Lezione integrativa Cap. 6 manuale CARLTON-PERLOFF (F.M.)

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1 Lezione integrativa Cap. 6 manuale CARLTON-PERLOFF (F.M.) Corso all UNIPR di Economia Applicata/Industriale Internazionale Mercoledì 11 marzo, 9h00-11h00

2 S-C-P e sue evoluzioni/i Che cosa abbiamo imparato fino a ora? (Capp del manuale C&P) (A) Determinanti della struttura I Che strutture di mercato concentrate possono dipendere dall esistenza di notevoli ECONOMIE DI SCALA; II Ma anche che la struttura di mercato viene condizionata dalle FUSIONI&ACQUISIZIONI.

3 S-C-P e sue evoluzioni/ii Che cosa abbiamo imparato fino a ora? (Capp del manuale C&P) (B) Quattro forme di mercato I) Che la CONCORRENZA PERFETTA è una pietra di paragone (max efficienza) II) che il MONOPOLIO è il suo esatto contrario; III) Ma anche che in mezzo ci sono la CONCORRENZA MONOPOLISTICA e l OLIGOPOLIO

4 S-C-P e sue evoluzioni/iii Che cosa abbiamo imparato fino a ora? (Capp del manuale C&P) (C) Tre variabili-chiave: (I)Numero di venditori (da moltissimi a 1); (II)Natura del prodotto (omogeneità vs. diff.ne); (III)Barriere all entrata (assenti o presenti). Man mano che si rimuovono (I), (II) e (III) ci si discosta dal modello ideale della CONCORRENZA PERFETTA.

5 S-C-P e sue evoluzioni/iv Ora, da tutto ciò in conclusione sappiamo che: Della CONCORRENZA (tantissime imprese, un numero che tende a, un prodotto omogeneo, assenza di barriere all entrata) esiste un unico modello; E lo stesso può dirsi del MONOPOLIO (tutte le condizioni sono l opposto della C.P., ma esiste un modello unico di equilibrio).

6 S-C-P e sue evoluzioni/v Accade la stessa cosa anche in OLIGOPOLIO? Ossia - secondo dal def. del manuale - in quei mercati in cui un numero ridotto di imprese opera in modo indipendente, essendo però consapevoli l una dell esistenza dell altra. A differenza del monopolio e della concorrenza, in un oligopolio non cooperativo le imprese non possono ignorare le iniziative delle altre imprese (p. 123 C&P).

7 S-C-P e sue evoluzioni/vi Dunque, accade la stessa cosa anche in OLIGOPOLIO? No, non accade la stessa cosa Esistono molti modelli di oligopolio V è interdipendenza fra i pochi grandi player, che implica per ognuno di dover tenere conto del comportamento dei rivali; Così facendo, abbiamo rimosso le condizioni (i) e (iii) della concorrenza; nel prox cap. 7, anche la (ii) (omogeneità prodotto).

8 S-C-P e sue evoluzioni/vii Perché abbiamo sottolineato la def. dell oggetto di questo cap. 6: Oligopolio Non Cooperativo? Perché abbiamo già esaminato al cap. 5 il CARTELL0, ossia un associazione tra imprese che decide esplicitamente di coordinare la definizione dei prezzi o del livello di produzione (p. 95) Cooperazione/Collusione, che a sua volta anche può essere tacita.

9 S-C-P e sue evoluzioni/viii La formazione di un Cartello è più probabile si ricorderà quando in un settore operano poche imprese (leggi: Oligopolio). Arriviamo così al cuore del cap. 6, giacché la questione essenziale per le imprese è la stessa che si presenta per il cartello: la fissazione dei prezzi o delle quantità di equilibrio. Ma qui lo si fa in maniera non cooperativa.

10 S-C-P e sue evoluzioni/ix Il manuale C&P, al cap. 6, presenta i due più noti modelli di oligopolio: a)cournot (1838) + quello di von Stackelberg; b)bertrand (1883); c) E fa altresì cenno alla Teoria dei Giochi (von Neuman e Morgenstern, 1944) e, soprattutto, all Equilibrio di Nash (John Nash, 1951): la TdG è molto efficace per analizzare le interazioni tra individui razionali (giocatori = imprese)

11 S-C-P e sue evoluzioni/x In questa sede, richiameremo le caratteristiche essenziali dei due modelli di: a)cournot (1838) e b)bertrand (1883); c) + rinvio a un Seminario ad hoc sulla Teoria dei Giochi / Equilibrio di Nash

12 Equilibrio di Cournot: Cenni/I Dopo l esame della Struttura di mercato (primo elemento/box della nostra rappresentazione di S-C-P) siamo ora entrati nell ambito del Comportamento delle imprese (secondo elemento/box S-C-P) Ben sapendo che fra i due elementi/box esistono legami importanti (si v. la celebre Figura 1.1, p. 2 del manuale C&P).

13 Equilibrio di Cournot: Cenni/II F.M. Scherer richiama il primo tentativo degno di nota nel trattare il problema dell oligopolio quello appunto di Augustin Cournot [1838] in questi termini: i)premessa: ogni impresa sceglie di immettere sul mercato la quantità di prodotto in grado di max i propri profitti (e considera fisse le quantità degli altri);

14 Equilibrio di Cournot: Cenni/III ii) Prima conclusione: deve esistere data la premessa per ogni industria un equilibrio stabile e determinato tra il prezzo e la quantità; iii) Seconda conclusione: il prezzo di equilibrio dipende dal numero dei venditori (1 venditore = p di monopolio, che diminuisce man mano che aumenta il N dei venditori finché in presenza di molte imprese il p di equilibrio si avvicina al MC)

15 Equilibrio di Cournot: Cenni/IV Critiche di altri economisti: a)siamo così certi che la variabile cruciale del processo decisionale dell impresa sia la quantità di prodotto immessa sul mercato? b)dall osservazione risulta, infatti, come sia il prezzo la variabile di maggior interesse per le imprese dotate di potere monopolistico: si decide p, poi si lascia che siano gli acquirenti a decidere se e quale quantità acquistare.

16 Equilibrio di Cournot: Cenni/V Tuttavia, Scherer annota che è possibile raccogliere questa obiezione, pur mantenendo l essenza del modello di Cournot, se viene ipotizzato un certo grado di differenziazione dei prodotti, per cui produttori diversi siano in grado di vendere contemporaneamente sullo stesso mercato a prezzi diversi. (Rinvio al cap. 7 del nostro manuale C&P)

17 Equilibrio di Bertrand: Cenni/I In questo modello, ogni impresa fissa il proprio p e poi vende quanto può al p stabilito; Bertrand (1883) adottò quella che molti autori (Lipczynski et al.) richiamano come un ipotesi di variazione congetturale nulla del livello dei prezzi: ogni impresa parte dal presupposto che l impresa rivale non si discosterà dal suo p corrente ;

18 Equilibrio di Bertrand: Cenni/II L ipotesi implicita è che la quantità prodotta dalle due imprese sia identica; E che non vi siano costi di transazione; Ne consegue che i clienti acquistano dall impresa che offre il prezzo più basso. Anche qui una critica: le imprese non imparano dall esperienza a prevedere le reazioni dei rivali?

19 Equilibrio di Bertrand: Cenni/III Le critiche poi coinvolgono la conclusione generale cui giunge l autore, secondo la quale in equilibrio i duopolisti finiscono per applicare il p di concorrenza perfetta. Ciò è dovuto all ipotesi di Bertrand sui prodotti identici delle due imprese. Ma la differenziazione del prodotto cambierà le carte in tavola (rinvio al cap. 7, come già detto).

20 Conclusione Si v. p. 136 del manuale C&P: Confronto fra l equilibrio di Bertrand e di Cournot, oltre che il Riepilogo generale del capitolo (p. 151).