominciare con i calcoli. I risultati della domanda aperta sono stati elaborati tramite il conteggio delle associazioni spontanee. Per vedere se la nazionalità è un fattore determinante per la durata del pranzo, è stato eseguito un test del chi quadro. Poi sono stati eseguiti dei t-test di campioni indipendenti per osservare l effetto 34

35 della nazionalità su tutti gli aspetti connotativi. La seconda parte della ricerca consiste nella discussione dei punteggi totali della scala monocronica-policronica. Tramite dei t-test di campioni indipendenti è stato studiato l effetto della nazionalità sui punteggi totali dei partecipanti. Gli eventuali effetti di altri fattori sulle connotazioni e sui punteggi monocronici-policronici sono stati calcolati tramite dei t-test e un one-way ANOVA test. Infine, il legame fra le connotazioni e la percezione del tempo è stato studiato tramite dei test di correlazione. I risultati di questi test saranno discussi nel prossimo capitolo. 3.6 Validità Prima di discutere i risultati della ricerca empirica, bisogna notare la validità della ricerca. Si distinguono fra la validità interna e esterna. La validità interna tratta della domanda se si misura ciò che si dice di misurare, il che influenza la qualità delle conclusioni (Dörnyei, 2007, p. 52). Nella presente ricerca la validità interna è garantita da diversi fattori. La prima parte della ricerca misura le connotazioni con il termine pranzo. Durante il disegno del questionario, è stato chiesto a cinque olandesi e a cinque italiani di nominare tutto ciò che gli veniva in mente con la parola pranzo. In base alle loro risposte sono stati creati gli elementi connotativi del questionario. Poi è stata aggiunta la domanda aperta in modo di garantire la spontanità delle associazioni, riducendo la misura di generalizzazione degli elementi connotativi fissati dalla ricercatrice. La validità interna della seconda parte della ricerca è garantita perché le tesi create sono state controllate da un gruppo di cinque olandesi. La teoria del concetto del tempo è stata spiegata a queste persone, che di seguito hanno dovuto dire quali tesi rappresentavano una situazione monocronica, e quali tesi descrivevano un atteggiamento policronico. Tutti i soggetti hanno fatto la distinzione corretta fra le tesi monocroniche e policroniche come erano intese dalla ricercatrice. Possiamo affermare dunque che il questionario ha misurato ciò che ha dovuto misurare, assicurando la validità interna della ricerca. La validità esterna riguarda la questione se si possono generalizzare le conclusioni della ricerca oltre il campione studiato (Dörnyei, 2007, p. 50). Si tratta dunque dell adeguatezza del metodo di campionamento e della misura in cui si vogliono generalizzare le conclusioni. Come abbiamo visto nella discussione del metodo di campionamento, il metodo non probabilistico usato è un compromesso che oltre ai vari vantaggi, ha pure alcuni svantaggi. Siccome i soggetti non sono stati selezionati in modo arbitrario, il campione non è una rappresentazione perfetta della populazione. Questo difetto è dimostrato chiaramente dalla descrizione delle caratteristiche dei partecipanti, dalla quale risulta per esempio che una grande parte dei partecipanti ha un livello d istruzione alto. Inoltre ci sono più partecipanti entro i 18 e 40 anni, che fra i 41 e 60 anni. Infine, è stata fatta una selezione definitiva in base ai criteri di selezione descritti. La conseguenza è che 35

36 bisogna essere modesti con le conclusioni. Siamo consapevoli di queste difficoltà, per cui non pretenderemo di poter generalizzare le conclusioni a tutti gli olandesi e a tutti gli italiani. Crediamo comunque che il campione studiato sia abbastanza grande da poter allargare le conclusioni di questa ricerca a quella parte della popolazione che risponde ai criteri di selezione impostati. Dunque, le generalizzazioni delle conclusioni si limiteranno agli italiani e agli olandesi tra i 18 e i 60 anni, che sono studenti o occupati e che vivono rispettivamente in Italia o in Olanda. 36

37 4. Risultati In questo capitolo saranno discussi i dati empirici ottenuti tramite il questionario distribuito. Elaboreremo questi dati in modo approfondito, spiegando precisamente quali test statistici sono stati eseguiti e quali sono i risultati delle varie parti della ricerca empirica. Discuteremo inoltre brevemente se le ipotesi possono essere confermate. Infine, oltre alla distinzione fra la nazionalità italiana e olandese, sarà osservato l effetto di altri fattori sui risultati. 4.1 La prima parte del questionario Connotazioni spontanee La prima parte della ricerca empirica mira a scoprire le connotazioni che italiani e olandesi hanno con la parola pranzo. La ricerca comincia con una domanda aperta, per evocare delle associazioni spontanee nei partecipanti. Risulta che gli aspetti nominati differiscono molto fra i soggetti italiani e quelli olandesi. In ciò che segue discuteremo le connotazioni più menzionate e parleremo delle caratteristiche sorprendenti delle risposte. I cinque aspetti più menzionati nelle due lingue si trovano nella tabella sottostante. 14 Connotazioni italiane Numero Connotazioni olandesi Numero Pasta 48 Brood/boterham ( pane ) 71 Pausa 18 Eten ( mangiare ) 45 Tavola 18 Pauze/rust ( pausa/riposo ) 34 Cibo (buono) 11 Gezellig (non traducibile) 18 Famiglia 10 Middag/middageten/middagmaaltijd 18 ((pasto di) mezzogiorno) Tabella 4.1: le connotazioni spontanee Bisogna sottolineare il fatto che il campione consiste di 112 olandesi e 87 italiani, e che la tabella 4.1 dimostra solo gli aspetti più menzionati. Il numero visualizzato è il numero totale delle associazioni menzionate dai partecipanti: alcuni hanno messo, ad esempio, pasta sul primo posto, mentre altri hanno scritto quest associazione del pranzo sul secondo o sul terzo posto. E subito chiaro che gli olandesi interpretano la parola lunch (pranzo) in modo diverso dagli italiani. Per gli olandesi la cosa più importante è il pane, un pasto freddo e semplice, mentre più del cinquanta percento dei partecipanti italiani (48 dei 87 partecipanti italiani) ha scritto pasta, cioè un pasto caldo. Colpisce che le connotazioni degli olandesi sembrano puntarsi soprattutto sull aspetto 14 Vedi Appendice 2 per l elenco completo delle associazioni spontanee. 37

38 del nutrimento. Nella tabella si vede che, oltre al pane che prende il primo posto, molti soggetti olandesi (45 dei 112) hanno scritto mangiare. Poi vengono menzionati tanti alimenti che si mangiano e bevono durante il pranzo, come il latte, il succo d arancia, il formaggio, la zuppa, la frutta, la marmellata, un uovo, del tè, eccetera. Il secondo punto d importanza del pranzo olandese sembra essere il momento di pausa in cui ci si riposa e in cui si mangia per ottenere energia per il pomeriggio. Infine le connotazioni olandesi sono caratterizzate dalle parole gezellig, chiacchierare, parlare, contatto e mangiare insieme. Perciò è interessante vedere che gli olandesi, mentre chiaramente apprezzano l aspetto sociale del pranzo, hanno menzionato soltanto una volta amici e tre volte colleghi. Pure gli italiani associano la parola pranzo con ciò che mangiano, che al contrario degli olandesi è un pasto caldo. Oltre alla pasta e al cibo in generale sono menzionati dunque la carne, l insalata, il pane, dell acqua, il caffè, la frutta, la pizza, il pomodoro, la verdura, la bistecca, eccetera. Poi anche la pausa è menzionata dai partecipanti italiani, il momento di riposo per cui ci si prende il tempo. Ciò che distingue però veramente le connotazioni dei soggetti italiani da quelle dei soggetti olandesi è l importanza attribuita all aspetto sociale del pranzo, che nelle risposte olandesi è sì presente ma rimane piuttosto superficiale. La parte sociale del pranzo italiano invece si manifesta chiaramente nelle connotazioni famiglia, che perfino è la quinta cosa più menzionata, e amici, compagnia, mamma, nonna, condivisione, piacere e insieme. Queste parole degli italiani dimostrano l importanza delle relazioni sociali nella cultura italiana, che nella cultura olandese non è assente, ma è sicuramente meno evidente La durata del pranzo Oltre alle connotazioni con la parola pranzo, che continueremo a discutere nei paragrafi successivi, si voleva sapere se la durata del pranzo differisce fra l Italia e l Olanda. E stato eseguito un test del chi quadro per valutare la relazione fra la durata del pranzo e l appartenenza al gruppo di nazionalità italiana o olandese. I risultati erano statisticamente significativi (χ² = 16.36, df = 3, p =.001), e hanno infatti rivelato una differenza fra i due gruppi. La tabella di contingenza dimostra evidentemente questo risultato: 38

39 La durata del pranzo Nazionalità Olandese Italiana Totale meno di mezz'ora 22,3% 19,5% 21,1% circa mezz'ora 71,4% 54,0% 63,8% circa un'ora 5,4% 25,3% 14,1% circa un'ora e mezza 0,9% 1,1% 1,0% Totale 100,0% 100,0% 100,0% Tabella 4.2: la durata del pranzo Nella tabella si vede che quasi 95% dei soggetti olandesi ha indicato una durata del pranzo di mezz ora o meno, verso quasi 75% degli italiani. Un quarto degli italiani dice che ci vuole circa un ora per il pranzo. Il pranzo dei partecipanti italiani richiede dunque chiaramente più tempo del pranzo dei partecipanti olandesi Connotazioni italiane e olandesi All inizio di questo capitolo sono state descritte le associazioni spontanee dei partecipanti. Queste hanno già dimostrato un interpretazione differente del termine di uso quotidiano pranzo fra gli italiani e gli olandesi. L ultima domanda della prima parte della ricerca empirica facilita la possibilità di fare una comparazione più precisa fra i due gruppi. L ipotesi è che le connotazioni evocate dalla parola pranzo sono condivise all interno della cultura italiana e all interno di quella olandese, ma differiscono molto fra queste due culture. Ci aspettiamo dunque che le connotazioni con questo termine siano specifiche a seconda della cultura. Tramite dei t-test di campioni indipendenti è stato comparato il punteggio medio delle due culture per ogni elemento connotativo del questionario, calcolando se ci sono delle differenze delle medie e se queste differenze dipendono dal gruppo al quale i partecipanti appartengono. Di ogni test l elemento connotativo era la variabile dipendente e la nazionalità formava la variabile indipendente. 15 Il punteggio minimo per ogni elemento era 1, indicando non ci penso affatto, e il punteggio massimo era 5, cioè ci penso fortemente. Il punteggio di tre punti perciò formava la risposta neutrale. Dall osservazione dei dati si registra che quasi ogni elemento risulta statisticamente significativo, indicando una differenza statistica fra i partecipanti italiani e olandesi. Siccome l obiettivo però non è soltanto sapere se ci sono delle differenze fra la cultura italiana e quella olandese, ma ci interessa pure rivelare i significati impliciti, bisogna studiare non solo la 15 Distinguiamo fra la cultura italiana e olandese. In ciò che segue parleremo della variabile nazionalità. Visto il legame fra lingua e cultura, avremmo potuto eseguire i test pure con la variabile madrelingua. I partecipanti hanno la nazionalità e la madrelingua italiana oppure olandese. Perciò i risultati sarebbero uguali usando la variabile madrelingua. 39

40 significatività, ma anche i punteggi medi delle due culture. Assumiamo che il punteggio medio superiore ai tre punti significa che la connotazione è presente nel gruppo, mentre il punteggio medio inferiore ai tre punti significa che la connotazione non c è, o almeno non è presente ampiamente. Nella sottostante tabella si presentano gli elementi connotativi per i quali è stata trovata una differenza significativa fra le due culture, e dei quali il punteggio medio di un gruppo è superiore al 3, mentre dell altro gruppo è inferiore al 3. Elemento Nazionalità Olandese Media (dev. std.) Italiana Media (dev. std.) T-test Dei panini imbottiti 4.71 (.663) 2.60 (1.271) F=59.087; df= 197; p = <.0005 Mangiare nella mensa 3.18 (1.459) 2.21 (1.212) F=5.383; df= 197; p = <.0005 Mangiare al lavoro ciò che ho preparato a casa 3.28 (1.459) 2.49 (1.354) F=.819; df= 197; p = <.0005 Mangiare qualcosa velocemente 3.26 (1.168) 2.71 (1.200) F=.095; df= 197; p =.001 Un pasto caldo 2.10 (1.039) 4.06 (1.155) F=.948; df= 197; p = <.0005 Dell'acqua 2.68 (1.232) 4.00 (1.258) F=.486; df= 197; p = <.0005 Della pasta 1.57 (.779) 4.33 (1.019) F=4.275; df= 197; p = <.0005 Del riso 1.33 (.635) 3.49 (1.160) F=52.269; df= 197; p = <.0005 Stare insieme con la famiglia 2.38 (1.209) 3.72 (1.327) F=.949; df= 197; p = <.0005 Stare insieme con amici 2.86 (1.146) 3.59 (1.263) F=.963; df= 197; p = <.0005 Dividere dei bei momenti con amici/la famiglia 2.24 (1.239) 3.70 (1.390) F=.964; df= 197; p = <.0005 Prendersi il tempo di rilassarsi 2.58 (1.190) 4.02 (1.181) F=2.042; df= 197; p = < Tabella 4.3: differenze significative fra i partecipanti olandesi e italiani 16 In questa tabella si osserva la presenza della connotazione di ogni elemento in una delle due culture, indicata dai numeri in grassetto. Si vede che la media, cioè la media del punteggio che i partecipanti olandesi o italiani hanno indicato per ogni specifico elemento, supera il punteggio neutrale 3 nella colonna di nazionalità olandese, oppure nella colonna italiana. I primi quattro elementi formano dunque delle connotazioni olandesi con il termine pranzo, e gli altri otto elementi sono delle connotazioni italiane. Benché i t-test siano tutti significativi, il che dimostra la dipendenza del punteggio dei vari elementi dalla nazionalità, la distinzione fra la media italiana e quella olandese è più evidente per un elemento che per l altro. In ciò che segue dimostreremo alcuni casi molto evidenti, ed elaboreremo inoltre due elementi connotativi per cui la differenza culturale, in base alle medie nella tabella qui sopra, non sembra essere notevole. 16 Vedi Appendice 3.1 per i risultati originali dei t-test. 40

41 In primo luogo comunque approfondiamo la connotazione olandese dei panini imbottiti, o come si leggeva nella versione olandese een broodmaaltijd, e la connotazione italiana della pasta. I punteggi medi su questi elementi differiscono molto (dei panini imbottiti: 4.71 vs. 2.60; della pasta: 1.57 vs. 4.33), dimonstrando chiaramente la differenza culturale. Le sottostanti tabelle di contingenza rivelano la distribuzione dei punteggi in percentuali. 17 Dei panini imbottiti Nazionalità Olandese Italiana Totale 1: non ci penso affatto 0,9% 23,0% 10,6% 2 0,9% 28,7% 13,1% 3 3,6% 24,1% 12,6% 4 15,2% 13,8% 14,6% 5: ci penso fortemente 79,5% 10,3% 49,2% Totale 100,0% 100,0% 100,0% Tabella 4.4: dei panini imbottiti distribuzione dei punteggi Della pasta Nazionalità Olandese Italiana Totale 1: non ci penso affatto 58,0% 2,3% 33,7% 2 29,5% 5,7% 19,1% 3 9,8% 9,2% 9,5% 4 2,7% 21,8% 11,1% 5: ci penso fortemente 60,9% 26,6% Totale 100,0% 100,0% 100,0% Tabella 4.5: della pasta distribuzione dei punteggi La tabella 4.4 mostra che quasi il 95% dei partecipanti olandesi pensa (fortemente) a panini imbottiti con la parola pranzo, mentre degli italiani meno del 25% ha selezionato il 4 o 5 per questo elemento. La tabella 4.5 della connotazione della pasta fa vedere delle percentuali completamente diverse: oltre l 80% degli italiani ha risposto in modo positivo a questo elemento, verso solo il 2,7% dei soggetti olandesi che hanno scelto il 4, lasciando il 5 completamente a zero. Nei seguenti due casi le differenze sono meno evidenti per quanto riguarda la distinzione fra la media italiana e quella olandese. La media però non rivela delle informazioni sulla distribuzione dei punteggi, per cui è ben possibile che le medie dei due gruppi siano vicine, ma che ci siano comunque delle grandi differenze fra i partecipanti italiani e olandesi. Vediamo le seguenti tabelle di contingenza: 17 Vedi Appendice 4.1 per le tabelle di contingenza di tutti gli elementi discussi in questa parte. 41

42 Mangiare qualcosa velocemente Nazionalità Olandese Italiana Totale 1: non ci penso affatto 10,7% 16,1% 13,1% 2 13,4% 31,0% 21,1% 3 27,7% 28,7% 28,1% 4 35,7% 13,8% 26,1% 5: ci penso fortemente 12,5% 10,3% 11,6% Totale 100,0% 100,0% 100,0% Tabella 4.6: mangiare qualcosa velocemente distribuzione dei punteggi Stare insieme con amici Nazionalità Olandese Italiana Totale 1: non ci penso affatto 16,1% 10,3% 13,6% 2 20,5% 9,2% 15,6% 3 29,5% 18,4% 24,6% 4 29,5% 35,6% 32,2% 5: ci penso fortemente 4,5% 26,4% 14,1% Totale 100,0% 100,0% 100,0% Tabella 4.7: stare insieme con amici distribuzione dei punteggi E chiaro che le differenze non sono enormi, come abbiamo visto con gli esempi precedenti. Pure in queste tabelle di mangiare qualcosa velocemente e stare insieme con amici comunque osserviamo il ruolo significativo della nazionalità per il punteggio. Nella tabella 4.6 si vede che quasi 50% degli olandesi ha risposto positivamente, verso meno di 25% degli italiani. Stare insieme con amici è evidentemente una connotazione italiana, visto che 62% dei soggetti italiani ha selezionato il numero 4 o 5 ; quasi il doppio degli olandesi. Concludendo possiamo affermare che i dati dimostrano che la nazionalità svolge un ruolo considerevole nel punteggio dei vari elementi, indicando delle differenze connotative fra la cultura italiana e quella olandese. Le differenze culturali, oltre che dai punteggi divergenti, sono dimostrate statisticamente dalla significatività dei t-test, come indicato nell ultima colonna della tabella 4.3. Questi risultati sono coerenti con l ipotesi che le connotazioni evocate dalla parola pranzo sono specifiche a seconda della cultura e che queste connotazioni perciò differiscono fra la cultura italiana e quella olandese. Nell ultima parte di questo capitolo, in cui faremo il collegamento fra la prima e la seconda parte della ricerca, saranno elaborate queste connotazioni culturali. 42

43 4.1.4 Risultati sorprendenti Punteggio inferiore al 3 E stato già detto che i t-test iniziali sono risultati significativi per quasi tutti gli elementi studiati. Nel paragrafo precedente abbiamo discusso quegli elementi che fanno parte della connotazione italiana oppure della connotazione olandese, quando il punteggio medio di una nazionalità è superiore e dell altra naziolità inferiore al 3. Colpisce che ci sono vari elementi connotativi sui quali entrambe le culture hanno scelto un valore medio inferiore al 3, che si mostrano comunque significativi e che così rivelano una differenza culturale. In seguito alla tabella riassuntiva sottostante, discuteremo i casi più interessanti. Elemento Nazionalità Olandese Media (dev. std.) Italiana Media (dev. std.) T-test Del latte 2.90 (1.427) 1.11 (.443) F= ; df=197; p = <.0005 Del tè 2.70 (1.374) 1.09 (.473) F= ; df=197; p = <.0005 Mangiare durante una passeggiata 2.76 (1.217) 2.01 (1.084) F=2.542; df= 197; p = <.0005 Mangiare alla mia scrivania 2.83 (1.314) 1.91 (1.187) F=3.208; df= 197; p = <.0005 Del vino 1.56 (.918) 2.75 (1.314) F=17.102; df= 197; p = <.0005 Dei dolcetti 1.36 (.746) 2.34 (1.160) F=30.325; df= 197; p = <.0005 Del liquore 1.07 (.259) 1.41 (.800) F=71.648; df= 197; p = <.0005 Un pasto festoso 1.97 (.981) 2.95 (1.320) F=9.871; df= 197; p = <.0005 Cucinare insieme 1.38 (.712) 2.76 (1.406) F=58.271; df= 197; p = <.0005 Tabella 4.8: elementi connotativi inferiori al 3 18 Studiando questa tabella diventa chiaro come è possibile che il t-test sia significativo mentre entrambe le culture hanno un punteggio medio inferiore al 3. Cioè, per ogni elemento un gruppo di partecipanti ha dato un valore molto basso, mentre l altro gruppo ha un punteggio poco inferiore al 3 neutrale. L osservazione delle tabelle di contingenza di tutti questi elementi connotativi dimostra che nella maggior parte dei casi più del 30% dei partecipanti olandesi o italiani hanno selezionato le risposte 4 o 5, indicando che queste parole fanno parte delle loro associazioni con il termine pranzo. Si tratta delle seguenti connotazioni: 18 Vedi Appendice 3.2 per i risultati originali dei t-test. 43

44 Nazionalità Olandese Italiana Elemento Punteggio 4-5 (%) Punteggio 4-5 (%) Del latte 40,2% 1,1% Del tè 35,7% 2,3% Mangiare durante una passeggiata 33,1% 10,3% Mangiare alla mia scrivania 39,3% 13,7% Un pasto festoso 8,0% 36,8% Cucinare insieme 1,8% 29,9% Tabella 4.9: elementi connotativi inferiori al 3 punteggi positivi 19 E chiaro che gran parte dei partecipanti ha indicato di non avere queste connotazioni con la parola pranzo. Ovviamente ci saranno sempre delle variazioni individuali. Le differenze sugli elementi qui sopra sono però talmente grandi (e statisticamente significative), che queste saranno considerate delle connotazioni culturali, come tutti gli elementi discussi nel paragrafo precedente. Punteggio superiore al 3 Altri dati degni di nota sono gli elementi sui quali sia gli italiani che gli olandesi hanno dato un punteggio medio superiore alla cifra neutrale, il che significa che la connotazione è presente in entrambe le culture. Ciò vale per gli elementi mangiare a casa, il pasto di mezzogiorno e un momento di pausa, di cui la tabella sottostante mostra i punteggi medi. Colpisce che i t-test su questi elementi sono comunque significativi. Elemento Nazionalità Olandese Media (dev. std.) Italiana Media (dev. std.) T-test Mangiare a casa 3.05 (1.214) 3.91 (1.300) F=.611; df=197; p = <.0005 Il pasto di mezzogiorno 4.38 (.861) 3.89 (1.307) F= ; df=197; p = <.002 Un momento di pausa 4.16 (.896) 3.87 (1.252) F= ; df= 197; p = <.014 Tabella 4.10: elementi connotativi superiori al 3 20 Dall osservazione delle tabelle di contingenza di questi elementi si registrano dei punteggi alti di entrambi i gruppi, soprattutto per le connotazioni il pasto di mezzogiorno (86,7% / 65,5%) e un momento di pausa (83,1% / 63,2%). Vedi la seguente tabella: 19 Vedi Appendice 4.2 per le tabelle di contingenza complete. 20 Vedi Appendice 3.3 per i risultati originali dei t-test. 44

45 Elemento Nazionalità Olandese Punteggio 4-5 (%) Italiana Punteggio 4-5 (%) Mangiare a casa 41,1% 65,5% Il pasto di mezzogiorno 86,7% 65,5% Un momento di pausa 83,1% 63,2% Tabella 4.11: elementi connotativi superiori al 3 punteggi positivi 21 Le percentuali fanno vedere chiaramente che le due connotazioni sopra indicate sono presenti in entrambe le culture. L elemento mangiare a casa è valutato abbastanza basso dagli olandesi, la media essendo di poco superiore al numero 3, come si vede nella tabella La distribuzione delle risposte olandesi per questo elemento è piuttosto ampia: più del 35% dei partecipanti olandesi non ci pensa (affatto), verso quasi 15% degli italiani solo. La distribuzione delle risposte è visualizzata nella sottostante diagramma a barre. Diagramma 4.1: mangiare a casa distribuzione dei punteggi Siccome la differenza fra le risposte italiane e quelle olandesi per l elemento mangiare a casa è piuttosto grande, questo elemento connotativo sarà considerato una connotazione culturale e sarà discusso nell elaborazione dei dati in cui faremo il collegamento con la seconda parte della ricerca. Le altre due connotazioni discusse in questo paragrafo saranno trattate ulteriormente nel capitolo seguente. 21 Vedi Appendice 4.3 per le tabelle di contingenza complete. 45

46 Un avvenimento sociale L ultimo elemento della prima parte della ricerca che bisogna discutere è l elemento un avvenimento sociale. Con i punteggi medi di 3.33 degli olandesi e 2.69 degli italiani, il t-test risulta significativo (F = ; df = 197; p = <.0005). Visto che sono gli italiani ad aver indicato chiaramente che la parola pranzo per loro suscita le connotazioni stare insieme con la famiglia, stare insieme con amici e dividere dei bei momenti con amici/la famiglia, è sorprendente che gli olandesi hanno dato un valore più alto degli italiani all elemento connotativo un avvenimento sociale. 22 Visto che le differenze fra le due culture sono evidenti, pure questo elemento farà parte dell elaborazione delle connotazioni culturali e il collegamento con la seconda parte della ricerca. Concludendo questa prima parte della ricerca empirica possiamo affermare di aver osservato tante differenze culturali. Sono stati discussi i dati di tutti gli elementi connotativi e sono state trovate delle connotazioni fortemente italiane oppure olandesi, confermando l ipotesi che le connotazioni evocate dalla parola pranzo sono specifiche a seconda della cultura. Inoltre abbiamo visto alcuni elementi che fanno parte della connotazione della parola pranzo di entrambe le culture, oppure di nessuna delle due. Le connotazioni che elaboreremo in ciò che segue sono risultate tutte significative nei t- test, e hanno mostrato una differenza molto chiara nella distribuzione dei punteggi italiani e olandesi. In questa tabella si presentano le connotazioni culturali trovate: Le connotazioni italiane Un pasto caldo Dell'acqua Della pasta Del riso Stare insieme con la famiglia Stare insieme con amici Dividere dei bei momenti con amici/la famiglia Prendersi il tempo di rilassarsi Un pasto festoso Cucinare insieme Mangiare a casa Tabella 4.12: le connotazioni culturali Le connotazioni olandesi Dei panini imbottiti Mangiare nella mensa Mangiare al lavoro ciò che ho preparato a casa Mangiare qualcosa velocemente Del latte Del tè Mangiare durante una passeggiata Mangiare alla mia scrivania Un avvenimento sociale In ciò che segue discuteremo l influenza di altri fattori, oltre alla nazionalità e la madrelingua, sui risultati. Poi segue l elaborazione dei dati della seconda parte della ricerca empirica, cioè la parte in cui i soggetti hanno dovuto rispondere a quattordici tesi sulla percezione del tempo. In seguito 22 Per l elaborazione approfondita di questo elemento, vedi il Capitolo 5, l Analisi. 46

47 faremo il collegamento fra la prima e la seconda parte, elaborando in quella fase gli elementi connotativi che in questa prima parte abbiamo trovati culturalmente significativi L effetto di altri fattori Nei paragrafi precedenti abbiamo discusso le differenze trovate fra la cultura italiana e la cultura olandese. Sono state trovate tante connotazioni per cui la nazionalità e la madrelingua sembrano essere i fattori determinanti. In modo di poter dire con più certezza che si tratta di differenze culturali, bisogna escludere alcuni altri fattori che possibilmente potrebbero essere d influenza sui risultati. Sono stati eseguiti dei test statistici per controllare gli eventuali effetti dei fattori sesso, età, livello d istruzione e la distinzione fra studenti e occupati. Per il fattore sesso sono stati eseguiti dei t-test di campioni indipendenti per tutti gli elementi, uguali i t-test iniziali che sono stati fatti per il fattore nazionalità. Gli elementi connotativi erano le variabili dipendenti e il fattore sesso era la variabile indipendente. Lo stesso si è fatto per la distinzione fra studenti e occupati, che chiamiamo la variabile occupazione e per la variabile livello d istruzione : per ogni t-test questi fattori erano le variabili indipendenti. Tutte le variabili indipendenti consistevano di due gruppi, cioè uomo/donna, studente/occupato e intermedio/alto. Il livello d istruzione base non è stato incluso nel test, trattandosi di una persona sola. Infine è stato eseguito un one-way ANOVA test per controllare gli eventuali effetti del fattore età. Di nuovo gli elementi connotativi formavano le variabili dipendenti, mentre la variabile età era la variabile indipendente. Questa variabile consisteva di quattro gruppi con un età compresa tra i 18 e i 30, tra i 31 e i 40, tra i 41 e i 50 e tra i 51 e i 60 anni. In modo da non elaborare troppo ampiamente i risultati di questi test, ci limiteremo qui alla dimostrazione schematica dei risultati significativi Vedi Appendice 5 per i risultati dei test completi. 47

48 Connotazioni Nazionalità Sesso Età Livello d'istruzione Occupazione Un pasto caldo x x x Dell'acqua x x x Della pasta x x x Del riso x x Stare insieme con la famiglia x x Stare insieme con amici x x x x Dividere dei bei momenti con amici/la famiglia x x x Prendersi il tempo di rilassarsi x x Un pasto festoso x Cucinare insieme x x x x Mangiare a casa x x x Dei panini imbottiti x Mangiare nella mensa x Mangiare al lavoro ciò che ho preparato a casa x x Mangiare qualcosa velocemente x Del latte x Del tè x x Mangiare durante una passeggiata x Mangiare alla mia scrivania x x Un avvenimento sociale x x x = risultato significativo Tabella 4.13: i risultati significativi di altri fattori I risultati dimostrano varie differenze significative che si basano su fattori diversi dalla nazionalità. L analisi dei risultati in generale ed dei punteggi medi in specifico, fa vedere che in merito alla variabile sesso, per tutti gli elementi significativi, sono le donne ad aver indicato un valore più alto degli uomini. Per quanto riguarda le variabili occupazione e quella dell età, vediamo dei risultati significativi solo per gli elementi che abbiamo detto essere le connotazioni italiane. Risulta che sono gli studenti ad avere dei punteggi medi più alti degli occupati, e sono le categorie delle persone 40+ e 50+ a segnare notevolmente più bassi dei partecipanti tra i 18 e i 40 anni. Sarebbe troppo facile concludere da questi risultati che non possiamo parlare di differenze culturali. Nei paragrafi precedenti abbiamo visto che la variabile nazionalità dimostra dei risultati significativi per tutti gli elementi dello schema qui sopra. Come si osserva nella tabella, nessun altra variabile risulta significativa per tutti gli elementi, e il livello d istruzione ha soltanto un risultato significativo dai t-test eseguiti. Come detto, sulle variabili occupazione ed età sono risultati statisticamente significativi soltanto alcuni elementi che nei paragrafi precedenti sono stati classificati come connotazioni italiane. L analisi più profonda della composizione di queste variabili, dimostra una distribuzione ineguale fra i vari gruppi. A parte il fatto che ci sono molto più occupati che studenti nel campione, la 48

49 proporzione di studenti e occupati italiani e olandesi differisce, come si vede nella seguente tabella di contingenza. Occupazione Olandese Nazionalità Italiana Totale studente/studentessa occupato/a Totale Tabella 4.14: occupazione distribuzione dei numeri per nazionalità Siccome gli elementi significativi sulla variabile occupazione sono detti connotazioni italiane, sappiamo già che i partecipanti italiani su questi elementi hanno dato dei valori più alti degli olandesi. Gli occupati olandesi, che sono nella maggioranza, perciò causeranno un punteggio medio abbastanza basso, mentre gli studenti italiani nel loro gruppo causeranno una media piuttosto alta. Dunque, in base a questi dati non è possibile confermare un effetto significativo della variabile occupazione. La stessa cosa vale per la variabile dell età, perché pure questa variabile dimostra dei risultati significativi sulle connotazioni italiane. Siccome vogliamo sapere se la categoria d età potrebbe aver causato i risultati trovati sulla variabile della nazionalità, è essenziale che ogni categoria consista di tanti italiani quanti olandesi. Il nostro campione non soddisfa queste esigenze, come si può vedere nella sottostante tabella di contingenza. Categoria età Olandese Nazionalità Italiana Totale Età Età Età Età Totale Tabella 4.15: categorie età distribuzione dei numeri per nazionalità Come si osserva da questi dati, la proporzione delle prime due categorie è quasi uguale fra le due nazionalità. Le categorie da 41 a 50 anni e da 51 a 60 anni invece, consistono quasi esclusivamente di partecipanti olandesi. Abbiamo indicato qui sopra che i partecipanti in queste categorie hanno dato dei valori molto più bassi dei partecipanti più giovani. Questo risultato si rivela piuttosto logico, perché i partecipanti olandesi sono sovrarappresentati in queste categorie hanno causato una media più bassa sulle connotazioni italiane. Inoltre bisogna menzionare il fatto che il numero di italiani in queste categorie è troppo bassa per fare dichiarazioni statiscamente affidabili. 49

50 Per quanto riguarda la variabile sesso, osserviamo un effetto sia su alcune connotazioni italiane che su alcune connotazioni olandesi. Questi risultati sono sorprendenti visto che ci sono più partecipanti femminili olandesi che italiani. Il sesso perciò potrebbe infatti influenzare i risultati. Concludiamo dunque che, benché rimanga plausibile che la nazionalità e la madrelingua siano le variabili più determinanti, bisogna stare attenti di non saltare subito alla conclusione di aver trovato delle differenze culturali. 50

51 4.2 La seconda parte del questionario La percezione del tempo La seconda parte della ricerca consiste di quattordici tesi, basate sulla differenza fra culture monocroniche e culture policroniche, con l obiettivo di analizzare la percezione del tempo dei partecipanti. La metà delle tesi è monocronica, in quanto descrive dei comportamenti monocronici, e l altra metà è policronica, in quanto rappresenta delle situazioni policroniche. Le tesi 1, 2, 4, 5, 6, 9 e 14 sono le tesi monocroniche. Le tesi 3, 7, 8, 10, 11, 12 e 13 sono quelle policroniche. Si risponde di nuovo ad una scala di cinque punti, da completamente in disaccordo a completamente d accordo. L ipotesi, in base alla teoria di Hall, è che gli italiani sono più policronici, mentre la cultura olandese tende piuttosto ad un atteggiamento monocronico. Ci aspettiamo dunque di trovare una differenza culturale della percezione del tempo e dell importanza attribuita alle relazioni sociali. Per il calcolo del punteggio totale di ogni partecipante sulla scala monocronica-policronica, sono state create tre nuove variabili. I punteggi delle sette tesi monocroniche sono stati sommati, creando la variabile del punteggio totale monocronico. Lo stesso è stato fatto per creare il punteggio totale policronico. Siccome entrambe queste variabili nuove consistono della somma di sette tesi, il punteggio minimo per queste variabili è 7 (cioè 7 tesi per 1 punto sulla scala), e il massimo è 35 (cioè 7 tesi per 5 punti sulla scala). Dunque, ad esempio, il punteggio totale di 30 punti sulla variabile monocronica, significherebbe che questa persona è molto monocronica. Infine è stata creata una variabile per il punteggio totale della scala monocronica-policronica. Per la realizzazione di questa variabile è stata invertita la polarità delle tesi monocroniche, in modo che il numero 1 sulla scala indicasse sempre, quindi per tutte le quattordici tesi, un atteggiamento monocronico, mentre il numero 5 puntasse ad un comportamento policronico. Poi è stato calcolato il punteggio totale sommando le tesi policroniche e quelle monocroniche di polarità inversa. Il punteggio minimo per questa variabile perciò è 14 punti e il massimo è 70 punti, andando dunque da estremamente monocronico a estremamente policronico. E stato eseguito un t-test di campioni indipendenti per vedere se la nazionalità dei partecipanti ha influenzato il loro punteggio totale sulla scala monocronica-policronica. La nazionalità era la variabile indipendente e il punteggio totale monocronico-policronico era la variabile dipendente. Il t-test è risultato statisticamente significativo (F =.234; df = 197; p = <.0005), indicando una differenza fra il punteggio totale medio degli italiani e degli olandesi. Se analizziamo le medie delle due culture, vediamo che gli olandesi infatti sono più monocronici degli italiani: il punteggio medio degli olandesi è 36.26, mentre gli italiani hanno indicato un valore di punti medi. Colpisce però che, mentre 51

52 gli olandesi sono molto più monocronici che policronici, pure gli italiani tendono al lato monocronico. Il posizionamento dei due gruppi è visualizzato nell immagine sottostante. Posizione della media olandese: Posizione della media italiana: Immagine 4.1: posizione delle culture sulla scala monocronica-policronica Come si osserva dall immagine, il punteggio medio degli italiani si trova poco più verso il lato monocronico che verso il lato policronico. Per analizzare più profondamente questi risultati, sono stati eseguiti altri due t-test, calcolando le differenze fra il punteggio medio degli italiani e degli olandesi sulle variabili dei totali monocronici e policronici separati. Le variabili del punteggio totale monocronico e policronico erano le variabili dipendenti, la nazionalità essendo di nuovo la variabile indipendente, categorizzando i gruppi. Risulta che soltanto il test della scala policronica è significativo (F = 1.304; df = 197; p = <.0005), mentre sulla scala monocronica non è stata trovata una differenza statistica fra le due nazionalità (F = 3.215; df = 197; p =.090). Osserviamo la tabella seguente in cui si vedono i punteggi medi delle due culture su queste variabili separate. 24 Variabile Nazionalità Olandese Media (dev. std.) Italiana Media (dev. std.) Punteggio totale monocronico (3.754) (4.336) Punteggio totale policronico (3.376) (3.081) Tabella 4.16: punteggi medi sulle variabili monocronica e policronica Ricordiamo che il punteggio minimo di queste variabili è 7 punti e il massimo è 35 punti. I dati nella tabella qui sopra dimostrano dunque che i partecipanti olandesi, con il punteggio medio di oltre i 25 punti, sono molto monocronici, ma notevolmente meno policronici (19.29 punti medi). Gli olandesi sono inoltre più monocronici degli italiani, anche se solo pochissimo. Infine è confermata l osservazione che gli italiani tendono al lato monocronico: il loro punteggio medio della scala monocronica è infatti più alto della loro media policronica. Questi risultati sono parzialmente in disaccordo con le nostre ipotesi, perché ci aspettavamo che gli italiano fossero proprio policronici. Siccome sono comunque più policronici dei partecipanti olandesi, possiamo affermare che esiste una differenza culturale, anche se non è una differenza 24 Vedi Appendice 6.1 per i risultati originali dei t-test sui punteggi totali monocronico, policronico e monocronico-policronico. 52

53 esplicita come avevamo previsto. In ciò che segue analizzeremo perciò le varie tesi separatemente e discuteremo le caratteristiche più importanti. Per quali tesi le differenze fra le due culture sono significative? Ci sono delle differenze sorprendenti? Vengono riflessi i risultati sopra descritti nelle singole tesi? Quali sono le tesi che hanno causato il punteggio alto degli italiani sulla scala monocronica? Cominciamo con i risultati delle tesi policroniche. Per ogni tesi separata è stato eseguito un t-test, la tesi essendo la variabile dipendente e la nazionalità essendo la variabile indipendente. I risultati di questi test sono tutti significativi, per cui possiamo affermare che è stata trovata una differenza culturale. Il punteggio medio degli olandesi è costantemente più basso del punteggio degli italiani, il che riflette le medie del punteggio totale sulla scala policronica, come abbiamo osservato nella tabella Vediamo la seguente tabella con le medie e il risultato dei t-test per le tesi policroniche. Tesi Nazionalità Olandese Media (dev. std.) Italiana Media (dev. std.) T-test Tesi 3 (policronica) 2.38 (.950) 2.77 (1.008) F=.007; df= 197; p =.005 Tesi 7 (policronica) 2.84 (.964) 3.46 (1.076) F= 2.574; df= 197; p = <.0005 Tesi 8 (policronica) 3.84 (.964) 4.30 (1.058) F= 3.309; df= 197; p =.002 Tesi 10 (policronica) 2.13 (1.083) 2.53 (1.129) F= 1.402; df= 197; p =.011 Tesi 11 (policronica) 2.79 (1.202) 3.99 (1.225) F=.045; df= 197; p = <.0005 Tesi 12 (policronica) 2.43 (1.002) 2.80 (1.237) F= 4.624; df= 197; p =.019 Tesi 13 (policronica) 2.89 (.953) 3.32 (1.126) F= 5.665; df= 197; p =.004 Tabella 4.17: punteggi medi e t-test delle tesi policroniche 25 Bisogna notare che, anche se i punteggi olandesi sono più bassi dei punteggi italiani, le differenze non sono grandi. Il punteggio medio degli italiani è perfino inferiore allo numero neutrale 3 per le tesi 3, 10 e 12. I dati dimostrano dunque che gli italiani sono meno policronici di quanto ci eravamo aspettati. Più sorprendenti ancora sono i risultati dei t-test sulle tesi monocroniche: 25 Vedi Appendice 6.2 per i t-test e le tabelle di contingenza policroniche originali. 53

54 Tesi Nazionalità Olandese Media (dev. std.) Italiana Media (dev. std.) T-test Tesi 1 (monocronica) 4.22 (.802) 4.40 (.842) F=.323; df= 197; p =.128 Tesi 2 (monocronica) 3.72 (1.092) 4.07 (1.021) F=.431; df= 197; p =.024 Tesi 4 (monocronica) 2.93 (1.071) 2.31 (1.164) F=.979; df= 197; p = <.0005 Tesi 5 (monocronica) 3.21 (1.126) 2.98 (1.267) F= 1.500; df= 197; p =.164 Tesi 6 (monocronica) 3.59 (1.045) 3.41 (1.272) F= 5.988; df= 197; p =.287 Tesi 9 (monocronica) 3.76 (.998) 3.17 (1.259) F= ; df= 197; p = <.0005 Tesi 14 (monocronica) 3.60 (.875) 3.71 (1.150) F= ; df= 197; p =.426 Tabella 4.18: punteggi medi e t-test delle tesi monocroniche 26 Risulta che sulle tesi 1, 5, 6 e 14 non è stata trovata una differenza significativa fra le risposte dei soggetti italiani e olandesi. Come osserviamo dalle medie piuttosto alte, entrambe le culture sembrano essere monocroniche, come risultava pure dalle medie del punteggio totale monocronico (tabella 4.16). Colpisce che gli italiani sulle tesi monocroniche 1, 2 e 14 hanno indicato perfino un valore più alto degli olandesi. Studiando le tabelle di contingenza, appare che gli italiani hanno selezionato più spesso la risposta 5, mentre gli olandesi hanno preferito scegliere il 4, come si vede nella tabella sottostante che dimostra i risultati della tesi 14: Tesi 14 (monocronica) Nazionalità Olandese Italiana Totale 1: non ci penso affatto 1,8% 3,4% 2,5% 2 8,0% 12,6% 10,1% 3 31,3% 25,3% 28,6% 4 46,4% 26,4% 37,7% 5: ci penso fortemente 12,5% 32,2% 21,1% Totale 100,0% 100,0% 100,0% Tabella 4.19: tesi 14 distribuzione delle risposte La percentuale totale positiva di entrambe le culture è di circa 58% (cioè la somma delle risposte 4 e 5 ). Il fatto che gli italiani hanno scelto più spesso il numero più alto, è la causa per la media poco più alta di quella olandese. La conclusione di questa seconda parte della ricerca empirica è duplice, perché le ipotesi sono state confermate solo parzialmente. Gli olandesi sono, come previsto in base alla letteratura, monocronici. Gli italiani invece, benché la teoria di Hall e Hall su cui le tesi sono basate prevedesse diversamente, 26 Vedi Appendice 6.3 per i t-test e le tabelle di contingenza monocroniche originali. 54

55 non sembrano essere tanto policronici. Colpisce che il loro punteggio medio sulla variabile monocronica è poco più alto della loro media policronica. Ciò che possiamo affermare comunque è che gli italiani sono notevolmente più policronici degli olandesi, visto che la media italiana è più alta di quella olandese per tutte le tesi policroniche. La media monocronica degli olandesi risulta inoltre più alta di quella italiana. Confermiamo dunque che c è una differenza culturale fra gli italiani e gli olandesi nella percezione del tempo, anche se la differenza è meno esplicita di quanto previsto L effetto di altri fattori Pure la seconda parte della ricerca richiede dei test statistici per controllare gli eventuali effetti dei fattori sesso, livello d istruzione, occupazione ed età. Questi fattori formavano le variabili indipendenti per i t-test eseguiti per i primi tre fattori e il one-way ANOVA test per la variabile età. Le variabili dipendenti di ogni test erano le variabili punteggio totale monocronico, punteggio totale policronico e punteggio totale monocronico-policronico. Siccome i risultati di questi test sono comparabili con i test che sono stati descritti già prima, e perciò pure le spiegazioni sono uguali, ci limiteremo ad una descrizione breve delle nostre osservazioni. 27 I t-test per le variabili sesso e livello d istruzione non risultano significativi. Queste variabili dunque non causano degli effetti sui punteggi totali dei partecipanti. I t-test con il fattore occupazione risultano significativi per la variabile punteggio totale policronico (F =.160; df = 197; p =.025) e la variabile punteggio totale monocronico-policronico (F =.010; df = 197; p =.013). I dati fanno vedere che gli studenti hanno dato dei valori medi più alti degli occupati. Infine risultano significativi due one-way ANOVA test sulla variabile età, cioè il test per la variabile punteggio totale monocronico (F = 4.007; df = 3, 195; p =.009) e il test per la variabile punteggio totale monocronicopolicronico (F = 4.248; df = 3, 195; p =.006). L osservazione delle medie dei vari gruppi dimostra che le categorie e hanno delle medie più monocroniche: il loro punteggio sul totale monocronico è abbastanza alto, mentre il loro punteggio sul totale monocronico-policronico è più basso della media delle altre categorie. Questi risultati corrispondono alle nostre osservazioni alla fine della prima parte della ricerca empirica: il fatto che il campione consista di più studenti italiani che olandesi, e più persone olandesi che italiane sopra l età di 40 anni, influisce sui risultati. I partecipanti italiani, come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, sono più policronici degli olandesi. Gli occupati olandesi, che sono nella maggioranza, perciò abbasseranno il punteggio medio sulla variabile punteggio totale policronico, mentre gli studenti italiani nel loro gruppo causeranno una media alta. La stessa cosa vale per il fattore età, perché le categorie dai 41 ai 50 anni e dai 51 ai 60 anni consistono più di olandesi che di 27 Vedi Appendice 6 per i risultati completi dei test. 55

56 italiani, e il numero dei primi causa il punteggio alto sulla variabile punteggio totale monocronico e il punteggio basso sulla variabile punteggio totale monocronico-policronico. Nei paragrafi precedenti, in cui sono stati discussi gli effetti di altri fattori oltre alla nazionalità, abbiamo già indicato la composizione ineguale del campione. La distribuzione irregolare delle varie caratteristiche dei partecipanti, rende impossibile confermare, in base a questi dati, un effetto significativo dei fattori occupazione ed età. Consideremo dunque le differenze trovate delle differenze culturali, pur rimanendo consapevoli della possibilità di altri influssi. 4.3 Conclusione prima e seconda parte Concludendo le prime due parti della ricerca empirica, in cui sono stati discussi tutti i dati, possiamo confermare la maggior parte delle nostre ipotesi. Abbiamo trovato tante connotazioni con la parola pranzo che sono specifiche a seconda della cultura. Inoltre possiamo affermare che i partecipanti olandesi sono abbastanza monocronici. I partecipanti italiani da un lato sono più policronici degli olandesi, ma hanno ottenuto dei punteggi alti pure sulla variabile monocronica. Nella terza parte della ricerca faremo il collegamento fra le connotazioni e la percezione del tempo. Saranno elaborati quegli elementi connotativi che sono stati detti connotazioni culturali, come elencati nella tabella In merito alla percezione del tempo sarà usata la variabile del punteggio totale monocronicopolicronico per l ulteriore elaborazione dei dati. Benché le differenze non siano enorme, possiamo confermare di aver trovato una differenza culturale, evidenziata in primo luogo dalla significatività statistica, e visualizzata inoltre dal diagramma sottostante. 56

57 Diagramma 4.2: punteggio totale monocronico + policronico 4.4 Il legame fra le connotazioni e la percezione del tempo Nei paragrafi precedenti sono stati discussi tutti i dati del questionario. Abbiamo trovato delle differenze culturali fra i partecipanti italiani e quelli olandesi, confermando così la maggior parte delle nostre ipotesi. Adesso siamo giunti alla parte finale di questo capitolo, in cui faremo il collegamento fra le prime due parti. Sono stati elaborati i dati in merito alle connotazioni con la parola pranzo e sono stati discussi i risultati dell interpretazione del concetto del tempo. In ciò che segue studieremo questi dati in modo approfondito, alla ricerca del legame fra le connotazioni culturali e la percenzione del tempo e delle relazioni sociali. L ipotesi è che ci sia una relazione fra le connotazioni con il termine pranzo e l interpretazione del concetto chiave del tempo, che differiscono tutte e due a seconda della cultura. Per la misurazione della relazione fra queste due caratteristiche culturali, sono stati eseguiti dei test di correlazione. Le variabili erano quegli elementi connotativi che nella prima parte della ricerca sono stati trovati culturalmente significativi, e la variabile del punteggio totale monocronico-policronico. 57

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