Il Dottorato di Ricerca in Metodologie e Tecniche Appropriate nella Cooperazione Internazionale allo Sviluppo PRESENTAZIONE DELLE RICERCHE

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1 Il Dottorato di Ricerca in Metodologie e Tecniche Appropriate nella Cooperazione Internazionale allo Sviluppo Coordinatore: prof. Carlo Collivignarelli Co-coordinatore: prof. Francesco Castelli PRESENTAZIONE DELLE RICERCHE 20 giugno 2011 Brescia

2 Il Dottorato di Ricerca in "Metodologie e tecniche appropriate nella cooperazione internazionale allo sviluppo" è supportato dal Fondo Alberto Archetti istituito presso la Fondazione della Comunità Bresciana 1

3 Curriculum Tecnologico 2

4 Nome Cognome: Daniela Giardina Anno di corso: XXIV ciclo Titolo della ricerca: Approccio critico alla fornitura di servizi igienico sanitari in situazioni di post-emergenza: considerazioni per una ricostruzione sostenibile Sede del progetto: Haiti Partner: CESVI Fondazione Onlus Inquadramento del contesto e della problematica Nei paesi in via di sviluppo circa 1.8 milioni di morti ogni anno, la maggior parte bambini al di sotto di cinque anni di età, avvengano a causa di malattie diarroiche, provocate da situazioni di difficoltà di reperimento di acqua potabile, mancanza di strutture igienico-sanitarie e scarse pratiche igieniche (Boschi-Pinto, 2008). Con la definizione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (OSM), la comunità internazionale si è impegnata entro il 2015 a ridurre della metà il numero di persone senza accesso sostenibile all acqua potabile e a sistemi igienici di base riscontrato nel Tuttavia, ad oggi, 2.6 miliardi di persone non dispongono di sistemi igienico-sanitari e 884 milioni non hanno accesso a sistemi migliorati di approvvigionamento idrico (WHO/UNICEF, JMP, 2010). Ci sono molti fattori che contribuiscono a rallentare il raggiungimento degli obiettivi del millennio: mancanza di fondi e scarsa capacità gestionale, ma anche una forte crescita demografica, condizioni di povertà cronica, conflitti, instabilità politica e disastri naturali (ECHO, 2005). Negli ultimi 20 anni, più di due milioni di persone hanno perso la vita a causa di un disastro naturale e, di queste, il 97% risiedeva in paesi in via di sviluppo. Nei paesi in via di sviluppo, si riscontra un più elevato tasso di mortalità, perdite e rischi di diffusione di epidemie (soprattutto nei campi di sfollati/rifugiati). In situazioni di emergenza, come quelle create da disastri naturali, le agenzie umanitarie hanno il mandato di rispondere ai bisogni fondamentali, soprattutto quando lo Stato non ha la capacità di gestire situazioni complesse. Insieme a cibo e riparo, acqua potabile e servizi igienico-sanitari sono fondamentali per un rapido recupero e per ridurre il rischio di epidemie e malattie enteriche. L'assenza o la cattiva gestione di questi servizi genera o aumenta i livelli di povertà provocando un impatto sulla salute pubblica, sulla produttività, sullo sviluppo, sulla qualità della vita e dell'ambiente (IRC, 2006). Quando si verifica un disastro, un elevato numero di persone è costretto a sfollare e ad organizzarsi in campi spontanei, spesso affollati, con scarso accesso a fonti di approvvigionamento idrico di buona qualità, e a idonei servizi igienici. Tifo e altre malattie diarroiche hanno un rischio maggiore di diffusione quando mancano le strutture adeguate e non si rispettano adeguati criteri di igiene. Cruciale è quindi, provvedere all approvvigionamento idrico sicuro e a fornire sistemi di raccolta e di smaltimento dei reflui civili, rifiuti solidi. La ricerca nasce da una collaborazione con il CESVI, Fondazione Onlus di Bergamo, in risposta al terremoto di magnitudo di 7.0 ML del 12 gennaio 2010, che ha devastato la capitale di Haiti, Port-au-Prince, e la regione occidentale dell'isola, provocando la morte di oltre persone e lo sfollamento di più di 1 milione e 300,000. Finalità La ricerca vuole evidenziare le difficoltà affrontate dalle risposte umanitarie nel porre le basi per una fornitura di sistemi igienico-sanitari che garantiscano una sostenibilità a lungo termine. Per raggiungere questo obiettivo, la ricerca si propone di: 1. Esaminare gli approcci attuali utilizzati per la fornitura di servizi igienico sanitari in interventi di sviluppo e in risposta alle emergenze, mettendone in evidenza le differenze. 2. Identificare le principali criticità per l integrazione dei fattori di sostenibilità per l implementazione di tali interventi in fase di post-emergenza/ricostruzione (caso studio Haiti). 3. Proporre strategie che possano essere applicate in post-emergenza al fine di ridurre e mitigare i rischi di ulteriori disastri. 3

5 Attività svolte e risultati Differenti sono gli approcci utilizzati per progetti di sviluppo e per gli interventi in emergenza: dal confronto degli approcci si sono evidenziate le principali differenze/divari, e alcune delle problematiche. Per lo sviluppo, infatti, esistono diversi approcci che cercano di affrontare la sostenibilità a lungo termine. Essi variano tra zone rurali (es. Community Led Total Sanitation) e zone urbane (es. Households Centered Sanitation); altri sono più focalizzati sui cambiamenti di comportamenti igienici (ad esempio PHAST/CHAST); fino agli ultimi approcci che prevedono l incremento della domanda da parte della popolazione tramite approcci commerciali (es. Sanitation Marketing, Sanitation as a business). Per le emergenze, la maggior parte dei fattori di sostenibilità sono esclusi dal processo di pianificazione, poiché l obiettivo principale è la risposta rapida nella prima fase di soccorso. Un equilibrio tra interventi rapidi e una pianificazione attenta dovrebbe essere ricercato ad ogni stadio del processo stesso di pianificazione per poter essere efficace. Le misure previste per stabilizzare l emergenza dovrebbero essere quindi pianificate in armonia con bisogni di lungo termine, senza per questo ritardare gli interventi. Dal 28 febbraio 2010 al 18 marzo, è stata effettuata una valutazione ambientale e igienico-sanitaria presso le città di Grand-Goave e Petit-Goave, a ovest della capitale, mirata ad identificare gli attori principali -istituzioni, agenzie internazionali, e organizzazioni umanitarie- e i loro ruoli, e fornire indicazioni tecniche per la costruzione di latrine di emergenza nei campi di sfollati e la costruzione e riabilitazione di latrine esistenti in alcune scuole primarie e secondarie di Petit-Goave e Grand-Goave. La missione sul campo ha permesso di analizzare le criticità in termini tecnologici, ambientali, sociali e culturali, economici e finanziari, istituzionali. La scelta di una tecnologia appropriata è complessa e deve essere adeguata al caso specifico: per questo sono state analizzate le tipologie di latrine costruite dalle principali organizzazioni internazionali, ed è stato effettuato un confronto tra le scelte tecnologiche adottate. Inoltre, a seguito dell analisi in loco, sono state individuate le seguenti condizioni che influenzano la scelta tecnologica: difficoltà di reperimento di acqua; non disponibilità di operatori qualificati; mancanza di impianti di trattamento dei fanghi; falda freatica alta (4-5 m rispetto al piano campagna); alto rischio di contaminazione delle falde con i sistemi esistenti (simple pit latrines di 3 m di profondità); alte temperature durante tutto l'anno e presenza di stagioni delle piogge. Dopo aver individuato i principali ostacoli, limitate scelte tecniche sono state identificate. Esse comprendono servizi igienici a secco, come ad esempio: latrine a compost, latrine a doppia fossa, latrine sopraelevate. Un'analisi comparativa ha dimostrato che le soluzioni di cui sopra sono quelle che minimizzano i rischi ambientali ad Haiti, ma comportano un forte impegno da parte della comunità per un buon funzionamento e la loro manutenzione. In particolare, è stata selezionata come tecnologia pilota la tipologia a doppia fossa, con drenaggio delle urine in una vasca piantumata di evapotraspirazione. In una missione successiva, svoltasi tra Settembre e Dicembre 2010, è stata effettuata una valutazione dettagliata delle infrastrutture presenti presso 42 scuole di progetto. Sono stati raccolti questionari specifici rivolti a studenti e docenti delle scuole, per valutare i comportamenti che potrebbero causare rischi per la trasmissione di malattie a trasmissione oro-fecale. Osservazioni dirette hanno dimostrato che le scuole mancano di accesso ad acqua potabile, servizi igienico-sanitari adeguati e strutture destinate al lavaggio mani; inoltre la promozione all'igiene non è inserita nel curriculum scolastico. Interviste semi-strutturate con i direttori delle scuole hanno rivelato che i principali vincoli per migliorare reti idriche e servizi igienici sono legati a problemi economici e alle perdite infrastrutturali dopo il terremoto. Dal momento che Haiti è minacciata da catastrofi naturali (uragani, alluvioni, terremoti ecc.), una riduzione del rischio di catastrofi e un piano di contingenza dovrebbero essere sviluppati per le scuole al fine di poter sostenere gli sfollati che vi cercano riparo dopo il disastro. Uno stock di materiali utili alla prima emergenza dovrebbe essere incluso, considerando anche la fornitura di servizi igienico sanitari supplementari al fine di evitare sovraccarichi e sostenere così il ri-avvio delle attività scolastiche. Utilizzare l emergenza come un punto di ingresso per catalizzare gli sforzi per la fornitura di servizi igienicosanitari verso la realizzazione degli OSM, concentrandosi sulle scuole come un potenziale legame per una fase di ricostruzione sostenibile, potrebbe avere un impatto maggiore nella creazione di una comunità più resiliente. Sviluppi futuri In situazioni di emergenza è molto più complesso includere criteri di sostenibilità di lungo periodo ma è possibile identificare alcuni approcci comuni. Ad esempio, fornire opportuno supporto alle scuole, può essere facilitare la transizione tra fase di emergenza e fase di ricostruzione/sviluppo. A seguito di queste missioni, si stanno definendo alcune misure di mitigazione, soprattutto per le scuole che possano essere implementate durante la fase di ricostruzione, promuovendo la riduzione della vulnerabilità e rafforzando le capacità locali. 4

6 Nome Cognome: Francesco Vitali Anno di corso: XXIV ciclo Titolo della ricerca: Tecnologie appropriate per la valorizzazione delle risorse energetiche a livello domestico nella valle del Logone Sede del progetto: Bongor (Ciad) Partner: ACRA Inquadramento del contesto e della problematica Nei Paesi in Via di Sviluppo la deforestazione è uno dei più urgenti problemi ambientali e una delle sue cause primarie è l utilizzo della legna come combustibile domestico: questa pratica ha implicazioni negative per l ambiente a livello locale e globale. Oltre a questo, donne e bambini sono soggetti a gravi conseguenze sulla salute, attribuibili al fumo generato dall utilizzo di legna nelle pratiche di cucina domestica: il fumo domestico, potenzialmente cancerogeno e causa di problemi respiratori, è individuato dal WHO (World Health Organization) e UNEP (Unite Nations Environment Programme) (2009) come causa di quasi 2 milioni di morti all anno, più della malaria e della tubercolosi. Il Ciad, paese dove è implementato il presente progetto di ricerca, è una tra le nazioni più povere e arretrate del mondo, con un indice di sviluppo pari a 0,295 che lo colloca al 163 posto su 169 paesi analizzati. Situandosi in piena fascia Saheliana, la problematica sopra descritta è sentita in modo particolarmente forte sia dall ambiente naturale, che va incontro ad un sempre più rapido depauperamento delle risorse forestali, sia dalla popolazione, che ancora utilizza sistemi di cottura basati sull utilizzo di bracieri tradizionali, come il fuoco a 3 pietre. Finalità La ricerca ha come obiettivo l individuazione e lo sviluppo di tecnologie appropriate al contesto per la produzione di energia primaria a livello domestico: da un lato viene approfondita la necessità di migliorare l efficienza dei sistemi tradizionali di combustione, comparando diverse opzioni tecnologiche, e dall altro viene sperimentata l introduzione di nuove soluzioni, che permettano la valorizzazione di fonti energetiche alternative di scarto. L impatto sulla popolazione locale e l accettazione da parte della stessa sono elementi indispensabili a valutare l appropriatezza delle tecnologie proposte; focalizzarne l influenza sul successo di un progetto di cooperazione allo sviluppo è uno degli obiettivi della ricerca. Attività svolte In Ciad da gennaio 2009 per ordinanza governativa sono vietate la produzione e la compravendita di carbone da legna e di legna da taglio. Ciò ha rappresentato un radicale cambiamento nelle abitudini della popolazione locale, che improvvisamente si è ritrovata a dovere trovare un alternativa al principale combustibile domestico fino ad allora utilizzato. Le attività di ricerca si appoggiano a un progetto di cooperazione internazionale, implementato in loco dall ONG ACRA di Milano, che tra i suoi obiettivi ha la promozione di tecnologie innovative per ridurre il consumo di legna: tale bene primario, a seguito dell introduzione del sopracitato divieto, sta subendo rincari sempre maggiori a fronte di un offerta sempre minore, dovuta anche alle sempre più ridotte disponibilità naturali. 5

7 La comparazione dei forni-stufe disponibili localmente è una delle attività svolte in loco: è infatti necessaria per valutare quale sia il modello più appropriato alla realtà locale sotto molteplici punti di vista (rendimento energetico, tempi e quantità di combustibile necessari, riproducibilità e adattamento alle pratiche locali, etc.). Inoltre l applicazione di una metodologia scientifica permette di ottenere risultati interpretabili e confrontabili (tra loro e con quelli ottenuti in altri contesti più o meno simili) senza ambiguità per l interferenza di particolari condizioni locali. Nell ambito della ricerca di possibili soluzioni alternative, è stata implementata la sperimentazione di un modello di stufa proposto dal CeTAmb che utilizza biomasse di scarto difficilmente combustibili: in particolare è stata rilevata in loco la disponibilità di rilevanti quantitativi di lolla di riso durante la stagione della raccolta. Tale biomassa attualmente non ha alcun utilizzo né alcun mercato e viene quindi scartata dai coltivatori locali. Nel corso di missioni in loco sono stati realizzati e testati dei prototipi di questo modello con materiali locali. Risultati Nell ambito della comparazione dei diversi tipi di braciere si è verificata la validità del modello Centrafricain, del quale il progetto promuove la diffusione, attraverso delle prove sia di ebollizione sia di cottura di cibi secondo le pratiche locali. Si è partecipato anche alla formazione di un gruppo di donne alla realizzazione di bracieri migliorati in argilla, che garantiscono una riduzione nel consumo di legna grazie ad un minimo isolamento della camera di combustione rispetto al tradizionale modello a 3 pietre. Attraverso un indagine comparativa tra gruppi di famiglie che hanno adottato l utilizzo di stufe migliorate si è potuto quantificare un risparmio di legna pari ad oltre il 50% rispetto a quella consumata con bracieri tradizionali. Il monitoraggio della qualità dell aria domestica ha permesso di apprezzare anche una sensibile riduzione delle concentrazioni di sostanze dannose per la salute (CO e particolato fine). La realizzazione in loco di un prototipo di stufa a biomasse, secondo il progetto realizzato in precedenza presso i laboratori dell Università degli Studi di Brescia, ha permesso di superare le difficoltà nel reperimento dei materiali, elaborando soluzioni alternative più economiche ed applicabili al contesto locale, mantenendo al tempo stesso buoni risultati sull efficienza energetica della tecnologia proposta. In particolare l introduzione di questo modello di stufa permetterebbe alla popolazione locale di utilizzare un combustibile che attualmente ha un costo nullo e di diminuire l impatto sanitario da inquinamento dell aria domestica, essendo dotato di ciminiera per l allontanamento dei fumi di combustione. Sviluppi futuri Nel corso dell ultima missione si è verificata la continuità della produzione delle stufe da parte degli artigiani formati (oltre 3500 stufe a legna prodotte da 20 artigiani) e l utilizzo da parte della popolazione locale nelle pratiche di cucina quotidiane. Una valutazione oggettiva dell impatto dell intervento sotto diversi punti di vista (ambientale, sanitario, socio-economico, etc.) potrà fornire un importante spinta per la diffusione dei modelli proposti a scala maggiore, raggiungendo una fascia più ampia di popolazione. L esperienza in loco e il confronto sia con esperti di settore sia con le esigenze delle famiglie, ha portato a una revisione del disegno stufa a lolla di riso. Attualmente è in corso una fase di sviluppo al fine di migliorarne l applicabilità al contesto locale e l affidabilità nelle prestazioni. 6

8 Nome Cognome: Riccardo Bigoni Anno di corso: XXV ciclo Titolo della ricerca: Disinfezione dell acqua potabile tramite un concentratore solare lineare parabolico Sede del progetto: Baboné (Camerun) Inquadramento del contesto e della problematica Partner: ADA Onlus (BS), I.S. C. Golgi (BS), I.T.I. G. Galilei (MN), Ditta Radice (CO), Universitá di Dschang (Camerun) Nei Paesi in Via di Sviluppo il problema della contaminazione microbiologica dell acqua potabile rientra tra i principali fattori che incidono sulla salute delle popolazioni. Molte volte infatti, l utilizzo di una fonte non protetta, la non completa conoscenza di tecnologie idonee al trattamento e la poca consapevolezza delle problematiche legate alla scarsa qualità dell acqua contribuiscono a rendere sempre piú difficile il raggiungimento di standard di qualità affinché lo stato della salute delle popolazioni migliori. La presente ricerca si propone di affrontare i problemi legati al difficile accesso alle fonti di acqua potabile da parte delle popolazioni che abitano nelle zone rurali nella regione dell Ovest del Camerun. Molto diffusi infatti, sono i villaggi dove, pur essendoci una discreta quantità d acqua durante l anno, mancano i sistemi di distribuzione dell acqua e i sistemi di trattamento capaci di garantire la qualità dell acqua. L obiettivo generale della ricerca è quindi quello di realizzare un sistema di trattamento a basso costo, costruito con materiali locali facilmente reperibili sul territorio e in grado di soddisfare il fabbisogni idrico delle popolazioni. Finalità Il progetto prevede la progettazione e l installazione di un concentratore solare di tipo parabolico lineare, in grado di aumentare la temperatura dell acqua contenuta all interno della tubazione passante per il fuoco della parabola, fino alla completa inattivazione dei microrganismi patogeni presenti nell acqua in ingresso al sistema. La ricerca si pone i seguenti obiettivi: Attività svolte progettazione, costruzione e monitoraggio di un concentratore solare pilota; identificazione di un sito appropriato per l installazione di un concentratore in un contesto rurale nella regione dell Ovest del Camerun; progettazione, costruzione e monitoraggio di un sistema di trattamento dell acqua composto da un concentratore solare pilota per effettuare la disinfezione dell acqua presso il villaggio di Baboné; sensibilizzazione della popolazione sulle problematiche legate alla scarsa qualità dell acqua potabile. Nell ambito del progetto sono state svolte diverse attività sia in Italia presso tutti i partner coinvolti sia in Camerun presso il villaggio di Baboné e l Universitá di Dschang. Inizialmente è stato studiato e riadattato l uso del sistema a concentrazione solare per l applicazione come trattamento di potabilizzazione dell acqua nei PVS. Sono stati costruiti 8 moduli di 1 m di lunghezza e 2 m di larghezza cad. in ferro di forma parabolica, per poter allestire i primi concentratori pilota. Nel mese di Giugno e Luglio 2010 è stato realizzato il primo concentratore solare pilota di 1 m di lunghezza funzionante in condizioni di acqua ferma. Con l utilizzo di questo primo concentratore sono state svolte misure di temperatura per valutare la 7

9 variazione della temperatura dell acqua contenuta nella tubazione nel tempo e prove microbiologiche per determinare il rendimento di abbattimento della carica microbica della acqua in ingresso in funzione del tempo e della temperatura di esposizione. Terminata la fase di sperimentazione in condizioni di acqua ferma all interno del concentratore è stato allestito, sul tetto delle Facoltá di Ingengeria dell Universitá di Brescia, un nuovo concentratore pilota di 5 m di lunghezza funzionante in condizioni di acqua in movimento. Anche per questo sistema sono state svolte misure di temperatura e prove microbiologiche. Contemporaneamente a questa fase di sperimentazione è stato progettato e realizzato un prototipo di concentratore solare di 5 m di lunghezza, ruotabile attorno all asse focale per seguire con precisione lo spostamento stagionale del sole. Oltre alla fase di sperimentazione in Italia con i concentratori pilota sono state compiute due missioni (Settembre 2010 e Maggio 2011) nel villaggio di Baboné per effettuare un indagine del contesto sociale e territoriale destinato all installazione di un concentratore solare, un indagine della risorsa idrica nel territorio in esame e alcune analisi della qualitá fisico-chimica, chimica e microbiologica dell acqua utilizzata a scopo idropotabile. Risultati La sperimentazione fino ad ora condotta attraverso i concentratori pilota ha fornito dei risultati soddisfacenti sia per la rapiditá con cui si raggiungono le temperature richieste per disinfettare l acqua sia per la capacitá di abbattimento della carica microbica in ingresso. Il collettore solare, infatti, è in grado di riscaldare un volume di 1 L di acqua in meno di 10 minuti e di ottenere ottime rese di disinfezione quando si porta l acqua alla temperatura di 85 C per almeno 2 minuti di esposizione. Dalle indagini in loco è stata riscontrata l assenza di un sistema di distribuzione e di trattamento dell acqua che giá alla fonte è risultata contaminata. La particolare posizione geografica, la costante presenza d acqua durante l anno e la disponibilità di materiali per la costruzione di un concentratore solare rendono idoneo l utilizzo di un concentratore solare per disinfettare l acqua. Sviluppi futuri Le osservazioni scaturite dalle fasi sperimentali portano a pianificare le successive fasi in modo da destinare ancora parte del lavoro all approfondimento del funzionamento del sistema soprattutto in vista dell applicazione a un caso reale. Di conseguenza le fasi future del progetto riguarderanno la definizione di tutte le componenti del sistema per la futura applicazione a scala reale, la realizzazione, spedizione e installazione di un concentratore solare pilota nel villaggio di Baboné e il monitoraggio del concentratore installato. Infine, è prevista una fase di formazione del personale locale incaricato alla gestione del concentratore a avviamento avvenuto. 8

10 Nome Cognome: Franco Hernan Gómez Tovar Anno di corso: XXV ciclo Titolo della ricerca: Gestione integrata delle acque reflue nei quartieri della periferia di Ciudad Guayana - Venezuela Sede del progetto: Ciudad Guayana - Venezuela Partner: Servizio Volontario Internazionale SVI Brescia Inquadramento del contesto e della problematica La ricerca è sviluppata nel quartiere Moscú situato nella periferia di San Felix in Ciudad Guayana (Republica Bolivariana de Venezuela). Il lavoro fino ad ora svolto è stato sviluppato nell ambito delle attività di ricerca del CeTAmb (Centro di Documentazione e Ricerca sulle tecnologie appropriate per la gestione dell'ambiente nei PVS) in collaborazione con la ONG italiana Servizio Volontariato Internazionale di Brescia (SVI), con il partner locale Centro de Formación Guayana (CFG) e un gruppo di donne chiamato Salud para Guyana (Sapagua). Il progetto è iniziato nel novembre 2010 ed é tuttora in corso. La ricerca è iniziata con una visita tecnica di inquadramento svolta nei mesi di novembre-dicembre 2010 ed è servita per dare un quadro sulla situazione ambientale e territoriale della zona. Si è potuto osservare che nel quartiere, la problematica ambientale riguarda, a livelli differenti, le principali tematiche dell ingegneria sanitaria ambientale: acque potabili, acque nere e grigie e rifiuti solidi urbani. Tuttavia, la problematica più rilevante risulta essere quella legata alla gestione delle acque nere e delle acque grigie. Infatti, l attuale rete fognaria non garantisce la copertura dell intero quartiere, come avviene in molte città dell America Latina. Finalità Sviluppare delle soluzione a livello tecnologico e metodologico appropriate per risolvere le problematiche ambientali riscontrate nel quartiere, con particolare attenzione alle acque grigie. Tali proposte devono essere accompagnate da attività di educazione e sensibilizzazione rivolte alla comunità del quartiere sul tema ambientale e sanitario, avendo constatato che giá esistono condizioni di tipo organizzativo e comunitario utili a sviluppare iniziative pilota e sperimentali. Attività svolte L'attività di ricerca é stata suddivisa in 3 fasi: la prima riguarda l'analisi territoriale e ambientale del quartiere, effettuato alla fine del 2010; la seconda fase riguarda lo studio di tecnologie appropriate al fine di definire una proposta tecnica sostenibile e la fase finale riguarderà la realizzazione e il monitoraggio della tecnologia proposta nel quartiere in esame. In questo momento, la prima fase è stata completata ed è in corso la seconda fase. Risultati La ricerca ha ottenuto dati frutto della prima fase del progetto basato sull indagine in loco condotta effettuando visite, interviste e incontri con la comunità locale, con le istituzioni governative e le università. Di seguito sono riportate le principali informazioni raccolte. 9

11 L'area di studio ha una superficie di m 2, una popolazione composta da 75 famiglie che vivono in 69 case. La popolazione è suddivisa in 153 adulti e 151 bambini. Il 64% delle case sono costruite utilizzando lastre di zinco. Le persone hanno un basso reddito e i servizi di salute sono precari. La creazione del quartiere risponde alla delocalizzazione delle famiglie nel 1995, provenienti da un settore ubicato in una zona a rischio geologico. La totalità delle abitazioni del quartiere é collegata a un sistema di distribuzione di acqua potabile proveniente dalle acque del fiume Caroni successivamente trattata mediante: coagulazione, flocculazione, sedimentazione, filtrazione a sabbia e disinfezione con cloro. Per quanto riguarda le acque nere, solo il 13% dei nuclei familiari sono connessi alla rete fognaria, il 63% delle case hanno gabinetti ad acqua collegati a fosse disperdenti nel terreno, il 24% delle famiglie non ha nessun sistema di scarico. In 52 famiglie l acqua grigia (proveniente da lavandini, docce, lavatrici) prodotta viene sparsa per le strade senza alcun controllo. La popolazione soffre di episodi di diarrea, dolori allo stomaco, parassiti intestinali. Ciò è confermato dalla presenza di batteri coliformi nell'acqua per consumo umano. Sviluppi futuri Per la scelta e l implementazione a scala pilota del trattamento ritenuto più appropriato per il trattamento delle acque grigie, le attività riguarderanno: analisi chimiche e microbiologiche delle acque grigie, lo studio dei vantaggi e degli svantaggi delle diverse tecnologie e progettazione, costruzione e monitoraggio dell impianto pilota sperimentale per il trattamento delle acque grigie a livello domestico. Inoltre, verranno individuate forme di smaltimento e recupero appropriate. Verrá svolta dell attività di sensibilizzazione e di formazione della comnunitá per la corretta gestione dell impianto pilota. Per le acque nere l attività è rivolta al miglioramento dell attuale sistema di gestione delle acque nere allo scopo di ridurre i rischi igienico-sanitari a cui la popolazione è esposta. Le attivitá riguarderanno: analisi chimica e microbiologico degli scarichi, studio di un sistema semplice per il miglioramento dei modelli presenti e in uso attualmente nel quartiere e individuazione di sistemi per il riutilizzo dei fanghi prodotti. 10

12 Nome Cognome: Christian Zurbrügg Anno di corso: XXV Ciclo del Dottorato di Ricerca Titolo della ricerca: Assessment methods for waste management decisionsupport in developing countries Sede del progetto: Switzerland, Ethiopia, Indonesia, Thailand Partner: Eawag/Sandec, Switzerland; AIT, Thailand Inquadramento del contesto e della problematica Low and middle income countries decision-makers face a dire situation as facilities and services in solid waste management are dysfunctional and cannot keep up with rapid urbanisation. It is a recognized priority by policy makers and local governments to tackle this issue and find ways to manage urban waste in an economically sustainable way without compromising environmental goals. Projects, must have an objective of durability and robustness to adapt. This requires careful planning not only at the outset of implementation, but continuously during the operation. Furthermore provisions for sustainable financing (covering investment, depreciation, operation & maintenance and replacement cost) are key to ensuring a robust and reliable operation and maintenance. Decision-makers are desperate for learning from success cases in order to translate and implement such experiences into their local context. Gaining access to unbiased, well analysed and clearly structured information is still a major challenge and developing country decision makers still frequently face a high risk of being blinded by aggressive private sector sales representatives. System vendors may present solutions to decision-makers which show biased information on the merit of the particular system. Decision makers, without a solid technical background or state of the art knowledge and information then mostly do not know what to believe. On the other hand, it is also international or national NGOs, driven by their philanthropic causes, which initiate solid waste projects but know little of past experiences elsewhere and tend to thus repeat a similar learning process as others facing the same challenges and repeating the same mistakes. Finalità The research is based on the Integrated Solid Waste Management (ISWM) approach which is comprehensive and considers how to prevent, recycle, and manage solid waste in ways that most effectively protect human health and the environment. It involves evaluating local needs and conditions, and then selecting and combining the most appropriate waste management activities for those conditions. It counterbalances the technology-centered approach and distinguishes between: i) waste system elements which comprise the functional processes within the waste management stream (generation, on-site storage, collection, intermediate storage, transport, treatment, recovery & recycling, final storage); ii) stakeholders and iii) the dimensions of the enabling environment (environmental, social, financial, legislative and institutional aspects). Assessment methods and their appropriateness are studied for this research. These include well recognized approaches such as Life Cycle Analysis (LCA) or Technology Assessment (TA) as well as stakeholder analysis (SA) and social network analysis (SNA). Goal of the research work is to further advance on a package of tools and develop and validate a simple but effective way to assess existing projects and plan for new projects in solid waste management of low and middle income countries. This simplified method and shall allow, through a series of questions, to provide the basis for an analysis of the drivers of success or respectively the reasons of failure. Obviously, defining the goals of the project is a necessary first step; else an assessment of success is somewhat arbitrary. The assessment follows a guiding set of questions covering the different sustainability domains. 11

13 Attività svolte A first overview of methods was obtained through literature and report research. Results of the research are described below. A first draft of an assessment tool was then developed which follows a guiding set of questions covering the different sustainability domains which can be summarized as: technology, social aspects, economy, institutions, and environment (figure 1). Some questions refer to a hypothesis on how a specific issue may affect success of the project, others assess impact of the project - typically on the environment. This tool was applied on an existing case in Indonesia which refers to organic waste composting. Risultati Figure 1: Graphic representation of the various sustainability domains covered in the assessment tool The overview shows that typically, Life Cycle Analysis (LCA) is a well established and widely used method also for solid waste projects. This is a technique that aims at addressing goods and services their use of energy materials and resources in their whole life cycle (i.e., cradle-to-grave) and their potential environmental impacts. Impacts of interest are energy consumption, production of solid wastes, emissions of regulated air pollutants and water or soil pollutants. Developing rapidly during the 1990s, environmental life cycle assessment (LCA) has reached a certain level of harmonization and standardization. Economic aspects have been integrated into LCA as Life Cycle Costing (LCC) to compile all costs related to a product or service, over its entire life cycle, from production to use, maintenance and disposal. Social aspects were also included in recent years, to evaluate social impacts (and potential impact) that may directly affect stakeholders positively or negatively during the life cycle of a product or service. Nevertheless the assessment of environmental impact (environmental emissions) generally still remains in the centre of focus of the LCA method. Moreover LCA and associated methods do not give an indication how the product quality or projects performance (i.e. success) is affected by the specific contextual conditions as summarized under the term enabling environment. Results of an assessment using the newly developed tool for a project on organic waste composting in Bali, Indonesia was published in a paper and presented at the WasteSafe Conference in February 2011 in Khulna, Bangladesh. Sviluppi futuri In a next step the tool shall be further validated in a project on health care waste incineration of Bangkok, Thailand. The methods of assessment that are further developed and shall be used are those of stakeholder analysis and social (stakeholder) network analysis. Furthermore research is on-going to test a multi-stakeholder weighting procedure based on Analytical Hierarchy Process (AHP). Further research on sustainability factors for anaerobic digestion shall be analysed for the specific context of Bahir Dar in Ethiopia. Finally two publications are foreseen on: a) factors of success in small Indian composting units and b) elements of process cost accounting for decentralised composting in Eritrea. 12

14 Nome Cognome: Marco Caniato Anno di corso: XXVI ciclo Titolo della ricerca: Studio dei rischi sanitari ed ambientali legati alla gestione dei rifiuti sanitari e sviluppo di tecnologie appropriate per il loro recupero e smaltimento Sede del progetto: Da definire Partner: Da definire Nome Cognome: Beatrice Coloru Anno di corso: XXVI ciclo Titolo della ricerca: Valutazione comparata della sostenibilita' ambientale, economica e sociale di modelli di sanitation Sede del progetto: Tanzania Partner: ACRA (Associazione di Cooperazione Rurale in Africa e America Latina) Nome Cognome: Luca Rondi Anno di corso: XXVI ciclo Titolo della ricerca: Soluzioni appropriate per un approvvigionamento idropotabile in condizioni di sicurezza in contesti rurali dell Africa Sede del progetto: Burkina Faso Partner: Medicus Mundi Italia, Fondazione Tovini, Fondazione Sipec, Associazione DAKUPA (Burkina Faso) 13

15 Curriculum Sanitario 14

16 Nome Cognome: Giuseppina De Iaco Anno di corso: XXIV ciclo Titolo della ricerca: Fattibilità di un programma di controllo della Tubercolosi nelle comunità tibetane in esilio in India. Sede del progetto: Dharamsala -India Partner: Tibetan Delek Hospital (DH)/AISPO ASSOCIAZIONE ITALIANA PER LA SOLIDARIETA TRA I POPOLI RIRE FOTO Inquadramento del contesto e della problematica La Tubercolosi è la quarta causa di morte tra i membri della comunità tibetana in esilio in India. La sua incidenza si è assestata negli ultimi tre agli allarmanti valori di circa nuovi casi per Il denominatore è incerto ed il valore è solo stimato, tuttavia rimane comunque molto più alto di quello pubblicato dal governo indiano nei rapporti annuali dell Organizzazione Mondiale per la Sanità (WHO). Il motivo di tale discrepanza può essere attribuito a fattori socioeconomici legati allo stato di esiliati della popolazione tibetana, al loro stile di vita (tendenza a mantenere il malato in famiglia, in ambienti angusti, con clima freddo che non favorisce l aerazione dei locali interni) e/o a un possibile aumento della malattia nei nuovi immigrati (potrebbe riflettere un aumento di incidenza nella popolazione ancora residente in Tibet in condizioni di emarginazione). Il valore resta comunque molto alto e considerando che, a differenza di altri Paesi in via di sviluppo, l HIV non sembra essere la forza trainante di questa epidemia, le cause andrebbero probabilmente ricercate anche nella mancanza di educazione sanitaria (diagnosi tardiva, soggetti malati trattenuti a casa, pazienti che non portano a termine la terapia) e nella mancanza di standardizzazione delle linee guida per la diagnosi e il trattamento della malattia. La TB MDR rischia quindi di compromettere il controllo della TB e rappresenta un emergenza di salute pubblica. Una corretta stima di questo problema si può ottenere con un indagine di sorveglianza. Questa rappresenta pertanto una priorità per identificare le dimensioni reali del problema, la sua natura e allo stesso tempo suggerire le corrette soluzioni. Finalità La strategia generale dell'intervento si basa fondamentalmente sui seguenti principi: Inserire il progetto nelle strategie di sviluppo sanitario del Dipartimento di Sanità. Conformare Il progetto alle strategie del l OMS per il controllo della Tubercolosi. Utilizzare al massimo le risorse locali mettendo a disposizione l assistenza tecnica indispensabile al buon funzionamento del progetto. Il personale italiano in breve e lunga missione lavorerà assieme ai responsabili locali del Programma di Controllo della Tubercolosi per rafforzarne le capacità professionali. I risultati attesi saranno pertanto: Risultato 1: Implementazione della strategia DOTS negli insediamenti tibetani in India Risultato 2:Migliorato accesso ad adeguati servizi di diagnosi precoce e di conferma della diagnosi per la malattia tubercolare polmonare ed extrapolmonare nella regione dell Himachal Pradesh (HP) Risultato 3: Migliorata capacità di erogazione della terapia con modalità DOT nella regione dell Himachal Pradesh Risultato 4: Migliorata preparazione tecnica degli operatori di salute, specialmente a livello periferico nella regione dell HP Risultato 5: Standardizzazione del sistema di notifica clinica e di laboratorio a livello nazionale Risultato 6: Migliorate condizioni di abitabilità e di isolamento del reparto Tubercolosi presso l ospedale Delek di Dharamsala Risultato 7: Sviluppo di un DRS (Drug Resistance Survey) nella regione dell Himachal Pradesh e di un progetto pilota per l applicazione di protocolli terapeutici con farmaci di seconda linea in caso di MDR. La DRS è uno strumento fondamentale per monitorare la qualità del programma di Tubercolosi e l efficacia delle strategie messe in atto. 15

17 Attività svolte e Risultati Dal giorno delle mie assunte funzioni (21 gennaio 2009), in qualità di capo-progetto medico, ho intrapreso una serie di attività relative ai risultati sopramenzionati. Le attività svolte fino a settembre 2009 hanno permesso di ottenere i risultati attesi (1-4). Nei primi sei mesi di incarico, anche grazie alla preziosa collaborazione del John Hopkins Institute ci si è concentrati sull implementazione della strategia DOT al Delek Hospital, braccio operativo del Dipartimento di Salute. Sono stati organizzati incontri settimanali con il personale infermieristico, medico e amministrativo per la stesura di un manuale di gestione della TB. Sessioni formative in loco e successivamente anche di supervisione negli insediamenti più vicini sono servite a rinforzare i concetti base della strategia DOT del WHO (Ris 1-4). A questo è seguito il lavoro di revisione dei forms per standardizzare i sistemi di notifica e sorveglianza (Ris 5) con avvio di una fase pilota nel maggio 2009 sempre presso il Delek Hospital. Parallelamente si è proceduto all acquisto di attrezzature di diagnostica e ad pianificare, organizzare e finanziare la ristrutturazione del reparto di isolamento per consentire una migliore qualità di vita ai degenti ma soprattutto per contenere il rischio di trasmissione nosocomiale dell infezione, e specie dei ceppi resistenti (Ris 6). Il reparto è stato ufficialmente inaugurato nel marzo 2010 in occasione della Giornata Mondiale della TB. L attività relativa al Risultato 7 è invece quella più prettamente scientifica. Nel marzo 2009 si è svolta una prima missione di valutazione e fattibilità di un indagine di sorveglianza della farmaco resistenza. Per i motivi in parte già spiegati tale attività ha subito il ritardo maggiore. Lo studio è iniziato a febbraio 2009 con la stesura del protocollo, la sua disseminazione e le sessioni di formazione nei centri sede dello studio (Dharamsala in Himachal Pradesh nel nord dell India e altri due insediamenti nel sud del Paese. Da aprile 2010 è iniziato l arruolamento dei primi pazienti. Attualmente sono disponibili i risultati di 72 pazienti arruolati nel protocollo nel centro di Dharamsala. Il dato epidemiologico più rilevante è rappresentato dalla giovane età (55% dei pazienti < 24 anni) e dalla frequente storia di contatto con un caso di tubercolosi. Dopo un avvio faticoso per motivi logistici (distanza tra ospedale e laboratorio di riferimento situato a Mumbai e ai tempi tecnici dell indagine colturale e dell antibiogramma) si sono ottenuti i primi risultati e si è potuto osservare una frequenza piuttosto elevata di ceppi TB MDR. Si descrivono 12 casi di TB MDR 1 caso di TB XDR su 64 ceppi identificati come MTB complex con antibiogramma ad oggi disponile, pari a circa il 20% dei casi. In 6 casi si trattava di pazienti con TB identificati come nuovi casi, in 7 casi come pazienti con storia di precedente diagnosi di TB. Alla luce di tale dato e anche per ridurre i tempi di attesa e guadagnare tempo utile per la gestione clinica del paziente si è deciso di acquistare in Aprile 2010 una nuova tecnologia che consente di eseguire un test rapido, molecolare per l individuazione dei ceppi MDR. La Procedura (Gene Expert) è in grado di fornire in ore un risultato di suscettibilità o resistenza alla sola rifampicina analizzando direttamente il campione di espettorato del paziente che afferisce al centro di cura. Un periodo di formazione è stato necessario per l avvio di questa tecnologia. Si sono osservate inizialmente delle difficoltà legate alla scarsa confidenza del personale di laboratorio con l apparecchiatura totalmente automatizzata. Un altro limite è stato rappresentato dall elevato costo dei reagenti. Sarà possibile tuttavia soppesare costi e benefici solo al termine del periodo di studio. Tale tecnologia ha affiancato da agosto 2010 la metodica precedente, con un ritardo pertanto di circa 4 mesi. Risultati preliminari sono disponibili ad oggi su 40 soggetti che sono stati valutati in parlallelo con entrambe le metodiche. Al momento si sono identificati con questa metodica 17 casi di TB resistenti alla rifampicina. In agosto-settembre 2011 sarà possibile completare l arruolamento dei pazienti con entrambe le metodiche ed ottenere dati conclusivi sulla concordanza delle due procedure. I dati provenienti, invece dai due insediamenti situati nel Sud del paese che partecipano alla DRS saranno invece valutabili solo a fine 2011 considerato il ritardo nell avvio del protocollo in queste sedi (dicembre 2010). A questo seguirà un periodo di circa un mese per la revisione, l analisi completa dei dati e le conseguenti considerazioni clinico-epidemiologiche. La mia permanenza in loco si è conclusa nel settembre 2009 per motivi di salute. Da allora mi occupo di supporto tecnico a distanza (mail, telefono) in particolare per la gestione clinica dei pazienti MDR e per l analisi dei risultati della DRS. Contatti quotidiani con il nuovo capo-progetto il dottor Fulvio Salvo che mi ha sostituito a Dharamsala mi permettono di avere un costante aggiornamento delle attività e dei risultati finora ottenuti. In Ottobre 2010 ho potuto svolgere una missione breve a Dharamsala in India in occasione della I Conferenza Annuale sul Programma di controllo Tibetano della Tubercolosi. A tale evento hanno partecipato oltre 50 operatori sanitari tra medici, infermieri e Community Health Workers da tutta l lndia. In questa sede sono state presentate e distribuite ai partecipanti due pubblicazioni alla cui stesura ho contribuito attivamente nel biennio 16

18 ottobre 2008 luglio Da allora si è costituita una commissione di esperti che attraverso una mailing list è in grado di discutere i casi clinici più complicati e consente un confronto immediato anche nelle aree più remote dell India. In corso di stesura inoltra un protocollo per il contact tracing per affiancare la diagnosi precoce dei casi di Tubercolosi e di TB MDR alla tempestiva attività preventiva sui contatto di caso visto la peculiarità di questa popolazione che specie nelle fasce di età più giovanili vive in comunità ristrette come scuole e monasteri. Sviluppi futuri Completare l arruolamento dei pazienti dei 3 più grossi ospedali tibetani per la TB nel protocollo DRS. Valutare e disseminare i risultati dell Indagine di sorveglianza Valutare la fattibilità e la sostenibilità dell impiego di una nuova tecnologia molecolare per il riscontro rapido dei casi di tubercolosi farmaco resistente Identificare e mettere in atto strategie efficaci di controllo e contenimento della trasmissione dei ceppi resistenti. 17

19 Nome Cognome: Federico Gobbi Anno di corso: XXIV ciclo Titolo della ricerca: Impiego dei test rapidi per la malaria per migliorare la presa in carico dei casi di malaria in zona rurale in Burkina Faso Sede del progetto: Burkina Faso Inquadramento del contesto e della problematica Partner: ONG italiana ( Mlal) e dalla Fondazione UNIDEA L azione di ricerca si sviluppa in Burkina Faso, Région sanitaire des Hauts-Bassins et des Cascades, Province di Bobo-Dioulasso e Banfora. L azione di ricerca è strettamente collegata ai progetti AN KA HERE SO 1 e 2, condotti nella stessa regione da una ONG italiana ( Mlal) e dalla Fondazione UNIDEA, in collaborazione con il Ministero della Salute del Burkina Faso e il Centro di Malattie Tropicali dell Ospedale «Sacro Cuore» di Negrar (Verona). Con il progetto AN KA HERE SO 1, terminato nel dicembre 2007, è stato introdotto nel Paese il test di diagnosi rapida per la malaria (Paracheck) e sono stati verificati la lettura e l interpretazione dello stesso da parte degli infermieri locali. Il progetto AN KA HERE SO 2, che è iniziato nel gennaio 2008 e terminerà nel dicembre 2010, comprende tre ambiti : Sanità Alfabetizzazione Appoggio alle Attività Generatrici di Reddito Finalità Lo scopo principale del progetto Sanità è quello di contribuire a migliorare stabilmente le condizioni di salute della popolazione attraverso i seguenti tre obiettivi : Migliorare la qualità dei servizi sanitari offerti dai CSPS (Centre de Santé et Promotion Sociale) inclusi nel progetto. Aumentare l accessibilità finanziaria alle cure mediche nei CSPS inclusi nel progetto. Rinforzare la partecipazione comunitaria nella gestione dei problemi della salute nelle aree di riferimento dei CSPS inclusi nel progetto. Attività svolte In Burkina Faso sono stati recentemente introdotti gli ACT come farmaci di prima linea nella terapia della malaria. Abbiamo pertanto deciso di valutare la sicurezza, l utilità e il rapporto-efficacia di una strategia basata sugli RDT rispetto a quella in corso caratterizzata dal trattamento presuntivo in caso di febbre dove non è possibile effettuare una diagnosi. Avevamo intenzione inoltre di valutare l aderenza del personale sanitario ai risultati del test, in particolare l aderenza ai test negativi. Lo studio (un trial randomizzato, multicentrico, a due braccia) è stato condotto in 10 Centri di Salute periferici (CSPS) in due momenti differenti, alla fine della stagione secca e alla fine della stagione delle piogge. L obiettivo principale dello studio era quello di valutare la persistenza della febbre al giorno 4, gli obiettivi 18

20 secondari erano quelli di valutare la frequenza di somministrazione di antimalarici e di antibiotici. Risultati L obiettivo principale dello studio era quello di valutare la persistenza della febbre al giorno 4, gli obiettivi secondari erano quelli di valutare la frequenza di somministrazione di antimalarici e di antibiotici. Nella stagione secca sono stati arruolati 852 pazienti febbrili, in quella delle piogge 1317; i pazienti venivano randomizzati in due braccia, un gruppo di pazienti beneficiava degli RDT prima della decisione clinica, l altro gruppo veniva valutato in maniera tradizionale. Nelle due stagioni non sono state rilevate differenze significative nei due gruppi di studio, né per la prescrizione di antimalarici, né di antibiotici.. Nella stagione secca circa l 80% dei pazienti con RDT negativo e nella stagione delle piogge circa l 84% dei pazienti con RDT negativo venivano trattati con antimalarici. Nella stagione secca 186/852 pazienti con febbre (22%) a 213/1382 pazienti senza febbre (15%) avevano un infezione da P. falciparum. Nella stagione delle piogge questa proporzione era rispettivamente 841/1317 (64%) e 623/1669 (37%). La frazione attribuibile di febbri alla malaria era rispettivamente dell 11% e del 69%. L RDT era positivo in 113/400 (28,3%) casi di febbre durante la stagione secca e in 443/650 (68,2%) durante la stagione delle piogge. Nella stagione secca la sensibilità e la specificità dell RDT per la malaria infezione sono risultate rispettivamente dell 86% e del 90%. Nella stagione delle piogge sono risultate rispettivamente del 94% e del 78%. Nella stagione secca la sensibilità e la specificità dell RDT per la malaria malattia sono risultate rispettivamente dell 94% e del 75%. Il potere predittivo positivo (PPV) è risultato del 9% e il potere predittivo negativo (NPV) del 99.8%. Nella stagione delle piogge la sensibilità e la specificità per la malaria malattia sono risultate rispettivamente del 97% e del 55%. Il PPV è risultato tra il 38% degli adulti e l 82% dei bambini, mentre il NPV è risultato tra l 84% dei bambini e il 99% degli adulti. Sviluppi futuri È in programma uno studio sull impatto dei corsi di logica clinica e della formazione permanente del personale infermieristico che lavora nei centri di salute: verrà valutato l eventuale miglioramento della gestione clinica grazie all ausilio di specifici indicatori. 19

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