MODULO RASSEGNA STAMPA. rassegna stampa. 30/31 Luglio 1 Agosto Donna colpita dalla meningite: un batterio causa della malattia (30/07/2016)

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1 Pagina 1 di 16 rassegna stampa 30/31 Luglio 1 Agosto 2016 IL CITTADINO Donna colpita dalla meningite: un batterio causa della malattia (30/07/2016) Il contagio si ferma con i vaccini, non temeteli (30/07/2016) L ospedale sta cercando tre medici (30/07/2016) Riduciamo per garantire la salute (30/07/2016) Svuotati i portafogli dai comodini dell ospedale: razziati 30 euro nel reparto di pneumo-cardiologia (30/07/2016) Giovanni Ucci sarà direttore all ospedale San Martino (30/07/2016) Una super Tac che filma i tumori e bombarda quelli in movimento (30/07/2016) Meningite, è fuori pericolo la 40enne ricoverata a Lodi (01/08/2016) Lettere & opinioni All ospedale di Varese taroccano le bilance? (01/08/2016) Lettere & opinioni Mio nipote rianimato e accudito in quel reparto (01/08/2016) IL GIORNO Stabile la 40enne colpita da meningite «Nessun allarme: il contagio avviene a stretto contatto» (30/07/2016)

2 Pagina 2 di 16 Allarme si tratta del secondo caso in soli due giorni dopo quello di un 21enne Donna colpita dalla meningite: un batterio causa della malattia di Cristina Vercellone La 42enne salvata grazie alla tempestività delle cure mediche. Sottoposte a terapia antibiotica 17 persone La meningite è batterica. A provocarla è stato un meningococco. La 42enne di Codogno, ricoverata all ospedale di Lodi, è stata salvata per i capelli. Ora gli operatori dell Ats hanno sottoposto a terapia antibiotica 17 persone, operatori sanitari, ma anche parenti e amici che erano entrati in contatto con la donna negli ultimi 10 giorni. Il suo è il secondo caso di meningite in 2 giorni, a Lodi. Il primo, fortunatamente, era virale. Il 21enne, infatti, dopo un giorno di ricovero nel reparto di terapia sub intensiva guidato dal medico Enrico Storti, giovedì è stato spostato in un altro reparto. Subito dopo il suo letto è stato occupato dalla mamma 42enne, originaria di Casale, ma residente a Codogno. Nel pomeriggio di giovedì la paziente stava male, ha allertato il 118 ed è stata portata al pronto soccorso di Codogno. La donna aveva febbre a 40, mal di testa, nausea, vomito e fastidio alla luce. Stavano già incominciando a manifestarsi le prime petecchie, indice di una sepsi, cioè di una infezione molto grave. In poche ore la malattia si sarebbe potuta estendere a tutti gli organi. Una volta al pronto soccorso di Codogno, il primario Pierdante Piccioni ha fatto subito la diagnosi: meningite. La donna allora è stata trasferita al Maggiore, nel reparto di Storti, dove è stata riconfermata la diagnosi. L esame del liquor prelevato mediante rachicentesi poi non ha lasciato dubbi. Si trattava proprio di una meningite batterica e infettiva. La donna, insomma, è stata salvata per i capelli, anche grazie alla tempestività della situazione. Lei è arrivata subito in ospedale, la diagnosi è stata veloce e l antibiotico ha potuto fare subito il suo effetto. «Per quanto ci riguarda - fa sapere l Ats della Città metropolitana in una nota - abbiamo sottoposto a profilassi i famigliari, i colleghi di lavoro, gli amici e tutti quelli che sono entrati in contatto con la paziente. Presso gli ambulatori di Lodi, gli operatori dell Ats hanno somministrato l antibiotico direttamente a 11 persone; le altre 6 sono state trattate

3 Pagina 3 di 16 nelle Asl di loro appartenenza». Meno fortunato era stato, a maggio, il caso di Antonella Allovisio di Castiglione, anche lei di 42 anni. La donna era stata colpita da una sepsi pneumococcica e si era spenta all ospedale San Raffaele di Milano. Una tragedia, che era seguita a quella che si era verificata a Montanaso, all inizio dell anno. Ad andarsene, per lo stesso motivo, era stato Kristian Gobbetti, papà di 41 anni appena. Ai due lodigiani, sempre quest anno, si sono aggiunti altri 3 decessi di pazienti di 59, 67 e 69 anni. In tutto il 2016 le meningiti sono state già più di 16. Ieri, a Milano, ha fatto scalpore il caso della studentessa universitaria di 24 anni, deceduta a causa di un batterio fulminante. Il consiglio di Storti ai lodigiani è di allertare subito i soccorsi dopo i primi sintomi: «Non bisogna aspettare - dice -. A destare preoccupazione devono essere la febbre alta, un forte e persistente mal di testa, nausea, vomito e fotofobia, cioè fastidio della luce».

4 Pagina 4 di 16 Marco Tinelli Il contagio si ferma con i vaccini, non temeteli «Non bisogna aver paura di vaccinarsi» È il leit motiv ricordato in continuazione dal primario di malattie infettive di Sant Angelo Marco Tinelli. «Il problema - commenta - è legato al calo delle vaccinazioni, anche di quelle anti influenzali». Nel Lodigiano, tra 2009 e 2010, oltre il 70 per cento delle persone sopra i 64 anni di età era vaccinata. Tra 2014 e 2015, invece, la percentuale è scesa al 53,76 per cento. Nel territorio, a battersi per la diffusione delle vaccinazioni, soprattutto tra i bambini, è Antonella Salimbene, la mamma della piccola Azzurra Monteleone stroncata a 11 anni, nel 2014, da una meningite provocata dal meningococco C (lo stesso che ieri a Milano, ha ucciso la studentessa di 24 anni). «C è stata una comunicazione truffaldina da parte delle associazioni che si battono contro i vaccini - commenta Tinelli - e quindi una riduzione complessiva del tasso anticorpale che favorisce la circolazione del virus e promuove la contaminazione batterica. Esistono adesso vaccini molto potenti, con una buona protezione, che sono altamente consigliati. Non bisogna aver paura dei vaccini. Sono l arma principale e a basso costo contro le malattie». Le vaccinazioni, spiega Tinelli, «sono raccomandate nei pazienti fragili, con altre malattie che debilitano il sistema immunitario e negli anziani. La vaccinazione contro l influenza, poi, è consigliata anche a chi lavora in luoghi a rischio». Da Tinelli arriva l esortazione a «non trascurare forme blande che possono poi cronicizzare e determinare un rischio di estensione della malattia dai setti nasali, per esempio, alle meningi. Una sinusite cronica o un otite trascurata possono favorire i batteri e l evoluzione della malattia in meningite».

5 Pagina 5 di 16 Chirurgia L ospedale sta cercando tre medici Bando di mobilità per la copertura di 3 posti di dirigente medico, nell ambito della medicina e della chirurgia d accettazione e d urgenza. A lanciarlo è l ex Azienda ospedaliera denominata nell ambito della riforma sanitaria Azienda socio sanitaria territoriale (Asst). Le domande devono pervenire all amministrazione entro le 12 dell 11 agosto. Requisito essenziale è di essere in servizio a tempo indeterminato presso una azienda o ente del servizio sanitario nazionale. L Asst intende acquisire e valutare domande di personale in servizio, a tempo indeterminato e pieno, di pari qualifica e profilo professionale, interessato al trasferimento a Lodi, mediante procedura di mobilità volontaria. L avviso è meramente esplorativo: l azienda si riserva di stabilire modi e tempi della procedura di mobilità.

6 Pagina 6 di 16 Sanità Riduciamo per garantire la salute «La scelta di ridimensionare la patologia neonatale è finalizzata alla tutela della salute delle persone». A dirlo è l amministrazione degli ospedali, all indomani della notizia che la patologia neonatale di Lodi sta subendo un ridimensionamento. Nonostante i lavori di ristrutturazione muraria alle porte, il reparto viene ridimensionato. A prevederlo, indicando alcuni criteri che andranno declinati poi dalla Regione, è il ministero. L azienda, però, in pieno accordo con il dicastero della salute, ha già incominciato a dettare le sue regole: niente più parti per le donne che non abbiano raggiunto almeno la 30esima settimana di gestazione. Fino ad oggi, invece, il limite era fissato nella 28esima settimana. «Non è un caso - dice l Asst - che il ministero abbia scelto come criterio per aprire una patologia anche la presenza di 5mila parti all anno. In due ospedali, noi, ne contiamo un terzo. Per avere i 5mila parti ci vuole un bacino di utenza che è il triplo. Significa che le mamme che adesso vanno alla Mangiagalli di Milano dovrebbero venire a Lodi. Per questo abbiamo fatto delle scelte e abbiamo preferito potenziare la senologia avviando la breast unit. Anche in questo caso, come condizione necessaria, hanno indicato i 150 interventi all anno. Per fare la qualità ci vogliono i grandi numeri». Ieri, ad intervenire sulla questione, è stato anche il direttore del reparto di patologia neonatale Giuseppe Carrera. Per lui la soluzione migliore è quella di individuare, «in aggiunta alle terapie intensive previste in Lombardia dei centri in grado di gestire l assistenza ai neonati a rischio fissando ad esempio un limite di età gestazionale (potrebbero essere le 30 settimane): non si risolverebbe il problema - dice -, perché, a volte, può essere più difficile curare un neonato a termine critico rispetto a un prematuro stabile, però sicuramente si eviterebbero tante criticità. La patologia neonatale di Lodi potrebbe tranquillamente candidarsi ad essere uno di questi centri per l esperienza maturata, per la grande competenza del personale infermieristico (che nell ambito dell assistenza ai prematuri ha un ruolo ancora più importante di quello medico) e per la disponibilità delle attrezzature».

7 Pagina 7 di 16 Nella mattinata di Ieri Svuotati i portafogli dai comodini dell ospedale: razziati 30 euro nel reparto di pneumo-cardiologia di Cri. Ver. Nuovi furti in ospedale. Ieri, i ladri hanno preso di mira il reparto di pneumo-cardiologia di Lodi. In mattinata, un paziente ha lasciato il portafoglio sul comodino ed è andato a fare un esame. Quando è tornato nel suo letto, al terzo piano, si è accorto che erano spariti i 10 euro in moneta che aveva lasciato all interno del portafoglio. Il ladro, fortunatamente non troppo pretenzioso, ha lasciato intatto, invece, il telefonino dell uomo e i documenti conservati insieme al denaro. Nel pomeriggio, invece, ad accorgersi del furto, è stato un altro paziente, all interno della stessa camera. Al secondo malato, i ladri hanno razziato i suoi unici 20 euro. Il personale ha segnalato il furto, ma non è la prima volta. In alcuni reparti, sulle porte delle camere, l amministrazione ha fatto scrivere l avvertimento di non lasciare in giro oggetti preziosi, a causa dei ladri. La questione ha sollevato spesso polemiche di diverso tipo. Qualcuno ha proposto di sbarrare l ospedale, altri di potenziare i controlli e di chiudere le porte dei reparti. L idea dell amministrazione in proposito però è decisa: «Non possiamo chiudere un ospedale che per antonomasia deve essere un luogo aperto - hanno ribadito i vertici in più occasioni -. Abbiamo allertato le guardie che periodicamente fanno il servizio all interno dell ospedale e dopo le 22 alcune porte vengono chiuse». Spesso sono sparite persino le collanine del rosario dalla cappella del sesto piano. Il furto che ha fatto più scalpore, però, è quello degli endoscopi avvenuto pochi mesi fa e probabilmente su commissione.

8 Pagina 8 di 16 Da Lodi a Genova Giovanni Ucci sarà direttore all ospedale San Martino di Cristina Vercellone Nominato direttore generale del San Martino di Genova. Un colosso della sanità ligure. Giovanni Ucci, 59 anni, dal 2009 a Lodi, come primario dell oncologia di Casale prima e capo dipartimento poi, ieri ha ricevuto l imprimatur della Regione Liguria. La scelta era tra una rosa di 3 candidati: uno di questi era Germano Pellegata, attuale direttore del Besta di Milano ed ex direttore generale dell Asl di Lodi. Secondo indiscrezioni, sulla scelta del manager ci sarebbe stata anche la benedizione del governatore della Lombardia Roberto Maroni. Ex campione nazionale di canottaggio, barese di nascita e salernitano di adozione, prima di arrivare a Lodi era stato al San Matteo di Pavia, a Mortara e poi a Lecco dove ha conosciuto l attuale guida dell Agenzia regionale sanitaria della Liguria Walter Locatelli (già direttore dell Asl di Milano, in quota Lega) e il direttore generale di Lodi Giuseppe Rossi. «Locatelli, Rossi e io eravamo a Lecco insieme tra 2003 e 2008», ricorda Ucci che prenderà servizio dal primo settembre. «Il San Martino è uno dei più grandi ospedali d Italia, universitario e di ricerca. È un istituzione storica dell oncologia italiana - spiega -. Si è fuso, infatti, con l istituto tumori di Genova. L ematologia del San Martino è stata una delle più importanti ematologie d Italia. Visto che le specialità presenti sono le mie, spero di restare a contatto con gli aspetti scientifici e medici. I reparti sono quelli oncologici, cardiochirurgici. Ci sono varie chirurgie, oncologiche e non, medicina nucleare, diversi laboratori di ricerca e una delle più grosse breast unit italiane. Sono ben 900 i posti letto attivi». Ucci è soddisfatto anche per l operato di Lodi. «Abbiamo fatto tanto - ricorda -: l hospice era chiuso, le cure palliative erano dell Asl, le abbiamo portate all interno e strutturate. Abbiamo aperto la radioterapia, abbiamo attivato una delle 38 breast unit accreditate della Lombardia. Abbiamo strutturato un oncologia a Lodi, mettendo in sicurezza i pazienti. Siamo uno dei pochi ospedali di queste dimensioni con una psico oncologia dedicata. Stiamo lavorando anche sulla rete di cure palliative con gli altri operatori privati. Si lascia

9 Pagina 9 di 16 sempre qualcosa in sospeso, ma porterò a termine alcune iniziative avviate. Abbiamo un convegno di ematologia, che a Lodi è storica, l 11 ottobre. A metà novembre, poi, con l Alao e la Centropadana abbiamo un evento per sostenere la breast unit di Lodi. Non lascerò le cose che ho messo in piedi: c è un legame affettivo che continuerò a coltivare. Adesso chiederò l aspettativa per 5 anni». «Siamo felici per lui e gli auguriamo un buon lavoro - commenta la presidente dell Alao Carla Allegri -. Ucci ha fatto molto perché la senologia potesse arrivare così com è, al top».

10 Pagina 10 di 16 Potranno essere operate anche le persone che non sopportano l anestesia Una super Tac che filma i tumori e bombarda quelli in movimento di Cristina Vercellone In arrivo tra 15 giorni l apparecchiatura«che consentirà cure all avanguardia in radioterapia» Una super Tac, in 4 D, che riesce anche a fare i filmati dei tumori in movimento. Per poterli bombardare e distruggere con precisione. Senza danneggiare il resto. La macchina è quella che è in arrivo a Casale tra 15 giorni. E che consentirà anche a chi adesso non può essere operato perché non sopporta l anestesia di sottoporsi a un intervento vero e proprio. L apparecchio, infatti, sarà utilizzato, oltre che in radiologia, in radioterapia. «Grazie a questo strumento - commenta soddisfatto il primario della radioterapia Roberto Tortini - possiamo garantire il top dell assistenza e fare radiochirurgia». «La macchina è arrivata ancora prima del previsto - annota l Asst di Lodi guidata dal direttore generale Giuseppe Rossi -. I lavori in muratura sono terminati. Nella prima 15ina di agosto la nuova apparecchiatura multistrato sarà installata. La strumentazione sostituirà quella vecchia attuale e andrà a servire anche la vicina radioterapia». Parole di soddisfazione arrivano dal primario di radiologia della Bassa Carlo Sabbia: «Io e Tortini - spiega - ci siamo già accordati per l utilizzo misto dell apparecchio». «Per noi è un arrivo importante, all interno del piano aziendale di investimento - ribadisce Tortini -. Ha moltissime funzioni. La radiochirurgia è il top. Può sostituire molti interventi chirurgici. Quando il paziente non può entrare in sala operatoria per un problema di anestesia o una disfunzione cardiologica possiamo intervenire noi. Ci sono molti casi poi dove, a causa dell evoluzione della medicina, visti proprio i risultati della radioterapia non si opera più. Quando ci sono molte metastasi, per esempio, riusciamo a dare una speranza di vita in più alle persone, invece di affidarle alle mere cure palliative». Con la Tac in 4 D, gli operatori possono anche monitorare il respiro delle persone. «Già la stereotassi introdotta di recente è all avanguardia -. È una nuova metodologia di lavoro che ci permette di raggiungere risultati molto superiori sui tumori, risparmiando gli organi vicini. Con questa Tac,

11 Pagina 11 di 16 anche se non venisse elevato il numero complessivo delle persone che vengono curate, quello che conta è che si affinerà comunque la qualità delle cure». Nel reparto di radioterapia di Casale sono circa 400 i pazienti che vengono curati con queste metodiche innovative. «Avere la possibilità di fare le ricostruzioni in 4 D durante la Tac - spiega Tortini - significa avere la possibilità di fare un filmato al tumore che si sposta, soprattutto nel polmone dove la massa si muove durante la respirazione, ma anche nell addome, nell intestino, o nel pancreas che adesso finisce sempre in secondo piano. Lo specialista vede il movimento e sa dove irradiare. La macchina della Siemens in arrivo ha la funzione Big bore, grande buco. Quello nel quale possiamo inserire i vari strumenti che ci consentono di immobilizzare il paziente e sfruttare a pieno le virtù della nuova tecnologia».

12 Pagina 12 di 16 Meningite, è fuori pericolo la 40enne ricoverata a Lodi di Cri. Ver. Sta meglio la donna colpita dalla meningite. Originaria di Casale, classe 1976, residente a Codogno, la paziente era finita nel Pronto soccorso della Bassa, giovedì, dopo aver allertato il 118 perché stava male. La donna, infatti, accusava un forte mal di testa, febbre alta e fastidio alla luce. Aveva incominciato a sentire anche i capillari che si rompevano: il battere si stava diffondendo. Probabilmente, a far esplodere l infezione, era stata una forte congiuntivite che aveva avuto qualche giorno prima. La mamma 40enne però ha allertato il 118 senza aspettare altro tempo. Il primario del Pronto soccorso di Codogno Pierdante Piccioni gli ha diagnosticato subito la malattia. La donna è stata trasferita dunque in terapia intensiva a Lodi, dove l equipe di Enrico Storti l ha sottoposta immediatamente agli accertamenti e alla terapia. Le analisi hanno poi confermato che a causare la meningite è stato un meningococco. I primari dei due reparti, di Lodi e Codogno, hanno mandato immediatamente l allerta all Ats della città metropolitana (ex Asl), con il numero di medici e infermieri che erano entrati in stretto contatto con la donna. In tutto, infatti, nelle ore subito successive, gli operatori dell ufficio di igiene hanno sottoposto a terapia antibiotica circa 17 persone, famigliari e amici compresi. Profilassi effettuata anche a Piacenza, dove la 40enne lavora. La donna però, fortunatamente, ora sta meglio e non è escluso che possa essere trasferita al Delmati di Sant Angelo. «Per contagiarsi - annota Storti - non basta passare vicino a una persona. Bisogna starnutire o tossire vicino a lei, a una distanza di almeno 50 centimetri, parlarci insieme, magari in un ambiente caldo, umido e chiuso. Più aumenta il tempo di contatto e si riduce la distanza, maggiore è la possibilità di contagiarsi. Chi magari è stanco, ha già qualche malattia o influenza in corso, con le difese immunitarie basse, ha più possibilità di contagiarsi rispetto a chi, invece, è in buona salute».

13 Pagina 13 di 16 Lettere & opinioni All ospedale di Varese taroccano le bilance? n Egr. Sig. Direttore, il commento di Cristina Vercellone che chiude l articolo Stop all assistenza per i bimbi a rischio fotografa perfettamente la situazione. A prevalere sulla logica dello sviluppo ancora una volta è quella della riduzione : potrebbe essere lo slogan della sanità della nostra regione, che, al di là dei tanti proclami dei governatori, non ha una vero piano sanitario da oltre venti anni, dal momento che quelli approvati sono solo documenti di tipo economico. Anche lo pseudo-piano approvato lo scorso anno è ancora solo sulla carta: sono cambiate le dizioni (da AO e ASL a ASST), ma l unica cosa concreta vista finora sono le spese per variare le intestazioni dei documenti Ma veniamo ai neonati a rischio. Il documento ministeriale prevede che ci sia una terapia intensiva ogni 5000 nati e con 50 nati/anno di peso inferiore a 1500 grammi. Una commissione regionale, analizzando i flussi, ha ipotizzato la riduzione delle terapie intensive lombarde da a e Lodi non figura tra queste non presentando i requisiti richiesti. Però. però anche altre terapie intensive non hanno i requisiti eppure, secondo le conclusioni della commissione (che non sono ancora operative e non si sa quando lo diventeranno) verrebbero mantenute. E allora? C è un altro documento ministeriale, ancora più datato, che prevede che un punto nascita per rimanere aperto debba avere almeno 1000 parti l anno; la regione Lombardia ha ridotto sensibilmente tale limite fissandolo in 500 nati/anno. Però. però continuano a rimanere aperti anche punti nascita con meno di 500 parti/anno. E allora? Dal punto di vista teorico, concentrare le nascite di prematuri di bassa età gestazionale in pochi centri è più che razionale perché dovrebbe permettere una migliore assistenza e una riduzione dei costi. Però però non sempre è possibile trasportare in condizioni di sicurezza la madre e il trasporto del neonato, anche se fatto da équipes specialistiche, rappresenta sempre un fattore di rischio aggiuntivo. Inoltre, come ben sanno gli operatori del settore, spesso nei grossi centri non vi sono posti disponibili, perché le nascite non sono uniformemente spalmate nell arco dell anno, ma hanno momenti di picco e altri di stasi. C è poi un altro aspetto non trascurabile. Tutti gli studi scientifici enfatizzano l importanza del ruolo dei genitori nell assistenza ai neonati ricoverati in terapia intensiva, considerandolo un elemento in grado di migliorare la prognosi.

14 Pagina 14 di 16 Concentrando l assistenza ai prematuri in poche terapie intensive, quanti Km dovranno sorbirsi giornalmente i genitori per stare vicini al loro piccolo? E quanti ne dovranno percorrere considerato che parliamo di degenza da 1 a 3 mesi? Credo che la soluzione migliore sia quella di individuare, in aggiunta alle terapie intensive, dei centri in grado di gestire l assistenza ai neonati a rischio fissando ad esempio un limite di età gestazionale (potrebbero essere le 30 settimane): non si risolverebbe il problema, perché, come gli addetti ai lavori sanno, a volte può essere più difficile curare un neonato a termine critico rispetto a un prematuro stabile, però sicuramente si eviterebbero tante criticità. La patologia neonatale di Lodi potrebbe tranquillamente candidarsi ad essere uno di questi centri per l esperienza maturata, per la grande competenza del personale infermieristico (che nell ambito dell assistenza ai prematuri ha un ruolo ancora più importante di quello del medico) e per la disponibilità delle attrezzature. Per fare questo è necessario che, in primis nelle strategie aziendali, prevalga la logica dello sviluppo e non quella della riduzione. Chiudo con due commenti su affermazioni fatte dal Direttore generale. All Ospedale di Varese nascono tutti i giorni 4 o 5 pazienti sotto gli 800 grammi. (il che vuol dire all anno). In regione Lombardia nell anno 2015 sono nati bambini. Di questi, quelli con peso alla nascita inferiore a 1000 grammi sono lo 0,6 0,7%, cioè circa all anno. Va bene essere campanilisti, ma affermare che solo a Varese nascono più del doppio di tutti i nati con peso inferiore a 1000 grammi di tutta la Lombardia mi sembra eccessivo. A meno che a Varese non tarocchino le bilance. Quando andrà in pensione il responsabile Pino Carrera come faremo? Nella vita tutti siamo utili e nessuno è indispensabile e, come dice un proverbio lodigiano Mort un Papa se na fa un alter. Non esiste che un reparto funzioni per una persona. Come ho scritto sopra, fondamentale è la competenza del personale infermieristico (e a Lodi ci siamo); per i medici è sufficiente metterli in condizione di potersi formare. Sempre che ci sia veramente la volontà di far prevalere la logica dello sviluppo su quella della riduzione. Pino Carrera

15 Pagina 15 di 16 Lettere & opinioni Mio nipote rianimato e accudito in quel reparto Mia figlia 4 anni fa dopo una gravidanza senza alcun problema al momento del travaglio, forse troppo prolungato, ha dato alla luce un maschietto che non ha subito pianto e respirato. Portato al volo nel reparto di neonatologia del dr. Carrera è stato prontamente rianimato e accudito per i suoi primi 20 giorni. Adesso è un bambino vivace e con una intelligenza pronta. Ritengo doveroso portare questa testimonianza nel momento in cui si parla di chiusura del reparto. Non mi azzardo nemmeno a immaginare cosa sarebbe stato di mio nipote senza la disponibilità immediata di tale reparto e la validità del suo personale M. Ferrè

16 Pagina 16 di 16 Stabile la 40enne colpita da meningite «Nessun allarme: il contagio avviene a stretto contatto» di P.A. «È STABILE» la donna ricoverata per meningite all ospedale di Lodi. Ma intanto nel Lodigiano torna l incubo, anche se, per fortuna, l ultimo caso è stato diagnosticato subito e si è potuto correre ai ripari. Giovedì febbre, mal di testa e vomito hanno convinto una donna di 40 anni lodigiana a chiedere aiuto al pronto soccorso di Codogno. I sintomi hanno insospettito il personale del Pronto soccorso del primario Pierdante Piccioni e la donna è stata subito trasferita per accertamenti all ospedale Maggiore di Lodi. ORA È RICOVERATA lì in terapia intensiva: «La situazione non è particolarmente critica ma si tratta di meningite meningococcica quindi sono state prese le dovute precauzioni eseguendo profilassi antibiotica anche su chi l ha soccorsa negli ospedali ha chiarito il direttore sanitario di Lodi, Angela Bocconi. Lunedì la signora, che è stabile e al momento non ha bisogno di ulteriori cure intensive, sarà trasferita all ospedale di Sant Angelo nel reparto infettivi. Al momento è in cura ed è stata isolata». Sarà l ex Asl a occuparsi di eseguire la indagini epidemiologiche e l eventuale profilassi a chi potenzialmente potrebbe essere stato contagiato, come i parenti più prossimi. «Voglio chiarire ha aggiunto il medico che non ci deve essere allarmismo perché il contagio non avviene semplicemente se la persona entra in un locale, ma è possibile quando è strettamente a contatto con qualcuno a meno di un metro e ci si scambiano salviette, posate. Dopo 10 giorni il virus smette di essere infettivo. Su una popolazione come quella lodigiana quattro o cinque casi all anno sono normali. Non tutte le tipologie di malattia sono pericolose, alcune non richiedono profilassi».