Agricoltura e sicurezza alimentare

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1 Università degli Studi di Torino DISAFA Dip. di Scienze Agrarie, Forestali e alimentari Agricoltura e sicurezza alimentare Torino 13 novembre 2015

2 L'aumento della popolazione non significa solo aumento della domanda alimentare, significa anche che parte del terreno produttivo sarà convertito dai processi di urbanizzazione in aree non produttive. Le Nazioni Unite s-mano che la conversione delle aree agricole all'urbanizzazione passerà dal 3,5% del 2000 al 5,1% del 2030 al 7% nel 2050.

3 E' importante sviluppare una strategia di gestione del territorio per il futuro, che consideri le diverse forze in gioco a diverse scale (locale, nazionale, globale).

4 La gestione dell'agricoltura va pensata in termini multicriteriali, considerando allo stesso tempo: Aspetto produttivo, produzione di alimenti (di qualità), sicurezza alimentare del futuro in condizioni di rischio, Aspetto ambientale, preservazione della biodiversità, conservazione delle risorse naturali, Aspetto sociale, salute degli operatori e dei cittadini/ consumatori, dignità del lavoro, fruizione del territorio-paesaggio, Aspetto economico, costo degli alimenti per la società, margini di guadagno dignitosi per i produttori,

5 Le filiere agroalimentari sono interessate da un processo di trasformazione ar-colato in tre assi di sviluppo fondamentali: globabilizzazione delle filiere, processi di concentrazione LA PRODUZIONE DI ORTOFRUTTA Il panorama delineato da CSO sui dati FAO Evoluzione del volume medio della produzione, confronto tra il e (in milioni di tonnellate) nelle macro aree mondiali (distribuzione in % riferita al ) Nord America da 47 a 45; 7% Altri Paesi americani da 15 a 19; 3% Sud America da 71 a 81; 13% UE 28 da 67 a 60; 9% Africa da 66 a 91; 14% MONDO: produzione di frutta compreso quella a guscio Medio Oriente da 34 a 38; 6% Europa Extra-UE 28 da 9 a 10; 2% Altri Paesi asiatici da 56 a 93; 14% Oceania da 6 a 7; 1% La produzione di frutta è passata a livello globale da circa 489 a 643 milioni di tonnellate (+31%). Estremo Oriente da 118 a 200; 31% MONDO: produzione ortaggi comprese radici e tuberi Nord America da 80 a 77; 4% UE 28 da 145 a 123; 7% Europa Extra-UE 28 da 88 a 92; 5% Medio Oriente da 63 a 77; 4% Estremo Oriente da 685 a 871; 46%

6 sviluppo di buyer-driven supply chains, una compe:zione basata sulla differenziazione di prodo<o e sugli a<ribu: di qualita.

7 Dal lato della domanda, le recen: crisi alimentari hanno contribuito ad accrescere la consapevolezza del consumatore riguardo alle tema:che della qualita e della sicurezza degli alimen: e la sfiducia nei meccanismi di controllo della sicurezza alimentare. Inoltre, l insieme degli a<ribu: rilevan: nelle decisioni di consumo, tende ad estendersi a cara<eris:che di :po credence, tra le quali, ad esempio, le modalita di produzione, gli effed sul benessere animale, la presenza di pes:cidi, l impa<o delle produzioni agro-alimentari sull ambiente e sulle condizioni di lavoro. Una serie di studi, infine, so<olinea un incremento della disponibilita a pagare del consumatore (WTP) per prodod cara<erizza: da un basso rischio di contaminazione.

8 La risposta delle autorita pubbliche europee alle crisi sanitarie degli ul:mi anni si è manifestata nello sviluppo delle cer:ficazioni di qualita e di origine e nella ristru<urazione dei disposi:vi di regolamentazione della sicurezza sanitaria. Questo quadro di regolamentazione i) iden-fica «obblighi sui risulta:», lasciando un certo grado di flessibilita sui mezzi, ii) riafferma il principio della tracciabilita, di responsabilita degli aqori lungo la catena agroalimentare, di lealta delle transazioni e dell informazione e iii) prevede lo sviluppo di guide di buone pra-che agricole e l applicazione dei principi HACCP. Il Reg. (CE) n.178/2002 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 28 gennaio 2002 cos-tuisce la base della legislazione alimentare. AQorno a questo Regolamento ruotano alcuni disposi-vi complementari, di caraqere obbligatorio, in par-colare, rela-vi all organizzazione dei controlli (Reg. (CE) 882/2004 e Reg.(CE) 852/2004) ed alle regole generali di igiene (Reg. (CE) 852/2004 e Reg. (CE) 853/2004 cos-tu-vi del paccheqo igiene ).

9 Accanto alla regolamentazione pubblica, numerosi disposi-vi priva- di normalizzazione sono implementa- dagli importatori di prodo\ agricoli, dalle grandi imprese di trasformazione o dalle grandi insegne della distribuzione alimentare. Maggiore un coinvolgimento crescente degli operatori priva-, in par-colare della grande distribuzione, nello sviluppo di inizia-ve volontarie finalizzate ad incrementare la sicurezza dei prodo\ agroalimentari.

10 1- Strategie individuali di differenziazione che favoriscono la valorizzazione del prodofo sul mercato finale effeqo: creazione di relazioni ver-cali privilegiate con i produqori a monte, basate sul rispeqo, da parte di ques- ul-mi, di condizioni specifiche di produzione (rela-ve alle tema-che di sicurezza, qualità e ambiente) spesso più restri\ve rispeqo a quelle definite dalla regolamentazione pubblica. Il marchio di filiera è specificatamente finalizzato alla differenziazione qualita:va del prodo<o (basata, ad esempio, sull origine geografica o su modalità di produzione specifiche) ed è cara<erizzato dalla segnalazione della qualità al consumatore finale (a<raverso il marchio). Le strategie di qualità influiscono sulla struqura dei merca- e sulle relazioni tra operatori, in par-colare sulle relazioni ver-cali tra operatore a valle (responsabile della creazione del marchio) e fornitori della materia prima. Tipologie di strategie perseguite dagli a<ori privato (GDO)

11 Il marchio di filiera, ad esempio, corrisponde alla costruzione di una relazione dire<a, tra un par:colare distributore e un insieme di fornitori, basata sull implementazione di un disciplinare di produzione che garan:sca il rispe<o di norme di qualità e pra:che agricole specifiche.

12 2. Norme private colleive prodofo di azioni coordinate di più distributori e ainenl, quindi, alle relazioni inter-impresa che vincolano le transazioni effefuate sui mercal intermedi al rispefo di un disciplinare di produzione prestabilito. A differenza dei disposi-vi pubblici di regolamentazione, le norme colle\ve definite dalla GDO cos-tuiscono «obblighi sui mezzi» piu<osto che «obblighi sui risulta:» e sono finalizzate a minimizzare il rischio di mercato (degradazione della reputazione dell impresa) e/o ad evitare una sanzione penale connessa alla responsabilità dell impresa conseguente a crisi sanitarie.

13 Per quanto riguarda il produfore agricolo, l implementazione di uno standard privato genera un processo di ada<amento delle condizioni di produzione, per i produ<ori che aderiscono all inizia:va. In linea generale nel contesto dell implementazione di una norma colle\va da parte di un gruppo di distributori, condizione necessaria per l accesso al mercato finale è l impegno da parte delle imprese a monte (siano esse aziende agricole o imprese di trasformazione) al miglioramento dei mezzi di produzione, delle condizioni di lavoro e di igiene. Tabella 5 processo di adattamento delle aziende agricole allo standard Fitofarmaci, servizi igienici 100% Fertilizzanti, qualità delle acque, analisi del rischio, fornitura della documentazione 87% Smaltimento rifiuti agricoli, sicurezza macchinari e strutture varie 13% Miglioramento delle competenze tecniche, organizzative e gestionali 3% Totale aziende certificate EurepGap Fonte: elaborazione sui risultati dell indagine 8. Malorgio, Grazia RISULTATO 4. L implementazione dello standard GlobalGap, a normalizzazione degli approvvigionamenti, può favorire un miglioramento del c

14 La conformità del processo produdvo alla norma colledva richiede inves:men: di lungo periodo, oltre che il rispe<o di vincoli organizza:vi e di ges:one impos: dal rispe<o delle procedure di tracciabilità e di cer:ficazione. Dal punto di vista dell operatore a monte, si traqa quindi di valutare se e in che misura i sovracos- associa- all implementazione dello standard siano sufficientemente compensa- dalla valorizzazione del prodoqo in sede di prima o seconda commercializzazione. La condizione di adesione dei produ<ori alla norma colledva è cos:tuita dalla possibilità di beneficiare di una remunerazione superiore rispe<o a quella che o<errebbero sul mercato intermedio di :po generico.

15 gli operatori a valle nel lungo periodo. Questo miglioramento è inteso, sia dal punto di vi organizzativo, che dal punto di vista della maggiore affidabilità dell approvvigionamento (per distributore) e del miglioramento dell accesso al mercato (per il produttore agricolo), quin maggiore continuità della relazione verticale tra produttore agricolo e GDO nel lungo perio (Figura 7). Figura 7 effetti della norma sull azienda agricola Normalizzazione degli approvvigionamenti, miglioramento dell'accesso al mercato Stabilizzazione dello sbocco commerciale Stabilizzazione del reddito, miglioramento (organizzativo) dei rapporti di lungo periodo con la GDO/operatori a valle Premio di prezzo (rispetto al prodotto non certificato EurepGap), contributo alle spese strutturali e di assistenza tecnica Fonte: elaborazione sui risultati dell indagine 9 0% 20% 40% 60% 80% 100% Questo risultato conferma che la normalizzazione Malorgio, degli Grazia - approvvigionamenti 2007 attraver l implementazione di standard privati di qualità rappresenta uno strumento di coordinamento de supply-chain (Henson e Reardon, 2005). I requisiti del prodotto vengono uniformati in funzio delle esigenze del distributore tra diversi prodotti/mercati. L armonizzazione dei prodotti e de specifiche di consegna, aumenta l efficienza e riduce i costi di transazione. Si realizza, pertanto

16 Dai programmi nazionali si evince che il 97,5% dei campioni alimentari analizzaconteneva residui di agrofarmaci compresi nei limi- ammessi dall'ue, nocome Livelli massimi di residui (Lmr). Gli alimen: biologici hanno mostrato una percentuale di eccedenza degli Lmr inferiore rispeqo ai prodo\ non biologici (0,5% contro 2,6%). Il tasso di non conformità degli alimenimporta- nell'ue, in Norvegia e in Islanda era invece quaqro volte superiore a quello degli alimen- prodo\ in ques- Paesi (3,7% contro 0,9%). Gli alimen- con le percentuali di eccedenza degli Lmr più elevate erano gli spinaci (6,5%), i fagioli con baccello (4,1%), le arance (2,5%), i cetrioli (2,1%) e il riso (2%). Gli alimen- con le più basse percentuali di eccedenza degli Lrm erano la farina di grano (0,3%) e le patate (0,6%). Fonte: LEGA AMBIENTE

17 E LA VENDITA DIRETTA E/ O NUOVE FORME DI COMMERCIALIZZAZIONE (AFNS)?

18 Ansaloni,2012

19 Grazie per l a<enzione Cris-ana Peano cris-ana.peano@unito.it

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