Natalia Magnani Università di Trento. Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale

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1 Natalia Magnani Università di Trento Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale Alleanze ibride: una valutazione critica del contributo dell Actor-network theory all analisi dei conflitti ambientali Paper pubblicato in Crisi Economica, Crisi Ambientale, Nuovi Modelli Sociali, Trento: Università di Trento, 2011, p Atti di: VII convegno dei sociologi dell'ambiente, Trento, Settembre

2 Natalia Magnani Alleanze ibride: una valutazione critica del contributo dell Actor-network theory all analisi dei conflitti ambientali Il presente contributo si propone di valutare la rilevanza e l utilità dell approccio teorico sviluppato dall Actor-network theory (Ant) nello spiegare l evoluzione e l esito di un caso specifico di conflitto tecnologico-ambientale quale quello che si è sviluppato intorno alla decisione delle istituzioni locali di realizzare un impianto di incenerimento dei rifiuti solidi urbani (Rsu) per la Provincia di Trento. Per fare ciò nella prima parte analizzerò il contributo originale dell Ant alla spiegazione dell interazione natura-società nei conflitti ambientali, ne metterò in luce le principali critiche e traccerò l emergere nella letteratura di una versione debole della stessa teoria. Nella seconda parte, a partire da tale analisi critica dell Ant, analizzerò le tappe principali dello sviluppo del caso-studio mettendone in luce gli attori e i passaggi chiave. L obiettivo è investigare se e in che misura l Ant fornisca uno strumento teorico utile per capire perché un impianto di incenerimento per la provincia di Trento dato per certo nel 2000 a tutt oggi non sia ancora stato costruito. 1. L interdipendenza tra natura e società: il co-costruzionismo dell Actor network theory e le sue critiche A partire dal famoso articolo di Catton e Dunlap (1978) la necessità di dedicare una maggiore attenzione ai fattori naturali/materiali nelle analisi e spiegazioni dei fenomeni sociali elaborate dalla sociologia dell ambiente è stato oggetto di un crescente consenso in letteratura (Dunlap, 2002). Nei decenni successivi sulla base della constatazione che sempre più, in relazione a molte questioni tecnologico-ambientali contemporanee (per esempio i cambiamenti climatici) ci troviamo di fronte ad ibridi, caratterizzati da un intreccio inestricabile di fattori sociali e naturali/materiali, una serie di autori hanno cominciato a mettere in discussione l utilità stessa della dicotomia natura-società per analizzare e comprendere la società moderna e ad auspicarne il suo superamento attraverso l elaborazione di nuovi approcci teorici (per esempio Goldman e Schurman, 2000; Murphy, 2002; Carolan, 2005) 1. Tra di essi possiamo annoverare anche la prospettiva teorico-metodologica elaborata a partire dagli studi di Callon (1986), Latour (1987) e Law (1986) nota con il nome di Ant. L obiettivo di Latour (1996, p.8) era di mostrare ai ricercatori nelle scienze sociali che la sociologia non è esclusivamente la scienza degli umani, ma che può anche accogliere a braccia aperte folle di non-umani e che tali entità influenzano le pratiche sociali e il nostro modo di percepire e comprendere la realtà. In alternativa al dualismo ontologico e analitico natura-società che domina la teoria sociale e che, secondo Latour, non può che condurre agli estremi egualmente insoddisfacenti di realismo e costruzionismo, l Ant si caratterizza per un approccio relazionale che si può definire come cocostruzionismo (Murdoch, 2001). Secondo il co-costruzionismo il significato di un fatto sociale così come naturale e tecnico - è co-prodotto nella relazione e non inerente all oggetto (Law 1992). Nell analisi sociologica non è quindi possibile attribuire una priorità ontologica o esplicativa ai 1 Tali approcci hanno iniziato un processo di ri-articolazione del rapporto natura-società attraverso concetti quali per esempio conjoined materiality (Demeritt, 1998), conjoint constitution (Freudenburg, Frickel e Gramling, 1995), coevolution (Norgaard, 1994) o recombinant nature (Murphy, 2002). 2

3 fattori sociali rispetto a quelli naturali/materiali perché entrambi acquistano esistenza e significato in quanto risultato delle complesse relazioni (network) che li tengono insieme. Questa visione della realtà conduce l Ant ad adottare il network quale metafora privilegiata per concettualizzare l interdipendenza natura-società. L Ant si caratterizza infatti per analizzare le interazioni sociali in termini di associazioni o reti tra entità eterogenee, umane e del mondo naturale, materiale e simbolico. Come emerge dal celebre studio di Callon (1986) sulla coltivazione di capesante nella baia di St Brieuc nel corso di un conflitto ambientale/tecnologico diversi sistemi di alleanze o network in competizione emergono e si fronteggiano. Sulla base di specifiche definizioni del problema tali reti mirano ad arruolare il numero maggiore di alleati del mondo sociale e materiale in vista dell attuazione di uno specifico programma d azione. L approccio co-costruzionista porta infine l Ant a problematizzare anche le nozioni di azione e attore. Contro l idea tradizionale che gli attori significativi siano umani e l azione sia sempre associata con intenzionalità e competenza linguistica, l Ant sostiene che anche le entità naturali/materiali debbano essere considerate titolari dell azione, intesa come capacità di stabilire o alterare le connessioni tra gli elementi facenti parte di un network. In relazione alla spiegazione dei conflitti ambientali ciò significa riconoscere un ruolo attivo e autonomo anche ad entità non umane, considerate attanti e non semplici portatori passivi dei significati loro attribuiti dagli umani (Latour, 2005, 46) 2. Come sottolineato dallo studio di Callon (1986), l implementazione di una innovazione tecnologica richiede l adesione non solo di attori sociali, quali istituzioni di vario livello e comunità locali, ma anche di entità materiali/naturali. Inoltre, nel corso di una controversia, non solo gli attori umani ma anche le entità non umane possono tradire l alleanza costituitasi intorno ad una determinata soluzione tecnologica determinando così una ri-articolazione dei programmi d azione inizialmente elaborati dagli attori sociali dominanti. Sebbene da più parti si sia sottolineato come l Ant legittimamente tenti di rispondere al bisogno di una migliore concettualizzazione dell interdipendenza tra fattori biofisici e socioculturali nella sociologia dell ambiente (si veda Murdoch: 1997; 2001), tuttavia tale prospettiva teorica è stata accolta da alcuni con scetticismo. In particolare Bloor (1999) si dimostra critico verso l approccio co-costruzionista che la caratterizza. Egli sottolinea come il tentativo di superare la distinzione tra natura e società trattando umani e non umani come elementi simmetrici e co-prodotti di un network rischia di minare la capacità distintiva della sociologia di comprendere i fattori sociali quali credenze, idee, saperi ed interessi - che muovono le azioni degli attori umani nei confronti del mondo naturale. Secondo l autore (ibidem, p.94) solo il mantenimento di una netta distinzione tra soggetto e oggetto, tra natura e rappresentazioni di essa prodotte dal soggetto conoscente - che nell Ant viene abolita in favore del concetto di network in cui elementi umani e non umani, reali e simbolici sono simmetricamente assemblati - ci permette come sociologi di analizzare il carattere problematico di tali descrizioni. Similmente Hacking (1999) ritiene che il problema principale di una prospettiva teorica quale quella dell Ant sia di trattare in modo eguale entità sostanzialmente diverse. Contro il concetto uniformante di attante egli propone di distinguere due tipi di entità, quelle interattive e quelle indifferenti. Hacking sottolinea che gli umani, a differenza degli elementi del mondo naturale/materiale, sono entità interattive perché possono riflettere sulla loro incorporazione in relazioni socio-materiali e possono poi agire di conseguenza. Gli attori umani sono in grado di rispondere in modo consapevole ed intenzionale ai tentativi di arruolarli nel network. Inoltre essi possono usare risorse basate sul linguaggio per valutare il modo in cui sono rappresentati per esempio da altri umani o il modo in cui la loro azione è influenzata dall essere parte di un network (Murdoch, 2001, p.24). 2 Per Latour [2005, 46] un attante è qualsiasi cosa umana o non umana - agisca sugli altri o determini una modificazione o spostamento dell azione. 3

4 Inoltre secondo Hacking (1999, p.32) le persone non solo sono consapevoli di cosa viene detto di o pensato di o fatto loro, ma anche di cosa viene detto, pensato o fatto ad altri, siano essi umani o non-umani. Questa consapevolezza è ciò che permette agli attori umani, e solo ad essi, di essere potenzialmente attori morali. Pur riconoscendo che le caratteristiche di interattività e riflessività che distinguono gli umani dipendono dal loro essere immersi in relazioni complesse ed eterogenee, Hacking conclude affermando la necessità di sottolineare come entità naturali e sociali rispondano diversamente al loro posizionarsi all interno di un network e come ciò sia attribuibile a caratteristiche immutabili, irriducibili al network. Per Hacking, come per Bloor, la negazione di queste differenze fondamentali non può che ostacolare la comprensione delle dimensioni sociali ed etiche delle complesse interazioni tra natura e cultura. Altri autori infine (Castree, 2002; Featherstone, 2007; Kirsch e Mitchell, 2004; Routledge, 2007) hanno criticato l incapacità dell Ant di cogliere l intenzionalità che presiede alla formazione del network e le diseguaglianze di potere che lo caratterizzano, minando così la possibilità stessa di un azione politica efficace volta a realizzare network e associazioni più vivibili ed eque (Latour, 2005). Tali autori rivendicano un applicazione debole dell Ant che, pur mantenendo la critica verso il dualismo natura-società in favore di un approccio relazionale e adottando una concezione ampia di azione che ricomprende le entità non umane, riconosca anche che i diversi attanti facenti parti di un network variano notevolmente nel loro potere di influenzare gli altri, così come nella loro capacità di mobilizzare le altre entità. Tale potere, anche se disperso, può essere direzionato intenzionalmente verso specifici obiettivi da alcuni elementi del network in maggior misura che da altri precisamente da alcuni attori sociali (Routledge, 2007, p.215). Non sono infatti le entità fisiche che indirizzano e orientano l azione dell actor-network, ma le relazioni sociali e l intenzionalità umana. Nella direzione di trovare una mediazione tra il valore aggiunto dell Ant nell analisi dell interdipendenza tra natura e società e un qualche forma di riconoscimento dell eccezionalismo umano sembra andare anche il contributo di Murdoch (2001). Secondo l attento studioso dell Ant la distinzione tra naturale e sociale è ancora necessaria, ma non deve essere usata in modo rigido, cioè non deve ostacolare l identificazione di quelle circostanze in cui le cause sociali di un dato fenomeno sono decisive e di quelle in cui le entità sociali sono invece saldamente allineate con quelle naturali. Murdoch (2001) sottolinea dunque come l utilità della prospettiva introdotta dall Ant stia proprio nell aiutarci a collocare ciascun caso-studio su di un continuum che si estende da situazioni in cui i fattori sociali o interattivi sono di primaria importanza a quelle in cui i fattori naturali o indifferenti sono decisivi. Queste considerazioni sono particolarmente rilevanti anche per il caso della controversia sulla realizzazione di un inceneritore in Provincia di Trento qui analizzato. Nelle pagine seguenti, a partire da tali considerazioni critiche sul contributo dell Ant, si analizzerà il ruolo avuto nella vicenda dell inceneritore di Trento dai fattori naturali/materiali rispetto a quelli sociali e si evidenzierà il modo in cui le dinamiche riguardanti il complesso assemblaggio tra entità umane e non umane abbiano portato alla situazione attuale di totale empasse rispetto alla realizzazione di qualsivoglia impianto di smaltimento dei rifiuti solidi urbani. 2. Il caso dell inceneritore di Trento 2.1 Il mega inceneritore come alleanza ibrida tra attanti eterogenei L intenzione della Pat di costruire un impianto di incenerimento dei rifiuti per tutto il Trentino può essere fatta risalire già all inizio degli anni 90. Il programma d azione della Pat, come emerge dal 4

5 Piano provinciale di smaltimento rifiuti del 1993 e dai suoi successivi aggiornamenti, va configurando un network tra attanti eterogenei, del mondo sociale e di quello naturale/materiale, necessari alla realizzazione dell opera tecnologica. Il comune di Trento è il primo elemento del network di cui la Pat mira ad assicurarsi l alleanza e il supporto. L arruolamento della comunità trentina al programma pro-inceneritore da parte della Pat fà leva su di un mix di argomentazioni di ordine cognitivo e di argomentazioni che esulano dalla scienza e mirano alla legittimazione morale dell impianto. Gli interventi del presidente della provincia Dellai sulla stampa locale presentano innanzitutto la costruzione di un inceneritore come l unica soluzione possibile per far fronte all emergenza della crescita della produzione dei rifiuti e alla saturazione delle discariche provinciali, prima fra tutte quella della città capoluogo dove si concentra la produzione di rifiuti. L incenerimento viene inoltre presentato come una tecnologia superiore allo smaltimento in discarica quale modalità di gestione dei rifiuti solidi urbani. Tale superiorità concernerebbe, innanzitutto, la sicurezza per l ambiente e la salute umana e, in secondo luogo, la possibilità di produrre energia a basso costo. A tali argomentazioni tecniche a sostegno dell inceneritore si accompagna un forte appello di ordine morale. L inceneritore sarebbe l unica soluzione in grado di far fronte all emergenza rifiuti rispondendo allo stesso tempo all esigenza etica - fondamentale per una provincia che ha costruito sull autosufficienza la propria identità - di chiudere il ciclo dei rifiuti in loco. L arruolamento del comune di Trento al programma della provincia è rapido e avviene senza alcuna consultazione con la popolazione direttamente interessata. Il sindaco Pacher sposa infatti interamente il discorso del presidente Dellai, ribadendo l urgenza del provvedimento e l utilità che ne può derivare per la popolazione locale, oltre che l eticità della soluzione proposta. Già nel 2000 il consiglio comunale con un ordine del giorno approvato a larga maggioranza, dà la propria disponibilità a localizzare l impianto sul suo territorio. L adesione del Comune al programma della Pat decreta l arruolamento forzato di un entità fisica fondamentale al programma di inceneritore: la discarica comunale di Ischia Podetti, luogo deputato per la costruzione dell impianto. La discarica comunale viene definita come la localizzazione più adatta all'impianto tecnologico per lo smaltimento dei rifiuti sia per la posizione defilata dell'area rispetto al territorio urbanizzato, sia per la contiguità con l'attuale centro di smistamento. L arruolamento del Comune porta inoltre con sé il coinvolgimento nel programma della Pat di un'altra entità sociale, Trentino servizi in qualità di redattore del progetto, realizzatore e gestore del nuovo impianto di incenerimento. Trentino servizi, che già gestisce la discarica di Ischia Podetti e la raccolta differenziata, è una società partecipata formata dai comuni di Trento e di Rovereto, cui si aggiunge Asm-Brescia, la potente azienda municipalizzata titolare di uno dei più grandi impianti di incenerimento di rifiuti in Europa. Gli interessi di Trentino Servizi, e con esso quelli del Comune di Trento, sono legati all inceneritore attraverso il CIP6, che, collegando i profitti dei gestori alla quantità di rifiuti avviati all incenerimento, fa del dimensionamento dell impianto una questione centrale nel programma pro inceneritore. Nell inverno tra il 2001 ed il 2002 il presidente Dellai ed il sindaco Pacher convergono sull ipotesi di costruire un inceneritore di grossa taglia, in grado di bruciare almeno tonnellate di rifiuti l anno. Il dimensionamento dell impianto di incenerimento si basa sulle previsioni circa l andamento della produzione dei rifiuti solidi urbani (Rsu) in provincia di Trento da una parte, e sulle percentuali di raccolta differenziata (Rd) raggiunte e da raggiungere, dall altra. La produzione di Rsu e la Rd si configurano quindi come ulteriori attanti nel programma proposto dalle istituzioni. Attraverso il Piano provinciale di smaltimento rifiuti e i suoi aggiornamenti la Pat definisce le caratteristiche e ipotizza il comportamento futuro di Rd e Rsu. In particolare le proiezioni contenute nel Piano provinciale rifiuti del 1993 e i suoi aggiornamenti nel 1997 e nel 2002 ipotizzano un andamento della produzione di Rsu crescente con un tasso di crescita annuo 5

6 superiore all 1%. Inoltre per la provincia di Trento vengono riportate percentuali di Rd ancora molto basse, se confrontate con i risultati ottenuti in altre realtà vicine: 4,4% nel 1993, 6,6% nel 1997 e 16% nel Gli obiettivi di Rd programmati dai Piani provinciali vanno dal 30% previsto nel Piano provinciale del 1993, al 35% del primo aggiornamento, al 40% del secondo aggiornamento. Tali dati, rivelando l esistenza di una quantità crescente di rifiuti da smaltire e su cui la Rd non è in grado di incidere in modo significativo, giustificano l ipotesi di un inceneritore di grandi dimensioni. Nel corso del 2001 emerge infine un altro attante non umano fondamentale nel programma di un inceneritore di grossa taglia: le ecoballe stoccate sul sito di Ischia Podetti e divenute icona dello stato di emergenza della questione rifiuti in Trentino. A partire dal 2000, per far fronte al problema dell esaurirsi della discarica di Trento, i rifiuti urbani conferiti in discarica avevano cominciato ad essere stoccati in balle avvolte in una pellicola di polietilene. Gli ingegneri del Dipartimento di ingegneria civile e ambientale dell università di Trento avevano progettato il nuovo sistema di stoccaggio dei rifiuti, sottolineando che si sarebbe dimostrato utile nel caso che venisse realizzato l inceneritore, in quanto in grado di massimizzare il recupero energetico dei rifiuti ed in particolare il recupero del calore per il teleriscaldamento. Il dimensionamento dell inceneritore deve quindi tener conto anche della montagna di balle che si è andata formando sul sito della discarica e che, in previsione, verranno accumulate fino ad entrata in funzione dell impianto. L insieme di entità sociali e materiali fin qui delineate - la Pat, il comune di Trento, Trentino servizi, l andamento della Rd, la produzione di Rsu, la montagna di ecoballe, la discarica di Ischia Podetti tra 2000 e 2001 sembrano solidamente allineate intorno all obbiettivo comune di costruire un inceneritore da t/annue per la provincia di Trento. Ma a partire dalla fine del 2002 una serie di tradimenti di tale alleanza portano al progressivo ridimensionamento dell impianto previsto e infine all empasse totale L azione degli attanti del mondo materiale: il tradimento della rd, delle ecoballe e della discarica A fronte della solida convergenza di idee ed interessi tra Provincia, Comune e Trentino Servizi, il programma di inceneritore di grossa taglia viene progressivamente messo in discussione dal comportamento delle principali entità non umane su cui si basa. A tradire il programma delle istituzioni sono innanzitutto i Rsu e la Rd. A partire dal 2002 risulta sempre più evidente come la Rd in provincia di Trento stia rapidamente decollando: nel 2002 è infatti al 21,3% per salire poi al 26.6% nel 2003, e al 35,9% nel Il progresso nella Rd deriva, in gran parte, dal notevole investimento di molti comuni e comprensori del Trentino durante gli anni 2001 e 2002 in campagne di informazione su differenziazione e riciclaggio e dal potenziamento delle strutture apposite per favorire l avviamento delle raccolte differenziate. Le iniziative dei comuni trentini sulla Rd riflettono a loro volta un cambiamento importante della normativa sull ambiente che si verifica con l entrata in vigore del decreto Ronchi. Introducendo il concetto di gestione integrata dei rifiuti il decreto Ronchi sancisce la priorità della riduzione della produzione dei rifiuti, così come del recupero e del riciclaggio dei materiali di scarto, assegnando allo smaltimento in discarica e all incenerimento l ultima delle opzioni possibili. Anche come conseguenza di ciò, in provincia di Trento a partire dalla fine del 2001 viene rilevata una tendenza alla progressiva diminuzione della produzione di rifiuti urbani. In particolare per quel che riguarda il comune di Trento si passa da -0,5% nel 2001 a -2,2% nel A fronte di tali risultati, nell estate del 2002 il comune di Trento chiede alla Pat di rivedere le previsioni del Piano provinciale rifiuti approvato in primavera in quanto incongruenti con lo stato di fatto e con gli 6

7 obiettivi programmati a livello di amministrazioni locali. In primo luogo si richiede di innalzare l obiettivo programmato di Rd per il 2007 dal 40% al 50%. In secondo luogo si chiede alla Pat di rivedere le proiezioni relative all incremento annuo della produzione di Rsu, ritenendo addirittura possibile una riduzione intorno all 1%. L inaspettato comportamento della Rd e della produzione di Rsu, riducendo la quantità di rifiuti che avrebbe dovuto essere smaltita tramite incenerimento, apre una prima crepa nell alleanza intorno all inceneritore di grossa taglia. A tradire è poi anche la discarica di Ischia Podetti. Nella primavera del 2001 un consistente flusso di liquido percolato si riversa direttamente nel fiume Adige all altezza di Ischia Podetti. Nonostante il tentativo di Pat e Trentino servizi di nascondere l incidente all opinione pubblica, lo stato della discarica viene messo progressivamente sotto inchiesta anche grazie all azione del quotidiano l Adige. Rispondendo alle pressioni dell opinione pubblica, il comune chiede a Trentino servizi di relazionare davanti alla commissione vigilanza e urbanistica sullo stato della discarica. La relazione dell ingegner Realis Luc, responsabile della discarica, lancia l allarme: nella discarica non c è più posto per le ecoballe. Si consiglia la bonifica integrale della discarica, con rimozione totale delle ecoballe, che devono essere esportate altrove. Il tradimento della discarica porta quindi con sé anche quello delle ecoballe. Anche queste ultime finiscono per dissociarsi dal network pro megainceneritore non potendo più essere annoverate tra le quantità di rifiuti da bruciare nel futuro impianto. Di fronte al comportamento inatteso dei rifiuti la Pat è costretta ad una prima modifica del proprio programma di azione: con l aggiornamento del Piano provinciale rifiuti dell aprile 2002 l impianto di termo utilizzazione viene ridimensionato a t/annue. Successivamente, nel dicembre 2002 il progetto di Trentino servizi depositato per la valutazione di impatto ambientale riduce ulteriormente le dimensioni previste per l impianto a t/annue. Tali tentativi di riadattare il programma iniziale alle mutate condizioni degli attanti materiali non bloccano però l espandersi della conflittualità sociale alla società civile. 2.3 Il ruolo degli attori sociali: l alternativa dell inceneritore ridimensionato e integrato con bioessicazione Il tradimento da parte degli attanti dell alleanza pro mega-inceneritore crea nuove opportunità di mobilizzazione per la comunità locale, che si fa promotrice di un network alternativo in cui i rifiuti vengono riarruolati. A partire dalla fine del 2002 comitati civici, circoscrizioni e comuni delle aree a nord di Trento, più vicine al sito di Ischia Podetti, unite insieme alle sezioni locali delle più importanti associazioni ambientaliste nel Comitato per la corretta gestione dei rifiuti, iniziano a promuovere dibattiti ed iniziative per sensibilizzare la popolazione sulla questione dell inceneritore. La critica del Comitato per la corretta gestione dei rifiuti non è rivolta tanto all incenerimento in sé, considerato implicitamente come stadio finale inevitabile, ma alle sue dimensioni, ritenute in contrasto con lo sforzo, richiesto a livello nazionale ed europeo e messo in atto in molti comuni trentini, per la promozione della Rd. Si sottolinea come la costruzione di un mega-inceneritore, che si alimenta prevalentemente di carta e plastica, finirebbe per disincentivare la Rd. Ciò è considerato tanto più probabile visto che la società che gestirà l inceneritore e quella addetta alla raccolta coincidono (Trentino servizi). A partire da questa problematizzazione il Comitato per la corretta gestione dei rifiuti si fa promotore di un programma in competizione con quello di Pat e comune, incentrato su una soluzione tecnologica alternativa al grande inceneritore: un inceneritore di dimensioni ridotte integrato con bioessicazione. La bioessicazione si basa su di un processo di separazione a più 7

8 riprese della parte di rifiuti indifferenziata, che rimane a valle delle raccolte differenziate, permettendo così di ridurre la quantità di rifiuto da avviare ad incenerimento. Il prodotto del processo di bioessicazione è il Combustibile derivato dai rifiuti (Cdr), presentato dagli esperti del Comitato come rifiuto di qualità superiore, caratterizzato da un elevato potere calorifico e da un ridotto impatto ambientale, che lo renderebbe adatto ad essere bruciato in più impianti di incenerimento di dimensioni ridotte e di costi contenuti. A livello di forze politiche (provinciali e comunali) l alleanza pro-bioessicazione trova un forte sostenitore nel centro-destra, in particolare in Alleanza nazionale. È, infatti, proprio Alleanza nazionale il principale promotore del referendum comunale contro il mega-inceneritore che viene indetto nel Inoltre, nel corso del 2002 è soprattutto Alleanza nazionale a fare pressione per la convocazione d urgenza di una seduta straordinaria del consiglio comunale di Trento da dedicare all argomento bioessicazione. Il fronte pro-bioessicazione trova, inoltre, un complice autorevole nel quotidiano locale l Adige che, a partire dal 2002, con la pubblicazione di dati ed interviste ad esperti di bioessicazione, dà la massima pubblicità all alternativa tecnologica al mega-inceneritore onnivoro. Come conseguenza il discorso pubblico viene progressivamente riarticolandosi intorno alla questione della credibilità dell una o dell altra soluzione tecnica. Infine, anche il comune di Trento tradisce l alleanza provinciale a favore del network probioessicazione. Nella primavera del 2002 anche il sindaco Pacher fà proprie le preoccupazioni circa la relazione tra promozione di Rd e incenerimento. In un incontro con i tecnici della provincia e di Trentino servizi Pacher chiede di valutare l ipotesi bioessicazione alla luce del progresso fatto sulla Rd. Nel frattempo il tradimento si espande anche all interno della maggioranza provinciale. Per iniziativa dei consiglieri comunali della Margherita si tiene un incontro anche con gli esponenti provinciali del partito e si concorda su tre questioni di cui il presidente Dellai deve tener conto: insistere sulla Rd; garantire la chiusura in loco del ciclo rifiuti; valutare tutte le tecnologie che permettano di raggiungere questi due obbiettivi, inclusa la bioessicazione. Di fronte alle pressioni del comune e della sua stessa maggioranza, il presidente della Pat nel febbraio 2003 decide di creare un gruppo di lavoro tecnico che definisca l eventuale utilità di inserire un bioessicatore nel ciclo dei rifiuti accanto ad un inceneritore di dimensioni ridotte. Le conclusioni del gruppo di lavoro arrivano nell estate 2003 e santificano definitivamente l alleanza pro-bioessicatore. Esse infatti raccomandano lo smaltimento fuori provincia delle ecoballe e la bonifica della discarica di Ischia Podetti; il pretrattamento dei rifiuti da incenerire con bioessicazione qualificata ed il ridimensionamento dell impianto a 140/170 mila t/anno. Il risultato dello scontro tra le due alleanze è il progressivo riallineamento anche della Pat intorno all ipotesi pro-bioessicazione. Nel 2004 la giunta provinciale accoglie le proposte di modifica avanzate dal gruppo di lavoro. Tuttavia, negli anni successivi a fronte di una continua crescita della rd, emerge sempre più chiaramente il mancato riallineamento intorno all ipotesi bioessicazione di Asm-Brescia, partner chiave di Trentino servizi nella realizzazione dell inceneritore. Il presidente di Asm-Brescia, smentendo le attese dei politici locali, esprime la propria contrarietà alla costruzione di un piccolo inceneritore integrato con bioessicatore perché i costi sarebbero superiori ai ricavi. L alternativa del bioessicatore mette così in crisi la solida convergenza di interessi che si era inizialmente realizzata intorno all ipotesi di un inceneritore di grandi dimensioni e crea una situazione di empasse che perdura tutt oggi. 3 Il referendum comunale, che interrogava i cittadini circa il loro parere favorevole o meno alla localizzazione dell inceneritore in località Ischia Podetti, si risolve in un fallimento non raggiungendo il quorum (26,7% votanti, di cui l 80% contrari) 8

9 3. Conclusioni Come l analisi fin qui condotta ha mostrato, l approccio relazionale all interazione sociale, che - attraverso il concetto di network ibrido - costituisce il nucleo teorico dell Ant, rappresenta certamente un valore aggiunto alla comprensione dei conflitti tecnologico/ambientali quali quello in esame. L utilizzo della strumentazione concettuale dell Ant ha permesso di mettere in luce come la progettazione e realizzazione di un oggetto tecnologico complesso quale un impianto di incenerimento dei rifiuti solidi urbani richieda l assemblaggio in un network stabile nel tempo/spazio di una molteplicità di fattori eterogenei, del mondo sociale così come di quello naturale/materiale. Il programma della Pat di realizzazione di un inceneritore di grandi dimensioni per la Provincia di Trento richiedeva infatti l arruolamento e l allineamento di attori sociali quali il Comune di Trento e l ente gestore Trentino Servizi, così come di attanti materiali quali i rifiuti - sotto le loro diverse forme - dall andamento della produzione di rsu alla raccolta differenziata alle ecoballe alla discarica di Ischia Podetti, luogo deputato per la costruzione dell impianto. Come spiegato nella sezione 1, in quanto elemento fondamentale e simmetrico del network anche gli attanti sono considerati dall Ant in grado di agire, nel senso di alterare la forma e la stabilità della rete. Nella spiegazione della mancata realizzazione dell inceneritore di Trento l azione, così intesa, degli attanti materiali ha avuto un ruolo centrale. Ribellandosi ai tentativi degli esperti della Pat di allinearli intorno al programma di inceneritore di grossa taglia attraverso i Piani rifiuti o gli studi degli ingegneri dell Università di Trento, i rifiuti si sono dimostrati entità in grado di giocare un ruolo largamente autonomo. Così la produzione di Rsu, risultata tendenzialmente stabile o addirittura decrescente, e le percentuali di Rd, rapidamente e inaspettatamente crescenti in tutta la provincia, nonché le ecoballe, non potendo più essere bruciate nel futuro inceneritore a causa della necessità di bonifica integrale della discarica, hanno progressivamente messo in crisi l alleanza, privandola di alcuni dei suoi elementi fondamentali. Il comportamento inatteso degli attanti materiali ha poi avuto come conseguenza la modificazione dell azione e dei discorsi degli attori umani. Il tradimento dei rifiuti ha spinto la Pat a proporre ridimensionamenti crescenti dell impianto di incenerimento nel tentativo di ricompattare il network intorno alla soluzione proposta e, allo stesso tempo, ha favorito l apertura del comune a proposte di tecnologie alternative compatibili con la crescita della rd e la riduzione dei rsu. Volendo, quindi, in conclusione, valutare il peso dei fattori naturali/materiali rispetto a quelli sociali nella spiegazione della vicenda in esame, nel continuum proposto da Murdoch (cfr. sezione 1) il caso in esame può certamente essere collocato più vicino all estremo in cui i fattori naturali/materiali sono decisivi. Tuttavia, come già sottolineato da Murdoch (2001, p. 129), l idea stessa di continuum implica che un qualche ruolo sia svolto anche dai fattori sociali. Di fatto, anche nel caso dell inceneritore di Trento come in altri recenti applicazioni empiriche dell Ant (per esempio Goedtke e Rikoon 2008; Lee e Roth 2001), gli attanti materiali hanno funzionato come catalizzatori del cambiamento che ha poi trovato piena attuazione attraverso l azione intenzionata e le contro-narrative degli attori della società civile. Come emerge dall analisi condotta in particolare nella sezione 2, i rifiuti, attraverso la loro azione disarticolante del network dominante intorno al mega inceneritore, hanno creato un opportunità di mobilitazione per la comunità locale. Quest ultima, organizzata nel Comitato per la corretta gestione dei rifiuti, li ha poi riarruolati sotto forma di Cdr in un nuovo network incentrato su un inceneritore ridimensionato e integrato con bioessicazione. Il nuovo network costruito dalla società civile è infine riuscito a riallineare anche le istituzioni locali e provinciali. Bibliografia Bloor, D. (1999), Anti-Latour, Studies in the History and Philosophy of Science, 30, pp

10 Callon, M. (1986), Some Elements of a Sociology of Translation: Domestication of the Scallops and the Fishermen of St Brieuc Bay, in Power, action and belief: A new sociology of knowledge, a cura di J. Law, London, Routledge & Kegan Paul, pp Carolan, M (2005), Society, biology and ecology: Bringing nature back into sociology s disciplinary narrative through critical realism, Organisation and Environment, 18, 4, pp Castree, N. (2002), False antithesis? Marxism, nature and actor-networks, Antipode 34, pp Catton, W.R. e Dunlap, R.E. (1978), Environmental Sociology: A new paradigm, The American Sociologist, 13, pp Demeritt, D. (1998), Science, social constructivism and nature, in Remaking reality: nature at the millennium, a cura di B. Braun and N. Castree,, pp , New York, Routledge. Dunlap, R.E. (2002), Environmental sociology A personal perspective on its first quarter century, Organization and Environment, 15, 1, pp Featherstone, D. (2007), Skills for heterogeneous associations: the Whiteboys, collective experimentation, and subaltern political ecologies, Environment and Planning D: Society and Space 25, pp Freudenburg, W.R., Frickel, S. e Gramling, R. (1995), Beyond the nature/society divide: learning to think about a mountain, Sociological Forum, 10, pp Goedtke T.L. e S. Rikoon (2008), Otters as Actors. Scientific Controversy, Dynamism of Networks, and the Implications of Power in Ecological Restoration, Social Studies of Science, 38, 1, pp Goldman, M. e Schurman, R. A. (2000), Closing the great divide : new social theory on society and nature, Annual Review of Sociology, 26, pp Hacking, I. (1999), The social construction of what?, London: Harvard University Press. Kirsch, S. e Mitchell, D. (2004), The nature of things: dead labor, nonhuman actors, and the persistence of Marxism, Antipode 36, pp Latour, B. (1987), Science in Action: How to Follow Scientists and Engineers through Society, Milton Keynes, Open University Press. Latour, B. (1996), Aramis or the love of Technology, London: Harvard University Press. Latour, B. (2005), Reassembling the Social: An Introduction to Actor-Network Theory, New York e Oxford, Oxford University Press. Law, J. (1986), On the Methods of long-distance Control: Vessels, Navigation and the Portuguese Route to India, in Power, action and belief: A new sociology of knowledge, a cura di J. Law, London, Routledge & Kegan Paul, pp Law, J. (1992), Notes On the Theory of the Actor Network: Ordering, Strategy and Heterogeneity, Systems Practice 5, pp

11 Lee, S. e W. Roth (2001), How Ditch and Drain Became a Healthy Creek, Re-presentations, Translations and Agency During the Re-design of a Watershed, Social Studies of Science, 31, 3, pp Murdoch, J. (1997), Inhuman/Nonhuman/Human: Actor-Network Theory and the Prospects for a Nondualistic and Symmetrical Perspective on Nature and Society, Environment and Planning D- Society and Space, 15, 6, pp Murdoch, J. (2001), Ecologising Sociology: Actor-Network Theory, Co-construction and the Problem of Human Exemptionalism, Sociology, 35, 1, pp Murphy, R. (2002), The internalization of autonomous nature into society, Sociological Review, 50, 3, pp Norgaard, R. (1994), Development betrayed: the end of progress and a coevolutionary revisioning of the future, New York, Routledge. Routledge, P. (2007), Acting in the network: ANT and the politics of generating associations, Environment and Planning D: Society and Space, 26, 2, pp

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