INTRODUZIONE ALLO SOCIOLOGIA DELLO SPORT
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- Enzo Di Martino
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1 LO SPORT IN UNA PROSPETTIVA SOCIOLOGICA PROF.SSA SIMONA IANNACCONE
2 Indice 1 INTRODUZIONE ALLO SOCIOLOGIA DELLO SPORT LA SPORTIVIZZAZIONE GIOCO E CULTURA PER HUIZINGA CAILLOIS E LA CLASSIFICAZIONE DEI GIOCHI L INTERPRETAZIONE MARXISTA DELLO SPORT MAX WEBER E LA TEORIA DELL AZIONE SIMMEL E L ANALISI SOCIOLOGICA DELLO SPORT di 23
3 1 Introduzione allo sociologia dello sport L interesse delle scienze sociali per lo sport, pur avendo dei precursori nell Ottocento, viene espresso solo di recente, perché il fenomeno sportivo, così come le attività di loisir, venivano considerati in modo marginale e, quindi, non meritevole di interpretazione sociologica. Malgrado questa visione limitata dello sport, le riflessioni sociologiche hanno cercato di rendere noti degli aspetti di tale fenomeno sociale finora trascurati; lo sport è essenzialmente un attività sociale, capace di intrecciare la vita quotidiana, e come tale riveste un ruolo importante nel determinare la natura delle relazioni sociali. Il ritardo degli studi sociologici di fronte a tale fenomeno culturale è in antinomia col pensiero di Weber, per il quale ogni «avanzamento nel campo delle scienze sociali è sempre strettamente connesso con l emergere di pratiche culturali affermatesi come concreti problemi sociali» 1. Lo sport, frutto del mutamento sociale, è stile di vita, identità sociale e culturale, espressione di vita quotidiana e la sua attribuzione al tempo del divertimento e dello svago, lo ha reso sempre più appetibile ai mezzi di comunicazione che, al fine di una maggiore fruizione mediale, hanno sfruttato la sua funzione sociale ed aggregante. Lo sport è capace di focalizzare l attenzione di diversità sociali e culturali per istituzioni politiche, religiose, culturali, in quanto fatto sociale totale: in questi fenomeni sociali totali, come noi proponiamo di chiamarli, trovano espressione, a un tempo e di colpo, ogni specie di istituzioni: religiose, giuridiche e morali- queste ultime politiche e familiari nello stesso tempononché economiche, con le forme particolari della produzione e del consumo, o piuttosto della prestazione e della distribuzione che esse presuppongono; senza contare i fenomeni estetici ai quali mettono capo questi fatti e i fenomeni morfologici che queste istituzioni rivelano 2. 1 Cfr., M. WEBER, Il Metodo delle Scienze Storico-Sociali, Einaudi, Torino, 1958, trad. it. 2 M. MAUSS (1950), Saggio sul dono. Forma e motivo dello scambio nelle società arcaiche, in Teoria generale della magia e altri saggi, (trad. it.), Einaudi, Torino 1965, p di 23
4 Tale nozione di fatto sociale si rileva molto utile nella realtà sociale del calcio composta da istituzioni politiche, ludiche, sociali, economiche e simboliche che lo rendono sistema e che può essere analizzato su tre piani: materiale, simbolico e affettivo 3. Lo sport, ed in particolare il calcio, produce investimenti, per cui rappresenta un attività economica di notevoli dimensioni. E fonte di simbologia sia per i giocatori che, attraverso le performance calcistiche, conquistano lo status di personaggio pubblico, che per gli stessi dirigenti i quali aumentano il loro prestigio. Inoltre, non si deve tralasciare la questione delle emozioni e delle passioni che il fenomeno calcistico è in grado di produrre in molti individui. Nello sport tutto, ed in particolare nel calcio, il gioco rappresenta l elemento da cui partire per manifestare relazioni, ideologie, abilità, teorie che caratterizzano un determinato sistema socio- culturale. La descrizione di fatto sociale totale di Marcel Mauss è rilevante, per il suo significato simbolico, dato che lo sport è agire pensato che «si manifesta come interazione regolata fra un attore, l ambiente e gli altri attori, a partire da un sistema simbolico convenzionale e condiviso» 4. Lo sport può essere configurato come uno dei più imponenti fenomeni culturali del Novecento, associato all idea dello sforzo, della competizione e del record, del sacrificio, dell allenamento, della misurazione esatta del risultato e alla svolta sociale che ha determinato, sotto forma di piacere. La contrapposizione tra gioco e sport, malgrado nella distinzione tra i due sia determinante il concetto di competizione, è stata per lungo tempo al centro del dibattito della sociologia dello sport, per cui si è avvertita la necessità di superare definizioni dello sport quali quelle di passatempo o attività ludica al fine di considerarlo un attività pratica istituzionalizzata. 3 A. DAL LAGO, Descrizione di una battaglia: i rituali del calcio 2001, Bologna, Il mulino, 2001, p P. RUSSO, Sport e società, Carocci, Roma 2004, p di 23
5 2 La sportivizzazione A contribuire maggiormente allo studio dello sport sarà Norbert Elias, che identificherà nella sportivizzazione del nuovo modello di società moderna una strada privilegiata della civilizzazione occidentale, fino a ricondurre le riflessioni sociologiche sullo sport e le attività del loisir nella sfera di una teoria sociale delle emozioni. Con la ricerca sulla sportivizzazione dei passatempi, Elias e il suo collaboratore Eric Dunning, portavano a termine la ricostruzione del processo di civilizzazione 5, che aveva avuto inizio con l analisi di Elias sulla costituzione di una civiltà delle buone maniere 6 nel passaggio dalla fine dell età medievale, quando si formarono le monarchie e gli Stati nazionali e si svilupparono le prime società moderne. La loro analisi parte dalla premessa che senza un processo evolutivo e, quindi, un metodo comparativo risulta complesso riconoscere e comprendere gli elementi distintivi degli sport 7. Tale civilizzazione viene associata a due processi essenziali. Il primo consiste in un azione repressiva della sfera istintuale, di controllo rigido delle emozioni, dell aggressività e degli istinti e di assimilazione delle norme, che diventa funzionale alla formazione di aspetti della personalità dell individuo coerenti con il nuovo sistema societario. Il secondo processo, ispirato dalla sociologia di Weber (1905), riguarda l ambito politico e istituzionale. La civilizzazione occidentale e successivamente la modernizzazione presuppongono il trasferimento allo Stato del «monopolio della violenza legalizzata» 8. L invenzione dello Stato nazionale, istituzione politica della modernità occidentale, segue di pari passo il consolidamento di organismi e mezzi efficienti volti a garantire il controllo e l ordine pubblico 9. Lo sviluppo di istituti tipicamente moderni, come il sistema di prevenzione e repressione penale, e di luoghi di segregazione, come le carceri e i manicomi 10 si sviluppano contestualmente allo Stato-nazione, al fine di controllare ed escludere le cosiddette classi pericolose N. ELIAS, E. DUNNING, Sport e aggressività, Il Mulino, Bologna 1989 (trad. it), p.24 6 Nell interpretazione di Elias la civiltà delle buone maniere è un fondamento della rivoluzione sociale e culturale della modernità che si da delle regole di comportamento quali quelle del galateo 7 N. ELIAS, E. DUNNING, op. cit., p.27 8 Ibidem 9 Ibidem 10 Le cosiddette istituzioni totali. Cfr., M. FOUCAULT, Sorvegliare e punire: nascita della prigione, Torino, Einaudi, 1976 (trad. it) ; E. GOFFMANN, Asylums. Le istituzioni totali: la condizione sociale dei malati di mente e di altri internati, Torino, Einaudi, N. ELIAS, E. DUNNING, op. cit., p di 23
6 Tuttavia, la civilizzazione non si realizza soltanto attraverso il consolidamento degli strumenti di repressione, ma deve proporre modelli di comportamento, codici di regolazione sociale, la cui funzione è di rendere visibili le gerarchie sociali di status, mettendo in evidenza il possesso di abilità e di norme comportamentali prive di qualsiasi utilità pratica e pertanto indicative di una condizione di superiorità. Fra le peculiarità di questo processo c è la conservazione di stili e comportamenti appartenenti all antica aristocrazia del passato. Con le loro analisi, Elias e Dunning dimostrano l importanza dello studio di argomenti quale quello dei giochi e dello sport nella loro evoluzione storica e considerazione sociologica, così da individuare quali sono i giochi e gli sport moderni, gli elementi di quel processo di civilizzazione, dell elaborazione di codici di comportamento fondati sulla repressione consapevole degli impulsi, dei sentimenti e delle passioni, che, secondo la riflessione di Norbert Elias, costituisce uno dei principali presupposti su cui si regge l intero sistema delle società di massa. Processo di civilizzazione iniziato nel corso dell Ottocento, e in taluni casi già a partire dalla seconda metà del Settecento, per la prima volta in Inghilterra 12, dove, sulla scia del modello inglese, talune attività di loisir, che richiedevano abilità e forza fisica, assunsero gli elementi distintivi di sport anche in altri paesi. Tali passatempi erano caratterizzati da una civilizzazione delle competizioni sportive, una restrizione della violenza sugli altri attraverso un sistema di regole che richiedeva un livello di autodisciplina e che assicurava la possibilità di vittoria per tutti i partecipanti, che prima non esisteva. L accettazione di tali passatempi, che acquisirono caratteristiche di sport, indicava un bisogno sociale crescente di pratica sportiva meno fisicamente violenta, ma regolamentata e piacevole, praticata con spirito agonistico. Con l espressione sportivizzazione 13, Elias ha inteso individuare quel rinnovamento che ha via via trasformato molti dei giochi popolari del passato, dei passatempi ludici che gli uomini praticavano per il solo divertimento, in pratiche di competizione disciplinate svolte davanti ad una platea numerosa di spettatori. 12 I modelli di competizioni fisiche rinnovati del vecchio concetto di sport apparirono per la prima volta tra le classi superiori e l aristocrazia inglese. 13 N. ELIAS, E. DUNNING, op. cit., p di 23
7 Uno dei principali passatempi, loisir della vecchia aristocrazia, con elementi distintivi di sport, fu la pratica inglese della caccia alla volpe 14, rituale specializzato con un organizzazione e un codice disciplinare proprio. I cacciatori, gentiluomini inglesi, mentre inseguivano la volpe, ignoravano qualsiasi animale incontrato sul proprio cammino, pur consapevoli che la caccia potesse costituire un mezzo di sostentamento, perché insito nel loro codice di comportamento. Tutto ciò perché la caccia rappresentava uno sport e vietava l uso delle armi. Le trasformazioni che si possono evidenziare, mettendo a confronto la pratica della caccia alla volpe inglese con forme più antiche di caccia, mostrano che si stava procedendo verso una spinta civilizzatrice 15. La caratteristica principale di tale pratica fu la tensione associata all eccitamento di una battaglia mimetica (finta) che racchiudeva la forza fisica e il piacere che ne derivava sia per i cacciatori che per gli spettatori 16. L incontro sportivo ha un potere catartico, ovvero riesce a rappresentare uno scontro, una battaglia senza che scorra il sangue, caratterizzati da uno sforzo fisico e da stress mentale 17. Il moderno sport di prestazione, del tutto nuovo, costituisce un oggetto particolare di analisi per Elias, Dunning e la scuola configurazionale. Si tratta di un fenomeno che si differenzia dall agonismo classico, greco e romano, in quanto lo sport greco, non amatoriale, consisteva in competizioni spettacolari di atleti professionisti, per lo più simboliche (Olimpiadi classiche) con un significato politico. La regola del fair play (confronto leale), basato su regole approvate e sempre più dettagliate (attraverso l elaborazione di codici comportamentali, regolamenti, statuti 18 ) non apparteneva all agonismo classico; anche in età romana (i giochi del Circo) le competizioni si basavano sullo spettacolo pubblico della violenza, propria di una cultura sociale precedente alla moderna civilizzazione. Quindi, non solo istituzionalizzazione e regolazione delle discipline, nel passaggio dai loisir aristocratici alle moderne attività sportive, ma elaborazione e diffusione di stili di vita, modelli di comportamento ispirati alla inedita cultura dello sport. La regolamentazione della pratica sportiva, iniziata in Inghilterra nel XVII secolo, si riflette particolarmente nei giochi di squadra che attraverso la codificazione, i codici, gli statuti si disciplinano. Basti pensare al football, caratterizzato dal sistema delle scommesse, che viene professionalizzato mediante l elaborazione di un regolamento calcistico sanzionatorio, dove 14 Ibidem, p Ibidem, p Ibidem, p I. S. GERMANO, La Società Sportiva. Significati e pratiche della sociologia dello sport,, Rubettino Editore, p.31 7 di 23
8 l infrazione all avversario viene scontata mediante il rigore, la punizione e il fallo. Tale regolamentazione ha portato progressivamente a far assumere allo sport l aspetto di un enorme organizzazione burocratica, organizzazione che ha tra i suoi compiti primari quello di far accettare le regole imposte. Lo sport moderno, quindi, ha tutte le caratteristiche per assumere una sua autonoma identità. Al contrario il rugby, praticato dalle élite militari ed universitarie, si differenzia dal calcio perché è uno sport amatoriale, non professionistico, spettacolare, che esalta la forza fisica e il coraggio, nella convinzione che gli appartenenti ai ceti superiori abbiano assimilato il rispetto delle buone maniere e il senso del limite (divieto della violenza) 19. Lo sport moderno, così come altre attività di loisir, può richiamare una forma di tensione, provocare eccitamento, è capace di suscitare emozioni, socialmente accettabili e sentimenti più liberi; può favorire la diminuzione, e forse liberare, le tensioni da stress. Esso condivide con molte altre attività di loisir elementi mimetici (imitativo), in cui la violenza non è eliminata, ma è il prodotto di un processo di simulazione, e la possibilità di una catarsi (purificazione, liberazione). Include il rifiuto all aggressività mediante un sistema di regole e sanzioni e il controllo come elemento caratterizzante la relazione individuo-società. Uno dei limiti che accomuna molti sport riguarda la compensazione di due funzioni contrastanti: da una parte il rilassamento (del controllo dei sentimenti) /eccitamento e dall altra la regolazione/controllo emozionale. In tutti i suoi aspetti, lo sport è comunque un conflitto controllato, il cui unico problema da risolvere è quello di ridurre il rischio che i giocatori subiscano danni in un eccitamento (tensione) da battaglia e di raggiungere il rilassamento della tensione mediante la sconfitta o la vittoria 20 (esempio del calcio)= eccitamento e poi risoluzione della tensione. Lo scenario dello sport, come quello di molte altre attività di loisir, è volto a provocare, a suscitare le emozioni, a evocare tensioni nella forma di un eccitamento controllato, temperato, senza i rischi e le tensioni di solito associate con l eccitamento di altre situazioni della vita reale; è un eccitamento «mimetico» che si può gustare e può avere un effetto liberatorio, catartico, anche se l eco emotiva dell apparato immaginario contiene, come accade normalmente, elementi di ansia, paura, o disperazione Viene istituzionalizzata la figura dell arbitro, espressione di quella del giudice che in un sistema giudiziario è preposto al controllo sociale 19 N. ELIAS, E. DUNNING, op. cit., p Ibidem, p Ibidem, p di 23
9 La sportivizzazione, quale trasformazione degli antichi loisir aristocratici in pratica sportiva istituzionalizzata (competizioni rette da regole) e la diversificazione dei giochi di squadra, insieme alla nazionalizzazione e alla parlamentarizzazione (legittimazione del sistema politico) costituiscono aspetti diversi e fondamentali del processo di civilizzazione che si intensifica a cavallo fra Settecento e Ottocento. L età vittoriana ( ) rappresenta il momento culminante in cui tale sportivizzazione si espande; lo sport vittoriano è disciplinato da norme che presuppongono la rinuncia alla violenza e l accettazione di principi capaci di regolare il conflitto. La sportivizzazione favorisce, inoltre, dinamiche di coesione sociale, dando vita a sistema di identità diversi da quelli caratterizzanti le società tradizionali o dei club aristocratici, tenute insieme da quella che Durkheim definiva solidarietà meccanica 22. Naturalmente è nei giochi di squadra che si sviluppano maggiori dinamiche di identificazione. Verso la fine dell Ottocento in Gran Bretagna, ma anche altrove, si svilupperanno una serie di associazioni volontarie, club e società sportive, basti pensare al movimento parasportivo dei Turnen in Germania, esibizioni di ginnastica non competitiva che Mosse 23 considerava uno dei fondamenti della nazionalizzazione tedesca. Tale aspetto caratterizza quella che Elias ha definito la seconda ondata della sportivizzazione, che coincide con l età vittoriana. In tale periodo si costituiscono, oltre al calcio e al rugby, anche pratiche individuali quali il tennis e l atletica leggera. La prima ondata, intorno al XVIII secolo, era intesa come metamorfosi degli antichi loisir aristocratici in pratiche di competizione rette da regole. Agli inizi del Novecento la terza ondata si ricollega alla mondializzazione dello sport, mettendo al centro dell attenzione il tema della globalizzazione 24. Questione di importanza planetaria in cui la spettacolarizzazione e la mediatizzazione dello sport moderno acquistano la stessa rilevanza che la scuola configurazionale aveva attribuito al rapporto sportivizzazionecivilizzazione occidentale. 22 Cfr. la solidarietà meccanica prevale dove le differenze individuali sono minime e i membri della società sono resi simili dalla loro dedizione al bene comune. Ciò che teneva unita la società era la combinazione di un semplice sistema di credenze religiose, leggi repressive e rituali comunitari. Le credenze comuni avevano il compito di mantenere la solidarietà sociale. Cfr., E. DURKHEIM, La divisione del lavoro sociale, Edizioni di Comunità, Milano Cfr. G.L. MOSSE, The nationalization of the Masses, Howard Ferting, New York 1974 (trad. it. La nazionalizzazione delle masse, Il Mulino, Bologna Cfr. JARVIE e MAGUIRE Autori influenzati dalla ricerca di Giddens sulle conseguenze della modernità, pongono come centrale il tema della globalizzazione. 9 di 23
10 Fenomeno che da vita ad un sistema di comunicazione pervasivo fra culture sociali e nazionali diverse che sviluppa notevoli interessi economici, coinvolgendo diversi attori sociali. Prendono corpo le prime istituzioni e i primi eventi sportivi internazionali, come le Olimpiadi o i mondiali di calcio, con la loro influenza planetaria, dove i primi regolamenti agonistici si applicano a livello sovranazionale. Lo sport spettacolare di alta prestazione, sin dalla guerra, diviene gradualmente un idioma globale delle società di massa 25. Il processo di globalizzazione si identifica nel nuovo ruolo dello sport quale spettacolarizzazione mediatica. «Lo sport-idioma è un mix di comunicazione verbale e non verbale, di gerghi tecnici universali, di suggestioni emozionali, di evocazioni simboliche di tipo identitario. Linguaggi comunicativi attraversati da illusioni, richiami, messaggi impliciti ed espliciti vengono globalizzati proprio perché capaci di stimolare contemporaneamente natura e cultura» 26. Malgrado l analisi storico-culturale del fenomeno sportivo e il contributo fornito dai teorici configurazionali, come strumento e oggetto delle scienze sociali, non ci si può esimere dal segnalare i limiti di tale teoria; un esempio è rappresentato dall analisi selettiva svolta sulla forma di sportivizzazione britannica. 25 N. PORRO, Lineamenti di Sociologia dello Sport, Carocci Editore, 2011, p Ibidem 10 di 23
11 3 Gioco e cultura per Huizinga Nel parlare di gioco è necessario il riferimento al mondo ludico di Huizinga. Nella Sua opera Homo ludens, la cui prima stesura risale al 1939, che può essere considerata una pietra miliare per il riconoscimento, non solo del carattere culturale del gioco, ma anche della sua capacità ad essere esso stesso produttore di cultura, egli analizza il gioco partendo da un affermazione secondo cui vi è connessione tra il gioco e la cultura, dove i caratteri del gioco sono quelli della cultura e che la civiltà umana, e quindi l intera cultura, deriva dal gioco. Lo storico olandese Huizinga analizza il fenomeno culturale del gioco, sostenendo la tesi che la cultura viene dal gioco, come un attività insita nelle manifestazioni importanti di ogni cultura quali la guerra, le arti, le istituzioni giuridiche. Nel 1938 Huizinga, sconcertato per la scomparsa graduale della caratteristica ludica nel gioco, nelle metamorfosi dello sport, riprenderà il percorso della sportivizzazione dell età vittoriana. Egli sostiene che, in virtù della regolamentazione cui lo sport è stato sottoposto nel corso del suo progresso, e della crescente competizione causata dalla logica del record e del successo ad ogni costo, lo sport moderno ha perso il suo carattere ludico. La sua riflessione trae spunto dall uso strumentale e politico dello sport competitivo 27 ad opera del regime nazista del tempo. «Lo sviluppo dello sport dall ultimo quarto dell Ottocento in qua, promuove il fatto che il gioco viene preso sempre più sul serio. Le regole si fanno più severe e più studiate nelle finezze ebbene, con la crescente sistemazione e col disciplinamento del gioco, va perduto alla lunga qualche cosa della pura qualità ludica» 28. Il gioco per Huizinga è insito nell uomo, per cui grazie alle sue virtù estrose, geniali e creative riesce a realizzare giochi differenti. Egli afferma che con il gioco «la collettività esprime la sua interpretazione della vita e del mondo» 29 e che «il gioco è più antico della cultura, poiché il concetto di cultura, per quanto possa essere definito insufficientemente, presuppone in ogni modo convivenza umana, e gli animali non hanno aspettato che gli uomini insegnassero loro a giocare» Le Olimpiadi di Berlino del 1936 sono contemporanee alla stesura della Sua opera Homo ludens. 28 N. PORRO, op. cit, p J. HUIZINGA, Homo Ludens, Einaudi, Torino 1946, trad. di C. Schendel, p Ibidem, p di 23
12 Per Huizinga, allora, il gioco, in quanto caratteristica dell animale e dell uomo, è all origine della cultura, «costituisce una manifestazione decisiva per la decifrazione del moderno homo ludens» 31. La relazione tra cultura e gioco è da ricercare laddove esiste un gruppo e una società ordinata 32. Non si intende, dunque, il gioco come play, ma quale game, ovvero un insieme di regole riconosciute, di modelli comportamentali che sono alla base delle interazioni di una determinata società. Quindi parliamo del tennis, del golf, del poker, di schemi di azione. «Stare al gioco» e cioè «osservare le regole» si traduce «to play the game» 33. Generalmente il concetto di piacere, di gioco spontaneo si associa al play, mentre la regola al game. Huizinga nel delineare le caratteristiche del gioco, sostiene anzitutto che il gioco è un attività libera, ovvero un passatempo, è un attività spontanea, piacevole, non un imposizione. Da ciò ne deriva la seconda caratteristica, ovvero che il gioco non è la vita «ordinaria» 34, ma un allontanarsi dalla realtà, un attività temporanea fine a se stessa ed eseguita solo per diletto. Inoltre, l attività di gioco è circoscritta entro determinati limiti di tempo, perché inizia e ad un certo punto il gioco finisce, può essere ripetuto in qualsiasi momento (ripresa del gioco), si gioca in spazi fissati in anticipo, cioè il gioco avviene all interno di un luogo ben delimitato in anticipo. Nell ambito in cui avviene il gioco regna l ordine assoluto, senza il quale verrebbe meno il carattere del gioco stesso, perdendo così il suo valore. A tale caratteristica del gioco potremmo associare quella dell estetica, ovvero che il gioco tende ad essere bello, aspetto che induce a creare forme ordinate di gioco. Le qualità con cui possiamo definire gli elementi del gioco provengono dal campo estetico, ovvero tensione, equilibrio, contrasto, variazione. All interno del gioco la qualità della tensione, intesa come ansioso desiderio occupa un posto rilevante. La tensione comporta un dubbio, ovvero la probabilità di un determinato risultato e mette alla prova l energia del giocatore, la sua forza fisica, la sua costanza, la sua audacia e nel contempo la sua etica di giocatore stesso perché, malgrado l aspirazione di vincere il gioco, deve limitarsi alle regole previste dal gioco stesso. Ecco quindi una regolamentazione del gioco obbligatoria e indiscutibile, valida all interno dello spazio destinato al gioco, alla quale è legato il concetto di lealtà. La trasgressione delle regole di gioco, comporta la fine del gioco. Alla luce di quanto detto il gioco può essere definito come «un azione libera, conscia di non essere presa sul serio e situata al di fuori della vita consueta, che nondimeno può 31 Ibidem, p Ibidem, p Ibidem p di 23
13 impossessarsi totalmente del giocatore; azione a cui in sé non è congiunto un interesse materiale, da cui non proviene vantaggio, che si compie entro un tempo e uno spazio definiti di proposito, che si svolge con ordine secondo date regole» 35. L analisi di Huizinga si conclude con la concezione che il disciplinamento del gioco, l organizzazione tecnica, l elemento del record sempre più severi hanno fatto venir meno la ludicità del gioco. Ciò è evidente nella distinzione fra giocatore professionista e amatoriale in quanto il professionista non assume un atteggiamento ludico e tanto meno gioca per passatempo. 34 Ibidem p Ivi, p di 23
14 4 Caillois e la classificazione dei giochi Sulla base delle riflessioni di Huizinga sul gioco e la cultura, che ne ha analizzato i caratteri fondamentali, dimostrando l importanza del ruolo del gioco nello sviluppo della civiltà, Roger Caillois, nella Sua opera I giochi e gli uomini si sofferma sulla classificazione dei giochi, aspetto quest ultimo trascurato da Huizinga, modificando così la visione sociologica del gioco. Malgrado il notevole numero e la molteplicità dei giochi non permettesse di classificarli in modo da suddividerli in categorie ben circoscritte, Caillois riesce ad individuare quattro categorie principali, corrispondenti ognuna ad una specifica necessità psicologica, alla base del giocare a seconda che prevalga l istinto a competere (Agon), la ricerca del caso (Alea), il bisogno di simulare (Mimicry) e uno stato di perdita di coscienza o il senso della vertigine (Ilinx). Esiste un infinita varietà di giochi che si ispirano alla competizione (Agon), dove la prerogativa tra i concorrenti è la condizione di uguaglianza di partenza, al fine di garantirsi la vittoria, in modo da poter assegnare un valore ovvio al successo del vincitore, mettendo in gioco le proprie qualità fisiche e mentali quali l energia, la tempra fisica, la capacità, dove la competizione avviene in modo circoscritto senza alcuna ingerenza esterna, cosicché il giocatore possa conquistare la vittoria sia che si tratti di un gioco a due (tennis) o a squadra (calcio), sia che partecipino un numero indefinito di concorrenti (corsa, atletica). Malgrado si cerchi di creare un uguaglianza delle probabilità di successo all inizio del gioco, non sempre è possibile concretizzare la piena parità tra i giocatori. Un esempio tipico potrebbe essere il gioco della dama o degli scacchi, perché il giocatore che muove per primo si assicura la vittoria. Nel gioco, quindi, ogni partecipante è mosso dall ambizione di ottenere un successo, per cui l agon determina una pratica continua, un sacrificio frequente e l impegno di vincere. «Implica disciplina e perseveranza» 36. Il vincitore grazie alle sue abilità, la propria superiorità, riesce ad ottenere il miglior risultato possibile, in modo leale e entro limiti fissati che, proprio perché uguali per tutti, attribuiscono un valore incontestabile al successo del vincitore stesso. «L agon si presenta come la forma pura del merito personale e serve a manifestarlo» 37. Il termine alea, invece, designa il caso (gioco dei dadi) e indica tutti quei giochi in cui, diversamente dall agon, l esito non dipende dalla volontà del giocatore, e sulla quale egli non può 36 R. CAILLOIS, I giochi e gli uomini, Bompiani, Milano 1981, p di 23
15 incidere, ma da circostanze esterne, ovvero parliamo di giochi in cui è determinante solo il destino (giochi d azzardo, casinò, lotterie). Quest ultimo è l unica molla della vittoria, nella competizione rivela unicamente che il vincitore è stato più avvantaggiato dalla fortuna dell altro rivale. Esempi calzanti sono rappresentati dal gioco dei dadi, dalla roulette, dalle lotterie. L alea rimarca il ruolo del caso, dove il giocatore non deve sforzarsi, sfruttare tutte le sue abilità o allenarsi in modo costante, ma deve solo attendere che il destino intervenga. «Contrariamente all agon, l alea non implica il lavoro, la pazienza, la destrezza, la qualificazione; elimina il valore professionale, la regolarità, l allenamento. Ne vanifica in un attimo i risultati accumulati» 38. Nell alea il merito è vanificato e a differenza dell agon, il giocatore non conta su se stesso, ma sui vari segnali, su ogni aspetto che coglie. L agon è un assunzione della responsabilità personale, mentre l alea è una rinuncia della volontà, un lasciarsi andare alla sorte. Nella gran parte dei giochi di carte è racchiuso sia l agon che l alea: ciascun giocatore sfrutta in maniera più appropriata, e considerando le proprie abilità, le carte che il destino gli ha casualmente assegnato. La ricompensa è proporzionale all effetto del caso, perché la funzione dell alea è quella di porre i giocatori in una condizione di assoluta uguaglianza di fronte al favore della sorte, al risultato della fortuna. Tuttavia, considerato il livello di uguaglianza da cui parte ogni giocatore, ne deriva che ogni competizione regolamentata può diventare oggetto di scommesse, cioè di alea: un esempio sono le partire di calcio o le corse con i cavalli. Il gioco, a seconda se parliamo di agon o alea, è un modo di sostituire, all assoluta uguaglianza iniziale che la realtà nega, delle condizioni in cui il ruolo del merito personale o della sorte sono evidenti e, quindi, due situazioni in cui il giocatore evade dalla realtà facendosi altro 39 ; a questa necessità risponde la mimicry, termine che designa la mimica. Ogni gioco ipotizza l accettazione di fondo di una realtà irreale e temporanea. Il gioco, quindi, può non derivare solo da un attività competitiva o dal favore della sorte, ma da un illusione, come se fosse vera, in cui il giocatore respinge la propria personalità per simularne un altra. Parliamo di giochi in cui la mimica e il mascheramento o la finzione sono una prerogativa. Esempi calzanti sono i giochi in cui il bambino imita l adulto, come quello della bambina che gioca alla mamma o il bambino che simula il soldato, il poliziotto o ancora il travestimento del carnevale (la 37 Ibidem 38 Op. cit. p R. CAILLOIS, op. cit., p di 23
16 maschera nasconde la vera natura del soggetto). Il gioco consiste solo nel piacere di essere un altro o farsi credere un altro e non quello di illudere gli spettatori. La mimicry racchiude tutte le qualità del gioco quali l essere libero, fittizio, separato (circoscritta entro specifici limiti di tempo e spazio), incerto, eccetto quella di essere un attività regolamentata da regole precise perché la mimicry è un illusione continua, la simulazione di un altra realtà. L ultima categoria di giochi è rappresentata dall ilinx, il cui significato è vertigine, che consiste nel tentativo di provare piacere mediante una sorta di panico. «Si tratta di accedere a una specie di spasmo, di trance o smarrimento che annulla la realtà con vertiginosa precipitazione» 40. Un esempio è rappresentato dai giochi del luna park o dagli esercizi dei dervisci danzanti 41, che richiamano aspetti di un acrobazia elevata. La ricerca di una sorta di trance, estasi, panico i dervisci la raggiungono mediante una rotazione convulsa su se stessi il cui movimento incalza sempre più ritmato dal suono travolgente dei tamburi. Spesso anche i bambini girano su se stessi in modo vertiginoso, tanto da perdere la stabilità dell equilibrio e della percezione, provocandosi uno stato di panico; si tratta comunque di un gioco fatto per piacere e che trova riscontro nel gioco della trottola. Caillois conclude la sua analisi col sostenere che il gioco è necessario per la cultura, ma nel contempo il gioco è un residuo della cultura; un tempo era parte sostanziale delle istituzioni, ma col tempo è semplicemente mutata la propria funzione sociale. 40 Ibidem, p Ibidem 16 di 23
17 5 L interpretazione marxista dello sport L orientamento marxista ha analizzato lo sport, come oggetto di indagine, partendo da una concezione materialistica. Secondo l interpretazione marxista gli sport sono connessi a diversi modi di produzione, prodotto di una società capitalista, ovvero della società borghese. Le notevoli disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza, frutto del capitalismo industriale, determinarono una distinzione delle pratiche sportive tra ricchi e poveri. Sport specifici quali il golf e il tennis erano riservati esclusivamente alla classe agiata, invece il calcio e il baseball erano prerogativa delle classi operaie. Tali sport servivano a mantenere la forza-lavoro quanto più produttiva possibile. «Nella società capitalistica, tutto quel che si fa o che è consentito fare nell ambito del tempo libero è determinato dalla necessità di riprodurre la forza-lavoro» 42. Lo sport della élite rappresentava un mezzo di socializzazione indispensabile per la classe dominante al fine di accrescere il carattere e l autorità necessari per poter esercitare il comando. La socializzazione, invece, degli sport della classe lavoratrice era differente, per lo più espressione di sport di squadra che indottrinano alla sottomissione e all accettazione del comando, comando rappresentato dalla figura dell allenatore. Da ciò ne consegue che in Inghilterra, patria del capitalismo industriale, abbiano avuto origine gli sport moderni. Gli inglesi forti della disponibilità economica scommettevano il denaro sulle corse dei cavalli, boxe, una tendenza a scommettere proporzionata alla possibilità di rischiare capitali nello sviluppo industriale inglese in aumento. A partire dal diciannovesimo secolo negli sport moderni si svilupparono, contestualmente all aumento del professionismo e della commercializzazione, forme intense di sfruttamento. Nelle mani di una nuova classe imprenditoriale, proprietarie di squadre professionistiche, si concentrano il controllo e la gestione della forza lavoro, per cui lo sport diventa oggetto di logiche di puro profitto, alienanti. Il prodotto di tale commercializzazione, tuttavia, non spetta al giocatore, bensì alle grandi imprese che lo gestiscono. Oltre alla commercializzazione lo sport è stato utilizzato come mezzo per propagandare il militarismo, il nazionalismo e l imperialismo. Negli anni 20 e 30 lo sport era espressione di una visione del mondo fascista; le Olimpiadi del 1936, omaggio all hitlerismo 43, sanciscono l unione tra il nazismo e gli sport moderni. A seguito della seconda Guerra Mondiale gli Stati Uniti e le 42 G. VINNAI, Il calcio come ideologia: sport e alienazione nel mondo capitalista, Bologna, Guaraldi, 1971, p di 23
18 nazioni dell Europa Occidentale hanno veicolato lo sport per istruire le masse, infondendogli i caratteri del militarismo, nazionalismo e imperialismo. Bisognerà attendere l emergere del socialismo perché venga abolito lo sfruttamento tra capitalista e operaio e perché lo sport diventi accessibile ad ambedue i sessi, ad ogni razza e a tutte le classi. Lo sport, oltre a rappresentare un importante mezzo di socializzazione, svolgeva scopi pratici, ovvero preparare i giovani al lavoro, al fine di innalzare il livello della produzione industriale, e a contribuire alla difesa della società socialista. 43 J.M. BROHM, Jeux Olympiques a Berlin, Bruxelles, Complexe, 1983 p di 23
19 6 Max weber e la teoria dell azione Il modello weberiano ci permette di intravedere negli sport moderni le caratteristiche della società moderna, ovvero il secolarismo, l eguaglianza, la specializzazione, il razionalismo, l organizzazione burocratica, la quantificazione e la ricerca dei record 44. Lo sport ha rappresentato un aspetto rilevante della società moderna, nel senso di un rispetto delle regole e di misure codificate. L analisi di Weber, tuttavia, parte da un fattore diverso da quello economico, ovvero l industrializzazione, malgrado questa fosse essenziale nell interpretazione della natura dello sport moderno. Weber ha analizzato lo sport, e soprattutto la competizione sportiva, partendo dalla ricerca spasmodica del guadagno, nella società statunitense. Inoltre, la sua analisi parte dal protestantesimo calvinista anglosassone, che sancisce il passaggio alla modernità industriale 45. Esiste una certa correlazione tra protestantesimo e partecipazione agli sport e successivamente sarà proprio Guttmann a spiegare come le società protestanti inglesi si sono impadronite dello sport per ridurre la minaccia della corporeità e dell espressività non regolate 46. Allo sport agonistico hanno attribuito funzioni di tipo sociale, dove le competizioni vengono misurate e confrontate le une con le altre e connesse alla razionalità di scopo della modernità, ovvero il dar vita a forme di relax, incoraggiare l attività fisica 47. Tramite lo sport il corpo è stato secolarizzato, sottratto all unione con la sfera sacrale, e medicalizzato, le cui competenze specifiche sono state indirizzate alla prestazione tecnica e quindi non più legate al piacere 48. L uso del corpo è stato strumentalizzato al fine di produrre denaro e successo, per cui lo sport razionalizzato della modernità ha rotto qualsiasi legame con la corporeità e l espressività proprie delle società tradizionali. Lo sport è parte integrante di quel processo di razionalizzazione tratteggiato da Weber, dove la logica d azione è la vittoria ad ogni costo. 44 A. GUTTMANN, Dal rituale al record. La natura degli sport moderni, Edizioni Scientifiche italiane, Napoli, 1995, p Cfr., M. WEBER, L etica protestante e lo spirito del capitalismo, Sansoni, Firenze A. GUTTMANN, op cit., p Ibidem 48 Ibidem 19 di 23
20 7 Simmel e l analisi sociologica dello sport Prima di analizzare il contributo sociologico di Simmel alla comprensione del fenomeno sportivo quale processo culturale, è necessaria una riflessione sul Suo studio dei fenomeni sociali. Simmel focalizza la Sua attenzione sulla sociologia dell interazione. I rapporti umani che esistono tra gli individui, possano essere essi momentanei o duraturi, falsi o leali, comunque concorrono a tenere uniti gli uomini. La riflessione di Simmel prende spunto dall intuizione dell interazione e della connessione di tutti i fenomeni, anche se caratterizzati da elementi diversi. Per Simmel la società esiste laddove un numero di individui interagisce 49. La società «è il nome con cui si indica una cerchia di individui, legati l un l altro da varie forme di reciprocità» 50. Alla reciprocità poi associa il concetto di sociazione, ovvero l interazione degli individui 51. Le forme di azione ambivalenti (reciproche) si rafforzano grazie al processo di sociazione, attraverso il quale tali forme si manifestano e si consolidano nel tempo. Egli si avvale di astrazioni quali la separazione tra forma e contenuto delle interazioni sociali. Il contenuto è il coinvolgimento o la causa (motivo) del fenomeno, la forma è il modo in cui interagiscono gli individui attraverso la quale si scaturiscono azioni reciproche (relazione fra elementi). Dal pensiero di Simmel si deduce che, negli individui, tutto ciò che da luogo all istinto, a interesse, motivazioni, in modo da scaturire un azione reciproca, viene indicato come contenuto e costituisce una sociazione. Le forme organizzano i contenuti producendo quegli elementi denominati gruppi, istituzioni, società. L analisi di forma e contenuto si fonda su due presupposti: 1) la stessa forma di interazione viene analizzata in base a contenuti diversi e relativamente a differenti motivazioni; 2) il contenuto è manifestabile attraverso diverse forme differenti di interazione come relativo mezzo. L attenzione di Simmel è focalizzata sulla forma piuttosto che sul contenuto della sociazione. Malgrado gli interessi, la causa e il fine per cui si giunge a queste interazioni possono essere diversificati, mentre le forme in cui essi si concretizzano possono essere le stesse. Le forme si differenziano dal modo in cui le persone si relazionano nei diversi sistemi sociali. Le interazioni 49 S. SECONDINI, Riflessioni sociologiche sullo sport, Aracne Editrice, Roma 2006, p G. SIMMEL, Forme e giochi di società. Problemi fondamentali della sociologia, Feltrinelli, Milano 1983, p S. SECONDINI, op. cit., p di 23
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