Cala la redditività degli allevamenti bovini da carne

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1 TRA AUMENTI DEI COSTI E RIDUZIONE DEI PREZZI Cala la redditività degli allevamenti bovini da carne L aumento dei prezzi dei ristalli e dell alimentazione e la riduzione dei prezzi della carne hanno compromesso seriamente la redditività degli allevamenti. Di conseguenza è diminuita ulteriormente la produzione riducendo il tasso di autoapprovvigionamento al 65% circa Kees de Roest, Claudio Montanari, Eugenio Corradini Cresce nel 2003 il costo di produzione della carne bovina. Colpa dell aumento del 10,5% del prezzo dei ristalli, la cui incidenza sul chilogrammo carne prodotto è risultata del 50% più elevata rispetto all anno precedente, ma anche dell alimentazione, per il balzo verso l alto delle quotazioni di tutti i componenti dei mangimi, provocato dalla siccità dell estate 2003 e dalle conseguenti scarse produzioni dei seminativi. Il caldo eccezionale ha anche avuto effetti diretti sui capi allevati, con l aumento dell indice di mortalità e il peggioramento dell incremento medio giornaliero. Sono questi i risultati dell annuale indagine del Centro ricerche produzioni animali sulla filiera della carne bovina, dalla quale emerge anche il negativo andamento dei prezzi dei capi da macello, che per gran parte dell anno non sono riusciti a coprire i costi di produzione al lordo dei premi comunitari. Altro dato importante è che in Italia continua la contrazione, ormai in atto da un quinquennio, della produzione, seppure in misura più contenuta rispetto a quanto accade in altri Paesi dell Unione Europea. Ciò comporta, comunque, un aggravamento del nostro deficit commerciale con l estero e una riduzione del tasso di autoapprovvigionamento nazionale. La produzione Ue di carne bovina La produzione di carne bovina nell Unione Europea a 15 ha fatto registrare nel 2003 un calo dell 1,8% rispetto al, attestandosi a 7,42 milioni di tonnellate (tabella 1). Dopo il minimo storico del 2001 provocato dall emergenza Bse è questo il livello più basso dell ultimo decennio, a conferma di una contrazione strutturale in atto nel settore ormai da diversi anni. Questo andamento è dimostrato dalla consistenza delle vacche delle latte e delle vacche nutrici (poco meno di 31 milioni di capi), che si è ridotta nell Ue dell 1% nel 2003, dopo la contrazione del 2,8% registrata nel. In questa situazione generalizzata, si distinguono le produzioni spagnola e irlandese, in netta controtendenza rispetto alla media europea. Con un aumento produttivo del 5,7% la Spagna si è attestata al quarto posto tra i produttori dell Ue a 15, precedendo l Irlanda. Quest ultima, nonostante il parziale recupero sull anno precedente (+5,3%), rimane comunque ancora lontana dai volumi produttivi toccati prima della crisi Bse. La produzione del Regno Unito è rimasta sostanzialmente stabile, mentre è in ripresa la Francia (+0,5%), che riesce a mantenersi al di sopra dei volumi della fine degli anni 90. Pesanti, invece, le contrazioni per i Paesi del Nord Europa, in particolare per il Belgio ( 15%) e l Olanda ( 16%), che ancora stanno pagando le conseguenze dell epidemia di afta epizootica del 2001, ma anche per la Germania, che ha visto la sua produzione ridursi del 6%. L approvvigionamento in Italia Le macellazioni in Italia in termini di numero di capi sono diminuite del 2,8% nel corso del 2003 rispetto all an- Tabella 1 - Produzione lorda di carne bovina nei Paesi Ue a 15 (periodo Paesi.000 t %.000 t %.000 t %.000 t %.000 t % (%) Francia , , , , ,8 +0,5 Germania , , , , ,5 6,0 Italia , , , , ,5 0,6 Spagna 623 8, , , , ,0 +5,7 Regno Unito 672 8, , , , ,0 +0,1 Irlanda 710 9, , , , ,0 +5,3 Olanda 473 6, , , , ,2 16,1 Belgio-Lussemburgo 305 3, , , , ,7 15,1 Austria 219 2, , , , ,9 2,3 Danimarca 159 2, , , , ,0 3,9 Svezia 146 1, , , , ,9 3,4 Portogallo 95 1,2 98 1,3 94 1, , ,4 0,0 Finlandia 91 1,2 91 1,2 90 1,2 91 1,2 93 1,3 +2,2 Grecia 51 0,7 46 0,6 50 0,7 52 0,7 53 0,7 +1,9 Totale Ue a , , , , ,0 1,8 Fonte: Ofival - Office National Interprofessionnel des Viandes, de l Élevage et de l Aviculture. L INFORMATORE A GRARIO 41/

2 Tabella 2 - Bestiame bovino macellato in Italia (periodo -2003) Tipologie di animali Numero di capi (.000) 2003/ (%) Peso morto (.000 t) 2003/ (%) Vitelli , ,9 Vitelloni , ,6 e manzi Manze , ,5 Buoi e tori , ,3 Vacche , ,9 Totale , ,5 Fonte: elaborazioni su dati Istat. no precedente, mentre i quantitativi si sono ridotti dello 0,5%, anche se con differenze sostanziali tra le varie tipologie di animali. Infatti la produzione di carne di vitellone si è mantenuta sui valori dell anno precedente (+0,6%), invece è continuata la discesa già manifestata negli scorsi anni delle carni di vitello ( 3,9%). Il calo più sensibile si è registrato per le manze ( 7,5%), mentre a contenere la diminuzione complessiva della produzione è stato l incremento delle macellazioni di vacche da riforma, che anche nel avevano mostrato un sensibile aumento (tabella 2). Nello stesso periodo i consumi sono aumentati del 2,2%, riportandosi a livelli prossimi a quelli precedenti la crisi Bse. Di conseguenza, la crescita della domanda ha comportato un maggior ricorso alle importazioni di carni, il cui flusso è risultato in aumento del 15%, con un sensibile peggioramento del tasso di autoapprovvigionamento, di poco superiore al 65% (tabella 3). Il deficit commerciale ha raggiunto così i milioni di euro (+4,7%), dei quali oltre imputabili alle carni fresche (+8%); in aumento esponenziale anche il disavanzo per le carni congelate le cui importazioni sono cresciute del 26,4%, ma si tratta ancora di valori relativamente piccoli sul totale. Il deficit per i bovini vivi è risultato al contrario in calo dell 1,8%, in particolare a causa della diminuzione delle importazioni di bovini da macello. Per quanto riguarda i volumi, le importazioni di carni fresche e congelate hanno raggiunto quasi t, con un incremento del 15% ( t) (tabella 4), ritornando sui livelli mediamente raggiunti negli anni precedenti la caduta dei consumi del L aumento più consistente si rileva per le carni congelate (+92%), per oltre il 30% provenienti dal Brasile. Tra i nostri principali fornitori di 34 L INFORMATORE A GRARIO 41/2004 Tabella 3 - Bilancio di approvvigionamento della carne bovina in Italia (periodo (.000 t) Indicatori Produzione interna lorda (*) Macellazione bestiame estero (*) Produzione totale (*) Import di carni Disponibilità Export di carni Consumi Consumo pro capite 25,5 25,0 23,1 24,1 24,6 Autoapprovvigionamento (%) 61,5 61,9 69,7 67,2 65,4 (*) Peso morto al lordo del grasso della carcassa. Fonte: elaborazioni Crpa su dati Istat e Ofival. Tabella 4 - Import di carne bovina per categoria di prodotto (periodo t % t % t % t % t % (%) Carcasse e mezzene , , , , ,6 +2,1 Quarti posteriori , , , , ,8 +0,8 Altre carni fresche , , , , ,4 +8,6 Carni congelate , , , , ,2 +92,3 Totale , , , , ,0 +15,1 Tabella 5 - Export di carne bovina per categoria di prodotto (periodo t % t % t % t % t % (%) Carcasse e mezzene , , , , ,8 +68,7 Quarti posteriori , , , , ,0 +23,9 Altre carni fresche , , , , ,7 +27,0 Carni congelate , , , , ,5 +11,7 Totale , , , , ,0 +19,1 carcasse e mezzene, solo la Germania ha ridotto sensibilmente l export verso l Italia. Si segnalano al contrario il sensibile incremento della Francia (+12%) e la conferma della ripresa delle importazioni da Danimarca e Olanda. In diminuzione sono risultate invece le importazioni dai Paesi comunitari dell Est europeo ( 16%), la cui quota sull import italiano di carni fresche (per oltre due terzi proveniente dalla Polonia) è scesa intorno al 3%. All aumento dell import ha corrisposto un aumento del 19% dell export di carni fresche e congelate, che ha permesso di mitigare il risultato negativo della bilancia commerciale italiana. Per le carni fresche il progresso è stato del 30% grazie in particolare alla crescita delle esportazioni di carcasse e mezzene. In ascesa anche le vendite di carni congelate (+11,7%), che rappresentano quasi i due terzi delle esportazioni italiane di carne bovina (tabella 5). Import di bovini vivi Relativamente alle importazioni di bovini vivi, l Istat ha registrato per il 2003 una calo complessivo del 7%, corrispondente a circa ingressi in meno rispetto all anno precedente. La riduzione maggiore, pari a quasi il 13%, si è avuta per i bovini da macello, con una tendenza negativa che dura dal Variegata invece la situazione per i bovini da ristallo, che complessivamente sono calati del 5,3%, evidenziando tuttavia differenti dinamiche tra le diverse tipologie. I vitelloni di oltre 300, la categoria più penalizzata dalla crisi del 2001, dopo la forte crescita del hanno conosciuto un ulteriore incremento del 2,9%, mentre sia i ristalli di peso compreso tra i 160 e i 300, sia i vitelli appena svezzati hanno fatto segnare una contrazione attorno al 10%, proseguendo il trend negativo iniziato a metà degli anni 90 (tabella 6). In calo del 9,6% le importazioni di baliotti per la forte riduzione del flusso proveniente dai Paesi dell Unione

3 Tabella 6 - Import di bovini vivi (periodo Bovini da ristallo ,3 fino a ,6 da 80 a ,7 da 160 a ,5 vitelloni e manze oltre ,9 i 300 vacche ,2 Bovini da macello ,8 Riproduttori ,1 Totale bovini vivi , / (%) Tabella 7 - Import di vitelli baliotti di peso inferiore a 80 per Paese di provenienza (periodo Anno Germania Francia Austria Totale Ue a 15 Polonia Totale Ue a 25 n. % n. % n. % n. % n. % n. % , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,4 Tabella 8 - Import di vitelli da ristallo di peso superiore a 300 per Paese di provenienza (periodo Anno Francia Belgio Irlanda Germania Spagna Totale Ue a 15 n. % n. % n. % n. % n. % n. % , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,5 Europea a 15. In particolare la Germania con una contrazione del 40% ha perso posizioni sul mercato italiano a favore di Austria e Francia. In recupero invece la Polonia, che da sola rappresenta il 63% delle importazioni totali di vitelli, con un incremento del 5% sull anno precedente (tabella 7). Importazioni record dalla Francia per quanto riguarda i ristalli di oltre 300, che hanno superato i capi (+2,7%), coprendo il 92% del fabbisogno degli allevamenti da ingrasso italiani. Per contro sono diminuiti i vitelloni da ristallo provenienti dal Belgio ( 16%), che rimane comunque il nostro secondo fornitore. In aumento l import dall Irlanda, che però non è ancora riuscita a recuperare le quote di mercato perse nel corso del 2001 e del (tabella 8). Costo di produzione della carne bovina Indici tecnici degli allevamenti campione Il costo di produzione della carne bovina è stato calcolato sulla base dei dati tecnici ed economici rilevati mediante un questionario rivolto a un campione di allevamenti ubicati nelle regioni Emilia-Romagna e Veneto e specializzati nell ingrasso di vitelloni pesanti. Nel 2003 le aziende del campione hanno ingrassato in media capi, allevati fino a un peso finale di 633 a partire da un peso medio di ingresso in stalla di 351. La produzione netta, che è passata da 565 a 514 t, ha subito una sensibile diminuzione per la contrazione dei volumi di compravendita a cui si è accompagnato il notevole aumento dell indice di mortalità dovuto al clima particolarmente caldo dell estate Anche l incremento medio giornaliero ha subito un peggioramento con l effetto di allungare la durata dei cicli di ingrasso a 234 giorni. È risultata al contrario in aumento rispetto all anno precedente la produttività del lavoro, che è salita a circa 55 di carne prodotta per ora di lavoro impiegata in allevamento. Nel corso del 2003 gli allevatori hanno dovuto sostenere condizioni di mercato particolarmente sfavorevoli. Infatti, all aumento dei prezzi di vendita al macello di appena il 2,4% ha corrisposto un incremento dei prezzi dei ristalli del 10,5%, che ha avuto l effetto di deprimere notevolmente l utile lordo di stalla. Costo di alimentazione A causa dell andamento climatico particolarmente caldo e siccitoso durante l estate i prezzi degli alimenti a uso zootecnico hanno subito un impennata che a partire dal termine della campagna di raccolta del 2003 si è prolungata fino all apertura di quella Nonostante i rincari dei prezzi abbiano raggiunto nel secondo semestre proporzioni critiche, l andamento relativamente stabile nella prima parte dell anno ha permesso di contenere l aumento complessivo del mais e della soia rispettivamente al 6 e al 6,5%. Solo le polpe di bietola hanno segnato un calo del 5%, mentre per la crusca si è registrato un incremento del 13% rispetto al prezzo medio dell anno precedente. La corsa dei prezzi è proseguita nel corso della primavera inoltrata di quest anno, durante la quale il prezzo dei mais ha subito un aumento del 38% e quello della soia del 32% rispetto allo stesso periodo dell anno precedente (grafico 1). Costo di produzione Nel 2003 il costo al lordo dei premi comunitari ha registrato un aumento del 9,9%. I soli costi di allevamento, che comprendono gli esborsi monetari sostenuti dall allevatore al netto degli oneri finanziari, degli ammortamenti e dell acquisto del bestiame, si sono portati da 1,70 a 1,75 euro/ (+3,1%), equivalenti a 2,13 euro/capo/giorno. Rispetto al si registra un significativo aumento dei costi di alimentazione passati a 1,19 euro/ (+4,7%), corrispondenti a 1,45 euro/capo/giorno, sia a causa della diminuzione dell incremento medio giornaliero sia per l aumento dei prezzi di tutti gli alimenti zootecnici L INFORMATORE A GRARIO 41/

4 Grafico 1 - Indice dei prezzi degli alimenti zootecnici Indice dei prezzi (gennaio = 100) Gen. Gen Gen Mais Fonte: Ager Borsa merci Bologna. Semi di soia Polpe di bietola essiccate Farina di soia Grafico 2 - Redditività della produzione di carne bovina Redditività (euro/) 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 0, Costo al lordo dei premi Interessi e ammortamenti Spese varie Alimentazione Fonte: elaborazione Crpa. Costo al netto dei premi Acquisto ristalli Lavoro Prezzo dei vitelloni (tabella 9). Per contro si è evidenziata una contrazione del costo del lavoro, dovuta all aumento della produttività e alla riduzione del monte ore complessivo registrato negli allevamenti campione, che però non è riuscita a compensare la crescita delle altre voci di spesa. Gli oneri per interessi passivi non hanno subito variazioni in quanto la diminuzione dei tassi è stata controbilanciata dall aumento delle spese di anticipazione per l aumento dei prezzi dei ristalli e degli alimenti zootecnici. L aumento complessivo del costo lordo totale è dovuto in particolare all incremento che ha avuto il costo d acquisto dei vitelli da ingrasso, ma l aumento dell incidenza dei premi, per i quali si sono considerati i diritti maturati nel corso dell esercizio, ha permesso di contenere il costo totale a 1,97 euro/, in aumento del 6% rispetto all anno precedente. Tabella 9 - Costo medio di produzione del vitellone pesante (per di carne prodotta) 2001 euro/ % euro/ % euro/ % Alimentazione 1,05 46,1 1,14 49,1 1,19 46,8 Lavoro 0,38 16,7 0,30 12,9 0,28 11,0 Lavoro familiare 0,21 9,2 0,15 6,5 0,15 5,8 Lavoro salariato 0,17 7,5 0,15 6,5 0,13 4,9 Spese varie 0,24 10,5 0,26 11,2 0,28 10,9 Carburanti ed energia 0,08 3,5 0,06 2,6 0,05 2,1 Spese veterinarie 0,07 3,1 0,07 3,0 0,06 2,4 Altre spese ( 1 ) 0,10 4,4 0,14 6,0 0,16 6,4 Totale costi di allevamento 1,67 73,2 1,70 73,3 1,75 68,7 Ammortamenti 0,08 3,5 0,12 5,2 0,09 3,6 Ammortamento macchine ( 2 ) 0,04 1,8 0,06 2,6 0,05 1,9 Ammortamento fabbricati 0,03 1,3 0,06 2,6 0,04 1,7 Interessi passivi 0,11 4,8 0,09 3,9 0,09 3,3 Interessi sul capitale di anticipazione ( 3 ) 0,06 2,6 0,05 2,2 0,05 1,9 Interessi sul capitale agrario 0,03 1,3 0,03 1,3 0,03 1,1 Interessi sul capitale fondiario 0,02 0,9 0,01 0,4 0,01 0,3 Costo di produzione al lordo dei ristalli 1,86 81,6 1,92 82,8 1,93 75,7 Acquisto bestiame 0,42 18,4 0,40 17,2 0,62 24,3 Costo lordo totale 2,28 100,0 2,32 100,0 2,55 100,0 Premi (ocm carni) 0,38 14,9 0,47 20,3 0,58 22,6 Costo netto totale 1,90 85,1 1,86 80,2 1,97 77,4 ( 1 ) Escluso concimi, sementi, contoterzismo, ecc. ( 2 ) Escluso macchine operatrici utilizzate per la foraggicoltura. ( 3 ) Interessi all 1,9% sul capitale di anticipazione. Produttività L incremento medio giornaliero rappresenta uno degli indici di produttività più rilevanti nel determinare il costo medio di produzione. Gli allevamenti del campione che hanno realizzato incrementi giornalieri superiori a 1,20 /capo hanno sostenuto un costo che, al netto dell acquisto del ri- 36 L INFORMATORE A GRARIO 41/2004 stallo, è risultato inferiore del 14,5% rispetto agli altri, in particolare per i risparmi ottenuti sui costi di alimentazione e del lavoro (tabella 10). Nel 2003, tuttavia, l effetto della maggiore produttività sul costo netto totale è stato in gran parte compensato dalla diversa incidenza dei costi di acquisto dei vitelli e dei pagamenti diretti, che hanno sensibilmente ridotto la differenze tra i due gruppi di allevamenti. Redditività degli allevamenti Dopo un positivo, l effetto congiunto dell aumento del costo di produzione e del calo del prezzo del vitellone al macello registrato nel 2003 ha finito per compromettere la redditività degli allevamenti e nemmeno la maggiore incidenza dei premi alla produzione, che hanno contribuito a contenere il costo di produzione in misura superiore a quella degli anni precedenti, è stata sufficiente a bilanciare la situazione (grafico 2). Nel corso del 2003 la media dei prezzi dei vitelloni da macello di razza Charolaise e Limousine, pari rispettivamente a 2,07 e 2,27 euro/ peso vivo, ha conosciuto una contrazione dell 1% rispetto all anno precedente. Alla crescita registrata all inizio dell anno è infatti seguita una progressiva tendenza al ribasso che è durata per tutto il secondo semestre, e che ha portato il prezzo del vitellone Charolaise al di sotto dei 2 euro/. Il trend discendente è proseguito anche quest anno e nei primi 4 mesi il prezzo del vitellone (2,02 euro/) ha registrato un ulteriore diminuzione del 6% rispetto allo stesso periodo del Mentre i prezzi al macello sono calati, mantenendosi costantemente al di sotto del massimo raggiunto agli inizi del, le quotazioni dei vitelli da ri-

5 Tabella 10 - Costo medio di produzione del vitellone pesante e incremento medio giornaliero Indici di accrescimento Media del fino a 1,20 /giorno oltre 1,20 /giorno campione euro/ % euro/ % (euro/) Alimentazione 1,30 49,2 1,11 45,0 1,19 Lavoro 0,30 11,4 0,25 10,1 0,28 Lavoro familiare 0,22 8,3 0,05 2,0 0,15 Lavoro salariato 0,08 3,1 0,20 8,2 0,13 Spese varie 0,29 11,2 0,27 10,8 0,28 Carburanti ed energia 0,06 2,2 0,05 2,0 0,05 Spese veterinarie 0,06 2,5 0,06 2,4 0,06 Altre spese ( 1 ) 0,17 6,5 0,16 6,4 0,16 Costi di allevamento 1,89 71,8 1,62 65,9 1,75 Ammortamenti ( 2 ) 0,11 4,3 0,07 3,0 0,09 Interessi passivi ( 3 ) 0,08 3,2 0,09 3,5 0,09 Costi totali al netto del costo 2,09 79,2 1,78 72,5 1,93 di ristallo Acquisto bestiame 0,55 20,8 0,68 27,5 0,62 Costo lordo totale 2,63 100,0 2,46 100,0 2,55 Premi (ocm carni) 0,65 24,5 0,52 21,1 0,58 Costo netto totale 1,99 75,5 1,94 78,9 1,97 ( 1 ) Escluso concimi, sementi, contoterzismo, ecc. ( 2 ) Escluso macchine operatrici utilizzate per la foraggicoltura. ( 3 ) Interessi all 1,9% sul capitale di anticipazione. Grafico 3 - Andamento indicizzato dei prezzi dei vitelli da ristallo e dei vitelloni di razza Charolaise e Limousine (gennaio 2001 = 100) Indice dei prezzi (gennaio = 100) Gen. Gen Gen Limousine ( ) Charolaise ( ) Vitelli Lim. (300 ) Vitelli Char. ( ) Fonte: elaborazione Crpa su dati Cciaa di Modena Tabella 11 - Costo di macellazione dei bovini euro/capo % euro/capo % Costi espliciti 82,54 55,5 94,24 58,4 Materie prime e di consumo 15,67 10,5 15,96 9,9 Spese energetiche 11,32 7,6 11,49 7,1 Manutenzioni e assicurazioni 6,70 4,6 6,79 4,2 Lavoro 29,52 19,8 29,93 18,5 Smaltimento materiali a rischio e altri costi 19,33 13,0 30,07 18,7 Interessi e ammortamenti 38,68 26,0 39,25 24,3 Interessi sulle anticipazioni 0,40 0,3 0,39 0,2 Interessi sui capitali investiti 8,06 5,4 8,18 5,1 Ammortamenti 30,23 20,3 30,68 19,0 Costo totale di macellazione 121,23 81,5 133,49 82,7 Trasporto animali vivi 10,64 7,1 10,78 6,7 Distribuzione carne 16,99 11,4 17,20 10,6 Costo totale 148,85 100,0 161,47 100,0 stallo negli ultimi 2 anni hanno conosciuto una crescita praticamente ininterrotta. Infatti anche per il 2003 la tendenza al rialzo non si è arrestata, arrivando a segnare per il vitello di razza Charolaise una media su base annua di 2,60 euro/, con un aumento del 7,4% sulla media del. Questa dinamica ha cominciato lentamente ad attenuarsi solo negli ultimi mesi dell anno (grafico 3). Costo di macellazione Per completare l analisi della filiera della carne bovina, il Crpa ha rilevato anche per il 2003 il costo di macellazione, utilizzando un campione di 17 macelli ubicati in Lombardia, Emilia, Veneto e Piemonte. La capacità di macellazione variava da un minimo di a un massimo di capi/anno, con una media di capi/anno. Il 39% dei capi macellati nel 2003 era rappresentato da vitelloni; il 27% da vacche; il 25% da vitelli e il 9% da manze (tabella 11). Il costo di macellazione dei bovini nel 2003 è risultato pari a 133,49 euro/capo, importo che sale a 161,47 euro/capo se si considerano gli oneri per il trasporto degli animali vivi al macello e per la successiva distribuzione della carne macellata. Il 58,4% del costo totale è costituito dai soli costi espliciti, mentre interessi e ammortamenti hanno registrato un incidenza pari al 24,3% a causa della complessità della gestione degli stabilimenti di macellazione per rispettare le ultime direttive in tema di igiene e sicurezza nei posti di lavoro. Rispetto all anno precedente l aumento del costo di macellazione è stato dell 8,5%, pari a 12,62 euro/capo. Il forte incremento è quasi totalmente da attribuire alla soppressione del contributo pubblico in vigore nel per lo smaltimento del materiale a rischio proveniente dalla macellazione dei bovini. Proprio per questo la voce di costo che evidenzia il maggiore incremento è quella relativa allo smaltimento del materiale a rischio, che da 19,33 euro/capo è salito a 30,07 euro/capo, con una crescita del 55%. Kees de Roest Claudio Montanari Eugenio Corradini Crpa - Reggio Emilia k.de.roest@crpa.it L INFORMATORE A GRARIO 41/

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