GOMITO A GOMITO. MISURARE LA CONCENTRAZIONE DELLE POPOLAZIONI RESIDENTI E NON RESIDENTI SUL TERRITORIO URBANO
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1 Giampaolo NUVOLATI Università di Milano Bicocca Sociologi e Ambiente GOMITO A GOMITO. MISURARE LA CONCENTRAZIONE DELLE POPOLAZIONI RESIDENTI E NON RESIDENTI SUL TERRITORIO URBANO 1. Premessa Questo paper intende costituire un occasione di riflessione in merito alla possibilità di misurare la consistenza delle varie popolazioni, residenti e non residenti, che utilizzano il territorio urbano e i suoi servizi nei diversi momenti della giornata, della settimana o in varie stagioni. La conoscenza di tale distribuzione consentirebbe, di fatto, di individuare le aree a maggiore rischio ambientale sotto il profilo della concentrazione umana. L ipotesi di fondo è, infatti, che la densità di popolazione e dunque l uso intensivo del territorio o delle vie per raggiungerlo nuoccia all ambiente, in termini di inquinamento, traffico, riduzione dello spazio vitale, congestione nell uso dei servizi, etc. e che una stima più corretta della distribuzione giornaliera delle popolazioni metropolitane possa costituire un informazione non secondaria nella definizione delle politiche urbane volte alla tutela del territorio stesso. Nel far ciò, non mi dilungherò assolutamente sull analisi delle popolazioni che vivono, lavorano e consumano nelle città. L ho già fatto nel testo su Popolazioni in movimento e città in trasformazione del Mulino del 2002 in cui sviluppavo lo schema di Martinotti [1993] e poi in molti convegni dove ho avuto modo di descrivere nel dettaglio le caratteristiche tanto delle popolazioni principali residenti e non in città (abitanti, pendolari, city users, uomini d affari) quanto di quelle minori (studenti in affitto, militari, flâneurs, senza tetto, etc.) e dei vari conflitti legati alla compresenza delle popolazioni stesse in alcuni luoghi (conflitti preminentemente di carattere culturale, spaziale, di accessibilità, economico, fiscale). Vorrei invece con questo paper provare a individuare alcune traiettorie di ricerca che consentano di misurare effettivamente la consistenza delle popolazioni metropolitane. Verranno dunque presentate alcune riflessioni critiche che ho sviluppato in questi anni sulla base della letteratura e alla luce di alcune ricerche empiriche cui ho collaborato in tema di conteggio delle popolazioni residenti e non residenti, con particolare attenzione al contesto urbano. 1
2 2. Breve introduzione Come osservano Amin e Thrift [2002, 8-9], i grandi teorici urbani del primo novecento, Patrick Geddes, Lewis Mumford, Louis Wirth, tendevano a vedere la città come un organismo dotato di una precisa integrità. Negli ultimi 50 anni la maggior parte degli urbanisti contemporanei Manuel Castells, David Harvey, Saskia Sassen, Edward Soja, Richard Sennett, Mike Davis, Michael Dear pur riconoscendo la crescente complessità dell urbano nelle sue innumerevoli contraddizioni non hanno rinunciato comunque ad una tendenza alla generalizzazione, di volta in volta basandosi sulla individuazione dei fenomeni più caratterizzanti. Solo più recentemente ha preso corpo un tipo di approccio nell analisi della realtà urbana definito da Amin e Thrift come: everyday urbanism. Questo approccio si fonda sull idea che la città attuale è caratterizzata da un alto livello di porosità, da mutamenti repentini degli scenari legati all ingresso e all uscita di popolazioni, da ritmi temporali a diverse velocità che reclamano nuove traiettorie di analisi dell urbano 1. In particolare lo spazio sembra sempre meno interpretabile se disgiunto dalla dimensione temporale. Questa ammissione da parte della sociologia urbana è piuttosto recente, perché come bene osservano Parkes e Thrift [1980, ] tanto la scuola di Chicago quanto l ecologia neoclassica, se si escludono Wirth [1930], Engel-Frisch [1948] e Hawley [1950], hanno nel tempo preso coscienza dell importanza del tempo ma non ne hanno mai fatto una trattazione estesa. Ma la città tardo-moderna non si presta ad essere interpretata come sistema dotato di dinamiche regolari, poiché il tessuto urbano tende a comporsi e a ricomporsi continuamente sulla base dei suoi innumerevoli frammenti e momenti, delle improvvisazioni, dell hic et nunc. Alla sociologia urbana viene sempre più richiesto di cogliere fenomeni caratterizzati da un alto livello di episodicità, precarietà e segmentazione temporale. Misurare in tempo reale la consistenza delle popolazioni presenti sul territorio e nelle sue varie parti rimane una chimera, ma uno sforzo andrebbe compiuto quantomeno in una duplice direzione : a) il riconoscimento che la città cambia giornalmente pelle, b) che i colori che assume nei vari passaggi della 1 Amin e Thrift aggiungono che l elemento teorico e cognitivo non è sufficiente per cogliere il senso delle città e che occorre accreditare altre modalità di individuazione e interpretazione, sia di carattere letterario che sensoriale, dei contenuti urbani. Secondo gli autori, il ruolo del flâneur in questo quadro è di primaria importanza. Le sue modalità di esplorazione del territorio, fondate su di una sensibilità poetica e su competenze di varia natura, gli consentono, infatti, di cogliere e di partecipare alle tre principali metafore che segnano le attuali realtà urbane: la transitività, il ritmo e l impronta storica. Cioè la mobilità spaziale, la frammentazione temporale, la memoria e il tessuto simbolico. Non è certo questa la sede per approfondire il tema del flâneur [Nuvolati, 2003] se non per osservare che questa figura rimanda anche ad una debolezza degli approcci più quantitativi nel cogliere l entità di alcuni fenomeni che, invece, si prestano sempre più spesso ad essere interpretati in chiave narrativa. 2
3 trasformazione non sono che alcuni tra le mille combinazioni possibili di popolazioni e che dunque di volta in volta le tonalità possono essere diverse. Qui di seguito ho provato ad individuare una serie di fasi rivolte alla descrizione della città in cui la dimensione della concentrazione/dispersione spaziale delle popolazioni si coniuga con quella temporale. Va fin d ora osservato che si tratta di un mero esercizio, con un livello di applicabilità ad un contesto reale probabilmente ancora molto modesto ma che si spera possa costituire motivo di discussione e favorire in futuro possibilità di rilevazione più concrete. 3. Spazi, tempi e funzioni della città Una prima operazione da cui partire per studiare la concentrazione urbana delle popolazioni è quella di suddividere la città, come ha fatto Lynch [1976] per Boston, in zone in base alla ciclicità giornaliera della presenza umana sul territorio di riferimento. Alcune aree contraddistinte da un uso continuo e omogeneo potranno venire definite come incessant areas (aree ad uso continuo). Altre, che vedono processi di evacuazione nelle ore notturne, empty at night (aree che si svuotano di notte); altre ancora, che al contrario registrano un'invasione a partire dalle ore serali, active expecially at night (aree che si riempiono di notte); altre, infine, che vedono un uso continuo ma di natura eterogenea, shifting from day to night (aree ad alto ricambio). Questa tipologia può essere applicabile a molte realtà urbane contemporanee che tendono a strutturarsi e a trasformarsi rispetto ad una pluralità di funzioni. Si veda, a esempio, anche il caso di Halifax in Canada studiato da Goodchild e Janelle [1984] facendo ricorso a diari spazio-temporali. La tabella che segue consente di connotare i quartieri della città a seconda del tipo di popolazione presente - che per comodità è stata definita residente e non residente - e a seconda delle quattro fasi della giornata: mattina, pomeriggio, sera, notte. 3
4 Tab. 1 - Tabella per la qualificazione dei quartieri in base alla presenza o meno di popolazione residente e non residente nei vari momenti della giornata PR Popolazione residente PNR Popolazione non residente n. di identificazione Mattina si si 1 si no 2 no si 3 no no 4 Pomeriggio si si 5 si no 6 no si 7 no no 8 Sera si si 9 si no 10 no si 11 no no 12 Notte si si 13 si no 14 no si 15 no no 16 Il ricorso a questa tabella (peraltro semplificata rispetto a realtà di quartiere o città che cambiano fortemente profilo non tanto o soltanto durante la giornata ma anche nel fine settimana o in alcune stagioni dell anno) permette di definire un continuum che va da una situazione di massima concentrazione di popolazione residente e non residente in tutti i momenti della giornata a una situazione di completo abbandono del quartiere: 4
5 quartiere bolgia quartiere fantasma Altri esempi possibili di quartieri sono: quartiere ad uso esclusivo delle PR (ghetti o comunità chiuse) quartiere ad uso diurno delle PNR (luoghi del lavoro) quartiere ad uso notturno delle PNR (del leisure) quartiere ad uso delle PNR (luoghi del lavoro e del leisure: ricambio) quartiere dormitorio 4. Tipi di popolazioni non residenti Una seconda operazione è quella di proporre una tipologia fine delle popolazioni che utilizzano le varie zone. Questo per cercare di dettagliare con maggior precisione la colorazione oraria dei vari quartieri. L elenco seguente probabilmente non è in grado di intercettare tutte le motivazioni che spingono gli individui a recarsi in città, ma rappresenta comunque una base di partenza sufficientemente esaustiva. Abitanti Forza lavoro che lavora abitualmente nel quartiere Forza lavoro che lavora abitualmente altrove Non forza lavoro che utilizza abitualmente i servizi (per tipo) del quartiere Non forza lavoro che utilizza abitualmente servizi (per tipo) ubicati altrove Pendolari Che lavorano/studiano giornalmente nel quartiere Che lavorano/studiano saltuariamente nel quartiere City Users In visita a parenti e amici (abitazioni o istituti) Per visita medica personale o di un familiare Per altri motivi personali (funzioni religiose, visite a defunti, etc.) Per accompagnare i figli a scuola Shopping per beni di lusso Acquisti presso negozi, supermercati, ipermercati o centri commerciali Visitatori di mostre, musei, gallerie d arte Spettatori di spettacoli teatrali o cinematografici 5
6 Spettatori di spettacoli sportivi o concerti Attività sportiva outdoor e indoor Clienti di bar e ristoranti Clienti di nights e discoteche Turisti Uomini d affari Che si recano presso aziende per visite, meeting di lavoro Che si recano a fiere Che partecipano a congressi, convegni, seminari Momentaneamente presenti nel quartiere Immigrati irregolari Studenti o stagisti in affitto o ospiti di strutture Militari Religiosi Flâneurs o nomadi d élite (intellettuali, artisti) Senza tetto Nomadi 5. Problemi di quantificazione delle popolazioni La terza fase consiste nella quantificazione delle popolazioni. Tale passaggio può avvenire attraverso sei metodi, quattro dei quali riguardano l analisi della distribuzione delle popolazioni metropolitane nei luoghi di destinazione e due l analisi delle popolazioni rintracciate nel loro luogo di origine. Di seguito se ne riporta una breve illustrazione cercando di metterne in rilievo soprattutto la criticità. Il primo metodo si basa su di una analisi secondaria dei dati di natura territoriale forniti da fonti statistiche varie: ad esempio la Siae, le associazioni di albergatori, le aziende di trasporto, le camere di commercio, etc. La maggior parte dei dati di questo tipo oggi disponibili riguarda però le città e non i quartieri e dunque non consente un riscontro circa la distribuzione delle popolazioni internamente alle città stesse. Si tratta inoltre - e questo è forse l aspetto più critico - di dati di difficile trattamento in quanto fanno spesso riferimento al complesso degli utenti o dei biglietti venduti in un anno presso alcuni servizi senza distinzione alcuna relativamente al luogo di provenienza degli utenti stessi. Rientrano in questa categoria, ad esempio, i dati sui visitatori dei musei, sui biglietti venduti per fiere, manifestazioni teatrali e musicali, per proiezioni cinematografiche. Biglietti e utenti naturalmente non corrispondono perché un solo individuo 6
7 potrebbe aver fruito nell arco di un anno del medesimo servizio più volte. Infine, alcuni dati, come nel caso degli arrivi e delle giornate di permanenza negli esercizi alberghieri ed extraalberghieri, riguardano i passaggi in un qualche modo formalizzati e dunque non colgono la reale entità delle pratiche turistiche cosiddette mordi e fuggi. Ciononostante frequente è il ricorso a questa tipologia di dati per definire i volumi delle popolazioni in quanto presentano costi assai contenuti di raccolta. Tra le esperienze più interessanti e avanzate va ricordata quella ad opera del Consorzio per la Ricerca e la Formazione (COSES) sul caso di Venezia 2. Il secondo metodo è più complesso e concerne vari passaggi: 1) la classificazione e individuazione sul territorio dei cosiddetti cronotopi cioè i luoghi urbani animati da cicli di presenza di popolazioni diversificate 3 [Bonfiglioli, 1997], 2) la verifica del luogo di residenza degli operatori-lavoratori e degli utenti-clienti dei servizi o centri di produzione situati in questi cronotopi, 3) Gli orari di apertura e di prevalente utilizzo dei servizi o delle unità di produzione. Questo metodo, che sembra più adatto per cogliere la consistenza delle varie popolazioni, presenta però alcuni problemi tra i quali: a) la difficoltà di rilevare la residenza di operatorilavoratori e utenti-clienti, b) la difficoltà di rilevare l orario di utilizzo dei servizi da parte degli utenti-clienti, c) la possibilità di un conteggio ripetuto di un medesimo utente-cliente che fruisce di più servizi (si pensi ad un individuo che viene conteggiato da prima come utente in un ufficio comunale e successivamente come cliente di un centro commerciale), d) il non conteggio delle persone non residenti di passaggio nel quartiere ma che non vi lavorano e non interagiscono con alcun servizio (ad esempio chi va a trovare amici e parenti, ma anche chi semplicemente passeggia nelle vie dello shopping). Per la risoluzione del punto a) ogni servizio o unità produttiva dovrebbe dotarsi di una anagrafe interna e facilmente accessibile con indicazioni aggiornate circa il luogo di residenza dei propri operatori-lavoratori eventualmente distinto in base ai turni di lavoro. Dovrebbe inoltre provvedere ad una rilevazione tramite scheda distribuita agli utenti-clienti da cui sia possibile anche verificare il luogo di provenienza degli stessi. Sempre la scheda potrebbe essere organizzata in modo tale da constatare l orario di utilizzo del servizio. Questo tipo di conteggio presenta costi relativamente elevati che possono però venire ridotti se si opera in una prospettiva campionaria, cioè in termini di giornate e individui prescelti e cui viene somministrata la scheda. Un esempio interessante in merito è la 2 Per una analisi dei risultati si veda l indirizzo internet: 3 Rispetto al passato, molti degli attuali cronotopi generano flussi attrattivi di popolazione non facilmente codificabili e governabili in quanto non strettamente legati ai modelli di produzione e consumo fordista bensì scanditi da sistemi di orari, da calendari e modalità di frequentazione dei servizi sui generis, fondati su nuove pratiche e stili di vita. Da qui la necessità di sperimentare nuove tecniche per la stima dei movimenti. 7
8 ricerca sulle caratteristiche dell utenza e degli operatori degli sportelli comunali realizzata recentemente dall Ufficio Tempi del Comune di Cremona per l impostazione del PRO e che ha visto tre fasi distinte: un questionario distribuito all universo degli operatori, il conteggio giornaliero per l arco di un mese dell affluenza dell utenza, un questionario distribuito ad un campione di utenti. Naturalmente sia per gli operatori che per gli utenti era possibile risalire attraverso il questionario al luogo di residenza e agli orari di lavoro o utenza e dunque cogliere in chiave temporale le dinamiche di ingresso e uscita dalle varie aree dove trovavano ubicazione i servizi 4. Il terzo metodo invece prevede la distribuzione della scheda o la realizzazione di interviste alle barriere del quartiere/città rivolte a coloro che vi entrano con vari mezzi (auto e moto, bus, treni, navette dall aeroporto, taxi). I problemi in questo caso riguardano principalmente la possibilità di circoscrivere uno spazio e di identificarne inequivocabilmente le barriere di entrata e uscita. E inoltre difficile fermare autovetture e soggetti in movimento rapido. Naturalmente, anche in questo caso le rilevazioni possono presentare carattere campionario in termini di giornate prescelte e di soggetti fermati. L ATM di Milano, con una metodologia simile, peraltro non particolarmente trasparente, ha quantificato i non residenti che utilizzano la città per tipo di motivazione. Tali dati integrati con altre rilevazioni statistiche di fonte varia dunque in una prospettiva simile a quella dell analisi secondaria sopra indicata sono stati alla base di uno studio commissionato dall ISAP Istituto per la Scienza dell Amministrazione Pubblica al Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell Università di Milano Bicocca dal titolo Stili di vita metropolitani, mobilità, uso del tempo e impatti finanziari nelle metropoli di seconda generazione: il caso di Milano. Lo studio era finalizzato al computo complessivo della popolazione residente e non residente nel comune di Milano e alla valutazione dell impatto della presenza delle cosiddette PRN (popolazioni non residenti) sullo stato del bilancio pubblico della città, e cioè sui conti finanziari del Comune di Milano. In particolare lo scopo principale era quello di identificare e quantificare il peso delle varie tipologie di PNR attualmente presenti a Milano nelle voci di entrata e di spesa del bilancio comunale, senza prendere in considerazione gli effetti della loro presenza sull economia privata della città. Tale ricerca si colloca nel medesimo solco di studi del già citato COSES che in collaborazione con il CISET, 4 Comune di Cremona, I risultati del monitoraggio del nuovo orario sperimentale di apertura al pubblico degli uffici del Comune di Cremona, a cura dell Ufficio Tempi del Comune, rapporto di sintesi, Maggio
9 Centro Internazionale di studi sull economia turistica, ha non solo quantificato le varie popolazioni ma ha anche cercato di stimarne le spese per voci 5. Un quarto metodo comporta il semplice conteggio delle popolazioni presenti in alcuni orari e in alcuni punti strategici del quartiere. E dunque un metodo, che potremmo definire di carotaggio, molto simile al precedente ma che prevede una rilevazione nel cuore della zona - piuttosto che alle sue barriere - e in vari momenti della giornata. Approccio per certi versi simile è stato adottato recentemente sempre dall Ufficio Tempi del Comune di Cremona per la verifica della composizione della popolazione presente in un quartiere dove erano ubicate le scuole cittadine, al fine di cogliere i bisogni dei residenti e non residenti in relazione al tema della viabilità 6. In questo caso la selezione delle persone era puramente accidentale tanto che si può parlare di un haphazard sample - e i risultati per alcuni versi discutibili, ma in mancanza di liste di nominativi o di dati sulle caratteristiche dell universo delle popolazioni frequentanti la zona (dagli abitanti agli studenti e genitori accompagnatori, dai liberi professionisti che lavoravano in zona ai commercianti e clienti provenienti da altre zone) non vi era alternativa a tale metodo; anche perché l obiettivo principale dello studio era quello di capire l atteggiamento delle varie popolazioni e non tanto o soltanto il loro peso numerico e dunque si trattava di raccogliere un numero sufficiente di interviste tale da consentire un minimo di analisi statistica per ogni popolazione anche se in chiave non probabilistica. In questo filone è forse possibile anche collocare un recentissimo tentativo di verifica della composizione della popolazione di passaggio nel quartiere di Les Halles realizzato però principalmente attraverso protocolli osservativi di varia natura, più che su un conteggio vero e proprio, in occasione di una ricerca che ha visto la partecipazione del Politecnico di Milano [Bonfiglioli et al. 2002]. I due metodi restanti riguardano rispettivamente la distribuzione di questionari o GPS a campioni di popolazioni per coglierne gli orari, le motivazioni e le destinazioni dei movimenti. L obiettivo è di ricostruire le traiettorie di mobilità degli individui contattandoli alla fonte e non sul luogo di destinazione. Il problema principale è però relativo all impossibilità di campionare le popolazioni di più lontana provenienza che, comunque, si suppone frequentino una città. Si fa riferimento soprattutto ai turisti e agli uomini d affari. E, infatti, praticamente impossibile ed enormemente dispendioso, distribuire un questionario a tutto il mondo, mentre è più praticabile, Comune di Cremona, La Cittadella degli studi di via Palestro. Precedenza alle scuole Indagine sui cittadini residenti e di passaggio nella zona, a cura dell Ufficio Tempi del Comune, Giugno
10 anche se non semplice, una survey rivolta alla popolazione residente nell area metropolitana per stimarne la gravitazione sul comune centrale. Il censimento italiano altro non costituisce che un indagine sull universo della popolazione del nostro paese attraverso la quale si raccolgono anche informazioni sul luogo di residenza, lavoro e studio delle persone e dunque consente di ricostruire i flussi di pendolarismo. Restano però esclusi da questo conteggio i movimenti per altre finalità non lavorative o di studio. Tali movimenti non solo non sono contemplati dal censimento ma, come appena osservato, rinviano spesso a raggi di azione ben più ampi, se non internazionali. Per quanto, infine, riguarda il GPS (strumento da utilizzare congiuntamente con un questionario o diario di fine giornata per la rilevazione non solo dei movimenti ma anche delle motivazioni) oltre ai problemi menzionati per le surveys ne esistono anche relativi sia al costo dello strumento che alle difficoltà di trasmissione del segnale. Ciononostante, il ricorso al GPS in seno all analisi sociologica per lo studio della mobilità e dunque per la ricostruzione delle configurazioni orarie urbane sembra costituire uno dei campi più promettenti di sviluppo [Boffi et al. 2003]. Tutti questi metodi, come visto, presentano vari problemi. Solo alcuni di essi sono stati presi in considerazione in questo paper ed è facile immaginarne altri che potrebbero sorgere in corrispondenza della realizzazione di studi ad hoc. Non a caso, la maggior parte delle ricerche tese a numerare la consistenza delle popolazioni costituiscono, di fatto, esperienze isolate, sviluppate senza alcun preciso riferimento metodologico e il più delle volte basate sul buon senso dei ricercatori. Proprio l improvvisazione e i compromessi adottati spingono gli autori delle ricerche a presentare i dati senza entrare nel merito dei metodi adottati, in quanto spesso riconosciuti dagli autori stessi come discutibili. Ciononostante, quello che si avverte negli ultimi anni è una crescente attenzione da parte della sociologia per lo studio della mobilità e in un ottica che contempla la dimensione temporale. Il punto debole di questo approccio è fondamentalmente costituito dalle difficoltà di geo- e tempo-referenziare le condotte umane e dunque di procedere ad una analisi della città orientata a coglierne le dinamiche interne di composizione e ricomposizione per tipologia di attori coinvolti. Già fin d ora, questi limiti non devono comunque inibire gli studiosi dallo sperimentare nuove strade quantomeno per stimare a grandi linee l entità delle varie popolazioni. 10
11 6. Una simulazione In questa sede può forse essere utile proporre una simulazione mirata alla caratterizzazione di un quartiere immaginario in base alle popolazioni che lo frequentano. In particolare, tale simulazione, che si fonda su di un ipotetica disponibilità di dati riguardanti la presenza di popolazione residente e non residente, ci consente in primo luogo di costruire due variabili: - una riguardante la distribuzione della popolazione residente e non residente in zona per tipo di attività svolta alla mattina, di pomeriggio, di sera, di notte, - ed una relativa alla percentuale di popolazione non residente in zona rispetto a quella residente alla mattina, di pomeriggio, di sera, di notte, e, successivamente, di attribuire il quartiere ad una delle categorie segnalate nella tipologia presentata nella tabella n 1. La simulazione potrebbe anche venire immaginata su fascia oraria nel rispetto della rapidità con cui le funzioni si alternano nei contesti urbani. Ma già il profilo seguente è di difficile se non impossibile realizzazione alla luce dei dati oggi disponibili. 11
12 Tab. 2 Simulazione della distribuzione della popolazione in un quartiere per fase della giornata. Fase Popolazione residente Popolazione non residente Totale % PNR su PR Totale (71.4%) (28,6) (100.0%) Mattina Pomeriggio Sera di cui: non appartenenti alla forza lavoro e che si servono dei servizi della zona (38,1%) (es. pensionanti in posta) che lavorano in zona (28,6%) I restanti lavorano fuori zona di cui: non appartenenti alla forza lavoro e che si servono dei servizi della zona (35,0%) che lavorano in zona (30,0%) lavoratori rientrati da altre zone (10,0%) Dei restanti 2.500: lavorano fuori zona e 500 non appartenenti alla forza lavoro si servono dei servizi fuori zona (es. casalinghe al supermercato in altro quartiere) di cui: non appartenenti alla forza lavoro e che si sono serviti dei servizi della zona e sono rientrati a casa (34,3%) non appartenenti alla forza lavoro che hanno utilizzato di cui: che lavorano in zona (28,6%) che utilizzano i servizi della zona (4,7%) di cui: dei precedenti che lavorano in zona (22,5%) che utilizzano i servizi della zona (diversi dai precedenti 500 che sono rientrati a casa) (2,5%) 250 che utilizzano i servizi ricreativi della zona (diversi dai precedenti 750 che sono rientrati a casa) (2,9%) (100.0%) (100,0%) (100,0%) 40,0 % 50,0% 33,3% 2,9% 12
13 servizi fuori zona e sono rientrati a casa (5,7%) che lavorano in zona e sono rientrati a casa (34,3%) lavoratori già rientrati casa da altre zone (11,4%) - altri lavoratori rientrati a casa da altre zone (11,4%) Dei restanti 1.500: lavorano ancora fuori zona e 500 non appartenenti alla forza lavoro sono andati in altre zone per fruire di servizi ricreativi (es. studenti al cinema in centro, in discoteca) Notte di cui 100 dei 250 precedenti che ,0% non appartenenti alla trascorrono la notte in zona (100,0%) forza lavoro e che si sono serviti (1,0%) dei servizi della zona o fuori zona e sono rientrati a casa (39,0%) che lavorano in zona e sono rientrati a casa (30,0%) lavoratori rientrati a casa da altre zone (30,0%) I restanti 100 dormono o trascorrono la notte fuori casa in altre zone 13
14 Il tipo di quartiere risultante dalla combinazione delle varie popolazioni può dunque essere descritto come segue: : quartiere con discreto ricambio di forza lavoro tra popolazione residente e non residente e scarso ricambio sui servizi e da questi dati possono prendere corpo nuove riflessioni in merito ai problemi di congestione, inquinamento e qualità della vita del quartiere, sia dal punto di vista della tipologia dei bisogni espressi dalle varie popolazioni che vi risiedono o vi transitano sia in termini di politiche pubbliche da svilupparsi nel riconoscimento di una complessità urbana di ordine tanto spaziale quanto temporale. In quest ultimo solco si collocano le già citate esperienze di politiche temporali che hanno trovato attuazione in questi anni nel nostro paese e che si sono proposte, tra gli altri obiettivi, quello di mappare il territorio urbano e le sue parti in base alla distribuzione oraria della popolazione. 7. Conclusioni La crescente segmentazione e individualizzazione delle pratiche di mobilità rende difficilmente misurabile l entità dei flussi, una loro precisa temporalizzazione e georeferenziazione. Eppure la sfida della sociologia urbana e di quella dell ambiente, anche rispetto ad altre sociologie, corrisponde proprio alla possibilità di arrivare a descrivere il territorio in base alla tipologia di individui che lo utilizzano giornalmente se non nei vari momenti della giornata. Crescente si fa la necessità di fotografie, cioè di scatti in grado di cogliere le dinamiche evolutive della realtà quotidiana coniugando la dimensione spaziale con quella temporale. Se finora l oggetto della sociologia è stato principalmente la caratterizzazione di gruppi di individui, oggi sembra più urgente non solo procedere alla individuazione di nuovi schieramenti definiti dalle pratiche di uso e consumo del territorio, ma anche esaminare come i gruppi stessi si fondono o respingono rispetto ad un territorio dalle risorse non infinite e nelle varie fase temporali. E uno spostamento di fuoco che reclama tecniche di rilevazione in grado di cogliere l elevata mutabilità delle situazioni. Ma la raccolta di dati utili a tale scopo, come visto, è un compito assai arduo che presuppone tanto l utilizzo di nuove tecnologie ad esempio il già citato GPS, ma anche una serie di strumentazioni fotografiche o di sensori per il conteggio automatico di pedoni e autovetture, quanto la crescente disponibilità da parte degli individui che utilizzano i servizi a segnalare le loro caratteristiche principalmente in termini di luogo di origine e orario di fruizione dei servizi. Solo una volta conseguite informazioni sull universo, cioè sulla consistenza numerica e 14
15 eventualmente su alcune caratteristiche delle varie popolazioni, sarà peraltro, possibile procedere a campionature più rappresentative al fine di studiare non esclusivamente i movimenti ma anche i bisogni e le aspettative delle popolazioni stesse. In ogni caso, si giudica che una classificazione dei quartieri di una città, come quella sopra proposta, soprattutto se corredata da qualche dato puntuale, costituisca già uno strumento utile per una rilettura più appropriata della realtà locale. L Istat, in particolare, sembra intenzionato a intensificare l impegno in direzione dell analisi dei flussi di popolazione, quantomeno internamente alle aree metropolitane. Già uno sforzo è stato compiuto in occasione dell Indagine multiscopo sulle famiglie pubblicata nel Rapporto annuale del 1998, allorché si è proceduto ad una quantificazione a livello nazionale di alcune popolazioni metropolitane. Il passaggio successivo, come testimonia il documento preliminare redatto nel 2003 dalla Commissione per la Garanzia dell Informazione Statistica è intitolato La statistica per le aree metropolitane e sulle aree metropolitane: proposta per un sistema informativo integrato è quello di articolare maggiormente i dati a livello sub-comunale al fine di rilevare flussi e stock delle popolazioni urbane, distinguendo la popolazione residente, quella temporaneamente presente, quella ospite e quella che insiste sul territorio metropolitano. Ma è soprattutto a livello locale che è possibile immaginare una collaborazione tra vari attori: amministratori, sociologi, trasportisti, urbanisti, tesa alla predisposizione di piani di rilevazione del traffico più sofisticati, capaci cioè di cogliere con maggiore precisione la mobilità e distribuzione della popolazione sul territorio urbano per tipologia di attività, e i vantaggi e svantaggi per che ne conseguono per l intera collettività anche in chiave ambientale. 15
16 BIBLIOGRAFIA Amin A. e Thrift N. (2002), Cities. Reimagining the Urban, Polity Press, Cambridge, UK. Bonfiglioli S. (1997), Le politiche dei tempi urbani, in Bonfiglioli S. e Mareggi M. (a cura di), Il tempo e la città tra natura e storia. Atlante dei progetti sui tempi della città, Urbanistica quaderni, pp Bonfiglioli S. et al. (2002), Il cronotopo Les Halles. Rapporto finale di ricerca, Politecnico di Milano, RATP, Paris. Boffi M., D Ovidio M., Natoli E. e Tornaghi, C. (2003), La mobilità rilevata con il GPS per la costruzione del calendario dello spazio urbano, in 7 a Conferenza Nazionale ASITA, L informazione territoriale e la dimensione tempo, Verona, ottobre Engel-Frish G. (1948), Some neglected temporal aspects of human ecology, in Social Forces, 43, pp. 47. Goodchild M. F. e Janelle D. G. (1984), The city around the clock: space time patterns of urban ecological structure, in Environment and Planning, A, 16, pp Hawley A. (1950), Human Ecology: a Theory of Community Structure, Ronald Press, New York. Lynch K. (1976), Managing the Sense of a Region, MIT Press, Cambridge, Mass. Martinotti G. (1993), Metropoli. La nuova morfologia sociale della città, il Mulino, Bologna. Nuvolati G. (2002), Popolazioni in movimento, città in trasformazione. Abitanti, pendolari, city users, uomini d affari e flâneur, il Mulino, Bologna. Nuvolati G. (2003), The flâneur: hunting city porosites, in RC 21 ISA Conference, Challenging Urban Identities, University of Milan Bicocca, Milan, 25 th 27 th September Parkes D. N. e Thrift N. J. (1980), Times, Spaces and Places, a Chronogeographic Perspective, John Wiley & Sons, New York. Wirth L. (1938), Urbanism as a way of life, in American Journal of Sociology, 44, pp
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