L ESAME VISIVO PER LONTANO CON L OCCHIALE DI PROVA O COL FOROTTERO

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1 P RO FESSIONE OT T ICO L ESAME VISIVO PER LONTANO CON L OCCHIALE DI PROVA O COL FOROTTERO Dr. Andrea Maiocchi, Ottico Optometrista, Relatore in corsi ECM e libero professionista nel campo della refrazione e della contattologia specialistica E sistono vari modi per eseguire un esame visivo e molti test che possono essere effettuati per definire il difetto refrattivo del soggetto esaminato. Obiettivi Il superamento di questo corso, mediante questionario di verifica, richiede un punteggio minimo dell 80%. Al termine della lezione l ottico dovrebbe essere in grado di: effettuare i test indispensabili per le valutazioni minime da effettuare per determinare l esatta correzione di un difetto visivo nella visione da lontano; conoscere i passaggi propedeutici da compiere. La cheratometria Consente di valutare la porzione centrale della superficie anteriore della cornea limitata ad un diametro di circa 4 mm. Viene usata principalmente per ricavare il raggio di curvatura in caso di superficie sferica oppure i raggi in caso di superficie astigmatica, l orientamento dei meridiani principali (quello più / meno rifrangente), l entità e la tipologia dell astigmatismo corneale. In caso di cornea astigmatica, se il meridiano verticale è più curvo, quindi più rifrangente di quello orizzontale, l astigmatismo è detto secondo regola (SR). Al contrario, si parla di contro regola (CR) quando è il meridiano orizzontale quello più curvo e, quindi, più rifrangente. Una delle finalità del test è farsi un idea su quale potrebbe essere il valore dell astigmatismo totale che si troverà al termine della fase soggettiva di tutto l esame. Ciò è possibile sfruttando la regola di Javal, che ha il solo limite di considerare costante l astigmatismo a carico del cristallino e pari a 0,50 D controregola: AST. TOT. = 1,25 x AST. CORN. + K Dove: 1,25 è un numero fisso che tiene conto della distanza apice corneale-lente; K è l astigmatismo interno, cioè 0,50 D, da sottrarre se quello della cornea è SR e da aggiungere se CR; tutti gli astigmatismi vanno considerati in valore assoluto. Esempi: 1. Ast. corn. = 1,00 D SR è Ast. tot. = 1,25 x 1,00 0,50 = 0,75 D SR (se non si fosse considerata la distanza apice corneale-lente, si sarebbe previsto un astigmatismo totale pari a 1,00 0,50 = 0,50 D SR). 2. Ast. corn. = 4,00 D CR è Ast. tot. = 1,25 x 4,00 + 0,50 = 6,50 D CR (se non si fosse considerata la distanza apice corneale-lente, si sarebbe previsto un astigmatismo totale pari a 4,00 + 0,50 = 4,50 D CR). Per l esecuzione la luce ambientale è piuttosto bassa. Lo strume nto i mp iegato è l oftalmometro, tra cui il più diffuso è quello di Javal-Schiotz (Fig. 1). Le mire che si propongono possono essere di varie forme, ma i loro colori sono quasi sempre gli stessi: una è verde e l altra è rossa, in modo che, se si dovessero sovrapporre, l area in comune risulti ben visibile (Fig. 2). Avvicinando le mire, si ruota in senso orario od antiorario l arco sino alla condizione in cui le immagini sono allineate: se le mire sono divise a metà da un segmento, quello Figura 1 dell oggetto verde è l ipotetica Figura 2 prosecuzione di quello rosso, cioè giacciono sulla stessa linea PROFESSIONE OTTICO BOARD SCIENTIFICO Anno Secondo, Numero 9, Maggio 2009 Newsletter per l aggiornamento e la formazione professionale continua degli ottici Dr. Gianmario Reverdy Lelio Vezzani Roberto Iazzolino Anno 2 - [1] - Numero 9

2 (Fig. 3 e 4). Co ntinuando ad Figura 3 Figura 4 avvicinare le mire, si arriva a portarle a contatto (Fig. 5). Successivamente si ruota l arco di 90 e si eseguono le stesse operazioni di allineamento delle mire; durante questa fase si possono riscontrare tre condizioni: le mire sono già collimate (Fig. 6): la cornea è sferica, pertanto ogni singolo meridiano ha lo stesso potere refrattivo, cioè uguale curvatura; le mire sono distanziate (Fig. 7): la cornea è astigmatica ed i l m e r i d i a n o i n valutazione è meno potente (meno curvo, cioè con un raggio di curvatura maggiore) del precedente, quindi occorre ruotare la manopola sino alla Figura 5 Figura 6 collimazione; l e m i r e s o n o sovrapposte (Fig. 8): la cornea è astigmatica ed il meridiano in valutazione è più potente (più curvo, cioè con un raggio di curvatura minore), quindi occorre ruotare la manopola sino alla collimazione, ma nel senso opposto a quello del caso precedente. È bene eseguire almeno tre misurazioni per Figura 7 ogni meridiano e segnarne la media risultante. Tutte queste operazioni vanno ripetute per l occhio sinistro. Il metodo più comodo per registrare il risultato è segnare il valore diottrico dell astigmatismo e l asse del meridiano più curvo: per esempio + 0,75 D 90. Figura 8 Figura 9 È costituito principalmente da una sorgente a incandescenza che può essere diaframmata a cerchio oppure a rettangolo, uno specchio piano inclinato di 45 forato centralmente che svolge la duplice funzione di deviare i raggi provenienti dalla lampadina verso l occhio in esame e di consentire all operatore di osservare il conseguente riflesso retinico ed una lente positiva che si può spostare coassialmente tra la sorgente e lo specchio per mezzo di un anello zigrinato: se esso si trova a metà della sua corsa possibile, i raggi uscenti sono paralleli (il fascio che investe l occhio ha diametro costante), se si trova Figura 10 più vicino alla sorgente il fascio uscente è divergente (Fig. 10), mentre se si trova più vicino allo specchio il fascio uscente è convergente (Fig. 11). La schiascopia statica Viene eseguita per rilevare con un elevata affidabilità ed in modo oggettivo l ametropia del soggetto nella componente sferica (ipermetropia, emmetropia o miopia) ed in quella cilindrica (potere ed asse dell astigmatismo). La schiascopia è un test oggettivo e come tale ha il vantaggio di non necessitare di risposte da parte dell esaminato, il quale ha il solo compito di mantenere la fissazione sulla mira. Di norma la luce ambientale è bassa, affinché sia maggiore il diametro pupillare e più evidente il riflesso del fondo oculare. Le diottrie di partenza devono garantire una condizione di annebbiamento necessario per impedire all esaminato di accomodare: la mira è costituita da lettere proposte ad almeno 5 m e di acutezza di circa 3-4/10 percepite non nitidamente al fine di scongiurare ogni sforzo finalizzato al tentativo di migliorare la percezione. Lo strumento in uso è lo schiascopio (Fig. 9). Figura 11 Se si sfrutta un fascio di forma rettangolare, ruotando il diaframma è possibile orientarlo lungo qualsiasi direzione (asse). Anno 2 - [ 2 ] - Numero 9

3 Si inizia inserendo le diottrie di sfero e cilindro scelte come partenza e si regola la distanza tra le lenti secondo la distanza interpupillare per lontano del soggetto. L esaminatore si pone a 50, 66 o 100 cm dal soggetto, allineando il proprio occhio destro con l occhio destro dell esaminato, mentre quest ultimo fissa con l occhio sinistro la mira proiettata (Fig. 12): l occhio in analisi verrà investito dal fascio luminoso in uscita dallo schiascopio (retto con la mano destra) e, attraverso il foro nello specchietto dello strumento, l operatore ne potrà studiare il riflesso retinico, in particolar modo il movimento. inserire del negativo (con scatti di 0,25 D) al valore sferico presente nel forottero, andando, quindi, verso lenti più negative o meno positive; se a una leggera rotazione corrisponde una totale ed immediata scomparsa del riflesso intrapupillare (Fig. 16), significa che è stato raggiunto lo scopo finale del test. D o p o a v er r a g g i u n t o l a Figura 15 neutralizzazione del meridiano orizzontale, si ruota la fessura di 90 per investigare il meridiano verticale (Fig. 17). Figura 16 Figura 17 Figura 12 Lo schiascopio deve emettere raggi divergenti, ma per una maggiore definizione del fascio uscente, l anello zigrinato può stare in posizione centrale: quanto verrà esposto vale allo stesso modo per entrambe le condizioni. Il fascio luminoso inviato verso il soggetto entra dalla pupilla ed illumina la retina. Si procede orientando la fessura luminosa in verticale (Fig. 13) per iniziare ad investigare il meridiano orizzontale. Si effettuano delle piccole rotazioni orizzontali con lo schiascopio, osservando in quale Figura 13 direzione si sposta il riflesso visibile al centro della pupilla osservata: se è concorde a quella lungo la quale è stato spostato lo schiascopio (Fig. 14), occorre inserire del positivo (con scatti di 0,25 D) al valore sferico presente nel forottero, andando, quindi, verso lenti più positive o meno negative; se è discorde rispetto a quella lungo la quale è stato spostato lo Figura 14 schiascopio (Fig. 15), occorre Effettuando delle piccole rotazioni verticali con lo schiascopio, si osserva in quale direzione si sposta il riflesso intrapupillare: se si ha già la neutralizzazione, non c è astigmatismo, se è discorde (Fig. 18) significa che è presente dell astigmatismo secondo regola (la neutralizzazione si effettua inserendo cilindri negativi con step successivi di 0,25 D ad asse parallelo alla fenditura, in questo caso 180 ), mentre se è concorde (Fig. 19) significa che è presente dell astigmatismo contro regola e la neutralizzazione si effettua inserendo cilindri positivi: nel caso del forottero, che possiede, a differenza dell occhiale di prova, solo cilindri negativi, questa operazione si effettua continuando a inserire lenti sferiche positive, contando gli scatti necessari alla neutralizzazione ed inserendone altrettanti sottoforma di lenti cilindriche, però questa volta ad asse perpendicolare alla fenditura (in questo caso 90 ). In conclusione si ricontrolla il meridiano orizzontale e, a neutralizzazione confermata, dopo aver sottratto allo sfero trovato l inverso della distanza operativa (- 2 D se a 50 cm, -1,50 D se a 66 cm e 1 D se a 1 m), si passa all analisi dell occhio sinistro; Figura 18 Figura 19 neutralizzati e controllati i due meridiani sinistri utilizzando l occhio sinistro e sottratto allo sfero l inverso della distanza, si Anno 2 - [ 3 ] - Numero 9

4 Figura 20 Figura 22 registra il risultato riportando i valori delle componenti sferiche e cilindriche con relativi assi di entrambi gli occhi. Il fascio convergente è utile in caso di astigmatismi con assi che non sono esattamente 90 e 180 : proiettandolo si formerà un riflesso intrapupillare inclinato lungo il reale asse del soggetto (Fig. 20), pertanto occorre ruotare il diaframma sino a ripristinare l integrità del fascio stesso, modificare di conseguenza l asse dei cilindri del forottero ed effettuare le rotazioni dello schiascopio prima parallelamente (Fig. 21) e poi perpendicolarmente (Fig. 22) a questa inclinazione, eseguendo le stesse procedure sopra esposte. Se si esegue la schiascopia al forottero, la sostituzione delle lenti è molto più confortevole; di contro, lavorando con l occhiale di prova è più laborioso, anche se, visto il maggior diametro delle lenti, è più semplice lo studio del riflesso schiascopico. Come per tutti i test, è c o n s i g l i a b i l e c h e sull occhiale di prova venga inserita la lente cilindrica nell alloggiamento più distante dall occhio, in modo che si possa agevolmente ruotare l asse, mentre quella sferica nella posizione interna, cioè più vicina all occhio (Fig. 23). Figura 23 Figura 21 Il soggettivo monoculare Al termine di questo test si ottiene una prima indicazione sull entità monoculare dell ametropia misurata con la partecipazione attiva dell esaminato e si rileva l esatta entità dell astigmatismo, sia nell asse che nel potere. I valori sferici si affineranno con la fase binoculare e l astigmatismo evidenziato con questo test rimarrà inserito durante l esecuzione di tutte le prove successive. La luce ambientale è accesa e di normale intensità per evitare di avere un visus superiore a quello effettivo, le lettere proiettate in partenza sono di acutezza pari a 4/10 e le lenti inserite sono quelle registrate al termine della schiascopia statica. Gli accessori interessati dalla fase di affinamento dell astigmatismo sono i cilindri crociati (Fig. 24 segmenti Figura 24 rossi), cioè lenti costituite da un cilindro di + 0,25 D (il cui meridiano di potere è contrassegnato da due pallini bianchi) posto perpendicolare ad uno di 0,25 D (contrassegnato da pallini rossi). Tutte le modifiche all asse ed al potere dell astigmatismo inserito nel forottero avverranno agendo sugli appositi tamburi (Fig. 24 asterischi rispettivamente verdi e blu). Per l occhiale di prova invece è previsto un manico portatile che monta ad un estremità una lente astigmatica coi poteri sopra descritti (Fig. 25). Alle lenti di schiascopia si aggiungono binocularmente 2 D di positivo e si procede nell analisi monocularmente. Il soggetto legge le lettere proiettate iniziando da quelle di acutezza inferiore sino ad arrivare, scendendo, a quelle dell ultima riga del quadro proposto. Nel momento in cui la Figura 25 persona appare in evidente difficoltà e non riesce a proseguire nella lettura, si scalano 0,25 D dal positivo aggiunto in partenza; questo con un miope significa aumentare il valore della lente negativa inserita, mentre con un ipermetrope significa diminuire il valore della lente positiva inserita. Attenzione: se l esame si esegue con l occhiale di prova ed il soggetto è un miope, si può tranquillamente togliere una lente più debole e poi inserire la successiva, ma in presenza di un ipermetrope occorre prima inserire quella più debole e poi togliere la più forte, per evitare che nell intervallo tra le due l esaminato possa accomodare. Si chiede al soggetto di proseguire nella lettura di caratteri sempre più piccoli, mentre l operatore si preoccupa di aggiornare, sempre con step di 0,25 D, il potere introdotto e di proporre all esaminato i quadri ottotipici con le lettere pari ad acutezze sempre maggiori. La mira più piccola alla quale fermarsi è quella corrispondente ai 10/10: inizialmente al soggetto è richiesto, come per le altre, di leggerla con difficoltà e successivamente, di solito con un solo ulteriore decurtamento di 0,25 D, gli si domanda se viene percepita nitidamente. Fatto questo, si scala ulteriormente il positivo iniziale e si chiede se è cambiato qualcosa a livello percettivo: si esegue questo passaggio sino al momento in cui l esaminato non avverte un peggioramento della qualità dell immagine retinica, segno che l accomodazione, che si sta esercitando già dalla lente successiva alla prima che ha fornito una percezione nitida, è di un entità non più trascurabile ed ha portato ad un rimpicciolimento fisico dell immagine stessa. Se questa modifica viene notata entro tre scatti, si torna alla lente precedente a questa condizione e, quindi, più positiva di 0,25 D, altrimenti ci si ferma comunque a quella più negativa di 0,75 D e si può procedere all affinamento dell astigmatismo col metodo dei cilindri crociati. Si introducono i cilindri crociati predisposti per l analisi dell asse, cioè i segmenti che idealmente congiungono i pallini Anno 2 - [ 4 ] - Numero 9

5 di uguale colore formano ognuno un angolo di 45 rispetto all asse di partenza. Si proietta una mira orizzontale di lettere isolate di acutezza pari a 5/10 (Fig. 26), in modo che anche la forma del rettangolo luminoso aiuti durante l esecuzione del test. Figura 26 Agendo sulle rotelle presenti a lato dei cilindri crociati del forottero si chiede al soggetto se vede in modo più nitido, più definito o semplicemente se preferisce la visione nella posizione 1 (Fig. 27) o in quella 2, ribaltata di 180 rispetto alla precedente (Fig. 28). che i due cilindri crociati deformano egualmente le due focaline. Si ruotano i cilindri crociati predisponendoli con i pallini di un certo colore orientati lungo l asse appena affinato e con l altra coppia di pallini perpendicolare allo stesso asse. Agendo nuovamente sulle rotelle dei cilindri crociati si chiede al soggetto se vede in modo più nitido, più definito o semplicemente se preferisce la visione nella posizione 1 (Fig. 29) o in quella 2, ribaltata di 180 rispetto alla precedente (Fig. 30). Un cilindro sposta solo la focalina parallela al suo Figura 29 Figura 27 Nella posizione preferita dall esaminato, si ruota l asse nel forottero (rappresentato da una piccola freccia presente sull apposito tamburo) di 15 verso il pallino rosso più vicino (il tamburo per inserire l asse della correzione cilindrica gira solidalmente con i cilindri crociati). Si ripete l operazione e, se c è nuovamente una preferenza, si effettua un altra rotazione di 10, sempre verso il pallino rosso più vicino nella posizione 1 o 2 preferita; se è il caso, si esegue una terza volta l operazione, ma con una rotazione di solo 5 : l asse si ritiene affinato quando il soggetto non rileva particolari differenze di percezione tra le due posizioni, segno Figura 30 Figura 28 orientamento, quindi se il valore schiascopico di potere presente nel forottero corregge perfettamente l astigmatismo, il soggetto nota un uguale peggioramento in entrambe le posizioni e l affinamento è già terminato, in caso contrario il soggetto preferisce la posizione che avvicina le focaline alla retina, anziché quella che le allontana. Nel caso in cui la posizione preferita sia quella col cilindro positivo parallelo all asse inserito, occorre aggiungere + 0,25 D al potere cilindrico nel forottero (il che si traduce nel ridurre il potere cilindrico negativo, visto che nello strumento sono presenti solo cilindri negativi), mentre se è quella col cilindro negativo, occorre aggiungere 0,25 D al potere cilindrico presente. L ultima prova necessaria di posizione 1 e 2 sarà quella che in partenza ha una distanza tra le focaline di 0,25 D: inserendo +/- Anno 2 - [ 5 ] - Numero 9

6 0,25 D in funzione della risposta dell esaminato, esse andranno a coincidere. Per mantenere costantemente le focaline a cavallo della retina (condizione auspicabile per il miglior risultato dell esame), è bene introdurre un valore sferico di entità pari a 0,25 D per ogni 0,50 D inserite come valore cilindrico durante le fasi di affinamento, con segno opposto: per esempio, se il soggetto ha richiesto in due passaggi un addizione di 0,50 D sul cilindro rilevato in schiascopia, occorre aggiungere + 0,25 D alla sfera. Nel caso si usino i cilindri crociati a mano, anziché agire sulle rotelle del forottero si farà scorrere tra le dita il manico, tenendolo inclinato rispetto all asse inserito esattamente come col forottero stesso (Fig. 31 e 32). Figura 31 Figura 32 Idealmente le due rotelle coincidono proprio col manico (Fig. 33 e 34). Terminato l occhio destro, si occlude, si scopre il sinistro e si ripetono tutte le fasi sin qui trattate. Nella fase di riduzione Figura 33 d e l l a n n e b b i a m e n t o, è opportuno scalare il positivo con cautela, soprattutto in prossimità della lettura dei 10/10, per non arrivare ad una lente finale troppo negativa: ciò lo si attua dando al soggetto il dovuto tempo di osservazione e introducendo un ulteriore riduzione di 0,25 D solo quando è strettamente necessario. Se il soggetto non è in grado di percepire i caratteri dei 10/10 (per esempio in caso di ambliopia od opacità), ci si ferma a quelli più piccoli che egli è in grado di apprezzare come più o meno nitidi. In caso di parità di percezione tra due valori di cilindro entro i 5, si sceglie quello più vicino a 180 se l asse è compreso tra 0 e 45 e quello più vicino a 90 se lo è tra 45 e 90, mentre se durante Figura 34 l affinamento del potere si rileva una pari percezione tra due valori di cilindro correttivo entro le 0,25 D, si sceglie quello più basso. Il soggettivo binoculare Concludiamo la carrellata dei test di base con quello che misura binocularmente l ametropia del soggetto, in particolar modo il valore sferico. Il risultato finale, che include la correzione astigmatica già rilevata nella fase di affinamento monoculare, costituisce il dato primario nella scelta della prescrizione definitiva. È necessario che questo test venga eseguito rispettando nei dettagli i diversi passaggi di seguito esposti, perché solo in questo modo si può essere certi che sia stata misurata la reale ametropia del soggetto, anche se successivamente al completamento dell esame potranno essere fatte valutazioni che portano a prescrizioni totalmente diverse. La luce ambientale continua ad essere accesa e di normale intensità, le lettere proiettate sono pari a circa 4/10 e le lenti di partenza sono più positive del reale vizio rifrattivo. Prima di procedere occorre decidere la differenza anisometropica: esso deve essere il più possibile vicino a quello effettivo del soggetto. Per una scelta corretta occorre valutare i dati ricavati con la schiascopia statica, quelli con i test soggettivi monoculari ed eventualmente la differenza presente nella correzione abituale portata dal soggetto, che, se valutata insieme all età della persona e considerando da quanto tempo quella correzione è in uso, potrebbe far decidere per eventuali ritocchi arbitrari. Introdotta la differenza anisometropica stabilita, si aggiunge binocularmente almeno 1 D di positivo, condizione spesso sufficiente per la visione non nitida dei caratteri proposti: come per la fase monoculare, questa condizione è necessaria per la tecnica dell annebbiamento. Il soggetto legge le lettere proiettate iniziando da quelle di acutezza inferiore, sino ad arrivare, scendendo, a quelle dell ultima riga del quadro proiettato: nel momento in cui la persona appare in evidente difficoltà e non riesce a proseguire nella lettura, si scalano binocularmente 0,25 D (con un miope equivale ad aumentare il valore della lente negativa inserita, mentre con un ipermetrope a diminuire il valore della lente positiva inserita). La diversa esecuzione tra un miope ed un ipermetrope è la stessa esposta per la fase monoculare. Con questa nuova diottria inserita, si chiede al soggetto di proseguire nella lettura di caratteri sempre più piccoli, mentre l operatore si preoccupa di aggiornare, sempre con step binoculari di 0,25 D, il potere introdotto e di proporre all esaminato lettere corrispondenti ad acutezze sempre maggiori. La mira più piccola alla quale fermarsi è quella corrispondente ai 10/10: al soggetto è richiesto inizialmente di leggerla con difficoltà e successivamente, di solito con un solo ulteriore decurtamento di 0,25 D, gli si domanda se viene percepita nitidamente: quella indicata dalla risposta positiva è la lente cosiddetta del soggettivo binoculare (detta anche del massimo positivo). Essa rappresenta l entità dell ametropia, ma non è il solo valore ricercato. Si procede scalando ulteriormente il positivo sino ad un peggioramento della qualità dell immagine retinica, segno che l accomodazione, che si sta esercitando già dalla lente successiva alla prima che ha fornito una percezione nitida, è di un entità non più trascurabile ed ha portato ad un rimpicciolimento fisico dell immagine stessa (Figg. 35 e 36). Se viene percepito, si torna alla lente precedente a questa condizione e, quindi, più positiva di 0,25 D (si chiama lente del minimo positivo); se invece non viene percepito entro tre scatti dalla lente della prima nitidezza, ci si ferma a quella più negativa di 0,75 D. La registrazione avviene riportando i valori sferici sia del massimo che del minimo positivo, copiando quelli cilindrici gi à ricavati precedentemente. Attenzione: affinchè la tecnica dell annebbiamento porti ad una misurazione precisa dell ansiometria, occorre che l ottotipo disti circa 6 m dal Anno 2 - [ 6 ] - Numero 9

7 Figura 35 Occhio con accomodazione a riposo soggetto; tutte le distanze inferiori implicano una sovra correzione dell ipermetrope ed una sottocorrezione del miope pari all inverso della distanza di proiezione. Per ovviare a questo problema è sufficiente sottrarre algebricamente questo valore a quelli ottenuti. Per esempio: # 7 = Sf + 0,25 Cil 0,50 Asse 70 ; # 7A = Sf 0,25 Cil 0,50 Asse 70 ; distanza di proiezione: 4 m (1 / 4 = 0,25 D); # 7 ricalcolato: Sf 0,00 Cil 0,50 Asse 70 ; # 7A ricalcolato: Sf 0,50 Cil 0,50 Asse 70. Figura 36 Occhio in accomodazione Conclusioni Molti sono i modi per eseguire un esame visivo e molti i test che possono essere effettuati per definire il difetto refrattivo. Quelli esaminati in questa lezione sono stati scelti per semplicità e velocità di esecuzione, oltre che per un ottima affidabilità. BIBLIOGRAFIA Maiocchi A. Manuale pratico per l esecuzione di un esame visivo Dal semplice controllo alla procedura dei 21 punti Medical Books 2007 SITI Il materiale scaricabile, riferendosi a questioni specifiche, va considerato come documentazione di approfondimento alle informazioni generali contenute nella presente newsletter. Sito della rivista Review in Optometry. Sito del National Eye Insitute. Sito del National Board of Examiners in Optometry. Sito dell American Optometric Association. Anno 2 - [ 7 ] - Numero 9

8 Q U E S T I O N A R I O D I A G G I O R N A M E N T O Completare il questionario on-line alla sezione Percorso didattico del sito Internet 1. La cheratometria è un test da eseguire: a. al termine dell esame b. a tutti i soggetti c. solo ai soggetti astigmatici d. solo ai soggetti miopi e. solo ai soggetti presbiti 2. L esecuzione della cheratometria permette di prevedere: a. il valore dell anisometropia b. il valore dell astigmatismo totale c. il valore finale della schiascopia d. la presenza di opacità interne e. l entità sferica dell ametropia 3. La schiascopia statica viene utilizzata per: a. affinare il valore dell astigmatismo totale b. definire l addizione per vicino c. una prima indicazione sulla tipologia dell ametropia d. valutare l attendibilità delle risposte dell esaminato e. verificare l astigmatismo corneale 4. La valutazione del riflesso schiascopico si basa su: a. colore del riflesso retinico b. direzione del riflesso retinico conseguente alla rotazione dello schiascopio c. grandezza del riflesso retinico d. luminosità del riflesso retinico e. rotazione del riflesso retinico 5. Il test soggettivo monoculare si esegue partendo da una condizione di: a. emmetropizzazione b. ipermetropizzazione c. miopizzazione d. sottocorrezione anisometropica e. sottocorrezione astigmatica 6. Durante il test dei cilindri crociati, il valore dell asse si affina posizionando i cilindri stessi: a. a 45 rispetto all asse inserito b. davanti all occhio dominante c. lungo l asse inserito d. paralleli all asse inserito e. perpendicolari all asse inserito 7. Cosa serve tenere in considerazione nella scelta del valore anisometropico per il test binoculare: a. acutezza visiva senza correzione b. cheratometria c. correzione abituale d. esito dei cilindri crociati e. lente di partenza della schiascopia 8. La lente che fa percepire al soggetto un rimpicciolimento dell immagine è: a. più negativa di quella del massimo positivo b. più positiva di quella del massimo positivo c. quella della schiascopia d. quella del massimo positivo e. quella portata abitualmente dal soggetto 9. Il test bicromatico è da eseguire: a. alla luce del cheratometro b. alla luce dello schiascopio c. con luce ambientale accesa d. con luce ambientale spenta e. con luce ambientale media Anno 2, Numero 9, Maggio 2009 Periodico mensile Editore Medical Evidence Div. M&T. Strada della Moia, 1 Arese (MI) Tel Fax info@mei.it Direttore responsabile Stefano Macario Redazione Mary De Meo Registrazione del Tribunale di Milano n. 622 del 16/10/2008. La riproduzione totale o parziale, anche a scopo promozionale o pubblicitario, di articoli, note, tabelle, dati o altro di Professione Ottico deve e s s e r e p r e v e n t i v a m e n t e autorizzata dall Editore. All rights reserverd. None of the contents may be reproduced, stored in a retrieval system, or transmetted in any formor by any means without prior written permission of the publisher. Il trattamento dei dati personali che La riguardano viene svolto nell ambito della banca dati dell Editore e nel rispetto di quanto stabilito dal D.Lgs. 196 /2003 (Codice in materia di protezione dei dati personali) e successive modificazioni e/o integrazioni. Il trattamento dei dati, di cui Le garantiamo la massima riservatezza, è effettuato al fine di aggiornarla su iniziative e offerte della società. I Suoi dati non saranno comunicati o diffusi a terzi e per essi Lei potrà richiedere, in qualsiasi momento, la modifica o la cancellazione, scrivendo al responsabile del trattamento dei dati dell Editore. Anno 2 - [ 8 ] - Numero 9

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