RAPPORTO DI VALUTAZIONE TEMATICA SUI POLI DI INNOVAZIONE

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "RAPPORTO DI VALUTAZIONE TEMATICA SUI POLI DI INNOVAZIONE"

Transcript

1 SERVIZIO DI VALUTAZIONE RELATIVO AL POR FESR OBIETTIVO COMPETITIVITÀ REGIONALE E OCCUPAZIONE PER IL PERIODO RAPPORTO DI VALUTAZIONE TEMATICA SUI POLI DI INNOVAZIONE 31 gennaio 2013 a cura di RTI Cles Srl PwC Advisory Spa DTM Srl Poliedra Spa

2 INDICE 1. ABSTRACT 1 2. OBIETTIVI E STRUMENTI DELL ANALISI: IL DISEGNO DI VALUTAZIONE 3 3. TEORIA ECONOMICA E POLI DI INNOVAZIONE L intervento pubblico nel mercato della ricerca e dell innovazione L innovazione oggetto di intervento pubblico Il polo di innovazione nel nuovo modello organizzativo della ricerca Economie esterne e poli di innovazione Il sistema innovativo locale Gli attori del sistema innovativo locale Poli di innovazione: verso un modello ideale CRISI ECONOMICA ED INNOVAZIONE Le cause della crisi economica Crisi congiunturale e crisi strutturale Crisi economica, fonti di innovazione e ruolo dei poli di innovazione La domanda di innovazione generata dalla crisi economica Fonti interne e fonti esterne di innovazione: il ruolo dei poli di innovazione IL CASO FRANCESE DEI POLI DI COMPETITIVITÀ I poles de competitivité nella letteratura economica francese L evoluzione delle politiche tecnologiche nella Francia del dopoguerra I poli di competitività: fondamenti teorici e realtà di riferimento L implementazione dei poles de competitivité La prima fase dello schema di incentivi Uno sguardo più approfondito ai numeri dei poli Finanziamenti ed attività di ricerca Il caso di Minalogic (Rhone Alpes) Un bilancio di sintesi sui poles de competitivité L ATTUAZIONE DELLA POLITICA DEI POLI D INNOVAZIONE IN PIEMONTE La programmazione del PO FESR CRO La definizione dei domini tecnologici La definizione dei contenuti della attività I.1.2 del PO FESR La costruzione dei Poli di innovazione I canali di finanziamento della policy I contributi ai soggetti gestori dei Poli di Innovazione Le agevolazioni destinate ai soggetti aggregati ai Poli di Innovazione Primo programma annuale Prima Call Intermedia 2010 destinata alle agevolazioni per servizi per la Ricerca e l'innovazione riservate ai soggetti aggregati ai Poli di Innovazione Secondo programma annuale Bando per l accesso alle agevolazioni destinate ai Servizi per la ricerca e l innovazione riservate ai soggetti aggregati ai Poli di Innovazione, in breve Call intermedia Bando per l accesso alle agevolazioni destinate agli Studi di fattibilità tecnica, preliminari ad attività di ricerca industriale e sviluppo sperimentale e ai Servizi per la ricerca e l innovazione riservate ai soggetti aggregati ai Poli di Innovazione, in breve Prima Call intermedia servizi Terzo programma annuale Bando Agevolazioni per l acquisizione di servizi qualificati per la ricerca e l innovazione riservate ai soggetti aggregati ai Poli di Innovazione, in breve Prima call intermedia

3 7. UNO SGUARDO QUANTITATIVO D INSIEME SULL ATTUAZIONE DELLA POLICY Evoluzione nel tempo del numero di soggetti aggregati Esiti complessivi Analisi per dispositivo e tipologia di iniziativa ammissibile Analisi sui beneficiari Analisi comparativa tra Poli LA VALUTAZIONE DELL ATTUAZIONE DEI POLI D INNOVAZIONE Gli obiettivi conoscitivi ed il metodo Il disegno originale dei Poli e i quesiti valutativi I soggetti gestori dei Poli di Innovazione L'attuazione dei Poli come intermediari della conoscenza L'attuazione dei Poli come fornitori di servizi RISULTATI DELL ANALISI E CONCLUSIONI VALUTATIVE Q1: quali sono le caratteristiche ideali di Polo dal punto di vista della teoria economica? Q2: qual è il possibile ruolo dei Poli di Innovazione in periodo di crisi economica? Q3: quali sono le caratteristiche salienti del modello piemontese di Poli di Innovazione e quali gli esiti della policy? Q4: quali sono le caratteristiche dei Poles de competitivitè francesi e in che misura esistono somiglianze e differenze con il modello piemontese? Q5: in che misura l implementazione dei Poli di Innovazione ha rispettato il disegno originale dell intervento? BIBLIOGRAFIA INDICE DELLE TABELLE INDICE DELLE FIGURE 135

4 1. ABSTRACT Il presente rapporto di valutazione, che si inserisce nell attività del valutatore indipendente del POR FESR, ha lo scopo di ricostruire in maniera critica il processo che ha portato alla realizzazione dei Poli per l innovazione in Piemonte e analizzarne i risultati, in modo da fornire indicazioni rispetto alla nuova fase di programmazione dei fondi a favore della ricerca. Il lavoro è stato affidato al Valutatore indipendente del PO FESR nel corso del 2011 e, a seguito della definizione del mandato valutativo sul finire del 2011, è stato implementato nel corso del I Poli di Innovazione sono definiti1 come raggruppamenti di imprese indipendenti start up innovatrici, piccole, medie e grandi imprese nonché organismi di ricerca attivi in un particolare settore o ambito territoriale e destinati a stimolare l attività innovativa incoraggiando l interazione intensiva, l uso in comune di installazioni o lo scambio di conoscenze ed esperienze, nonché contribuendo in maniera effettiva al trasferimento di tecnologie, alla messa in rete e alla diffusione delle informazioni tra le imprese che costituiscono il Polo. La Regione Piemonte ha attuato dal 2008 nell ambito dell Asse I del PO FESR CRO un processo che, a partire dalla definizione dei domini tecnologico-applicativi di riferimento, ha condotto alla costruzione dei Poli di Innovazione sul territorio regionale e al finanziamento di iniziative a favore dei soggetti gestori dei Poli e delle imprese aggregate. L esperienza ha avuto una rilevanza tale, sia dal punto di vista delle risorse finanziarie impiegate sia dal punto di vista del numero delle imprese coinvolte, da essere individuato dall Autorità di gestione del POR FESR quale tema di interesse per lo svolgimento di un apposito rapporto di valutazione tematica. Il presente Rapporto costituisce dunque l esito dell analisi valutativa condotta e intende configurarsi quale strumento a supporto dell Autorità di gestione per le scelte strategiche di policy in materia di innovazione e transizione produttiva per il nuovo periodo di programmazione. Il rapporto di valutazione parte dall analisi del modello economico teorico legato al concetto di Polo dell innovazione, consentendo di definire le attività che un Polo dovrebbe svolgere per potersi avvicinare al modello ideale delineato nella teoria esaminata. Si sono in questo senso delineate delle caratteristiche che il Polo di innovazione ideale dovrebbe possedere, vale a dire essere: fautore di trasferimento di conoscenze tra Università, Centri di ricerca e imprese; interfaccia tecnologica per la diffusione dell innovazione; supporto per la diffusione di relazioni tecnologiche tra gli attori del sistema; creatore di economie esterne tra le imprese locali; facilitatore nello scambio di tecnologie; di stimolo al mercato dei servizi innovativi. Definito il modello teorico di Polo, il rapporto evidenzia come le aziende abbiano modificato il loro approccio alle innovazioni in un momento di forte crisi congiunturale. La crisi, tipicamente, determina una contrazione di tutti gli investimenti che danno esiti nel medio-lungo periodo, compresi quelli per l innovazione. Essa, tuttavia, ha anche un effetto positivo: contribuisce, infatti, a porre nuovamente in discussione la costruzione del valore aggiunto di un azienda. In una congiuntura come quella che attraversano attualmente le imprese Piemontesi quindi, i Poli per l innovazione possono fornire alle aziende che vogliono innovare il proprio business delle opportunità, con investimenti contenuti; le strategie delle aziende, attraverso i servizi messi a disposizione dai Poli, possono puntare a: innovarsi investendo nella qualità della produzione o nella differenziazione del prodotto; contenere i costi di produzione; modificare completamente il proprio business. 1 Punto 2.2, lettera m), della Disciplina comunitaria in materia di aiuti di stato a favore di ricerca, sviluppo e innovazione adottata con comunicazione della Commissione europea 2006/C 323/01, in vigore dal 1 gennaio 2007 e dell art. 2 co. 4 lettera h) del decreto MISE 27/3/2008 n

5 Il rapporto costruisce poi un raffronto con l esperienza francese dei Poles de Competitivitè visti come esempio di una politica analoga, realizzata in un sistema industriale comparabile a quello italiano, a cui raffrontare il caso piemontese. In Francia la scelta è stata di non regionalizzare la definizione della programmazione, bensì quella di accentrare la scelta dei Poli a livello nazionale creando dei contenitori di dimensioni e scala nettamente superiori. Posto ed analizzate tali differenze, l analisi si focalizza sulla presentazione di Minalogic, Polo della Regione Rhone Alpes. Infine, dopo la verifica del contesto teorico e del benchmark di riferimento francese il rapporto ricostruisce il processo di implementazione della politica dei Poli d Innovazione in Piemonte, a partire dalla definizione degli obiettivi e della logica di fondo, scelta dal programmatore, sino ad analizzare i dati di monitoraggio provenienti dalla gestione delle attività e delle risorse messe a disposizione dai bandi regionali. Le spinte programmatiche iniziali si possono riassumere nella volontà di: dare una dimensione e una copertura territoriale ai Poli sfruttando le peculiarità del tessuto imprenditoriale piemontese; ampliare il più possibile la partecipazione delle aziende evitando la concentrazione dei settori di provenienza e garantire l adesione ad aziende di dimensioni anche molto ridotte; fornire flessibilità sul modello organizzativo scelto dal gestore del Polo; dare occasione di finanziamento per la quasi totalità ai progetti e ai soggetti aggregati e rivolgere agli enti gestori solo una parte minima delle risorse. In tre anni sono stati erogati finanziamenti tramite 7 bandi un ammontare di oltre 110 milioni di euro; grazie a queste risorse i 12 Poli hanno aggregato attorno a se soggetti su 355 progetti di ricerca e 193 di servizi per la ricerca e l innovazione, che sono stati diretti complessivamente ad oltre beneficiari. Il Rapporto, attraverso le opinioni dei Gestori del Polo, analizza anche i punti che maggiormente hanno caratterizzato l implementazione dei Poli in Piemonte, facendo emergere un quadro composito di osservazioni, relativamente alla progettazione della politica ed al contributo dei Poli allo sviluppo del Capitale Umano, all internazionalizzazione delle imprese, al sostegno di idee e prodotti innovativi ed alla produzione di sevizi per le imprese. Il Rapporto, pur sottolineando la presenza di alcuni spazi di miglioramento nella progettazione e nella gestione dei Poli, evidenzia come i Poli piemontesi siano riusciti nel duplice intento di essere intermediari e facilitatori nella diffusione della conoscenza e fornitori di servizi specialistici a favore della ricerca e dello sviluppo tecnologico e delinea un quadro di sostanziale ottimismo per lo sviluppo di questo strumento in Piemonte. In conclusione è doveroso ringraziare la Regione Piemonte e la Direzione attività produttive per la collaborazione e la disponibilità nella condivisione dei dati e delle informazioni e il Nucleo di Valutazione e Verifica degli Investimenti Pubblici (NUVAL) della Regione Piemonte, che ha messo a disposizione le indagini effettuate presso i gestori dei Poli. 2

6 2. OBIETTIVI E STRUMENTI DELL ANALISI: IL DISEGNO DI VALUTAZIONE L analisi valutativa sull esperienza dei Poli di innovazione ha preso le mosse dall esigenza dell Autorità di gestione del PO FESR di pervenire ad un bilancio complessivo sull attuazione della policy, con particolare attenzione alle specifiche scelte e caratteristiche di fondo dell intervento nell ottica di individuare possibili chiavi di volta e nodi che potranno essere valorizzati nello sviluppo della policy. L AdG ha chiesto al Valutatore di procedere ad una ricostruzione critica dell esperienza piemontese, secondo un approccio condiviso e partecipato da parte degli attori istituzionali coinvolti nelle scelte sull architettura complessiva dell intervento e sulle modalità procedurali e operative di implementazione. L analisi si è fondata sull utilizzo di fonti primarie e secondarie, quali: fonti informative interne al sistema regionale, derivate dalle strutture preposte ai sistemi di attuazione/monitoraggio; fonti informative esterne al sistema regionale, acquisite dalla statistica ufficiale o da altra documentazione; focus group; interviste a testimoni privilegiati. Il lavoro è stato in primis sviluppato mediante apposite analisi desk che hanno consentito di ricostruire: la letteratura della teoria economica sottesa all intervento; le modalità attuative proprie del territorio piemontese; le modalità attuative della prima fase di implementazione dei Poles de competitivitè francesi. Un primo output di tale analisi è stato oggetto di un apposito focus group che si è tenuto l 8 marzo 2012 con i referenti regionali della Direzione attività produttive che hanno partecipato al processo di definizione e implementazione della policy, con una rappresentanza del NUVAL della Regione Piemonte e con esperti che, su mandato regionale, avevano già avuto modo di approfondire specifici aspetti della policy. Il confronto costruttivo che si è realizzato nel corso del focus group e i successivi incontri con i referenti regionali, sia sotto forma di riunioni di lavoro sia di intervista a testimoni privilegiati, hanno consentito di definire in itinere specifici oggetti di approfondimento e analisi, volti in particolare a dare risposta ai seguenti quesiti valutativi: Q1: quali sono le caratteristiche ideali di polo dal punto di vista della teoria economica? Q2: qual è il possibile ruolo dei poli di innovazione in periodo di crisi economica? Q3: quali sono le caratteristiche salienti del modello piemontese di poli di innovazione e quali gli esiti della policy? Q4: quali sono le caratteristiche dei Poles de competitivitè francesi e in che misura esistono somiglianze e differenze con il modello piemontese? Q5: in che misura l implementazione dei Poli di Innovazione ha rispettato il disegno originale dell intervento? Nei capitoli che seguono vengono riportati gli elementi conoscitivi raccolti ed elaborati al fine di dare risposta ai quesiti valutativi. 3

7 3. TEORIA ECONOMICA E POLI DI INNOVAZIONE Il presente capitolo individua la teoria economica di riferimento per l implementazione dei poli di innovazione in Piemonte, che possono ormai essere considerati come uno strumento di intervento pubblico molto diffuso in tutta Europa per favorire il trasferimento tecnologico e la creazione di innovazione presso le imprese. Il capitolo fornisce alcune indicazioni su come configurare una sorta di polo di innovazione ideale ovvero una struttura organizzativa molto vicina e rispondente ai dettami che la teoria economica fornisce grazie allo studio dei numerosi contributi internazionali presenti su questo argomento. Definire i contenuti di un polo di innovazione ideale può contribuire alla valutazione dell esperienza della policy piemontese, utilizzando il confronto tra le caratteristiche richieste dalla teoria economica e le caratteristiche realizzate nella realtà fattuale. Poiché i poli di innovazione hanno come obiettivo la creazione e diffusione dell innovazione nel contesto economico locale, il capitolo inizia dall analisi delle determinanti dell innovazione nell economia moderna, individuando come lo stesso concetto di origine dell innovazione si sia modificato nel corso del tempo: le nuove teorie confermano che l innovazione è un processo di tipo collettivo, che non riguarda soltanto le scelte strategiche della singola impresa, ma che concerne anche l insieme dei soggetti economici e istituzionali che operano nel cosiddetto sistema innovativo locale. Questo filone teorico giustifica l esistenza stessa del polo di innovazione in quanto, per favorire e stimolare le scelte innovative dell impresa, occorre un intervento pubblico che attenui le difficoltà di funzionamento del mercato della ricerca e dell innovazione (i cosiddetti fallimenti del mercato par. 3.1). Anche gli strumenti utilizzati da tale intervento hanno subito un evoluzione nel corso del tempo e sono passati dalla semplice politica di sussidio agli investimenti innovativi, alla più complessa politica di creazione di infrastrutture tecnologiche che favoriscono il trasferimento della tecnologia (par. 3.2). Tra le più importanti infrastrutture tecnologiche si annoverano i parchi scientifici e, più recentemente, i poli di innovazione, che rappresentano un interessante evoluzione e miglioramento dei precedenti strumenti (par. 3.3). Successivamente, il testo esamina le diverse sfaccettature del concetto di innovazione che hanno una forte influenza nell evoluzione delle modalità organizzative con cui l innovazione vene perseguita nel sistema economico e in azienda. Il legame tra innovazione e territorio viene invece esaminato nel paragrafo dedicato alle economie esterne di tipo tecnologico (par. 3.4), e cioè ai benefici che le imprese avrebbero dall essere localizzate in un territorio ristretto ma ad elevata innovazione. Ciò giustifica l intervento della Regione Piemonte nel campo delle politiche per l innovazione, in quanto l intervento è concentrato in un territorio ben circoscritto, con il fine di far decollare tali esternalità positive. Successivamente, il capitolo delinea meglio i legami tra territorio e innovazione introducendo il concetto di sistema innovativo locale (par. 3.5), le caratteristiche degli attori in esso presenti (par. 3.6) ed il ruolo che i poli di innovazione ricoprono all interno del sistema innovativo locale (par. 3.7). In tutti e tre i paragrafi suddetti viene condotto un continuo riferimento al caso piemontese, cosa che consente di definire nel paragrafo conclusivo un elenco di caratteristiche specifiche che dovrebbe possedere il polo di innovazione ideale nel sistema innovativo piemontese, caratterizzato da attori che tentano di contrastare il processo di deindustrializzazione in atto a livello regionale mediante l inserimento di innovazione in tutti i settori del sistema economico locale L intervento pubblico nel mercato della ricerca e dell innovazione La teoria economica giustifica l intervento pubblico in campo tecnologico (Antonelli, 1995; Dogson e Rothwell, 1996; Freeman, 1990; Malerba, 2001). Se consideriamo l innovazione alla stessa stregua dell informazione o della conoscenza (Shapiro e Varian, 1999), la più importante giustificazione dell intervento pubblico a sostegno del processo innovativo deriva dalla presenza dei fallimenti del mercato nel processo di creazione e diffusione dell innovazione, il cosiddetto market failure paradigm (Bozeman, 1997). 4

8 Questo fenomeno, peraltro già evidenziato negli anni 50, porta ad un sostanziale sotto-investimento nella produzione della conoscenza: gli operatori avrebbero interesse ad investire in ricerca, ma non lo fanno a causa della debolezza degli incentivi creati dalle forze del mercato. In assenza di interventi correttivi da parte pubblica, il mercato non offre adeguati stimoli ad investire in ricerca. Perché il mercato non funziona nel contesto della ricerca? Quali sono le cause del fallimento del mercato? Sono domande a cui la teoria economica ha cercato di rispondere nel corso del tempo. Possiamo individuare il seguente elenco di determinanti del fallimento del mercato in campo innovativo: la presenza delle esternalità; le asimmetrie informative tra gli operatori nel mercato della ricerca; il carattere di bene pubblico dell innovazione; l elevato rischio e l elevata incertezza degli investimenti in ricerca; il ruolo degli standard tecnologici. Analizziamo, singolarmente, le principali determinanti del fallimento del mercato in campo tecnologico. Le esternalità derivano dal fatto che l investimento in ricerca condotto da un impresa genera benefici anche alle altre imprese che non investono in ricerca: ci sono delle ricadute (spillover) di conoscenza a favore delle altre imprese, semplicemente perché queste ultime hanno rapporti con l impresa innovativa (Nelson, 1959). La letteratura ha studiato a fondo le origini degli spillover, e ne ha individuato le cause in quasi tutte le tipologie di contatto tra le imprese (Audretsch e Feldman, 1996): oltre ai rapporti tecnologici, che favorirebbero la fuoriuscita involontaria di informazioni dall impresa innovativa, la conoscenza accumulata grazie agli investimenti in ricerca può defluire a favore di altre imprese anche mediante normali rapporti commerciali, produttivi, di subfornitura o di scambio di personale tra le imprese in questione. Anche i luoghi di aggregazione dei ricercatori e dei tecnici, come le fiere o i convegni scientifici, luoghi in cui avviene uno scambio di idee e di informazioni, sono occasioni per la nascita di spillover tecnologici (Von Hippel, 1982). Del resto, molte imprese usano dedicare all attività di ricerca un laboratorio distaccato fisicamente (oltre che giuridicamente) dalle altre attività ordinarie dell impresa, al fine di alzare barriere al fluire della conoscenza accumulata in azienda, ed evitare la fuga di informazioni riservate. Il vantaggio marginale del soggetto privato che effettua l investimento è quindi inferiore al vantaggio sociale che la collettività riceve grazie alle esternalità positive diffuse nell ambiente che circonda l impresa innovativa. Il soggetto che ha fatto l investimento in innovazione ha quindi un beneficio inferiore a quello che avrebbe se gli effetti dell innovazione rimanessero completamente all interno dell impresa: i profitti che si ottengono dall innovazione sono quindi inferiori a causa dell esistenza di spillover che favoriscono le altre imprese. Poiché i vantaggi non sono circoscritti all impresa, l imprenditore tende a non effettuare l investimento in ricerca, o comunque tende ad effettuarlo con intensità minore rispetto a quella necessaria (Mansfield, 1968). Visto che la collettività ha un vantaggio dal comportamento dell imprenditore innovativo, è quindi possibile ipotizzare un intervento pubblico che restituisca agli innovatori parte di quanto essi donano alla collettività tramite gli spillover: un incentivo che renda l imprenditore meno riluttante ad investire in ricerca, posto a carico della collettività che ne riceverà in cambio benefici sotto forma di innovazioni e di spillover. Vediamo il ruolo dell asimmetria informativa tra gli operatori del mercato della ricerca. Tra il venditore di innovazione e il suo acquirente c è un differente livello di informazione sull oggetto della transazione: il venditore conosce perfettamente il contenuto dell innovazione, mentre l acquirente non può conoscerlo prima dell avvenuto acquisto. Quest ultimo tende a non fare l acquisto: l asimmetria informativa determina una distorsione dei meccanismi di mercato, impedisce lo scambio nel mercato della ricerca, limita l ampiezza del mercato dell innovazione, riduce la possibilità di diffusione delle nuove tecnologie (Arrow, 1962). La caratteristica di bene pubblico posseduta in parte dall innovazione è un altro elemento che contribuisce al fallimento del mercato. All interno dell economia neoclassica, l innovazione ha un carattere di bene pubblico, o semipubblico, perché è un bene non escludibile - a causa degli spillover, l innovatore non riesce ad escludere gli altri dall accesso all innovazione - e non rivale - il consumo di conoscenza da parte di un operatore non impedisce la possibilità di consumo da parte degli altri operatori. Gli spillover possono essere in parte ridotti utilizzando la protezione della proprietà intellettuale, che consente un monopolio 5

9 temporaneo a favore dell innovatore che deposita un brevetto. Nonostante ciò, l effetto della natura di bene pubblico è quello di generare alti costi di produzione dell innovazione e bassi costi per la sua imitazione/distribuzione, fatto che disincentiva le imprese ad effettuare investimenti in ricerca (Mansfield, 2001). Il caso può evidente è nel mercato dei software, ove il costo di copiatura e diffusione è molto basso. Il rischio e l incertezza, che contrassegnano gran parte dell attività innovativa, sono un altra determinante del fallimento del mercato (Mansfield, 1977). L elevata incertezza dell investimento in ricerca modifica le normali modalità di valutazione che vengono effettuate dal sistema finanziario. Quest ultimo è generalmente assai cauto nell impegnarsi nel finanziamento di investimenti innovativi a causa dell asimmetria informativa a danno del finanziatore: gli investitori hanno scarse informazioni sull innovazione che devono finanziare, perché l innovatore non può fornire loro tutte le informazioni complete sull innovazione, pena la perdita del vantaggio tecnologico e dell accumulo di conoscenza. Le asimmetrie informative causano una errata valutazione del rischio e dell incertezza legati all attività innovativa, e generano un sottofinanziamento delle innovazioni, molte delle quali non vengono realizzate per mancanza di capitali, oppure vengono realizzate a costi elevati a causa del premio per il rischio che il finanziatore richiede. Anche il problema degli standard tecnologici contribuisce a generare il fallimento del mercato in campo innovativo. Per molti prodotti e servizi il successo di mercato e/o la velocità di introduzione dipendono dalla presenza di standard tecnici universalmente accettati. L esempio più facile da comprendere è quello del telefono mobile: solo in presenza di un unico standard tecnologico si sviluppa la domanda per il nuovo prodotto (il telefono mobile) che può essere utilizzato nelle comunicazioni tra tutti i consumatori che usano lo stesso standard; al contrario, se ci fossero standard multipli - per esempio, uno per ogni marca di produttore - ogni consumatore potrebbe telefonare solo ai possessori della sua stessa marca di apparecchi e la domanda aggregata non si svilupperebbe. Nel caso degli standard, il mercato, cioè la concorrenza tra le imprese produttrici del prodotto, non è sempre in grado di fornire le soluzioni ottimali come accaduto all inizio dello sviluppo delle videocassette VHS - e spesso è necessario un intervento pubblico che porti uniformità a livello nazionale e/o internazionale. Un tipico esempio dell intervento pubblico che ha risolto il problema di definizione dello standard ottimale è stato quello relativo all utilizzo dello standard GSM nelle telecomunicazioni mobili in Europa: senza la predisposizione dello standard GSM, in un periodo temporale anteriore alla produzione del telefono mobile, non si sarebbe sviluppato un adeguato mercato al cui interno far crescere e competere le imprese, con evidenti vantaggi per l intera economia europea. Va tuttavia rilevato che, nel corso degli ultimi decenni, gli argomenti che giustificano l intervento pubblico nella ricerca e nell innovazione sulla base del fallimento del mercato sono stati integrati dalle nuove basi teoriche nate dal filone più moderno dell economia dell innovazione (OECD, 1998) e che si sintetizzano nei seguenti apporti: la teoria dello sviluppo tecnologico endogeno, che si focalizza sui ritorni crescenti della ricerca in termini di accumulazione delle conoscenze derivanti dall investimento in nuove tecnologie e in capitale umano (Romer, 1986); la teoria enfatizza il legame esistente tra crescita economica e capitale umano, legame mediato dalla produzione di nuove conoscenze tecnologiche, il vero motore della crescita endogena; le teorie evoluzioniste, che dimostrano che l accumulazione di conoscenza è path dependent, nel senso che premia chi ha già precedentemente investito in ricerca, e che c è un processo di apprendimento tecnologico di tipo dinamico da parte delle imprese (Metcalfe, 1995); le teorie istituzionaliste, che evidenziano la necessità di progettare istituzioni e procedure finalizzate a gestire la complessa interdipendenza tra i soggetti impegnati nel processo innovativo. Quest ultimo non dipende soltanto dalle caratteristiche delle imprese e dei centri di ricerca, ma anche da quelle del sistema formativo, del mercato del lavoro, del mercato dei capitali, ecc. (David e Dasgupta, 1994). Nel loro insieme, questi nuovi apporti teorici pongono l accento su aspetti spesso trascurati in passato e tendono ad allargare il campo dell intervento pubblico partendo dalla constatazione che la presenza di mercati competitivi e contendibili non è sufficiente ad innescare un processo innovativo virtuoso in cui una pluralità di fattori istituzionali, culturali e infrastrutturali sono capaci di influenzare le relazioni fra i vari soggetti impegnati in campo innovativo. Un secondo aspetto riguarda la dimensione regionale derivante dalla presenza di rilevanti economie di agglomerazione a livello locale e di economie di scala a loro volta connesse con la presenza di cluster e di distretti industriali caratterizzati dalla interazione fra vari soggetti 6

10 (imprese, università, centri di ricerca, agenzie di trasferimento tecnologico, ecc.) (OECD, 1999). Quest ultimo elemento riguarda direttamente le politiche messe in atto a livello regionale, come nel caso del Piemonte. In generale, la necessità dell intervento di politiche pubbliche a sostegno della produzione di conoscenze scientifiche e tecnologiche - sia sotto forma di finanziamento alla formazione di capitale umano che sotto forma di finanziamenti diretti alla ricerca è stata fatta propria dalle politiche economiche di tutti i paesi industrializzati, con interessanti applicazioni a livello regionale e locale, anche perché il costo della politica per l innovazione viene compensato dalla differenza tra il beneficio privato dell innovazione e il beneficio pubblico garantito dalla presenza delle esternalità. La conclusione è che nei sistemi economici moderni lo sviluppo della conoscenza deve fondarsi su incentivi diversi da quelli di mercato. Sicuramente i brevetti e i diritti di proprietà possono dare impulsi importanti alla produzione di conoscenza da parte delle imprese, ma si tratta comunque di strumenti imperfetti che non sono in grado di limitare l appropriabilità dei rendimenti e il trade-off tra vantaggi sociali e benefici privati. In questa prospettiva resta pertanto valida la considerazione secondo cui nelle società avanzate la conoscenza è un bene collettivo, liberamente accessibile e per buona parte prodotta da istituzioni diverse dalle imprese, e cioè dalle università e dai centri di ricerca. Ma proprio perché la comunità scientifica normalmente non realizza profitti dalla produzione di conoscenza, quest ultima deve essere sostenuta primariamente attraverso finanziamenti pubblici. Le politiche per la ricerca e per l innovazione, implementate dalla Regione Piemonte, vanno proprio in questa direzione L innovazione oggetto di intervento pubblico L innovazione è un concetto molto complesso e poliedrico e la letteratura economica sull innovazione consente di esaminarne i diversi elementi da vari punti di vista. Infatti, a seconda dell angolazione con cui osserviamo il concetto di innovazione otteniamo differenze nei concetti delle sue determinanti, delle sue origini e degli effetti generati dall innovazione stessa 2. Un primo elemento di analisi approfondito dalla letteratura economica riguarda il grado di novità introdotto dall innovazione: da una parte, si individuano le innovazioni incrementali, che rappresentano un miglioramento dello stato dell arte, e si contrappongono alle innovazioni radicali, che invece definiscono un momento di rottura tecnologica (breakthrough) rispetto ai prodotti e ai processi esistenti, creando, molto spesso, nuovi settori economici. In un contesto economico caratterizzato da prevalenza di PMI come nel caso del Piemonte, ci si attende che le PMI siano coinvolte maggiormente nelle innovazioni di tipo incrementale, piuttosto che in quelle di tipo radicale, poiché le competenze tecnologiche e le risorse finanziarie a disposizione della PMI non sono compatibili con la gestione delle tecnologie di punta, elaborate nei grandi laboratori pubblici o privati. Il comportamento innovativo delle PMI è pertanto quello di migliorare le tecnologie già esistenti, al fine di differenziare l attuale produzione, piuttosto che quello di creare nuovi paradigmi tecnologici, cambiando completamente modalità di produzione. Come vedremo successivamente, questo aspetto potrebbe essere importante nel definire le modalità operative dei poli di innovazione, in quanto l attività finalizzata all innovazione incrementale è completamente differente da quella necessaria per stimolare l innovazione radicale. Nel primo caso conta molto di più la diffusione delle informazioni con valenza tecnologica, rispetto al secondo caso in cui prevale la creazione di grandi laboratori scientifici. Per esempio, basti ricordare il ruolo delle nuove tecnologie dell informazione ICT (Information & Communication Technologies), con le quali le PMI ottengono informazioni tramite la rete internet, necessario punto di partenza per acquisire nuove conoscenze da inserire nelle innovazioni incrementali. Se il polo di innovazione volesse favorire l innovazione incrementale rispetto a quella radicale, e quindi le imprese di piccole dimensioni, magari nei settori più tradizionali, dovrebbe puntare più sul trasferimento delle tecnologie già esistenti in regione che sulla creazione di nuova conoscenza di base. 2 Numerosi contributi teorici ed empirici hanno individuato le caratteristiche fondamentali del processo innovativo, indicando varie tassonomie con cui possono essere descritte le innovazioni. Ttra gli altri, si segnalano Abernathy e Utterback (1978), Antonelli (1999), Malerba (2000), Freeman (1990), Nelson e Winter (1982), Rosenberg (1976), Sahal (1981), Pavitt (1984), Von Hippel (1982), Dosi (1982). 7

11 Un altra forma di tassonomia spesso trattata in letteratura è quella che distingue tra innovazioni di prodotto e innovazioni di processo. Generalmente, si afferma che un nuovo processo genera efficienza, in quanto consente di ridurre i costi produttivi di un attività già esistente, mentre un nuovo prodotto favorisce maggiori consumi e quindi maggiori ricavi per l impresa. In realtà, tale separazione, seppur ben presente nella letteratura economica, è più teorica che pratica, in quanto le ricerche empiriche presso le imprese evidenziano come i processi innovativi siano di solito collegati a prodotti innovativi: per avere nuovi prodotti occorre generalmente utilizzare nuovi processi; e, viceversa, la creazione di nuovi processi porta molte volte all ideazione di nuove forme di prodotto. In questo contesto di separazione tra prodotti e processi, le opportunità di modulare l intervento dei poli di innovazione sono numerose. Basti pensare al ruolo giocato dalla proprietà intellettuale e dalla gestione dei brevetti nel campo delle innovazioni di prodotto, strategia di gestione dell innovazione molto carente nelle imprese italiane, e anche nelle imprese piemontesi. Al contrario, lo sviluppo di innovazioni di processo è più facilmente percorribile favorendo maggiori contatti di filiera tra utilizzatori e fornitori di nuovi macchinari e impianti. Nel primo caso il polo di innovazione piemontese potrebbe incentivare l acquisto del servizio di gestione della proprietà intellettuale da parte delle PMI locali, nel secondo caso è più efficace incentivare progetti tecnologici di filiera, che colleghino i produttori di macchinari agli utilizzatori degli stessi. Un terzo punto importante per definire il concetto di innovazione a cui i poli di innovazione piemontesi dovrebbero fare riferimento attiene alle diverse forme della conoscenza. In letteratura si distingue tra la conoscenza perfettamente accessibile, la cui appropriazione è libera in quanto bene pubblico a disposizione di tutti, e la conoscenza proprietaria, cioè ad accesso limitato e regolamentato dal mercato dei brevetti, delle licenze, del know-how. L uso di internet favorisce soprattutto la diffusione della conoscenza pubblica, a cui le imprese possono accedere con bassi costi, e solo in parte anche la diffusione della conoscenza proprietaria. Lo scambio della conoscenza proprietaria avviene nel mercato della ricerca, al cui interno il polo di innovazione può svolgere il ruolo di intermediario, come una sorta di borsa della tecnologia, al fine di ridurre le asimmetrie informative che limitano gli incontri tra domanda e offerta di conoscenza. Un altra tassonomia fa riferimento alle nozioni di conoscenza codificata e di conoscenza tacita (Antonelli, 1999): da una parte, la conoscenza codificata si costruisce e si trasmette tramite pubblicazioni, manuali e testi di carattere teorico; dall altra, la conoscenza di tipo tacito si basa essenzialmente sulle capacità e sulle competenze personali dell imprenditore o del ricercatore, si costruisce sull accumulazione della conoscenza e dell esperienza passata (path dependence) e viene trasmessa soprattutto tramite contatti personali 3, dimostrazioni tecniche, formazione one-to-one. Le politiche di sviluppo locale che favoriscono l accesso alla conoscenza tacita sono quelle di più difficile implementazione, ma anche quelle più utili per le imprese di piccole dimensioni. Infatti, poiché la rete internet favorisce l accesso alla conoscenza codificata, in quanto si diffondono studi scientifici, rapporti tecnici e manuali operativi, per far crescere la conoscenza tacita nelle imprese piemontesi è indispensabile utilizzare un intervento pubblico che aumenti le relazioni tecnologiche tra le imprese innovative, come avviene nei progetti attivati dai poli di innovazione che favoriscono lo scambio di conoscenza tacita tra gli esperti della medesima materia che gestiscono in partnership un progetto di ricerca. In questo ambito, l esperienza piemontese dei parchi scientifici potrebbe essere utilizzata dai poli di innovazione per attivare tutta una serie di azioni di animazione tecnologica sul territorio, finalizzate proprio allo scambio della conoscenza tacita. Un ultima caratteristica del concetto di conoscenza attiene alla distinzione tra conoscenza generica e conoscenza localizzata (Antonelli, 1999). La teoria di Arrow (1962) afferma che la conoscenza è semplice informazione e può quindi essere recepita da chiunque (conoscenza generica). Al contrario, la teoria di Schumpeter sottolinea che invece la conoscenza può essere utilizzata solo da chi possiede certe competenze (conta quindi la path dependence dell impresa), in quanto si tratta spesso di conoscenza specifica del contesto 3 Una ricerca condotta sui processi di acquisizione delle competenze tecnologiche da parte dei giovani artigiani piemontesi ha mostrato l importante ruolo giocato dalla famiglia nel favorire il trasferimento della conoscenza tacita (Vitali, 2000). Tale fatto spiega parte del successo delle imprese familiari artigiane. 8

12 economico in cui viene prodotta (conoscenza localizzata). Inoltre, la conoscenza localizzata fa riferimento ad uno specifico settore, o ad una particolare fase di produzione all interno della filiera produttiva. Pur non essendo i due modelli necessariamente contrapposti, in quanto il secondo può essere considerato come una sorta di evoluzione del primo, dobbiamo immediatamente notare come essi implichino profonde differenze nel ruolo operativo dei poli di innovazione in Piemonte. Infatti, nel caso della conoscenza generica le barriere all entrata nel campo della ricerca sono teoricamente basse, mentre se l innovazione fosse di tipo localizzato, solo le imprese che hanno già investito in ricerca nel passato possono avere le capacità per acquisire nuova conoscenza (Cohen e Levinthal, 1990). In questo caso le barriere all ingresso nel mondo della ricerca sono più alte, e le politiche pubbliche devono tener conto di ciò favorendo un primo accesso dell impresa agli investimenti in ricerca: sussidiando il primo ingresso, le imprese hanno maggiori probabilità di gestire autonomamente, all interno del libero mercato della ricerca, gli scambi futuri. La distinzione ha importanti ripercussioni nell attività dei poli di innovazione piemontesi: nel modello di Arrow l informazione tecnologica è un bene pubblico e si diffonde senza costi e senza ostacoli a tutti gli operatori, mentre nel modello di Schumpeter l informazione tecnologica viene recepita solo da chi ha già investito in innovazione nel passato. Nel primo caso, il polo di innovazione può favorire l innovazione semplicemente diffondendo le informazioni (anche con i tradizionali canali delle semplici newsletter), al contrario nel secondo modello al polo di innovazione è richiesto di far crescere le conoscenze accumulate in azienda al fine di poter recepire le informazioni provenienti dalle università e dai centri di ricerca locali. Inoltre, poiché la conoscenza localizzata fa anche riferimento a specifici ambiti settoriali o tecnologici, i poli di innovazione piemontesi dovrebbero allargare gli eventuali progetti settoriali al concetto di filiera, favorendo i rapporti tra le imprese poste nelle diverse fasi del ciclo di lavorazione. L analisi qui condotta sulle diverse tassonomie con cui può essere interpretato il complesso fenomeno dell innovazione deve essere tenuto in dovuta considerazione nel momento in cui si esaminano le nuove modalità di organizzazione della ricerca aziendale, come si vedrà nel prossimo paragrafo Il polo di innovazione nel nuovo modello organizzativo della ricerca Come affermato in precedenza, il filone di studi à la Arrow si inserisce nel quadro dell economia neoclassica, al cui interno le condizioni di concorrenza perfetta fanno sì che la conoscenza scientifica sia liberamente e ugualmente accessibile agli imprenditori, e quindi l adozione dell innovazione sia immediata e generale (Arrow, 1962). In queste teorie di impostazione arrowiana, la microeconomia dell informazione presenta la creazione dell innovazione tecnologica come il risultato di una catena deduttiva che va dalla ricerca pura alla ricerca applicata, per arrivare, infine, all innovazione specifica dell impresa. Il flusso di informazioni tecnologiche viene considerato spontaneo, e partirebbe dalle università per raggiungere, senza ostacoli, le imprese, che sarebbero pronte ad internalizzare le informazioni e trasformarle in innovazioni. Al contrario, la realtà fattuale mostra che tutto ciò non si verifica: i flussi cognitivi sono di tipo localizzato e raggiungono con notevoli difficoltà le imprese, giustificando quindi l intervento pubblico che deve rimuovere le barriere delle asimmetrie informative presenti tra gli attori del sistema innovativo locale. Del resto, la stessa organizzazione delle attività di ricerca e sviluppo (R&S) all interno dell impresa è profondamente cambiata negli ultimi decenni, come è cambiato l intero sistema di produzione manifatturiera. Si sta realizzando un processo di riduzione dell integrazione verticale, che supera il tradizionale modello di Chandler che vedeva la funzione R&S posta a monte delle altre funzioni. Come avvenuto nella funzione di produzione, con la disintegrazione verticale della funzione R&S, la grande impresa si struttura con diversi poli di ricerca localizzati anche distanti tra loro e collegati in un network tecnologico interno al gruppo, e in un altro network di centri esterni ad esso (Chiesa, 1995). Alcuni di questi ultimi sono partner strategici di accordi tecnologici effettuati al fine di acquisire le risorse mancanti all impresa (Vitali, 1995), altri sono semplici fornitori di know-how specializzato. Questa struttura organizzativa viene applicata in quasi tutti i settori industriali, e si estende a quasi tutte le dimensioni di impresa, anche nelle PMI. In questo caso, l outsorcing non va a favore delle altre imprese del gruppo industriale, ma bensì verso fornitori di tecnologie, laboratori, consulenti e imprese di R&S. Infatti, le PMI 9

13 fanno ricerca al proprio interno solo quando sono dotate di adeguate risorse finanziarie e manageriali. Altrimenti, si organizzano con il ricorso all outsourcing della ricerca, scomponendo le fasi di realizzazione di un progetto innovativo in tante commesse da allocare a gruppi di lavoro specializzati sul mercato della ricerca e dell innovazione. In questo caso, sono importanti le relazioni tecnologiche che la PMI ha attivato sul territorio, con chi produce e diffonde la conoscenza, quali i fornitori dell impresa, i consulenti tecnici, i centri di ricerca. In ogni modo, le nuove configurazioni organizzative vedono un netto prevalere del modello organizzativo a rete su quello lineare. Dentro il modello a rete, la funzione R&S non viene posta necessariamente a monte di tutte le altre, ma interagendo nel network interno all impresa la R&S opera in parallelo alle altre funzioni aziendali, per ottenere risparmi nei costi di sviluppo e nel tempo ad esso necessario (time-to-market) (Calabrese, 1998). Per creare un efficace modello a rete, la funzione R&S utilizza le nuove tecnologie ICT che consentono di aumentare le relazioni tecnologiche tra le imprese superando i limiti imposti dalla prossimità fisica: tramite le ICT si instaurano contatti virtuali tra PMI anche territorialmente molto distanti, facilitando la diffusione della conoscenza, nonché la sua produzione. A questo proposito, chi gestisce servizi tecnologici all interno dei poli di innovazione ha la possibilità di influenzare il numero e la qualità delle relazioni tecnologiche tra le imprese, creando esternalità tecnologiche anche tra imprese distanti fisicamente tra loro, come si vedrà nel prossimo paragrafo. Infatti, i poli di innovazione hanno una precisa specializzazione settoriale che consente una buona prossimità funzionale e culturale tra le imprese partecipanti al polo, e quindi favorisce la nascita di economie esterne, come si vedrà nel prossimo paragrafo Economie esterne e poli di innovazione Come afferma la teoria, il livello raggiunto dalla conoscenza tecnologica di un impresa è anche il risultato di processi collettivi di apprendimento e interazione tra gli operatori tecnologici (Antonelli, 1999). Le relazioni avvengono: tra imprese che si scambiano informazioni, come nel caso dei rapporti fornitore-cliente (Antonelli e Patrucco, 2004); tra imprese e università/centri di ricerca nel trasferimento della conoscenza pubblica (Etzkowitz e Leydesdorff, 2000); tra imprese e intermediari tecnologici, come i poli di innovazione, i parchi scientifici e i centri servizio per l innovazione (Ferrero et al., 2002; Bellini, 2003). Tanto il processo di accumulazione di conoscenza interna all impresa, che il processo di tipo collettivo, generano le cosiddette esternalità tecnologiche, che rappresentano un aspetto sistemico nella creazione di conoscenza tecnologica: la creazione di tecnologia da parte di un impresa non dipende soltanto dalle scelte tecnologiche della singola impresa, ma anche dal comportamento delle altre imprese (in termini di apprendimento e R&S). In sostanza, la capacità innovativa di un impresa non dipende solo dai suoi investimenti in R&S, ma anche dall attività di R&S delle altre imprese con cui essa è direttamente o indirettamente in contatto (Feldman e Massard, 2001). Le esternalità tecnologiche sono definite come effetti indiretti positivi, che non vengono mediati dai prezzi ma incorporati nelle normali relazioni di mercato: le imprese acquisiscono conoscenza senza pagarla, ma semplicemente come ricaduta (spillover) dell attività delle altre imprese (Katz e Shapiro, 1985). Tale forma di acquisizione gratuita della conoscenza è molto importante per le PMI in quanto si tratta di imprese caratterizzate dalla scarsa disponibilità di risorse finanziarie. Gli spillover tecnologici sono quindi molto importanti per determinare la crescita del sistema (Griliches, 1992) e si affiancano all attività interna di R&S nel determinare l innovazione tecnologica dell impresa, anche se la letteratura (Mackun e MacPherson, 1997) evidenzia che essi non sono un puro bene pubblico, di cui l impresa si appropria senza costo alcuno, perché occorre aver sostenuto comunque alcuni investimenti in R&S per poter acquisire tali conoscenze pur gratuite. 10

14 Pertanto, l ambiente in cui operano le imprese influisce sulla creazione delle esternalità tecnologiche, in quanto le economie di scala esterne vengono generate soprattutto se le imprese che investono in R&S sono localizzate in un area abbastanza limitata (Mohnen, 1996), o se comunque le imprese hanno frequenti e intensi scambi produttivi o commerciali. La rilevanza locale degli spillover (Audretsch e Feldman, 1996; Breschi, 2000) è legata alla socializzazione della conoscenza che si ha quanto più le imprese sono vicine e appartengono allo stesso territorio, ciclo produttivo e settore economico. Sono quindi i benefici della prossimità fisica che favoriscono la nascita delle esternalità tecnologiche, in quanto aumentano le probabilità di contatto, formale e informale, tra le imprese (cioè tra i loro ricercatori o tra i loro imprenditori). L apporto della prossimità fisica deve però essere integrato con quello della distanza funzionale tra le imprese: conta anche che le imprese siano poco distanti tra loro dal punto di vista funzionale, e cioè vicine nella filiera produttiva o nel ciclo di lavorazione del prodotto finito, in quanto parlerebbero la stessa lingua tecnologica e sarebbero incentivate a risolvere problemi tecnologici complementari tra loro. Tra i modelli di diffusione degli spillover c è anche l approccio che enfatizza l omogeneità culturale che ci deve essere tra le imprese che generano esternalità (Romer, 1986). Una parte della letteratura economica (Richiardi e Vitali, 2002) aggiorna il concetto di economia esterna introducendo la possibilità di utilizzare le nuove tecnologie dell informazione al fine di superare i limiti della distanza fisica: grazie a internet le imprese possono attivare stabili relazioni che generano profondi scambi di informazioni anche in assenza della prossimità fisica. Con questa modalità, i poli di innovazione possono creare opportunità di scambio tecnologico nell area regionale piemontese, con la creazione di esternalità positive a favore delle imprese partecipanti al polo stesso, grazie ai programmi del polo che organizzano eventi di animazione tecnologica, progetti comuni di ricerca, borse tecnologiche, ecc. Del resto, il polo di innovazione è caratterizzato da una forte specializzazione settoriale, che genera esternalità tecnologiche alla stessa stregua delle economie esterne create nei distretti industriali (anch essi a forte specializzazione settoriale). Nel creare esternalità tecnologiche il polo si avvale delle opportunità offerte dall ambiente circostante, e cioè dal sistema innovativo locale. Le caratteristiche del sistema innovativo locale sono pertanto importanti nel definire i modelli operativi perseguiti dai poli di innovazione, come afferma la teoria economica che verrà presa in considerazione nel paragrafo successivo Il sistema innovativo locale Una branca della teoria economica che studia l innovazione si è specializzata nell analisi dei cosiddetti sistemi innovativi, e cioè dell insieme degli operatori e delle organizzazioni che interagiscono in un certo ambito (territoriale o settoriale, per esempio) per creare, trasferire e utilizzare l innovazione. Nella letteratura economica, lo studio del sistema innovativo viene condotto su due livelli: da una parte, si individua un livello territoriale (una nazione o una regione, per esempio), dall altra, possiamo avere un livello settoriale (l industria manifatturiera o un singolo settore, per esempio). Nel caso del sistema innovativo territoriale vengono studiate le relazioni tra gli operatori che sono presenti in tale territorio, individuando gli attori coinvolti nella produzione e nel trasferimento dell innovazione (Arundel e Geuna, 2004). Una parte di tali attori sono privati (le imprese), mentre un altra parte è formata da istituzioni pubbliche (governo locale, università, ecc.) o da enti che perseguono interessi collettivi (associazioni imprenditoriali, CCIAA, ecc.) (Cooke et al., 2003). In generale, il sistema innovativo territoriale si declina nei suoi ambiti di sistema innovativo nazionale, regionale e locale. Il sistema nazionale di innovazione è la caratterizzazione territoriale più studiata anche per la disponibilità di statistiche omogenee, che sono confrontabili tra loro a livello internazionale (Patel e Pavitt, 1994). Il sistema nazionale di innovazione è indicato da Lundvall (1992) e da Nelson (1993) come l insieme delle istituzioni, delle loro competenze e degli incentivi che alimentano i processi innovativi. Questo approccio mette anche in luce l'importanza delle relazioni tra i diversi soggetti (pubblici e privati) che compongono il 11

15 sistema innovativo e le caratteristiche specifiche del contesto economico di riferimento. All interno di questo ambito teorico si è sviluppato anche il filone di studi che fa capo alla cosiddetta tripla elica, e cioè all interazione sinergica e positiva che si crea tra imprese, istituzioni e università (Etzkowitz e Leydesdorff, 1997 e 2000). Numerose sono le analisi empiriche che hanno approfondito le caratteristiche dei singoli sistemi nazionali, anche con confronti tra i paesi europei (EU Commission, 2003) o tra i paesi dell OCSE (OECD, 1999). Dal sistema nazionale si può passare a quello regionale: la valenza dell ambito regionale trae origine sia dalla maggiore enfasi che avrebbe la prossimità fisica - poiché le distanze ravvicinate sono generalmente compatibili con la creazione di solide relazioni tra gli operatori sia dalle politiche di federalismo amministrativo, che spostano competenze pubbliche dall area nazionale verso l area regionale. Soprattutto Cooke e Morgan (1998) elaborano un concetto di sistema locale di innovazione che enfatizza i rapporti esistenti tra le imprese e le diverse istituzioni presenti nel territorio amministrativo di tipo regionale. Come affermato, l innovazione ha una sua dimensione di sistema, che fa sì che l impresa innovativa sia in relazione con una pluralità di attori regionali, quali imprese, istituti di ricerca e di formazione superiore, laboratori privati di R&S, agenzie di trasferimento tecnologico, camere di commercio, associazioni imprenditoriali, enti di formazione professionale, amministrazioni pubbliche locali (Evangelista et al., 2001). Tale dimensione sistemica pone l innovazione al centro dell attività del sistema innovativo regionale, al cui interno si possono individuare anche partizioni del sistema stesso: si tratta di divisioni del sistema innovativo che fanno riferimento a consorzi di imprese, club di imprese, associazioni di categoria, forum di discussione, vari accordi e partnership di governance comune del territorio regionale. Tali partizioni hanno una sorta di dimensione minima che privilegia il livello regionale, proprio come nel caso delle associazioni di categoria tra gli imprenditori. Numerose ricerche hanno studiato i sistemi regionali di innovazione nell Unione Europea (Malerba, 1993; Morgan 1997; Cooke et al., 2003). Sono state proposte varie categorie di sistemi innovativi locali, caratterizzati sulla base di tassonomie che legano gli aspetti quantitativi dell innovazione con quelli qualitativi. Infine, restringendo ulteriormente i confini del territorio al cui interno si misura il sistema innovativo, per esempio alla provincia o al distretto industriale, aumentano i dettagli dell analisi (Calderini e Scellato, 2003). Del resto, il concetto di sistema locale di innovazione applica in concreto la concezione evolutiva dell innovazione: l innovazione presente oggi in una certa area dipende dal livello innovativo del passato di tale area geografica, ma anche dalle caratteristiche del sistema produttivo, delle abitudini locali, delle istituzioni, del sistema educativo, dei centri di ricerca con cui interagiscono le imprese. Sono le relazioni locali quelle che definiscono parte del cosiddetto capitale sociale, un elemento di vantaggio competitivo di cui godono i territori più sviluppati (Trigilia, 2002; Putnam, 2000; Guiso, Sapienza e Zingales, 2004). A differenza dall approccio neoclassico, il paradigma evolutivo che supporta l esistenza del sistema innovativo locale sottolinea come una parte dell innovazione sia generata dall apprendimento dell impresa, che nel contesto locale ha maggiori opportunità di sfruttare gli spillover tecnologici. L apprendimento aziendale avviene in base alla propria esperienza, ma anche in relazione all esperienza conseguita dalle altre imprese con cui l impresa ha rapporti di fornitura e di condivisione di informazioni, conoscenze e tecnologie. In alcuni casi, l apprendimento della singola impresa si trasforma in una sorta di apprendimento collettivo in ambiti territoriali molto ristretti, dando luogo ad una sovrapposizione geografica tra sistemi locali di innovazione e distretti industriali (Bossi e Scellato, 2005). Ciò è vero soprattutto se consideriamo la specificità della tecnologia di cui necessitano i distretti industriali, essendo questi ultimi molto specializzati dal punto di vista settoriale. In questo contesto in cui l innovazione dell impresa è influenzata dalle caratteristiche del sistema innovativo locale, il ruolo dei poli di innovazione è primario, in quanto essi sono un elemento caratterizzante il sistema innovativo locale, grazie alla loro finalità di catalizzatore degli investimenti in R&S e di trasferimento della tecnologia all interno di un preciso settore tecnologico. Vediamo nel prossimo paragrafo quali sono gli attori del sistema innovativo locale e qual è il ruolo dei poli di innovazione all interno dello stesso. 12

16 3.6. Gli attori del sistema innovativo locale Come affermato, il concetto di sistema innovativo fa riferimento a forti interazioni tra soggetti di diversa natura che sono coinvolti nella creazione, diffusione e utilizzo delle innovazioni. L individuazione del ruolo giocato dai singoli attori, e della numerosità degli attori stessi, è un elemento determinante per qualificare il sistema innovativo locale, per valutarne la consistenza, per individuarne i punti di forza e di debolezza. A tal fine, si possono applicare le indicazioni della letteratura economica che distingue tra l offerta di innovazione, la domanda di innovazione, l intermediazione dell innovazione (la cosiddetta interfaccia tecnologica), la finanza per l innovazione e la regolamentazione del mercato dell innovazione (Braczyk et al., 1998; Cooke, 2002; Malerba, 1993; Rolfo e Sancin, 2001). La Figura 1 esemplifica lo schema concettuale con cui si può studiare il sistema innovativo locale. Figura 1: Esemplificazione dello schema concettuale con cui si può studiare il sistema innovativo locale OFFERTA DI TECNOLOGIA E FORMAZIONE AVANZATA Università, politecnico, scuole di dottorato e alta formazione, enti pubblici di ricerca, laboratori di ricerca pubbicoprivato, laboratori certificati Miur INTERFACCIA TECNOLOGICA Poli di innovazi one, piattaforme tecnologiche, parchi scientifici, CCIAA, distretti tecnologici, associazioni di categoria, centri servizi innovazione, incubatori imprese high-tech DOMANDA DI TECNOLOGIA Imprese innovative: imprese con brevetti, con progetti UE, con finanziamenti pubblici per ricerca e innovazione, con centrodi ricerca. ISTITUZIONI DI REGOLAMENTAZIONE E FINANZA PER L INNOVAZIONE Regione (leggi per la ricerca, gestione fondi europei e fondi nazionali), Unione Europea (fondi strutturali), governo nazionale (fondi Cipe, fondi leggi nazionali, ecc.), fondazioni bancarie, banche commerciali, venture capital, business angels L offerta di innovazione è composta dagli operatori che producono conoscenza e formazione avanzata. Si tratta, essenzialmente, di un offerta pubblica proveniente dalle università, dai centri di ricerca, dai centri di formazione superiore. In realtà, esiste anche un offerta privata di conoscenza che è attiva sul mercato della ricerca, nelle aree in cui tale mercato esiste ed è ben strutturato, e che è formata da tecnici, consulenti, piccole imprese che vendono servizi tecnologici complementari o sostitutivi delle attività di ricerca. La soluzione di un problema tecnologico può, infatti, essere ottenuta sia con l accumulo di conoscenze e competenze all interno dell impresa, sia con l acquisto di tali competenze all esterno, sul mercato dei brevetti, delle licenze, del know-how. Molti di tali operatori sono laboratori privati, che però possiedono alcune tipologie di certificazione o di riconoscimento scientifico. Per esempio, alcuni laboratori sono certificati dal Ministero della ricerca e dell Università per godere delle agevolazioni del D.M. 593/00, che fornisce un credito di imposta alle imprese che richiedono consulenze tecnologiche a tali laboratori. Anche i laboratori delle grandi imprese sono inseribili in questo gruppo di attori che definisce l offerta tecnologica locale, in quanto essi producono tecnologia e conoscenza non solo per l impresa proprietaria del laboratorio, ma anche per l esterno, sia nella forma della cessione della tecnologia sul mercato (brevetti, licenze, ecc.), sia nel trasferimento tecnologico che si attua lungo la filiera di fornitura dalla grande impresa cliente alla piccola impresa fornitrice, sia nella diffusione gratuita della conoscenza sotto forma di esternalità (spillover tecnologico). 13

17 Il secondo gruppo di attori rappresenta la domanda d innovazione che proviene dalle imprese, che acquisiscono la conoscenza prodotta nei centri di ricerca pubblici e privati e la trasformano in nuovi prodotti, nuovi processi, nuove soluzioni organizzative. Come abbiamo già affermato, parte di tali imprese sono esse stesse delle imprese innovative che producono innovazione che viene ceduta sul mercato della ricerca. In questo caso, per individuare le imprese innovative dovremmo fare riferimento alle spese in R&S e alle strategie di innovazione di ciascuna impresa. Purtroppo, tali dati non sono pubblici e vengono diffusi solo in alcune relazioni che accompagnano i bilanci, oppure in alcuni articoli della stampa economica. Per ovviare a tale carenza informativa, si possono utilizzare delle variabili proxy dell innovazione, in modo da individuare per via indiretta l intensità del fenomeno che non possiamo misurare direttamente: dal lato dell input tecnologico si inseriscono le imprese che ricevono finanziamenti pubblici finalizzati ad effettuare progetti di ricerca, le imprese che hanno progetti di ricerca attivati finanziati dai progetti europei (i vari Programmi quadro per la ricerca e la tecnologia); dal lato dell output tecnologico ottenuto dalle spese in ricerca possiamo fare riferimento alle imprese che hanno depositato brevetti presso l Ufficio dei brevetti europeo (EPO), oppure alle imprese che hanno pubblicato articoli scientifiche sulle riviste specializzate. Tra la domanda di innovazione e l offerta di conoscenza esistono delle istituzioni pubbliche che effettuano il trait-d union sul mercato della ricerca. Infatti, il mercato della ricerca è generalmente poco sviluppato a causa del fallimento del mercato che attiene al concetto di conoscenza, che ha una elevata componente di bene pubblico, oppure a causa della piccola dimensione del mercato della ricerca che non consente agli operatori di operare in modo efficiente. Per facilitare l incontro tra l offerta e la domanda di innovazione, le recenti politiche per lo sviluppo locale hanno creato degli operatori di interfaccia tecnologica, aventi lo scopo di diffondere l innovazione sul territorio e di favorire il trasferimento tecnologico tra l offerta pubblica e la domanda privata (Bossi et al., 2009). Le infrastrutture per il trasferimento tecnologico e per l interfaccia tra domanda e offerta che sono state attivate dalle politiche di sviluppo locale hanno le forme più svariate, quali i poli di innovazione, i parchi scientifici, i centri di servizio all innovazione, le borse per lo scambio di tecnologia e altri tentativi di minore importanza (Ferrero et al., 2001). Individuare l esistenza e le caratteristiche di tali infrastrutture è quindi un elemento importante per verificare lo stato di avanzamento delle politiche locali sulla strada della promozione dell innovazione. Sicuramente, lo strumento più moderno tra quelli citati è rappresentato dal polo di innovazione, che riassume in sé molte caratteristiche presenti nei parchi scientifici e nei centri servizio all innovazione. Infine, un altra categoria di attori indicata nella Figura 1 deriva dall intervento dell operatore pubblico finalizzato a regolamentare e programmare la crescita del sistema innovativo locale tramite leggi che finanziano gli attori e ne definiscono gli ambiti di intervento. Oltre alla finanza pubblica per l innovazione, vi è anche una componente finanziaria privata, che deriva dall attività delle banche commerciali, del venture capital e delle fondazioni bancarie Poli di innovazione: verso un modello ideale A valle dell analisi sviluppata nei precedenti paragrafi è possibile definire un elenco di attività che il polo di innovazione dovrebbe svolgere per poter avvicinarsi ad un modello ideale di infrastruttura tecnologica delineata nella teoria fino ad ora esaminata. Come già affermato, all interno del sistema innovativo locale, il polo di innovazione gioca un ruolo molto importante e persegue una molteplicità di obiettivi. Ecco una lista sintetica delle attività che dovrebbe svolgere il polo di innovazione ideale. 14

18 Attività Approccio Tripla Elica Specificazione oggetto/attività Il polo di innovazione promuove la ricerca svolta in cooperazione tra Università, centri di ricerca e imprese. Essendo a contatto con le imprese, il polo di innovazione riesce a proporre alle istituzioni e alle università ricerche e studi strettamente legati al fabbisogno tecnologico delle imprese iscritte al polo. In questo modo, il polo di innovazione contribuisce direttamente alla creazione della conoscenza dentro il sistema innovativo locale. Interfaccia tecnologica Il polo di innovazione rappresenta un interfaccia tecnologica con cui diffondere l innovazione all interno del sistema innovativo locale, in quanto diffonde l innovazione prodotta nelle università, nei centri di ricerca pubblici e privati, e nelle imprese, facilitando l accesso delle imprese locali alla conoscenza. Il polo di innovazione svolge pertanto la funzione del facility management tecnologico, tanto per la produzione quanto per la diffusione della conoscenza. Animazione tecnologica: il polo di innovazione svolge un attività di animazione tecnologica tramite eventi organizzati con gli operatori economici locali; in questo modo il polo rivitalizza il contesto locale (l humus imprenditoriale) e favorisce la creazione di relazioni tecnologiche tra gli attori del sistema innovativo locale. Economie esterne Il polo di innovazione crea economie esterne di tipo tecnologico tra le imprese locali, favorendo la partecipazione delle imprese a progetti comuni di ricerca. L attività svolta in partnership favorisce la prossimità funzionale e culturale tra le imprese locali. Attivazione mercato della ricerca Il polo di innovazione favorisce lo scambio della tecnologia all interno del mercato della ricerca, mercato di per sé non particolarmente efficiente in quanto gravato da numerosi limiti. Il network relazionale che il polo di innovazione crea tra le imprese partecipanti al polo stesso ne favorisce la conoscenza reciproca e quindi lo scambio tecnologico tra le imprese stesse. Servizi innovativi Il polo di innovazione stimola il mercato dei servizi innovativi, in quanto favorisce la domanda di servizi presso le imprese partecipanti al polo, tramite i sussidi che le leggi regionali/nazionali concedono sui servizi innovativi. La griglia sopra riportata, che potrà trovare applicazione in una successiva analisi ad hoc, prevedendo l uso di variabili quantitative e qualitative atte a definire le caratteristiche di ciascun polo di innovazione attivato sul territorio regionale e l attività svolta negli ultimi anni, al fine di riscontrare quanta parte di tale attività è in linea con i criteri teorici precedentemente individuati. Le attività svolte dal polo possono quindi essere disaggregare per finalità, tenendo conto delle finalità raccolte nelle indicazioni offerte dalla teoria economica. In questo modo, si può riorganizzare l attività del polo, al fine di individuare eventuali carenze con riferimento ai sei criteri indicati dalla teoria. 15

19 4. CRISI ECONOMICA ED INNOVAZIONE Lo scopo del presente capitolo consiste nell individuare il legame esistente tra la crisi economica che ha colpito il nostro paese e il processo di creazione e diffusione dell innovazione all interno del sistema innovativo piemontese, con particolare riferimento al ruolo che possono giocare i poli di innovazione nel favorire l uscita dalla crisi e il consolidamento del sistema economico locale. La crisi ha inciso in modo rilevante sulle performance economiche e occupazionali delle imprese piemontesi. Nel 2009 infatti il fatturato delle imprese piemontesi è calato vistosamente, squilibrando i conti economici dell impresa e la sua struttura finanziaria. La parziale ripresa avvenuta nel 2010 e nel 2011 non ha comunque consentito alle imprese locali di raggiungere, mediamente, i livelli produttivi ante-crisi, facendo quindi emergere un problema di modifica strutturale del sistema produttivo. Affermazioni ancora più negative si possono fare con riguardo agli effetti sull occupazione, in quanto negli anni qui considerati si sono registrati aumenti della disoccupazione, della cassa integrazione, della messa in mobilità per crisi d impresa, nonché un calo significativo nel numero degli occupati. Agli effetti diretti esistenti tra crisi e performance economiche e occupazionali delle imprese occorre anche aggiungere gli effetti indiretti che la crisi ha nei confronti della creazione e della diffusione dell innovazione nel sistema innovativo piemontese. E infatti probabile che il ridursi delle risorse finanziarie a disposizione dell impresa, induca quest ultima a privilegiare investimenti di breve periodo che consentano la gestione straordinaria della crisi economica, piuttosto che effettuare investimenti di medio-lungo periodo in attività di ricerca e di innovazione. Tuttavia, merita subito evidenziare che, in realtà, l importanza degli investimenti in innovazione viene accentuata e non ridotta nei periodi di crisi economica. Infatti, le imprese piemontesi affrontano la concorrenza internazionale grazie ad innovazioni di prodotto e di processo che consentono di differenziare il prodotto in una specifica nicchia di mercato. In questo modo, l impresa locale riesce a produrre a costi e prezzi nettamente più elevati rispetto a quelli dei competitori provenienti dai paesi in via di industrializzazione, grazie al fatto che il consumatore individua in tali innovazioni gli elementi più importanti con cui effettuare la scelta di consumo e il soddisfacimento del proprio bisogno. Soprattutto nelle piccole imprese, l innovazione si effettua in buona parte mediante il trasferimento tecnologico da altre imprese, siano esse fornitori o clienti, oppure in minor misura, dalle università e dai centri di ricerca pubblici. Ciò comporta un aumento dell importanza del ruolo giocato dalle infrastrutture pubbliche che favoriscono la creazione e la diffusione delle innovazioni sul territorio, come nel caso dei poli di innovazione. Si cercherà pertanto di inserire i cambiamenti indotti dalla crisi economica sulla struttura industriale e sul comportamento delle imprese all interno delle politiche locali per l innovazione e delle attività operative svolte dai poli di innovazione. Più in dettaglio, nel corso del presente capitolo dopo aver analizzato nel dettaglio le cause della crisi economica e le modalità di trasferimento dall ambito finanziario a quello reale, si esamina il rapporto tra innovazione e crisi economica di tipo congiunturale o strutturale e si approfondisce l analisi sul ruolo giocato dai poli di innovazione nel compensare gli effetti negativi che la crisi ha sull innovazione, distinguendo a seconda delle fonti di reperimento dell innovazione stessa (fonti interne vs fonti esterne) Le cause della crisi economica L origine dell attuale crisi viene imputata all eccessiva deregulation del mercato statunitense, che ha favorito un innovazione finanziaria che è sfuggita di mano ai suoi stessi creatori: anche grazie alla politica monetaria espansiva attuata dalla FED per rispondere allo shock dell 11 settembre 2001, le banche hanno concesso mutui non garantiti (mutui subprime) di cui cedevano immediatamente il rischio di default a società finanziarie non soggette al controllo della banca centrale. Queste società hanno incorporato i titoli tossici dentro nuovi titoli finanziari, ad alto rendimento e quindi molto apprezzati dal mercato, che non riusciva a percepirne l elevato rischio. Quando nel 2008 ne è emerso palesemente il rischio, il mercato ha tentato di 16

20 allontanare i titoli tossici e i loro possessori, senza però riuscirci a causa della loro difficile individuazione. Infatti, i titoli tossici erano stati inseriti, diluiti e, in un certo senso, nascosti dentro normali titoli finanziari. Questa difficoltà ha generato un processo di generale perdita di fiducia reciproca degli operatori finanziari, che hanno disinvestito le attività finanziarie senza fare alcuna selezione tra titoli buoni e titoli tossici, creando la vera e propria crisi finanziaria. La crisi finanziaria si è quindi trasformata in una crisi di fiducia che ha bloccato il mercato del credito: nell autunno 2008 le banche non si prestavano il denaro le une con le altre, per paura di insolvenze nascoste nel portafoglio titoli di ciascuna banca. L effetto immediato del blocco del mercato interbancario è stato il trasferimento della crisi di fiducia nei confronti delle imprese industriali, con restrizione del credito verso le imprese meno solide, che subivano una crisi di liquidità o comunque un aumento degli oneri finanziari (pur in presenza di un calo dei tassi ufficiali). La caduta della domanda aggregata - generata dai licenziamenti nel settore finanziario e in quello industriale, nonché dal blocco degli investimenti industriali e degli acquisti di beni di consumo durevole, e dalle aspettative negative sul futuro dell economia - ha causato una riduzione della produzione e degli investimenti industriali, e completa il circolo vizioso della crisi: dall ambito finanziario siamo giunti a quello industriale, con riflessi negativi sull occupazione e la finanza pubblica. Nel 2009, le imprese piemontesi hanno fronteggiato una crisi con una doppia valenza: da una parte, si trattava di una normale crisi economica, a causa della forte caduta della domanda, sia interna che estera; dall altra, vi era anche associata una inusuale crisi finanziaria, che comportava minore liquidità e maggiori oneri finanziari per le imprese. La crisi ha quindi colpito tutti i settori economici, anche se con diversa intensità, e soprattutto, con diversa diffusione temporale. In generale, settori colpiti prima e con maggiore intensità degli altri sono quelli dei beni di investimento (beni industriali e immobili) e dei beni di consumo durevole (automobili e grandi elettrodomestici), perché in questo ambito le decisioni degli operatori sono molto più legate alle aspettative sul futuro dell economia: gli imprenditori investono in attività economiche, e i consumatori investono in immobili e comprano automobili, sulla base di quello che si attendono nel futuro (maggiore profitto o maggiore salario/reddito). Pertanto, i settori sui quali la crisi incide di più sono proprio quelli in cui la regione Piemonte è maggiormente specializzata rispetto alle altre aree. Infatti, il comportamento pro-ciclico della struttura industriale piemontese fa sì che le crisi vengano anticipate temporalmente rispetto al resto della nazione, e vengano anche vissute in modo più intenso e con maggiore enfasi, rispetto alle regioni in cui c è una maggiore diversificazione dell attività economica. Ovviamente, nei momenti di ripresa congiunturale, questi fattori giocano a favore di una ripresa che in Piemonte avviene prima delle altre aree nazionali. Inoltre, la crisi ha un diverso impatto sulle dimensioni di impresa. L impatto della crisi sulle piccole imprese offre lo spunto per individuare alcuni problemi specifici e alcune opportunità nella risposta alla crisi che differenziano le piccole dalle grandi imprese. Da una parte, la piccola impresa subisce maggiormente la crisi di liquidità, l aumento degli oneri finanziari e il ritardo dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione e delle grandi imprese locali. Dall altra, la piccola impresa ha anche minori costi fissi e maggiore flessibilità, fattori che consentono di individuare velocemente i mercati esteri in crescita Crisi congiunturale e crisi strutturale Si può ipotizzare che la crisi attuale non sia soltanto di tipo congiunturale, e cioè una semplice, per quanto intensa, caduta della domanda aggregata, ma sia anche e soprattutto una crisi di tipo strutturale, che comporta quindi una modifica permanente nei modelli di produzione e consumo. Una crisi di tipo congiunturale non obbliga più di tanto le imprese a modificare la propria organizzazione produttiva, in quanto è sufficiente attendere la ripresa della domanda e si potranno continuare a produrre gli stessi articoli del passato, con lo stesso successo economico. 17

21 Al contrario, se siamo in presenza di una crisi strutturale significa che le imprese non riceveranno, al termine della crisi, la stessa domanda aggregata che esisteva in precedenza: essa sarà diversa, dal punto di vista quantitativo (con un calo significativo della stessa) e/o dal punto di vista qualitativo (con una modifica sostanziale della tipologia di prodotti richiesti). In entrambi i casi, le imprese devono adeguarsi agli effetti della crisi strutturale, modificando la struttura dei costi di produzione, riducendo i costi fissi per compensare la minore domanda, dotandosi di nuovi prodotti/processi per intercettare la nuova tipologia di domanda. La strategia ideale per perseguire questo cambiamento è quella di investire in innovazione, sia tecnologica che organizzativa, al fine di modificare strutturalmente e positivamente la produzione pre-crisi. La strategia ideale su cui le imprese dovrebbero indirizzare gli investimenti sarebbe pertanto quella di aumentare i ricavi, intercettando la nuova domanda nei suoi nuovi mercati, più che la strategia di ridurre i costi di produzione. Le innovazioni di prodotto consentirebbero pertanto di perseguire questa strategia di crescita. L investimento in innovazione può essere effettuato con varie modalità, anche se generalmente esse si possono ricondurre allo sviluppo interno della tecnologia (investendo nella ricerca del proprio laboratorio) oppure all acquisto di tecnologia dall esterno (adattando le tecnologie presenti sul mercato). In quest ultimo caso, lo strumento ideale è quello del trasferimento tecnologico, che consente all impresa di acquisire il know-how da altre imprese, da centri di ricerca, dalle università, e di adattare/modificare tale know-how per ottenere un prodotto/processo innovativo. Tanto nel caso dell investimento interno in ricerca e sviluppo, quanto in quello del trasferimento tecnologico, l ambiente esterno in cui opera l impresa ha un forte rilievo. Come afferma la teoria economica, l innovazione presente in un impresa è anche il risultato dell interazione tra gli operatori tecnologici (Antonelli, 1999), e cioè tra imprese che si scambiano informazioni, come nel caso dei rapporti fornitore-cliente (Antonelli e Patrucco, 2004); tra imprese e università/centri di ricerca che cedono conoscenza pubblica (Etzkowitz e Leydesdorff, 2000); tra imprese e poli di innovazione e parchi scientifici, che rappresentano un catalizzatore dell innovazione locale (Ferrero et al., 2002). Ciò significa anche attribuire un importante ruolo alle caratteristiche del sistema innovativo locale, al cui interno operano gli attori che influenzano il processo innovativo delle imprese. Infatti, l esistenza di robuste infrastrutture pubbliche che facilitano il processo innovativo delle imprese, rende il sistema innovativo più idoneo a supportare le strategie di uscita dalla crisi da parte delle imprese locali. Il ruolo dei poli di innovazione è pertanto molto importante in questo periodo di crisi economica, come si vedrà nel prossimo paragrafo Crisi economica, fonti di innovazione e ruolo dei poli di innovazione La crisi economica modifica profondamente il comportamento innovativo degli operatori, soprattutto nel caso delle piccole imprese, che subiscono maggiormente l evoluzione dell ambiente esterno. Da una parte, poiché l impresa ha meno risorse a disposizione, essa riduce in primo luogo le spese per le attività che non aiutano a gestire la crisi nel breve periodo. Tra queste spese vi sono sicuramente gli investimenti in innovazione, che hanno risultati attesi solo nel medio periodo. Dall altra parte, l impresa è conscia che di fronte ad una crisi di tipo strutturale occorra modificare profondamente il vantaggio competitivo storico dell azienda (oggi non più valido), soprattutto con investimenti in innovazione. Ciò significa che non cambia il fabbisogno innovativo delle imprese, ma che esso rimane generalmente insoddisfatto. Le due determinanti spingono le imprese ad interessarsi maggiormente ai bandi pubblici, per reperire risorse finanziarie da investire in innovazione, e quindi ad entrare in contatto con gli operatori pubblici che gestiscono tali risorse. Inoltre, in tempi di crisi si è più disponibili ad effettuare aggregazioni di imprese, anche di tipo non strutturato, come potrebbero essere gli accordi con finalità tecnologiche o i contratti di reti di imprese. Per esempio, si è più disponibili a partecipare a progetti collettivi di condivisione degli investimenti in ricerca e dei rischi connessi, come sono i progetti offerti dai poli di innovazione. 18

22 Vediamo più in dettaglio come cambiano, a causa della crisi, la domanda di innovazione da parte delle imprese e le fonti da cui le imprese ottengono innovazione, al fine di individuare nuove opportunità di crescita per i poli di innovazione piemontesi La domanda di innovazione generata dalla crisi economica La domanda di innovazione proveniente dalle imprese può essere legata alle caratteristiche della crisi economica, individuando un legame tra effetti della crisi e fabbisogno innovativo delle imprese. A tale fabbisogno innovativo i poli di innovazione possono offrire i propri servizi. Un primo esempio riguarda le imprese che cercano di reagire alla crisi economica puntando, come già avvenuto in passato, sulla qualità della produzione e sulla differenziazione di prodotto. Le imprese domandano quindi innovazioni finalizzate a migliorare la qualità del prodotto finale, al fine di ottenere un prodotto non confrontabile con quelli a basso prezzo dei concorrenti dei paesi in via di sviluppo. Si tratta di imprese che perseguono un vantaggio competitivo basato su fattori di tipo non-di-prezzo, legati quindi alla pubblicità, al servizio post-vendita, all innovazione incorporata nel prodotto. Merita ricordare come la forte spinta alla personalizzazione del prodotto stimoli le imprese a creare prodotti diversi dalla concorrenza, talvolta anche solo "apparentemente" diversi. Per esempio, nel comparto dell abbigliamento il processo di finissaggio del tessuto, quello in cui avviene una vera e propria nobilitazione del prodotto, favorisce la percezione di una qualità medio-alta da parte del consumatore finale, elemento tipico dei tessuti italiani. Anche qui, oltre alla componente tecnologica, conta molto l innovazione organizzativa e quella relativa agli asset intangibili dell impresa: il ruolo della funzione marketing, che deve far cogliere al consumatore finale tale differenziazione di prodotto, è quindi molto importante. A questo gruppo di imprese il polo può offrire tutti i suoi servizi più tipici, quali la creazione di network di ricerca per progetti comuni, la gestione di sussidi pubblici per svolgere ricerca interna, il trasferimento di tecnologia dalla università/centri di ricerca pubblici a favore delle imprese, e così via. Sicuramente, il polo di innovazione ha tutte le caratteristiche per rispondere in modo adeguato a questa tipologia di fabbisogno innovativo. Un secondo esempio concerne le imprese che chiedono soprattutto innovazioni che possano ridurre i costi di produzione, con la speranza di uscire dalla crisi vincendo i concorrenti sulla concorrenza di prezzo. In questo caso le tecnologie richieste sono quelle di processo, che risparmiano su tutti i fattori produttivi e gli input aziendali: non solo il costo del lavoro, come da tradizione, ma anche i costi relativi alle materie prime, ai componenti, all energia. Il risparmio energetico è forse il fabbisogno innovativo più richiesto recentemente, stante l alto prezzo dell energia in Italia, il recente progresso tecnologico, e le politiche energetiche italiane che hanno favorito la diffusione di energie rinnovabili. Oltre alla domanda di tecnologie di processo, le innovazioni richieste da questo gruppo di imprese sono anche di tipo organizzativo, innovazioni che si riflettono in nuove forme di organizzazione del lavoro, soprattutto con riferimento alle possibilità di delocalizzare all estero parte della produzione o di usare lavorazioni in outsourcing dentro la filiera produttiva locale. Sempre nell ottica di fare efficienza, e cioè di ridurre i costi di produzione. In questo caso, le imprese perseguono il modello di sviluppo dell impresa a rete, con un'organizzazione del lavoro basata sul decentramento produttivo, in cui l'impresa leader gestisce le fasi ritenute più strategiche del ciclo produttivo e decentra all'esterno quelle che invece sono caratterizzate da un basso valore aggiunto. Il risultato consiste in una riduzione dei costi fissi aziendali per adattarsi al nuovo livello della domanda aggregata. Generalmente, le fasi svolte all'interno sono quelle della progettazione, della distribuzione e del marketing del prodotto finito, mentre tutta la parte produttiva viene decentrata al di fuori dell'impresa. Si tratta di opportunità organizzative che sono possibili grazie all'uso delle nuove tecnologie informatiche, che richiedono comunque alti investimenti e competenze di gestione di un organizzazione molto complessa. A questo gruppo di imprese il polo di innovazione può offrire soprattutto i sussidi pubblici che favoriscono la diffusione dei servizi innovativi, quali sono le innovazioni organizzative e l uso delle nuove tecnologie di informazione (ICT). Si tratta, inoltre, di trasferire alle imprese le competenze manageriali idonee alla gestione delle nuove forme organizzative, che sono basate più sul coordinamento funzionale delle varie attività esterne che sul controllo gerarchico tipico della gestione delle attività interne all impresa. 19

23 Un terzo esempio di fabbisogno innovativo è quello dell impresa che tenta di uscire dalla crisi modificando completamente il proprio business, magari riconvertendo la produzione in un settore collaterale, e cioè poco distante dal punto di vista tecnologico oppure dal punto di vista commerciale. In questo caso si perseguono innovazioni di prodotto vere e proprie, per introdurre modifiche sostanziali nelle caratteristiche strutturali del prodotto stesso, magari utilizzando nuovi materiali, nuovi componenti o nuovi processi di lavorazione. La strategia è favorita dalla notevole pervasività delle innovazioni più recenti, che consentono di trasferire tra settori molto lontani merceologicamente nuove applicazioni produttive. Si pensi all uso dei nuovi materiali, delle biotecnologie o delle nanotecnologie, che consentono nuove applicazioni nei settori più disparati e disomogenei tra loro, quali il tessile, le lavorazioni dei metalli, il legno, la plastica, e così via. Utilizzando tali nuove tecnologie l impresa potrebbe riuscire a sostituire il precedente prodotto con uno completamente differente, magari cambiando anche settore di attività economica. A questo terzo gruppo di imprese il polo di innovazione potrebbe offrire i servizi per favorire il trasferimento tecnologico dalle università dai centri di ricerca pubblici delle nuove tecnologie pervasive, in modo da aumentare le possibilità di applicazione tecnologica in settori anche molto lontani merceologicamente Fonti interne e fonti esterne di innovazione: il ruolo dei poli di innovazione La capacità innovativa delle imprese è fortemente condizionata dalla loro dimensione. Infatti, la letteratura economica conferma che le PMI operano tendenzialmente in un contesto di innovazioni incrementali, e non perseguono innovazioni di tipo radicale. Di solito, per le PMI l innovazione non è un attività strutturata, quanto piuttosto un attività che viene svolta su richiesta specifica del cliente: si risponde ad una specifica domanda del mercato, che impone un miglioramento nel processo o nel prodotto attuale. Generalmente, il maggior sforzo innovativo delle PMI si concentra sul processo produttivo, non solo tramite l acquisto di nuovi macchinari, ma anche, e soprattutto, tramite la modifica personalizzata dei macchinari stessi, che devono adattarsi ad una specifica richiesta del mercato. Attualmente l evoluzione tecnologica dei macchinari ha raggiunto una fase di diffuso consolidamento, e consente l acquisto e l utilizzo di macchine automatiche flessibili adatte anche a piccoli lotti di produzione. Dal lato dell innovazione di prodotto, nel caso di PMI presenti in settori tradizionali e maturi, il processo innovativo procede secondo una curva di tipo logistico, con gli interventi sul prodotto che riguardano solo modifiche minimali e non più radicali. Le strategie di crescita tramite innovazione possono essere perseguite dalle imprese effettuando investimenti interni, nella funzione ricerca e sviluppo, oppure mediante il ricorso all acquisizione di tecnologia esterna. In entrambi i casi, si nota un effetto della crisi economica sul comportamento innovativo delle imprese, con una riduzione delle risorse disponibili per tali investimenti. Nel caso della ricerca svolta all interno dell impresa, essa rappresenta il principale canale per la creazione delle innovazioni, e si concentra nell attività svolta dall ufficio R&S, o da quello di progettazione avanzata nel caso di piccole imprese non strutturate nella funzione ricerca. Infatti, nelle piccole imprese l ufficio progettazione crea innovazione nel momento in cui deve rispondere ad una particolare esigenza della commessa del cliente, che richiede una componente relativamente nuova per l azienda. La crisi economica, riducendo le commesse, riduce pertanto le opportunità di svolgere questa forma di R&S di tipo saltuario e non strutturato, ma comunque importante per le piccole imprese. Del resto, queste forme di investimento leggero nell attività di R&S consentono alle piccole imprese italiane di essere comunque innovative, pur senza effettuare investimenti in ricerca statisticamente rilevanti. Il polo di innovazione ha alcune possibilità di ridurre questo effetto negativo della crisi economica sull innovazione. In primo luogo, il polo favorisce la creazione di progetti comuni di ricerca finanziati da bandi pubblici regionali, e quindi favorisce un maggior reperimento delle risorse finanziarie pubbliche. In secondo luogo, l attrazione di piccole imprese intorno a progetti sussidiati dal pubblico rappresenta anche un elemento di apprendimento e di accumulazione delle esperienze per la piccola impresa partecipante al polo. Infatti, grazie all attività del polo di innovazione la piccola impresa riesce ad adattarsi meglio agli 20

24 standard qualitativi imposti dai bandi pubblici per l innovazione, per esempio tentando di trasformare le numerose indagini e gli esperimenti spot che la piccola impresa compie nel corso degli anni in un progetto di medio periodo formalmente strutturato in attività e step temporali ben definiti. Costruire un progetto di ricerca propriamente formalizzato, al fine di partecipare ai bandi pubblici, consente anche di anticipare il fabbisogno tecnologico proveniente in futuro dalla clientela, utilizzando un proprio portfolio tecnologico abbastanza aggiornato. Nel caso di acquisizione dell innovazione dall esterno dell impresa, in molti casi si tratta di fonti provenienti da settori diversi da quello in cui opera l impresa, come per esempio accade per le fonti tecnologiche presenti nei comparti dei fornitori di macchinari, di semilavorati o di materia prima. La letteratura di economia dell innovazione ha ormai confermato il ruolo di innovazione incorporata nell acquisto dei macchinari o dei semilavorati/componenti, mentre quella relativa all economia manageriale sottolinea le forti collaborazioni tecnologiche che esistono tra le imprese di ogni filiera, soprattutto se la filiera ha basi locali e non globali. Per esempio, nel caso dell'innovazione incorporata nei macchinari tessili, essi vengono talvolta co-progettati con i fornitori, al fine di favorire il vantaggio competitivo dell utilizzato finale, che potrebbe essere concentrato sulla filatura (velocità del processo), sulla tessitura (efficienza e, soprattutto, qualità del prodotto finale) o sul finissaggio (nobilitazione del tessuto). La caduta degli investimenti causata dalla crisi economica comporta una corrispondente caduta degli acquisti di innovazione incorporata nei macchinari, con un blocco sostanziale del rinnovo del parco macchine aziendale che potrebbe avere effetti negativi sul livello innovativo del prodotto finale. In questo caso, il polo di innovazione non ha grandi possibilità di intervento, se non quelle che si riferiscono ad una maggiore diffusione delle informazioni sui finanziamenti pubblici di aiuto agli investimenti in macchinari. Infine, alcune imprese riescono anche ad acquisire l'innovazione grazie alle relazioni con le università e i centri di ricerca pubblici, che operano come fornitori di servizi tecnologici. La crisi economica accentua le richieste tecnologiche provenienti dalle imprese, che vorrebbero ottenere maggiori servizi innovativi a prezzi più bassi. Dal lato dell offerta, le minori risorse pubbliche messe a disposizione delle infrastrutture tecnologiche locali, quali università, parchi e centri servizio, riducono l attività delle stesse e ne aumentano i prezzi di vendita per i servizi erogati. Questo circolo vizioso che porta ad un sottodimensionamento dei servizi domandati e venduti può essere solo in parte rotto, grazie ad una attività del polo di innovazione impostata sul rispetto della massima efficienza, al fine di non aumentare i prezzi dei servizi offerti alle imprese. 21

25 5. IL CASO FRANCESE DEI POLI DI COMPETITIVITÀ Nella cultura economica francese il concetto di polo ha radici molto profonde e lontane. Già nella prima metà del secolo scorso la riflessione sulla dimensione territoriale delle dinamiche di sviluppo aveva portato all articolazione di versioni complesse del concetto di spazio economico che hanno posto le condizioni per la definizione del concetto di pole de croissance (poli di crescita) che hanno lungamente influenzato gli sviluppi teorici dell economia regionale, nonché la progettazione della nuova ondata di politiche industriali nei primi anni 2000 (Perroux, 1950 e 1955; Cohen, 2007). Lo spazio economico può essere definito come un insieme omogeneo di relazioni fra diverse tipologie di attori, caratterizzato da forze centrifughe e centripete che generano la comparsa di centri, o poli, di sviluppo, spesso a scapito delle aree periferiche, che sperimentano una progressiva perdita di risorse umane e finanziarie che tendono a defluire verso il centro. La definizione di spazio economico si mantiene ad un livello di astrazione tale da consentire l analisi delle dinamiche di interazioni fra attori socio-economici al di là delle influenze, pure importanti esercitate dallo spazio in senso fisico e geografico. In realtà, è la configurazione del sistema di relazioni ad influenzare la portata geografica di alcuni fenomeni. I poli di crescita si configurano in Perroux come degli insiemi che hanno la capacità di indurre la crescita di altri insiemi. Un insieme può essere un impresa, un settore o una regione. La competitività è distribuita infatti, in modo asimmetrico, per cui alcuni aggregati possono essere caratterizzati da dinamiche virtuose mentre altri possono essere interessati da performance negative. A livello micro, un impresa può funzionare da polo di crescita per le altre imprese con cui è in relazione. Allo stesso modo, alcuni settori possono generare opportunità di profitto per altri settori. Un polo di crescita può quindi essere concepito come un centro nello spazio economico da cui la crescita si irradia fra i diversi settori attraverso dinamiche di esternalità per lo più pecuniarie. La dimensione territoriale del polo risulta in questo quadro come uno dei possibili risultati osservabili, generato dagli indubbi vantaggi legati alle economie di agglomerazione. D altronde l applicazione regionale dei concetti articolati da Perroux è stata senz altro la più prolifica, sia per quel che riguarda la letteratura economica, sia per quel che riguarda la pianificazione industriale a livello locale. Nel contesto francese, l elaborazione di una politica industriale che attribuisse un peso al concetto di polo, e quindi alla dimensione locale delle dinamiche di sviluppo economico, è comparsa solo nei primi anni del 2000, come ultimo atto di un percorso finalizzato alla riduzione del divario di competitività economica e tecnologica con gli altri paesi avanzati, in primo luogo gli Stati Uniti. Nel prossimo paragrafo verrà introdotto il concetto di poles de competitivité cosi come compare nella letteratura economica francese prima che il suo utilizzo in ambito di politica industriale ne arricchisse il significato aggiungendo alcuni attributi fondamentali I poles de competitivité nella letteratura economica francese Se il concetto di polo ha delle origini che risalgono almeno agli anni 50 del secolo scorso, l espressione poles de competitivité era già in uso in ambito di politica economica nei primi anni 80, quando era vivo il dibattito ospitato per lo più dalla Revue Economique sulla posizione della Francia nell arena competitiva internazionale, soprattutto a livello europeo (Lafay, 1981; Aglietta e Boyer,1982; Greffe, 1983; Jacquemin e Rainelli, 1984). In questo quadro i poles de competitivité erano definiti come sottoinsiemi del sistema produttivo, composti da imprese che hanno acquistato delle posizioni dominanti nella concorrenza nazionale ed internazionale, e dalle quali si sprigionano dei meccanismi di trasmissione che beneficiano una grande varietà di altre attività (Aglietta e Boyer, 1982). La competitività dei singoli paesi è quindi collegata alla presenza di tali poli di competitività, al loro numero ed al loro peso nella bilancia dei pagamenti. I poli mantengono quindi la caratteristica di traino per i settori a monte ed a valle della filiera produttiva, nonché motore di creazione di nuovi settori che alimentano il processo di diversificazione produttiva. 22

26 Per quanto gli effetti positivi siano veicolati da un lato da esternalità pecuniarie e dall altro dal cosiddetto effetto home market, la dimensione prevalente resta quella settoriale. I poli sono inquadrati in schemi di intervento di politica industriale che sottolinea l importanza dei legami a monte ed a valle nei processi produttivi, con l obiettivo di una maggiore coesione e coerenza delle attività a livello nazionale. In questa fase l economia nazionale è ancora vista come un unico aggregato, e bisognerà attendere ancora un decennio per la riscoperta della centralità della prossimità geografica. Le caratteristiche salienti dei poli in questa prima versione possono quindi essere riassunte come segue: poli identificati sulla base della bilancia dei pagamenti: un polo è competitivo se il saldo delle partite correnti per quel che riguarda le sue produzioni è positivo; approccio industriale, focalizzato sui legami a monte ed a valle della filiera produttiva; dimensione nazionale; oggetto di politica industriale (e non tecnologica) L evoluzione delle politiche tecnologiche nella Francia del dopoguerra L implementazione dei poli di competitività come strumento di politica economica comincia nel 2004, e rappresenta l inizio di una nuova stagione che segna il rinnovato interesse nell elaborazione di strumenti di politica tecnologica, e non solo industriale, in Francia. Da un punto di vista storico, infatti, sin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale fino ai primi anni Ottanta l approccio seguito era ispirato da una logica colbertista o, come è stato definito recentemente, colbertismo high-tech. Il principio di base consisteva nell identificazione di un certo numero di settori chiave per la competitività di lungo periodo del paese che lo Stato poteva aiutare mediante una serie interventi specifici. La tipologia di intervento differiva sensibilmente a seconda che ci fossero già degli attori a presidiare la struttura industriale rilevante, ovvero che non fosse possibile rilevare la presenza di gruppi industriali in grado di garantire l indipendenza del paese nei settori in questione. Questa situazione forniva il terreno più fertile per la politica dei grandi progetti (Cohen, 2007). Questo modello di politica economica ha portato alla formazione di attori ibridi fra amministrazione pubblica ed imprese private, in cui lo Stato forniva i mezzi per l accumulazione di risorse finanziarie e scientifiche e garantiva la selezione di alcuni settori rilevanti per il benessere collettivo assicurandone il successo in un contesto di grande flessibilità organizzativa. Lo strumento dei grands projets, ha rappresentato un chiaro esempio dell utilizzo di schemi di intervento di tipo keynesiano in cui la domanda pubblica veniva utilizzata per stimolare lo sviluppo di determinati settori fondato su innovazione tecnologica, comparsa di nuovi modelli di consumo, protezionismo dinamico, l entrata di nuovi soggetti industriali ed ingegneria socio-politica. La logica sottostante consisteva nella possibilità di attivare un capitalismo senza capitali, in cui lo Stato forniva i mezzi nelle fasi iniziali ad imprese che diventavano poi libere di competere nell arena internazionale. I grand projets si configuravano dunque come un percorso che porta allo sviluppo di settori chiave mediante il supporto fornito ai loro principali attori, i cosiddetti campioni nazionali, che beneficiano in prima istanza delle commesse statali finalizzate all acquisto delle tecnologie prodotte. Tuttavia, agli inizi degli anni Ottanta, le preoccupazioni per la crescente apertura alla concorrenza internazionale generata dalla ratifica del Single European Act e del Trattato di Maastricht ha riportato alla ribalta il dibattito sulle politiche industriali. A livello europeo, tuttavia, si andava consolidando l idea che liberalizzazioni, deregulation e limitazioni dell intervento statale fossero i principi cardine da seguire. In Francia si assistette dunque per parecchi anni al tentativo di ridurre fortemente l approccio dirigista. E solo nel 2004 che un nuovo clima politico ed intellettuale ha permesso di riconsiderare la possibilità di elaborare politiche industriali proattive. Nei primi anni del 2000 infatti gli effetti della deindustrializzazione e della delocalizzazione delle attività manifatturiere cominciavano ad essere piuttosto evidenti in un paese con una tradizione industriale molto forte. D altro canto lo scetticismo verso l Europa ha sollevato dubbi sulla capacità di politiche sovranazionali di perseguire con efficacia obiettivi di sviluppo e competitività. Infine, è diventato evidente il gap scientifico e tecnologico da ascrivere alle inefficienti 23

27 politiche del capitale umano. E in questo contesto che vengono messi a punto una serie di strumenti di politica industriale, o meglio di politica tecnologica, con i poli di competitività a fare da capofila I poli di competitività: fondamenti teorici e realtà di riferimento I poli di competitività, nella loro versione recente, rappresentano la risposta politica alle sfide poste dal mutato contesto socio-economico, con particolare riferimento alla crescente globalizzazione delle attività produttive ed all affermarsi di un economia sempre più basata sulla conoscenza (Longhi e Rainelli, 2010). Infatti, sebbene la Francia sia il paese dell Europa continentale che meglio ha seguito il processo di graduale terziarizzazione dell economia (comparato con il benchmark Stati Uniti), appare evidente come tale vantaggio non sia stato pienamente sfruttato, come dimostra l insoddisfacente diffusione delle tecnologie dell informazione e della comunicazione, nonché il loro contributo al valore aggiunto nazionale (Antonelli, Patrucco, Quatraro, 2008). Questo ha determinato un ulteriore ampliamento dei differenziali di produttività con le economie più avanzate. In quest ottica è emersa la necessità di mettere in cantiere delle politiche che avessero l obiettivo principale di stimolare le attività innovative attraverso sforzi collettivi e cooperativi di ricerca e sviluppo. Il riconoscimento della centralità dei processi di innovazione nei percorsi di crescita economica è stato inoltre accompagnato dal crescente interesse per la dimensione territoriale, laddove le politiche precedenti, fatta eccezione per i fallimentari systèmes locales de production, erano state pensate ed articolate a livello nazionale. I presupposti teorici si fondano tanto sull importanza della dimensione collettiva nella produzione di conoscenza tecnologica (Foray, 2004; Quatraro, 2012), quanto sull apprezzamento della sovrapposizione fra concentrazione spaziale e specializzazione tecnologica. Tale coincidenza è il frutto di un processo evolutivo in cui abilità e competenze specifiche si sviluppano e sedimentano a livello locale grazie a processi di apprendimento e di accumulazione di conoscenza. Le cosiddette technological capabilities (Penrose, 1959; Teece, 1986) sono quindi caratterizzate da una dimensione locale che rende determinati luoghi più adatti di altri per certi tipi di attività. Le scelte di localizzazione delle imprese sono quindi influenzate dagli specifici vantaggi competitivi sviluppati dai sistemi locali in termini di competenza chiave. In un contesto di crescente globalizzazione, anche le grandi imprese multinazionali hanno bisogno di stabilire contatti e di creare reti di interazione a livello regionale, per poter beneficiare delle conoscenze tecnologiche accumulate nei sistemi innovativi locali, oltre che delle più generiche economie di agglomerazione ed economie di scala. Non si tratta solo di knowledge spillovers locali e involontari, ma di sforzi intenzionali di interazione e comunicazione tecnologica (Antonelli, 2001). Partendo ancora dalla preoccupazione per la competitività del sistema francese nella divisione internazionale del lavoro, e focalizzati sulla rilevanza delle competenze acquisite in contesti tecnologici e geografici specifici, i poles rappresentano un esperimento a metà strada fra il classico atteggiamento dirigista ed il tentativo di dar vita a dinamiche spontanee a livello locale. Gli strumenti di politica industriale e tecnologica precedenti, come i grands projets rappresentavano infatti un chiaro esempio di modelli di competitività costruiti esogenamente dai decisori pubblici. I settori strategici erano identificati ex-ante, e gli incentivi ed i sussidi forniti con lo scopo di promuoverne lo sviluppo. Nel caso dei poles de competitivité si ritrovano naturalmente spinte top-down, in cui i policymakers esercitano una spinta esogena. Tuttavia questa si limita ad identificare le attività di innovazione e ricerca e sviluppo (R&S) come elementi chiave ed a promuovere una progettualità basata su dinamiche collettive ed interattive. Per il resto, l iniziativa viene lasciata completamente ai soggetti locali, ovvero imprese, università, centri di ricerca, fondazioni, ecc. Questi soggetti istituzionali hanno avuto la possibilità di creare delle cordate incentrate sulle specifiche competenze accumulate nel corso del tempo e che li caratterizzano al fine di ottenere il riconoscimento di polo. La dimensione territoriale viene quindi a configurarsi come un elemento che trascende i confini amministrativi per fondarsi su un concetto endogeno di territorio risultante da processi auto-organizzati. 24

28 5.4. L implementazione dei poles de competitivité La prima fase dei poles de competitivité si articola sul periodo Il Comité interministériel d'aménagement et de développement du territoire (CIADT) ha lanciato infatti il 14 settembre 2004 una nuova strategia industriale basata sui poles. Lo stesso documento conteneva inoltre il primo bando per la selezione dei progetti. La definizione dei poli fornita dal CIADT è la seguente: «association d entreprises, de centres de recherche et d organismes de formation, engagés dans une démarche partenariale (stratégie commune de développement), destinée à dégager des synergies autour de projets innovants conduits en commun en direction d un (ou de) marché(s) donné(s) sur un territoire donné». Per prima cosa i poli sono quindi un fenomeno associativo che coinvolge istituzioni coinvolte in attività di ricerca e di formazione, legate da una strategia comune di sviluppo. Gli attori locali sono quindi chiamati ad esprimere questa volontà mediante la presentazione di un progetto costituente. Il polo nasce da un iniziativa dal basso finalizzata a trarre vantaggio dagli schemi di incentivi forniti dall alto. In questo modo la delimitazione geografica del polo è un corollario della localizzazione geografica dei soggetti coinvolti. La selezione dei poli è articolata in tre livelli: valutazione regionale sotto la responsabilità dei prefetti regionali valutazione condotta da un gruppo di lavoro interministeriale audit indipendente condotto da esperti qualificati nei settori del commercio, della ricerca e dell educazione. La presenza dei prefetti regionali riflette la pressione esercitata dal governo centrale sugli stakeholder locali affinché siano responsabili direttamente delle strategie di sviluppo intraprese a livello locale. Il processo di valutazione ha l obiettivo di decidere se attribuire l etichetta (in un verbo solo in francese: labeliser) di polo al progetto presentato. Quattro criteri fondamentali devono essere soddisfatti dai progetti per questo scopo: il progetto deve articolare una strategia di sviluppo coerente e consistente con lo sviluppo economico dell area interessata: il territorio è definito in modo endogeno dai promotori del progetto; adeguata visibilità internazionale in termini industriali e tecnologici; partnership fra diversi attori del progetto e governante strutturata in modo operativo; capacità di generare sinergie in attività di R&S in grado di creare valore e ricchezza. Questi criteri mettono in risalto la triplice finalità dello schema di incentivi, vale a dire di stimolare dinamiche virtuose di interazione capaci di alimentare processi innovativi di successo; incrementare il potenziale attrattivo delle aree su cui insiste il polo; promuovere il senso di attaccamento al territorio, attraverso la valorizzazione delle competenze locali. L attribuzione dell etichetta di polo non è tuttavia il fine di questa misura di politica economica. Al contrario ne rappresenta il punto di partenza. I poli rappresentano infatti uno strumento per la creazione di progetti di ricerca cooperativi da candidare per l attribuzione di finanziamenti appositamente stanziati. Lo schema di incentivi quindi non funziona sulla base del semplice riconoscimento del polo. Per poter accedere ai fondi i soggetti che ne fanno parte devono elaborare di progetti di ricerca cooperativa. La governance dei poli costituisce un fattore di criticità importante in questa prospettiva. Ciascun polo è un entità legale indipendente i cui membri del direttivo devono essere preferenzialmente rappresentanti del mondo industriale, accademico e della ricerca. Anche i rappresentanti locali del governo trovano adeguata rappresentanza, sebbene una grande discontinuità rispetto alle politiche precedenti sia l approccio elusivamente bottom-up, in cui tanto la gestione del polo che la definizione dei progetti di ricerca sono affidati agli stakeholders locali ed al mondo imprenditoriale. In altre parole, il ruolo principale del governo è quello di stanziare i fondi, senza alcun vincolo in termini di orientamento dell attività di ricerca. I membri del polo articolano un progetto di R&S da candidare. A questo fine, il direttivo del polo effettua un primo filtro selezionando i progetti di R&S che possono concorrere per l attribuzione dei finanziamenti dedicati ai poli. Questi progetti ottengono la denominazione di progetti di R&S del polo e vengono quindi presentati in risposta al bando emesso dal governo due volte l anno. La selezione finale dei progetti da finanziare viene fatta in ultima istanza da commissioni statali. 25

29 Questa strategia di promozione di processi bottom-up di definizione dei progetti di ricerca ha l obiettivo di stimolare la pro attività degli attori locali, vincolando la concessione dei finanziamenti all espressione di una progettualità specifica. In questo modo la dimensione interattiva e collaborativa viene incentivata sin dalle fasi preliminari. Tuttavia, come apparirà più chiaro nella prossima sezione, all alto numero di poli identificati nella prima fase di implementazione dello strumento di policy è corrisposto un numero piuttosto basso di progetti finanziati, per lo più concentrati in pochi territori più dinamici La prima fase dello schema di incentivi La realizzazione dei poli di competitività ha avuto inizio con la pubblicazione del primo bando a Settembre La risposta a questo bando ha portato alla presentazione di 105 candidature, selezionate sulla base dei criteri esposti nella sezione precedente. La selezione ha avuto luogo a luglio 2005 ed è stata condotta dal CIADT, il quale ha concesso l etichetta di polo a 66 aree locali (Tabella 1). In seguito, a luglio 2007 è stato aperto un altro bando che ha condotto all identificazione di cinque nuovi poli su 18 candidature, per un totale di 71 progetti che sono stati poi sottoposti a valutazione nel Tabella 1: Elenco dei principali poli selezionati nella prima fase del progetto Tipo di Polo Tipo di Polo Nome del Polo Mondiale Vocazione Mondiale Nazionale Nome del Polo Mondiale Vocazione Mondiale Nazionale Aerospace Valley Industries et pin maritime du futur Alsace Biovalley InnoViandes Arve Industries i-trans Atlantic Biotherapies Logistique Seine Normandie (Nov@log) Automobile haut de gamme Lyon Urban Truck&Bus Axelera Lyonbiopôle Cancer-Bio-Santé Matériaux à usage domestique (MAUD) Cap Digital Paris Region Matériaux innovants produits intelligents (MIPI) Céréales Vallée Medicen Paris Région EAU Mer Bretagne Fibres Grand'Est Mer PACA Finance Innovation Microtechniques Génie civil Ouest Minalogic Gestion des risques Mobilité et transports avancés Industries du commerce MOV'EO Industries et agro-ressources Nutrition Santé Longévité Tipo di Polo Tipo di Polo Nome del Polo Mondiale Vocazione Mondiale Nazionale Nome del Polo Mondiale Vocazione Mondiale Nazionale Optitec Route des lasers Orpheme Sciences et systèmes de l énergie électrique (S²E²) Parfums, arômes, senteurs, saveurs (PASS) Solutions communicantes sécurisées (SCS) Pégase Sporaltec Plastipolis System@tic Paris Région Pôle Enfant Techtera Pôle européen de la céramique Tenerrdis Pôle européen d'innovation fruits et légumes Transactions électroniques sécurisées (TES) Pôle filière produits aquatiques Trimatec Pôle Mer Bretagne Up-Tex Pôle Mer PACA Valorial Pôle Nucléaire Bourgogne Végépolys Prod'Innov Véhicule du futur Q@LI-MEDéditerranée Viaméca Qualitropic Ville et mobilité durables Vitagora 26

30 Il numero di aree locali riconosciute come poli appare piuttosto elevato in relazione all obiettivo di riunire attività economiche e di R&S interconnesse in aree geografiche e tecnologiche specifiche. Questo risultato lascia trasparire la volontà del CIADT di essere quanto più possibile inclusivi in modo da consentire ad un elevato numero di soggetti di mobilitare risorse per la presentazione di un progetto. La selezione è stata effettuata seguendo i criteri già menzionati nel precedente paragrafo. A seconda del posizionamento relativo di ciascun progetto, con particolare riferimento alla visibilità internazionale ed alla capacità di espressione di sinergie per la costruzione di network di innovazione, i poli sono classificati come mondiali, a vocazione mondiale e nazionali. I poli mondiali (o globali) sono sette, mentre quelli a vocazione mondiale sono dieci. La cifra totale stanziata a supporto delle attività complessive dei poli nel periodo è stata di 1,5 miliardi di Euro. Tra queste, la più rilevante è rappresentata dalle attività di R&S. Infatti, come si è già osservato, l identificazione dei poli non è che il primo passo. Il polo si caratterizza, infatti, come un vettore di progetti di ricerca. Tali progetti scaturiscono da un processo a due stadi. In primo luogo si è avuta la creazione di un Fondo Unico Interministeriale (FUI), con lo scopo di fornire il budget necessario a finanziare i progetti di ricerca. A tale fondo contribuiscono il Ministero dell Industria, quello della Difesa, delle Infrastrutture, dell Agricoltura, della Salute, della Pianificazione Spaziale. Nel periodo ammontava a 720 milioni di Euro. Un contributo ulteriore è stato poi stanziato a livello regionale. La tabella 2 riporta una sintesi dei risultati dei quattro bandi aperti nel primo periodo di implementazione. I dati non mostrano una situazione particolarmente virtuosa. Infatti, ad un primo sguardo si osserva che in media è stato selezionato un progetto per polo. Tuttavia, il numero di poli coinvolti arriva al massimo al 60% del totale in corrispondenza del terzo bando. Questo suggerisce una distribuzione fortemente asimmetrica dei fondi interministeriali, per cui i finanziamenti tendono a concentrarsi maggiormente su un numero ristretto di poli. In effetti un terzo dei progetti selezionati sono promossi da poli globali, con un ruolo di particolare rilievo del polo Aerospace Valley che insiste sulle regioni Midi-Pyrénées, Aquitaine ed Île-de- France. Anche il dato relativo al finanziamento delle attività R&S non è molto incoraggiante. Infatti, la somma sui quattro bandi ammonta 424 milioni di euro, vale a dire il 58% circa dei fondi complessivamente stanziati per il FUI, testimoniando un evidente sottoutilizzazione delle risorse dedicate, probabilmente dovuta alla mancanza in molte aree delle capacità necessaire per innescare delle progettualità adeguate. Tabella 2 : Esiti dei bandi per progetti di R&S indirizzato ai poli di competitività dal FUI Bando 1 Bando 2 Bando 3 Bando 4 Numero di progetti selezionati Numero di poli coinvolti Finanziamento attività R&S (milioni di Euro) Progetti R&D dei poli globali di cui: Aerospace Valley Lyon Biopole Medicen Minalogic SCS: Secured Communication Solutions System@tic Fonte: (Bando 1 4 si riferisce ai quattro bandi per progetti di R&S indirizzato ai poli di competitività dal FUI). 27

31 5.6. Uno sguardo più approfondito ai numeri dei poli I dati relativi al finanziamento dei progetti di ricerca lasciano trasparire dei risultati per lo più deludenti per quel che riguarda la prima fase di realizzazione delle politiche sui poli. Una valutazione più approfondita dell efficacia di tale strumento non può tuttavia prescindere dalla considerazione degli effetti sul sistema socio-economico, in termini di creazione sia di nuove attività sia di nuovi posti di lavoro. Il governo francese ha reso disponibili i dati utilizzati per la valutazione della prima fase dello schema di incentivi. L obiettivo dichiarato della politica dei poli è di migliorare la competitività dei territori locali rafforzando il loro potenziale attrattivo nei confronti di imprese e gruppi che effettuano le loro scelte di localizzazione. In questa prospettiva particolare rilevanza assumono i dati sulla demografia industriale. La tabella 3 riporta le statistiche relative ai territori riconosciuti come poli, articolati per tipologia. Ragionare sui numeri in valore assoluto, data la differente numerosità dei poli assegnati a ciascuna categoria, conduce a delle conclusioni fuorvianti. Per questo motivo è più opportuno partire dal confronto delle dinamiche all interno di ciascuna tipologia. Il primo dato si riferisce al numero di unità locali di imprese che fanno parte del polo, ovvero che aderiscono all associazione. Il trend sembra essere positivo sia ad uno sguardo complessivo, sia a livello di ciascuna tipologia di polo. Tuttavia l entità del cambiamento è sensibilmente differente. Infatti, i dati complessivi mostrano una crescita media annua dell 8% circa, laddove per i poli globali ed a vocazione globale si osserva una crescita nel numero di unità locali a tasso medio annuo del 12%, quindi ben al di sopra della media complessiva. Tabella 3 4 : Imprese membri del Poli Dati complessivi Poli Globali Poli a vocazione globale Poli Nazionali Numero di Unità Locali di imprese membri Numero di Unità Locali nuovi membri Numero d'imprese con unità locali membri Imprese create PMI Medie Imprese Grandi imprese Numero di gruppi stranieri Gruppi Europei Gruppi extraeuropei Unità Locali di Imprese Indipendenti ,065 1,315 2,017 2,339 Unità Localo controllate da un gruppo ,255 2,423 Fonte: Gruppi Francesi ,717 1,849 Gruppi Europei Gruppi extra-europei Per i poli nazionali è possibile effettuare il raffronto solo sui dati del 2009 e del 2010, periodo in cui il tasso di crescita medio delle unità locali è di circa il 9%, ovvero non di molto superiore al dato complessivo. Un modo alternativo per confrontare le dinamiche relative alle diverse tipologie di poli consiste nel prendere in considerazione le grandezze medie. Richiamando che dei 71 poli identificati, 6 sono globali e 10 a vocazione 4 Si noti che è stata fatta la scelta di mantenere inalterati i dati ufficiali diffusi dalla fonte piuttosto che apportare modifiche nelle aggregazioni. 28

32 globale, appare evidente come queste due tipologie siano caratterizzate da una dinamica ben al di sopra della media complessiva. Basti considerare che nel 2009 in media le unità locali appartenenti ai poli erano circa 79 per i poli nazionali, 189 per i poli a vocazione globale e 223 per i poli globali, laddove il dato complessivo si attestava su 100 unità locali. Una situazione leggermente differente si osserva nel caso delle unità locali nuovi membri. Infatti a livello generale il tasso medio di crescita osservato su tre anni è del 4.26%, mentre per i poli globali il tasso medio è circa del 9% mentre per quelli a vocazione nazionale è piuttosto basso, pari a circa il 2%. Il dato su due anni per i poli nazionali si attesta invece intorno al 3.7%. In termini relativi, i poli globali sembrano essere caratterizzati dalle performance migliori, con un numero medio di unità locali nuovi membri che oscilla tra 43.5 e 55, in confronto al dato complessivo che varia tra 22.3 e Particolarmente positivi anche i numeri dei poli a vocazione globale, dove nel 2009 i nuovi membri erano 47 per polo. I poli nazionali si attestano invece leggermente al di sotto del dato complessivo. Passando dalle unità locali alle imprese, la dinamica osservata è positiva per ciascuna tipologia di polo, anche se ancora una volta i poli globali mostrano tassi media di crescita ben al di sopra della media generale. Il dato più interessante riguarda però l articolazione della demografia imprenditoriale per classe dimensionale. Infatti, sono le piccole e medie imprese (PMI, imprese con meno di 250 addetti) ad essere interessate dai tassi medi di crescita più elevati, seguite dalle imprese di dimensioni intermedie (ETI: entreprises de taille intermediaire, con un numero di addetti compreso tra 250 e 5000). Anche in questo caso i poli globali e quelli a vocazione globale sono caratterizzati dalle performance migliori. In controtendenza invece il dato relativo alla presenza di grandi imprese nei territori interessati dai poli. Nel complesso infatti si osserva una contrazione sul periodo di circa il 18%. La caduta più significativa è stata sperimentata nei poli nazionali, sebbene anche in quelli globali ed a vocazione globali la dinamica presenta lo stesso segno. Si osserva quindi la tendenza ad una progressiva perdita di importanza delle grandi imprese, in contesto dove comunque il loro peso relativo era già piuttosto limitato. Basti pensare che a livello generale, le grandi imprese erano circa il 4.6% del totale nel 2008, per arrivare a pesare per circa il 2% nel Le differenze tra poli globali e poli nazionali restano importanti, in termini statici, sebbene in entrambi i casi si registri un dimezzamento del peso percentuale. Questo fenomeno è particolarmente visibile nella Figura 1, dove il numero medio di imprese per tipologia di polo è rapportato alla media nazionale. Figura 2: Distribuzione delle imprese tra i diversi tipi di polo, per classe dimensionale (media nazionale=100) Poli globali Poli a vocazione globale Poli nazionali PMI Medie Imprese Grandi imprese 29

33 Un aspetto particolarmente meritorio di attenzione nella valutazione della competitività dei territori è rappresentato dalla capacità di attrarre investimenti esteri, anche sotto forma di scelte di localizzazione delle succursali dei gruppi multinazionali. I dati in Tabella 3 rivelano a questo proposito un trend di crescita nella presenza di gruppi stranieri nei poli a livello complessivo, con un tasso medio del 4.6% circa. Tale evidenza è piuttosto marcata nei poli globali, dove il tasso medio di crescita arriva al 7%, e nei poli nazionali (6,2%), mentre è relativamente meno importante nei poli a vocazione globale (5,2%). Sono soprattutto i gruppi di matrice europea a giocare un ruolo decisivo, come denota il tasso medio di crescita di circa il 7% al livello generale, ed ancor di più il tasso medio di 14,1% nei poli globali e del 9.45% nei poli nazionali. Anche in questo caso i poli a vocazione globale presentano una dinamica leggermente meno marcata (7,5%). La presenza di gruppi extraeuropei cresce invece ad un tasso piuttosto modesto sia a livello complessivo (1,2%), sia nei poli nazionali ed a vocazione globale (1,25% ed 1,42% rispettivamente). Il dato più sorprendente riguarda invece i poli globali, in cui la presenza di gruppi extraeuropei è addirittura in calo nel triennio osservato ad un tasso medio dell 1%. Naturalmente, sebbene in contrazione, i gruppi europei sono in media di gran lunga più presenti nei poli globali (circa 10 per polo), che nei gruppi a vocazione globale (circa 5 per polo), ed ancor di più rispetto ai poli nazionali (circa 3 per polo). Il distacco tra i poli globali e le altre due tipologie è decisamente meno marcato per quel che riguarda il numero medio di gruppi europei. In ultima istanza i dati mostrano che i poli globali, forte della grande visibilità e della inclusione in reti a scala internazionale, siano meglio in grado di attrarre le scelte di localizzazione di gruppi extraeuropei, sebbene tale vantaggio sembri essersi leggermente eroso nel corso del tempo. Per completare lo sguardo sulla dinamica imprenditoriale, può essere utile guardare alla struttura del controllo delle imprese. A livello generale, le unità locali indipendenti sembrano avere un peso crescente rispetto a quelle controllate da un gruppo, partendo da un lieve svantaggio per arrivare a contare per circa il 54% nel Questa situazione si ripresenta piuttosto invariata in tutte le tipologie di polo, sebbene i poli a vocazione globale siano quelli che presentino la maggior percentuale di unità locali indipendenti nel 2010 (60%), mentre la percentuale più elevata di unità controllate da un gruppo si osserva nei poli nazionali, dove si riscontra un 53% nel Per quanto riguarda l origine dei gruppi di controllo, in Figura 3 sono riportati i valori medi delle percentuali per ciascuna tipologia di gruppo in ciascun polo. Figura 3: Distribuzione delle unità locali controllate da un gruppo 0,90 0,80 0,70 0,60 0,50 0,40 Generale Poli Globali Poli a Vocazione Globale Poli nazionali 0,30 0,20 0,10 0,00 Gruppi Francesi Gruppi Europei Gruppi extra-europei 30

34 I gruppi francesi sono invariabilmente la maggioranza in tutte le tipologie di polo, con percentuali sempre al di sopra del 70%, e che superano l 80% nel caso dei poli a vocazione globale. I gruppi europei si collocano leggermente al di sopra del 10%, per raggiungere il 15% nei poli globali e nei poli nazionali, mentre i gruppi extraeuropei sono maggiormente presenti, come ci si poteva aspettare, nei poli globali, dove raggiungono il 12%, seguiti poi dai poli nazionali (9%) e dai poli a vocazione globale (6%). Questi ultimi dunque, sebbene a vocazione globale, sembrano meno propensi ad attirare unità produttive non- francesi. I dati sulle imprese lasciano intravedere l attivazione di un certo dinamismo associato ai poli di competitività, che appare tuttavia piuttosto limitato e scarsamente alimentato da capitali esteri. La demografia imprenditoriale costituisce tuttavia solo un pezzo di una dinamica più articolata che può essere meglio colta guardando ai dati sull occupazione, che sono riportati nella Tabella 4. Il dato complessivo rivela una crescita molto contenuta dell occupazione dovuta alle imprese nei poli, con un tasso medio annuo di circa 0.9% ed una lieve contrazione dei quadri dirigenti (-0.1%). A questo dato corrisponde un incremento della massa salariale dello 0.8%. Andando nel dettaglio, la crescita degli occupati in unità locali indipendenti è largamente superiore a quella osservata in unità locali dipendenti da un gruppo (4% contro 0.7%). La dinamica deludente di quest ultime è dovuta alla contrazione dell occupazione in imprese dipendenti da gruppi francesi (-1%) e dipendenti da gruppi extraeuropei (-2%), che mitigano l effetto positivo dei gruppi europei (+11%). Per quel che riguarda le differenti tipologie di polo, sono i poli a vocazione mondiale ad esprimere il tasso medio di crescita dell occupazione maggiore (6.5%), seguiti dai poli nazionali (1.5%) e solo in ultima istanza dai poli globali, caratterizzati da un +0.5%. Le performance poco brillanti questi ultimi sono da attribuire sia alla scarsa crescita degli addetti occupati in unità locali indipendenti, sia alla contrazione degli addetti occupati da imprese dipendenti da gruppi francesi ed extraeuropei. In controtendenza il dato sui gruppi europei, che sono interessati da un incremento medio degli addetti totali del 19% ed un incremento dei quadri del 20%. In modo piuttosto speculare, l evidenza positiva relativa ai poli a vocazione globale è legata alla crescita degli addetti, in particolare quadri, nelle unità locali dipendenti da gruppi, e più specificamente da gruppi francesi (+7.3%) ed extraeuropei (+17.6%). Al contrario, nei poli nazionali sono le imprese indipendenti a mostrare i tassi medi di crescita migliori per il totale degli addetti ed ancor di più per i quadri, mentre le imprese dipendenti da gruppi sono interessate da dinamiche per lo più poco accentuate o addirittura negative. 31

35 Tabella 4: Occupati nei Poli 5 Dati complessivi Poli Globali Totale Quadri Totale Quadri Totale Quadri Totale Quadri Totale Quadri Totale Quadri Unità locali di imprese indipendenti Unità locali di imprese controllate Gruppi francesi Gruppi europei Gruppi extra-europei Totale Massa salariale (migliaia di ) Poli a vocazione globale Poli Nazionali Totale Quadri Totale Quadri Totale Quadri Totale Quadri Totale Quadri Unità locali di imprese indipendenti Unità locali di imprese controllate Gruppi francesi Gruppi europei Gruppi extra-europei Totale Massa salariale (migliaia di ) Fonte: 5 Si veda nota 4. 32

36 Per quel che riguarda le differenti tipologie di polo, sono i poli a vocazione mondiale ad esprimere il tasso medio di crescita dell occupazione maggiore (6,5%), seguiti dai poli nazionali (1.5%) e solo in ultima istanza dai poli globali, caratterizzati da un +0,5%. Le performance poco brillanti questi ultimi sono da attribuire sia alla scarsa crescita degli addetti occupati in unità locali indipendenti, sia alla contrazione degli addetti occupati da imprese dipendenti da gruppi francesi ed extraeuropei. In controtendenza il dato sui gruppi europei, che sono interessati da un incremento medio degli addetti totali del 19% ed un incremento dei quadri del 20%. In modo piuttosto speculare, l evidenza positiva relativa ai poli a vocazione globale è legata alla crescita degli addetti, in particolare quadri, nelle unità locali dipendenti da gruppi, e più specificamente da gruppi francesi (+7,3%) ed extraeuropei (+17,6%). Al contrario, nei poli nazionali sono le imprese indipendenti a mostrare i tassi medi di crescita migliori per il totale degli addetti ed ancor di più per i quadri, mentre le imprese dipendenti da gruppi sono interessate da dinamiche per lo più poco accentuate o addirittura negative. Per completare il quadro sulle attività economiche nei territori riconosciuti come poli è opportuno analizzare nel dettaglio la composizione settoriale delle attività che caratterizzano ciascuna tipologia di polo. La Tabella 5 fornisce a questo proposito i dati per i primi dieci settori in termini di occupazione, mostrandone il peso percentuale nel territorio e la tendenza a concentrarsi localmente. A livello generale, i primi due settori più importanti sembrano essere la produzione di autovetture e la produzione aeronautica ed industriale, che assorbono rispettivamente l 8% ed il 7,7% dell occupazione nei poli. Seguono gli studi tecnici ed l intermediazione monetaria con il 4,9% ed il 3,7% rispettivamente. Gli altri settori si attestano invece su percentuali al di sotto del 3%. Ad primo sguardo, quindi, la composizione settoriale della forza lavoro sembra distribuita in modo leggermente asimmetrico, con due settori particolarmente rilevanti. Al di là del peso relativo dei settori nei poli, un informazione molto interessante è rappresentata dal peso relativo degli occupati dei poli sul totale degli occupati di un settore. Questo dato consente di rilevare la tendenza di un settore a localizzarsi nei territori dei poli. A questo proposito, va notato come il 62% degli addetti nel settore della produzione aeronautica e spaziale, il 61% della produzione di componenti elettronici ed il 59,3% di quelli nel settore della produzione di strumenti di supporto alla navigazione siano localizzati nei poli. Anche la produzione di autovetture e di strumentazione per la navigazione sembrano essere piuttosto concentrate localmente, con rispettivamente il 44.8% ed il 43.3%. Entrando nel dettaglio delle tipologie di polo, nei poli globali il settore della produzione aeronautica e spaziale esprime il peso relativo più importante, assorbendo il 14.7% degli occupati nei territori interessati dai sei poli in questa categoria. Segue poi la produzione di autovetture con il 7.8% e gli studi tecnici con il 5.9%. Sembrerebbe quindi che all interno dei poli globali la distribuzione degli occupati sia più asimmetrica di quanto visto a livello generale, con i primi cinque settori che assorbono circa il 40% degli occupati locali. Per quanto riguarda la distribuzione dei settori, nei poli globali la tendenza alla concentrazione sembra meno marcata. Circa il 46% degli occupati del settore della produzione di componenti elettronici sono localizzati nei poli. A seguire si trovano la produzione aeronautica e spaziale (33.8%), la produzione di strumentazione di supporto alla navigazione (33%) e di strumenti di comunicazione (31.2%). I restanti settori si collocano su percentuali decisamente più basse, mostrando una scarsa tendenza a localizzarsi nei poli globali. Nei poli a vocazione globale la maggiore percentuale di occupati viene assorbita da settori di servizi, come gli studi tecnici e le società d intermediazione monetaria, che occupano rispettivamente il 9.4% ed il 7% degli addetti locali. Seguono la produzione di autovetture e le società di consulenza informatica con il 6% ed il 5.5% rispettivamente. Gli altri settori assorbono percentuali dal 3% in giù, e coprono prevalentemente delle tipologie di attività non propriamente sulla frontiera tecnologica. 33

37 Tabella 5: Dati relativi ai primi dieci settori in termini di occupazione 6 Numero % sul totale del polo % sul totale settore DATO COMPLESSIVO Totale Quadri Totale Quadri Totale Produzione di automobili ,1 44,8 Produzione aeronautica e spaziale ,7 8,1 61,6 Studi tecnici di ingegneria ,9 7,6 16,8 Altra intermediazione monetaria ,7 6,4 7,1 Consulenza informatica ,8 6,8 10,5 Produzione di componenti elettronici ,3 2,1 60,9 Produzione di strumenti di supporto alla navigazione ,1 3,7 59,3 R&S in altre scienze fisiche e naturali ,4 11,9 Produzione di componenti automobili ,7 0,9 18,7 Produzione di strumenti di comunicazione ,5 2,6 43,3 Numero % sul totale del polo % sul totale settore POLI GLOBALI Totale Quadri Totale Quadri Totale Produzione aeronautica e spaziale ,7 11,4 33,8 Produzione di automobili ,8 5,9 12,6 Studi tecnici di ingegneria ,4 8,2 6,4 Produzione di componenti elettronici ,9 4,2 45,9 Altra intermediazione monetaria ,7 5,8 2,6 Consulenza informatica ,6 7,6 5 Produzione di strumenti di supporto alla navigazione ,9 Produzione di strumenti di comunicazione ,8 4,9 31,2 R&S in altre scienze fisiche e naturali ,6 2,5 4,5 Trasporto aereo di passeggeri ,4 2,6 7,1 6 Si veda nota 4. 34

38 Numero % sul totale del polo % sul totale settore POLI A VOCAZIONE GLOBALE Totale Quadri Totale Quadri Totale Studi tecnici di ingegneria ,4 11,5 7,2 Altra intermediazione monetaria ,9 11,8 3 Produzione di automobili ,3 7,6 Consulenza informatica ,5 11,4 4,6 Produzione di locomotive ,2 2,1 40,8 Produzione di strumenti di supporto alla navigazione ,6 4,3 16,7 Siderurgia ,5 0,6 13,6 Telecomunicazione ,4 3,2 Produzione di prodotti amidacei ,3 71,4 Produzione e riparazione pneumatici ,3 13,9 Numero % sul totale del polo % sul totale settore POLI NAZIONALI Totale Quadri Totale Quadri Totale Produzione di automobili ,4 10,3 33,2 Produzione aeronautica e spaziale ,8 11,7 43,9 Studi tecnici di ingegneria ,1 5,3 6,6 Produzione di componenti automobili ,4 Produzione di componenti elettronici ,7 1,6 29,2 R&S in altre scienze fisiche e naturali ,7 2,2 6,5 Produzione di vetro ,7 0,4 35,8 Produzione di profumi e prodotti per la toilette ,7 1,1 19,8 Produzione di oggetti tecnici a base di materie plastiche ,7 0,8 16 Trasporto ferroviario interurbano di viaggiatori ,7 2,2 4,5 Se si sposta lo sguardo al peso percentuale degli occupati nei poli sul totale di settore, particolarmente rilevante risulta il caso del settore della produzione di prodotti amidacei, i cui occupati sono localizzati per il 71.4% nei poli a vocazione globale. Piuttosto importante è anche il dato relativo alla produzione di locomotive, che vede la localizzazione del 41% circa dei suoi addetti. Seguono poi la produzione di strumentazione a supporto della navigazione, la siderurgia e la produzione di pneumatici su percentuali decisamente più basse (tra il 16% ed il 13%). L evidenza relativa alla composizione settoriale e quella relativa alle dinamiche occupazionali ed imprenditoriali restituiscono quindi un immagine dei poli a vocazione globale come loci caratterizzati da tratti fortemente distintivi rispetto alle altre due tipologie di polo. Per concludere, la distribuzione settoriale degli occupati dei poli nazionali vede la predominanza di due settori in particolare, ovvero la produzione di automobili (9.4%) e la produzione aeronautica e spaziale (8.8%). I restanti settori assorbono percentuali di occupazione dal 3% in giù. In termini di localizzazione dei settori, il dato sembra meno accentuato che nel caso precedente. Il settore con la più ampia percentuale di occupati nei poli nazionali risulta essere quello della produzione aeronautica 35

39 e spaziale, caratterizzato dal 44%, seguito dalla produzione di vetro (36%) e dalla produzione di componenti elettronici (29%) Finanziamenti ed attività di ricerca L analisi delle dinamiche occupazionali ed imprenditoriali permettono di ricostruire in modo sintetico il grado di efficacia delle politiche dei poli. Se da un lato il rafforzamento della competitività territoriale resta l obiettivo principale di tali politiche, la realizzazione e lo svolgimento di progetti di ricerca cooperativi rappresentano lo strumento primario per il perseguimento di tali obiettivi. Si è già notato che il riconoscimento di un territorio come polo non è un fine per se stesso, ma una condizione essenziale che permetta agli attori locali di creare sinergie da convogliare in attività collettive di ricerca e sviluppo. La Tabella 6 riporta in questa prospettiva le intenzioni di finanziamento, articolate per tipologia di fondo interessato. Tabella 6: Intenzioni di Finanziamento (milioni di Euro) 7 DATO COMPLESSIVO Fondi stanziati (Milioni di ) Fonds unique interministériel (FUI) POLI GLOBALI Fondi stanziati (Milioni di ) Fonds unique interministériel (FUI) Collectivités locales Collectivités locales Projets retenus par le Projets retenus par le FUI FUI Autres projets Autres projets Oseo Oseo Oseo Innovation Oseo Innovation Programma ISI Programma ISI ANR ANR Fondi Europei Fondi Europei POLI A VOCAZIONE GLOBALE Fondi stanziati (Milioni di ) Fonds unique interministériel (FUI) POLI NAZIONALI Fondi stanziati (Milioni di ) Fonds unique interministériel (FUI) Collectivités locales Collectivités locales Projets retenus par le FUI Projets retenus par le FUI Autres projets Autres projets Oseo Oseo Oseo Innovation Oseo Innovation Programma ISI Programma ISI ANR ANR Fondi Europei Fondi Europei Il FUI a disposizione dei poli è aumentato fino al 2008, per poi essere sostanzialmente ridimensionato. La contrazione più evidente ha interessato i poli a vocazione globale (-35% tra il 2008 ed il 2010) ed i poli globali (-33% nello stesso periodo), mentre è stata meno marcata per i poli nazionali (-16%). Con l aiuto 7 Si veda nota 4. 36

40 della Figura 4, si può osservare come anche la destinazione fra le diverse tipologie sia mutata, passando da una situazione in cui i poli globali assorbivano da soli la metà della cifra stanziata nel 2006, ad una nel 2010 in cui sono i poli nazionali ad attirare metà degli stanziamenti del fondo. La quota destinata ai poli a vocazione globale resta più o meno invariabilmente intorno al 20%. Anche i fondi OSEO, indirizzati fondamentalmente al sostegno delle piccole e medie imprese, sono interessati da una simile dinamica. Naturalmente i poli nazionali sono destinatari della maggior quota dei fondi OSEO, sebbene siano anch essi interessati da una netta contrazione a partire dal Sono in netta crescita invece i fondi ANR ed i fondi Europei. A livello complessivo i primi sono più che triplicati dal 2006 al Andando più nel dettaglio, i poli globali sono interessati da un incremento dei fondi ANR del 62% circa nello stesso periodo, mentre si osserva un incremento di circa l 89% nei poli a vocazione globale e del 50% nei poli nazionali. I fondi europei sono aumentati del 48% circa nel triennio a livello generale. Tuttavia la ripartizione per tipologia di polo sembra essere decisamente sfavorevole ai poli globali, che vedono infatti una contrazione netta (circa -90%) nello stesso periodo, mentre un netto incremento si osserva nei poli a vocazione globale. I poli nazionali sono invece interessati da un trend pressoché stabile. Sembrerebbe quindi esserci una certa dinamica di sostituzione fra tipologie di fondo, laddove i fondi europei arrivano a compensare le inefficienze o le insufficienze del finanziamento nazionale. Figura 4: Distribuzione del FUI 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Poli Globali Poli a Vocazione Globale Poli Nazionali Se lo stanziamento dei fondi fornisce un informazione utile per comprendere l evoluzione nei target prioritari, il numero di progetti finanziati presentato nella Tabella 7 rappresenta un indicatore del dinamismo degli attori locali nei poli e della loro capacità di attivare progettualità di alto livello. Appare immediatamente evidente come la dinamica dei progetti finanziati segua quella dei fondi stanziati. Infatti i progetti selezionati nell ambito del FUI aumentano fino al 2008 per poi diminuire, mentre quelli da OSEO crescono fino al Anche i progetti ANR e quelli finanziati dai fondi europei sono interessati da una modesta dinamica positiva. 37

41 Tabella 7: Numero di Progetti finanziati 8 DATO COMPLESSIVO POLI GLOBALI Fonds unique Fonds unique interministériel (FUI) interministériel (FUI) Collectivités locales Collectivités locales Projets retenus par le FUI Projets retenus par le FUI Autres projets Autres projets Oseo Oseo Oseo Innovation Oseo Innovation Programma ISI Programma ISI ANR ANR Fondi Europei Fondi Europei POLI A VOCAZIONE GLOBALE Fonds unique interministériel (FUI) POLI NAZIONALI Fonds unique interministériel (FUI) Collectivités locales Collectivités locales Projets retenus par le FUI Projets retenus par le FUI Autres projets Autres projets Oseo Oseo Oseo Innovation Oseo Innovation Programma ISI Programma ISI ANR ANR Fondi Europei Fondi Europei DATO COMPLESSIVO Fonds unique interministériel (FUI) Tabella 8: Rapporto tra progetti finanziati e fondi stanziati ,74 0,71 0,87 0,85 0,96 POLI GLOBALI Fonds unique interministériel (FUI) ,47 0,52 0,72 0,72 0,75 Oseo 4,48 2,21 2,37 3,57 3,01 Oseo 3,75 0,41 2,91 1,56 0,48 ANR 3,23 1,47 1,98 1,31 1,05 ANR 1,24 1,21 1,02 1,16 1,35 Fondi Europei 1,36 1,16 1,23 Fondi Europei 0,36 1,71 2,25 POLI A VOCAZIONE GLOBALE Fonds unique interministériel (FUI) ,85 0,66 0,82 0,78 1,02 POLI NAZIONALI Fonds unique interministériel (FUI) ,21 1,01 0,98 0,86 1,01 Oseo 7,89 2,16 2,47 4,42 3,37 Oseo 8,41 1,69 1,66 3,16 3,33 ANR 1,39 1,45 1,42 1,26 1,29 ANR 1,36 1,49 1,33 1,29 1,43 Fondi Europei 1,38 0,7 0,69 Fondi Europei 1,84 1,44 1,63 8 Si veda nota 4. 38

42 Anche i dati relativi al numero di progetti finanziati nelle diverse tipologie di poli segue, come è naturale attendersi, l andamento dei fondi stanziati. Un indicatore più informativo è rappresentato dal numero di progetti finanziati per milione di euro stanziato. Tale dato è riportato in Tabella 8. La corretta interpretazione di tale indicatore andrebbe supportata dall informazione sulla dimensione media dei progetti finanziati, dato riportato in Tabella 8. Ad un primo sguardo, sembra che i fondi del FUI concorrano a finanziare un numero medio di progetti piuttosto basso, se rapportato alle altre fonti di finanziamento. Questo può essere dovuto sia ad una maggiore selettività del comitato valutatore, sia alla preferenza per il finanziamento di un numero inferiore di progetti, ma di dimensione media più importante. Quest ultima interpretazione appare ancor più plausibile soprattutto se si confronta il dato FUI con quello OSEO. Quest ultimo è, infatti, dedicato al supporto delle piccole e medie imprese, in media più orientate ad essere coinvolte in progetti di dimensioni relative più contenute. Per quanto riguarda la tipologia di polo, va sottolineato come i poli nazionali si distinguano per l elevato numero di progetti finanziati per milione di euro stanziato da ciascuna tipologia di fondo. Figura 5: Ripartizione dei finanziamenti pubblici per tipo di beneficiario (2010) DATO COMPLESSIVO POLI GLOBALI POLI A VOCAZIONE GLOBALE POLI NAZIONALI Un ultimo dato rilevante è rappresentato dalla ripartizione dei finanziamenti per tipologia di soggetto beneficiario. La figura 5 presenta una sintesi, mostrando come i laboratori di ricerca costituiscano la categoria di gran lunga più finanziata, con percentuali che variano dal 42% dei poli a vocazione nazionale al 46% dei poli nazionali. Seguono poi le piccole e medie imprese, con percentuali comprese tra il 27 dei poli 39

Il Ministero dello Sviluppo Economico Il Ministro dello Sviluppo Economico

Il Ministero dello Sviluppo Economico Il Ministro dello Sviluppo Economico Il Ministero dello Sviluppo Economico Il Ministro dello Sviluppo Economico L Associazione Bancaria Italiana (ABI) Il Presidente dell ABI La CONFINDUSTRIA Il Presidente di CONFINDUSTRIA La Conferenza dei

Dettagli

Analisi delle forme di incentivi corrisposti alle donne nella fase di start-up e/o per lo sviluppo di attività imprenditoriali nella Regione Calabria

Analisi delle forme di incentivi corrisposti alle donne nella fase di start-up e/o per lo sviluppo di attività imprenditoriali nella Regione Calabria Analisi delle forme di incentivi corrisposti alle donne nella fase di start-up e/o per lo sviluppo di attività imprenditoriali nella Report di ricerca Rapporto realizzato da Viale della Resistenza 23 87036

Dettagli

LE NUOVE POLITICHE PER L INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE I MPRESE NELLA PROSPETTIVA DELLA PROGRAMMAZIONE 2014-2020

LE NUOVE POLITICHE PER L INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE I MPRESE NELLA PROSPETTIVA DELLA PROGRAMMAZIONE 2014-2020 LE NUOVE POLITICHE PER L INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE I MPRESE NELLA PROSPETTIVA DELLA PROGRAMMAZIONE 2014-2020 \ OBIETTIVI TEMATICI (art.9 Reg.Generale) Interventi attivabili nel periodo 2014-2020 Grado

Dettagli

A.I.N.I. Associazione Imprenditoriale della Nazionalità Italiana Udruga Poduzetnika Talijanske Narodnosti

A.I.N.I. Associazione Imprenditoriale della Nazionalità Italiana Udruga Poduzetnika Talijanske Narodnosti L AINI ( ) è un Associazione di artigiani e di piccole e medie imprese appartenenti ai diversi settori merceologici i cui proprietari sono appartenenti alla Comunità Nazionale Italiana in Croazia (CNI),

Dettagli

MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6

MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6 MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6 INDICE GESTIONE DELLE RISORSE Messa a disposizione delle risorse Competenza, consapevolezza, addestramento Infrastrutture Ambiente di lavoro MANUALE DELLA QUALITÀ Pag.

Dettagli

Capitolo sette. Investimenti diretti esteri. Investimenti diretti esteri nell economia mondiale

Capitolo sette. Investimenti diretti esteri. Investimenti diretti esteri nell economia mondiale EDITORE ULRICO HOEPLI MILANO Capitolo sette Investimenti diretti esteri Investimenti diretti esteri nell economia mondiale 7-3 Il flusso di IDE è l ammontare di investimenti esteri realizzati in un dato

Dettagli

Via Don Angelo Scapin, 36 I-35020 Roncaglia di Ponte San Nicolò (PD) ITALIA Phone/Fax: +39 049 719065 - info@spinips.com www.spinips.

Via Don Angelo Scapin, 36 I-35020 Roncaglia di Ponte San Nicolò (PD) ITALIA Phone/Fax: +39 049 719065 - info@spinips.com www.spinips. Via Don Angelo Scapin, 36 I-35020 Roncaglia di Ponte San Nicolò (PD) ITALIA Phone/Fax: +39 049 719065 - info@spinips.com www.spinips.com STUDI E VERIFICHE DI FATTIBILITÀ... 2 PROGETTAZIONE MECCANICA...

Dettagli

BERGAMO SMART CITY VERSO EXPO 2015. Parco Scientifico Tecnologico Kilometro Rosso - 26 novembre 2013

BERGAMO SMART CITY VERSO EXPO 2015. Parco Scientifico Tecnologico Kilometro Rosso - 26 novembre 2013 BERGAMO SMART CITY VERSO EXPO 2015 Start Up Innovative -Le imprese fanno sistema Parco Scientifico Tecnologico Kilometro Rosso - 26 novembre 2013 START UP E INCUBATORI Il Decreto Sviluppo (179/2012), introducendo

Dettagli

L uso della Balanced Scorecard nel processo di Business Planning

L uso della Balanced Scorecard nel processo di Business Planning L uso della Balanced Scorecard nel processo di Business Planning di Marcello Sabatini www.msconsulting.it Introduzione Il business plan è uno strumento che permette ad un imprenditore di descrivere la

Dettagli

CAPITOLO 11 Innovazione cam i amen o

CAPITOLO 11 Innovazione cam i amen o CAPITOLO 11 Innovazione e cambiamento Agenda Ruolo strategico del cambiamento Cambiamento efficace Cambiamento tecnologico Cambiamento di prodotti e servizi i Cambiamento strategico e strutturale Cambiamento

Dettagli

Imprese multinazionali e outsourcing

Imprese multinazionali e outsourcing Economia Internazionale Alireza Naghavi Capitolo 9 (a) L outsourcing di beni e servizi 1 Imprese multinazionali e outsourcing Gli investimenti diretti all estero rappresentano quegli investimenti in cui

Dettagli

Alla c.a. Sindaco/Presidente Segretario Generale Dirigente competente

Alla c.a. Sindaco/Presidente Segretario Generale Dirigente competente Alla c.a. Sindaco/Presidente Segretario Generale Dirigente competente Controllo di Gestione e Misurazione delle Performance: l integrazione delle competenze, la valorizzazione delle differenze e la tecnologia

Dettagli

RETI D IMPRESA. Un alternativa a società e consorzi per integrare e valorizzare in modo innovativo la propria individualità e le proprie competenze

RETI D IMPRESA. Un alternativa a società e consorzi per integrare e valorizzare in modo innovativo la propria individualità e le proprie competenze 110 BUSINESS & IMPRESE Maurizio Bottaro Maurizio Bottaro è family business consultant di Weissman Italia RETI D IMPRESA Un alternativa a società e consorzi per integrare e valorizzare in modo innovativo

Dettagli

LA NOSTRA PARTECIPAZIONE

LA NOSTRA PARTECIPAZIONE ha interpretato e sostenuto negli anni lo sviluppo della mutualità, l affermazione dei principi solidaristici e la responsabilità sociale dell Impresa Cooperativa che ottiene benefici tramite la costituzione

Dettagli

PO REGIONE PUGLIA FESR 2007-2013: Strategia regionale per la Ricerca e l Innovazione Descrizione Assi e Azioni

PO REGIONE PUGLIA FESR 2007-2013: Strategia regionale per la Ricerca e l Innovazione Descrizione Assi e Azioni Newsletter n.74 Aprile 2010 Approfondimento_22 PO REGIONE PUGLIA FESR 2007-2013: Strategia regionale per la Ricerca e l Innovazione Descrizione Assi e Azioni Assi Asse 1 - Asse 2 - Asse 3 - Asse 4 - Sostegno

Dettagli

POLITICA DI COESIONE 2014-2020

POLITICA DI COESIONE 2014-2020 INVESTIMENTO TERRITORIALE INTEGRATO POLITICA DI COESIONE 2014-2020 A dicembre 2013, il Consiglio dell Unione europea ha formalmente adottato le nuove normative e le leggi che regolano il ciclo successivo

Dettagli

COMUNE DI RAVENNA GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI)

COMUNE DI RAVENNA GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI) COMUNE DI RAVENNA Il sistema di valutazione delle posizioni del personale dirigente GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI) Ravenna, Settembre 2004 SCHEMA DI SINTESI PER LA

Dettagli

L ORGANIZZAZIONE AZIENDALE

L ORGANIZZAZIONE AZIENDALE L ORGANIZZAZIONE AZIENDALE CONCETTO: L ORGANIZZAZIONE SI PONE COME OBIETTIVO LO STUDIO DELLE COMPOSIZIONI PIU CONVENIENTI DELLE FORZE PERSONALI, MATERIALI E IMMATERIALI OPERANTI NEL SISTEMA AZIENDALE.

Dettagli

La politica industriale si è sviluppata in Italia in un progressivo allargamento del campo di intervento, passando dalla impresa al settore, dal

La politica industriale si è sviluppata in Italia in un progressivo allargamento del campo di intervento, passando dalla impresa al settore, dal La politica industriale si è sviluppata in Italia in un progressivo allargamento del campo di intervento, passando dalla impresa al settore, dal settore al distretto e dal distretto alla filiera. Nella

Dettagli

COME SVILUPPARE UN EFFICACE PIANO DI INTERNET MARKETING

COME SVILUPPARE UN EFFICACE PIANO DI INTERNET MARKETING Febbraio Inserto di Missione Impresa dedicato allo sviluppo pratico di progetti finalizzati ad aumentare la competitività delle imprese. COME SVILUPPARE UN EFFICACE PIANO DI INTERNET MARKETING COS E UN

Dettagli

LTA Starts you up! è un servizio svolto in collaborazione con LTA e

LTA Starts you up! è un servizio svolto in collaborazione con LTA e LTA STARTS YOU UP! FATTIBILITA DI BUSINESS E RICERCA PARTNER FINANZIARI E INDUSTRIALI In un momento in cui entrare nel mondo imprenditoriale con idee nuove e accattivanti diventa sempre più difficile e

Dettagli

Indice. pagina 2 di 10

Indice. pagina 2 di 10 LEZIONE PROGETTAZIONE ORGANIZZATIVA DOTT.SSA ROSAMARIA D AMORE Indice PROGETTAZIONE ORGANIZZATIVA---------------------------------------------------------------------------------------- 3 LA STRUTTURA

Dettagli

Vuole rappresentare un punto di riferimento affidabile in quei delicati momenti di cambiamento e di sviluppo del nuovo.

Vuole rappresentare un punto di riferimento affidabile in quei delicati momenti di cambiamento e di sviluppo del nuovo. MASTER si propone come facilitatore nella costruzione e pianificazione di strategie di medio e lungo termine necessarie ad interagire con gli scenari economici e sociali ad elevato dinamismo. Vuole rappresentare

Dettagli

Gli obiettivi del progetto sono dunque molteplici: favorire la diffusione della cultura imprenditoriale dei ricercatori, in modo che la

Gli obiettivi del progetto sono dunque molteplici: favorire la diffusione della cultura imprenditoriale dei ricercatori, in modo che la REGIONE PIEMONTE BOLLETTINO UFFICALE N. 40 DEL 8/10/2009 Finpiemonte S.p.A. - Torino Avviso ad evidenza pubblica - Progetto Sovvenzione Globale "Percorsi integrati per la creazione di imprese innovative

Dettagli

AGENDA DIGITALE: COSA I COMUNI SI ATTENDONO DALLA SUA ATTUAZIONE E COME I COMUNI POSSONO CONTRIBUIRE ALLA SUA ATTUAZIONE

AGENDA DIGITALE: COSA I COMUNI SI ATTENDONO DALLA SUA ATTUAZIONE E COME I COMUNI POSSONO CONTRIBUIRE ALLA SUA ATTUAZIONE AGENDA DIGITALE: COSA I COMUNI SI ATTENDONO DALLA SUA ATTUAZIONE E COME I COMUNI POSSONO CONTRIBUIRE ALLA SUA ATTUAZIONE Milano, 19 dicembre 2012 1 Premessa L agenda digitale italiana, con le prime misure

Dettagli

Imprenditorialità e Innovazione per l Internazionalizzazione delle PMI

Imprenditorialità e Innovazione per l Internazionalizzazione delle PMI Corso di Alta Formazione Imprenditorialità e Innovazione per l Internazionalizzazione delle PMI Evento Finale 25 marzo 2013 -Bergamo Palazzo dei Contratti e delle Manifestazioni BERGAMO SVILUPPO AZIENDA

Dettagli

IL FONDO ITALIANO D INVESTIMENTO

IL FONDO ITALIANO D INVESTIMENTO IL FONDO ITALIANO D INVESTIMENTO Roberto Del Giudice Firenze, 10 febbraio 2014 Il progetto Si tratta del più grande fondo italiano di capitale per lo sviluppo, costituito per dare impulso alla crescita

Dettagli

Il servizio di registrazione contabile. che consente di azzerare i tempi di registrazione delle fatture e dei relativi movimenti contabili

Il servizio di registrazione contabile. che consente di azzerare i tempi di registrazione delle fatture e dei relativi movimenti contabili Il servizio di registrazione contabile che consente di azzerare i tempi di registrazione delle fatture e dei relativi movimenti contabili Chi siamo Imprese giovani e dinamiche ITCluster nasce a Torino

Dettagli

Diventa fondamentale che si verifichi una vera e propria rivoluzione copernicana, al fine di porre al centro il cliente e la sua piena soddisfazione.

Diventa fondamentale che si verifichi una vera e propria rivoluzione copernicana, al fine di porre al centro il cliente e la sua piena soddisfazione. ISO 9001 Con la sigla ISO 9001 si intende lo standard di riferimento internazionalmente riconosciuto per la Gestione della Qualità, che rappresenta quindi un precetto universale applicabile all interno

Dettagli

Convegno Federconsumatori Toscana. Al centro i cittadini. Equità, tutela e partecipazione nei servizi pubblici locali

Convegno Federconsumatori Toscana. Al centro i cittadini. Equità, tutela e partecipazione nei servizi pubblici locali Al centro i cittadini. Equità, tutela e partecipazione nei servizi pubblici locali Firenze, 12 aprile 2011 Auditorium Monte dei Paschi di Siena Intervento di Luciano Baggiani, Presidente dell ANEA Pagina

Dettagli

Project Cycle Management La programmazione della fase di progettazione esecutiva. La condivisione dell idea progettuale.

Project Cycle Management La programmazione della fase di progettazione esecutiva. La condivisione dell idea progettuale. Project Cycle Management La programmazione della fase di progettazione esecutiva. La condivisione dell idea progettuale. Il presente materiale didattico costituisce parte integrante del percorso formativo

Dettagli

Gestione Finanziaria delle Imprese. private equity e venture capital

Gestione Finanziaria delle Imprese. private equity e venture capital GESTIONE FINANZIARIA DELLE IMPRESE Private Equity e Venture Capital Il private equity e il venture capital Anni 80 Con venture capital si definiva l apporto di capitale azionario, da parte di operatori

Dettagli

Convegno. Aree industriali e politiche di piano. Tra deindustrializzazione e nuova industrializzazione sostenibile. Roma 30 gennaio 2014 ore 14,00

Convegno. Aree industriali e politiche di piano. Tra deindustrializzazione e nuova industrializzazione sostenibile. Roma 30 gennaio 2014 ore 14,00 Roma 30 gennaio 2014 ore 14,00 Università Roma Tre, Dipartimento di Architettura Via della Madonna dei Monti, 40 Convegno Aree industriali e politiche di Tra deindustrializzazione e nuova industrializzazione

Dettagli

Circolare n 10. Oggetto. Quartu S.E., 03 ottobre 2011

Circolare n 10. Oggetto. Quartu S.E., 03 ottobre 2011 Quartu S.E., 03 ottobre 2011 Circolare n 10 Oggetto Legge di Finanziamento: Comunitaria Nazionale Regionale Comunale Settore: Artigianato, Commercio, Servizi, Industria ed Agricoltura La circolare fornisce

Dettagli

S i s t e m a d i v a l u t a z i o n e d e l l e p r e s t a z i o n i d e i d i p e n d e n t i

S i s t e m a d i v a l u t a z i o n e d e l l e p r e s t a z i o n i d e i d i p e n d e n t i S i s t e m a d i v a l u t a z i o n e d e l l e p r e s t a z i o n i d e i d i p e n d e n t i P r o d o t t o d a A l b e r t o P a o l i n i G r o s s e t o P a r c h e g g i s r l V e n g o n o p

Dettagli

La riforma del servizio di distribuzione del

La riforma del servizio di distribuzione del CReSV Via Röntgen, 1 Centro Ricerche su Sostenibilità e Valore 20136 Milano tel +39 025836.3626 La riforma del servizio di distribuzione del 2013 gas naturale In collaborazione con ASSOGAS Gli ambiti territoriali

Dettagli

tra Provincia di Lecce, Provincia di Torino, Camera di Commercio I.A.A. di Lecce e BIC Lazio

tra Provincia di Lecce, Provincia di Torino, Camera di Commercio I.A.A. di Lecce e BIC Lazio PROTOCOLLO D INTESA PER LA PROMOZIONE DELLE RETI D IMPRESA In data tra Provincia di Lecce, Provincia di Torino, Camera di Commercio I.A.A. di Lecce e BIC Lazio premesso che Con l'art. 3, comma 4-ter, del

Dettagli

Il mercato di monopolio

Il mercato di monopolio Il monopolio Il mercato di monopolio Il monopolio è una struttura di mercato caratterizzata da 1. Un unico venditore di un prodotto non sostituibile. Non ci sono altre imprese che possano competere con

Dettagli

Capitolo XVII. La gestione del processo innovativo

Capitolo XVII. La gestione del processo innovativo Capitolo XVII La gestione del processo innovativo Il ruolo dell innovazione nell economia dell immateriale L innovazione ha assunto un ruolo particolarmente significativo come variabile esplicativa della

Dettagli

Il modello veneto di Bilancio Sociale Avis

Il modello veneto di Bilancio Sociale Avis Il modello veneto di Bilancio Sociale Avis Le organizzazioni di volontariato ritengono essenziale la legalità e la trasparenza in tutta la loro attività e particolarmente nella raccolta e nell uso corretto

Dettagli

IL MARKETING E QUELLA FUNZIONE D IMPRESA CHE:

IL MARKETING E QUELLA FUNZIONE D IMPRESA CHE: IL MARKETING E QUELLA FUNZIONE D IMPRESA CHE:! definisce i bisogni e i desideri insoddisfatti! ne definisce l ampiezza! determina quali mercati obiettivo l impresa può meglio servire! definisce i prodotti

Dettagli

5.1 Organizzazione delle fonti di finanziamento e coinvolgimento del settore privato

5.1 Organizzazione delle fonti di finanziamento e coinvolgimento del settore privato 5. IL PIANO FINANZIARIO 5.1 Organizzazione delle fonti di finanziamento e coinvolgimento del settore privato La predisposizione del piano finanziario per il POR della Basilicata è stata effettuata sulla

Dettagli

Capitolo 17. I mercati con informazione asimmetrica

Capitolo 17. I mercati con informazione asimmetrica Capitolo 17 I mercati con informazione asimmetrica Introduzione L incertezza sulla qualità e il mercato dei bidoni I segnali di mercato Il rischio morale Il problema agente-principale L informazione asimmetrica

Dettagli

LA FORMAZIONE PER LE PMI IL MODELLO FORMATIVO DINAMICO PER IL RESPONSABILE DI FINANZA E CONTROLLO

LA FORMAZIONE PER LE PMI IL MODELLO FORMATIVO DINAMICO PER IL RESPONSABILE DI FINANZA E CONTROLLO LA FORMAZIONE PER LE PMI IL MODELLO FORMATIVO DINAMICO PER IL RESPONSABILE DI FINANZA E CONTROLLO DOTT. ALFONSO RICCARDI Financial Advisor - Vertis SpA riccardi@vertis. @vertis.itit Università del Sannio,,

Dettagli

Il rapporto strutturale sul sistema economico produttivo della provincia di Bologna

Il rapporto strutturale sul sistema economico produttivo della provincia di Bologna Il rapporto strutturale sul sistema economico produttivo della provincia di Bologna Gian Carlo Sangalli Presidente Camera di Commercio di Bologna IL SISTEMA ECONOMICO PRODUTTIVO BOLOGNESE E E IN UNA FASE

Dettagli

REALIZZARE UN BUSINESS PLAN

REALIZZARE UN BUSINESS PLAN Idee e metodologie per la direzione d impresa Ottobre 2003 Inserto di Missione Impresa dedicato allo sviluppo pratico di progetti finalizzati ad aumentare la competitività delle imprese. REALIZZARE UN

Dettagli

TURISMO, BRAMBILLA: "400 ML PER I CONTRATTI DI SVILUPPO, PER LA PRIMA VOLTA SOSTEGNO CONCRETO DEL GOVERNO A INVESTIMENTI NEL TURISMO"

TURISMO, BRAMBILLA: 400 ML PER I CONTRATTI DI SVILUPPO, PER LA PRIMA VOLTA SOSTEGNO CONCRETO DEL GOVERNO A INVESTIMENTI NEL TURISMO TURISMO, BRAMBILLA: "400 ML PER I CONTRATTI DI SVILUPPO, PER LA PRIMA VOLTA SOSTEGNO CONCRETO DEL GOVERNO A INVESTIMENTI NEL TURISMO" "Per la prima volta in Italia, il governo dispone un concreto e significativo

Dettagli

INTERVENTO LE AZIONI DI SISTEMA TRA CAPACITY BUILDING E COOPERAZIONE A RETE (ROMA, 10 MAGGIO 2006)

INTERVENTO LE AZIONI DI SISTEMA TRA CAPACITY BUILDING E COOPERAZIONE A RETE (ROMA, 10 MAGGIO 2006) INTERVENTO LE AZIONI DI SISTEMA TRA CAPACITY BUILDING E COOPERAZIONE A RETE (ROMA, 10 MAGGIO 2006) Siamo nell ultimo anno di programmazione, per cui è normale fare un bilancio dell attività svolta e dell

Dettagli

Premesso che il Sistema di e-learning federato per la pubblica amministrazione dell Emilia-Romagna (SELF):

Premesso che il Sistema di e-learning federato per la pubblica amministrazione dell Emilia-Romagna (SELF): CONVENZIONE PER L ADESIONE AL SISTEMA DI E-LEARNING FEDERATO DELL EMILIA-ROMAGNA PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E L UTILIZZO DEI SERVIZI PER LA FORMAZIONE Premesso che il Sistema di e-learning federato

Dettagli

Project Cycle Management

Project Cycle Management Project Cycle Management Tre momenti centrali della fase di analisi: analisi dei problemi, analisi degli obiettivi e identificazione degli ambiti di intervento Il presente materiale didattico costituisce

Dettagli

Master in Europrogettazione

Master in Europrogettazione Master in Europrogettazione Marzo Aprile 2013 4 Edizione Milano Bruxelles Due moduli in Italia* e uno a Bruxelles con consegna dell attestato finale di partecipazione Basato sulle linee guida di Europa

Dettagli

È un insieme di documenti disegnati e scritti che contengono gli indirizzi per le trasformazioni territoriali in un determinato contesto territoriale

È un insieme di documenti disegnati e scritti che contengono gli indirizzi per le trasformazioni territoriali in un determinato contesto territoriale Cos è un piano urbanistico? È un insieme di documenti disegnati e scritti che contengono gli indirizzi per le trasformazioni territoriali in un determinato contesto territoriale È uno strumento prima di

Dettagli

Marcella Panucci direttore generale Confindustria Francesco Rivolta direttore generale Confcommercio Roma 10 dicembre 2015

Marcella Panucci direttore generale Confindustria Francesco Rivolta direttore generale Confcommercio Roma 10 dicembre 2015 La sanità nel welfare che cambia Marcella Panucci direttore generale Confindustria Francesco Rivolta direttore generale Confcommercio Roma 10 dicembre 2015 La sostenibilità del sistema Spesa pubblica per

Dettagli

NOTA A CURA DEL SERVIZIO POLITICHE FISCALI E PREVIDENZIALI DELLA UIL UN OPERAZIONE VERITA SULLA GESTIONE FINANZIARIA DEI FONDI PENSIONE

NOTA A CURA DEL SERVIZIO POLITICHE FISCALI E PREVIDENZIALI DELLA UIL UN OPERAZIONE VERITA SULLA GESTIONE FINANZIARIA DEI FONDI PENSIONE NOTA A CURA DEL SERVIZIO POLITICHE FISCALI E PREVIDENZIALI DELLA UIL UN OPERAZIONE VERITA SULLA GESTIONE FINANZIARIA DEI FONDI PENSIONE Le ultime settimane sono caratterizzate da una situazione non facile

Dettagli

Comparazione dei Risultati dell Indagine

Comparazione dei Risultati dell Indagine Comparazione dei Risultati dell Indagine DOCTAE (Agr. nr. 2007-1983 001/001) Questo progetto è stato finanziato con il supporto della Commissione Europea. Questo documento riflette unicamente il punto

Dettagli

Comune di San Martino Buon Albergo

Comune di San Martino Buon Albergo Comune di San Martino Buon Albergo Provincia di Verona - C.A.P. 37036 SISTEMA DI VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI DIRIGENZIALI Approvato dalla Giunta Comunale il 31.07.2012 INDICE PREMESSA A) LA VALUTAZIONE

Dettagli

Come affrontare i monopoli naturali

Come affrontare i monopoli naturali Come affrontare i monopoli naturali Il problema del monopolio naturale è che se anche l impresa volesse fissare il prezzo a un livello pari al costo marginale (efficienza sociale), produrrebbe in perdita

Dettagli

Export Development Export Development

Export Development Export Development SERVICE PROFILE 2014 Chi siamo L attuale scenario economico nazionale impone alle imprese la necessità di valutare le opportunità di mercato offerte dai mercati internazionali. Sebbene una strategia commerciale

Dettagli

La selezione e la formazione on-line come supporto alla gestione del capitale intellettuale

La selezione e la formazione on-line come supporto alla gestione del capitale intellettuale La selezione e la formazione on-line come supporto alla gestione del capitale intellettuale di Alberto Boletti INTRODUZIONE Lo studio dell organizzazione aziendale ha sempre suscitato in me una forte curiosità,

Dettagli

RISOVERE IL SVILUPPARE LE CAPACITÀ DI TEAM WORKING E PROBLEM SOLVING IN GRUPPO

RISOVERE IL SVILUPPARE LE CAPACITÀ DI TEAM WORKING E PROBLEM SOLVING IN GRUPPO Valorizzare competenze, potenziale e motivazione per il successo personale e aziendale RISOVERE IL SVILUPPARE LE CAPACITÀ DI TEAM WORKING E PROBLEM SOLVING IN GRUPPO www.ecfconsulenza.it Percorso Formativo:

Dettagli

Women In Development UN MODELLO EUROPEO PER LO SVILUPPO LOCALE GENDER ORIENTED PIANO DI COMUNICAZIONE

Women In Development UN MODELLO EUROPEO PER LO SVILUPPO LOCALE GENDER ORIENTED PIANO DI COMUNICAZIONE Women In Development UN MODELLO EUROPEO PER LO SVILUPPO LOCALE GENDER ORIENTED PIANO DI COMUNICAZIONE Introduzione Il progetto W.In D. (Women In Development) si inserisce nelle attività previste e finanziate

Dettagli

Progetto Atipico. Partners

Progetto Atipico. Partners Progetto Atipico Partners Imprese Arancia-ICT Arancia-ICT è una giovane società che nasce nel 2007 grazie ad un gruppo di professionisti che ha voluto capitalizzare le competenze multidisciplinari acquisite

Dettagli

Master in Europrogettazione

Master in Europrogettazione Master in Europrogettazione DICEMBRE 2012 FEBBRAIO 2013 Milano Lecce Bruxelles Vuoi capire cosa significa Europrogettista? Vuoi essere in grado di presentare un progetto alla Commissione Europea? Due moduli

Dettagli

Modulo: Scarsità e scelta

Modulo: Scarsità e scelta In queste pagine è presentato un primo modello di conversione di concetti, schemi e argomentazioni di natura teorica relativi all argomento le scelte di consumo (presentato preliminarmente in aula e inserito

Dettagli

CRITICITA, PRIORITA E PUNTI DI FORZA NELL AVVIO DELLA GESTIONE ASSOCIATA DEL PERSONALE a cura di Andrea Pellegrino

CRITICITA, PRIORITA E PUNTI DI FORZA NELL AVVIO DELLA GESTIONE ASSOCIATA DEL PERSONALE a cura di Andrea Pellegrino CRITICITA, PRIORITA E PUNTI DI FORZA NELL AVVIO DELLA GESTIONE ASSOCIATA DEL PERSONALE a cura di Andrea Pellegrino In un contesto normativo e sociale caratterizzato da una costante evoluzione, al Comune,

Dettagli

Egregio Dirigente, INVALSI Villa Falconieri - Via Borromini, 5-00044 Frascati RM tel. 06 941851 - fax 06 94185215 www.invalsi.it - c.f.

Egregio Dirigente, INVALSI Villa Falconieri - Via Borromini, 5-00044 Frascati RM tel. 06 941851 - fax 06 94185215 www.invalsi.it - c.f. Egregio Dirigente, Le scrivo per informarla che sono state avviate le procedure per la realizzazione della rilevazione degli apprendimenti degli studenti per l anno scolastico 2009/10 nell ambito del Servizio

Dettagli

Osservatorio ICT nel NonProfit. Claudio Tancini Novembre 2009

Osservatorio ICT nel NonProfit. Claudio Tancini Novembre 2009 Osservatorio ICT nel NonProfit Claudio Tancini Novembre 2009 1 Premessa (1/2): Il mercato ICT non ha focalizzato il NonProfit come un segmento specifico, da seguire con le sue peculiarità. In alcuni casi

Dettagli

Sezione Elettronica ed Elettrotecnica

Sezione Elettronica ed Elettrotecnica Sezione Elettronica ed Elettrotecnica Assemblea 17 giugno, ore 11.30 Date: 2011-06-17 1 (11) Ericsson Internal Premessa La Sezione Elettronica ed Elettrotecnica intende rappresentare un importante elemento

Dettagli

L ATI composta da Associazione Nuovi Lavori e BIC Puglia s.c.a.r.l., nell ambito del progetto URLO Una rete per le opportunità, PROMUOVE

L ATI composta da Associazione Nuovi Lavori e BIC Puglia s.c.a.r.l., nell ambito del progetto URLO Una rete per le opportunità, PROMUOVE L ATI composta da Associazione Nuovi Lavori e BIC Puglia s.c.a.r.l., nell ambito del progetto URLO Una rete per le opportunità, PROMUOVE un PROTOCOLLO D INTESA tra CONSIGLIERA PARITÀ PROVINCIALE DONNE

Dettagli

BIC_CCIAA_broch2:BIC_CCIAA_broch2 09/07/10 16:57 Pagina 1 AVEVO UN SOGNO E L HO REALIZZATO CON BIC LAZIO E LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA

BIC_CCIAA_broch2:BIC_CCIAA_broch2 09/07/10 16:57 Pagina 1 AVEVO UN SOGNO E L HO REALIZZATO CON BIC LAZIO E LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA BIC_CCIAA_broch2:BIC_CCIAA_broch2 09/07/10 16:57 Pagina 1 AVEVO UN SOGNO E L HO REALIZZATO CON BIC LAZIO E LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA BIC_CCIAA_broch2:BIC_CCIAA_broch2 09/07/10 16:57 Pagina 2 Nuove

Dettagli

POLI DI RICERCA ED INNOVAZIONE: REPORT DI ANALISI E IPOTESI DI SVILUPPO. Cristina Battaglia Genova, 21 luglio 2014 Palazzo della Borsa

POLI DI RICERCA ED INNOVAZIONE: REPORT DI ANALISI E IPOTESI DI SVILUPPO. Cristina Battaglia Genova, 21 luglio 2014 Palazzo della Borsa POLI DI RICERCA ED INNOVAZIONE: REPORT DI ANALISI E IPOTESI DI SVILUPPO Cristina Battaglia Genova, 21 luglio 2014 Palazzo della Borsa COME NASCONO E CHE COSA SONO I Poli di Ricerca ed Innovazione in Liguria

Dettagli

I contributi pubblici nello IAS 20

I contributi pubblici nello IAS 20 I contributi pubblici nello IAS 20 di Paolo Moretti Il principio contabile internazionale IAS 20 fornisce le indicazioni in merito alle modalità di contabilizzazione ed informativa dei contributi pubblici,

Dettagli

Iniziative di CSR a favore delle imprese iscritte all Elenco Fornitori della Provincia di Milano

Iniziative di CSR a favore delle imprese iscritte all Elenco Fornitori della Provincia di Milano Iniziative di CSR a favore delle imprese iscritte all Elenco Fornitori della Provincia di Milano INTRODUZIONE Il ed economato (acquisti) della Provincia di Milano è impegnato da più di 6 anni per la diffusione

Dettagli

16 Rapporto Nazionale sulla Formazione Indagine su Comuni e Province. Nicoletta Bevilacqua Responsabile Ufficio Monitoraggio e ricerca FormezPA

16 Rapporto Nazionale sulla Formazione Indagine su Comuni e Province. Nicoletta Bevilacqua Responsabile Ufficio Monitoraggio e ricerca FormezPA 16 Rapporto Nazionale sulla Formazione Indagine su Comuni e Province Nicoletta Bevilacqua Responsabile Ufficio Monitoraggio e ricerca FormezPA Obiettivi della presentazione Illustrare i principali risultati

Dettagli

INDAGINE SUI FABBISOGNI DI SERVIZI A FAVORE DELLE IMPRESE DEL SETTORE AGROALIMENTARE

INDAGINE SUI FABBISOGNI DI SERVIZI A FAVORE DELLE IMPRESE DEL SETTORE AGROALIMENTARE A cura di: INDAGINE SUI FABBISOGNI DI SERVIZI A FAVORE DELLE IMPRESE DEL SETTORE AGROALIMENTARE PRESENTAZIONE DEI RISULTATI 1 - Criticità - Fabbisogni - Tendenze di sviluppo Il presente rapporto illustra

Dettagli

LE COMPETENZE CHE VALGONO UN LAVORO LE INDICAZIONI FORNITE DALLE IMPRESE ATTRAVERSO IL SISTEMA INFORMATIVO EXCELSIOR

LE COMPETENZE CHE VALGONO UN LAVORO LE INDICAZIONI FORNITE DALLE IMPRESE ATTRAVERSO IL SISTEMA INFORMATIVO EXCELSIOR Le sfide all'orizzonte 2020 e la domanda di competenze delle imprese LE COMPETENZE CHE VALGONO UN LAVORO LE INDICAZIONI FORNITE DALLE IMPRESE ATTRAVERSO IL SISTEMA INFORMATIVO EXCELSIOR Domenico Mauriello

Dettagli

Area Marketing. Approfondimento

Area Marketing. Approfondimento Area Marketing Approfondimento CUSTOMER SATISFACTION COME RILEVARE IL LIVELLO DI SODDISFAZIONE DEI CLIENTI (CUSTOMER SATISFACTION) Rilevare la soddisfazione dei clienti non è difficile se si dispone di

Dettagli

OSSERVATORIO ECO-MEDIA

OSSERVATORIO ECO-MEDIA OSSERVATORIO ECO-MEDIA Indice Scenario Istituzione e Missione Organizzazione Attività Ricerca teorica Monitoraggio Divulgazione e promozione Iniziative editoriali Credits Scenario I temi dell ambiente

Dettagli

COS È UN MULTI FAMILY OFFICE

COS È UN MULTI FAMILY OFFICE Cos è un multi family office Il multi family office è la frontiera più avanzata del wealth management. Il suo compito è quello di coordinare ed integrare in unico centro organizzativo tutte le attività

Dettagli

L IT a supporto della condivisione della conoscenza

L IT a supporto della condivisione della conoscenza Evento Assintel Integrare i processi: come migliorare il ritorno dell investimento IT Milano, 28 ottobre 2008 L IT a supporto della condivisione della conoscenza Dott. Roberto Butinar AGENDA Introduzione

Dettagli

Convegno La biblioteca scientifica e tecnologica

Convegno La biblioteca scientifica e tecnologica Università degli Studi Roma Tre Università degli Studi La Sapienza Convegno La biblioteca scientifica e tecnologica Roma, 17 aprile 2008 Valutazione delle pubblicazioni scientifiche e open access Emanuela

Dettagli

Investimenti Diretti Esteri

Investimenti Diretti Esteri Investimenti Diretti Esteri Daniele Mantegazzi IRE, Università della Svizzera Italiana 14 novembre 2013 Daniele Mantegazzi Economia Internazionale 14 novembre 2013 1 / 24 Contenuti e struttura della lezione

Dettagli

La cooperazione tra PMI e Centri di Ricerca per l innovazione.

La cooperazione tra PMI e Centri di Ricerca per l innovazione. La cooperazione tra PMI e Centri di Ricerca per l innovazione. Treviso, 24 febbraio 2015 Smart Specialisation Strategy Rappresenta il rafforzamento delle specializzazioni del territorio e la promozione

Dettagli

COMUNE DI PERUGIA AREA DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE ALTE PROFESSIONALITA

COMUNE DI PERUGIA AREA DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE ALTE PROFESSIONALITA COMUNE DI PERUGIA AREA DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE ALTE PROFESSIONALITA METODOLOGIA DI VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE Approvato con atto G.C. n. 492 del 07.12.2011 1

Dettagli

ASPETTI ECONOMICO-AZIENDALI DEL CONTRATTO DI RETE

ASPETTI ECONOMICO-AZIENDALI DEL CONTRATTO DI RETE ASPETTI ECONOMICO-AZIENDALI DEL CONTRATTO DI RETE Tommaso Perfetti dottore di ricerca in economia aziendale dottore commercialista e revisore dei conti 8 febbraio 2013 Il concetto di aggregazione aziendale

Dettagli

PowerSchedo. Un sistema di supporto alla decisione nel settore dell'oil&gas. For further information: www.mbigroup.it

PowerSchedo. Un sistema di supporto alla decisione nel settore dell'oil&gas. For further information: www.mbigroup.it PowerSchedo Un sistema di supporto alla decisione nel settore dell'oil&gas For further information: Introduzione PowerSchedO è uno strumento software di supporto alle decisioni per problemi nel settore

Dettagli

4. IL PUNTO SULLE AGEVOLAZIONI FISCALI PER I COMMITTENTI DI ATTIVITÀ DI RICERCA IN CONTO TERZI E PER I FINANZIAMENTI DI ATTIVITÀ DI RICERCA.

4. IL PUNTO SULLE AGEVOLAZIONI FISCALI PER I COMMITTENTI DI ATTIVITÀ DI RICERCA IN CONTO TERZI E PER I FINANZIAMENTI DI ATTIVITÀ DI RICERCA. 4. IL PUNTO SULLE AGEVOLAZIONI FISCALI PER I COMMITTENTI DI ATTIVITÀ DI RICERCA IN CONTO TERZI E PER I FINANZIAMENTI DI ATTIVITÀ DI RICERCA. Nei precedenti corsi abbiamo dato notizia di una specifica agevolazione

Dettagli

Indice. Prefazione PARTE PRIMA LE FONDAZIONI DI PARTECIPAZIONE NELLE STRATEGIE COLLABORATIVE TRA AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE ED IMPRESE

Indice. Prefazione PARTE PRIMA LE FONDAZIONI DI PARTECIPAZIONE NELLE STRATEGIE COLLABORATIVE TRA AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE ED IMPRESE Indice Prefazione XI PARTE PRIMA LE FONDAZIONI DI PARTECIPAZIONE NELLE STRATEGIE COLLABORATIVE TRA AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE ED IMPRESE Capitolo 1 Le partnership pubblico-privato nei nuovi modelli di gestione

Dettagli

L impresa. a) Cosa è un impresa? b) Comportamento. c) La diversità delle imprese. a1) confini dell impresa a2) contratti

L impresa. a) Cosa è un impresa? b) Comportamento. c) La diversità delle imprese. a1) confini dell impresa a2) contratti L impresa a) Cosa è un impresa? a1) confini dell impresa a2) contratti b) Comportamento c) La diversità delle imprese (a) Impresa e costi di transazione Contrapposizione impresa-mercato (Coase): se i mercati

Dettagli

Programma ICO Interventi Coordinati per l Occupazione

Programma ICO Interventi Coordinati per l Occupazione Programma ICO Interventi Coordinati per l Occupazione Programma ICO Interventi Coordinati per l Occupazione 2 Premessa In.Sar. Spa, nell assolvere alle sue finalità istituzionali volte a supportare l Amministrazione

Dettagli

ANTONELLA LAVAGNINO COMUNICAZIONE & MARKETING

ANTONELLA LAVAGNINO COMUNICAZIONE & MARKETING ANTONELLA LAVAGNINO COMUNICAZIONE & MARKETING CREARE OPPORTUNITÀ PER COMPETERE Oggi le imprese di qualsiasi settore e dimensione devono saper affrontare, singolarmente o in rete, sfide impegnative sia

Dettagli

FONDO NAZIONALE INNOVAZIONE

FONDO NAZIONALE INNOVAZIONE DIPERTIMENTO PER L IMPRESA E L INTERNALIZZAZIONE DIREZIONE GENERALE PER LA LOTTA ALLA CONTRAFFAZIONE UFFICIO ITALIANO BREVETTI E MARCHI FONDO NAZIONALE INNOVAZIONE Direzione Generale Lotta alla Contraffazione

Dettagli

Thinkalize. Il nuovo creatore dell innovazione.

Thinkalize. Il nuovo creatore dell innovazione. Thinkalize. Il nuovo creatore dell innovazione. Come nasce il progetto? La necessita, il desiderio di cambiare le regole e di dettarne di nuove verso un modo contemporaneo di fare impresa, ha dato vita

Dettagli

Progetto promosso e finanziato dalla. Unione Regionale delle Camere di Commercio del Molise

Progetto promosso e finanziato dalla. Unione Regionale delle Camere di Commercio del Molise Osservatorio Regionale sui Trasporti, la logistica e le infrastrutture in Molise Progetto promosso e finanziato dalla Unione Regionale delle Camere di Commercio del Molise Rapporto finale Gennaio 2008

Dettagli

Le fattispecie di riuso

Le fattispecie di riuso Le fattispecie di riuso Indice 1. PREMESSA...3 2. RIUSO IN CESSIONE SEMPLICE...4 3. RIUSO CON GESTIONE A CARICO DEL CEDENTE...5 4. RIUSO IN FACILITY MANAGEMENT...6 5. RIUSO IN ASP...7 1. Premessa Poiché

Dettagli

A cura di Giorgio Mezzasalma

A cura di Giorgio Mezzasalma GUIDA METODOLOGICA PER IL MONITORAGGIO E VALUTAZIONE DEL PIANO DI COMUNICAZIONE E INFORMAZIONE FSE P.O.R. 2007-2013 E DEI RELATIVI PIANI OPERATIVI DI COMUNICAZIONE ANNUALI A cura di Giorgio Mezzasalma

Dettagli

L azienda e la sua gestione P R O F. S A R T I R A N A

L azienda e la sua gestione P R O F. S A R T I R A N A L azienda e la sua gestione P R O F. S A R T I R A N A L azienda può essere considerata come: Un insieme organizzato di beni e persone che svolgono attività economiche stabili e coordinate allo scopo di

Dettagli

SCHEDA PROGETTO BCNL - SCUOLA

SCHEDA PROGETTO BCNL - SCUOLA PROGETTO TRASFERIMENTO BORSA CONTINUA NAZIONALE DEL LAVORO SCHEDA PROGETTO BCNL - SCUOLA Piano di attività integrate fra i progetti: Ministero Pubblica Istruzione - Impresa Formativa Simulata e Ministero

Dettagli

Gestione della politica monetaria: strumenti e obiettivi corso PAS. Mishkin, Eakins, Istituzioni e mercati finanziari, 3/ed.

Gestione della politica monetaria: strumenti e obiettivi corso PAS. Mishkin, Eakins, Istituzioni e mercati finanziari, 3/ed. Gestione della politica monetaria: strumenti e obiettivi corso PAS 1 Anteprima Con il termine politica monetaria si intende la gestione dell offerta di moneta. Sebbene il concetto possa apparire semplice,

Dettagli

Programma Gioventù in Azione 2007-2013

Programma Gioventù in Azione 2007-2013 Programma Gioventù in Azione 2007-2013 Questionario rivolto agli Enti pubblici, Gruppi informali, Organizzazioni e Giovani partecipanti coinvolti nel Programma GiA in FVG Udine, 30 gennaio 2012 L indagine

Dettagli