Il Centro Storico Unesco di Napoli: indirizzi e metodologie per la redazione del Piano di Gestione

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1 Il Centro Storico Unesco di Napoli: indirizzi e metodologie per la redazione del Piano di Gestione Consigliere Incaricato Ing. Nicola Salzano de Luna Responsabile Dr. Ivano Russo 2010 Ricerca finanziata con il contributo della C.C.I.A.A. della Provincia di Napoli Pagina 1

2 2010 Centro Studi Unione Industriali di Napoli Napoli Piazza dei Martiri, 58 Coordinamento Ricerca Tiziana Iorio - Comitato Centro Storico UNESCO Paola Russo - Centro Studi dell Unione Industriali di Napoli Pagina 2

3 Coordinamento dei gruppi di lavoro Tiziana Iorio & Paola Russo Aspetti giuridici Dott. Raffaele Raimondi Aspetti storici, architettonici ed urbanistici Prof. Arch. Giulio Pane (coordinatore) Arch. Raffaele Catuogno, Arch. Veronica Boccuni, Arch. Anna Maria Esposito. Aspetti strutturali Prof. Mario Migliore (coordinatore) Dott. Ing. Gerardo Spina, Dott.a Ing. Felicita Ramundo, Dott. Ing. Luigi Mollo Aspetti geologici e del sottosuolo Prof. Giovan Battista dé Medici (coordinatore) Dott. Maurizio Cice, Dott. Ermanno Marino, Dott. Carmela De Riso, Aspetti economici Prof. Paolo Stampacchia (coordinatore) Dott. Francesco Bifulco, Dott.a Tiziana Russo Spena, Dott. Marco Tregua Aspetti associativi, formativi e culturali Tiziana Iorio (coordinatrice) Dott.a Giuliana Albano, Dott.a Amata Mercurio Aspetti tecnologici Prof. Giuseppe Longo (coordinatore) Prof. Massimo Brescia, Dott.a Amata Mercurio, Dott. Giuseppe Riccio Pagina 3

4 SOMMARIO 1 INTRODUZIONE NUOVE TECNOLOGIE PER L ATTUAZIONE DEL PIANO DI GESTIONE Nuove tecnologie per la valorizzazione del centro storico Esempio: Semacode Requisiti generali di un GIS urbano La definizione degli obiettivi Utilità ed utilizzo di un GIS per il centro storico Metodi e Strategie Realizzative Informazioni sul set di dati La base di conoscenza L aggiornamento e la gestione dei dati Appendice: suggerimenti per la struttura del sito web Introduzione Homepage Area pubblica Area riservata Pagina 4

5 1 INTRODUZIONE Un piano di gestione, è un elaborato tecnico che costituisce lo strumento necessario per definire e rendere operativo un processo di tutela, conservazione, valorizzazione e fruizione, condiviso da più soggetti e formalizzato attraverso un accordo tra le parti. Come sottolineato dalla Commissione Nazionale siti UNESCO, un Piano di Gestione mira a razionalizzare ed integrare tale processo, ovvero realizza in pratica quel concetto di approccio integrato che è in grado di coniugare la necessità di tutelare e conservare i siti, con le esigenze di sviluppo socio-economico. L'importanza di un approccio integrato diventa fondamentale nel caso del capoluogo Partenopeo che è "[...] una delle più antiche città d'europa, il cui tessuto urbano contemporaneo conserva gli elementi della sua storia ricca di avvenimenti. I tracciati delle sue strade, la ricchezza dei suoi edifici storici caratterizzanti epoche diverse conferiscono al sito un valore universale senza uguali, che ha esercitato una profonda influenza su gran parte dell'europa e al di là dei confini di questa". Una descrizione estremamente efficace, estratta dalla motivazione con la quale il Bureau du Patrimoine Mondial dell'unesco si pronunciava all'unanimità per l'inserimento del centro storico di Napoli nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'umanità. In questo contesto, la metodologia sviluppata nel presente documento si caratterizza come un manuale operativo, il cui obiettivo ultimo è indicare quelle linee generali e strumenti tecnici che appaiono indispensabili per realizzare il Piano di Gestione. Il modello proposto in questo documento, descrive la sequenza di attività che devono essere adottate nella redazione del Piano di Gestione di Napoli per tutelare le unicità, sviluppare le peculiarità e gestire la risoluzione delle criticità del centro storico di Napoli, sfruttando ove possibile le moderne tecnologie ed il rigore proprio del metodo scientifico. Nella redazione della metodologia per la realizzazione del piano di gestione di Napoli sono stati seguiti i principi fondamentali delineati nelle Linee Guida elaborate dalla Commissione Nazionale Siti UNESCO e Sistemi Turistici Locali [Rif.1]. Inoltre è stato utilizzato come guida e modello di sviluppo del presente documento, lo studio condotto dalla Ernst & Young Financial Business Advisor S.p.A. [Rif.2], che ha definito la metodologia ed il modello per la realizzazione dei Piani di Gestione. Tale documento infatti, pur se in corso di revisione 1 da parte del MIBAC, rappresenta attualmente un insostituibile riferimento. Da tale documento si evince lo schema riportato in Figura 1 che dà anche il filo conduttore dei successivi paragrafi. 1 Relazione di A.M. Ferroni alla VI Conferenza Nazionale dei Siti Italiani Iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell UNESCO, Roma, novembre 2010, MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Eventi/visualizza_asset.html_ html Pagina 5

6 Figura 1-1: Metodologia per la definizione di un Piano di Gestione dei siti UNESCO [Rif.2] Si vuole inoltre sottolineare come, al momento, sia in corso di aggiornamento la Dichiarazione di Eccezionale Valore Mondiale dei Siti UNESCO per una Migliore Conservazione e Gestione. Al riguardo va ricordato che il Comitato del Patrimonio Mondiale insieme agli organismi consultivi ICOMOS e IUCN ha elaborato una nuova definizione di eccezionale valore mondiale dei siti UNESCO, che riassume in sé i recenti sviluppi del dibattito internazionale sui temi della protezione e gestione[rif.3]. Tale nuova definizione sarà l ineludibile premessa per l elaborazione dei Piani di Gestione e quindi, ognuno di essi dovrà essere predisposto in modo da potersi adattare ad uno scenario in continua evoluzione. Durante l'analisi propedeutica devono essere raccolti, archiviati e analizzati i documenti e le informazioni utili all'identificazione dei capisaldi su cui si dovrà fondare il piano di gestione. Ovviamente, le tipologie dei dati e delle loro modalità di raccolta ed aggiornamento pongono forti vincoli sulle infrastrutture informatiche di supporto (Ved. M. Brescia, questo volume). Tra le altre funzionalità, il sistema informatico dovrà essere concepito in modo da poter accedere e consultare facilmente in qualsiasi momento tutti i documenti necessari e soprattutto utilizzare le analisi essenziali alla formulazione dei Piani di Azione che rappresentano il nucleo del Piano di Gestione. Aspetti fondamentali dell'analisi propedeutica sono l'individuazione dei valori universali e la classificazione del sito. Per fare ciò è necessario tener conto dei criteri utilizzati per l iscrizione di Napoli nel patrimonio UNESCO, così come essi vengono elencati nella WORLD HERITAGE LIST (WHL) [RIF.4]. L'UNESCO ha deciso di inserire il centro storico di Napoli nel patrimonio dell'umanità in base al fatto che esso soddisfa i due seguenti criteri: Pagina 6

7 to exhibit an important interchange of human values, over a span of time or within a cultural area of the world, on developments in architecture or technology, monumental arts, town-planning or landscape design; to be an outstanding example of a type of building, architectural or technological ensemble or landscape which illustrates (a) significant stage(s) in human history; Infatti (primo criterio WHL) The manifold values of the historic centre of Naples relate to each of the criteria for inclusion on the World Heritage List. Masterpieces such as the conventual complex of Santa Chiara or the Castel Nuovo are integral to the overall townscape and urban fabric of Naples, where successive interventions, without obliterating the characteristics of existing elements, create spatial situations that are unique and transcend their physical dimensions to merge indissolubly with the town. Napoli appare essere una città unica nel suo genere in quanto: is a city of great antiquity with an historical trajectory that has seen it exposed to a very wide range of cultural influences, all of which have left their traces in the city s urban fabric and its architecture e rende impossibile analisi comparative con altre città già inserite nel patrimonio UNESCO: It is difficult to identify a city or cities with which Naples might be compared. Its cultural roots so completely different from those of any other Italian city that comparison would be worthless. It is equally difficult to equate Naples with other major Mediterranean cities such as Barcelona or Marseilles. Uniqueness is a quality that is hard to define, but Naples seems to come very close to having it, however defined. A partire dai criteri delineati nel WHL, si possono definire gli elementi fondanti per orientare il piano di gestione: Aspetti socio-economici (censimento, inquinamento antropico, aspetti produttivi, stakeholders, soggetti e istituzioni presenti e/o insistenti nell area); Aspetti architettonico-urbanistici; Patrimonio artistico-culturale; Sottosuolo e sottoservizi; Indagine Strutturale; Mobilità e servizi ai cittadini (anche inquinamento acustico, vibrazioni, etc.). Sulla base dei sopraelencati elementi fondanti è stato quindi, possibile classificare il Centro Storico di Napoli e, nel contesto del presente documento, sono stati costruiti gruppi di lavoro formati da esperti, ognuno dei quali, ha studiato i singoli aspetti sulla base delle proprie competenze, producendo una codifica in gruppi aventi affinità e caratteristiche simili, sulla base di elementi distintivi culturali (di rilevanza storica, archeologica, artistica, architettonica, paesaggistica) e naturali (aspetti legati alle peculiarità di conformazione fisica, alle biodiversità, alla geomorfologia, ecc., caratterizzanti il territorio). Tutti i gruppi sono composti da esperti provenienti dalle Università e dagli enti di ricerca del territorio campano. Tale scelta che potrebbe apparire autarchica è stata in realtà imposta da una serie di considerazioni che in un certo senso sono dettate da quella stessa unicità che è il fondamento della dichiarazione UNESCO. Il territorio Campano presenta una ricchezza di risorse intellettuali (cinque atenei ed un gran numero di istituti ed enti di cultura) che danno garanzia di potere far fronte ad un problema complesso che, non può in alcun modo essere delegato ad un unico ente o società. L insistenza sul territorio e l aver partecipato spesso da protagonisti alla storia ed allo sviluppo del Centro Storico della città (si veda ad esempio il caso dell Università Federico II che ha il suo cuore pulsante nel Centro Storico sin dal 1224) fa sì che questi Enti abbiano una conoscenza di prima mano e diretta dei problemi, delle criticità e delle risorse esistenti. Una conoscenza che, ad esempio, si traduce in un più facile accesso alle fonti di informazione indispensabili: archivi, data base, documenti storici e legislativi che rappresentano uno dei principali strumenti per il successo di qualunque tentativo di gestione del Centro Storico. Infine, si vuole sottolineare come una partecipazione diretta degli Enti suddetti alla gestione del Centro Storico sia non solo auspicabile, ma addirittura necessaria al fine di innescare quel circolo virtuoso di rilancio culturale e sociale che è uno dei principali obbiettivi del piano di Gestione. Infine, si vuole porre in evidenza come qualunque piano di gestione che voglia essere in grado di sfruttare al meglio l esistente e di adattarsi rapidamente ai mutevoli scenari che caratterizzano una società moderna non possa prescindere dallo sfruttamento di tutte le potenzialità di comunicazione, gestione e documentaristiche offerte dalle moderne tecnologie. Per questo motivo, in molte sezioni del presente documento si è prestata particolare attenzione nell indicare come le moderne tecnologie ICT, sensoristiche, etc. possano essere utilizzate Pagina 7

8 per ottimizzare l uso della tecnologia ai fini della gestione di una realtà così complessa come quella che si delineerà nel corso della lettura del presente documento. Una volta individuate le macroesigenze del Piano di Gestione e l area di riferimento, è necessario effettuare la mappatura degli stakeholder. Le indicazioni MiBAC identificano le seguenti tipologie di stakeholders: Regioni Province Soprintendenze Comuni Comunità Montane Camera di Commercio Enti pubblici Parchi Associazioni di Categoria Azienda Autonoma di Turismo (MODIFICARE) Università Istituti di Ricerca Associazioni Culturali Associazioni no profit Imprese Fondazioni Per ognuno di questi stakeholder (se presenti sul territorio considerato) occorrerà identificare: i) ruolo nella gestione dell area, ii) grado di coinvolgimento, iii) referente. Pagina 8

9 2 NUOVE TECNOLOGIE PER L ATTUAZIONE DEL PIANO DI GESTIONE A cura di Massimo Brescia Il termine città deriva dal latino civitas, che si riferisce ad una comunità altamente organizzata, usato in riferimento in particolare alle Città-Stato dell antica Grecia (Polis). In base alla definizione del dizionario la città è: un area abitata; più ampia di un villaggio: è un centro di popolazione ampio e importante, altamente organizzato, con popolazione relativamente permanente e con elevate capacità, incapace di produrre in modo autosufficiente il proprio cibo e di solito dipendente dalla manifattura e dal commercio per la soddisfazione dei bisogni e dei voleri dei suoi abitanti. In un tale contesto il centro storico è solitamente il nucleo originario (storico appunto) di una città. Il luogo cioè in cui risiedono le principali strutture architettoniche, valorizzate dal tempo. Spesso, come nel caso di città storiche come Napoli, questo nucleo mantiene un livello di densità demografica che deve essere tenuto in debito conto nella formulazione di modelli che possano identificarne le dinamiche interne e in grado di valorizzare e preservare al tempo stesso le prerogative artistiche e monumentali presenti. Dunque, in questo senso una simile tipologia di centro storico può essere equiparata alla stregua di un tipico nucleo urbano, avente due caratteristiche fondamentali (pur essendo ben consapevoli che un centro storico mantiene peculiarità ed esigenze del tutto originali rispetto ad un generico nucleo urbano): CONCENTRAZIONE: densità (edilizia, edificato/superficie territoriale o demografica, abitanti/km 2 ) DIMENSIONE: numero di abitanti E dunque possibile identificare un centro storico come un centro urbano caratterizzato da 3 fenomeni strutturali essenziali: 1. Agglomerazione: ossia concentrazione di processi fisici, economici, sociali spaziali; 2. Mobilità: di persone, merci, risorse naturali, rifiuti,informazioni, dati; 3. Centralizzazione: di elementi fisici, scambi economici, interazioni culturali e politiche; Esso tuttavia è qualcosa di più della semplice somma di questi aspetti: è il risultato della loro interazione dinamica. Inoltre, nell analisi di una strategia di sviluppo e valorizzazione di un centro storico non si può prescindere dal contestualizzarlo rispetto all area urbana che lo circonda e ne condiziona giocoforza le potenzialità ed i vincoli di ristrutturazione, gestione logistica e manutenzione. In una città come Napoli il centro storico, in relazione all intero contesto cittadino, contiene, in misura più o meno rilevante, come unità endogene le seguenti funzioni e relativi raggi d azione: Culturale: Istruzione primaria e secondaria, università, impianti museali, teatri, luoghi di culto, aree archeologiche; Direzionale: istituti governativi e giudiziari, agenzie centrali di credito, assicurative, di servizi per il terziario; Produttiva: mercato del lavoro, centri di gestione domanda/offerta per lavoro urbano, pendolari, lavoro altamente qualificato, PMI (Piccole e Medie Imprese), artigianato; Distributiva: mercati, grossisti, commercio al dettaglio, trasporti locali e metropolitane, reti di fognature, erogazione acqua, elettricità, gas, telefonia, servizi ospedalieri ambulatoriali e specialistici; Molte di queste funzioni non sono comuni a tutti i centri storici, ma costituiscono una realtà preponderante in quello di Napoli, causando problematiche e dinamiche molto più complesse che in altri centri storici più canonici. Pagina 9

10 Nell ambito più generale dei nuclei urbani, di solito si suole distinguere tra città in senso lato e area metropolitana, attribuendo al nucleo centrale il maggior ruolo di regione funzionale urbana. Sotto molti aspetti, per Napoli il suo centro storico coincide con la sua regione funzionale. E dunque necessario includere nel modello da cui estrapolare il piano di gestione le seguenti problematiche: a) tutela e valorizzazione del patrimonio artistico e storico; b) pianificazione territoriale metropolitana; c) reti infrastrutturali e servizi a rete; d) piani di traffico intercomunali; e) tutela e valorizzazione dell ambiente; f) rilevamento e contenimento dell inquinamento acustico e atmosferico; g) interventi di difesa del suolo e di tutela idrogeologica; h) raccolta, distribuzione e depurazione delle acque; i) smaltimento dei rifiuti; j) tutela e valorizzazione dell artigianato e delle tradizioni artistiche e manifatturiere; k) distribuzione commerciale. Il concetto di area funzionale metropolitana applicato al centro storico è molto utile, perché prescinde dalla semplice identificazione della municipalità amministrativa e considera gli effettivi legami funzionali del centro storico con le aree circostanti. Tre aspetti devono però essere considerati affinché vi possa essere un centro storico considerato come un area funzionale metropolitana: 1) un minimo di densità demografica (cioè di popolazione residente); 2) un numero minimo di popolazione impiegata in attività puramente occupazionali; 3) una certa (considerevole per un centro storico) percentuale di individui che popola occasionalmente il territorio. In particolare le tre tipologie enunciate sopra costituiscono i principali stakeholder del centro urbano d interesse. Assumendo che un modello verosimile di centro storico, inteso come centro urbano funzionale, sia governato da elementi altamente dinamici di causa-effetto, si può quindi applicare la teoria della dinamica urbana, che si fonda sul ciclo produttivo in cui l ammodernamento dei luoghi e delle strutture, nonché della loro accessibilità, causa l incremento della presenza demografica (stabile o occasionale), che a sua volta influenza la spinta occupazionale e quindi la richiesta di un ulteriore miglioramento dei luoghi e delle strutture (principio di causazione circolare cumulativa di Myrdal). Consideriamo il centro storico come un sistema aperto e caratterizzato da catene di retroazione: ogni variazione negli attributi di un elemento genera variazioni a catena negli altri elementi e quando la catena si chiude si ha un ulteriore modifica per retroazione. Ovviamente, è pleonastico affermare la condizione di base che un ammodernamento strutturale e tecnologico di un sito abbia come duplice scopo quello implicito di preservare nel tempo lo stato del sito stesso, nonché quello esplicito di renderlo un attrattiva che possa agire da volano per l incremento di una filiera di attività produttive, benefiche sia per le condizioni occupazionali della cittadinanza, sia per i visitatori e sia per la riqualificazione ambientale e culturale della città intera. Lo schema semplice che sovrintende ed implementa uno schema ispirato al nuovo paradigma tecnologico (l ICT o Information & Communication Technology) è quello mostrato di seguito in figura 9.1. Pagina 10

11 Figura 9-1: Meccanismo di crescita circolare cumulativa Esso innesca un cosiddetto meccanismo di crescita circolare cumulativa, che si basa sulla retroazione positiva fra i vari elementi, a partire da una condizione pre-esistente, che nel caso di un centro storico è chiaramente rappresentata dalla presenza naturale di un sito d interesse (culturale, ricreativo, artistico, storico, politico, commerciale o strategicamente propedeutico ad uno di essi) e di un indotto di attività e servizi gestionali di base (casualmente limitrofi al sito o istituiti ad hoc). D altra parte, il meccanismo del paradigma tecnologico non deve prescindere da interventi atti a migliorare le condizioni di accessibilità alle risorse del territorio. Elemento questo, estremamente importante in un centro storico, ossia in un agglomerato densamente popolato e circondato da entità urbane e sub-urbane quanto mai complesse. Il modello da elaborare per una nuova concezione del centro storico deve essere tale da dare una notevole importanza al rapporto tra valore ed utilizzo di un territorio. L ipotesi di base deve fondarsi sul fatto, peraltro ovvio, che ogni sito d interesse ricaverà utilità diverse dai diversi luoghi limitrofi a seconda della sua posizione e dell accessibilità di questi ultimi. Ossia il principio base deve essere l ipotesi di spazio isotropo e isomorfo (stessa facilità di spostamento in ogni direzione), in cui l accessibilità sarà massima nel centro geometrico del sito, e con valori decrescenti spostandosi verso la periferia (accessibilità come funzione inversa della distanza dal centro). Si formerà così una geografia dei valori del territorio e degli immobili modellata sul grado di accessibilità. All occorrenza si possono individuare diverse varianti ad hoc del modello citato, riguardante l utilizzo funzionale del territorio. Ad esempio, abbandonando l ipotesi di isotropia: accessibilità diversa lungo le maggiori arterie. I cerchi concentrici, con cui solitamente si suole identificare i livelli di centralità di un area urbana, si trasformano allora in qualcosa di simile a stelle, con tante punte quanti sono gli assi di grande comunicazione che convergono al centro (vedi figura 9.2). Pagina 11

12 Figura 9-2: Esempio di definizione a stella di un territorio urbano Oppure, l abbandono dell ipotesi di omogeneità del territorio: esistono aree che per ragioni storiche, architettoniche o naturali hanno un pregio e un valore particolare, al contrario di altre con situazioni di degrado cronico. Infine un centro storico può aver inglobato nella sua crescita, senza un piano organico di gestione e sviluppo, centri minori preesistenti, già dotati di infrastrutture e servizi, in corrispondenza dei quali si dovranno verificare ipotesi di sviluppo limitrofo coerente. Quest ultimo è un caso non raro in un contesto di centro storico non pianificato in modo omogeneo. In queste circostanze si possono impiegare i cosiddetti modelli gravitazionali, in cui si identificano dei punti di accumulazione sulla base dell influenza gravitazionale (rilevanza storica, architettonica, culturale, sociale, impiantistica) che possono influenzare le aree ed i percorsi circostanti (modelli reticolari). Da un punto di vista più generale, modelli gravitazionali o più in generale dinamici (per esempio Wilson & Harris, descritto nel seguito) rientrano nella categoria dei modelli di interazione spaziale che: Permettono di prevedere la direzione e la dimensione di un certo tipo di flusso (persone, beni) utilizzando delle variabili che misurano le proprietà strutturali dell ambiente in cui si verifica il fenomeno oggetto di studio; Si basano principalmente sullo sviluppo metodologico di Wilson & Harris; Condividono il principio newtoniano della gravitazione universale; Sino a poco tempo fa le reti (o reticoli urbani) erano viste come collegamenti tra elementi. Nella nuova visione, grazie all evoluzione tecnologica ed alla globalizzazione mediatica, gli elementi vengono sostituiti da reti di flussi: la concentrazione si focalizza sulle tessiture di reti di comunicazione. Il centro storico di una città moderna è il naturale punto di convergenza di vie di comunicazione e flussi: esso diviene un nodo di circolazione di informazioni e in cui avvengono anche le cosiddette rotture di carico, ovvero il luogo in cui ci può essere il passaggio da un vettore all altro di trasporto (anche per motivi di accessibilità e di logistica). La città come nodo è definita anche gateway nella letteratura anglosassone, ovvero porta di accesso. Le strutture con cui la città instaura comunicazione possono essere porti, aeroporti, banche dati in rete. Nel loro complesso le relazioni forniscono la portata della funzione di gateway della città. Ed in questo contesto un ruolo predominante è svolto dal suo centro storico. Da qui l importanza strategica di introdurre una forte spinta tecnologica al tessuto di un centro storico che voglia incrementare il suo ruolo cardine di maggiore polo attrattivo e qualificante per la sua città. I cosiddetti centri storici delle città rappresentano il nucleo storico, culturale e sociale di un centro urbano. In quanto humus primario del tessuto territoriale di una città, per quanto descritto nella premessa, non si può prescindere dall applicazione ad essi di modelli descrittivi e rappresentativi di un area urbana, ovviamente rapportandone in scala le problematiche ed estendendone le esigenze peculiari. In generale la modellistica urbana applica le tecniche e le metodologie della modellistica matematica al territorio, per studiare ed analizzare i Pagina 12

13 cambiamenti che vi avvengono a seguito delle trasformazioni che vi si operano. Vi sono alcuni aspetti che differenziano la modellistica applicata al territorio dalle altre branche della stessa disciplina. Una delle caratteristiche particolari dei sistemi territoriali è di essere eterogenei, sia fra sistemi diversi, sia all'interno dello stesso (le parti costitutive di ciascun sistema sono molteplici: sistema dei trasporti, sistema economico, residenze, servizi, attrattive etc ); si può quindi evidenziare un aspetto fondamentale della modellistica urbana: l'essere multidisciplinare. La varietà dei modelli urbani esistenti riflette quindi la complessità e varietà dei sistemi a cui vengono applicati: possono essere deterministici o stocastici, statici o dinamici; operano inoltre a diversi livelli di scala (dal centro storico, alla singola città, fino a scale internazionali). Nonostante queste grandi differenze, si possono rilevare alcune caratteristiche comuni ai vari modelli: 1. sono modelli matematici: le relazioni fra i diversi attori presenti sul territorio sono formalizzate da equazioni che possono essere implementate su elaboratori elettronici; 2. sono omnicomprensivi: dovendo integrare i principali elementi di sviluppo di un sistema urbano (trasporti, uso del suolo, cambiamenti demografici, evoluzione dei servizi e della qualità della vita etc ); 3. sono operativi: cioè sono stati formulati per essere implementati, calibrati ed utilizzati su un sistema urbano o sub-urbano sia per analisi teoriche che per ricerche volte a pianificare strategie d intervento/manutenzione; Applicare le procedure della modellistica matematica ai sistemi urbani consente di poter gestire, grazie allo sviluppo delle tecnologie informatiche e alla crescente potenza di calcolo dei computer, una grande quantità di dati. Consente inoltre di analizzare i rapporti di nuovo tipo che si vanno affermando, come la crescente interazione tra i settori economici (interazioni a livello non solo "fisico", ma anche "virtuale", come i flussi di informazione connessi allo sviluppo delle nuove tecnologie informatiche). L'interazione fra i settori fa sì che il ruolo di ciascuno appaia sempre più influenzato da come esso si collochi entro la struttura delle interazioni, quindi svincolato dalla semplice posizione geografica: sono ormai noti molti casi di piccoli centri in cui sono presenti funzioni economiche di alto livello. Inoltre la non-linearità e gli effetti legati alle interdipendenze possono determinare dinamiche endogene delle interazioni stesse, difficilmente considerabili senza l'ausilio delle tecniche proprie della modellistica. Uno dei maggiori vantaggi connessi all'uso dei modelli è la possibilità di eseguire simulazioni ed analisi su scenari differenti: è chiara l'utilità nella fase di pianificazione di un territorio. Seguendo la traiettoria nel tempo della (o delle) grandezze scelte, è possibile individuare l'evoluzione del sistema oggetto di studio. E altresì importante l aspetto più propriamente operativo della tempistica, che deve essere analizzato e studiato a posteriori, individuando le risorse, umane ed economiche a disposizione, nonché l applicazione sequenziale (o parallela, laddove sia possibile) delle soluzioni ai vari aspetti descritti dal modello, tenendo conto delle priorità e delle esigenze logistiche e materiali. Ma non dimentichiamoci che un modello di un sistema complesso come un centro storico presenta delle caratteristiche di auto-evoluzione dinamica, cui si possono associare formalizzazioni ereditate dall osservazione degli organismi naturali in stato di autopoiesi. Intorno al 1972, Humberto Maturana e Francisco Varela elaborarono il concetto di autopoiesi, termine coniato unendo le parole greche autos (se stesso) e poiesis (creazione, produzione). Il concetto è così definito da Varela: "Un sistema autopoietico è organizzato come una rete di processi di produzione di componenti che produce le componenti che: attraverso le loro interazioni e trasformazioni rigenerano continuamente e realizzano la rete di processi che le producono e la costituiscono come un'unità concreta nello spazio in cui esse esistono, specificando il dominio topologico della sua realizzazione in quanto tale rete" In sintesi un sistema autopoietico è un sistema che ridefinisce continuamente sé stesso ed al proprio interno si sostiene e si riproduce, evolvendosi. Secondo questo modello i sistemi sono funzionalmente aperti (hanno scambi di materia, energia, informazioni con l esterno) ma operativamente chiusi. In questi sistemi autopoietici (che si strutturano da soli) l input esterno funziona solo come stimolo che induce perturbazioni nello stato del sistema. Pagina 13

14 A tali perturbazioni il sistema reagisce modificando la sua struttura interna, ma senza seguire regole di trasformazione: la risposta non dipende dallo stimolo, ma dal campo dei comportamenti consentiti dall organizzazione interna propria di ogni sistema. Nel campo dell intelligenza artificiale, esistono strumenti matematici dotati di capacità, più o meno autonoma di autopoiesi. Fra questi, in particolare, gli algoritmi genetici, formalizzazioni matematiche applicate, derivanti dalla legge di evoluzione delle specie viventi di Darwin, sono in grado di implementare gli operatori genetici alla base della riproduzione e dell ereditarietà in natura per impiegarli in problematiche ad ampio spettro. Essi permettono di creare popolazioni di individui (cromosomi), codificati sottoforma di stringhe numeriche i cui elementi (geni) rappresentano caratteristiche di un problema di ottimizzazione (minimo o dualmente massimo di una funzione, ad esempio l ottimizzazione di un intervento in un sito del centro storico basato su aspetti strutturali, logistici, tecnologici, informatici, sociali, commerciali etc.). Attraverso l evoluzione ciclica della popolazione iniziale (costituita da cromosomi, ciascuno dei quali rappresenti una soluzione generica al problema in esame), mediante i vari operatori genetici (cross over, mutazione, elitismo) disponibili, il sistema è lasciato convergere, in modo autopoietico, verso la soluzione ottimale, in cui un cromosoma (o una famiglia di essi) risulterà migliore degli altri in termini di risposta alle esigenze del problema di partenza. L autopoiesi in questo caso è assicurata dalla casualità statistica con cui i vari cromosomi si incrociano o mutano per evolvere la popolazione iniziale. Tutte le caratteristiche enucleate fin qui evidenziano peculiarità dinamiche del centro storico, inteso come sistema aperto e in continua evoluzione, la cui complessità implica l applicazione di un modello che sia in grado da un lato di introdurre oggettivi formalismi per rappresentarne le variabili interne e dall altro in grado di innescare e gestire un processo ciclico di causa-effetto che soddisfi le proprietà di ammodernamento, valorizzazione e auto-sostenibilità, senza peraltro determinare impatti negativi per la società che si muove al suo interno. Si rende dunque evidente che, sia pur mantenendo la possibilità di applicare modelli diversi per particolari problemi specifici (vedi logistica e servizi di base), si possa e si debba identificare un modello a livello generale, che sia basato su esempi, già ampiamente dimostratisi validi in problemi tipicamente afferenti alla protezione ambientale. L'Agenzia Europea dell'ambiente nel 1995 ha elaborato un sistema di monitoraggio ed intervento che è stato denominato modello Determinanti, Pressioni, Stato, Impatti, Risorse o DPSIR, che identifica e tiene conto di quei fattori legati alle attività umane, poco controllabili e difficilmente quantificabili, (trend economici, culturali, settori produttivi) e che incidono indirettamente ma in modo rilevante, nel determinare le condizioni di sviluppo. Un siffatto modello si presta bene a circoscrivere il problema multidisciplinare di sviluppare e valorizzare, in modo sostenibile, un centro storico complesso come quello partenopeo. In dettaglio, le componenti del modello sono le seguenti: Determinanti: le attività antropiche che generano fattori di pressione. A ciascuna attività può essere associato un certo numero di interazioni dirette con l'ambiente d interesse. Ad esempio la determinante che genera il traffico è la domanda di mobilità di persone e merci; Pressioni: i fattori principali che inducono la necessità di impiego delle risorse; Stato: lo stato, in termini di quantità e qualità delle diverse componenti del sistema, per i quali sia compiuto un certo intervento; Impatti: l analisi delle modificazioni materiali e immateriali, in conseguenza del modificarsi dello stato dell ambiente d interesse, a seguito degli interventi, nonché del grado di divergenza o convergenza delle condizioni inizialmente esistenti; Risposte: le azioni che vengono intraprese per contrastare gli effetti generati dai determinanti, in modo da limitare la generazione delle pressioni; ma anche interventi di bonifica e ristrutturazione delle situazioni insostenibili, così come misure di mitigazione degli impatti esistenti. Possono essere azioni a breve termine oppure a medio/lungo termine (ricerca delle cause più profonde, risalendo fino alle pressioni e ai fattori che le generano). Lo schema del tutto generale di un tipico modello DPSIR è mostrato in figura 9.3. Pagina 14

15 Figura 9-3: Schema generale del modello DPSIR Il modello, per essere pragmaticamente applicato, deve essere corredato da una serie di indicatori, da elaborare in base alle peculiarità del problema da risolvere. In particolare, nell ambito di un processo decisionale, un indicatore dovrebbe essere utile a: valutare la gravità di un problema; identificare gli elementi chiave di pressione; monitorare gli effetti delle politiche di risposta. Per svolgere bene queste tre funzioni l indicatore deve essere rappresentativo, misurabile, valido, ovvero basato su solide basi scientifiche, facile da interpretare, capace d indicare la tendenza di un fenomeno nel tempo e infine sensibile ai cambiamenti. Allo stesso tempo, un indicatore deve risultare di facile comprensione per tutta la collettività, in modo tale da essere capace di informare ed efficace nel maturare il consenso della popolazione su piani e strategie di sviluppo sostenibile. In sostanza, attraverso gli indicatori Determinanti, Pressione, Stato e Impatto si ottengono informazioni essenziali su fenomeni complessi, si possono quantificare i dati in modo da renderli semplici e comprensibili, si "fotografano" le condizioni attuali del sistema e si capisce in quale direzione sta andando (miglioramenti, stazionario, ecc.), così da potere assumere delle decisioni corrette di politica di ripristino e di sviluppo. La strutturazione del modello DPSIR dovrebbe permettere di collegare tra loro gli elementi che caratterizzano un qualsiasi fenomeno di alterazione e lo relazionano alle politiche di risposta che possono essere esercitate su di esso per eliminare o ridurre il problema. Pagina 15

16 Figura 9-4: schema di indirizzo per un modello DPSIR per il Centro Storico In figura 9.4 viene mostrato un indirizzo generale di impostazione del modello DPSIR nel contesto di un piano di gestione del centro storico. Gli indicatori necessari dovrebbero essere impostati sulla base delle seguenti considerazioni: Indicatori di Determinanti: devono descrivere i settori di sviluppo architettonici, strutturali, immateriali, sociali, demografici ed economici nell ambiente sociale d interesse, i corrispondenti cambiamenti negli stili di vita, nei livelli di consumo e di produzione complessivi. I determinanti provocano cambiamenti nei livelli complessivi di sviluppo sostenibile, produzione e nei consumi. Attraverso questi cambiamenti i determinanti esplicano pressione sull ambiente stesso d interesse; Indicatori di Pressione: descrivono le necessità esercitate dal sistema per soddisfare i determinanti; Indicatori di Stato: gli indicatori di stato danno una descrizione quantitativa e qualitativa dei fenomeni fisici, strutturali, logistici, sociali, produttivi così come risultanti dagli interventi in risposta alle pressioni ed ai determinanti; Indicatori di Impatto: a causa delle pressioni sull ambiente interessato, lo stato dell ambiente stesso inevitabilmente cambia. Tali cambiamenti hanno poi impatti sulle funzioni sociali ed economiche legate all ambiente, quali l accantonamento e la fornitura di adeguate risorse economiche e strutturali. Gli indicatori di impatto sono usati per descrivere tali effetti. Indicatori di Risposta: gli indicatori di risposta si riferiscono alle risposte date da gruppi sociali (o da individui), così come ai tentativi governativi di evitare, compensare mitigare o adattarsi ai cambiamenti nello stato dell ambiente interessato. Ad alcune di queste risposte si può far riferimento come a forze guida negative, poiché esse tendono a re-indirizzare i trend prevalenti nel consumo e nella produzione. Altre risposte hanno come obiettivo quello di elevare l efficienza dei processi e la qualità dei prodotti attraverso l uso e lo sviluppo di tecnologie pulite ed efficienti. Pagina 16

17 Si evince dunque che la rappresentazione quantitativa delle principali variabili del sistema centro storico, nonché delle dinamiche economiche e sociali d intervento deve essere realizzata mediante appositi indicatori, con la finalità di: ridurre il numero di misurazioni e di parametri che normalmente sono richiesti per fornire un quadro esatto della situazione indagata; organizzare l informazione e le basi di conoscenza pre-acquisite o da integrare, sempre più articolate e complesse, necessarie tuttavia per pianificare gli interventi e garantire a medio e lungo termine il corretto governo del territorio e delle realtà culturali e socio-economiche; semplificare il processo di comunicazione attraverso cui i risultati delle indagini vengono forniti all utilizzatore e divulgati; agevolare la definizione di processi decisionali e valutarne l efficacia. L indicatore può essere diretto o composto, cioè un singolo parametro direttamente misurato o un valore derivato da altri parametri, avente una stretta relazione con un dato fenomeno, in grado di fornire informazioni sulle caratteristiche dell evento nella sua globalità, nonostante ne rappresenti solo una parte. L importanza dell indicatore risiede, proprio, nella sua principale funzione di rappresentare in modo sintetico fenomeni, processi, problematiche, pur mantenendo inalterato il contenuto informativo dell analisi effettuata. Possiamo in sostanza enucleare tre funzioni principali degli indicatori, in relazione ai processi decisionali: fornire informazioni sui problemi esistenti per mettere i responsabili nella condizione di valutarne la gravità; dare supporto alla definizione delle priorità, attraverso l identificazione degli elementi chiave di pressione sull ambiente e allo sviluppo delle politiche di risposta; monitorare gli effetti delle politiche di risposta. Al fine di rispondere adeguatamente alle esigenze delle politiche di sviluppo sostenibile, caratterizzate da una equilibrata integrazione di fattori ambientali, strutturali, sociali ed economici, gli indicatori devono necessariamente essere inseriti in una logica di sistema. In tal modo l indicatore diviene lo strumento che aiuta a capire dove si è, in che direzione si sta andando e quanto si è lontani dagli obiettivi fissati. È opportuno, quindi, disporre di un modello, descrittivo delle interazioni tra i sistemi economici, politici e sociali con le componenti ambientali, secondo una sequenza causa-condizione-effetto, in modo da fornire una visione multidisciplinare e integrata dei diversi processi. In senso più generale, i vari elementi del modello costituiscono i nodi di un percorso circolare di politiche di intervento, che comprende la percezione dei problemi, la formulazione dei provvedimenti, il monitoraggio dello stato del sistema e la valutazione dell efficacia dei provvedimenti adottati. Per descrivere, attraverso l applicazione del modello DPSIR, i rapporti tra attività umane e risposte ambientali, oltre ai complessi meccanismi di azione e reazione che li caratterizzano, è necessario partire dalla conoscenza degli aspetti economici, sociali e fisici del contesto considerato. A tal fine si ricorre all utilizzo di indicatori descrittivi e/o di indicatori di valutazione: a) indicatori descrittivi: consentono di analizzare, per ognuna delle cinque categorie rappresentate nel modello, la situazione reale in un determinato momento; b) indicatori di valutazione: sono i più complessi di quelli puramente descrittivi, in grado di rendere conto dei livelli relativi di importanza o di criticità delle entità considerate (detti anche indicatori di rilevanza). Per poter sviluppare delle nuove politiche, indirizzate alla mitigazione delle criticità individuate, è opportuno conoscere l effetto e l efficacia dei provvedimenti pianificati. Ciò è reso possibile dall utilizzo di indicatori di efficienza e di prestazione: a) indicatori di efficienza o accuratezza: evidenziano l andamento nel tempo di una determinata variabile descrittiva o di un processo in atto, consentono di valutarne la direzione e il ritmo. In particolare l accuracy evidenzia la bontà della valutazione. Nell applicazione degli Indicatori bisogna sempre considerare la finalità per la quale si applicano. Una valutazione approssimativa, può essere accettata soltanto se la pressione è di scarso rilievo o se non si hanno conseguenze sull applicazione di criteri Pagina 17

18 differenziali. Per la valutazione delle pressioni sarebbe necessario disporre di dati di sufficiente qualità. Per tal motivo è opportuno scegliere le combinazioni relevancy/accuracy migliori b) indicatori di prestazione: nascono dal confronto tra la situazione attuale e quella ottimale, ci dicono quanto siamo ancora lontani dal raggiungimento degli obiettivi prefissati. Un particolare tipo di indicatore di prestazione possono essere considerati i cosiddetti indicatori di sostenibilità, ove gli obiettivi utilizzati per i confronti sono dati dai livelli di sostenibilità su prospettive temporali di medio e lungo termine. Le nuove politiche dovrebbero riferirsi a degli obiettivi condivisi a vari livelli (locale, nazionale e internazionale), in termini di sinergia e interoperabilità tra tutti i siti dichiarati patrimonio dell umanità, relativamente alle principali tematiche settoriali e di sistema. A tale riguardo è opportuno disporre di indicatori chiave che, con pochi elementi, forniscono il quadro complessivo della situazione e il progresso verso lo sviluppo sostenibile. Dovrebbero essere non più di 10, scelti tra gli indicatori di prestazione (ad esempio il TMR = Total Material Requirement, cioè fabbisogno totale di materiale; DMI = Direct Material Input, cioè utilizzo diretto di materiali e altri relativi all uso delle principali risorse). In sostanza, volendo individuare una parafrasi sintetica del problema di elaborare un piano di gestione per il centro storico di Napoli, potremmo contestualizzare il famoso motto machiavellico il fine giustifica i mezzi, affermando che Il fine è creare un centro storico modello a mezzo di un modello del centro storico. E questo in fondo l obiettivo finale di un piano di gestione che sia efficace (cioè operativo), strutturato (che si basi su rigorose formalizzazioni delle sue problematiche e relative soluzioni), rispettoso (che preservi le peculiarità storiche e artistiche del contesto locale, nonché le caratteristiche del tessuto sociale e demografico già presenti), moderno (che tenga conto dello stato dell arte della tecnologia disponibile per contestualizzarla in servizi realmente utili e semplici da utilizzare), lungimirante (che possa mantenersi attuale anche a lungo termine) e sostenibile (che sia in grado di garantire il soddisfacimento di esigenze e vincoli in continua evoluzione e crescita a mezzo di se stesso, in una parola auto-produttivo). 2.1 Nuove tecnologie per la valorizzazione del centro storico La tematica principale elaborata in questa sede riguarda l analisi dei requisiti propedeutici alla costituzione di un GIS (Geographic Information System) multidisciplinare del centro storico di Napoli. Non si vuole ancora definire nel dettaglio il progetto, ma solo individuarne i requisiti primari e i casi d uso ai quali può destinarsi, ad uso e consumo di un centro storico moderno. Innanzitutto, un tale sistema rappresenterebbe un efficace e versatile strumento per la ricognizione, strategia, tutela e valorizzazione sostenibile dell immenso patrimonio culturale e sociale del centro storico partenopeo. In particolare, un GIS multidisciplinare permetterebbe di perseguire i seguenti obiettivi per il centro storico: Trend statistico dei flussi in/out; Censimento beni culturali; Pianificazione piani di emergenza e di recupero; Salvaguardia e tutela delle tradizioni e dell artigianato locale; Creazione di percorsi tematici; Pianificazione strategica della logistica di approvvigionamento attività produttive e servizi; Pianificazione interventi strutturali e tecnologici; Realizzazione di semacode e rete di auricolari pre-caricati multi-lingua a scopo turistico; Collegamento sincronizzato con un sito web per consultazione percorsi, attrattive, note storico-culturali, pubblicità commerciali, informative sociali, urbanistiche, su eventi artistici e manifestazioni multidisciplinari, zone ricreative per varie fasce d età; Esempio: Semacode Ad esempio per i percorsi tematici, avere un GIS completo e multidisciplinare consente un uso efficace dei semacode (o smartcode). Essi consistono in un tipo di codice a barre simile ad un cruciverba (figura 9.5), che codifica Pagina 18

19 indirizzi URL (Uniform Resource Locator o URL, sequenze di caratteri che identifica univocamente l'indirizzo di una risorsa in Internet). I Semacode sono destinati principalmente ad essere utilizzati con i moderni smartphone o telefoni cellulari che siano dotati di videocamera, onde poter catturare rapidamente un indirizzo Web tramite decodifica del semacode. Attraverso l'installazione di un apposito software scaricabile 2 gratuitamente da internet, è possibile trasformare il proprio cellulare in un lettore di semacode. Esempi di utilizzo nell ambito di percorsi tematici per visitatori di un centro storico potrebbero essere: immissione semacode su manifesti, come quelli per concerti e spettacoli pubblici. Gli interessati possono utilizzare il cellulare per scattare una foto del semacode, tramite il quale potersi collegare direttamente alla pagina web dove poter ordinare i biglietti o ottenere maggiori dettagli. Semacode per un museo o sala mostre multilingue (un tag fotografato all'ingresso potrebbe impostare una lingua nel web del browser del telefono cellulare tramite cookie, in modo da rendere fruibile un sito nella lingua dell utente); immissione semacode informativi o pubblicitari su brochure date ai partecipanti di una conferenza. Questi tag potrebbero fornire l'indirizzo web aziendale di ogni società o sponsor partecipante; immissione semacode lungo le strade del centro storico, in modo da permettere tramite telefono cellulare di ottenere in tempo reale informazioni meteo, cartine stradali, punti geografici lungo i percorsi tematici, informazioni turistiche, descrizioni di opere o edifici d interesse culturale o artistico, vicinanza punti di ristoro, ricerca tematica in elenchi prodotti di un centro commerciale, etc. Figura 9-5: esempio di semacode (indirizzo di Wikipedia) codificato in datamatrix 2 Pagina 19

20 Figura 9-6: schema di utilizzo di un cellulare ed un semacode Inoltre, una volta immesse le banche dati nel sistema centrale, tutti i moderni sistemi informatici di archiviazione, ricerca, analisi e mining dei dati possono essere applicati per effettuare correlazioni incrociate e associazione di informazioni. Ciò soprattutto in virtù delle tre caratteristiche strutturali di un GIS multidisciplinare (geometria, topologia e attributi). Anche se, come è facile intuire, gli elementi più importanti del modello dati di un GIS rimangono pur sempre gli attributi. Infatti una applicazione per cartografia ha l'obiettivo principale di riprodurre su carta delle cartografie, mentre un GIS ha il suo obiettivo principale nell'analisi dei dati, per diventare uno strumento di supporto alle decisioni. L'utente di un GIS non ha solo bisogno di restituire una carta delle zone edificate, quanto di rappresentare una tematica, ad esempio, attribuendo un colore o un informazione strutturata in funzione della fruizione di un luogo. Gli attributi che possono risiedere anche su più sistemi ed essere aggiornati da molti applicativi, sono in genere memorizzati su dei database relazionali ed interrogabili mediante linguaggi di tipo SQL (Structured Query Language) Requisiti generali di un GIS urbano Un progetto GIS si articola secondo un modello logico che si articola in più livelli: 1. La definizione degli obiettivi; 2. La creazione del database; 3. L'analisi dei dati; 4. La rappresentazione dei risultati. Pagina 20

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