Focus on: l andamento della commercializzazione nel 2012 pag. 12

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1 IV TRIMESTRE 2012 numero 1/13 1 febbraio 2013 IN SINTESI Nel mondo pag. 2 In Italia pag. 5 La produzione mondiale di latte per il 2012 è stimata in aumento in tutti i principali bacini produttivi, nonostante la flessione accusata da Argentina e USA nella seconda parte dell anno. Le consegne di latte nell UE-27 sono aumentate lievemente (+0,8% nel periodo gennaionovembre), a causa dell aumento dei costi di alimentazione del bestiame. La domanda mondiale di prodotti lattiero caseari rimane sostenuta e i prezzi, soprattutto per le polveri e il burro, stanno rapidamente crescendo. L UE-27 mantiene la leadership nel mercato dei formaggi (+14% nei primi nove mesi del 2012) e delle polveri magre (+17%), mentre la Nuova Zelanda continua a presidiare il mercato del burro e del latte intero in polvere. Trend annuale positivo per la produzione dei formaggi grana DOP, nonostante il calo accusato nel secondo semestre. Significativa diminuzione dei prezzi all origine nel 2012, nonostante la lieve ripresa di fine anno in conseguenza dell aumento dei prezzi del latte alla stalla e del rallentamento della flessione per i formaggi grana. Prezzi dei fattori produttivi in aumento nell arco dell intero anno (indice +4,9% rispetto al 2011) con conseguente contrazione della redditività degli allevamenti da latte (-10,2%). Trend molto positivo per le esportazioni di formaggi e latticini (+6% nel periodo gennaiosettembre); crescono le vendite all estero sia di freschi sia di grana/parmigiano. Andamento positivo dei consumi domestici per latte uht, yogurt tradizionale e formaggi; calo consolidato per il latte fresco. Focus on: l andamento della commercializzazione nel 2012 pag. 12 IN EVIDENZA Nel mondo In Italia Oceania : prezzi dei prodotti lattiero-caseari ($/kg) Prezzi medi all'origine di Parmigiano Reggiano e Grana Padano ( /kg - iva esclusa) Fonte: elaborazione Ismea su dati USDA 1

2 1. Nel mondo 1.1 La produzione Il 2012 è stato un anno eccezionale per la produzione mondiale di latte, ma per il 2013 si attende il ritorno ad una situazione di normalità. Secondo le analisi dell USDA, grazie alla combinazione di clima favorevole ed ottime condizioni di pascolo, la produzione di latte in Oceania per il 2012 risulterà in aumento del 6% rispetto all anno precedente, ma per il 2013 si prevede una Tab. 1.1 Produzione di latte e derivati nell UE-27 (000 t) crescita inferiore all 1%. Negli Stati Uniti, la produzione di latte, stimata in aumento di quasi il 2% nel 2012, dovrebbe rimanere sostanzialmente stabile nel 2013, poiché gli elevati prezzi dei mangimi hanno minato la stabilità finanziaria degli allevatori. Situazione poco dissimile anche nell'unione Latte alimentare Burro Formaggi ,2 3,4-1,2 Europea, dove alla crescita di circa l 1% nel 2012, dovrebbe corrispondere un aumento analogo nel Anche se i prezzi alla stalla hanno ripreso lentamente a crescere dopo l estate, l elevato livello Latte screm. in polv ,9 dei costi energetici e di alimentazione del bestiame Latte intero in polv ,3 hanno indotto gli allevatori europei alla prudenza: in * dati provvisori Fonte: elaborazione Ismea su dati Eurostat base ai dati Eurostat provvisori, nel periodo gennaio-novembre, le consegne di latte nell UE-27 sono, infatti, aumentate dello 0,8% rispetto ad un anno fa, sebbene con andamenti differenziati nei principali paesi produttori. Le consegne sono aumentate in Germania (+1,3% rispetto al periodo gennaio-novembre del 2011), Italia (+0,8%), Spagna (+1,3%) ma soprattutto in Polonia (+6,4%), Danimarca (+3,3%), Repubblica Ceca (+3,9%), e Austria (+2,4); situazione stabile in Francia, Olanda e paesi scandinavi, a fronte di un calo della produzione registrato nel Regno Unito (-1,2%) e in Irlanda (-2,5%). Sul fronte della trasformazione industriale, continuano ad aumentare le produzioni di latte scremato in polvere, visto il buon andamento delle esportazioni comunitarie verso i Paesi Terzi, e di burro, in corrispondenza di una maggiore domanda da parte dell industria alimentare a causa degli elevati prezzi degli oli vegetali. In flessione la produzione di formaggi, nonostante il trend positivo dell export, e di latte intero in polvere, meno competitivo sul mercato mondiale rispetto al prodotto neozelandese. 1.2 Gli scambi gennaio-novembre* var.% Consegne di latte ,8 In base alle previsioni di produzione per il 2013, la disponibilità di prodotti all export dovrebbe aumentare, ma in misura decisamente inferiore rispetto alle tendenze degli ultimi due anni. La Cina sarà sempre più un player determinante nell equilibrio del mercato globale, grazie ad una crescita del PIL stimata intorno all 8% per il 2013 e un aumento della domanda di prodotti lattiero-caseari di importazione, soprattutto latte intero in polvere (+12% nel fonte USDA) e latte scremato in polvere (+18% nel 2013). Inoltre, anche se al momento rappresentano una quota relativamente minore dell import, stanno crescendo a ritmi sostenuti anche gli acquisti di altri prodotti caseari come i formaggi e le materie grasse. Nei primi nove mesi del 2012 gli approvvigionamenti cinesi di polveri magre sono più che raddoppiati rispetto all anno precedente (+57%) e per le polveri grasse si è registrato un aumento del +12%; in entrambi i casi a beneficiare di questo trend è stata soprattutto la Nuova Zelanda. L Unione Europea continua a detenere la leadership nel mercato mondiale del latte scremato in polvere, con le esportazioni cresciute del 17% nei primi nove mesi del Nello stesso periodo anche gli Stati Uniti, secondo player mondiale, hanno incrementato le vendite all estero (+6%), mentre la Nuova Zelanda, avendo optato per una maggior produzione di polveri grasse, ha incrementato solo lievemente la propria offerta sul mercato mondiale (+1%). Il primo acquirente a livello mondiale resta il Messico con una crescita significativa dell import (+25%), ma si tratta di un mercato quasi esclusivamente presidiato dagli Stati Uniti. Il principale sbocco delle polveri magre comunitarie si conferma, invece, l Algeria, nonostante la forte riduzione degli acquisti nell ultimo anno; stanno poi assumendo un importanza crescente altri paesi africani (come Egitto, 2

3 Nigeria) e i mercati asiatici (Indonesia, Vietnam, Cina). Per quanto riguarda il latte intero in polvere, il prodotto europeo resta meno concorrenziale rispetto ai competitor neozelandesi e argentini. Nei primi nove mesi del 2012 le esportazioni comunitarie sono rimaste stabili rispetto allo stesso periodo dell anno precedente, come conseguenza della contrazione dei flussi diretti verso Algeria (-21%) e Nigeria (-31%) e della crescita delle vendite nei paesi del Medio-Oriente (Oman, Kuwait, Libano), in Egitto e nei paesi Caraibici. Tab. 1.2 Principali paesi importatori di lattiero caseari (t) Fonte: elaborazione Ismea su dati GTI gennaio-settembre var.% Latte screm. in polv. - Messico ,6 - Cina ,6 - Indonesia ,5 Latte intero in polv. - Cina ,7 - Algeria (gen-lug) ,9 Formaggi - Russia ,4 - Giappone ,9 - Stati Uniti ,1 - Messico ,5 Burro - UE ,7 - Russia ,3 - Cina ,7 Tab. 1.3 Principali paesi esportatori di lattiero caseari (t) Fonte: elaborazione Ismea su dati GTI gennaio-settembre var.% Latte screm. in polv. - UE ,4 - Stati Uniti ,0 - Nuova Zelanda ,7 Latte intero in polv. - Nuova Zelanda ,0 - UE ,3 - Argentina ,8 Formaggi - UE ,6 - Nuova Zelanda ,9 - Stati Uniti ,6 Burro - Nuova Zelanda ,8 - UE ,9 - Stati Uniti ,8 Indiscusso il ruolo dell UE-27 nel mercato dei formaggi: nei primi nove mesi del 2012 le esportazioni comunitarie hanno superato le 560 mila tonnellate registrando un incremento del 14%, soprattutto grazie alla ripresa delle vendite in Russia (+20%). Anche Nuova Zelanda e Stati Uniti, che si contendono la seconda posizione a livello mondiale in termini quota in volume, hanno significativamente aumentato le proprie esportazioni, rispettivamente dell 11% e del 21%, sia rispetto a destinazioni tradizionali (Giappone nel primo caso, Messico nel secondo) sia rispetto a paesi emergenti. Per quanto riguarda il burro, nonostante la minore competitività del prodotto comunitario rispetto a quello neozelandese, le esportazioni UE verso i Paesi terzi sono cresciute di quasi il 3% nei primi nove mesi del 2012, nonostante il calo accusato sul mercato russo. Nello stesso periodo, l Unione Europea ha importato significativi quantitativi di burro - soprattutto nei primi tre mesi del , poiché in prospettiva di una ripresa delle quotazioni internazionali, gli industriali europei hanno preferito optare per l ammasso privato; a settembre, infatti, gli stock privati ammontavano a oltre 95 mila tonnellate, circa il 30% in più rispetto all anno precedente. Fig. 1.2 Esportazioni dell UE-27 1 (000t) Fig. 1.3 Importazioni dell UE-27 1 (000t) 1) extra UE-27 Fonte: elaborazione Ismea su dati GTI 1) extra UE-27 Fonte: elaborazione Ismea su dati GTI 3

4 1.3 Il mercato Nel 2012 il mercato lattiero caseario è stato caratterizzato da una forte variabilità dei prezzi internazionali. La previsione di un aumento della produzione di latte nei principali paesi esportatori ha, infatti, innescato un rapido declino dei prezzi delle commodity casearie nei primi mesi dell anno, cui si è aggiunta la situazione di incertezza economico-finanziaria soprattutto nell Unione Europea. La flessione dei prezzi si è poi rallentata man mano che la siccità che ha colpito gli Stati Uniti ha ridotto le disponibilità all export, incidendo pesantemente anche sui prezzi dei cereali destinati all alimentazione del bestiame. Negli ultimi mesi dell anno si è, quindi, assistito ad una rapida ascesa dei prezzi internazionali, soprattutto per il latte scremato in polvere, come conseguenza della forte richiesta e degli stock ridotti sia negli USA sia nell UE. In particolare, nel periodo ottobre-dicembre, le polveri magre ad uso zootecnico hanno raggiunto una quotazione media di 2,55 euro/kg sul mercato tedesco, evidenziato una variazione positiva del 22% rispetto allo stesso periodo dell anno precedente e addirittura superando i picchi di inizio Fig. 1.4 Germania: prezzi all origine ( /kg) Fig. 1.5 Germania: prezzi dei formaggi ( /kg) 1) uso zootecnico; 2) burro sfuso Fonte: elaborazione Ismea su dati ZMB Fonte: elaborazione Ismea su dati ZMB Prezzi in salita anche per il burro, nuovamente quotato sopra i 3 euro/kg, sia sul mercato francese (+13,8% rispetto al terzo trimestre del 2012) sia su quello tedesco (+13,2%), pur restando sotto i livelli record del Il buon andamento delle esportazioni ha fatto progressivamente risalire anche i prezzi dei formaggi: in particolare l Edamer, nel quarto trimestre, si è mediamente attestato a un valore (3,18 euro/kg a Kempten) in significativo recupero rispetto ai mesi estivi (+13,9%) e di poco inferiore a quello di dodici mesi prima (- 1,9%). Per la prima parte del 2013, le stime a livello internazionale indicano una fase di relativa stabilità dei prezzi dei prodotti lattiero caseario poiché il mercato globale, grazie alla vivacità della domanda, dovrebbe essere in grado di assorbire le eccedenze produttive dell Oceania realizzate nella primavera australe. Tuttavia, vista la crescita contenuta della produzione e l esiguità delle scorte sia di burro sia di latte in polvere, nella seconda parte dell anno si potrebbe assistere ad una spinta al rialzo dei prezzi a causa della pressione esercitata dalla domanda di importazione. 4

5 2. In Italia Fig. 2.1 Outlook di settore (000 t) Il 2012 è stato un anno complessivamente difficile per la zootecnia da latte. Dopo gli elevati livelli raggiunti nell anno precedente, infatti, i prezzi dei principali formaggi della tradizione italiana sono stati caratterizzati da un trend flessivo che ha inevitabilmente trascinato verso il basso la remunerazione del latte alla stalla. Nei primi nove mesi della campagna di commercializzazione (aprile-dicembre 2012) il latte crudo è stato mediamente pagato 30 centesimi al litro in meno rispetto ad un anno fa, mentre i costi dei fattori produttivi per gli allevamenti hanno continuato a crescere a ritmi piuttosto sostenuti, soprattutto con riferimento all energia e ai prodotti destinati all alimentazione del bestiame. 1) consegne Fonte: stime Ismea L atteggiamento prudente dei consumatori finali non ha particolarmente incentivato la produzione industriale, tanto che si sono significativamente ridotte le importazioni di latte sfuso e sono rallentati gli acquisti di formaggi dall estero. Il rovescio positivo della medaglia è stato, però, rappresentato dalle esportazioni, che stanno registrando performance molto positive non solo in ambito europeo, ma anche in paesi extra-comunitari, con variazioni a due cifre in mercati in espansione come Russia e Giappone. 2.1 La produzione La produzione agricola Fig. 2.1 Consegne di latte 1 (000 t) 1) quantitativi non rettificati; stime per il su dati Agea Secondo i dati Agea, per il periodo aprile-novembre della campagna di commercializzazione 2012/2013 le consegne (non rettificate) si sono attestate a circa 7,13 milioni di tonnellate, con un aumento dello 0,8% rispetto allo stesso periodo della precedente annata. In autunno, infatti, il trend di crescita della produzione di latte si è attenuato, in parte a causa dell aumento dei costi di allevamento in parte a causa della minore richiesta proveniente dall industria di trasformazione. In particolare, in base alla stime Ismea, negli ultimi tre mesi del 2012 le consegne dovrebbero risultare mediamente in calo dell 1,5% rispetto allo stesso periodo del 2011, facendo chiudere l anno solare con un aumento inferiore all 1% La produzione industriale È proseguito anche negli ultimi tre mesi dell anno il trend negativo della produzione dei principali formaggi a denominazione. In dettaglio, in base ai dati diffusi dai Consorzi di Tutela, nel quarto trimestre 2012 il numero di forme di Parmigiano Reggiano e di Grana Padano è diminuito rispettivamente dell 1,5% e del 7,5%. La dinamica complessiva per l anno 2012 è risultata comunque positiva (+2,3% per il Reggiano e +1,3% per il Padano), ma decisamente più rallentata rispetto alla straordinaria performance produttiva del In lieve 5

6 aumento anche la produzione annuale di Asiago, che in media per le tipologie D Allevo e Pressato ha fatto registrare +0,9% rispetto al In calo, invece, la produzione di Gorgonzola (-1,1% rispetto al 2011) soprattutto a causa della contrazione accusata nel terzo e nel quarto trimestre dell anno. Dopo il peggioramento accusato nei mesi estivi, in chiusura d anno la fiducia degli operatori dell industria lattiero casearia è rimasta pressoché invariata, pur risultando lievemente in calo nel confronto con lo stesso trimestre dell anno precedente: nel quarto trimestre 2012, infatti, l indice Ismea di Clima si è assestato su un livello pari a 11,7 contro il -12,2 dei tre mesi precedenti e il -7,7 del quarto trimestre Scendendo nel dettaglio delle singole componenti che concorrono alla formazione dell ICF, la stabilità congiunturale dell indicatore per il settore lattiero-caseario è dipeso dalla compensazione tra il peggioramento delle aspettative di produzione per i prossimi mesi e il miglioramento degli ordinativi in corrispondenza delle festività natalizie. Fig. 2.2 Indice del clima di fiducia per l industria lattiero casearia Fig. 2.3 Andamento delle componenti del ICF per l industria lattiero casearia (% saldi di risp.) Nota :la freccia scura indica il IV trimestre 2.2 Gli scambi Segnali molto positivi arrivano sul fronte degli scambi con l estero. Le stime Ismea per il quarto trimestre 2012 indicano una crescita sostenuta per le esportazioni di formaggi e latticini, trainate dai freschi e da grana e parmigiano; il 2012 dovrebbe, quindi, chiudersi con un aumento del +7% dei volumi complessivamente venduti oltre i confini nazionali. Nel quarto trimestre si stima, inoltre, una lieve crescita dei quantitativi di formaggi acquistati dall estero, nonostante il calo accusato sia dai prodotti freschi sia dai formaggi semiduri; vista, però, la dinamica dei mesi primaverili ed estivi, i volumi di formaggi complessivamente importati nel 2012 non Fig. 2.4 Export nazionale di formaggi (000 t) dovrebbero discostarsi dai livelli del Forte contrazione stimata anche per gli acquisti di latte sfuso (-14% per il 2012), in corrispondenza di un aumento delle importazioni di latte confezionato (+8% per il 2012). In base ai dati consuntivi relativi ai primi nove mesi del 2012, le esportazioni italiane di latte e derivati sono aumentate del 7,4% in volume rispetto a un anno fa a fronte di una crescita in valore del 5,4%; diversamente per le importazioni, a fronte di una spesa in calo (-7,4%) gli acquisti dall estero sono cresciuti del 3,8% in volume. Ne è conseguito un miglioramento del deficit in valore della bilancia commerciale del settore lattiero-caseario, per un Fonte: elaborazione e stime Ismea su dati Istat ammontare di quasi 295 milioni di euro. Le performance più entusiasmanti arrivano ancora una volta dal segmento dei formaggi, che - come ben noto - rappresentano la principale voce dell attivo commerciale. Nei primi nove mesi del 2012 le esportazioni di formaggi italiani sono aumentate del 6,0% in volume e del 3,4% in valore rispetto all analogo periodo dell anno precedente. A trainare sono stati 6

7 soprattutto i formaggi freschi (+8,2% in volume rispetto al periodo gennaio-settembre 2011) e i formaggi duri (+5,9%), in particolare grazie al ritrovato slancio di Grana Padano e Parmigiano Reggiano (+7,2% in totale) e Pecorino (+6,2%). Buoni risultati sui mercati esteri sono stati raggiunti anche dal Gorgonzola (+4,3% in volume) e dai formaggi grattugiati (+4,8% in volume). Fig. 2.5 Import nazionale di formaggi (000 t) Fig. 2.6 Import nazionale di latte liquido (000 t) Fonte: elaborazione e stime Ismea su dati Istat Fonte: elaborazione e stime Ismea su dati Istat Passando ad analizzare il lato passivo della bilancia commerciale, nei primi nove mesi del 2012 le importazioni di formaggi e latticini sono calate dell 0,8% rispetto allo scorso anno, in particolare nel corso del terzo trimestre. In flessione soprattutto gli acquisti dall estero di formaggi freschi (-3,9%) - che rappresentano quasi il 40% dei formaggi di importazione - mentre è proseguito l aumento per i semiduri (+2,6%) e anche per i cosiddetti similgrana (+1,3%), che hanno però accusato una decisa frenata dei ritmi di crescita in particolare per i prodotti di provenienza tedesca e ceca. È da sottolineare, infine, la significativa flessione delle importazioni di latte sfuso (quasi 160 mila tonnellate in meno rispetto ai primi nove mesi del 2011), come conseguenza del minore fabbisogno da parte dell industria di trasformazione nazionale. All opposto sono risultati in aumento gli acquisti di latte confezionato (+8,8%) e di yogurt e latte fermentato (+3,3%). Tab. 2.2 Bilancia commerciale di latte e derivati 1 gen-set ) volumi in equivalente latte Fonte: elaborazione Ismea su dati Istat export import saldo gen-set 2012/2011 (var.%) gen-set 2012 gen-set 2012/2011 (var.%) gen-set 2012 gen-set 2012/2011 (var.%) mln quant. valore val.un. mln quant. valore val.un. mln quant. valore Totale ,4 5,4-1, ,8-7,4-10, ,4-24,2 - Paesi terzi 452 7,7 6,7-0,9 57-3,9-2,5 1, ,2 8,2 - UE ,3 4,9-2, ,0-7,5-11, ,4-16, La destinazione e l origine degli scambi La Francia resta il primo mercato di sbocco per i formaggi italiani - soprattutto i freschi evidenziando un trend in crescita nei primi nove mesi del 2012 (+2,8%): l Italia, che è il terzo paese per importanza delle forniture, ha raggiunto una quota di mercato in volume superiore al 22% guadagnando terreno soprattutto rispetto ai formaggi tedeschi. Per quanto riguarda le altre due importanti destinazioni comunitarie, si registra una variazione positiva dell export di formaggi solo verso la Germania (+9%), mentre persiste la tendenza negativa delle spedizioni dirette nel Regno Unito. Sul fronte extracomunitario, è da notare, da un lato, la stagnazione del mercato statunitense e, dall altro lato la performance positiva dei formaggi italiani in Svizzera, Giappone (+27%) e Russia (+30%). Anche se rappresentano quote di mercato ancora poco rilevanti è da sottolineare l elevato tasso di crescita flussi diretti verso Hong Kong, Ucraina, Medio-oriente, Cina, Corea e Brasile. Per quanto riguarda l import, la contrazione degli acquisti di latte sfuso ha interessato soprattutto Germania e Francia, che a causa della ridotta disponibilità interna hanno fatto registrare variazioni negative a due cifre 7

8 delle forniture (rispettivamente -18% e -21%). In aumento, invece, i volumi di latte acquistati da Slovenia, Austria e Ungheria. Tab. 2.3 Paesi di destinazione dell export di formaggi e latticini (t) Tab. 2.4 Paesi di origine dell import di latte sfuso (t) gennaio-settembre var % gennaio-settembre var % Export tot ,0 - Francia ,8 - Germania ,0 - Stati Uniti ,2 - Regno Unito ,5 - Svizzera ,1 - altri paesi ,4 Fonte: elaborazione Ismea su dati Istat Import tot ,5 - Germania ,4 - Francia ,4 - Slovenia ,8 - Austria ,6 - Ungheria ,1 - altri paesi ,9 Fonte: elaborazione Ismea su dati Istat 2.3 La domanda La domanda delle famiglie Nel 2012 gli acquisti di latte e derivati delle famiglie italiane presso il canale retail sono complessivamente rimasti stabili rispetto all anno precedente, a fronte di una lieve crescita della spesa. La stagnazione degli acquisti è da attribuire al calo registratosi nel primo trimestre e negli ultimi mesi, cui si è contrapposta una tendenza positiva nella parte centrale dell anno. Consumi mediamente in crescita per i formaggi (+2,1%), seppure con andamenti molto differenziati nei vari segmenti merceologici, e per il burro (+2,3%). Per lo yogurt non si sono rilevate performance entusiasmanti, poiché l aumento riscontrato negli acquisti del tip9o normale è stato più che compensato dalla flessione del probiotico (quasi -5% in volume). Dopo una prima parte dell anno caratterizzata da importanti variazioni negative, si ravvisa un rallentamento nella contrazione dei consumi complessivi di latte. In particolare, al persistente calo del fresco (-3,8%) - soprattutto a causa del segmento dell Alta Qualità si è contrapposta una crescita per il prodotto a lunga conservazione (+1,6%), soprattutto nelle regioni centro-meridionali. Tab. 2.5 Dinamica degli acquisti domestici e della spesa per i prodotti lattiero caseari (var.%), panel famiglie Gfk-Eurisko 2012/2011 q.tà val. val. unitario Latte e derivati 0,1 0,6 0,4 Latte, di cui: -0,5-2,5-1,9 - latte fresco -3,8-2,7 1,2 - latte UHT 1,6-2,2-3,8 Formaggi 2,1 2,9 0,7 Yogurt, di cui -0,3-7,5-7,2 - normale 1,7-3,3-4,9 - probiotico -4,9-13,6-9,1 Burro 2,3 3,7 1,3 Tab Dinamica degli acquisti domestici di latte per area e canale di vendita (var.%) Latte Fresco 1) ambulanti, aree di servizio stradali, porta a porta, vendita diretta, internet, vendita per corrispondenza, ecc., panel famiglie Gfk-Eurisko 2012/2011 Latte UHT q.tà val. q.tà val. Totale Italia -3,8-2,7 1,6-2,2 Nord Ovest -4,0-4,7 0,6-4,0 Nord Est -2,3-1,9 1,1-5,4 Centro+Sardegna -2,3-2,4 2,0-2,5 Sud+Sicilia -6,4-2,0 2,5 1,4 Super+Iper -3,9-2,6-2,6 1,4 Discount 21,9 19,3 19,3 4,4 Liberi servizi 8,4 9,8 9,8 6,0 Dettaglio tradiz.le+spec.to -15,2-11,5-11,5-16,2 Altri canali 1-27,6-20,8-20,8 23,1 Per quanto riguarda i canali distributivi, l andamento positivo degli acquisti di latte uht non ha interessato iper e supermercati - che rappresentano oltre la metà del totale Italia ma ha riguardato i discount e le superfici di vendita minori (c.d. libero servizio); prosegue, invece, l inarrestabile perdita di quota di mercato del dettaglio tradizionale e specializzato, con variazioni negative a due cifre sia per il fresco sia per l uht. Poco significativi e in netto calo gli acquisti di latte effettuati presso altre fonti, come i mercati rionali, gli spacci 8

9 aziendali, le aree di servizio, ecc. 2.4 Il mercato I prezzi alla produzione Si conferma anche in chiusura d anno la tendenza flessiva del mercato lattiero caseario nazionale, in particolare per quanto riguarda i formaggi grana pur senza evidenziare tensioni rispetto all andamento di mercato atteso. Fig. 2.7 Volatilità del mercato dei prodotti guida ( /kg) Nota: la bolla indica il prezzo effettivamente rilevato sul mercato, mentre l area grigia indica l intervallo atteso in base all andamento di mercato degli ultimi tre anni. Quando il prezzo rilevato è compreso nell'intervallo atteso, nel mercato non si evidenziano tensioni; viceversa se il prezzo rilevato è esterno all intervallo atteso, nel mercato sussistono tensioni al rialzo o al ribasso. Nell ultimo trimestre 2012 l indice Ismea dei prezzi alla produzione di latte e derivati ha mostrato una lieve ripresa rispetto al trimestre precedente (+1,6%), ma la tendenza annuale è risultata fortemente segnata dalle flessioni del primo semestre facendo registrare un calo del 6,0% rispetto al Il settore ha presentato, dunque, una dinamica decisamente contrapposta a quella che ha caratterizzato la zootecnia e l agricoltura nel complesso, sia nel confronto su base trimestrale (rispettivamente +0,6% e +8,9% sul quarto trimestre 2011) sia su base annuale (rispettivamente +1,1% e +2,1% sul totale 2011). La tendenza del settore lattiero-caseario è stata determinata in larga misura dall andamento calante dei prezzi dei formaggi duri (-5,8% rispetto al 2011) e dal burro (-22,8%), nonostante per quest ultimo sia iniziata una fase di rilancio dopo l estate. Sulla cauta ripresa di fine anno ha, invece, inciso positivamente l aumento del prezzo del latte alla stalla, che in base all accordo siglato in Lombardia ha spuntato in media 38,50 euro/100 litri contro i 37,20 euro/100 litri percepiti in media dagli allevatori nei primi sei mesi della campagna. Fig. 2.8 Indice dei prezzi alla produzione della zootecnia (2000=100) Fig. 2.9 Indice dei prezzi alla produzione di latte e derivati (2000=100) In dettaglio, nel quarto trimestre, hanno mostrato una variazione positiva solo i prodotti maggiormente influenzati dalle dinamiche continentali, ovvero il latte spot, che in chiusura d anno ha recuperato altri 4 9

10 cent/kg nel confronto con il trimestre precedente, e il burro zangolato, che dopo mesi di inarrestabile contrazione sta progressivamente risalendo (+31% rispetto al terzo trimestre). Situazione differente per i formaggi, che dopo l estate hanno evidenziato un attenuazione delle tendenza flessiva dei listini, che si è protratta sino a fine anno. La dinamica annuale resta fortemente negativa, soprattutto per il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano, che nelle stagionature minori hanno perso rispettivamente 73 cent/kg e 1,60 euro/kg nel confronto con il Dopo una lunga fase di stazionarietà dei listini, nella seconda parte dell anno si è osservato una leggera flessione anche per il Gorgonzola, mentre per l Asiago Pressato, grazie all influenza esercitata dal mercato comunitario, l ultimo trimestre è stato caratterizzato da una certa ripresa dei prezzi all origine (+2,5% rispetto ai tre mesi precedenti). Tab. 2.7 Prezzi medi all origine di latte e derivati ( /kg Iva esclusa) I trim 12 II trim 12 III trim 12 IV trim 12 var % IV trim 12/ IV trim 11 III trim 12 Grana Padano (4-12 mesi) 7,96 7,41 7,28 7,20-12,0-1,0 Parmigiano Reggiano (1 anno) 10,15 9,33 8,95 8,95-16,1 0,1 Gorgonzola (maturo) 5,34 5,34 5,29 5,26-1,1-0,5 Asiago Pressato 4,86 4,60 4,38 4,49-6,8 2,5 Mozzarella (125 g) 3,96 3,96 3,92 3,91-1,3-0,1 Burro (zangolato) 2,00 1,44 1,50 1,96-14,2 30,7 Latte spot (Lodi) 0,34 0,31 0,38 0,42-1,9 9, I prezzi dei mezzi di produzione Negli ultimi tre mesi del 2012 si è ulteriormente rafforzata la spinta al rialzo dei costi di produzione delle aziende zootecniche, evidenziata sin dall inizio dell anno. In particolare, in base all indice Ismea, i prezzi dei mezzi correnti per gli allevamenti bovini e bufalini hanno registrato un aumento del 3,5% tra il terzo e il quarto trimestre e una variazione ancora più consistente nel confronto con lo scorso anno (+12,4% rispetto al periodo ottobre-dicembre 2011). In definitiva l aumento registrato per l intero anno è stato pari a poco meno del 5% (nel 2011 l aumento era stato di quasi il doppio), risultando decisamente superiore a quello dell agricoltura nel suo complesso (+2,8%). Fig Indice dei prezzi dei mezzi di produzione degli allevamenti bovini (2000=100) Fig Indice dei prezzi dei mezzi di produzione per voce di spesa (2000=100) I mangimi hanno rappresentato una delle voci che ha inciso significativamente sull andamento dei costi aziendali nel corso dell anno: negli ultimi tre mesi del 2012 si è rilevata una crescita del 15,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, in larga misura attribuibile alla forte spinta al rialzo che ha interessato le farine di estrazione di soia, mentre l incremento medio annuale si è attestato al +5,3%. Altra voce di costo in deciso aumento è stata rappresentata dai prodotti energetici, che nel quarto trimestre hanno evidenziato una variazione su base tendenziale del +12,9% portando l incremento medio dell intero anno al livello di +11,4%. 10

11 2.4.3 La ragione di scambio Fig Indice della ragione di scambio della fase agricola (2000=100) La redditività degli allevamenti da latte è risultata significativamente in flessione anche nel quarto trimestre, facendo chiudere un anno particolarmente pesante soprattutto sul fronte dei costi di produzione. In particolare, per la zootecnia da latte, al forte aumento dei prezzi dei fattori produttivi (indice +4,9% su base annua) si è contrapposta una notevole flessione dei prezzi di vendita dei derivati (indice -6,0% su base annua) che ridotto la marginalità di gestione. Solo negli ultimi tre mesi del 2012 l indice della ragione scambio degli allevamenti da latte (calcolato come il rapporto tra l indice dei prezzi alla produzione e l indice dei prezzi dei mezzi correnti di produzione) ha presentato una flessione del 17% rispetto allo stesso periodo del Nel complesso nel corso del 2012 la redditività delle aziende da latte si è ridotta del 10% rispetto all anno precedente I prezzi al consumo Nell ultimo trimestre dell anno si è confermata la tendenza al ribasso dei prezzi al dettaglio dei lattiero caseari, già cominciata nel corso dei mesi estivi. Per la maggior parte dei prodotti monitorati presso i punti vendita della GDO, non si rilevano grandi scostamenti su base congiunturale. Rispetto a un anno fa, risultano in flessione i prezzi dei due grana DOP - soprattutto il Reggiano -, della mozzarella vaccina e del burro. Stabili, invece, i prezzi allo scaffale per il latte fresco standard e lo yogurt normale. Tab. 2.8 Prezzi medi al dettaglio nella GDO ( /lt; /kg) var % IV trim 12/ I trim 12 II trim 12 III trim 12 IV trim 12 IV trim 11 III trim 12 Latte fresco standard 1,40 1,40 1,39 1,40-0,1 0,5 Latte uht parz.scremato 0,80 0,79 0,81 0,81 1,6 0,4 Grana Padano (16-18 mesi) 12,69 12,63 12,58 12,58-0,4 0,0 Parmigiano Reggiano (24 mesi) 16,30 16,31 16,36 16,25-1,3-0,7 Mozzarella vaccina 8,54 8,28 8,26 8,17-2,9-1,1 Burro 9,16 9,05 8,80 9,02-1,1 2,5 Yogurt normale 3,98 4,06 3,97 3,98 0,0 0,4, Osservatorio prezzi GDO 11

12 3. Focus on 3.1 L andamento della commercializzazione nel 2012 I risultati dell indagine condotta attraverso le imprese afferenti al Panel Ismea dell industria alimentare italiana mettono in evidenza che il 2012 è stato un anno poco favorevole per la commercializzazione delle imprese del settore e, nello specifico, anche per le aziende lattiero-casearie. La contrazione del fatturato si è evidenziata esclusivamente sul mercato nazionale e proprio in casa gli operatori dell industria lattiero casearia lamentano un calo della propria posizione concorrenziale. Positivo, invece, l andamento del fatturato sui mercati esteri, sia nel caso dei Paesi dell Area Euro che nel caso di Paesi extra Area Euro. La posizione concorrenziale appare solo leggermente migliorata nell eurozona, mentre il vantaggio competitivo del made in italy caseario nell Area extra Euro è consolidato. Fig. 3.1 Andamento del fatturato nel 2012 (saldi delle % di risposta) Fig. 3.2 Posizione concorrenziale nel 2012 (saldi delle % di risposta) Tab 3.1 Evoluzione del fatturato e della posizione concorrenziale (var. assolute dei saldi 2012 vs 2011) Mercato nazionale Paesi Area Euro Fatturato Fonte: elaborazione e stime Ismea su dati Istat Paesi extra Area Euro Ind. lattiero-casearia -15,5 22,8 23,1 Industria alimentare -8,3 15,9 2,6 Posizione concorrenziale Ind. lattiero-casearia -2,9-1,4 2,4 Industria alimentare -10,5 1,0-2,4 Va tenuto presente che per l analisi dell andamento del mercato estero si è tenuto conto solo delle risposte delle aziende esportatrici, che nel caso dell industria lattiero-casearia rappresentano il 39% e il 50%. Analizzando in parallelo i dati dell indagine del 2012 e quelli dell indagine corrispondente del 2011, si evidenzia una sorta di forbice nello scenario commerciale delle imprese del settore lattierocaseario: da un lato, infatti, si nota il peggioramento del fatturato, soprattutto per ciò che attiene al mercato interno; dall altro lato, le imprese del settore appaiono meno forti rispetto ai diretti concorrenti proprio sul mercato nazionale. In lieve calo anche la competitività in Area Euro. Area Mercati Responsabile di redazione: Francesca Carbonari Redazione a cura di: Mariella Ronga m.ronga@ismea.it 12

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