Le filiere biologiche nelle Marche

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1 Istituto Nazionale di Economia Agraria sede regionale per le Marche Le filiere biologiche nelle Marche Presenza e potenzialità di sviluppo nel sistema produttivo regionale

2 Il presente studio è stato realizzato dall INEA per conto dell Associazione temporanea di scopo costituita da AMAB Marche e Terra Sana Marche. Hanno partecipato alla stesura del documento: Carla Abitabile Andrea Arzeni Alfonso Scardera. Si ringrazia per la collaborazione i tecnici ed i consulenti dell ATS: Stefano Bartolucci Amleto Fioretti Demetrio Pancotto che hanno curato la selezione dei testimoni qualificati e hanno raccolto i questionari d indagine. Un ringraziamento va infine a tutti coloro che hanno dato disponibilità per le interviste e hanno risposto ai questionari. 2

3 Introduzione La ricerca sulle filiere biologiche nelle Marche è inquadrata in uno studio di fattibilità generale, promosso dall ATS tra Amab Marche e Terra Sana Marche e finanziato dalla Regione, volto a determinarne la loro p resenza sul territorio ma anche a valutarne le possibilità di innescare il loro sviluppo. La definizione di filiera rappresenta quindi il punto di partenza per identificare adeguatamente l ambito di studio e il campo di indagine. Nel ricercare questa definizione si è proceduto per approssimazioni successive partendo dal concetto teorico per poi ricondurlo alla realtà operativa. Il concetto spaziale di filiera agroalimentare è stato sviluppato da Malassis (1973) e si basa sull identificazione di un prodotto alimentare o di un gruppo di prodotti, del processo di trasferimento verso l utilizzo finale (operazioni) e dei soggetti (imprese ed istituzioni) che concorrono a questo processo. La definizione si colloca all interno di un concetto più generale riconducibile all agribusiness con il quale si indica l analisi del sistema agroalimentare che comprende tutti i settori a valle e a monte dell azienda agraria. Le questioni chiave per analizzare una filiera sono quindi il settore merceologico (prodotto), lo spazio geografico (territorio) e il sistema di relazioni tra operatori (soggetti). Secondo questa prima definizione non appare quindi rigoroso il termine generale di filiera biologica dato che si tratta di una caratteristica tecnica del prodotto alimentare e non di una precisa categoria merceologica. Semmai sembra più opportuno includere nel termine il settore produttivo come ad esempio la filiera cerealicola biologica o orticola biologica. Questo passaggio ha notevoli implicazioni sotto il profilo operativo in quanto la separazione, all interno dello stesso settore, di una filiera biologica da quella convenzionale, presuppone una differenziazione tecnologica tale da tenere distinti i flussi di materie prime, semilavorati e prodotti. Un secondo aspetto è quello della localizzazione territoriale della filiera che può essere concentrata su uno spazio geografico limitato (distretto) o viceversa diffusa ma interconnessa attraverso le vie di comunicazione e consolidati rapporti commerciali. In questo contesto la delimitazione regionale appare avere scarso significato in quanto possono esserci filiere concentrate in distretti interregionali o territori distanti ma interconnessi. Viceversa ciò che appare abbastanza chiaro è che non è sufficiente la presenza, nella stessa porzione di territorio, di produttori, trasformatori e altri operatori economici dello stesso settore merceologico, per sostenere che esista una filiera. Occorre infatti che siano evidenti e stabili i rapporti commerciali tra questi soggetti. 3

4 Questo aspetto rappresenta la maggiore criticità per l analisi di una filiera; infatti, utilizzando le comuni fonti informative, è relativamente semplice individuare sul territorio i soggetti economici e la loro specializzazione produttiva ma non è possibile conoscere i rapporti commerciali che intercorrono tra questi. Molte analisi di filiera si limitano a misurare la concentrazione geografica di un settore produttivo ipotizzando che questa indichi una elevata probabilità di relazioni commerciali, ma nel caso di prod uzioni agroalimentari molto diversificate e di limitato volume, questo approccio difficilmente funziona e l unica possibilità è l indagine diretta. Sulla base delle considerazioni esposte, lo studio ha delimitato l oggetto di studio, ovvero la filiera biologica regionale, identificandola sotto forma di un gruppo di produttori agricoli biologici, che operano nell ambito dello stesso settore produttivo, e presenti in un territorio limitato, che hanno rapporti commerciali consolidati con alcuni soggetti a valle della filiera presenti all interno della regione. Si tratta di una definizione per certi versi limitativa in quanto la filiera potrebbe travalicare i confini regionali ma date le finalità dello studio si è scelto di analizzare solo il contesto marchigiano. L analisi di questo campo di osservazione si è basata sull identificazione quantitativa e qualitativa di una serie di informazioni, tra le quali: la numerosità del gruppo di operatori; l omogeneità del settore produttivo in cui operano; le caratteristiche fisiche, tecnologiche ed economiche dei prodotti e dei processi; la concentrazione spaziale delle imprese e la dimensione territoriale; l intensità e la consistenza dei rapporti commerciali; l articolazione della filiera di riferimento e la sua localizzazione; la determinazione degli sbocchi di mercato e dei luoghi di consumo. Questi elementi di valutazione sono stati analizzati nello studio sulla base di informazioni statistiche, amministrative, e raccolte direttamente presso gli esperti e gli operatori del settore. La struttura del documento segue la successione delle fasi dell analisi che parte dal contesto generale per poi scendere nel dettaglio fino ad una valutazione di sintesi. 4

5 1 Analisi di contesto Le nuove decisioni assunte a livello europeo con l Health Check della PAC individuano nell agricoltura biologica uno strumento prioritario per l attuazione delle nuove politiche di gestione delle risorse naturali. Il dibattito nazionale su questo tema ha quindi inteso combinare la politica nazionale per l agricoltura biologica con le strategie attuate per il biologico nell ambito della politica di sviluppo rurale, a livello nazionale e regionale, finalizzando al meglio le risorse disponibili. Nell ambito delle misure agro ambientali dei Programmi di Sviluppo Rurale gli incentivi all agricoltura biologica rappresentano infatti una voce finanziaria importante, dato che il 22% della spesa pubblica totale di tutti i PSR (oltre 16 miliardi di euro) è destinata alla Misura 214 Pagamenti agro ambientali. Proprio l avvio della programmazione ha però messo in evidenza la necessità di una politica nazionale condivisa per il sostegno e lo sviluppo del settore biologico, capace di agganciare la crescita continua del mercato all agricoltura del territorio e di rafforzare l organizzazione delle filiere. Passando ad analizzare la strategia a favore dell agricoltura biologica definita nei PSR delle diverse Regioni e Province Autonome italiane, approvati all avvio della programmazione, si segnala da più parti come la non definizione di una strategia nazionale per il settore abbia reso scarsamente efficaci le indicazioni pur presenti nel Piano strategico nazionale per lo sviluppo rurale (PSN), con il risultato di un quadro nazionale di sostegno sostanzialmente non omogeneo e incapace di sfruttare tutte le opportunità presenti. Viene infatti criticata la mancata occasione offerta della programmazione sullo sviluppo rurale per rafforzare e qualificare anzitutto la base produttiva nazionale e creare le condizioni per un efficiente organizzazione di filiera. 1.1 L agricoltura biologica in Italia Il comparto delle produzioni biologiche attraversa un periodo di assestamento, nel quale i segnali di un ampliamento dei mercati convivono con la frenata nell espansione della fase produttiva, il cui sviluppo sembra ancora possibile se sostenuto da una politica nazionale condivisa ed efficace. In particolare, andrebbe rafforzata l organizzazione della filiera, in un contesto di crescita del mercato, nel quale l Italia consolida a livello internazionale il ruolo di piattaforma logistica e commerciale. Il 2008 fa segnare una lieve contrazione del numero complessivo di operatori, scesi a unità (-1,2%), secondo quanto deriva dall analisi dei dati forniti al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali dagli Organismi di Controllo (OdC). Al calo degli operatori si accompagna un parallelo e più consistente calo delle superfici, in conversione o interamente convertite ad agricoltura biologica, ridottesi rispetto all anno precedente del 12,9%. Anche per il 2008 la riduzione degli operatori continua ad interessare quasi esclusivamente la componente dei produttori (-2,6%, per oltre unità), in linea con la forte contrazione delle superfici. Le altre tipologie di operatori, invece, fanno segnare un deciso incremento (+7%), segno dell esistenza di un potenziale di sviluppo sul fronte della trasformazione e lavorazione dei prodotti biologici ancora non 5

6 pienamente espresso e di un rafforzamento della organizzazione nazionale di filiera. Sono cresciuti i soli trasformatori (+5%, per un numero complessivo di preparatori) ed ancor più i produttori - trasformatori (+12,5%), giunti a unità. In questa evoluzione può aver giocato un ruolo decisivo la nuova programmazione per lo sviluppo rurale che, nelle regioni in cui ha trovato attuazione, ha adottato strumenti volti ad assicurare l integrazione di filiera e il collocamento diretto dei prodotti sul mercato finale. Si segnala inoltre la contemporanea e significativa riduzione del numero degli importatori (-8,9%), che però contrasta con l aumento delle quantità importate. Considerevole è stata la riduzione delle superfici registrata nel corso del 2008, giunte a ettari, pari al 7,9% della SAU nazionale. Il risultato ottenuto nel 2008 era già stato in qualche modo previsto alla luce dell evoluzione delle superfici in conversione che, dopo un primo rallentamento della crescita, avevano mostrato un deciso declino a partire dal La fuoriuscita di superfici dal sistema di certificazione non è stata quindi controbilanciata dall entrata di nuove superfici ammesse in regime di conversione, che si sono peraltro fortemente contratte rispetto al passato. Entrambe le componenti presentano per il 2008 tendenze negative: -23% per la superfici in conversione e -10% per quella già biologica, segno dell avvenuto raggiungimento del limite di espansione del settore, almeno con l attuale sistema di politiche a sostegno del settore. Guardando all evoluzione delle coltivazioni si riscontra un evoluzione divergente. Da un lato si sono ridotti gli ordinamenti estensivi più diffusamente rappresentati nel panorama del biologico italiano, vale a dire le coltivazioni cerealicole (-4,1%) e quelle foraggere (-42,6%). Anche i prati permanenti ed i pascoli, pur presentando un piccolo incremento annuo, fanno registrare comunque una forte contrazione delle superfici in conversione. Il risultato è un ridimensionamento del peso di questi ordinamenti che, seppure continuino ancora a rappresentare i 2/3 dell intera superficie a biologico, vedono ridurre la loro importanza rispetto a qualche anno fa, quando ne costituivano all incirca i 3/4. Dall altro lato si registra l incremento delle coltivazioni arboree, giunte a rappresentare il 22,2% della SAU biologica (nel 2005 superavano di poco il 18%). Cresce la superficie destinata alle leguminose, mentre le piante da tubero e industriali e gli ortaggi presentano tendenze negative. L uscita dal sistema biologico ha riguardato maggiormente quelle coltivazioni estensive che non trovano un apprezzamento diretto sui mercati e la cui giustificazione economica coincide spesso con il solo sostegno comunitario. D altro canto, si tratta anche di un raggruppamento colturale la cui tecnica agronomica è meno impegnativa e più facilmente adattabile ai dettami dell agricoltura biologica, condizione che è stata alla base della loro partecipazione al sistema di produzione biologico finanziato dalla misura agro-ambientale. Proprio per questo l aumento di importanza delle coltivazioni arboree assume particolare interesse perché riguarda un comparto la cui tecnica agronomica è in generale più impegnativa e quindi la partecipazione al sistema biologico ha probabilmente motivazioni imprenditoriali più articolate ed anche perché costituisce un comparto in cui la filiera 6

7 appare più consolidata e strutturata, tutti aspetti organizzativi che sono garanzia per una più duratura permanenza nel settore. Prosegue la crescita delle produzioni zootecniche certificate come biologiche, secondo un trend che ha preso avvio in maniera più decisa dal Fatta eccezione per il comparto bovino e per quello caprino, nel corso del 2008 sia il pollame, che i suini e gli ovini hanno visto incrementare in misura rilevante il numero di capi allevati. A livello nazionale, le rilevazioni Ismea/Nielsen, nel 2008, indicano una continua espansione del mercato, stimato tra i 2,8 e i 3 miliardi di euro : gli acquisti domestici di alimenti biologici confezionati sono aumentati, in termini monetari, del 5,4% rispetto al 2007, nonostante la recessione e l'andamento stagnante dei consumi nazionali, collocandosi attorno al 3% della spesa alimentare complessiva delle famiglie italiane e dunque ben lontano dai primati produttivi. Vale la pena segnalare che il valore degli acquisti di prodotti bio presenta andamenti più favorevoli rispetto non solo a quello dei consumi alimentari nel complesso, ma anche a quello degli altri prodotti a qualità certificata. La crescita è sostenuta soprattutto dagli ortofrutticoli freschi e trasformati (+19,8%) e dalle uova (+14,1%), mentre è meno consistente per le bevande (+2,7%) e i prodotti lattiero-caseari (+1,5%); negativo, invece, il trend dei prodotti per la prima colazione (caffè, tè, biscotti, dolciumi, ecc.). A livello geografico il consumo di alimenti biologici resta prerogativa soprattutto delle regioni settentrionali, dove si concentra più del 70% degli acquisti nazionali. Riguardo infine ai singoli canali distributivi, è proseguita la crescita della grande distribuzione organizzata: le vendite di prodotti biologici hanno fatto segnare aumenti di oltre il 5% negli iper e nei supermercati. L Italia è anche il maggior esportatore mondiale di prodotti biologici (in tutta Europa, Stati Uniti e Giappone) per un valore di circa 900 milioni di euro. Secondo elaborazioni di dati amministrativi, nel 2008 si è verificat o un incremento dell import di prodotti biologici del 30% rispetto all anno precedente. All incirca metà dei prodotti importati è rappresentata dai cereali, che costituiscono anche il raggruppamento con la crescita più sostenuta (+100% nel complesso, soprattutto grazie all incremento rilevato per il grano tenero); in misura minore sono aumentate le importazioni anche di colture industriali, prodotti medicinali ed aromatici, oltre che frutta e finanche olio di oliva extravergine. Le aree di provenienza più importanti sono senza dubbio i paesi dell Europa non comunitaria e l Asia, che rafforzano ulteriormente il loro peso rispetto all anno precedente, mentre si riducono le quantità importate dall America. 1.2 Il settore biologico regionale Le Marche sono una delle regioni italiane dove l agricoltura biologica è maggiormente diffusa: secondo i dati 2008 del SINAB è la seconda dopo l Emilia Romagna per incidenza sul numero delle aziende agricole nel complesso (5,2% nel 2008) e quarta per quota sulla SAU totale (13,5 %). Il confronto rispetto ai totali nazionali di operatori e superfici fa comprendere che si tratta di posizioni che vengono mantenute e per certi versi consolidate nel tempo. 7

8 Operatori Quota percentuale degli operatori e delle superfici bio sul totale nazionale Fonte: nostra elaborazione su dati SINAB ed ASSAM 8,0 7,0 6,0 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0 SAU Operatori Nel 2007 le aziende biologiche marchigiane hanno raggiunto i valori massimi con il 7% rispetto alla SAU bio nazionale ed il 5,6% in termini di operatori. L andamento crescente nel tempo è il segnale di un settore in espansione ma la flessione dell ultimo anno è il sintomo che qualcosa sta cambiando. Per analizzare in dettaglio il contesto regionale sono stati utilizzati come base informativa gli elenchi degli operatori biologici comunicati dagli Organismi certificatori alla Regione Marche ed integrati dall ASSAM con alcune informazioni su superfici e capi allevati 1. Numero degli operatori iscritti all albo regionale per anno e tipologia Fonte: nostra elaborazione su dati ASSAM Produttori-trasformatori Trasformatori Produttori Nel 2008 risultano iscritti all albo regionale 2649 operatori prevalentemente solo produttori (89%). La dinamica segnala una contrazione rispetto all anno precedente (-7%, 240 unità) e questo fatto costituisce una significativa inversione di tendenza rispetto alla costante crescita degli ultimi anni. 1 La fonte informativa risponde ad esigenze amministrative per cui la qualità del dato non è comparabile con quella delle fonti statistiche; inoltre sono state rilevate alcune differenze fra albo regionale e dati forniti dal SINAB per cui è probabile che le informazioni amministrative siano sottoposte ad un processo di revisione a livello centrale. La scelta di utilizzare comunque l albo regionale è dettata dal maggiore dettaglio informativo rispetto ai dati elaborati dal SINAB. 8

9 L agricoltura biologica regionale sembra quindi accusare una battuta di arresto dopo anni di continua espansione. In realtà le superfici biologiche non sono diminuite, anzi c è stato un leggero incremento dell 1,5% che ha portato ad una SAU di ettari. In valore assoluto l incremento è stato pari a 644 ettari. Se si sposta l attenzione sulle superfici in conversione si nota però un evidente calo del 20% dal 2007 per cui si potrebbe considerare che l agricoltura biologica regionale sia entrata in una fase di maturità segnalata da una diminuzione delle nuove aziende e l uscita di unità produttive di piccole dimensioni che non ha avuto ripercussioni sulle superfici storiche. Si tratta comunque di un segnale che va ulteriormente analizzato nei prossimi anni per comprendere se si è trattato di un fenomeno congiunturale dovuto al difficile contesto economico, al passaggio tra i due periodi di programmazione comunitaria 2, oppure di una evoluzione di medio-lungo periodo. Occorre comunque considerare che nelle Marche dal 2005 al c è stata una diminuzione del 7,8% del numero di aziende agricole nel complesso ed una stabilità delle superfici coltivate per cui anche le strutture produttive nel biologico sembrano seguire questa evoluz ione caratterizzata prevalentemente dalla cessazione delle unità produttive di piccola dimensione ed un accorpamento delle superfici che sta producendo aumento delle dimensioni medie aziendali. I produttori biologici costituiscono circa il 5% degli agricol tori marchigiani e coltivano il 14% della SAU, per cui si tratta di imprese mediamente più grandi: 29 ettari contro i 10 ettari di media aziendale regionale. Operatori iscritti all albo regionale per classe di dimensione della SAU nel 2008 Fonte: nostra elaborazione su dati ASSAM Oltre 100 Da 50 a 100 Da 20 a 50 Da 10 a 20 6% 12% 23% 26% Da 5 a 10 6% Fino a 5 ettari 27% 0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% La media però nasconde eterogeneità interna come è indicato dalla presenza consistente delle piccole aziende che sono 354, pari al 27% di quelle che hanno dichiarato una superficie coltivata. 2 Alcuni elementi di analisi fanno ritenere che il passaggio dal vecchio al nuovo PSR abbia creato un abbassamento del regime di aiuti agro-ambientali con il conseguente abbandono del biologico da parte di un numero consistente di imprese. 3 ISTAT, Indagine sulle strutture agricole, anno

10 Gli operatori biologici sono presenti su quasi tutto il territorio regionale ma diffusi con diversa concentrazione in alcune aree, come evidenzia la cartografia che segue. Densità comunale per km 2 degli operatori iscritti all albo regionale Fonte: nostra elaborazione su dati ASSAM La maggiore concentrazione di operatori è visibile nella provincia di Ascoli ed in particolare lungo la fascia collinare litoranea. Nelle altre province gli operatori sono maggiormente presenti nelle aree collinari interne. Sulla base di alcune elaborazioni effettuate dagli Organismi certificatori per la Regione Marche risulta che le principali superfici investite sono quelle foraggere, con oltre 27 mila ettari, seguite dai prati permanenti e pascoli, con 20 mila ettari, e dai cereali con meno di 12 mil a ettari. Tra gli imprenditori bio sono presenti anche gli allevatori che rappresentano circa il 20% del totale nel 2008 (536 imprese) ma solo l 11% è la quota degli allevamenti bio (289). Questa incidenza è relativamente bassa ed appare non commisurata alle rilevanti quote di superfici destinate all alimentazione animale che quindi solo in minima parte sono destinate al reimpiego aziendale. Le specie maggiormente allevate sono gli ovini (8685 UBA), i bovini (5576) e gli avicoli (2401) che rappresentano rispettivamente il 72, il 52 e l 1% della consistenza zootecnica complessiva allevata da queste aziende. Poco presenti i suini (167 UBA) rispetto alla rilevanza che ha questa tipologia di allevamento nel contesto regionale. Il biologico regionale, oltre all attività produttiva, si è sviluppato verso le attività connesse. Ritroviamo, difatti, un incremento degli agriturismi biologici, da 54 del 2005 ai 109 del 2007, valore che porta le Marche alla terza posizione tra le regioni italiane, e una importante presen za di aziende a conduzione biologica tra le fattorie didattiche (83 su 114). Se 10

11 si escludono gli agriturismi, il numero dei ristoranti biologici, pari a 23, pone la regione al terzo posto in Italia nel Relativamente al mercato di riferimento, gran parte dei prodotti biologici marchigiani è stata sin dall inizio destinata alle esportazioni verso il Nord Europa. Oggi si sta assistendo all apertura del mercato nazionale confermata dall aumento dei punti vendita specializzati e dall incremento di spazi dedicati anche nei supermercati. Importanti marchi nazionali hanno inoltre espresso interesse per il mercato marchigiano attraverso l apertura di punti vendita in franchising. Anche se con un trend crescente, la vendita diretta riguarda ancora un numero co ntenuto di aziende e quindi rappresenta una esigua quota del fatturato totale. 11

12 2 Le imprese biologiche L albo regionale integrato con alcune informazioni strutturali dall ASSAM è stato una preziosa fonte di informazioni, anche se presenta alcuni evidenti limiti come ad esempio la mancanza del riparto delle superfici investite o delle produzioni realizzate. Si è provveduto quindi ad integrare le informazioni presenti nell albo per arricchire la base conoscitiva a supporto dell analisi, seguendo due percorsi. Il primo è stato quello di elaborare i risultati gestionali provenienti da una indagine comunitaria per comprendere le principali caratteristiche strutturali ed economiche delle aziende biologiche. Il secondo è stato quello di individuare la localizzazione degli operatori iscritti all albo regionale per valutare la presenza di aree di specializzazione produttiva. 2.1 Analisi microeconomica L analisi sulle caratteristiche aziendali e sui risultati economici è stata sviluppata utilizzando i dati contabili raccolti attraverso l indagine RICA sul territorio regionale. La banca dati della Rete di Informazione Contabile Agricola (RICA o nell acronimo inglese FADN Farm Accountancy Data Network), istituita con il Reg. CEE 79/1965, rappresenta una delle fonti informat ive sulle attività delle aziende agricole a livello comunitario e fornisce informazioni di carattere strutturale e microeconomico circa le produzioni, i costi e i redditi delle stesse imprese. I dati provengono da indagini annuali condotte da ciascun Paese Membro secondo una metodologia specificata dalla Commissione che, negli obiettivi originari affidati alla RICA, doveva fornire criteri precisi e uniformi per la determinazione dei livelli di sostegno dei prezzi dei prodotti agricoli. Le rilevazioni interessano un campione di aziende commerciali individuate in base alla loro dimensione economica che viene stabilita in relazione alla specifica realtà agricola di ogni Paese. La gestione della rete di informazione contabile viene realizzata in ogni Paese da un organo o agenzia di collegamento che si occupa della raccolta, dell elaborazione e della trasmissione dei dati nazionali alla Commissione Europea. Sulla base dei dati inviati dai singoli Paesi, la Commissione procede all elaborazione periodica di pubblica zioni tematiche e di un database che contiene informazioni sulla situazione reddituale, strutturale e finanziaria, per area geografica, tipologia produttiva e dimensione economica aziendale. Attraverso i dati RICA, è quindi possibile ottenere un quadro ge nerale della redditività delle aziende agricole ed effettuare analisi, sia economiche che politiche, sulla realtà del settore agricolo dei singoli Paesi ed europea. In particolare, l osservazione dei redditi aziendali nel corso degli anni, consente di valutare gli effetti dell intervento pubblico in agricoltura, fornendo indicazioni utili per l elaborazione di politiche future. Nelle Marche, l indagine raccoglie i dati di circa 800 aziende, presenti su tutto il territorio regionale. La numerosità del campione è diminuita nel 12

13 tempo in relazione alle modifiche introdotte alla stratificazione e alla metodologia di classificazione aziendale. La RICA rappresenta una fonte di informazioni aziendali che consente di monitorare l evoluzione dei principali caratteri del sistema agricolo regionale sia sotto il profilo delle strutture produttive che rispetto alla loro capacità reddituale. I dati e le analisi pubblicati non possono però essere considerati rappresentativi dell intera agricoltura regionale in quanto il campione non riguarda l universo delle aziende agricole ma solo quelle con una dimensione economica minima pari a 4800 euro/anno. Le aziende agricole biologiche comprese nel campione regionale sono distribuite come da tabella che segue. Distribuzione delle aziende rilevate per tipologia Fonte: nostra elaborazione su dati RICA Marche Tipologia Convenzionale Parzialmente biologiche in conversione Parzialmente biologiche a regime Parzial.biolog. a regime e in convers Totalmente biologiche in conversione Totalmente biologiche a regime Biologiche nel complesso Totale campione Nel complesso il numero delle aziende che praticano l agricoltura biologica è passato da 70 a 121 unità, ovvero in termini relativi dal 12 al 15%. Sotto questo profilo quindi il campione RICA presenta una incidenza del bio maggiore rispetto all universo delle aziende regionali e questo è dovuto al suo campo di osservazione che esclude le aziende di dimensione economica inferiore a 4 UDE 4. Il cospicuo gruppo delle 121 aziende nel 2007 sarà di seguito analizzato, comparandolo alle 667 aziende convenzionali per mettere in evidenza le specificità delle due tipologie aziendali. Alcuni elementi di valutazione sono stati già introdotti in precedenza ovvero che le aziende bio sono generalmente di maggiori dimensioni in termini di superfici investite. La figura che segue conferma questo carattere e individua le maggiori differenze nelle categorie estreme. C è infatti una maggiore incidenza delle piccole unità produttive tra le convenzionali mentre la situazione si rovescia per la classe superiore ai 50 ettari. Interessante notare come ci sia una situazione speculare anche per le due classi da 5 a 20 ettari lasciando intendere che la distribuzione delle aziende per dimensione della SAU per il biologico non è del tutto simmetrica e si concentra in due categorie: la prima tra i 5 e i 10 ettari, la seconda tra i 20 ed i 50 ettari. 4 L unita di dimensione economica (UDE) è pari a 1200 Euro di reddito lordo standard (RLS) che è una stima della redditività potenziale delle aziende effettuata sulla base delle superfici investite e dei capi allevati. 13

14 E il segnale della compresenza di differenti orientamenti produttivi, intensivi o estensivi, che si ripercuotono su una differente modalità di utilizzo delle superfici. Distribuzione delle aziende per classe di SAU nel 2007 Fonte: nostra elaborazione su dati RICA Marche 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 14% 18% 22% 23% 27% 22% 22% 26% 50 Ha ed oltre Da 20 a 49,99 Ha Da 10 a 19,99 Ha Da 5 a 9,99 Ha Fino a 4,99 Ha 10% 0% 15% Convenzionali 10% Biologiche L indagine RICA classifica le aziende rispetto al loro orientamento tecnico-economico 5 ovvero al grado di specializzazione verso un determinato indirizzo produttivo. La rilevanza di ogni attività aziendale viene valutata sulla base del valore della produzione per cui è possibile associare indirizzi di produzione vegetale ed animale. Distribuzione delle aziende per orientamento tecnicoeconomico nel 2007 Fonte: nostra elaborazione su dati RICA Marche 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 8% 12% 2% 2% 14% 16% 2% 9% 2% 12% 17% 1% 35% 46% 0% 21% Convenzionali Biologiche Coltivazioni e allevamenti Poliallevamento Policoltura Allevamenti granivori Allevamenti erbivori Coltivazioni permanenti Ortofloricoltura Cereali La comparazione tra i due gruppi di aziende evidenzia la netta specializzazione dell agricoltura convenzionale regionale verso la cerealicoltura, mentre sul fronte del biologico sono le arboree a caratterizzare il settore. Si tratta di una differenza marcata che ha notevoli ripercussioni sulle strutture aziendali in quanto le prime hanno un indirizzo produttivo estensivo con una gestione orientata al breve periodo (colture annuali) mentre le seconde operano in un contesto di medio lungo periodo (colture pluriennali), con un minore grado di intensità dell utilizzo del fattore terra. Più leggere le differenze tra gli altri orientamenti produttivi con una maggiore tendenza delle aziende biologiche ad attività diversificate. In 5 L OTE deriva da una metodologia comunitaria di classificazione delle aziende agricole. 14

15 definitiva l agricoltura biologica appare caratterizzata da aziende meno specializzate e più equilibrate rispetto alla diversificazione produttiva con un unica importante eccezione costituita dall assenza dell ortofloricoltura specializzata, un indirizzo che pone diversi problemi tecnico - agronomici se condotto con il metodo biologico, e comunque in generale poco diffuso nelle Marche. Oltre alla terra, il lavoro rappresenta un altro fondamentale fattore per la produzione agricola. La comparazione riguarda quindi la distribuzione delle aziende per classe di unità di lavoro annuo che da la misura dell apporto di manodopera commisurato ad un addetto a tempo pieno. Distribuzione delle aziende per classe di unita di lavoro nel 2007 Fonte: nostra elaborazione su dati RICA Marche 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 42% 66% 10% 16% 13% 15% 11% 12% 8% 4% 2% 2% 5 ed oltre Meno di 1 Convenzionali Biologiche In questo caso le differenze appaiono molto marcate e segnalano come la specializzazione cerealicola delle aziende agricole convenzionali consente un minore utilizzo della manodopera mentre per gli ordinamenti biologici il lavoro è un fattore ad elevata intensità. Distribuzione delle aziende per classe di età del conduttore nel 2007 Fonte: nostra elaborazione su dati RICA Marche 100% 90% 80% 70% 60% 12% 24% 7% 17% 32% 75 ed oltre % 40% 30% 20% 10% 0% 34% 21% 30% 10% 8% 2% 5% Meno di 30 anni Convenzionali Biologiche Le aziende biologiche sono condotte da imprenditori più giovani rispetto a quelle convenzionali. Il 15% ha meno di 40 anni, soglia di età che in agricoltura determina l accesso a finanziamenti rivolti all imprenditoria 15

16 giovanile, nel convenzionale l analoga quota è del 10% ma soprattutto è il 37% di conduttori oltre i 65 anni e quindi in età pensionabile, a fare la differenza rispetto al 24% del gruppo di aziende biologiche. Distribuzione delle aziende per classe di potenza motrice (KW) nel 2007 Fonte: nostra elaborazione su dati RICA Marche 100% 90% 80% 70% 60% 9% 6% 16% 17% 17% 20% 500 ed oltre % 40% 30% 20% 10% 0% 32% 37% 19% 19% 3% 5% Meno di 50 Convenzionali Biologiche Sotto il profilo della meccanizzazione invece i due gruppi di aziende sono abbastanza simili: c è una certa prevalenza del biologico per i mezzi tra 100 e 200 KW mentre le maggiori potenze vengono utilizzate nel convenzionale. Distribuzione delle aziende per classe di potenza motrice (KW) nel 2007 Fonte: nostra elaborazione su dati RICA Marche 100% 90% 80% 70% 60% 9% 6% 16% 17% 17% 20% 500 ed oltre % 40% 30% 20% 10% 0% 32% 37% 19% 19% 3% 5% Meno di 50 Convenzionali Biologiche Infine uno sguardo sulle dotazioni patrimoniali nel complesso, prendendo in considerazione il capitale investito. 16

17 Distribuzione delle aziende per classe di potenza motrice (KW) nel 2007 Fonte: nostra elaborazione su dati RICA Marche 100% 90% 80% 70% 60% 16% 14% 14% 13% 16% 21% 500 ed oltre % 40% 30% 20% 10% 0% 24% 31% 16% 7% 13% 12% Meno di 50 Convenzionali Biologiche Il confronto tra la ripartizione delle aziende per classi indica una maggiore prevalenza delle aziende meno capitalizzate nel gruppo delle convenzionali. Le aziende biologiche prevalgono nelle classi intermedie tra 100 e 300 mila euro mentre in quelle superiori le tipologie grossomodo si equivalgono. 2.2 Caratteristiche economiche Una seconda tipologia classificatoria delle aziende RICA è la dimensione economica calcolata sulla base del potenziale reddituale che deriva dalle dotazioni strutturali (superfici e capi). Distribuzione delle aziende per unità di dimensione economica nel % 90% 80% 6% 6% 15% 18% Fonte: nostra elaborazione su dati RICA Marche 70% 60% 50% 40% 30% 20% 31% 30% 30% 28% > 100 UDE UDE UDE 8-16 UDE 4-8 UDE 10% 0% 18% 18% Convenzionali Biologiche Il confronto mette in luce minori differenze rispetto a quello effettuato rispetto alle caratteristiche strutturali, con una leggera prevalenza delle aziende tra 40 e 100 UDE nel biologico. Le diversità strutturali non si ripercuotono quindi sulle dimensioni economiche delle aziende che appaiono abbastanza omogenee tra i due gruppi. La metodologia classificatoria è basata però su coefficienti unitari di reddito a livello regionale che sono gli stessi per biologico e per il convenzionale per cui si può affermare che non esistono sostanziali differenze strutturali tra i due gruppi ma per valutare se vi 17

18 sono diversità nei risultati economici occorre valutare l andamento della gestione. Il primo confronto è relativo alla composizione del valore della produzione distinto nelle sue tre principali componenti: costi variabili, costi fissi e reddito netto. Composizione della produzione lorda nel 2007 Valori in migliaia di euro Fonte: nostra elaborazione su dati RICA Marche RN CF CV Convenzionali Biologiche Nel complesso il gruppo delle aziende biologiche ha conseguito un maggiore valore della produzione aziendale che sfiora in media i 70 mila euro contro i 66 mila delle convenzionali. Questo migliore risultato lordo viene rovesciato in termini di reddito netto in quanto le aziende convenzionali hanno una più bassa incidenza dei costi ed in particolare di quelli fissi. In termini relativi i costi variabili rappresentano per i due gruppi rispettivamente il 38 e il 42%; quelli fissi il 28 ed il 33%. Esiste quindi uno scostamento di 4-5 punti percentuali tra le due tipologie aziendali. Tutto ciò si ripercuote sul risultato economico complessivo: 22 mila euro per le convenzionali e 17 mila per le biologiche. Si consideri che questi valori medi non tengono conto dell impiego della manodopera familiare, ovvero questi livelli di reddito servono a remunerare anche il lavoro autonomo oltre che i capitali aziendali. Escludendo eventuali motivazioni riconducibili ad una diversa efficienza aziendale 6, la maggiore incidenza degli oneri di gestione delle aziende biologiche deriva dal loro diverso orientamento produttivo, come è stato messo in evidenza precedentemente. La specializzazione verso i seminativi, cereali innanzitutto, delle convenzionali consente un contenimento dei i costi di produzione grazie all estensivizzazione di questi processi produttivi. Viceversa 6 Non è funzionale a questo lavoro valutare se esiste un differenziale di efficienza tecnico-economica tra i due gruppi di aziende, ma dato che queste provengono dello stesso campione di indagine è improbabile che esistano marcate differenze. 18

19 l orientamento meno specializzato delle biologiche e soprattutto la presenza di colture arboree, richiede maggiori dotazioni strutturali e un più intenso impiego di fattori produttivi. Le due tabelle che seguono consentono di scendere nel dettaglio dell analisi economica, specificando le diverse componenti della produzione per orientamento tecnico economico. Composizione della produzione lorda delle aziende convenzionali per OTE nel 2007 Valori in migliaia di euro Fonte: nostra elaborazione su dati RICA Marche Composizione della produzione lorda delle aziende biologiche per OTE nel 2007 Valori in migliaia di euro Fonte: nostra elaborazione su dati RICA Marche Polo OTE PL CV CF RN 1 Cereali 64,6 23,6 17,0 24,0 2 Ortofloricoltura 147,1 104,7 61,8-19,3 3 Coltivazioni permanenti 71,9 25,1 23,6 23,1 4 Allevamenti erbivori 73,1 29,6 16,3 27,2 5 Allevamenti granivori 116,3 56,8 21,6 37,9 6 Policoltura 44,1 19,8 15,6 8,8 7 Poliallevamento 55,1 23,8 15,4 15,9 8 Coltivazioni e allevamenti 68,8 23,6 19,7 25,5 composizione % 1 Cereali 100% 37% 26% 37% 2 Ortofloricoltura 100% 71% 42% -13% 3 Coltivazioni permanenti 100% 35% 33% 32% 4 Allevamenti erbivori 100% 41% 22% 37% 5 Allevamenti granivori 100% 49% 19% 33% 6 Policoltura 100% 45% 35% 20% 7 Poliallevamento 100% 43% 28% 29% 8 Coltivazioni e allevamenti 100% 34% 29% 37% Polo OTE PL CV CF RN 1 Cereali 96,0 27,7 30,2 38,1 2 Ortofloricoltura 3 Coltivazioni permanenti 31,8 12,5 15,5 3,8 4 Allevamenti erbivori 134,1 88,3 23,5 22,3 5 Allevamenti granivori 98,2 35,0 42,2 21,0 6 Policoltura 43,9 14,4 15,2 14,3 7 Poliallevamento 82,9 41,0 21,1 20,8 8 Coltivazioni e allevamenti 92,2 35,6 38,5 18,1 composizione % 1 Cereali 100% 29% 31% 40% 2 Ortofloricoltura 3 Coltivazioni permanenti 100% 39% 49% 12% 4 Allevamenti erbivori 100% 66% 18% 17% 5 Allevamenti granivori 100% 36% 43% 21% 6 Policoltura 100% 33% 35% 33% 7 Poliallevamento 100% 50% 25% 25% 8 Coltivazioni e allevamenti 100% 39% 42% 20% 19

20 I cereali sono molto diffusi nella regione grazie alle favorevoli condizioni pedoclimatiche e al fatto che richiedono manodopera ed investimenti contenuti rispetto ad altre attività agricole. Si può notare infatti come tra le convenzionali queste coltivazioni abbiano un livello notevolmente basso di costi fissi che sono proporzionali al valore delle dotazioni strutturali aziendali. Questo basso livello dei costi fissi assieme alla componente variabile, consente di ottenere buoni risultati reddituali. Il confronto con l analogo indirizzo biologico, segnala una migliore redditività media di quest ultimo grazie soprattutto ad una produzione lorda che è del 49% superiore al convenzionale. Il frumento biologico in effetti riesce solitamente a spuntare prezzi superiori al convenzionale e questo differenziale riesce a compensare i maggiori costi fissi che caratterizzano le aziende biologiche. Per l ortofloricoltura il confronto non è possibile in quanto non sono presenti nel campione Rica aziende specializzate, ma è interessante notare come i risultati economici delle convenzionali siano addirittura negativi a causa dell elevato livello dei costi variabili. Tra le coltivazioni permanenti sono comprese la vite e l olivo, colture notevolmente diffuse nella regione. Il confronto questa volta fa emergere i migliori risultati delle aziende convenzionali grazie in particolare ad un valore medio della produzione che è più che doppio rispetto al biologico. Si può quindi affermare che la presenza di molte aziende bio specializzate in coltivazioni permanenti è caratterizzata dalla presenza di unità produttive di modesta rilevanza economica, come testimoniano i 3800 euro di reddito netto medio aziendale. Per gli allevamenti di erbivori, tra cui prevalgono bovini e ovini, il confronto è favorevole al convenzionale in quanto presenta una media di costi variabili notevolmente più bassa rispetto al bio. Malgrado l elevato livello di produttività lorda infatti, il bio non riesce a tradurre i maggiori ricavi in reddito netto che mediamente è il 28% inferiore a quello del convenzionale. Le motivazioni possono essere diverse, tra queste occorre considerare che nel biologico hanno una maggiore incidenza gli allevament i estensivi, i cui costi di gestione sono elevati in quanto difficilmente consentono economia di scala in una regione come le Marche. Anche per i granivori i risultati sono migliori nelle aziende convenzionali. In questo caso si parte da una situazione già evidente a livello di produzione lorda che si ripercuote alla fine sul reddito netto. Quello delle aziende biologiche è appena superiore alla metà di quello delle convenzionali. Occorre ricordare che tra queste sono presenti anche allevamenti avicoli fortemente specializzati. L indirizzo policolturale è uno dei pochi che registra una migliore redditività media aziendale nel biologico grazie ad un livello di costi fissi e variabili inferiore al convenzionale. 20

21 La stessa situazione si verifica per gli allevamenti misti, ma in questo caso sono i ricavi lordi a premiare maggiormente il biologico con un a media del 50 superiore al convenzionale. Infine nell indirizzo produttivo più diversificato che comprende coltivazioni ed allevamenti non specializzati, la situazione economica è più favorevole per le aziende convenzionali anche se partono da un minore valore della produzione lorda. La differenza la fanno i costi, specie quelle fissi, che nel bio sono quasi doppi rispetto al convenzionale. L analisi comparata sulle caratteristiche economiche ha messo in luce alcuni elementi di differenzazione del biologico rispetto al convenzionale da tenere in considerazione nelle successive fasi dello studio: la superiore incidenza dei costi strutturali può essere un punto di debolezza in situazioni economiche fortemente variabili ma è al tempo stesso un elemento che segnala la minore volatilità di queste strutture produttive ed un maggiore radicamento sul territorio; l unica specializzazione produttiva a vantaggio del bio è quella cerealicola che appare quindi un punto di forza competitivo ed una caratteristica che appare collegata alla presenza di una filiera; la diversificazione delle attività agricole è più remunerativa rispetto al convenzionale, ma è anche il segnale della presenza di unità produttive che più difficilmente possono essere integrate verticalmente lungo una filiera; l elevato livello di produttività lorda degli allevamenti di erbivori non si traduce in un maggiore margine di redditività per i produttori che fanno fronte ad oneri gestionali molto consistenti. 2.3 Analisi spaziale La diffusione e concentrazione delle aziende sul territorio è un segnale importante per capire se sono presenti organizzazioni di filiera o se esistono i presupposti affinché queste possano svilupparsi. Come è stato scritto precedentemente, quella della concentrazione spaziale è una condizione necessaria ma non sufficiente per affermare che una filiera esiste in quanto è probabile, ma non certo, che operatori vicini abbiano rapporti commerciali fra loro. Per superare questo limite conoscitivo è stata condotta un indagine diretta su un gruppo selezionato di operatori, i cui risultati saranno illustrati successivamente. In questo paragrafo si analizzerà la diffusione sul territorio regionale degli operatori biologici iscritti all albo per mettere in evidenza eventuali ambiti di specializzazione territoriale. La tecnica utilizzata è quella della georeferenziazione 7, che ha consentito l identificazione delle coordinate geografiche degli operatori attraverso le informazioni anagrafiche. I punti posti sulla mappa rappresentano i singoli operatori 8 e la simbologia utilizzata consente di determinarne la tipologia: produttori, trasformatori o produttori che trasformano i propri prodotti. 7 Questa tecnica presenta alcuni limiti in quanto si basa sulle informazioni anagrafiche che in alcuni casi potrebbero riferirsi alla sede legale e non a quella operativa; inoltre il grado di precisione della localizzazione varia a seconda della copertura geografica dei servizi di georeferenzazione utilizzati. 21

22 Distribuzione territoriale degli operatori biologici Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Marche Ad una prima analisi si evidenzia la capillare presenza degli operatori in tutte le province, con una più marcata concentrazione lungo la fascia collinare interna specie nel settore meridionale. Come prima approssimazione, basandosi sull ipotesi che la compresenz a sulla stessa porzione di territorio di produttori e trasformatori sia il segnale dell esistenza di una organizzazione di filiera, sembrano delinearsi alcune aree sub regionali. Partendo da nord verso sud, la prima zona è quella del Montefeltro ed in particolare l area attorno ad Urbino dove sono presenti alcuni trasformatori nei maggiori centri urbani e numerosi produttori sparsi nei territori limitrofi. Restando nel Pesarese, si evidenzia la zona della media Val Metauro per poi scendere in provincia di Ancona nell area dei Colliesini e nella collina litoranea tra l Esino ed il Cesano. Più a sud si nota una forte concentrazione tra le province di Fermo e Macerata ed in misura inferiore lungo la dorsale appenninica. Addensamenti di operatori bio lungo la filiera anche in provincia di Ascoli ed in particolare nel settore più collinare e prossimo alla costa. Un successivo passaggio nello sviluppo dell analisi spaziale è stato quello di valutare l ordinamento colturale prevalente per qualificare le aree individuate sotto il profilo della specializzazione produttiva. In assenza di informazioni specifiche sulle superfici biologiche, sono state associate alle aziende dell albo regionale le superfici dichiarate all AGEA nel 2007, successivamente queste sono state riclassificate nelle 8 A causa dell approssimazione nell individuazione delle coordinate geografiche a partire dall indirizzo aziendale, in diversi casi i punti sulla mappa sono coincidenti per cui la loro numerosità apparente è minore. 22

23 principali tipologie colturali, ed infine è stata individuato l eventuale indirizzo prevalente 9. I cartogrammi che seguono sono il risultato di queste elaborazioni e rappresentano la densità territoriale degli operatori su base comunale. Densità territoriale degli operatori biologici per specializzazione produttiva Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Marche e AGEA Foraggere Viticole Cerealicole Olivicole Industriali 9 Non è stato possibile associare le superfici a tutti gli operatori biologici in quanto tra questi sono presenti imprese solo trasformatrici e/o produttori che non risultano beneficiari di aiuti PAC. Nel complesso le superfici associate si riferiscono a 2181 aziende biologiche (su 2649 operatori totali). Sono stati considerati prevalenti quegli indirizzi colturali la cui quota di superficie è superiore al 50% della superficie complessiva aziendale. 23

24 Prima di affrontare l analisi spaziale delle specializzazione produttive occorre sottolineare che circa il 30% dei casi presi in considerazione non presenta un indirizzo produttivo prevalente e questo gruppo di aziende non verrà preso in considerazione. L orientamento colturale prevalente che riguarda il maggior numero di aziende è quello foraggero (37%) seguono a notevole distanza quello viticolo e quello cerealicolo (7%), infine sono stati presi in considerazione gli indirizzi olivicoli e industriali anche se la loro incidenza è molto bassa (3% dei casi). La foraggicoltura è diffusa in maniera abbastanza uniforme su tutto il territorio regionale ma è possibile individuare alcune zone dove è maggiore la concentrazione di aziende specializzate. Si può notare infatti sia l area del Montefeltro così come la montagna tra Ancona e Macerata e la fascia collinare e pedemontana meridionale, fino alla media collina della provincia di Ascoli. Per la viticoltura è molto marcata la specializzazione nell Ascolano (bassa valle del Tronto) e in maniera inferiore in quella dei Colliesini e del Conero in provincia di Ancona. Appaiono maggiormente distribuite le aziende cerealicole specializzate: in particolare nelle province di Pesaro, Ancona e Macerata sono diffuse sulla fascia collinare mentre sono più concentrate nell Ascolano. L olivicoltura è maggiormente presente nell Ascolano e nella collina intermedia delle province di Ancona e Pesaro (zona di Cartoceto) e sulla fascia litoranea del Fermano. Meno presente nel maceratese. Infine le aziende specializzate nelle coltivazioni industriali mostrano una leggera concentrazione nella fascia collinare che attraversa le tre province di Ascoli, Fermo e Macerata e in quella a ridosso tra la province di Macerata e Ancona. 24

25 3 Il sistema regionale Le analisi quantitative precedenti non riescono purtroppo a definire quali possano essere i rapporti tra imprese lungo la filiera o direttamente con in mercato, anche se da alcune delle caratteristiche evidenziate si può ragionevolmente affermare che la maggior parte delle aziende di produzione non sono integrate in una organizzazione di filiera consolidata. Per approfondire la questione si è quindi provveduto a sviluppare due analisi qualitative: la prima attraverso una serie di interviste a testimoni qualificati, la seconda invece condotta attraverso un indagine diretta presso un gruppo selezionato e diversificato di produttori. Con la prima si intende fornire un quadro generale sul ruolo dell agricoltura biologica nel contesto regionale e le sue potenzialità di sviluppo, con l indagine invece si è voluto verificare come gli imprenditori approcciano al mercato e se fanno parte e/o sono interessati a partecipare ad una organizzazione di filiera. 3.1 Le principali questioni Le interviste realizzate ad alcuni operatori del settore, sono state condotte seguendo una traccia per le domande (in allegato) così da consentire la comparabilità delle opinioni. L obiettivo è stato quello di raccogliere le principali questioni che riguardano il biologico regionale scendendo poi nel dettaglio dell approccio di filiera valutandone la diffusione e l interesse. Lo schema che segue riepiloga le opinioni ricorrenti collocandole all interno di un analisi dei punti di forza, debolezza, opportunità e minacce. Si tratta di una analisi qualitativa spesso utilizzata in ambito aziendale e di settore economico, per evidenziare gli elementi che giocano un ruolo positivo o negativo per lo sviluppo competitivo. In generale i punti di forza e debolezza si riferiscono alla situazione attuale e sono elementi da difendere (forza) o da risolvere (debolezza). Le opportunità e le minacce si riferiscono agli scenari futuri e sono situazioni da cogliere (opportunità) o da affrontare (minacce). 25

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